Categoria: Storie

Dalla Spagna la storia dello stage di Antonio Barroso in una Madrid «non tanto diversa dall’Italia»

Antonio Barroso, un over 30 di Madrid racconta alla Repubblica degli Stagisti il suo percorso per diventare fonico, in una Spagna tra recessione economica e riforme dell’istruzione che puntano sulla flessibilità degli studi.A cavallo del Duemila la Spagna aveva conosciuto una crescita vorticosa, ma ora si trova in piena inversione di tendenza: gli ultimi dati Eurostat parlano di una disoccupazione che si aggira attorno al 20,7%.In questo quadro non è facile inseguire i propri sogni professionali. A volte però una riforma dell’istruzione aiuta. Antonio Barroso, madrileno, è riuscito a diventare fonico grazie a uno stage “speciale”. A 30 anni, dopo una serie di lavori in tutt’altro campo, decide di riprendere in mano i libri per studiare la materia che l’appassiona da sempre, la musica. «Volevo farne una professione, diventando tecnico del suono», racconta Antonio, che nel frattempo si guadagna da vivere come dj. Così, grazie alla legge 2/2006 del governo Zapatero  - studiata appositamente per favorire l’educazione permanente dei cittadini, l’acquisizione di professionalità e l’accesso al mondo del lavoro - si iscrive a un corso di studi biennale chiamato ciclo de grado superior, nel ramo audio visuale. L’equivalente con il sistema italiano non esiste: per semplificare potremmo dire che si tratta di due anni di studi tecnici, mirati sulla materia di interesse, che prevedono oltre a una tesi finale anche una fase di esperienza in azienda. Uno stage insomma, come accade quando si frequenta un vero master, nonostante il ciclo superior si collochi gerarchicamente dopo il corrispettivo del nostro diploma, e prima dell’università. Superati gli esami del corso, per Antonio – tra febbraio e aprile del 2010 - si aprono le porte di un’azienda, la Sba Radical Sound di Madrid, realtà piuttosto quotata nel settore che si occupa di postproduzione audio per programmi televisivi di successo tra cui Gran Hermano (il Grande Fratello iberico). «E’ stata un’esperienza molto positiva, ho avuto modo di utilizzare strumentazioni di altissimo livello», assicura Antonio, che però spiega che - in quanto a benefits per lo stage - non siamo lontani dal modello italiano: zero rimborsi spese, zero buoni pasto, ma in compenso tanto lavoro da fare e competenze da acquisire. E’ presente un tutor che si occupa della sua formazione - spalmata su 360 ore - con cui Antonio compila quotidianamente un diario sulla sua attività, controfirmata dalla scuola. Lo scopo è permettere alla prossima azienda presso cui ci si candiderà di sapere con esattezza - attraverso una documentazione inoppugnabile – le mansioni svolte nello stage, perché in un mercato del lavoro competitivo come l’attuale poter fornire “la prova” di aver prodotto l’audio di una famosa serie tv è senz’altro vantaggioso al momento di un colloquio. Nel caso di Antonio è la scuola stessa a volersi accertare che lo studente stia realizzando un reale percorso di formazione e a contattare l’azienda. «C’era una comunicazione diretta tra l’azienda e la scuola, che voleva essere costantemente al corrente del mio percorso». Passati i tre mesi di stage, per Antonio sfumano le possibilità di essere assunto oppure ottenere un contratto di collaborazione. A causa della grave crisi economica metà del personale aziendale in quel periodo sta infatti per essere licenziato: non è certo il momento di nuove assunzioni. «Non mi aspettavo che arrivasse il lavoro da questo stage, sapevo da prima quali erano le condizioni della nostra economia. Quattro milioni di disoccupati, una situazione allarmante e mai vista prima», riflette. Antonio, che comunque continua a inseguire il suo sogno, prima o poi riuscirà a trovare un lavoro stabile come tecnico del suono, confidando nella ripresa dell’economia spagnola.Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- 380 stage all'estero sotto l'albero. Ecco i bandi Leonardo aperti e quelli in apertura- Claudia Cucchiarato, la portavoce degli espatriati: «Povera Italia, immobile e bigotta: ecco perché i suoi giovani scappano»- «Vivendo altrove, il confronto fra l’Italia e altri paesi diventa impietoso. E illuminante». In un libro le storie degli italiani che fuggono all'estero

Mario Sgarrella: «Ho fatto in sequenza lo stage all'Ecdc di Stoccolma e quello alla Commissione europea: due esperienze super interessanti»

Dal 3 al 31 gennaio è aperto il bando per candidarsi agli stage presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Mario Sgarrella.Sono nato a Sorrento, in provincia di Napoli, nel 1985. Al terzo anno di liceo ho partecipato al concorso nazionale per frequentare i Collegi del Mondo Unito (UWC): scuole internazionali uniche che raccolgono ragazzi da tutto il mondo per due anni e promuovono la pace e la comprensione tra i popoli. «Come può esserci pace nel mondo se non ci capiamo l’un l’altro. E come possiamo capirci se non ci conosciamo?»: è questo il motto degli UWC. Dal 2002 ho frequentato una di queste scuole, quella di Duino, a pochi chilometri da Trieste. Nel 2004 ho ottenuto l’International Baccalaureate Diploma (IBO). Le spese per tutto il periodo sono state coperte dalla borsa di studio dell’organizzazione UWC Italia e grazie al patrocinio della Presidenza della Repubblica.Ho voluto continuare gli studi in inglese e sono andato in Olanda, dove nel 2007 ho concluso il BA in International Relations and European Studies, History and Cultures presso il University College Maastricht. La mia famiglia mi ha aiutato, ma ho anche lavorato saltuariamente. Avrei voluto studiare un po più di materie: amo infatti la storia, la storia dell’arte, l’architettura – mia madre ha studiato architettura. Ma ho poi optato per qualcosa che mi desse lavoro – relazioni internazionali e scienze politiche – e per la mia passione per l’Europa. Credo fermamente nell’Europa unita: gli staterelli, le ideologie nazionaliste e campaniliste, sono la cosa che più rovinano l’umanità. Mentre studiavo ho fatto l’Erasmus in Francia, a Nancy. Anche lì ho fatto lavoretti saltuari: il piu umile di tutti era quello in cui contavo le auto che passavo in un determinato incrocio – serviva a pianificare il nuovo percorso del tram!Dopo la laurea ho deciso di fare un master, e per pagarmelo ho lavorato come guida turistica per tutta l’estate nelle mie zone, tra Sorrento, Vesuvio, Amalfi, Positano, Ravello, Roma. Con quel che ho guadagnato sono riuscito a pagare la retta del master al Collegio Europeo di Parma, una scuola di alta formazione che prepara – benissimo! – alle istituzioni europee, ottenendo l’Advanced diploma in European studies. Studi essenzialmente di Diritto europeo, con un’infarinatura di tutte le politiche comunitarie. Sempre presso il Collegio ho potuto completare, a distanza, una tesi abbastanza corposa per ottenere un successivo Master in Advanced European Studies in collaborazione con l’università Luiss di Roma.Nel 2008 ho fatto il mio primo stage, presso l’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control – Centro europeo prevenzione e controllo delle malattie), un’agenzia della Commissione Europea che ha sede a Stoccolma, in Svezia. Avevo trovato l’opportunità su internet, direttamente sul loro sito. Bellissima esperienza: ero nell’ufficio legale e aiutavo il Legal Officer, specialmente su contratti di sede, dati personali e privacy, e per l’organizzazione dell’evento con i Premi Nobel della Medicina. Lo stage durava cinque mesi e prevedeva un rimborso spese di circa mille euro al mese... giusto giusto per la Svezia. Alla fine mi avevano proposto anche un contratto, tramite agenzia interinale, ma ho rifiutato per fare un altro stage: quello ambitissimo presso la Commissione europea, per il quale mi ero candidato già due volte senza successo. Proprio mentre ero a Stoccolma  mi è arrivata la buona notizia: finalmente ero stato preso! Il fatto che avessi svolto uno stage all'Ecdc non contrastava con la clausola che impedisce a chi abbia già fatto un'esperienza retribuita presso un organismo UE di fare domanda per gli stage alla Commissione. C'é infatti un piccolo legal loophole che si può sfruttare: lo stage presso le agenzie non é considerato istituzionale. Se si scorre la lista ufficiale, sono menzionate solamente le agenzie executive e non quelle regolamentari. Ma attenzione, il contrario non sarebbe stato possibile: dopo aver fatto uno stage alla Commissione, non se ne possono fare altri nelle istituzioni UE.Lo stage è durato dal marzo al luglio del 2009. Lavoravo presso la DG Impresa e Industria, ufficio F3 dispositivi medici e cosmetici, più o meno in linea con gli health policy issues di cui avevo cominciato ad occuparmi a Stoccolma. Un mondo super interessante, perché quell’ufficio gestisce il mercato interno per tutti quei prodotti. Anche qui mille euro al mese di rimborso, anche qui più che sufficienti per vivere. A parte le competenze specifiche del settore, in quello stage ho sicuramente appreso “dal di dentro” il funzionamento dei gruppi di lavoro e dell’attività degli esperti che lavorano per rappresentare gli stati membri, l’industria e in generale tutte le varie parti in causa. Capire le dinamiche interne è il vero valore aggiunto. Ho avuto anche modo di praticare un po’ di analisi legali – controllando le trasposizioni degli stati membri delle direttive europee, analizzando testi giuridici e casi giuridici della corte. Ho addirittura trovato un errore in una direttiva già approvata!Oggi lavoro per la sede belga di Johnson&Johnson e mi occupo del settore dispositivi medici / ospedalieri. Interagiamo con le istituzioni europee, facciamo lobbying su specifici dossier legislativi, ci interessiamo al più ampio dibattito sulla salute: l’accesso per tutti, la contraffazione, le malattie nosocomiali, il cancro, il diabete, l’obesità. Guadagno circa 2400 euro lordi, che diventano 1500 netti perché in Belgio le tasse sono alte (per pagare questo paese federale con 6 parlamenti...). Uno stipendio che definirei soddisfacente per un 25enne. Certo, se guardo all’Italia... Partendo dallo stage, penso che i problemi principali siano tre. Uno, che gli stagisti sono sottopagati; due, che gli stagisti sono sottopagati; e tre, che gli stagisti sono sottopagati. E anzi aggiunto un quarto problema: che sono sfruttati! Oppure, all’estremo opposto, che vengono messi a non far nulla. L’iniziativa più bella della Repubblica degli Stagisti mi sembra il Bollino OK Stage: bisognerebbe fare un po’ di lobbying per far adottare il bollino a livello governativo! Ottima anche la Carta del diritti dello stagista: ma finché si viene pagati 100-200 euro al mese, altro che diritti... Qualche consiglio ai giovani? Spostatevi, viaggiate, dentro e fuori l’Italia: il mondo va scoperto non da turisti ma da migranti. Si imparano un sacco di cose, tra cui ovviamente le lingue – che sono una competenza fondamentale! Aggiungo che l’università italiana, così come quella francese e quella spagnola, non va bene perché non insegna quello che serve sul mondo del lavoro. Pagine e pagine di pappardelle imparate a memoria, professoroni che dall’alto della cattedra parlano per ore: questo non esiste nella vita professionale! Nella vita professionale occorre avere capacità critiche e di lavorare in piccoli gruppi, capacità di esprimere le proprie opinioni in maniera vivace, comprensibile, senza prevaricare gli altri e senza chiacchiere da bar, capacità di saper comunicare in pubblico, organizzare lavori complessi, preparare conferenze e gestire dibattiti... Tutti skills che le università dell’Europa meridionale non insegnano. Purtroppo per i loro giovani.testo raccolto da Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuovo bando per 600 stage da mille euro al mese alla Commissione europea: ci si può candidare fino al 31 gennaio - Sei opportunità di stage da 1100 euro al mese al Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Stoccolma: candidature aperte fino al 30 aprileE anche le storie degli altri ex stagisti della Commissione europea:- Cinque Paesi in cinque anni: la storia di Daniela Amadio e il racconto del suo stage alla Commissione europea- Carlotta Pigella, Torino-Bruxelles andata e ritorno: «Il mio stage alla Direzione generale Affari Marittimi della Commissione UE? Internazionale e professionalizzante»- Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea»- Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita»

«Lo rifarei anche domani»: Simona Monteodorisio racconta il suo Leonardo nel turismo inglese. E adesso da stagista potrebbe diventare dipendente

L'anno nuovo si apre con diverse possibilità di candidatura per stage Leonardo, un buon modo per fare esperienza nel mondo del lavoro europeo senza doverci rimettere di tasca propria: tutte le spese - o grandissima parte - sono coperte dalla Commissione europea.  Scade ad esempio venerdì 14 gennaio la seconda edizione del progetto "Fidelio" della fondazione "Padre Alberto Mileno"  di Chieti e Simona Monteodorisio racconta alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza di stagista in un'azienda del turismo inglese durante la prima edizione del progetto.   Ho 29 anni e sono nata a Lanciano, in provincia di Chieti. Dopo il liceo mi sono trasferita a Pescara, dove ho studiato lingue - una mia passione sin da piccola - scegliendo l'indirizzo turistico-manageriale. Durante il mio ultimo anno, nel 2006, ho iniziato a lavorare come assistente di inglese e spagnolo per gruppi di italiani all'estero nell'ambito della progettazione europea, un'iniziativa dell'Ue che promuove e finanzia lo svolgimento di progetti nel territorio comunitario tramite gli enti pubblici e privati nazionali. Per tre anni ho girato l'Europa in lungo e in largo, sempre con la valigia pronta e disponibile a partire anche con breve preavviso. Si trattava comunque di prestazioni occasionali, che non mi permettevano totale autonomia. Il 2006 è stato anche l'anno del mio primo stage, che chiudeva un corso di formazione per diventare  operatrice turistica: 200 ore divise in tre mesi come addetta alla customer satisfaction per i clienti stranieri - tedeschi e inglesi soprattutto - dell'aeroporto "Liberi" d'Abruzzo, a Pescara. Oltre a svolgere le interviste nella sala arrivi, ho vissuto anche i piani alti, occupandomi di marketing aeroportuale. In particolare ho collaborato alla strutturazione della tratta Pescara-Polonia, analizzando gli ipotetici flussi in entrata e uscita tramite i riscontri statistici delle aziende locali e polacche con cui ero in contatto. Non era previsto rimborso spese, ma ho vissuto l'esperienza con molto entusiasmo. Per i datori di lavoro lo stage è spesso un'occasione per avere qualcuno a cui delegare i lavori meno qualificanti e si trasforma in un'esperienza frustante e non formativa per i ragazzi, ma non è stato il mio caso. Certo non mi ha nemmeno fornito uno sbocco occupazionale, anche perché il ricambio di stagisti era tale da diminuire la necessità di assunzioni. Nel novembre 2009 il mio secondo tirocinio, il più appassionante: "Fidelio", un progetto Leonardo che permette ai residenti del centro Italia di fare esperienza nel turismo. Bisognava già possedere delle competenze o dei titoli, e tre stagioni estive all'attivo come receptionist in un hotel a tre stelle mi sono tornate utili. Un corso di lingua inglese di un mese, poi lo stage vero e proprio: cinque mesi a Plymouth, Inghilterra, la città del famoso gin. Ho lavorato a tempo pieno, otto ore al giorno, come meeting room assistant nel Business and Conference Department della catena alberghiera Jurys Inn, che ospitava altri due stagisti "Fidelio". Accoglievo i clienti e mostravo loro le stanze, rimanendo a disposizione per l'intera giornata. Ho sempre amato il contatto con la clientela e il lavoro era appassionante, lo sentivo fatto apposta per me. E questo pur non ricevendo alcuna retribuzione, come previsto dal progetto Leonardo - che però copre tutti o gran parte dei costi: nel mio caso viaggio, trasporti locali, assicurazione  e alloggio in stanza singola in  casa di inglesi, che mi fornivano anche il vitto tranne il pranzo, che era coperto dall'azienda.  Il rapporto con i colleghi era, ed è tuttora, ottimo - sono ancora in contatto con loro: il lavoro di squadra lì non è solo teoria. Quei mesi sono volati e ho portato con me tanta voglia di fare. È stata un'esperienza che rifarei anche domani se me lo chiedessero, ma non per tutti i ragazzi del progetto è stato così: ne ho visti diversi arrendersi e tornare a casa alle prime difficoltà. Per questo a chi decide di fare uno stage all'estero, soprattutto se non retribuito, vorrei dire di ponderare la decisione e partire convinti. A stage concluso, nel luglio 2010, mi è stato proposto un contratto a tempo pieno da mille sterline al mese, circa 1200 euro, lordi: un po' pochi, nonostante poi la vita a Plymouth non sia cara come a Londra - per una buona stanza singola ad esempio si parte da 350 sterline, circa 410 euro. Del resto la paga in questo settore all'inizio non è alta, ma ci sono buone possibilità di fare carriera, soprattutto all'estero. Non ho accettato subito, ma l'offerta è ancora valida e sto seriamente pensando di ritrasferirmi. Nel frattempo continuo a lavorare per la progettazione europea;  ho un contratto a prestazione e il mio stipendio dipende da quanti traduzioni e interpretazioni faccio. Vivo ancora con i miei, risparmiando il più possibile e mandando curriculum per tornare a lavorare nel turismo estero: sono sempre più convinta che il mio futuro sarà fuori dall'Italia. Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - 380 stage all'estero sotto l'albero: ecco i bandi Leonardo aperti e quelli in apertura    

Stagisti col Bollino / Quando lo stage per fare la tesi si trasforma a sorpresa in contratto: l'esperienza di Elisabetta Balbi in Ferrero

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Elisabetta Balbi, oggi dipendente di Ferrero.Ho 27 anni e sono cresciuta in un paesino dell’entroterra ligure. In casa mia si è sempre respirata un’aria «scolastica»: mia madre insegnante di matematica, una zia di latino e greco e un’altra di francese. Ho potuto quindi capire fin da piccola l’importanza dello studio: infatti dopo il diploma al liceo scientifico Fermi di Genova - con 100/100 - visto che mi sentivo portata per le materie scientifiche,  scelsi di iscrivermi a Ingegneria gestionale. Ingegneria biomedica sarebbe stata la mia seconda scelta, ma poi valutai che fosse troppo “specializzante”.Inoltre sentivo un forte bisogno di indipendenza dalla famiglia e la sede del corso, nonostante l’università fosse quella di Genova, si trovava a Savona. Mi trasferii quindi lì, naturalmente con il supporto della mia famiglia, e in quei cinque anni condivisi sempre la casa con altre ragazze: inizialmente eravamo quattro, poi presi una casa più piccola solo con una ragazza e infine un altro appartamento in quattro. Durante l’università facevo piccoli lavoretti: bibliotecaria, hostess. In biblioteca lavoravo con un contratto di collaborazione occasionale, facendo un tot di ore a settimana per le quali mi facevano il contratto. L’impresa che gestiva la biblioteca era privata: purtroppo gli stipendi arrivavano sempre con molto ritardo! Dopo la laurea triennale volevo fare un viaggetto all’estero, magari abbinato a un corso di lingua. Parlando con un professore venne fuori che esisteva un piccolo progetto al Boston College, negli Stati Uniti; però bisognava pagarsi sia il volo che l’alloggio. Economicamente quindi non era molto conveniente! Valutai che l’esperienza valeva la spesa e ne approfittai per fare poi, alla fine dello stage, un viaggione di tre settimane coast to coast. All’interno del campus potevamo godere di tutte le agevolazioni destinate agli studenti, come per esempio la mensa, e usare gratuitamente i laboratori e le strutture. Il tema del progetto era costruire, tramite la tecnologia peer to peer, un simulatore che permettesse di calcolare la disposizione ottimale dei cassonetti della spazzatura in un comune, in modo da agevolare la raccolta e minimizzare i km. Lo stage durò due mesi; rimasi in America dal gennaio al marzo del 2006.Tornata in Italia mi ributtai sullo studio. Dato che il mio percorso formativo prevedeva un stage obbligatorio prima del conseguimento della specialistica, decisi di non approfittare di quelli proposti dall’università ma di utilizzare il sito Monster. Inserii il mio curriculum nella primavera del 2007, a quattro esami dalla laurea, soprattutto con l’obiettivo di trovare un’opportunità all’estero. Invece poche settimane dopo fui contattata dall’ufficio Risorse umane di Ferrero per un primo colloquio nel settore della Supply chain a Pino Torinese. Ovviamente accettai; per non farmi tornare due volte di seguito dalla Liguria, in quell’occasione mi fecero sia la prima intervista con le Risorse umane sia il colloquio con il responsabile della Supply chain. Dopo due settimane mi chiamarono per un ulteriore colloquio con il direttore del settore, e fu lui stesso ad informarmi che avrei potuto iniziare lo stage il prima possibile. Ricordo che fino a quel momento non avevo chiesto nulla della retribuzione: prima di uscire domandai al responsabile HR se era previsto un compenso, e quello mi rispose «Certamente: mille euro netti» Ero felicissima! La mia esperienza in Ferrero cominciò all’inizio di luglio. Lo stage durava 6 mesi e non era volto all’assunzione; io lo presi soprattutto come un’opportunità per scrivere la tesi. Mi trasferii a Torino, a 10 minuti dal centro e a un quarto d’ora dalla sede Ferrero di Pino Torinese. Anche qui condividevo – e tuttora condivido  con le stesse tre ragazze – un appartamento, pagando circa 300-350 euro al mese incluse le spese: a seconda del mese le spese salgono a causa del riscaldamento.Dopo qualche mese dal mio ingresso, in Ferrero venne istituita una nuova unità all’interno della Supply chain e mi proposero di farne parte dicendomi che a quel punto il mio stage avrebbe potuto trasformarsi in un’assunzione. E così fu! Tre giorni dopo la fine dello stage firmai un contratto di formazione di quattro anni che prevedeva una RAL (retribuzione annua lorda) iniziale di 23.600 euro, circa 1250 netti al mese. Sono passati quasi tre anni da quel momento. Da un anno e mezzo ho cambiato mansione, sempre all’interno della Supply chain: ora seguo un progetto molto interessante e coerente con i miei studi. Inoltre la RAL è cresciuta, cosa che non dispiace mai: oggi è circa 31mila euro, più o meno 1500 netti al mese, con cui riesco a mantenermi completamente da sola.Oggi, pur tenendomi stretta la mia Supply chain, sono molto curiosa di scoprire altri settori, come per esempio il trade marketing e il marketing. Dopo 3 anni e mezzo in Ferrero, sei di stage e tre di lavoro, sento di aver accresciuto molto il mio bagaglio culturale, ma anche di avere moltissimo ancora da imparare.testo raccolto da Eleonora Voltolinaleggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col Bollino

Stagisti col Bollino / Enrico Florio, da stagista a "scienziato in azienda" in Dompé Farmaceutici

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Enrico Florio, oggi dipendente di Dompé.Ho 27 anni e sono nato a Bari. Il mio percorso è iniziato nel luglio del 2001, dopo la maturità classica, con l’iscrizione a Scienze biologiche a Bologna. La facoltà l’ho scelta per passione; la città per mettermi alla prova. Il periodo da fuorisede è stato molto importante per la mia formazione personale e mi ha permesso di imparare come gestire gli impegni tra libri, sale studio, lezioni, esami, casa, coinquilini... In quel periodo ho anche cercato una piccola libertà economica lavorando saltuariamente come maschera, sorveglianza notturna della Fiera di Bologna e “language partner” per studenti stranieri: così ho potuto permettermi qualche spesa extra senza dover dipendere costantemente dai miei genitori. Gli anni sono volati e nel luglio del 2007 mi sono specializzato con lode in biologia molecolare.Dopo la laurea mi è stata prospettata la possibilità di approfondire gli studi con un dottorato di ricerca. Mi ci sono buttato a capofitto e nel dicembre 2007 ho vinto il concorso per un dottorato in Biotecnologie, sempre a Bologna, e per un assegno di ricerca da ben 1.200 euro netti al mese. Ma una volta all’interno del sistema universitario il mio entusiasmo si è scontrato con la dura realtà della ricerca scientifica in Italia. Dopo nove mesi ho deciso di lasciare il dottorato e l’assegno di ricerca. Non è stato facile, ma il professore che mi seguiva mi ha capito e mi ha lasciato andare con un in-bocca-al-lupo.Una volta fuori dall’università ho rivolto lo sguardo alle aziende farmaceutiche e medico-scientifiche, per dare continuità e coerenza al mio percorso professionale. Non avendo però alcuna esperienza in questo settore, ho cercato informazioni su master specifici e alla fine ne ho trovato uno che faceva al caso mio: “Scienziati in azienda”, organizzato dalla Fondazione Istud. Costava complessivamente 6mila euro: non potevo permettermelo ma i miei genitori mi sono venuti in aiuto, finanziando questa mia nuova avventura. Le lezioni sono iniziate nell’ottobre 2008 e per seguirle mi sono trasferito a Stresa, sul lago Maggiore, affittando una casa con un ragazzo che seguiva il mio stesso corso. Pagavamo circa 300 euro a testa per due singole. Siamo praticamente andati a vivere insieme a scatola chiusa, non ci conoscevamo affatto: poi siamo diventati amici, fortunatamente!Il master si è rivelato molto interessante: un’infarinatura generale sulle aziende farmaceutiche, meccaniche aziendali, psicologia aziendale e varie figure professionali. Ero in una classe di 30 ragazzi e ragazze, tutti all’incirca della mia età che, avendo una formazione scientifica come la mia, cercavano un modo per entrare nel mondo delle aziende. Dopo due mesi di lezioni intensive che hanno spaziato dal counselling al project management, erano previsti gli incontri con le aziende, le selezioni e uno stage di sei mesi.Io l’ho fatto in Roche Diagnostics a Monza, dopo un colloquio di gruppo ed un colloquio personale. Ho iniziato nel dicembre 2008, la mia job description era «Sales marketing retail support» e il mio progetto era di analizzare la distribuzione dei clienti sul territorio italiano e cercare di indirizzare delle attività di marketing specifiche. Ricevevo un rimborso di 700 euro e alcuni benefit, la mensa e la navetta Milano - Roche. Questo primo stage mi è servito per capire la mentalità del lavoro in azienda, più rigida e strutturata rispetto all’ambiente universitario. Dopo i sei mesi, a fine maggio 2009, in concomitanza con il boom della crisi economica non c’è stata purtroppo possibilità di continuare il rapporto di lavoro.A quel punto mi sono messo alla ricerca di un’altra opportunità: consultavo ogni giorno la sezione Job in Pharma del sito AboutPharma, inviavo il mio curriculum alle società di head hunting, mi sono iscritto nei social network a carattere professionale come Monster e LinkedIn e contemporaneamente mi mantenevo in stretto contatto con la fondazione Istud. Un periodo difficile, costellato di colloqui – tra cui alcuni in Chiesi e Novartis. Ma non ho mai perso la fiducia: più colloqui facevo e più mi sentivo sicuro su come presentarmi. A fine luglio, grazie a una segnalazione dell’Istud, ho fatto il colloquio decisivo in Dompé, una delle aziende che partecipano all'iniziativa Bollino OK Stage, e mi hanno proposto uno stage di sei mesi, con un rimborso spese di 800 euro più la mensa e un contributo aziendale all’abbonamento annuale ATM. Ho avuto la soddisfazione di poter scegliere: ero infatti stato selezionato, sempre per uno stage, anche da Novartis,. In Dompé sono stato stagista dal settembre del 2009 al febbraio di quest’anno, come Business development analyst. Il mio ruolo era di affiancare il Business development manager e il direttore medico nella valutazione di farmaci non ancora in commercio ma in fase di sviluppo clinico, con l’obiettivo di espandere il portafoglio prodotti tramite partnership, licensing, acquisizioni. Nella pratica il mio lavoro è consistito nel reperire, organizzare e studiare la documentazione scientifica di un farmaco ancora in sperimentazione per valutarne le potenzialità di mercato. Trovo estremamente interessante capire il percorso che una molecola fa dalla provetta, sul banco di un laboratorio, fino al paziente. Dopo sei mesi di stage, nei quali ho imparato tantissimo dalle persone coinvolte nelle valutazioni dei farmaci, anche soltanto ascoltando le loro discussioni e osservazioni, mi è stato proposto un contratto a tempo determinato di un anno da 27mila euro lordi, cioè circa 1700 euro netti al mese: uno stipendio che finalmente mi permette di essere autonomo e anche di mettere qualcosa da parte. Vivo a Sesto San Giovanni, vicino Milano, con altri due ragazzi e pago 450 euro al mese per una singola. Ho già cambiato casa una volta – capita, quando abiti con ragazzi giovani: oggi ci sono, domani magari cambia tutto! Ultimamente mi è venuta la voglia di andare a stare per conto mio, ma sto valutando i pro e i contro. L'affitto di un monolocale a Milano si aggira sui 700 euro spese escluse: a queste condizioni potrei comprare la casa e accendere un mutuo, converrebbe. Ma il mio contratto è a tempo determinato, oggi sono qui, domani non lo so, potrei finire a lavorare dall'altra parte di Milano, o addirittura in un'altra città: ha senso vincolarsi in un luogo con l’acquisto di una casa? Paradossalmente potrei permettermelo dal punto di vista economico, ma non dal punto di vista dei progetti sul futuro! Poi dal lato umano mi fa anche piacere avere dei coinquilini, per certi versi è come una famiglia.Anche se io in realtà una ragazza ce l’ho: ha quasi la mia età e stiamo insieme da cinque anni, siamo entrambi di Bari. La nostra è sempre stata una relazione a distanza: prima Bari-Bologna, poi Bari-Stresa, poi Bari-Milano e durante i suoi sei mesi di dottorato all'estero la distanza era anche maggiore: Milano-Utrecht. Adesso sembra esserci accorciata stabilmente: Milano-Bologna. Lei infatti ha iniziato a lavorare lì e per noi è un record in termini di vicinanza.Credo che la mia generazione porti il segno dei cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi anni; il fenomeno del precariato è stato il primo tassello dell'effetto domino, che ha colpito a cascata tutti gli altri valori cui le generazioni precedenti davano per scontati: famiglia, carriera, casa di proprietà. Non credo che questi cambiamenti siano tutti completamente negativi. Come biologo ho capito che tutti gli equilibri sono dinamici: non ci resta che trovare il nostro equilibrio.testo raccolto da Eleonora Voltolinaleggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col Bollino

Jessica Nazzari, studentessa lavoratrice: «Il primo stage a diciott'anni, il secondo a ventitré: e poi subito un lavoro»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Jessica Nazzari, oggi dipendente di Sic - Servizi integrati & consulenze.Sono del 1985 e ho fatto il mio primo stage a 18 anni, alla fine del quarto anno di ragioneria, nella sede milanese della Direzione finanza del Banco di Sardegna. Era il giugno del 2003: lo stage, di un mese, era organizzato dalla mia scuola, l’Istituto Argentia di Gorgonzola. Non era retribuito ma il mio tutor, il direttore dell’area finanza, era competente e disponibile. In quel mese ruotai in tutti i principali uffici ed ebbi l’occasione di “toccare con mano” il lavoro dei diversi professionisti, dalla gestione dei mercati esteri alle operazioni di tesoreria. Un’esperienza molto stimolante, che mi permise di capire il funzionamento e le mansioni dei principali uffici di una banca. Al termine dello stage chiaramente non mi venne proposto alcun contratto: non avevo ancora finito la scuola!Dopo il diploma, nel 2004, decisi di cambiare totalmente settore e mi iscrissi alla facoltà di Comunicazione e società, indirizzo Comunicazione internazionale, alla Statale di Milano. Volevo studiare qualcosa che andasse al di là di numeri e teorie economiche, e in più avevo una grande  passione per la scrittura. Tre intensi anni di studio e nel novembre 2007 la laurea triennale: mentre studiavo facevo lavoretti saltuari, come le ripetizioni agli studenti delle medie e delle superiori, e poi avevo una piccola collaborazione con Mondolibri per recensioni che venivano pubblicate sulle riviste Il Circolo, Notizie Letterarie ed Euroclub. Il classico contratto co.co.pro., pagata mensilmente in base alle recensioni scritte: un modo come un altro per lavorare da casa, nei ritagli di tempo, e avere un minimo di reddito senza grandi sacrifici. Dopo la laurea mi presi un anno di pausa dagli studi per cercare un lavoro. Ricerca lunga e per molti aspetti deludente: all’inizio ero carica di aspettative ma ben presto mi trovai disposta ad accettare qualsiasi occupazione, persino i tanto temuti call center. Fu in quel periodo che scoprii la Repubblica degli Stagisti, che all’epoca era ancora un blog. Pensavo e penso che sia un sito molto valido che permette di reperire moltissime informazioni sugli stage, anche dal punto di vista normativo.  Mi fu particolarmente utile soprattutto al momento del mio secondo stage: da neolaureata, senza grandi esperienze nel mondo del lavoro, non avevo idea di cosa aspettarmi né soprattutto dei diritti di cui godevo. Troppo spesso al giorno d’oggi lo stage è utilizzato come scappatoia per sfruttare forza lavoro a costi bassissimi per lavori di ripiego, le classiche fotocopie o le più banali mansioni di segreteria. E i neolaureati accettano uno stage dopo l’altro con la speranza – spesso vana – di un contratto. Siamo arrivati a un punto limite: è indispensabile una normativa più rigida che sanzioni tutte quelle aziende che utilizzano lo stage in modo inappropriato e premi invece quelle più corrette. E qui si inserisce magnificamente la Repubblica degli Stagisti con la sua Carta dei diritti dello stagista e le sue iniziative per le aziende, come il Bollino OK Stage.Tornando al mio secondo (e per ora ultimo) stage: lo trovai grazie alla banca dati Vulcano della Statale e cominciai nel giugno del 2008. L’azienda era la Sic, che già si comportava in maniera virtuosa coi suoi stagisti – a me offrì un rimborso spese di 750 euro mensili e i ticket restaurant – e che infatti l’anno dopo fu fra le prime imprese “pioniere” ad aderire al Bollino. Mi occupavo principalmente della gestione delle assistenze ai clienti e della redazione di documentazione tecnica. Il rapporto con il tutor aziendale era ottimo: ero seguita passo passo. Mentre ancora facevo lo stage decisi di iscrivermi al corso di laurea magistrale in Comunicazione pubblica e d’impresa, indirizzo comunicazione politica e sociale, sempre in Statale. Diventai così una studentessa lavoratrice: non frequentavo i corsi e studiavo in ogni momento libero. Nel frattempo infatti venni assunta da Sic con un contratto di apprendistato di quattro anni. Era il gennaio del 2009: avevo appena compiuto 23 anni. Essere una studentessa lavoratrice non è stato facile. Ogni momento libero era dedicato allo studio, dalla pausa pranzo ai viaggi in treno. Fortunatamente la mia laurea magistrale prevedeva soltanto dieci esami e riuscii ad organizzarmi in modo da darne la maggior parte nel periodo estivo, cinque alla volta tra maggio e settembre. La preoccupazione maggiore riguardava la tesi, che richiedeva ricerche e approfondimenti difficili da concentrare nel weekend. Per scriverla utilizzai la maggior parte delle 40 ore annue che mi spettavano in quanto studentessa lavoratrice (in più avevo diritto anche ad un giorno di permesso in occasione degli esami). Tornando indietro rifarei questa scelta, e anzi la consiglierei anche ai più giovani: nonostante mi sia mancata la vita universitaria, portare a termine gli studi e contemporaneamente lavorare è stata una soddisfazione enorme.A luglio di quest’anno ho concluso i miei studi, ma sento che il mio percorso di formazione non è ancora finito. Chissà, forse un giorno mi iscriverò a un master in comunicazione politica e marketing elettorale… Magari all’estero, che è un po’ il mio pallino: dopo la triennale il mio sogno infatti era di trasferirmi a Londra per completare gli studi e trovare lavoro. Oltre ad inviare curriculum, durante una delle mie visite nella capitale britannica ero stata anche in alcuni centri per l’impiego per chiarirmi un po’ le idee sulla fattibilità del trasferimento. Purtroppo però con la crisi economica e il blocco delle assunzioni da parte delle più importanti aziende, le prospettive lavorative sono peggiorate e quindi ho dovuto accantonare il mio progetto. Oggi vivo ancora con i miei genitori a Vignate, un paese che, grazie al passante ferroviario che permette di raggiungere il centro di Milano in 20 minuti, è carissimo dal punto di vista degli affitti. 600 euro al mese per un monolocale, 900 per un bilocale! Con questi prezzi, nonostante guadagni circa 1200 euro netti al mese, non posso permettermi un appartamento tutto mio: per diventare completamente autonoma mi servirebbe uno stipendio di almeno 1600 euro. Insomma, per ora andare a vivere da sola resta purtroppo un sogno nel cassetto.testo raccolto da Eleonora Voltolinaleggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col Bollino

Tutte le storie degli Stagisti col Bollino

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Eccole. - Uno stage di sei mesi e poi un vero contratto di lavoro in Banca PSA è successo a Giulia che del suo stage dice: «Sono stata molto fortunata in Banca PSA, sia per il rimborso spese avuto durante il periodo di tirocinio sia per aver avuto la possibilità di una continuità contrattuale all’interno della stessa azienda».... - «Tanti stage e contratti con poche prospettive: poi è arrivata la buona occasione in Giappichelli» racconta Valerio che dopo tanti contratti precari approda in Giappichelli: prima con uno stage e poi ecco che arriva il contratto di apprendistato...- «Flex Is Like a Big Family: My Experience as an Intern, and Now an Employee» that's the story of Gabriella who moved from Salerno to Milan to study Biomedical Engineering and then started an internship in Flex. After six months she has signed a permanent contract... - «Assunta dopo entrambi i miei stage, sono stata fortunata: mai smettere di cercare la propria strada!» dice Elisa, che in Giappichelli ha iniziato il suo secondo stage, diventato poi un contratto di apprendistato e trasformato in contratto a tempo indeterminato poco prima della sua scadenza. Oggi è tornata a studiare con un master e ai giovani dice «Credo che continuare a formarsi il più possibile sia molto importante per i lavoratori di oggi e per i giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro».....-  «Lavorare in Meta System? Significa non annoiarsi mai» racconta Alessandro che grazie a internet ha scoperto il Talent Day di Meta System e ha deciso di parteciparvi mentre scriveva la tesi di laurea. Da lì uno stage di sei mesi e poi un contratto di apprendistato. «Iniziare un percorso di stage qui significa mettersi subito in gioco, lavorare sodo e sentirsi una risorsa al pari degli altri»....- «“Poi è arrivato il lockdown, ed è cambiato tutto”: un 25enne racconta la sua laurea e il suo primo lavoro... da casa»: è Filippo che in pieno Covid si è laureato da remoto e ha continuato il suo primo lavoro in Prometeia in smartworking.... - «Le università dovrebbero far conoscere le aziende che rispettano la Carta dei diritti dello stagista», dice Micaela che è stata contattata da Meta System che aveva trovato il suo curriculum su Almalaurea. E prima di affrontare il colloquio «cercando altre informazioni in rete le ho trovate proprio in un articolo della Repubblica degli stagisti! È stato utile perché c’erano informazioni sulla tipologia del percorso e sul rimborso spese in maniera dettagliata.....» - «Uno stage in EY mentre ancora studiavo Finanza all'università, e da lì subito l'assunzione», è la storia di Veronica che dopo un primo rinnovo del tirocinio ha avuto la proposta di un apprendistato. «Da allora la mia vita è cambiata: sono diventata pienamente autosufficiente a livello economico, senza dover più gravare sulle spalle dei miei genitori!....» - «Alle superiori ho imparato solo tecnologie antiquate»: per fortuna si può rimediare, racconta Gioele che a soli 19 anni, grazie a uno stage in Noovle, è stato confermato con un contratto di apprendistato. E racconta: «La mia esperienza di stage in Noovle è stata ottima.....»- «Ieri dalla Puglia a Milano, oggi da Milano a... Texas, Messico, Cina. Grazie a una buona occasione in Flex», quella avuta da Alessandro che racconta «Nonostante siano passati ormai molti anni dallo stage, mi sento sempre libero di domandare agli altri chiarimenti e di migliorarmi quando sbaglio. E tutto ciò è possibile in Flex perché c'è un forte spirito di team working.....» - «Non volevo nemmeno andare all’università: e invece grazie alla laurea oggi lavoro in SdG», spiega Fabio che ha cambiato idea grazie ai buoni risultati della maturità e dopo la laurea in Ingegneria informatica è stato contattato da SdG tramite il Career service del Politecnico «uno strumento potentissimo per i neolaureati.....» - «Da studente tanti lavoretti senza diritti: poi l’incontro con Tetra Pak è stato un’altra storia» racconta Antonio che prima di approdare in Tetra Pak da studente ha avuto varie esperienze professionali, «tutte collegate a quella che oggi chiameremmo “Gig Economy”. Per intenderci facevo ripetizioni, il porta pizze, il promoter: insomma mansioni non specializzate tutte con contratti a chiamata, retribuzioni orarie molto basse e nessuna possibilità di crescita o carriera....» - «Assunto a sorpresa dopo lo stage curricolare, “La mia fortuna? Essere entrato in un'azienda attenta alle persone”», è capitato a Ludovico che in Ferrero è entrato per uno stage curricolare, la sua prima volta con un rimborso spese. E subito dopo la proposta di un contratto di apprendistato. «Onestamente è stata una notizia inaspettata: era tutto partito con uno stage curricolare e non pensavo si sarebbe tradotto in un’assunzione....» - «Lavorare nel settore Robotica e intelligenza artificiale non è facile, all'inizio: ma porta grandi soddisfazioni». Pierluigi non era sicuro di aver trovato l'ambiente giusto in EY, poi però ha preso parte a un progetto di robotic process automation. «È stata una sfida, ma l’esperienza fatta in quei mesi è stata fondamentale per acquisire delle competenze che tuttora utilizzo nel lavoro e che sono alla base di quello che faccio ogni giorno» - «Il problema degli stage? La disparità tra Nord e Sud» secondo Antonio che da Napoli si è trasferito a Torino per uno stage in Ferrero prima del contratto a tempo indeterminato. «Sono stato fortunato, Ma il problema dei tirocini in Italia è che il tessuto economico del nostro PAese è spezzato in due. Un nord che funziona grazie alla presenza di aziende e servizi e un centro sud dove non funziona...» - «Spindox il posto ideale per me: non mi sono mai sentita "una semplice stagista"» racconta Annachiara che di Spindox dice: «È una realtà giovane, dinamica, un’azienda che ti fa sentire subito parte integrante e non un semplice stagista. Che premia e valorizza le persone....» - «Solo mansioni secondarie agli stagisti? Per fortuna in Sic non è così!» spiega Federico che dopo solo qualche settimana di stage ha ricevuto il compito di svolgere sviluppi importanti, «sempre sotto la supervisione del tutor che è stato fondamentale per la mia crescita come sviluppatore. Per questo oggi posso dirmi soddisfatto della mia prima e unica esperienza di stage!...» - «Milano mi ha accolta: è ancora possibile realizzare i nostri sogni» racconta Alessia, che è stata contattata da Spindox attraverso Linkedin. «L'ufficio di Resource Planning cercava un profilo idoneo per uno stage presso l'ufficio Hr. L’azienda ha visitato il mio profilo e mi ha contattata telefonicamente nel maggio 2018...» - «La mia unica esperienza di stage? In EY, e... ottima!» secondo Lia che dice: «avevo un rimborso spese che soddisfaceva le mie aspettative e non mi è stata negata nessuna possibilità progettuale». E una volta finito lo stage ecco subito un contratto di apprendistato... - «Ho lasciato un determinato per uno stage in Nestlé, una scommessa ma ne è valsa la pena», racconta Lorenzo che ha incontrato Nestlé quando già lavorava. «Mi sono sentito subito a mio agio, ho percepito interesse verso il mio profilo e la mia disponibilità a rimettermi in gioco con uno stage, rinunciando a un contratto già in mano....» - «La passione per i computer è diventata un lavoro per Gianluca in Spindox» dove è arrivato con una laurea triennale per uno stage di sei mesi. «Non mi aspettavo proprio un contratto di questo tipo! Non solo in termini economici, ma proprio come obiettivo. Prima di cominciare questa avventura, infatti, non credevo che lo stage avrebbe effettivamente portato all’assunzione.....» - «Cercavo il lavoro giusto per me e ho incontrato Nestlé sul mio cammino», racconta Silvia che del suo stage in Nestlé dice: «È stata un’esperienza davvero unica che mi ha permesso di conoscere numerosi business, interfacciarmi con diverse persone e far crescere le mie passioni nell’area marketing e comunicazione...»  - «Durante il colloquio mi chiesero in quanto tempo sarei stato pronto a trasferirmi in Germania. La mia risposta fu: subito!», così Andrea comincia uno stage di tre mesi in FlixBus. In quel periodo «FlixBus Italia stava finalmente nascendo e servivano sempre più risorse per sviluppare il business italiano. Così mi hanno proposto un apprendistato di tre anni in Italia...»  - «La crisi c'è, ma esistono ancora aziende che vogliono investire sui giovani», come Sic con Giulia che ha trovato l'offerta di stage rispondendo «a un annuncio online in uno dei tanti siti di offerte di lavoro» e dopo un processo di selezione rapido ha cominciato il suo stage e subito dopo un contratto a tempo indeterminato. «Mi sento fortunata ad aver trovato un'azienda seria come Sic...» - «Durante lo stage in Spindox ho avuto anche una preziosa opportunità: quella di sbagliare» è successo a Federica che in Spindox è entrata da neolaureata e racconta «dopo qualche giorno dall'inizio dello stage mi sono resa conto che c’era molto di più dell’aspetto economico: sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’ambiente e dalle persone con cui collaboro...» - «In pochi mesi dalla Puglia a Milano: con uno stage in Magneti Marelli la mia vita è cambiata» racconta Pasquale, che proprio mentre cercava informazioni sull'azienda ha scoperto la Repubblica degli Stagisti. «Ho apprezzato subito l’atteggiamento pragmatico della testata, che considera lo stage come strumento di inserimento e ne promuove un utilizzo costruttivo, segnalando le aziende affidabili. Come quella a cui ero interessato!» - «Appassionato del “lato umanistico dell'informatica”, per Pietro il primo stage in Noovle è stato la porta verso il mondo del lavoro». Così prima uno stage curricolare, poi uno extracurricolare di sei mesi e alla fine il contratto di apprendistato.  -«Un solo stage, in Sic, e dopo nemmeno un anno già un contratto a tempo indeterminato» è successo a Federico a soli 25 anni. Che ha trovato su un sito di annunci quello per uno stage di sei mesi in Sic, dopo ha avuto un contratto di collaborazione per tre mesi e infine l'indeterminato. «Ero felice e sorpreso, di solito passano tutti per qualche anno di apprendistato...» - «Non avrei mai pensato di fare l’informatore medico-scientifico, fino a quando ho incontrato Nestlé!», racconta Federico che dopo uno stage di sei mesi ha firmato subito un contratto a tempo indeterminato. E aggiunge «oggi grazie a questo lavoro ho la fortuna di essere in una delle aziende leader nel campo alimentare con grandi prospettive di crescita professionale e personale!...» - «Sognavo la banca, invece mi sono appassionato al controllo di gestione: la storia di Davide in Magneti Marelli» comincia con uno stage dopo aver lasciato un apprendistato in un'azienda in cui non vedeva prospettive di crescita. «Ricordo il mio primo giorno di stage: ho capito da subito che sarebbe stata un’esperienza positiva, per le ottime impressioni che ho avuto di tutti al primo impatto!...» - «Il primo curriculum inviato dopo la laurea mi ha portato uno stage e poi un contratto di apprendistato!» racconta Gabriele, che ha fatto un primo colloquio in Nestlé non andato a buon fine «ma ero piaciuto all’Hr che mi ha proposto un secondo colloquio la settimana dopo per un altro ruolo. Alla fine sono stato chiamato per cominciare il mio stage....» -«Stage in Nestlé, trampolino per il futuro: molte più aziende dovrebbero aderire all'Rds network!» dice convinta Eleonora, che dopo la laurea in Farmacia ha optato per la carriera aziendale approdando in Nestlé. E oggi ricorda ai suoi coetanei «Non sempre quello per cui studiamo è quello che faremo nella vita, ma è la base per creare il nostro futuro....»  - A 27 anni già responsabile di un team di 19 persone: «Do tre consigli ai neoingegneri come me» spiega Antonio che in Magneti Marelli oggi ha un contratto a tempo indeterminato. E non ha voglia di fermarsi qui! «Voglio ancora migliorarmi e nel medio e breve termine mi piacerebbe continuare a lavorare in ambiti molto tecnici, continuando a crescere all’interno del gruppo......»   - «Apprendistato in Spindox grazie a un corso ITS: «Finalmente applico ciò per cui ho studiato!»» racconta Marco, 21 anni, che spiega «Penso che l’autonomia raggiunta così velocemente sia proprio il risultato delle scelte fatte negli ultimi tre anni: aver deciso di frequentare un corso Its mi ha senza dubbio agevolato nel veloce accesso al mercato del lavoro.....» - «Lavoro in un mondo di auto e motori ma non ho mai pensato di trovarmi in un ambiente poco adatto a una donna!», spiega Martina che dopo una laurea in giurisprudenza ha puntato sulla carriera in azienda. E oggi ha un contratto a tempo indeterminato in Magneti Marelli. - «Che bello entrare in Spindox e scoprire che faceva parte dell'RdS network!», racconta Roberta, napoletana trasferita a Milano che racconta «l'unica cosa veramente difficile una volta trasferita è stata trovare casa. Ma in ufficio veniamo quasi tutti da sotto il Po e l'ambiente è molto cordiale.....» - «28 anni e già tanti stage e contratti alle spalle, poi finalmente quello giusto: «Ragazzi, non accontentatevi»» racconta Alfredo, che oggi è assunto a tempo indeterminato in Contactlab. E delle sua azienda dice: «penso di aver trovato la migliore situazione lavorativa possibile....» - «Da giocatore professionista di hockey su prato a project manager per EY» è la storia di Telemaco Rossi, che racconta «sono stato fortunato, visto che quella in EY è stata la mia prima e unica esperienza lavorativa....» - «Il problema degli stage in Italia? Pagati troppo poco» dice Linda, che in Bosch è stata accolta come in una grande famiglia. E che da giovane neo mamma dice: «La mia gravidanza è stata accolta con grande gioia anche ai livelli dirigenziali: una reazione che rende onore al gruppo ed è un bellissimo stimolo per una giovane donna lavoratrice...» - «Un consiglio ai giovani? Fate l'Erasmus!» dice sicuro Germano, che dei suoi colloqui nelle aziende racconta «Ho preso 110 sia alla laurea triennale che alla specialistica, ma l’unica cosa che gli intervistatori cerchiavano sul mio curriculum e su cui mi facevano sistematicamente domande era l’esperienza Erasmus!...» - «Il punto forte di Everis? Siamo ispirati a sognare e fare di più» racconta Alessio che a 25 anni ha già un contratto a tempo indeterminato. E del suo primo colloquio in Everis racconta «Durante quel colloquio ho sentito che c’era qualcosa di diverso (..... ...) Ammetto che quello che più mi ispirò fu l’incrollabile ottimismo durante il colloquio della mia intervistatrice...» - «Due stage e oggi un contratto di apprendistato in un’azienda internazionale come Bosch Rexroth». Quello che è successo ad Antonio, dalla Sicilia arrivato a Modena. «Il problema fondamentale degli stage in Italia? L'abuso di questa forma di contratto...» - «Colloquio in Everis grazie alla Repubblica degli stagisti, in tre mesi avevo già un contratto a tempo indeterminato» racconta Matteo. Dalla sua testimonianza «Per prepararmi al colloquio mi sono documentato su internet e ho chiesto ad alcuni amici cosa aspettarmi. È stato proprio in questa fase che ho conosciuto la Repubblica degli Stagisti! Ha giocato un ruolo importante....» - «Un incontro all'università mi ha aperto la strada in Tetra Pak e oggi ho un lavoro che mi piace tantissimo» spiega Eleonora che ai giovani che si apprestano a entrare nel suo settore lavorativo dà questi consigli: «Curiosità, determinazione, precisione e capacità di lavorare in team anche con chi ha una cultura diversa dalla propria....» - «Stage in Bosch pre e post laurea, e oggi Angelo ha un contratto a tempo indeterminato» e racconta: «Penso di essere ancora all'inizio del mio cammino ma vedo ampi margini di carriera...» - «Ho scoperto Everis grazie a una onlus e oggi lavoro in un ambiente giovane e stimolante» racconta Saverio che ha scoperto questa multinazionale grazie al suo responsabile in un corso di social media manager. E a distanza di due anni dal suo ingresso in azienda «Continuo ad avere sensazioni positive verso Everis...» -  «Il mio primo giorno di stage in Tetra Pak: sembrava stessero aspettando solo me» racconta Jessica che, finito il liceo scientifico ha fatto una scelta lungimirante «Optando per quello che mi avrebbe dato meno problemi a trovare lavoro un domani...» - «Ho realizzato il sogno di lavorare in Europa: la storia di Santhosh Mariappan, junior project leader in Magneti Marelli» che racconta perché dall'India ha scelto di trasferirsi nel continente europeo: «Ho scelto quest'area del mondo perché l'Europa è il più grande centro automobilistico visto che proprio qui ci sono grandi colossi in questo settore come Volkswagen, Fiat, PSA, Daimler, Bmw.....» - «Ho scoperto la Repubblica degli Stagisti per prepararmi a un colloquio in PwC e oggi ho un contratto a tempo indeterminato» racconta Maria Carla, che dalla Sicilia si è trasferita a Milano perché al Sud non ci sono opportunità lavorative. - «Controllo di gestione mon amour: da uno stage direttamente al lavoro grazie a un annuncio sulla Repubblica degli Stagisti!» è successo a Mattia che racconta: «L’utilità principale secondo me è proprio la “certificazione” delle aziende, quelle con il “bollino”: perché è un servizio molto utile per un giovane che cerca lavoro per scoprire chi si comporta correttamente....» - «Stage, l'importante è trovare aziende disposte a credere nei giovani: è capitato a Nicola in Magneti Marelli» dalla sua testimonianza: «Credo che il principale problema degli stage sia l’entità del rimborso spese, soprattutto per chi deve trasferirsi lontano da casa. E la non certezza di essere assunti. Molte aziende, purtroppo, usano i tirocini per coprire posti vacanti....» - «Università e mondo del lavoro sono lontanissimi, lo stage è cruciale»: parola di Chiara, ingegnere in Spindox» che racconta: «Il mondo del lavoro è completamente diverso dall'università, un periodo di training sul campo è essenziale...» - «Sei mesi di stage e poi subito un contratto di apprendistato per Salvatore in Philips», dalla sua testimonianza: «mentre frequentavo la Business School del Sole 24 Ore ho iniziato a candidarmi attraverso il tutor del master per uno stage in Philips e sono stato contattato per un colloquio...» - «Un lavoro a vent'anni: sogno diventato realtà per Andrea sistemista in Contactlab», dalla sua testimonianza: «Durante l'ultimo periodo di studio all'istituto tecnico di Voghera, dove mi sono diplomato nel 2014, ho partecipato alla presentazione di un corso di specializzazione in networking, a Milano, tenuto da un ente di formazione locale. Dopo la maturità ho deciso di tentare le selezioni ...». - «Uno stage di tre mesi in Pwc, poi subito il contratto: «La consulenza è un settore pieno di stimoli» racconta Massimiliano, che grazie al Career service del Polimi è stato contattato da PwC poco dopo la laurea. «Per me lo stage è stato uno strumento molto efficace, ma deve essere usato in maniera virtuosa e non viziosa dalle aziende. Per questo credo che la Carta dei diritti dello stagista possa essere molto utile per un neolaureato..». - «Uno stage in Magneti Marelli subito dopo la laurea: «E ora ho già un contratto a tempo indeterminato»: è successo a Laura che oggi racconta: «Sono soddisfatta di quello che sto facendo e per il momento non ho intenzione di andarmene all’estero: grazie al mio lavoro sono diventata pienamente autonoma, andando anche a vivere per conto mio..». - «Studiare, trovare lavoro, arrivare a una grande azienda nonostante l'handicap: «La disabilità è solo un fattore secondario»: la storia di Felice, testing engineer per Magneti Marelli, che racconta: «Oggi vivo e lavoro a Venaria Reale, in provincia di Torino. Sono qui grazie alle scelte che ho fatto, dettate dalla passione per la logica e per la tecnologia, ma soprattutto grazie alla volontà di dimostrare di essere in grado di farcela nonostante un handicap che mi accompagna da tanto tempo: la sordità...»- «Che miniera d'oro per i giovani il network Ok Stage!»: parola di Sara, assistente marketing per DPV dalla sua testimonianza: «Ho iniziato lo stage in DPV a settembre 2014 e i primi cinque  giorni li ho passati pinzando dei fogli, ma oggi ho la padronanza di sistemi e procedure dei quali non sapevo neanche l'esistenza. Sei mesi sono passati veloci e alla fine mi è stato offerto un contratto a tempo indeterminato da circa 1.100 euro al mese, per 13 mensilità, che per una ragazza di 24 anni al suo primo vero contratto è un bel gruzzolo...» - «Dallo stage all'apprendistato in Ferrero: è stata la Repubblica degli Stagisti ad aiutarmi per il colloquio» dalla testimonianza di Francesca: «Dovevo fare il colloquio e cercavo più informazioni possibili per arrivare preparata e ho trovato un'intervista come questa! Mi è stata molto utile per affrontare il colloquio...» - «Dal primo stage direttamente a un contratto a tempo indeterminato: è la storia di Marta in Bip» dalla sua testimonianza: «Tramite il career service del Politecnico di Milano ho subito trovato l'annuncio di stage in Bip. Sapevo che la società nel 2014 aveva convertito in contratti oltre il 90% di stage, mai avrei immaginato che il mio primo tirocinio sarebbe stato anche l’unico...».- «Due stage ben pagati ma senza futuro, poi arriva un'azienda col bollino: storia di Carla, consulente Everis» dalla sua testimonianza: «Il settore in cui lavoro mi piace molto, l’ambiente dinamico e stimolante mi ha permesso di crescere tanto, diventare più flessibile, aumentare la mia sicurezza e quindi la consapevolezza  di me e delle mie capacità...».- «Da Trento a Torino, a 24 anni Sabrina lavora già a tempo indeterminato in Spindox» dalla sua testimonianza: «a fine stage l'ufficio HR ha organizzato un confronto consuntivo: io e l'azienda ci siamo confrontati su quanto fatto e sugli obiettivi raggiunti e alla fine ho ricevuto una proposta di assunzione a tempo indeterminato...».- «Consulente a sorpresa nel vivaio Bip: Chiara racconta la sua ottima annata» dalla sua testimonianza: «senza aver mai pensato alla consulenza, mi sono appassionata ad un lavoro fatto di sacrifici ma adrenalinico. Ho subito cominciato presso un cliente di Milano...».- «Basta rassegnazione, le buone aziende esistono: la scoperta di Carmela è Assioma.net» dalla sua testimonianza: «ognuno può essere fonte di stimolo per chi nello scetticismo generale si dà per vinto. Le aziende che investono nei giovani sono poche, è vero, ma non bisogna generalizzare...».- «Lasciare un lavoro per uno stage col Bollino in Carglass: la storia di Giusy, innamorata delle risorse umane» dalla sua testimonianza: «ho svolto una tesi sperimentale sul diversity management, con interviste a diverse multinazionali. Ne è scaturito un bel lavoro, e ho anche capito in quale ambito volevo lavorare...».- «Stagista meritevole? Ti assumo anche prima della laurea: la filosofia PwC raccontata da Sara» dalla sua testimonianza: «A fine stage ho ricevuto una buona valutazione e, nonostante non fossi ancora laureata al biennio, mi è stato proposto un contratto...».- «Vent'anni, un contratto e uno stipendio: dalla scuola al lavoro il passo è breve per Lorenzo, sistemista in ContactLab» dalla sua testimonianza: «finite le superiori ho cercato un buon corso di formazione, che mi permettesse di aspirare ad un'esperienza lavorativa concreta...».- «Felice e appagata: ritratto di Paola, ingegnere gestionale per Elica» dalla sua testimonianza: «un anno dopo l'assunzione è persino arrivata una nuova proposta: diventare coordinatore industriale! Una sfida, un'opportunità. Avevo un sentimento misto di paura e soddisfazione, timore e gratitudine...».- «Futuro assicurato per Vanessa in Everis: "investimento e fiducia sin dal primo giorno di stage"» dalla sua testimonianza: «aiutata anche dai pareri letti sulla Repubblica degli Stagisti, ho accettato la proposta di stage. Dopo tre mesi però mi è stata fatta una proposta che pochissimi neolaureati di oggi si sentono fare...».- «Alle job fair prima da studentessa, oggi da addetta HR per Philips» dalla testimonianza di Laura: «all'inizio non avevo molte aspettative per il mio futuro, ma solo tanta voglia di imparare e di confrontarmi con il mondo del lavoro. Oggi invece, a 26 anni, le fiere del lavoro organizzate dalla Bocconi le vivo lato azienda...».- «"Il mondo in cui mi vedo tra 10 anni è qui, in Ernst Young", la storia di Martina» dalla sua testimonianza: «sono fortunata a far parte di un gruppo che ha sempre riconosciuto il valore del mio lavoro ed in cui il concetto di stage fine a se stesso, così comune nel nostro Paese, per le risorse meritevoli non esiste. È, con i suoi difetti, dove mi vedo in futuro...».- «"Stage, non bisogna farsi abbagliare dagli specchietti per le allodole": invece ad Alessandro con Infocert è andata bene» dalla sua testimonianza: «Non fate esperienze fini a se stesse; è bene informarsi prima su come l'azienda si comporta con gli stagisti e, se si viene a sapere di speranza di assunzione basse, meglio lasciar perdere. Si corre il rischio concreto di passare da stage a stage per anni senza trovare mai un vero lavoro...».- «Lezioni di stage dal Libano: si fa solo durante lo studio ed è pagato» dalla testimonianza di Mohamad: «a differenza dell’Italia, il percorso lavorativo dei giovani libanesi non inizia con uno stage. Lo stage si fa solo durante lo studio per acquisire esperienza e crediti formativi. Si comincia subito con un contratto di lavoro, di solito dopo tre mesi di prova...».- «Uno e buono: così il primo stage di Niccolò è diventato un inizio di carriera in PwC» dalla sua testimonianza: «Avevo avuto esperienze lavorative non legate al mio percorso di studio, ma ugualmente formative: mi avevano aiutato a non dare niente per scontato e a lavorare sodo per ottenere dei risultati. Finita l’università però sono andato mirato....».- «Tra giornalismo ed economia Francesca quadra il cerchio nel marketing Ferrero» dalla sua testimonianza: «Presa dall'entusiasmo di fare uno stage sul quale fare la tesi magistrale, ho cercato anche annunci su Repubblica degli Stagisti, e proprio grazie ad una candidatura inviata tramite il sito mi hanno convocato quasi subito da Ferrero...».- «"Il mio stage in Infocert? Un canestro perfetto", la storia di Florentina» dalla sua testimonianza: «non si è nemmeno sentito il rumore gentile della rete che sbuffa al passaggio della palla, centro: una mail dalla divisione HR di Infocert mi diceva che ero stata scelta per lo stage in Sales Management...».- «"Un'azienda col Bollino mi ha riportato in Italia: la storia di Silvia, ingegnere in Elica» dalla sua testimonianza: «quando vivevo a Dublino, ho pensato di trovare lavoro come ingegnere all'estero, ma quando poi ho avuto la possibilità di scegliere se tornare in Italia o meno, il mio cuore mi ha riportato al mio meraviglioso Paese...».- «Due stage già alle superiori per Chiara, apripista per la sua carriera in Philips» dalla sua testimonianza: «in Veneto la caratteristica principale degli istituti tecnici  è il legame con il tessuto imprenditoriale locale, ed è proprio grazie a questo che ho iniziato a relazionarmi con il mondo lavorativo. Concluso il terzo anno, nell'estate 2014 ho fatto un breve stage gratuito...».- «Soufiane «cammina veloce»: a 25 anni grazie al lavoro in Everis mantiene la famiglia» dalla sua testimonianza: «non c'è stato nemmeno modo di finire lo stage che mi è stato offerto un contratto a tempo indeterminato. Oggi riesco a mantenermi da solo in una città non proprio economica come Milano, e anzi sono io che per quello che posso aiuto i miei genitori, essendo l'unico che lavora in famiglia...».- «Fiducia e incoraggiamento: i cardini della filosofia Ferrero per le giovani risorse» dalla testimonianza di Stefano: «lo stage è stato un bel lavoro di team, e allo stesso tempo avevo grande indipendenza e deleghe di responsabilità. In Ferrero c'è un atteggiamento di fiducia verso le nuove risorse, iniziativa personale e responsabilizzazione vengono incoraggiate...».- «Roma costosissima per gli stagisti: io ce l'ho fatta solo grazie a un'azienda rispettosa» dalla testimonianza di Giovanna: «Roma è una città viva e piena di iniziative, non ci si potrebbe trovare male, ma la grande bellezza di questa città è offuscata dai suoi prezzi esorbitanti. Non è semplice far fronte alle spese, prima fra tutte l’affitto di una stanza. I monolocali sono inavvicinabili...».- «"Siamo energetici e intraprendenti, metteteci a lavorare": un appello alle aziende italiane» dalla testimonianza di Lisa: «Gli stage formativi devono essere promossi dalle università durante il percorso di studi e non dopo! Non abbiamo tempo né voglia di continuare a fare stage dopo la laurea...».- «Ventitré anni e appassionata di contabilità, gia assunta a tempo indeterminato: avvio di carriera sprint in Everis» dalla testimonianza di Elisabetta: «sin dal primo incontro l’azienda aveva specificato che lo stage era finalizzato all’assunzione a tempo indeterminato – e di fatto il 90 per cento degli stagisti viene assunto – per cui ho detto addio all’università e mi sono cancellata dall’albo praticanti...».- «"Niente fotocopie, qui ci serve un programmatore" e per Ivan inizia la carriera in SIC» dalla sua testimonianza: «guardandomi indietro però so con assoluta certezza che rifarei la pazzia di dire addio ad un’entrata mensile pressoché stabile in favore di uno stage così, perché oggi alzarsi ogni mattina per andare a lavorare col sorriso mi realizza come nient’altro farebbe...».- «Non più solo stagista, in Carglass finalmente sono cresciuta» dalla testimonianza di Alessandra: «questa per me è stata finora l'esperienza professionale più significativa, la più importante in assoluto, la prima in cui mi è stato concesso di crescere sotto il profilo lavorativo. A distanza di quasi tre anni dalla laurea, ho capito veramente cosa voglio fare da grande...».- «Non solo colleghi: con lo stage e poi il lavoro in Progetto ED ho trovato dei compagni di viaggio» dalla testimonianza di Francescopaolo: «la cura con cui hanno coltivato la mia crescita mi ha permesso di lanciarmi con estrema facilità nel mondo delle responsabilità professionali e dopo due mesi ho iniziato ad operare in piena autonomia...».- «Meritocrazia, in Elica è la stella polare: parola di un giovane ingegnere» dalla sua testimonianza: «ho trovato un ambiente stimolante e dinamico, in cui il concetto di self improvement la fa da padrona. Una realtà che oggi nel nostro paese potrebbe sembrare mera utopia, ma che esiste, e che auguro a tutti i giovani di trovare...».- «Mi sento una privilegiata grazie al mio apprendistato in ALD» dalla testimonianza di Silvia: «Dopo lo stage, con l'assunzione è arrivata anche una nuova mansione, più interessante e coerente con i mie studi; e le ore di formazione previste dall'apprendistato, oltre ad essere utilissime nell'immediato, mi forniscono conoscenze altamente spendibili...».- Voglia di diventare grande: e Marco lascia l'università per uno stage col Bollino dalla sua testimonianza: «Avevo seguito tutti i corsi della magistrale sostenuto la metà degli esami, poi un colpo di testa mi ha fatto iniziare a mandare curricula qua e là per sondare le possibilità lavorative nella mia regione. A 25 anni, trovare lavoro e acquisire dipendenza era diventato un pallino e il completamento del corso di laurea è passato in secondo piano, rimanendoci...».- Triplo fischio e vittoria: un eclettico ingegnere dallo stage al contratto in ALD dalla sua testimonianza «alla fine dello stage mi è stato proposto un contratto interinale, poi dopo due mesi l'apprendistato, con uno stipendio maggiore e maggiori responsabilità. A differenza di molti miei amici e colleghi - espatriati chi a Dubai, chi a Londra - all'estero non ci penso proprio...». - Quando i conti tornano: dal tirocinio universitario al tempo indeterminato in Leroy Merlin dalla sua testimonianza: «verso l'ultimo mese di stage, proprio a ridosso della discussione della tesi, con mia grande gioia si è iniziato a parlare di una possibile assunzione e poi... il possibile è diventato reale: concluso il progetto formativo, mi è stato proposto di rimanere in azienda come allievo capo settore Commercio...». - Un albanese in Italia "a tempo indeterminato", come il suo lavoro in Novamont dalla sua testimonianza: «devo dire che sono rimasto stupito quando quando mi hanno chiesto se ero interessato a restare in azienda: non pensavo ci fossero possibilità di assunzione dopo lo stage. Una prova di come questo può essere uno strumento vincente, se utilizzato nel modo corretto...». - «Aziende, dateci la possibilità di metterci in gioco, come ha fatto Ferrero con me» dalla sua testimonianza: «credo che con la volontà e una buona dose di motivazione si possa arrivare ovunque si voglia, a patto di restare onesti. E so che là fuori sono tanti i giovani come me che vogliono mettersi in gioco...».- «Presa per mano e guidata, ora Leroy Merlin è la mia casa», la storia di Giulia, che racconta: «è stata un'esperienza incredibilmente formativa, una vera e propria palestra. Ho avuto la fortuna di trovare persone che mi hanno presa per mano e guidata in questo mondo per me completamente nuovo, avendo la pazienza di spiegarmi tutto da zero. E io cercavo di fare tesoro di tutto...».- Il mio post-laurea: prevedevo lacrime e sangue, invece ho incontrato un'azienda col bollino dalla sua testimonianza: «il giorno dopo la laurea mi sentivo tutt'altro che serena o "arrivata". Per cinque anni avevo vissuto e sentito parlare della crisi, consapevole che i problemi sarebbero iniziati dopo la laurea. Ho rinunciato a qualsiasi viaggio post-laurea e ho iniziato subito a inviare cv ovunque. Trovare lavoro è stato il mio primo lavoro...».- Gaetano, 24 anni e già a tempo indeterminato dalla sua testimonianza: «capita spesso che quella dell'assunzione rimanga solo una promessa, un escamotage per incentivare i ragazzi a dare il massimo per poi scaricarli. Ma per me la promessa è stata mantenuta e a subito dopo lo stage ho firmato il mio primo contratto di lavoro...».- «Il mio stage in ALD? Ogni giorno ho imparato qualcosa di nuovo» dalla sua testimonianza: «ho potuto sperimentare in prima persona come lo spirito di gruppo non sia solo uno slogan aziendale, ma una realtà quotidiana. Passo dopo passo ho visto crescere il mio coinvolgimento nelle attività dell'ufficio...».-  Dalla ricerca universitaria alla consulenza aziendale in PwC: la storia di Francesca dalla sua testimonianza: «durante lo stage svolgevo attività di ricerca, preparavo il materiale e le presentazioni per le riunioni con il cliente, partecipavo a colloqui e interviste. Mi sono sentita coinvolta e ben accolta da subito, e anche il rapporto con il tutor è stato immediatamente collaborativo. Al termine dei sei mesi di stage...».- «In Nestlé ho trovato l'opportunità che cercavo»: da Salerno a Milano sola andata dalla sua testimonianza: «i sei mesi di stage mi sono serviti a imparare un lavoro, a conoscere la realtà aziendale; e naturalmente sono serviti all'azienda per conoscere me. Certo non è stato tutto rose e fiori, il trasferimento da Parma a Milano è stato duro...».- Biagio, 26 anni e già a tempo indeterminato: «Non tutte le aziende ci trattano come kleenex» dalla sua testimonianza: «tante aziende oggi, soprattutto se sei giovane,  ti fanno sentire costantemente in bilico - incerto, precario - e sono in grado di azzerare le tue motivazioni, non accorgendosi forse di danneggiare sè stesse quanto un'intera generazione. Anche io l'ho vissuto in prima persona, però poi con Everis la mia storia ha preso una piega molto diversa...».- Non sempre si inizia col lavoro dei sogni: ma poi tutto può cambiare dalla testimonianza di Fabrizio: «ho lavorato nel Customer Care di ALD per un anno e mezzo, fino a quando a marzo 2013 ho partecipato alla selezione interna per IT Project Analyst. E l'ho passata, quindi da poco ho cambiato attività e reparto. E anche contratto, passando all'indeterminato. Questi sono i miei primi giorni...».- «Un'azienda sana riconosce sempre merito e impegno»: la storia di Corrado, da stagista a consulente in PwC dalla sua testimonianza: «già a metà stage l'azienda mi ha chiesto se mi fosse piaciuto continuare la collaborazione con loro, una volta terminati i sei mesi. Ho accettato con gioia, consapevole però che nessuno dà niente per niente: entusiasmo, voglia di fare, impegno verranno sempre riconosciuti in un ambiente di lavoro sano».- Ferrero, stage senza assunzione. Anzi sì: avvio di carriera a sorpresa per Luca dalla sua testimonianza: «sapevo dall'inizio che lo stage non era finalizzato all'assunzione, ma l'ambiente positivo e stimolante mi hanno spinto a dare il meglio di me. E, scaduti i sei mesi, ecco una sorpresa: l'Amministrazione del personale non aveva posti vacanti, ma il Sales Service & Customer Care sì, e ho potuto partecipare subito alle selezioni...».Il primo vero lavoro di Martina? In ALD, grazie alla Repubblica degli Stagisti dalla sua testimonianza: «arrivato il momento di cercare il primo vero impiego, non sapevo bene da dove iniziare. Mi sono iscritta a diverse agenzie di recruiting, ho partecipato ai vari job day ed inviato tanti curricula su internet. Ma è stato grazie alla Repubblica degli Stagisti che sono entrata in contatto con ALD Automotive. Dopo qualche giorno dall'invio del curriculum sono stata contatta dall'ufficio del personale...».- Un buon consiglio, ottimismo e un pizzico di fortuna: così Nino arriva (e rimane) in Nestlé dalla sua testimonianza: «sfido chiunque a beccare al primo colpo un lavoro che non ti faccia pesare il fatto di passare buona parte della tua giornata seduto ad una scrivania. Adesso vorrei fare esperienza all'estero: il piano di sviluppo concordato con il mio line manager prevede nel futuro prossimo un periodo di soggiorno in Europa dai dodici mesi ai tre anni...».- Quando lo spirito di iniziativa premia: dalla tesi al contratto in PwC dalla sua testimonianza: «ho avuto come professore un partner di PricewaterhouseCoopers e, considerato il mio interesse per la sua materia, mi sono proposto per sviluppare con lui la tesi biennale. Ricevendo poi una controproposta: uno stage trimestrale nell'Audit della società...».- Primi sei mesi da dipendente Leaf, la venticinquenne Carlotta: «Non potevo chiedere di meglio» dalla sua testimonianza: «le prime settimane dopo la laurea non sono state facili: tante aspettative ma nessuna chiamata, e soprattutto tante persone che mi ricordavano quanto fosse difficile oggi trovare un lavoro per un laureato, senza essere sfruttato. Ho passato giornate intere davanti al computer a cercare offerte di stage, visitare i siti aziendali, inviare curriculum, senza mai avere una risposta...». - Sulla buona strada, da Afragola a Roma in ALD Automotive dalla sua testimonianza:  «mi ero candidato per uno stage in ALD prima di discutere la tesi e quando è arrivato il sì finale mancava poco più di un mese alla laurea. Per sei mesi ho ricoperto il ruolo di IT Business Analyst, con un rimborso mensile di 750 euro netti. Per il primo periodo ho fatto il pendolare ogni giorno tra Roma e Napoli...».- Esplorando una professione: i primi (sicuri) passi di Roberta in Thun dalla sua testimonianza: «le aziende disposte ad insegnare sono ben poche, è uno dei problemi principali dello stage. Usciti dall’università non si sa quasi nulla del mondo del lavoro, e magari si hanno anche le idee confuse su cosa si vuole fare: lo stage può aiutare molto. Certo va scelto con cura...».- La storia di Anna a Nestlé: dopo la laurea, stage e assunzione dalla sua testimonianza: «i giovani senza alcuna esperienza lavorativa subiscono conseguenze pesantissime dall'attuale situazione economico-finanziaria, che ha congelato il ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Quando potranno cominciare a fare esperienza se nessuno glielo permette?...».- Laura, ingegnere chimico in Chemtex Italia dalla sua testimonianza: «prima di entrare in Chemtex volevo essere al corrente delle reali opportunità di proseguire il lavoro al termine di tale periodo ed informandomi in internet, ho trovato su Repubblica degli Stagisti la testimonianza di una ragazza. Mi sono ritrovata molto nella sua esperienza...».- Da stagista a dipendente, in Ferrero facile come bere un bicchiere di thè dalla sua testimonianza: «per chi vuole fare marketing nella vita, Ferrero è il massimo. Dopo un paio di settimane dalla candidatura sono stato contattato per un primo incontro a Pino Torinese; poi sono tornato per un secondo colloquio con HR e responsabili del brand. Entrato nella stanza, ho visto subito sul tavolo delle confezioni di Estathè e ho subito capito che la posizione ricercata aveva a che fare con uno dei miei prodotti preferiti...». - «Stage? In PwC un investimento che premia i migliori»: la storia di Orazio dalla sua testimonianza: «vale il principio che lo stage rappresenta un'opportunità anche per l'azienda, che può valutare se trattenere la risorsa su cui ha investito. Lo dimostra anche il fatto che, al termine dell'apprendistato, la società garantisce l'assunzione a tempo indeterminato per quanti hanno ricevuto una buona valutazione nel corso dei due anni...».- Un palermitano a Torino: carriera al sapore di Nutella per Guido dalla sua testimonianza: «Ferrero ha persino sostenuto le spese di alloggio per una settimana in un albergo di Torino centro, dandomi aria per trovare casa con più calma. Il sostegno dei miei è stato importante all'inizio, ma una volta decollato lo stage, per la prima volta nella mia vita sono diventato economicamente indipendente...».- In meno di un anno dallo stage al tempo indeterminato: la storia di Alberto in Bip dalla sua testimonianza: «pensando a quando mi sono trasferito da Napoli a Roma per lo stage sono felice di notare la mia crescita nel lavoro, ma soprattutto nella vita; in questo anno sono successe tante belle cose che mi hanno insegnato a prendere le mie responsabilità e a crearmi l’indipendenza che cercavo...».- Stage ergo assunzione: con il Bollino un sogno possibile dalla sua testimonianza: «a fine 2010 avevo un contratto di collaborazione, che però non è stato rinnovato a causa della grave crisi economica. Non mi sono fatto scoraggiare, ho aggiornato il mio curriculum e mi sono rimboccato le maniche: anno nuovo, nuovo posto di lavoro! E sul portale della mia facoltà spesso ho trovato un'offerta di stage molto interessante...».- Pendolare per scelta, da Garlasco alla Nestlè dalla sua testimonianza: «sono così abituato che non mi pesa affatto e non ho per niente in programma un trasferimento a Milano, preferisco un po’ più di calma alla frenesia della città. Questo per ora è il mio pensiero, poi chi può dirlo?...».- Giulia, passi da gigante nel marketing Neomobile: destinazione Londra  dalla sua testimonianza: «dopo quattro mesi mi hanno comunicato che a fine stage sarei stata assunta con un contratto di apprendistato di nove mesi. Puntuale poi, a febbraio 2012, è arrivata l'assunzione a tempo indeterminato, con un piccolo aumento di stipendio, e non solo: mi è stato proposto un trasferimento per sei mesi a Londra, per occuparmi di campagne pubblicitarie e acquisti adv cross-country...».- «Non voglio fuggire all'estero, ma realizzarmi professionalmente qui in Italia» dalla sua testimonianza: «ho vissuto all’estero per un po' ed è stato sufficiente per riconoscerne le potenzialità, l’estrema apertura al «giovane» e la forte dinamicità economica. Io però mi sento italiana e pur criticando duramente l’eccessiva burocrazia, il clientelismo e la rigidità economica, sociale e di pensiero, non sono ancora stanca nè rassegnata e non credo ancora che l'Italia non abbia più speranze e non offra futuro...».- «Nell'azienda delle caramelle della mia infanzia sono diventata grande» dalla sua testimonianza: «qui la Sperlari è un'istituzione: da piccola ci passavo davanti in macchina e mia mamma mi diceva: "Guarda Valery, questa è la casa delle caramelle!". I più bei ricordi d'infanzia sono legati ai prodotti di questa azienda. Non mi sembrava vero poter iniziare qui uno stage così vantaggioso...».- Isabella e il lavoro in Medtronic: «Ma che fatica mantenersi a Milano» dalla sua testimonianza: «durante tutto il periodo universitario ho condiviso un appartamento con altri tre o quattro studenti perché i prezzi a Milano sono altissimi e questo è l'unico modo per risparmiare. Ho sempre contato sull'aiuto dei miei genitori, ma allo stesso tempo per non pesare troppo sulle loro spalle ho contribuito a pagare affitto e le spese quotidiane. L'unico periodo in cui non ho svolto alcun tipo di lavoro è stato l'Erasmus...».- Stage con rimborso top e poi un contratto: in Ferrero col vento in poppa dalla sua testimonianza: «i tre mesi di tirocinio sono stati per me la chiave di ingresso nel mondo del lavoro: il giorno dopo la mia laurea ho contattato uno dei capi, esprimendo il mio desiderio di tornare in Ferrero. Dopo qualche giorno mi ha chiamato: c'era una posizione nel marketing... »- Esperienza e determinazione: così Valentina è arrivata all'inserimento dalla sua testimonianza: «quando ho letto la job description della posizione offerta da Ceva Logistics sulla bacheca dell’università di Pavia non mi sembrava vero: uno stage in ufficio marketing&communications a 600 euro  al mese più buoni pasto. Non ho esitato a mandare il curriculum e sono stata chiamata per il colloquio nella sede centrale di Assago...».- Dal sogno della diplomazia alla realtà HR di Neomobile: grazie a «OK Stage» dalla sua testimonianza: «sono una persona molto indipendente e ho sempre svolto dei lavori part time, ma trovare un lavoro e una carriera è un'altra cosa. È qui che mi è venuta in aiuto la Repubblica degli Stagisti e sono felice di testimoniare che quelle aderenti al «Bollino OK Stage» sono effettivamente delle aziende virtuose. I principi della Carta dei diritti dello stagista non rimangono solo parole...».- Dal master di Tor Vergata a un contratto a progetto in Novamont dalla sua testimonianza: «ciò che preferisco di questa azienda è che mi permette di sfruttare le conoscenze acquisite durante l’università e il master. A Novara poi sto bene: Crotone è il mio paese d’origine e un po' mi manca, ma non credo ci tornerò a vivere perché purtroppo la zona non offre opportunità professionali. Roma? Ho imparato ad amare i vantaggi delle piccole realtà...».- A 26 anni il lusso di scegliere tra due offerte di contratto a tempo indeterminato dalla sua testimonianza: «il colloquio per lo stage è stato fantastico, addirittura divertente, e una volta uscito dalla sede ho fatto in tempo a fare cento metri a piedi e mi è arrivata la telefonata: ero stato scelto! Il mio rimborso spese era di 700 euro e dopo soli cinque mesi sono passato al tempo indeterminato. Nel frattempo però ero stato avvicinato da una società di consulenza finanziaria...».- Una giurista nell'ufficio risorse umane: il percorso di Mariangela in Parmalat dalla sua testimonianza: «al rientro dai giorni di permesso per la laurea sono stata convocata per un colloquio e mi è stata annunciata la volontà di assumermi. Ed eccomi assunta a tempo determinato presso una delle aziende che ha fatto la storia italiana e che oggi assicura anche ai giovani, come la sottoscritta, la possibilità di iniziare a lavorare e crescere professionalmente...».- «In Nestlé il dovere è piacere», anche perché ben contrattualizzato e ben pagato dalla testimonianza: «alla fine dello stage ho iniziato un nuovo iter di selezione, e due mesi dopo ho avuto la fortuna di firmare un contratto di apprendistato della durata di due anni. Ormai un anno lavoro nel marketing della divisione dolciaria, in un team affiatato in cui la collaborazione è la base del rapporto lavorativo...».- A 26 anni manager di un team di otto persone: in Procter&Gamble dalla sua testimonianza: «sono otto fantastiche persone, tutte più grandi di me ma con cui ho creato un rapporto collaborativo al massimo. Una sfida vera: per me perché avere un ruolo delicato con persone che ti riportano fin dal primo incarico non è un gioco da ragazzi; per l'azienda che ha deciso di investire sul mio talento nonostante fossi un "esordiente’"...».- «La mia crescita professionale in Philips, cominciata con uno stage» dalla sua testimonianza: «dopo un anno l'azienda mi ha assunta per sei mesi con contratto a progetto e dopo altri sei mesi mi ha proposto un contratto di inserimento di un anno e mezzo, che ho accettato con grande entusiasmo. Il mio stipendio è salito molto e, considerando che divido le spese d'alloggio con un'altra persona, non ho alcun problema a mantenermi....».- Quando un contratto ti riporta a casa: viaggio al contrario targato «Ok Stage» dalla testimonianza: «ero in stage in un'altra azienda quando è arrivata un'offerta per me irrinunciabile da Chiesi Farmaceutici: avrei ricoperto un ruolo migliore, con buone prospettive di crescita e la possibilità di avere un vero contratto di lavoro. E sarei tornato nella mia città natale. Quindi ho sostenuto i due colloqui di selezione...».- «Non molliamo: in Italia c'è spazio anche per i laureati!» dalla testimonianza: «tra i miei amici ed ex compagni di università il contratto a tempo indeterminato è una rarità, a differenza di quanto succede ai miei amici diplomati: secondo me hanno 5 anni "di vantaggio"! Però, anche se ora come ora l'impegno nello studio spesso non viene ripagato, non bisogna mollare...».- «Non solo bamboccioni: i giovani hanno voglia di riscatto» dalla testimonianza: «non escludo di fare un'esperienza all’estero ma il mio futuro lo vedo in Italia: anzi un domani vorrei tornare nella mia Puglia! Quello che noto parlando con i miei amici è che la mia generazione ha davvero voglia di fare, ha voglia di imparare e di realizzarsi. Ha voglia di riscatto...».- «Vai Monti, dai un futuro a questa povera Italia!» la testimonianza di un ex stagista di P&G dal testo: «la situazione dei giovani italiani è molto grave. E allora io dico: liberalizziamo il mondo del lavoro completamente, permettiamo alle persone capaci e volenterose di lavorare e a quelle incapaci di poter essere mandate a casa dal datore di lavoro. Se io un giorno mi rendessi conto di non esser produttivo, di non essere capace e utile nel mio lavoro, mi alzerei e me ne andrei...».- Un master al posto della specialistica: poi lo stage in Philips è diventato un contratto di lavoro dalla sua testimonianza: «credo sia uno degli stage meglio retribuiti nell’area di Milano perché ho avuto modo di parlare con miei ex compagni di master che prendono 200 o 300 euro. Dopo cinque mesi di stage ho ricevuto un feedback molto positivo dal mio capo e mi è stata fatta una proposta di assunzione con contratto di inserimento...».- Dallo stage al tempo indeterminato? In Tetra Pak si può: la testimonianza di Veronica Venturi dal testo: «durante il colloquio di selezione più mi si parlava del mondo Tetra Pak e più avrei voluto essere scelta. È una grande multinazionale, attenta non solo al suo core business ma anche all’impatto ambientale che le sue attività producono e al benessere e alla crescita professionale dei suoi dipendenti...».- Laurea a tutta velocità, stage col Bollino e ora apprendistato da 1600 euro: a soli 23 anni dalla sua testimonianza: «proprio rispondendo a un annuncio su Repubblica degli Stagisti sono stato contattato per un possibile inserimento in stage nella funzione marketing di Wincor Nixdorf, un'azienda che a quell'epoca non conoscevo ma che aveva pubblicato un'offerta molto interessante. A fine giugno 2011 ha finalmente preso il via la mia esperienza di tirocinio...».- Dalla chimica farmaceutica al lavoro con uno stage in Chiesi: quando il successo è targato  "seconde generazioni" dalla sua testimonianza: «Chiesi Farmaceutici da sempre rappresentava la mia massima aspirazione. Avevo avuto un primo approccio con l'azienda durante una giornata di visita agli impianti di Parma, organizzata dalla facoltà. Mi sono candidata sul sito aziendale per uno stage in Assicurazione qualità e solo poche ore dopo il secondo colloquio ecco la conferma: la mia selezione era andata a buon fine!...».- «Assunta nella mia azienda preferita dopo uno stage col Bollino»: Francesca Sabatucci, ingegnere in Tetra Pak dalla sua testimonianza: «da subito ho avuto la sensazione di essere parte di una squadra. Senza contare che condividevo l'ufficio con ragazzi svedesi, polacchi, cinesi: una scoperta ogni giorno. A febbraio 2011 sono anche partita per la Svezia, dove ho lavorato in temporary assignment per sei mesi, completamente spesata dall'azienda...».- Fabrizio Bria Berter, uno stage pagato a ridosso della laurea e poi subito un contratto: «In A&G oggi ho tutto quello che voglio da un lavoro» dalla sua testimonianza: «sono stato coinvolto nei progetti dal primo giorno nel giro di pochi mesi ho maturato delle conoscenze ed un metodo di lavoro che forse non avrei potuto sviluppare in altre aziende. Ciò che mi ha colpito di più è stata la disponibilità dei colleghi, anche di quelli più anziani...».- Davide Palano, revisore in PwC: dalla laurea al tempo indeterminato senza incertezze. Grazie a stage e apprendistato di qualità dalla sua testimonianza: «l'iter di selezione in questo settore di solito prevede un primo colloquio di gruppo, più un test psicoattitudinale; poi un secondo colloquio individuale e un incontro finale con uno dei dirigenti. Questa è la trafila che ho fatto anche in PricewaterhouseCoopers, dove da febbraio a maggio 2008 ho fatto il mio stage curriculare. Ed è stato davvero uno strumento per prepararmi e poi inserirmi nel al mondo del lavoro...».- Marco Rudi, da reclutato a recruiter: «In Tetra Pak grande attenzione per le persone, a partire dagli stagisti» dalla sua testimonianza: «in azienda ho trovato persone aperte e disponibili, che mi hanno insegnato un mestiere; in particolare ho affiancato le colleghe più esperte nei colloqui di selezione e nelle attività di employer branding. E finito lo stage mi è stato offerto un contratto: ora continuo ad occuparmi di selezione, reclutamento e di reputazione d'azienda; ho un orario flessibile, che da febbraio a luglio mi ha permesso anche di frequentare un breve master in Risorse umane...».- Ilaria Grassi: «Tra gli stand del career day non nutrivo molte speranze. E invece festeggio il mio primo anno di apprendistato in Nestlé» dalla sua testimonianza: «nell’ottobre del 2009, mentre si avvicinava il Synesis Career Day della Cattolica, ho pensato che ormai ero prossima alla laurea ed era il caso che iniziassi a darmi da fare. Il mondo del lavoro non aspetta me, mi è sempre stato detto. Così mi sono presentata e ho distribuito il mio curriculum tra gli stand. Non nutrivo molte speranze, ma a fine novembre ho ricevuto la chiamata...».- «Gli stage gratuiti andrebbero aboliti per legge»: parla Luca Vettorato, ex stagista e oggi dipendente di A&G dalla sua testimonianza: «alzerei la soglia minima di assunzioni garantite al termine dello stage dal 30 al 50%. Ed eliminerei del tutto gli stage gratuiti: ogni attività lavorativa deve essere pagata. La questione non è tanto "Perché le aziende italiane sfruttano gli stage per risparmiare sul costo del personale?" bensì: “Perché la normativa italiana lo permette?"...».- Apprendistato all'aroma di caffè: Alice Pozzetti racconta come uno stage le ha aperto le porte nel marketing Nestlé dalla sua testimonianza: «alla fine dei sei mesi di stage non c'erano posizioni aperte e il rapporto di si è interrotto con la promessa di essere ricontattata non appena possibile. Ed è successo solo due settimane dopo! Nestlé non è di quelle azienda che preferiscono avere un alto turnover di stagisti, più economici di qualunque dipendente...».- Stagisti col Bollino / Valeria Cardillo, laureanda in psicologia: «In Leroy Merlin finalmente un'esperienza di stage professionalizzante» dalla sua testimonianza: «il mondo universitario mi sembra già lontano, anche se credo che potrei completare la mia formazione con un master. Intorno a me vedo realtà che mi scoraggiano, e prima dell'opportunità in Leroy ho pensato qualche volta di abbandonare l'Italia...».- Francesco Armentano, assistant auditor in PricewaterhouseCoopers: «In quattro mesi di stage ho imparato più che in tre anni di università» dalla sua testimonianza: «in pochi hanno capito l'importanza dello strumento stage: per il giovane, che scopre se quel lavoro può davvero fare al suo caso, e per le imprese, che si assicurano assunzioni di qualità. A me con PwC è andata bene...».- «A 26 anni ho lasciato un lavoro per uno stage in Thun, e oggi ho un contratto vero»: la storia di Manuela Pucher dalla sua testimonianza: «a luglio 2010 la discussione della tesi specialistica in marketing territoriale e a settembre subito un lavoro nell’azienda per il turismo di Rovereto, dove mi occupavo di front office per circa 1050 euro al mese. Dopo un mese però l'ho lasciato...».- Un olimpionico dell'informatica racconta il suo stage e il suo apprendistato in Sic: la storia di Davide Locatelli dalla sua testimonianza: «la mia scuola superiore condivideva con varie aziende dei settori tecnici l'elenco dei propri studenti degli ultimi anni, per facilitarne l'ingresso nel mondo lavoro una volta diplomati. Era proprio la nostra insegnante di informatica a gestire i contatti. Io sono stato contattato da SIC...» .- Flavio Pallotti, da Milano al Messico in due anni: «In Neomobile il merito conta» dalla sua testimonianza: «da un mese in più c'è stata una svolta: mi sono trasferito a Città del Messico, dove per Neomobile curerò lo sviluppo di nuovi mercati nel sud America. Il progetto è di un anno, ma probabilmente mi fermerò di più: le cose da fare sono tante e stimolanti. Del resto il mio futuro lo vedo all'estero - magari in Spagna, Inghilterra o Stati Uniti...».- Filippo Villa: stage ben pagato poi subito apprendistato. E il sogno di lavorare in Nestlé si è avverato dopo un mese dalla laurea dalla sua testimonianza: «due mesi prima della laurea avevo letto di un open day alla Cattolica a cui partecipava anche l'azienda italiana leader del settore alimentare, quella in cui più avrei voluto lavorare, Nestlé, sempre assente negli incontri organizzati dalla mia università. Non mi sono lasciato sfuggire l'occasione: mi sono presentato e ho lasciato il mio curriculum...».- Giorgio Mantovani: quando uno stage (inaspettato) diventa un lavoro appassionante. «Con Leroy Merlin sono partito subito bene» dalla sua testimonianza: «a ottobre 2010, finito lo stage, è arrivato il contratto di apprendistato professionalizzante di quattro anni. Ricevo mille euro netti al mese e stando con i miei a Caponago, in provincia di Monza, ho poche spese e posso gestire lo stipendio come preferisco…».- Andrea Pellegrino, sviluppatore in SIC: dallo stage all'apprendistato con un diploma in tasca dalla sua testimonianza: «a maggio 2008 ho fatto il mio primo colloquio in Leroy Merlin per la posizione di allievo capo settore commercio con contratto di inserimento di 15 mesi e finalità di assunzione a tempo indeterminato. Dall'altra parte della scrivania c'era una mia quasi coetanea, con una formazione identica alla mia...». - Quando lo stage per fare la tesi si trasforma a sorpresa in contratto: l'esperienza di Elisabetta Balbi in Ferrero dalla sua testimonianza: «inserii il mio curriculum nella primavera del 2007, a quattro esami dalla laurea, soprattutto con l’obiettivo di trovare un’opportunità all’estero. Invece poche settimane dopo fui contattata dall’ufficio Risorse umane di Ferrero per un primo colloquio nel settore della Supply chain a Pino Torinese. Ovviamente accettai...».- Enrico Florio, da stagista a "scienziato in azienda" in Dompé Farmaceutici dalla sua testimonianza: «una volta fuori dall’università ho rivolto lo sguardo alle aziende farmaceutiche e medico-scientifiche. Non avendo però alcuna esperienza, ho cercato informazioni su master specifici e alla fine ne ho trovato uno che faceva al caso mio: “Scienziati in azienda”, organizzato dalla Fondazione Istud...».- Jessica Nazzari, studentessa lavoratrice: «Il primo stage a diciott'anni, il secondo a ventitré: e poi subito un lavoro» dalla sua testimonianza: «essere una studentessa lavoratrice non è stato facile. Ogni momento libero era dedicato allo studio, dalla pausa pranzo ai viaggi in treno. Ma tornando indietro rifarei questa scelta, e anzi la consiglierei anche ai più giovani...».- Valentina Rossi, dallo stage al lavoro in Ferrero il passo (di danza) è stato breve dalla sua testimonianza: «Mi hanno comunicato che ero stata presa e che di lì a tre giorni avrei iniziato il master, con la retta interamente pagata dalla Ferrero. Beh… Fantastico no?»- Davide Villa: «Sfruttare gli stagisti non conviene a nessuno: Dompé e le altre aziende del Bollino lo hanno capito» dalla sua testimonianza: «Le aziende “non virtuose” che usano lo stage come uno strumento di turnover non hanno una visione di lungo periodo: è vero che c’è un risparmio nel sottopagare una persona proponendole uno stage anziché un contratto, ma in realtà questo saving è solo apparente»- Francesca Gerli: «Che fortuna: subito dopo la laurea ho trovato in Dompé uno stage da 700 euro al mese, e poi sono stata assunta» dalla sua testimonianza: «Una volta laureata mi sono subito iscritta alla newsletter della Repubblica degli Stagisti e al gruppo su Facebook. Credo sia un ottimo mezzo di comunicazione e di supporto per approcciare il mondo del lavoro ed evitare le fregature.»- Biagio Bove: «In piena crisi, uno stage per crescere e ripartire. E oggi alla M&G ho un contratto da 24mila euro all'anno» dalla sua testimonianza: «Per un giovane il fatto di poter leggere storie di altre persone già inserite nel mondo del lavoro è davvero importante. Insomma: condivido a pieno i principi della Carta dei diritti dello stagista!»- Francesco Giordano: «Da subito avevo intuito che quello in Everis sarebbe stato uno stage diverso. E così è stato» dalla sua testimonianza: «Ho scelto Everis perché può consentirmi di crescere come poche nel campo informatico e perché mi ha offerto un contratto a tempo indeterminato, che per molti neolaureati è un miraggio in questo periodo.»- Chiara Chino: «Tre giorni dopo la laurea ho cominciato lo stage in Ferrero. E tre giorni dopo la fine dello stage sono stata assunta» dalla sua testimonianza: «In Ferrero ho finalmente compreso cosa significa fare uno percorso formativo: da subito mi hanno coinvolto operativamente in diversi progetti concedendomi anche autonomia decisionale. E poi finalmente un rimborso spese degno di questo nome e una concreta prospettiva di inserimento lavorativo!»- Cristina Cervio: «A sei mesi dalla fine dello stage Kellogg mi ha richiamato per assumermi» dalla sua testimonianza: «Il rimborso spese era ottimo, 850 euro più i buoni pasto, così come il rapporto con la mia tutor e i colleghi. Al termine dei primi sei mesi sono stata riconfermata: per la seconda parte dello stage il rimborso spese è aumentato di cento euro, arrivando a 950. Una cifra che tanti stagisti non osano neanche sognare!»- Luca Bonecchi: ieri tirocinante in Giochi Preziosi, oggi assunto a tempo indeterminato dalla sua testimonianza: «Fin dall'inizio l’esperienza in Giochi Preziosi mi è sembrata proiettata oltre i tre mesi di stage: ho cominciato a gennaio 2008 e ad aprile la promessa del contratto di inserimento è stata mantenuta»- Mariella Mulè, ingegnere chimico tra Sicilia e Piemonte (passando due volte per M&G) dalla sua testimonianza: «La laurea triennale è arrivata nel novembre 2006, la specialistica, col massimo dei voti, nel novembre 2008: credevo a quel punto che trovare lavoro non sarebbe stato difficile, che sarebbe bastato mandare qualche curriculum vitae e fare qualche colloquio. In realtà non è stato così semplice»- Sara Cestrilli: «Al Jobmeeting volevo un campioncino di Nutella, ho trovato uno stage da mille euro al mese e poi un lavoro» dalla sua testimonianza: «Gli stage sono uno strumento meraviglioso: per noi giovani rappresentano un approccio immediato al lavoro, e per aziende ed enti pubblici un modo economico per valutare e trovare nuove risorse; ma lavorare senza percepire soldi e avere la certezza che nessuno, dopo, potrà offrirti una possibilità debilita il giovane e le sue prospettive»- Alberto Riva: «Laurea, master e sei mesi di stage: ecco il mio percorso per arrivare al contratto in M&G» dalla sua testimonianza: «Secondo me agli stagisti, perlomeno a quelli che già hanno terminato gli studi, dovrebbero essere riconosciuti sia un rimborso spese sia i contributi come agli altri dipendenti… Ma questo richiederebbe una grande riforma!»- Laura Pagani: «Durante il primo stage lavoravo tantissimo e non prendevo un euro. Ho ritentato e sono stata più fortunata: in Nestlé mi hanno anche assunto!» dalla sua testimonianza: «Il caso ha voluto che oggi sia proprio io ad occuparmi del Bollino, dato che Nestlé fa parte di questa iniziativa ormai da più di un anno, ed ha appena rinnovato l’adesione!»E adesso... Scopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!  

Quando la passione per l'estero diventa un lavoro: Roberta D'Amore racconta il suo tirocinio per traduttori al Parlamento Ue

Rimangono aperte fino alla mezzanotte di lunedi 15 novembre le candidature per sessanta tirocini nella Direzione generale della traduzione del Parlamento europeo. Tre mesi, a partire dal primo aprile, a Lussemburgo, con un rimborso lordo mensile di quasi 1.200 euro, più spese di viaggio e trasferta pagate. Roberta D'Amore, giovane romana con la passione per l'estero e le lingue, ci è (felicemente) già passata e racconta così alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza. Direttamente da Lussemburgo, che l'ha trattenuta anche dopo lo stage.   Ho 26 anni e sono di Roma. Qui ho frequentato il liceo linguistico e poi la Libera Università degli Studi "S. Pio V", dove ho ottenuto la laurea triennale in Mediazione linguistica e culturale e quella specialistica in Interpretariato di conferenza. Durante il triennio ho svolto un Erasmus di sei mesi all'università Humboldt di Berlino, ma non era la mia prima esperienza importante fuori dall'Italia. Dai tredici anni in poi ogni estate ho partecipato a soggiorni-studio all'estero di almeno un mese, organizzati da istituti di lingua o dal mio liceo in Paesi di lingua inglese, tedesca o spagnola. I costi degli studi universitari li hanno coperti in gran parte i miei genitori, ma io ho lavorato per pagarmi le piccole spese: ho dato ripetizioni, fatto l'hostess, ma anche l'interprete e la traduttrice. In particolare l'esperienza in un'agenzia di traduzione a Roma è stata una buona palestra per il tirocinio al Parlamento europeo: ho imparato a usare i programmi di traduzione assistita e a rispettare i tempi stretti di consegna dei lavori. Prima però, altri stage. A fine 2008 ho vinto un bando Mae-Crui e da gennaio ad aprile 2009 ho lavorato all'Istituto di Cultura di Francoforte, in Germania, senza alcun rimborso: la mia università non ne prevedeva. In tutto, tra affitto in un appartamento condiviso e spese varie, lo stage mi è costato circa 1500 euro, 500 al mese. È stata però un'occasione importante: ho collaborato all'organizzazione degli eventi culturali, preparato brochure informative, fornito informazioni alle persone che visitavano l'Istituto. Ho anche fatto l'interprete per vari scrittori e artisti intervenuti durante gli eventi. Proprio uno di questi incontri mi ha portato al secondo stage, sempre a Francoforte: due mesi presso l'Istituto Cervantes, da aprile a giugno, con un rimborso simbolico di 120 euro al mese. Ho di nuovo partecipato all'organizzazione di eventi e in più mi sono occupata della rassegna stampa dei principali quotidiani tedeschi. Infine, da ottobre 2009 a marzo 2010, lo stage nell'unità italiana di traduzione del Parlamento Europeo, a Lussemburgo. Un'esperienza unica, molto formativa, che per la prima volta mi ha fatto sentire davvero partecipe del contesto europeo e mi ha fatto toccare con mano la complicata e affascinante burocrazia che c'è dietro. Lo stage era molto ben strutturato e i rapporti con i due tutor ottimi: sono sempre  stati disposti a dare spiegazioni sulle traduzioni e sulle pratiche d'ufficio. Oltre ai 1070 euro di rimborso base mensile, puntualmente versati sul conto bancario, ho ricevuto un contributo viaggio sull'andata e sul ritorno, 100 euro ciascuno. Durante i sei mesi abbiamo anche partecipato a due missioni, una  a Strasburgo e una a Bruxelles, entrambe retribuite [per il bando attuale sono rispettivamente previsti contributi pari a 170 e 130 euro]. Adesso lavoro ancora a Lussemburgo: ho un contratto annuale presso un'azienda di traduzione, a cui sono arrivata tramite un annuncio web. Esattamente il percorso lavorativo che desideravo, per di più all'estero. Ho il divieto tassativo di rivelare l'entità del mio stipendio, ma posso dire che è lontano dai classici mille euro dei giovani italiani e mi consente di vivere serenamente senza dipendere dalla mia famiglia. Divido l'appartamento con una ragazza estone e mi posso concedere anche la palestra e tutti i corsi di lingua che voglio. La vita a Lussemburgo è più cara rispetto a Roma, ma anche le retribuzioni sono molto più alte. Ed è una città sicura, anche di notte. I miei amici in Italia invece vivono una situazione spiacevole. Sono tutti laureati e la maggior parte di loro è costretta ad accontentarsi di stage per nulla o poco pagati, che raramente offrono prospettive lavorative reali. Il problema è che questo strumento è percepito da aziende ed enti come un'opportunità di sfruttare per pochi spiccioli quanti hanno appena finito l'università, o stanno per farlo. I ragazzi iniziano con le migliori intenzioni, ma poi si sentono presi in giro. Il loro potenziale non è utilizzato. Invece lo stage dovrebbe essere un trampolino di lancio nel mondo del lavoro, specie per i ragazzi con delle capacità, che è poi nell'interesse di ogni azienda tenere. Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Stage, ti voglio in tutte le lingue dell'Ue: 60 tirocini da 1200 euro per traduttori al Parlamento europeo. Candidature fino al 15 novembre - Tirocini Schuman, un lettore vince e ringrazia la Repubblica degli Stagisti: «Ho saputo del bando grazie alla vostra Newsletter» - Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

Valentina Rossi, dallo stage al lavoro in Ferrero il passo (di danza) è stato breve

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Valentina Rossi, oggi dipendente di Ferrero.Sono nata nel 1983 in provincia di Piacenza, a Fiorenzuola d’Arda, dove i miei gestiscono un negozio di abbigliamento. Nella vita ho sempre lavorato: ho cominciato a 18 anni con un mese in fabbrica – ero operaia sulla linea del mais della Conserve italia, il mio compito era controllare un nastro che sigillava le lattine – e non ho più smesso: barista, promoter… In più, avendo fin da bambina studiato danza, nel 2001 ho aperto una scuola amatoriale insieme ad altre due colleghe: la scuola aveva circa 60 allievi, io insegnavo classica e modern-jazz. Per me questo ha rappresentato per anni un lavoretto continuativo, da settembre a giugno. Durante i mesi estivi invece facevo la bagnina, lavorando come responsabile presso una piscina privata ogni anno da aprile a settembre. Risultato? Di vacanze ne ho sempre fatte poche: una settimana ritagliata qua e là, magari qualche weekend. Con la piscina avevo un contratto di collaborazione: lo stipendio dipendeva dalle ore che facevo, più o meno 8,50 euro all’ora il fine settimana e 6,50 durante i feriali. In più a vent’anni avevo il sogno di fare la giornalista, e quindi avevo cominciato a collaborare con la Cronaca di Piacenza: gli articoli me li pagavano poco, forse nemmeno 20 euro l’uno… Ma al di là di quello ho smesso abbastanza in fretta, non era il lavoro che faceva per me.Ho sempre considerato tutti questi piccoli lavoretti come strumenti per gravare il meno possibile sulla famiglia: riuscivo infatti a pagarmi i viaggi in treno per andare all’università, i libri, le serate con gli amici, qualche giornata di shopping. Nel 2004 sono anche stata quattro mesi a Londra: di giorno lavoravo come barista e la sera frequentavo un corso di inglese. Vivevo con altre persone che studiavano e lavoravano come me e con il mio ragazzo di allora. Pagavo 240 sterline al mese di affitto; la scuola mi costava più o meno 150 sterline a settimana.A livello di studi, dopo il diploma al liceo scientifico sperimentale ho frequentato la triennale in Scienze della comunicazione all’università di Modena e Reggio Emilia, presso la sede di Reggio: era appunto l’epoca in cui pensavo di diventare giornalista. Pochi mesi prima di laurearmi ho fatto il mio primo stage: tre mesi alla Parmalat, nel reparto marketing. Ero assegnata al progetto Jeunesse; a parte che non percepivo alcun rimborso spese, purtroppo anche dal punto formativo non sono riuscita ad apprendere quanto avrei voluto, ma la nota positiva è che in quei mesi sono riuscita a capire cosa mi sarebbe piaciuto fare e quali conoscenze mi mancavano per poter lavorare nel marketing di un’azienda del largo consumo. Nell’aprile del 2006 ho preso la laurea triennale e subito mi sono iscritta alla specialistica in Progettazione e gestione della comunicazione d’impresa, sempre a Reggio Emilia. Nel 2008 ho partecipato con due amiche e colleghe universitarie al concorso nazionale Premio marketing organizzato dal SIM [nell'immagine a destra, l'homepage del sito], e a giugno ci è arrivata la bella notizia: ci eravamo classificate tra le prime venti squadre in Italia. Da quel giorno hanno iniziato a chiamarci i master con cui il premio SIM era convenzionato: così durante l’estate ho partecipato alle selezioni per quello in Marketing management del Sole 24 Ore presso la sede di Parma. Passate le selezioni, mi hanno proposto di concorrere all’assegnazione di una delle tre borse di studio – le aziende che proponevano le borse erano Barilla, Siram e Ferrero – mandandomi a fare il colloquio alla Ferrero. Ricordo ancora la data, 29 settembre 2008: ero a Pino Torinese al colloquio, era successo tutto talmente in fretta che mi sentivo catapulatata in una realtà che non mi ero costruita io, quasi irreale. Non che non ne fossi contenta – ma ero totalmente annebbiata! All’inizio di ottobre a Milano sono andata a fare la finale del premio Sim, la mia squadra si è classificata seconda, ho ricevuto una telefonata in cui mi hanno comunicato che ero stata presa e che di lì a tre giorni avrei iniziato il master, con la retta interamente pagata dalla Ferrero. Beh… Fantastico no?Ho frequentato il master mentre finivo gli ultimi due esami della specialistica e preparavo la tesi, e alla fine mi sono laureata una settimana dopo la fine del master. Quei mesi sono stati i più belli della mia vita. Mi sono trasferita a Torino a maggio 2009, in una casa trovata all’ultimo momento dove pagavo 600 euro di affitto… troppo! In azienda sono entrata come assistente brand manager di Kinder Cereali e Kinder Maxi: all’inizio non è stato facile capire dove ero finita, cosa dovevo fare, qui si viaggia alla velocità della luce, tutti lavorano a ritmi supersonici. La fase iniziale di assestamento è stata un pò traumatica ma appassionante: sono stata da subito coinvolta in ogni aspetto del business, dalle analisi di dati – quotidiane ed alla base di ogni ragionamento di marketing – alla comunicazione, dagli aspetti economici all’organizzazione di attività sui punti vendita… I sei mesi sono volati: un’esperienza lavorativa e di vita che mi ha fatto maturare, rendendomi molto più consapevole di me, dei miei limiti e delle mie capacità. L’ansia della fine dello stage si è trasformata in felicità quando mi hanno proposto di restare in azienda con un contratto di inserimento di quattro anni e uno stipendio di circa 1400 euro al mese, che mi permette di essere completamente autonoma. Ora vivo in una casa più grande insieme a un’amica e collega; a Torino mi trovo bene, non mi manca Fiorenzuola, ma la mia famiglia e i miei amici sì… e anche la danza! Sono consapevole di essere stata fortunata: a tanti miei coetanei non viene nemmeno riconosciuto un rimborso spese, le aziende cambiano stagisti ogni 6 o 12 mesi, a rotazione, sfruttandoli per poi lasciarli a casa. In Ferrero la musica è ben diversa: gli stagisti che entrano sono pochi e, se dimostrano di valere, hanno la prospettiva concreta di ottenere un posto di lavoro. Per me è stato così; l’impegno richiesto è tanto ma io ho passione per quello che faccio e non mi pesano le ore di lavoro. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e questo è stimolante, in più l’azienda mi dà davvero la possibilità di realizzare le mie idee se sono buone e questo è importantissimo e non così scontato da trovare. Penso che si debba essere sempre umili e pronti ad assorbire tutto il meglio dai colleghi: anche una volta assunti si può sempre imparare… anche dallo stagista appena entrato! testo raccolto da Eleonora VoltolinaE le storie degli altri "stagisti col Bollino":- Davide Villa: «Sfruttare gli stagisti non conviene a nessuno: Dompé e le altre aziende del Bollino lo hanno capito»- Francesca Gerli: «Che fortuna: subito dopo la laurea ho trovato in Dompé uno stage da 700 euro al mese, e poi sono stata assunta»- Biagio Bove: «In piena crisi, uno stage per crescere e ripartire. E oggi alla M&G ho un contratto da 24mila euro all'anno»- Francesco Giordano: «Da subito avevo intuito che quello in Everis sarebbe stato uno stage diverso. E così è stato»- Chiara Chino: «Tre giorni dopo la laurea ho cominciato lo stage in Ferrero. E tre giorni dopo la fine dello stage sono stata assunta»- Cristina Cervio: «A sei mesi dalla fine dello stage Kellogg mi ha richiamato per assumermi»- Luca Bonecchi: ieri tirocinante in Giochi Preziosi, oggi assunto a tempo indeterminato- Mariella Mulè, ingegnere chimico tra Sicilia e Piemonte (passando due volte per M&G)- Sara Cestrilli: «Al Jobmeeting volevo un campioncino di Nutella, ho trovato uno stage da mille euro al mese e poi un lavoro»- Alberto Riva: «Laurea, master e sei mesi di stage: ecco il mio percorso per arrivare al contratto in M&G»- Laura Pagani: «Durante il primo stage lavoravo tantissimo e non prendevo un euro. Ho ritentato e sono stata più fortunata: in Nestlé mi hanno anche assunto!»

La testimonianza di Francesca Esposito: «Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perchè non mi davano un euro»

Non solo agli stagisti è dedicato il servizio di Help. Lo aveva ben chiaro Francesca Esposito quando ha inviato alla redazione la sua email, che più che una richiesta di aiuto sembrava un grido di battaglia.«Vi scrivo per segnalarvi le irregolarità relative al praticantato che svolgo presso l'ufficio legale dell'Inps» esordisce Francesca [nella foto a destra], che nel cv ha una laurea in Giurisprudenza all'università di Lecce conseguita nel 2006, 18 mesi di master in studi europei in Germania finanziato dalla Regione Puglia, uno stage presso la Corte di giustizia di Lussemburgo e la conoscenza certificata di quattro lingue. Ad aprile del 2009 decide, «a malincuore, perchè già sapevo che sarebbero stati due anni di sfruttamento», di iniziare il praticantato forense. Dapprima in uno studio importante di Firenze, «solita storia del compenso pari all'apporto professionale, che tradotto significa zero euro». Così decide di partecipare al bando Inps e viene presa: dal 14 settembre del 2009 entra come praticante, insieme ad altri cinque giovani, nell'ufficio legale Inps di Lecce. I sei  vengono subito messi al lavoro: «Partecipiamo ad un numero di udienze quattro volte superiore a quello richiesto dall'Ordine per la compilazione semestrale del libretto di pratica, scriviamo tantissimi atti e svolgiamo ricerche… L'Inps ha deciso di utilizzare, per la prima volta, dei praticanti per far fronte alla mole del contenzioso». Del gruppetto di praticanti Francesca è la più combattiva, e già dall'inizio del 2010 comincia a premere perché sia riconosciuto a lei e ai suoi colleghi non solo il rimborso delle spese quotidianamente sostenute per svolgere la pratica, ma anche quel famoso «compenso» previsto dal codice deontologico forense. A maggio Francesca elabora e indirizza al coordinatore regionale dell'Inps Franco Monaco - e per conoscenza agli avvocati dell'ufficio: Salvatore Graziuso, Giuseppe Maggio e Maria Teresa Petrucci - una «istanza scritta di rimborso/compenso».  Il documento è firmato da tutti e sei i praticanti dell'Avvocatura distrettuale Inps di Lecce: «Premesso» vi si legge «che i sottoscritti collaborano in maniera significativa alla gestione del contenzioso legale; che si recano in Tribunale, al fine di partecipare alle udienze e di svolgere attività di cancelleria, con i propri mezzi; che permangono nella sede dell’Istituto anche durante l’orario della pausa pranzo, sopportandone i relativi costi; che i costi per svolgere tali attività (tra cui benzina, parcheggio auto, ricariche telefoniche, pasti) sono ad esclusivo carico dei sottoscritti» e sopratutto «che ai sensi del I comma dell’art. 26 del Codice deontologico forense “L’avvocato deve fornire al praticante un adeguato ambiente di lavoro, riconoscendo allo stesso, dopo un periodo iniziale, un compenso proporzionato all’apporto professionale ricevuto”», premesso insomma tutto questo, i praticanti chiedono che venga loro riconosciuto «un rimborso per le spese sostenute e da sostenere ed inoltre un compenso proporzionato all’apporto professionale offerto». Specificando: «non per sole ragioni economiche, ma anche come gratificazione per il fondamentale contributo prestato». Nell'istanza si dice senza troppi giri di parole che questi soldi Francesca e i suoi colleghi se li meriterebbero ampiamente: «Come evidenziato più volte dagli stessi avvocati, i sottoscritti, in considerazione dell’enorme mole del contenzioso legale e del numero esiguo di avvocati in organico presso questa avvocatura distrettuale, apportano un significativo contributo in termini quantitativi e qualitativi». In più alcuni di loro sono già anche abilitati al patrocinio legale, e possono quindi già assistere i clienti nelle cause di valore non superiore a 25mila euro. Ma l'istanza cade letteralmente nel vuoto, e per due mesi Francesca non riceve risposta. Fino a che decide di chiamare direttamente a Roma: «Ma l'avvocato responsabile disse che nessuno ci aveva puntato la pistola alla tempia per fare questo tipo di pratica, e che avremmo potuto invocare non solo il Codice deontologico, ma finanche la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: dall'Inps non avremmo ottenuto un centesimo». A questo punto Francesca decide di attuare una controffensiva e di rifiutarsi, da quel momento in poi, di sostenere spese o effettuare lavoro extra. Il 10 luglio invia una email agli avvocati del suo ufficio e ai colleghi praticanti, riportando ampi stralci del libro «La Repubblica degli stagisti - Come non farsi sfruttare» e chiudendo così: «Sono cosciente che purtroppo non cambierà nulla, ma allo stesso tempo sono felice di aver detto tanti no… NO all’acquisto di una nuova chiavetta usb solo perché i computer non erano collegati ad una stampante. NO alle pause pranzo in ufficio in mancanza di buoni pasto. NO alle corse in Tribunale per le urgenze con la mia auto, la mia benzina. Se non riusciamo a tutelare i nostri diritti, come possiamo pretendere di tutelare quelli dei nostri futuri ed eventuali clienti?».A sorpresa, il «dominus» di Francesca inoltra l'email a Roma e finalmente scoppia un piccolo terremoto. Francesco Miscioscia, direttore dell'ufficio Inps di Lecce, convoca i praticanti nel suo ufficio: è la prima volta che ci parla faccia a faccia. L'esordio è sulla difensiva: il rimborso ai praticanti non viene erogato, dice Miscioscia, perchè almeno fino a dicembre 2010 l'Inps non ha fondi; e poi la pratica insomma l'hanno fatta tutti (e qui Francesca osserva a margine: «Sì, anche i nostri nonni hanno fatto la guerra, ma non significa che ciò sia giusto!»). Alla fine ringrazia i praticanti per il contributo apportato alla gestione del contenzioso: un grazie, in fondo, non costa nulla.L'epilogo della vicenda? Lo scorso 14 settembre Francesca ha lasciato l'ufficio legale Inps, decidendo di portare altrove a termine gli ultimi sette mesi di praticantato: «Con un preavviso di pochi giorni ho comunicato la mia volontà di svolgere la pratica presso uno studio privato, perché non potevo accettare di lavorare ulteriormente per un ente pubblico senza ricevere alcun rimborso o compenso. Il giorno dopo è stato pubblicato, a livello nazionale, un bando per avvocati domiciliatari e/o sostituti d'udienza». All'inizio di ottobre ha sostenuto l'esame per il patrocinio legale, e a giorni usciranno i risultati: se tutto va bene presto dovrà prestare giuramento. Dei dodici mesi passati all'Inps le rimane però l'amaro in bocca: «È inaccettabile che un ente pubblico che vigila sul lavoro nero non sia in grado di offrire delle condizioni accettabili ai propri praticanti legali».Eleonora VoltolinaPer saperne di più, leggi anche:- L'Inps viola il codice deontologico forense, non paga i suoi 75 praticanti avvocati e ne cerca altri 400. Ed è in buona compagniaE anche:- Da grande voglio fare l'avvocato - Pianeta praticanti: inchiesta della Repubblica degli Stagisti- «Praticanti, ora la retribuzione è obbligatoria: ma è giusto non fissare un minimo» - Intervista al presidente dei giovani avvocati