Master dei Talenti, le voci degli «ex»: la sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 09 Feb 2011 in Storie

Ad una settimana dalla riapertura del bando Master dei Talenti per neolaureati della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino che premia le eccellenze piemontesi e valdostane con tirocini "top", la Repubblica degli Stagisti continua a raccogliere le testimonianze di chi ha già vissuto questa esperienza. Ecco quella di Davide Debertolo. Gli aspiranti talentuosi hanno tempo fino al 28 febbraio per inviare la propria candidatura.

Ho 29 anni e sono nato e cresciuto a Valenza in
provincia di Alessandria, figlio di padre sardo
e di madre lucana, conosciutisi in Germania. Insomma, sono di tanti luoghi, ma per il momento ho deciso di essere torinese. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto a psicologia a Torino, dove ho potuto trasferirmi anche grazie alle borse Edisu - oggi molto ridotte. Sono stati anni ricchi, formativi, divertenti, e lo stesso mix sono riuscito a mantenerlo durante l’Erasmus a Lisbona, da settembre 2003 a luglio 2004. Vivevo in una casa con altre sei persone - tre italiane, due spagnole e un portoghese - pagando circa 200 euro al mese di affitto, 600 euro contando tutte le altre spese. Costi che la borsa non ha coperto completamente e un po' ci ho rimesso di mio, ma ne è valsa la pena.
Dopo la laurea nel marzo 2006, ho iniziato il tirocinio annuale obbligatorio per l'abilitazione a psicologo, l'unico caso in cui ho accettato di lavorare gratis - 900 ore - svolgendo poi un lavoro part-time con bambini disabili per mantenermi. Sono contrario a lavori e stage non retribuiti: sminuiscono l'apporto del giovane e compromettono il potere negoziale suo e di tutti quelli in cerca di occupazione. Poi spesso lo stage non è formazione, ma una possibilità di ottenere manodopera qualificata a costo zero. C’è un problema legislativo, ma anche uno di consapevolezza da parte dei ragazzi, che faticano a mettere dei limiti rispetto a ciò che è accettabile.
Nell'ultimo periodo di tirocinio ho partecipato al bando Master dei Talenti, che già conoscevo perché ben pubblicizzato. Una posizione più di tutte sembrava fatta apposta per me: un anno all'Unicri, l'Istituto internazionale delle Nazioni unite per la ricerca sul crimine e la giustizia,  per un progetto di rinforzo della giustizia minorile a Maputo, Mozambico, per cui si richiedeva anche la conoscenza del portoghese, che io avevo imparato in Erasmus. Il rimborso era allettante: 3300 euro lordi al mese, 2400 netti. L'iter di selezione non è stato faticoso - dopo la candidatura, un colloquio all'Unicri di Torino e un'intervista telefonica in inglese con la responsabile del progetto in Mozambico - e il sì è arrivato a circa un mese e mezzo di distanza. Sono partito nel luglio 2007 insieme alla mia compagna, prima volontaria ma che poi ha lavorato con la Cooperazione italiana allo sviluppo, con cui condividevo la casa insieme ad un'altra coppia. Affiancavo la coordinatrice del progetto, con mansioni che andavano da quelle burocratiche al lavoro sul campo: presa in carico comunitaria di giovani con problemi di giustizia, attività di formazione a poliziotti, magistrati, assistenti sociali, ricerca. Il costo della vita a Maputo era di poco inferiore al nostro, circa mille euro al mese, ma il rimborso della Fondazione CRT mi hanno permesso di mantenermi, esplorare non solo il Mozambico ma anche il Sudafrica, il Malawi, lo Swaziland, e mettere dei soldi da parte. Al termine del tirocinio mi hanno proposto di fermarmi un
altro anno con uno stipendio di 2500 dollari, circa 1850 euro, ma ho deciso di tornare in Italia per sostenere l’esame di Stato di abilitazione professionale e frequentare una scuola di specializzazione in psicoterapia. Cosa che sto facendo: sono ormai al terzo anno, il penultimo.
Intanto ho anche un contratto a tempo indeterminato con la onlus torinese Gruppo Abele e guadagno 1100 euro per 14 mensilità. Il mio sogno però è lavorare come psicologo libero professionista e ho deciso di lasciare la sicurezza del contratto per tentare la strada della libera professione insieme ad alcuni colleghi. Ora vivo a Torino con la mia compagna e insieme paghiamo le rate del mutuo per un piccolo alloggio fuori città; anche se non posso concedermi più di tanto, vivo serenamente e continuo a investire sulla mia formazione - la scuola di specializzazione costa 3100 euro all'anno. Dopo però potrei considerare la possibilità di andare in Inghilterra, dove il percorso professionale di uno psicologo, pur non semplice, è definito, riconosciuto e adeguatamente retribuito. Ho molti amici che sono andati all’estero e si stanno realizzando per quelle che sono le loro competenze, così come ne ho altrettanti che annaspano in Italia ogni giorno, coltivando la speranza che anche qui in qualche modo si possa trovare una strada. Credo che ognuno abbia un limite nel riuscire a mantener viva la speranza a fronte di quella che è la realtà dei fatti.

Testo raccolto da Annalisa Di Palo

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Il giro del mondo in ottanta stage: anteprima del nuovo bando Master dei Talenti della Fondazione CRT
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