Categoria: Storie

Laurea a tutta velocità, stage col Bollino e ora apprendistato da 1600 euro: a soli 23 anni

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Thomas Sambruni, oggi apprendista in Wincor Nixdorf Italia.Ho 23 anni e sono di Mariano Comense. Dopo il diploma tecnico in Informatica, ho deciso di virare completamente il mio percorso formativo iscrivendomi alla facoltà di Economia dell’università Cattolica di Milano. Una scelta più in linea con i miei interessi e le mie aspirazioni, ma non priva di difficoltà. L’obiettivo che mi ero posto all’inizio degli studi accademici era quello di riuscire ad ottenere la laurea triennale entro i termini previsti, in modo da potermi affacciare sul mercato del lavoro immediatamente. Nel marzo 2011 mi sono laureato: certo, avrei potuto ottenere un voto più alto prendendomi più tempo e rifiutando l’esito di qualche esame, ma il mio intento era quello di laurearmi il più presto possibile.Durante gli studi ho sempre cercato di provvedere per quanto possibile alla mia indipendenza economica, lavorando nei weekend in una pizzeria della mia città: ero pagato 6 euro all’ora e avevo un contratto di collaborazione occasionale che in realtà valeva per un numero di ore nettamente inferiore a quelle effettivamente lavorate. Tra il novembre e il dicembre del 2010, prima di sostenere gli ultimi esami, ho lavorato poi come addetto al reparto tv/hi-fi in un negozio della catena MediaWorld con un contratto a termine di due mesi. Un’esperienza breve ma della quale conservo un ottimo ricordo: mi ha consentito di entrare per la prima volta nel mondo del lavoro, interfacciandomi con i clienti e aiutandoli a risolvere le loro problematiche. Inoltre per me è stata la prima occasione di portare a casa una busta paga: circa 800 euro netti al mese.Dopo la laurea, trascorso un breve periodo di vacanza all’estero, ho sostenuto una serie di colloqui per diverse aziende per offerte relative a contratti di stage o apprendistato. E proprio rispondendo a un annuncio su Repubblica degli Stagisti sono stato contattato per un possibile inserimento in stage nella funzione marketing di Wincor Nixdorf, un'azienda che a quell'epoca non conoscevo ma che aveva pubblicato un'offerta molto interessante. A fine giugno 2011 ha finalmente preso il via la mia esperienza di tirocinio, con un rimborso spese di 500 euro più ticket restaurant da 8,90 euro al giorno. Ho avuto subito modo di conoscere da vicino le problematiche che una multinazionale come Wincor Nixdorf affronta ogni giorno, l’ambiente in cui opera e le strategie che pone in atto. Al termine dello stage sono stato molto contento di firmare un contratto di apprendistato di tre anni: ho interpretato l’offerta come un indicatore di fiducia nelle mie potenzialità da parte dell’azienda. Questa è un’opportunità che mi consentirà di approfondire ulteriormente il mio livello di formazione professionale e di comprensione delle dinamiche di marketing; sono convinto di poter dare il mio contributo. E in più il trattamento economico è decisamente migliorato: ora percepisco 20mila euro netti all’anno! Vista l’attuale situazione occupazionale italiana, posso senza dubbio ritenermi fortunato di avere ottenuto un contratto di 36 mesi, una prospettiva interessante considerata la mia età. Purtroppo il mercato del lavoro oggi è praticamente immobile e vedo molti coetanei - anche preparati e capaci - che faticano anche solo a trovare un’opportunità di stage. Su questo punto credo che un passo in avanti importante da parte dello Stato abbia riguardato i provvedimenti per la definizione di limiti di durata massimi per gli stage: manovra che pone maggiori limiti alle aziende poco virtuose che ne approfittano in modo scorretto, facendo leva sullo stato occupazionale e sui bassi costi da supportare. Ma credo che ancora molta strada debba essere fatta per investire in modo fruttuoso sui giovani.Testo raccolto da Giulia CimpanelliLeggi qui tutte le altre testimonianze degli stagisti col bollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Dalla chimica farmaceutica al lavoro con uno stage in Chiesi: quando il successo è targato "seconde generazioni"

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Daiana Andreea Chirillà, assunta a tempo determinato nella sezione Affari regolatori di Chiesi Farmaceutici a Parma.Mi chiamo Daiana, ho  26 anni e sono di nazionalità rumena. Sono arrivata in Italia all'età di dieci anni insieme alla mia famiglia e inizialmente ho vissuto in provincia di Roma, dove ho frequentato le scuole fino alla terza liceo.I miei genitori avevano pensato di trasferirsi solo per qualche anno, giusto il tempo di mettere da parte qualcosa: in quel periodo la situazione economica in Romania era critica, con poche opportunità lavorative e la prospettiva di licenziamenti serrati. Ma a distanza di anni siamo ancora qua. Succede a tanti immigrati "a tempo determinato": partono con l'idea del ritorno e poi diventano vite spese all'estero. Spesso capita quando, come nel mio caso, una famiglia si trasferisce insieme a figli piccoli.All'inizio comunque non fu tutto quell'oro colato che ci avevano prospettato. Anzi dal 1995, anno del nostro arrivo, è lentamente iniziato quel declino che ha portato l'Italia alla situazione attuale: era già diventato difficile trovare lavoro per gli immigrati, soprattutto se non si parlava la lingua e si avevano figli a carico. Roma e provincia poi subirono un flusso migratorio di massa, con annessi fenomeni di illegalità, sempre meno tollerati dai residenti. Anche per questo ci siamo trasferiti al nord, prima a Mantova, dove ho finito le superiori, e poi a Bologna, dove ho frequentato l'università. Non è stato facile integrarsi... Diciamo che al nord fa più freddo in tutti i sensi! Ma la nostra qualità di vita è sicuramente migliorata. A Bologna mi sono  iscritta a Chimica e tecnologie farmaceutiche. Una scelta un po' guidata dal destino: sostenni i test di ammissione per ingegneria, odontoiatria e medicina, e proprio in quest'ultima occasione sentii parlare del corso Ctf, che sembrava racchiudere tutte quelle materie che amavo, ma senza essere impegnativa come medicina. Così, nell'ultimo giorno utile, mi iscrissi ai test per il Ctf, dove alla fine sono approdata -  pur avendo superato anche il test per medicina. Il mio percorso universitario si è svolto in maniera regolare: mi sono laureata in cinque anni e con il massimo dei voti, anche se questo ha richiesto massima concentrazione, e ad esempio non ho mai avuto tempo per fare dei lavoretti extra. Però ogni anno ho beneficiato di una borsa di studio universitaria, con esonero delle tasse più un piccolo contributo forfettario. Ho partecipato ai bandi come equiparata agli italiani, venendo quindi valutata in base a merito e reddito. Anche in questo, come nella lingua e nei rapporti con gli altri, all'università la mia "diversità" è diventata col passare del tempo quasi impercettibile. Quando è arrivato il momento della tesi, ho voluto fare qualcosa di diverso dalla solita compilazione: inizialmente avevo optato per un elaborato in azienda ma, non avendo ricevuto la disponibilità delle industrie farmaceutiche, pensai all'estero. Ed ecco la Norvegia: per sei mesi, da maggio ad ottobre 2010, ho vissuto a Tromso, occupandomi della produzione e ottimizzazione di alcuni componenti per gel farmaceutici presso il Drug Transport and Delivery Research Group dell'università locale. Di nuovo l'ateneo di Bologna riuscì a garantirmi un contributo, 2.600 euro quindi poco più di 400 euro al mese, integrato un po' anche dai miei genitori. A febbraio 2011, dopo la laurea, ho iniziato a mandare più curricula possibile, con un occhio di riguardo per Chiesi Farmaceutici che da sempre rappresentava la mia massima aspirazione. Avevo avuto un primo approccio con l'azienda al quarto anno di università, durante una giornata di visita agli impianti di Parma, organizzata dalla facoltà. Mi sono candidata sul sito aziendale per uno stage in Assicurazione qualità - esattamente per la mansione di GMP Reviewer in R&D Quality Assurance. Dopo un primo colloquio con il responsabile Risorse umane ne ho fatto un con la manager, mia futura tutor. Sulla carta risultavo straniera, ma non ho percepito alcuna barriera preconcetta nelle selezioni; non è così scontato che avvenga, anche oggi. E solo poche ore ecco la conferma che la mia selezione era andata a buon fine! Da aprile a ottobre ho curato la documentazione di processo dei prodotti per la sperimentazione clinica, a partire dalla loro produzione fino al confezionamento, e mi sono occupata del database, che necessitava di continuo aggiornamento con software specifici. Ogni mese ricevevo un rimborso spese di 600 euro mensili più buoni pasto. È stata un'opportunità di cui sono veramente grata. Avevo smania di imparare e l'ho fatto soprattutto grazie alla competenza e totale disponibilità dei miei colleghi, maturando anche caratterialmente. In Chiesi non è possibile fare più di uno stage, che è un bene e un male allo stesso tempo, perché quando sul mercato del lavoro non c’è nulla si vorrebbe continuare a crescere professionalmente, anche senza contratto, soprattutto se l'ambiente è così stimolante. Piuttosto che andare via del tutto, si rimarrebbe volentieri come stagisti. Nel mio caso però subito dopo si è presentata la possibilità di una sostituzione maternità e ho firmato un contratto con inquadramento a livello D2 del contratto nazionale chimico-farmaceutico, con una retribuzione annua lorda di 25mila euro. Adesso lavoro nella sezione Affari Regolatori, dove supporto i vari dirigenti nell'inoltro elettronico della documentazione relativa ai nuovi prodotti e al life cycle management dei prodotti già registrati. Sto anche per iniziare un master appunto in Affari regolatori con formula "fine settimana", per il quale l'azienda mi ha garantito una certa flessibilità.  Adesso condivido un appartamento a Parma, riesco a mantenermi da sola e sono fiduciosa di poter avere un futuro in Chiesi. Non so se tornerò al mio Paese d'origine. In futuro mi vedo lì dove ci sarà l'opportunità di un lavoro, che sia in Italia, in Romania o altrove. Di sicuro mi piacerebbe fare esperienza in altre nazioni, ma le mie decisioni dipenderanno anche dalla persona con cui formerò una famiglia. Insomma: to be continued!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Uno stage spaziale per Federica, in Germania per sviluppare missioni satellitari

Mi chiamo Federica Passone, ho 28 anni e sono originaria di Novara. Attualmente, però, vivo a Darmstadt, in Germania, dove da due anni e mezzo mi occupo di preparare missioni per futuri satelliti dell’Esa, Agenzia Spaziale Europea. Dunque dopo una laurea al Politecnico di Milano e uno stage in un’azienda italiana che si occupa di costruzione di satelliti sono riuscita ad accedere alla mecca dell’ingegneria spaziale, il sogno di ogni laureato del settore, che, ai tempi dell’università, sembrava una realtà lontana e inaccessibile. Come ho fatto? Ecco la mia storia. Dopo un diploma di maturità scientifica mi sono iscritta alla facoltà di Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano. Dopo la laurea triennale ho deciso di proseguire con una specialistica in Ingegneria Spaziale perchè sono sempre stata affascinata dal mondo dello spazio e dei satelliti che lo possono esplorare. È proprio durante gli ultimi due anni di studi che ho realizzato cosa fosse l’Esa e quanto avrei voluto lavorarci.Per redigere la mia tesi ho effettuato sei mesi di stage alla Thales Alenia Space di Torino, dove mi occupavo degli studi di fattibilità e delle prime fasi di sviluppo della missione dei satelliti. Lo stage prevedeve un rimborso spese di 800 euro mensili lorde e, dopo la laurea, l’azienda mi ha rinnovato lo stesso tirocinio per sei mesi. L’obiettivo era quello di assumermi alla fine del periodo, invece, a causa della stuazione di crisi che imperversava, non è stato possibile. Il mio tutor a quel punto mi ha suggerito di provare a candidarmi come Young Graduate Trainee presso una delle sedi Esa. YGT (Young  Graduate Trainee) è il programma di tirocinio formativo tramite il quale  l'Agenzia Spaziale Europea mette a disposizione dei giovani laureati (appartenenti a Paesi membri di ESA)  la possibilità di svolgere un anno di lavoro  presso le sue strutture, per prepararli a futuri impieghi nell'industria spaziale e nella ricerca. Ho così iniziato l'iter per la candidatura prima e la selezione poi, per una posizione  YGT presso ESOC (European Space Operation Center), in Germania. Mi hanno scelta e mi sono trasferita qui nel luglio del 2009.Il programma prevede un anno di tirocinio che però è retribuito 1900 euro al mese, compenso che mi ha consentito di mantenermi senza problemi, visto che qui a Darmstadt la vita non è costosa e un affitto è paragonabile a quello nelle medie e piccole città del nord Italia.Già durante lo stage ho iniziato a occuparmi della preparazione delle operazioni per lo strumento a bordo del satellite ADM-AEOLUS, che verrá lanciato nel 2013. È un satellite di osservazione terrestre, il cui obiettivo è quello di monitorare dallo Spazio i venti, al fine di migliorare la qualità delle previsioni atmosferiche ed offrirci maggiori informazioni circa la dinamica atmosferica ed i processi climatici. Già. Perchè nonostante il compito forse più noto di un centro di controllo sia quello di vigilare costantemente sui numerosi satelliti in orbita attorno alla Terra e non (ossia inviare comandi per modificare l'orbita o il comportamento del satellite e dei relativi strumenti, oltre che verificare che a bordo tutto funzioni correttamente), il lavoro dello stesso inizia peró ben prima del lancio di un satellite! Durante tutta la fase di progettazione e realizzazione della missione, infatti, i team studiano tutti gli aspetti del controllo di volo, le comunicazioni e le operazioni del satellite, che è appunto quello di cui ho iniziato ad occuparmi in questi ultimi mesi.Certo pensavo che questa sarebbe stata solo un'esperienza annuale ma, quando verso la fine del mio percorso di YGT mi è stata proposta l'opportunità di rimanere, con un contratto a tempo indeterminato e ovviamente un aumento di stipendio, non sono riuscita ad entusiasmarmi per nessuna delle, peraltro non numerose, proposte venute dall'Italia ed ho deciso di proseguire questa esperienza per poter imparare nuovi aspetti di questo affascinante lavoro.Ora il mio obiettivo principale è quello di partecipare al lancio del «mio» satellite e a quello di SENTINEL1, altro satellite di cui sto seguendo le operazioni di progettazione.  Qui in Germania si sta molto bene e l’ambiente di Esa è giovane ed internazionale, ulteriore elemento che mi invoglia a proseguire qui la mia carriera. Per ora non ho intenzione di tornare in Italia, ma è possibile che tra alcuni anni io cambi idea e cerchi di nuovo lavoro nel Belpaese.Testo raccolto da Giulia CimpanelliPer saperne di più, leggi anche:Carla, avvocato giramondo: «La Corte di giustizia europea? L'Olimpo per me. E dopo lo stage è arrivata un'opportunità d'oro»Stage in Commissione europea: dall'ex Virginia Palmieri ecco una dritta per i candidati che supereranno la prima selezione

«Assunta nella mia azienda preferita dopo uno stage col Bollino»: Francesca Sabatucci, ingegnere in Tetra Pak

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Francesca Sabatucci, ingegnere gestionale nell'ufficio Acquisti di Tetra Pak a Mantova.Ho 29 anni e sono di Teramo. Nonostante la mia passione per le scienze ho frequentato il liceo classico europeo della mia città, allora una proposta formativa molto moderna che univa studio intensivo delle lingue - io ho fatto inglese e francese - ed esperienza all'estero: ogni estate ho passato un paio di mesi in Inghilterra o in Spagna, ospitata da famiglie del posto e spesata dai genitori.  Negli anni del liceo ho anche collaborato con il settimanale L'Araldo abruzzese, fondando con altri ragazzi un inserto di attualità dedicato ai giovani. Ci siamo trovati da soli gli sponsor per finanziare le spese, mentre il giornale ci garantiva l'uso di un ufficio. Non percepivamo un compenso, era un modo di coltivare una passione, e per me è stata la prima vera esperienza di lavoro di squadra e gestione di tempo e risorse - limitate!Nel 2001, dopo il liceo, sono tornata ai miei vecchi amori, la matematica e la fisica, e mi sono iscritta al vecchio ordinamento di Ingegneria gestionale a Bologna. Ho trovato una stanza singola  a 400 euro e sono partita. Venendo da studi umanistici all'inizio è stata dura, ma non ho mai dubitato che quella fosse la mia strada e nient'altro avrebbe potuto darmi più soddisfazione. Con la tesi all'orizzonte, ho fatto la mia prima vera esperienza con il mondo del lavoro e a fine 2007 ho iniziato uno stage di otto mesi presso la società petrolifera Api di Roma. Avevo solo il rimborso dei  viaggi da e per Bologna, ma almeno ci "guadagnavo" con la redazione dell'elaborato, su un progetto di ristrutturazione di un parco eolico dell'Api. È un'esperienza che ricordo con molto piacere: mi è stato dedicato molto tempo e molta attenzione, nonostante fossi "solo" una tesista.Mi sono laureata a marzo 2009 e poi sono volata in Inghilterra per un corso di lingua di tre mesi, preparando nel frattempo anche l'esame di Stato per ingegneri. Tornata a Bologna è arrivato il secondo stage, questa volta in una società di consulenza - un ambito che mi aveva sempre affascinato - e per sei mesi sono stata junior consultant con un rimborso di  600 euro mensili. Dopo mi è stato proposto un contratto a progetto di sei mesi da 1050 euro netti, che ho accettato. Ho imparato molto, ma ho anche capito che quello non era il mio mondo: lavorare per obiettivi di breve termine, cambiare spesso contesto aziendale, non avere un gruppo fisso di lavoro... Non faceva per me. Quindi ad aprile 2010 ho risposto ad un annuncio di stage in Supply Chain pubblicato su Internet da Tetra Pak, e dopo pochi giorni sono stata chiamata. L'azienda è venuta incontro alle mie esigenze di lavoro e il primo colloquio si è svolto telefonicamente, seguito da un test online; poi, concentrati in un'unica giornata a Mantova, ci sono stati un assessment di gruppo, un colloquio con la responsabile Risorse umane e infine uno con il manager della sezione, anche in inglese. E solo qualche giorno dopo è arrivato il sì finale; senza esitare ho rinunciato ad una proposta di assunzione presso la società di consulenza di Bologna e mi sono tuffata a capofitto in questa nuova avventura. Tetra Pak era un'azienda alla quale aspiravo sin dall'università, una multinazionale solida, un prodotto con il quale ero cresciuta, un ambiente internazionale: era un’opportunità imperdibile! Ho iniziato quindi lo stage: sei mesi nell'ufficio Acquisti con un rimborso di 800 euro al mese, mensa e palestra gratuite. Da subito ho avuto la sensazione di essere parte di una squadra, e mi è stato insegnato molto [a fianco, una foto del team di lavoro]. Senza contare che condividevo l'ufficio con ragazzi svedesi, polacchi, cinesi: una scoperta ogni giorno. A febbraio 2011 sono anche partita per la Svezia, dove ho lavorato in temporary assignment per sei mesi, completamente spesata dall'azienda. Oggi, ad un anno e mezzo dal primo colloquio, il mio bilancio è più che positivo. Ho un contratto di un anno da 27mila euro lordi, e mi è stato già proposto il tempo indeterminato; vivo da sola a Bologna e ho un tenore di vita più che decoroso. Faccio il lavoro che ho sempre sognato di fare e mi sento privilegiata, soprattutto se penso ad ex compagni di facoltà, sfruttati e sottopagati, o che semplicemente fanno un lavoro che non li appassiona. Se chiudo gli occhi e penso al mio futuro, mi vedo ancora in questa azienda, magari con la possibilità di dedicarmi a qualcuno come è stato fatto con me.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Tre stage e sei città diverse rincorrendo la ricerca: la storia della biotecnologa Claudia Parisi e la sua esperienza all'Efsa di Parma

L'Efsa, l'Autorità per la sicurezza alimentare di Parma, ha da poco aperto le selezioni per 25 tirocini semestrali ricompensati con un rimborso di oltre mille euro al mese. Tutti i profili vengono valutati, anche quelli non prettamente scientifici, in base alle necessità di ogni divisione. Per candidarsi è sufficiente compilare e spedire via mail il form in inglese: c'è tempo fino al 10 febbraio. Intanto la Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di una ex stagista Efsa: Claudia Parisi.Ho 29 anni e sono trentina. Ho frequentato il liceo scientifico a Riva del Garda, ma il quarto anno l'ho passato in Germania con un programma di scambio di Intercultura. Poi dopo le superiori mi sono trasferita a Bologna per studiare Biotecnologie; una scelta non semplice, perché non avevo un'idea precisa su cosa studiare e fino all'ultimo ho pensato di fare Lingue. Prima della pensione mio padre era addetto alla manutenzione in fabbrica e mia madre maestra elementare, quindi non avevo una strada già spianata da seguire. Alla fine ho seguito le mie inclinazioni scientifiche. Noi del 1982 eravamo le prime cavie della "riforma 3+2" e abbiamo fatto i conti con una certa confusione organizzativa, che ad esempio mi ha impedito di partire in Erasmus. Mi sono rifatta con la tesi in Spagna, a Santiago de Compostela, ricevendo una borsa di 3mila euro totali dall'università: un'esperienza che ricordo con molto piacere. Santiago è una città vivibilissima e molto economica - per una singola pagavo 150 euro al mese, mentre a Bologna in doppia ne spendevo 250. Ho discusso la tesi specialistica a marzo 2007 e poi sono rimasta qualche mese in Spagna per finire il progetto di laboratorio iniziato in tesi; e per quei tre mesi post laurea ho ricevuto altri 3mila euro, questa volta dall'Unione europea. Mi è stata proposto un dottorato sul progetto di laurea, ma ho rifiutato perché preferivo cambiare ambito di lavoro. Solo dopo ho capito di aver perso una grossa occasione. Mentre aspettavo risposte ai curriculum mi sono proposta per un tirocinio al Sian, il Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione dell'Ausl di Bologna, e per due mesi ho svolto per lo più funzioni amministrative, senza riceve soldi né grandi attenzioni. Nel frattempo però è arrivato il sì della Fao di Roma - anche in questo caso si trattava di un tirocinio gratuito per il quale mi ero candidata mesi prima -  e da aprile a ottobre 2008 ho lavorato nella divisione Food Quality and Standards Service, occupandomi di piante geneticamente modificate per l'agricoltura: rilevazione degli Ogm, campionamento, analisi di rischio per la salute, traduzione dei rapporti. La supervisione del mio lavoro era affidata a una ragazza in gamba e disponibile però, essendo agli inizi, avrei preferito essere più seguita e guidata. In compenso il mio inglese è molto migliorato e con il nome della Fao il curriculum ha acquisito più valore.Dopo poco è arrivato il terzo stage, questa volta all'Efsa - European Food Safety Authority di Parma. È stato sufficiente un colloquio telefonico approfondito e a gennaio 2009 ho iniziato i miei cinque mesi nell'unità che si occupa di Ogm, ricevendo un rimborso di mille euro al mese. Mi sono trovata benissimo: la mia tutor mi assegnava mansioni di ogni tipo e grado di difficoltà, imparavo continuamente, e anche il mio inglese ha fatto un salto di qualità. Alla fine dei cinque mesi il capo dell'unità mi ha proposto un'estensione dello stage di tre mesi, alle stesse condizioni. E finiti gli otto mesi di stage è arrivato un contratto interinale da mille euro al mese netti per sostituzione maternità. Di lì a poco però ho saputo di aver vinto un dottorato a Siviglia e ad ottobre 2009 ho lasciato Parma, dove vivevo ormai da quasi un anno condividendo un monolocale con il mio ragazzo. L'ho fatto a malincuore ma per accedere a contratti stabili nel mio campo il dottorato è indispensabile. Le precedenti esperienze non pagate - lo stage in Fao soprattutto - si sono rivelate determinanti per la vincita del dottorato, per cui non ho rimpianti, anzi; certo senza il sostegno economico dei miei genitori forse non ce l'avrei mai fatta. Adesso sono al secondo anno di dottorato. Lavoro in un centro di ricerca della Commissione Europea, l'Ipts - Institute for Prospective Technological Studies, e presenterò a breve la tesi all'università di Cordoba. Ho un contratto di tre anni con uno stipendio lordo di 32mila euro all'anno e considerando gli standard sivigliani godo di un certo benessere. Vivo con il mio ragazzo in un appartamento in affitto in centro e sono molto contenta della mia vita; anche se nessuno di noi due ha un lavoro fisso e bisogna anche tenere un occhio al futuro. So di molti colleghi di biotecnologie che stanno lavorando all'estero come me, la maggior parte in progetti di dottorato o post dottorato in Regno Unito, Germania, Svizzera, ma anche Stati Uniti e Canada. Del resto già i nostri professori ci incoraggiavano a prendere la via dell'estero. Non sono sicura di voler continuare nel lavoro di ricerca, mi sentirei più sicura in un lavoro che segua schemi più precisi e regolari. Anzi sto valutando l'idea di cercare lavoro proprio all'Efsa, dal momento che mi ci sono trovata così bene. Anche quello è stato uno stage fruttuoso!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Da Adis Abeba Daniele Ravaioli racconta i suoi tre stage internazionali: «Andare via dall'Italia mi è servito»- Da Longarone al Ghana passando per il Mae-Crui a New York: la testimonianza di Paolo Dalla Stella, ex stagista UNV- La lista dei tirchi: la "black list" degli organismi internazionali che non pagano gli stagisti- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

Fabrizio Bria Berter, uno stage pagato a ridosso della laurea e poi subito un contratto: «In A&G oggi ho tutto quello che voglio da un lavoro»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Fabrizio Bria Berter, oggi Analyst nel settore Consulenza di A&G. Sono di Carignano, in provincia di Torino, e ho 26 anni. Mi sono diplomato ragioniere nel 2004 e poi mi sono iscritto alla facoltà di Economia aziendale dell'università di Torino; fortunatamente avevo le chiare e non ho esitato: volevo studiare discipline di tipo matematico-scientifico. Ho finito la triennale in tre anni esatti, laureandomi a novembre 2007 con una tesi sul Private Banking e una votazione di 106/110. Poi ho proseguito con la specialistica in Business Administration, sempre a Torino. L'organizzazione della facoltà  era buona e per lo meno non aggiungeva stress al già impegnativo percorso di studi, motivo per cui ho anche potuto coltivare altri interessi e altre passioni - tra cui il volontariato in Croce rossa. Ho un bel ricordo degli anni universitari. Ad aprile 2010 quindi è stata la volta della seconda seduta di laurea, dove questa volta ho discusso un elaborato sulle performance aziendali - e da cui sono uscito con un 110 e lode!Nel mio percorso formativo ho all'attivo due stage. Il primo risale proprio all'ultimo periodo universitario; il piano di studi del mio corso di laurea prevedeva lo svolgimento di un tirocinio, che io lasciato per il secondo anno di specialistica, candidandomi per uno stage trimestrale presso l’ufficio di Job Placement della facoltà. Sono stato ricontattato dopo pochi giorni per iniziare il percorso di selezione, che si componeva di un test al computer e di un colloquio individuale. È andata bene e quindi per tre mesi ho lavorato nell’area comunicazione aziende dell'ufficio, ma svolgevo per lo più ruoli di scarso profilo professionale, come pubblicare gli annunci e aggiornare il sito. Non è stata un'esperienza particolarmente formativa. Fortunatamente almeno era previsto un rimborso spese una tantum: 1500 euro - 500 al mese quindi - versati tutti alla fine.Finiti gli esami e con la tesi alle battute finali, ho iniziato a candidarmi a degli annunci online. E ho letto un'inserzione di A&G, una piccola impresa torinese che si occupa di consulenza organizzativa e direzionale, che cercava uno stagista per sei mesi, con finalità di assunzione. Ho inviato il cv e solo poche dopo sono stato ricontattato dall'azienda; dì li a qualche giorno ho sostenuto il primo colloquio, e infine il secondo. E a sole due settimane di distanza dalla candidatura e a un mese dalla discussione della tesi, ho iniziato i miei sei mesi di stage come Analyst nel settore Consulenza.Sono stato coinvolto nei progetti dal primo giorno nel giro di pochi mesi ho maturato delle conoscenze ed una metodologia di lavoro che forse non avrei potuto sviluppare in altre aziende. Ciò che mi ha colpito di più è stata la disponibilità dei colleghi, anche di quelli più anziani, che mi hanno sempre aiutato, fatto sentire parte del gruppo, e hanno sempre tenuto seriamente conto delle mie idee. Per i primi tre mesi, da marzo a maggio 2010, ho ricevuto un rimborso di 500 euro, raddoppiato poi per gli ultimi tre [attualmente gli stage hanno una durata di nove mesi, in cui è previsto un emolumento mensile di 500 euro nel primo trimestre, 800 euro dal quarto al sesto mese e 1000 per gli ultimi due mesi; la percentuale dichiarata di assunzione al termine è del  90%]. Finito lo stage mi è stato offerto un contratto di inserimento di 18 mesi nel settore Consulenza direzionale con uno stipendio netto di circa 1200 euro al mese; ho accettato senza pensarci due volte. E oggi sento di non aver sbagliato: ho un buon ruolo, vedo crescere ogni giorno la mia autonomia professionale, la fiducia e le deleghe nei miei confronti. Non pongo limiti al futuro, valuterò con serenità tutto quello che arriverà, ma l'importante per me è fare un lavoro che mi dia sempre nuove soddisfazioni e mi permetta di crescere. Adesso tutto questo ce l'ho e non vedo motivi per cambiare. Forse cambierò casa, quello sì: vivo ancora con i miei genitori ma sto già cercando casa per poter andare a convivere con la mia ragazza ed ottenere una completa indipendenza dal nucleo familiare. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello Stagista

La delusione di un lettore dopo un master: «Perché le aziende prendono stagisti se non ne hanno bisogno?»

Mi chiamo Bernardo Bassoli, ho 30 anni, sono originario di Roma ma da sempre vivo a Latina. Attualmente mi occupo di traduzioni in inglese di manuali tecnici per una piccola casa editrice. Non ho un vero e proprio contratto, ma incarichi di prestazione occasionale. Mi sono laureato al Dams presso l'università Roma Tre: in quel periodo ho passato alcuni mesi facendo il pendolare, altri trattenendomi a Roma grazie ad alcuni lavoretti e alle borse di studio messe a disposizione dal mio ateneo. Nel 2008 mi sono trasferito a Milano per frequentare il master in Cinema digitale e produzione televisiva, organizzato dall'università Cattolica di Milano nell'ambito dell'Alta scuola in media, comunicazione e spettacolo. Un anno finalizzato alla formazione nel campo dell'ideazione e produzione di cinema digitale e televisione, che comprende uno stage finale, costo totale seimila euro. A mantenermi a Milano sono stati i miei genitori, che mi hanno pagato la quota del master, l’affitto e le altre spese. Dopo un periodo di corso, iniziato a ottobre, con un bilancio tutto sommato positivo sul fronte della didattica, ad aprile 2009 sono stato convocato dai tutor del master per un colloquio individuale di orientamento, per indicare le mie preferenze sullo stage da svolgere. Da questo incontro alcune cose sono iniziate a non andare per il verso giusto: nel momento in cui la redazione individuata dai tutor ha accettato la mia candidatura per lo stage, sono stato costretto a fare lo stesso. Nel caso in cui non avessi gradito l’azienda, o mi fossi reso conto di non essere adatto a quel posto, avrei potuto certamente rifiutare, ma sarebbe stato più difficile per le tutor trovare una nuova collocazione. A questo punto, sarebbe stato preferibile provvedere da solo. Se pensiamo che di solito si frequentano i master per trovare buoni stage, che senso ha seguirlo per poi dover trovare comunque uno stage autonomamente? Su queste premesse, ho preferito accettare e a giugno dello stesso anno ho incontrato il capo redattore e l’ispettore di produzione della redazione di Okkupati, trasmissione sui temi del lavoro e del precariato, prodotta dalla Palomar e andata in onda su Rai Tre fino all'anno scorso, con sede a Roma. Lì avrei dovuto svolgere il mio stage di quattro mesi, gratuito e senza alcun tipo di benefit.Al momento del colloquio, mi ha stupito il fatto che, a parte qualche domanda generica personale, non c’è stato nessun interesse verso la mia vita professionale: tipo di studi, competenze o esperienze di lavoro precedenti. A loro praticamente sono andato subito bene. Mi hanno dato indicazioni sulle attività dello stage e poi hanno chiarito subito che le possibilità di essere assunto in futuro dalla Palomar erano pari a zero. Dopo aver tentato con le tutor di trovare un soluzione alternativa, ho deciso di accettare, anche perché avrei dovuto aspettare mesi prima di un’altra, tra l’altro incerta, possibilità di stage. Una volta iniziata quest’esperienza, ho capito quasi subito che la mia presenza era inutile: a parte aver accompagnato qualche volta le redattrici del programma a fare riprese per i loro servizi, ero escluso dalle riunioni di redazione e il mio «lavoro» è stato essenzialmente quello di rispondere a qualche e-mail e passare la giornata davanti al computer. Ho provato a fare qualche proposta, ma con scarsi risultati. Vivere un’esperienza in un ambiente che non aveva alcuna necessità della mia presenza per me è stata una vera e propria batosta. Ho anche pensato di andare via prima, ma già dall’inizio ci era stato chiarito che chi avesse finito lo stage con più di una settimana di anticipo non avrebbe poi potuto ottenere l’attestato di frequenza del master. A quel punto ho portato a termine la mia esperienza. Inutile dire che non ho mantenuto alcun tipo di contatto con nessuno dei membri dello staff. Dopo questo stage, non ne ho fatti altri e ho rinunciato definitivamente a possibilità di carriera nel cinema o nella televisione. Oggi penso che, anche se i master non sono un’agenzia di collocamento per statuto, col tempo lo sono diventati, perché tutti li frequentano soprattutto per trovare uno stage che dia quante più alte possibilità di assunzione possibili. La formazione, l’apprendimento sono solo una bella forma, che serve agli organizzatori per rendere quel master appetibile. Alle società, soprattutto quelle che lavorano nel campo della comunicazione, interessa raramente ciò che hai fatto in quei mesi, quello che importa sono le relazioni, i galloni che un’università ha da spendere nei confronti delle società cui spedire i propri studenti. Ho perso fiducia nel valore formativo dello stage, ma l’aspetto peggiore di tutta la storia è che puoi sempre convincerti della situazione, della depressione economica e di tante altre vie di fuga, ma ci sarà sempre una sottile vocina che ti suggerirà che la colpa è solo tua e che in qualche modo sei anche tu che hai contribuito al fallimento del tuo stage. Sono certo che i responsabili del master fossero in buona fede, e convinti di averci assegnato ad ambienti propedeutici al nostro ingresso nel mondo del lavoro. Ma le redazioni e le aziende dovrebbero agire con più responsabilità, ed evitare di prendere stagisti se non ne hanno affatto bisogno.Testo raccolto da Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:- La responsabile didattica del master della Cattolica: «Aziende selezionate sulla base di criteri di serietà della formazione»-  Stage deludente dopo un master da 11mila euro: una lettrice chiede «help» alla Repubblica degli StagistiE anche:- Stagista per tre anni, Ilaria denuncia: «Tv, radio, giornali, uffici stampa: ho fatto sei tirocini e nessuno mi ha portato un lavoro»- «Il nostro stage all'Enit, un'esperienza fallimentare»: le testimonianze di due lettori

Davide Palano, revisore in PwC: dalla laurea al tempo indeterminato senza incertezze. Grazie a stage e apprendistato di qualità

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Davide Palano, oggi assunto a tempo indeterminato in PricewaterhouseCoopers (PwC) a Roma.Ho 27 anni e sono originario di Brindisi. Dopo il diploma classico nel 2003 mi sono trasferito a Milano per studiare Economia aziendale alla Bocconi. Nel frattempo infatti ero stato attratto sempre più dal mondo economico e un po' d'istinto ho intrapreso quella strada; ovviamente con l'aiuto, ma senza l'influenza, dei miei genitori - che lavorano in ambiti completamente diversi. All'inizio dell'università ho avuto qualche difficoltà, soprattutto con la matematica, ma con il tempo e lo studio sono riuscito a portare avanti tranquillamente il mio percorso. E ho finito tutto in cinque anni esatti: ho conseguito la laurea triennale a fine 2006 e poi ho proseguito con la specialistica in Amministrazione, finanza aziendale e controllo, sempre alla Bocconi, discutendo la tesi specialistica ad ottobre 2008.Il piano di studi della biennale prevedeva un tirocinio da svolgere nell'ultimo semestre, quindi tramite il portale "Stage & Placement online" dell'ateneo - o utilizzando i contatti diretti che avevo raccolto durante i career day organizzati dalla Bocconi - ho inviato il mio curriculum ad una decina di società, puntando soprattutto sul settore della revisione contabile. E nei due terzi dei casi sono stato convocato per le selezioni. L'iter in questo settore di solito prevede un primo colloquio di gruppo, più un test psicoattitudinale con il responsabile risorse umane; poi un secondo colloquio individuale e, se l'esito fin lì è positivo, un incontro finale con uno dei dirigenti. Questa è la trafila che ho fatto anche in PricewaterhouseCoopers, la multinazionale di consulenza alle imprese dove alla fine ho svolto il mio stage. Da febbraio a maggio  2008 mi sono occupato soprattutto della revisione contabile di una società quotata in borsa - riconciliazioni bancarie, analisi di costi e ricavi, delle immobilizzazioni - ricevendo un rimborso spese di 800 euro più i buoni pasto, che utilizzavo nei bar della zona - un po' a fatica devo dire: il tempo era sempre poco! A fine stage, dopo un mese dalla discussione della tesi specialistica, mi è stato offerto un contratto di apprendistato professionalizzante di due anni come assistant auditor, con una retribuzione lorda annua di 21.500 euro più i buoni pasto. Mi avevano offerto il posto a Milano, ma per ragioni affettive ho chiesto di essere spostato a Roma. E fortunatamente è stato possibile! Ho preso casa da solo in un appartamento in affitto nei pressi del Vaticano: zona non propriamente economica, per cui adesso i miei genitori mi danno ancora una piccola mano. A novembre 2010 poi sono scaduti i due anni di apprendistato e sono stato assunto a tempo indeterminato. Adesso lavoro nell'ambito dei servizi professionali, in particolare nel settore della revisione legale dei conti, con uno stipendio lordo sempre di  21.500 euro all'anno. Su questa cifra però è previsto un leggero incremento annuale, che è individuale e dipende dalla valutazione e dai risultati ottenuti. Acquisita una certa esperienza, c'è anche la possibilità di lavorare per un periodo all'estero - in genere un paio di anni - ma la crisi degli ultimi anni ha un po' bloccato questi programmi internazionali. Non ho mai inviato curriculum all'estero, ma un'esperienza di questo tipo mi interesserebbe. Ho diversi colleghi di università che invece hanno lasciato l'Italia e mi sembra che siano tutti abbastanza soddisfatti.Io per il momento ho tutte le intenzioni di proseguire il mio percorso in PricewaterhouseCoopers a Roma: la mia esperienza fin qui è stata fantastica, estremamente formativa. I problemi dello stage fortunatamente li conosco tramite le storie degli altri: il mio è stato davvero uno strumento per prepararmi e poi inserirmi nel al mondo del lavoro. E adesso sono soddisfatto e fiducioso, pronto ad affrontare le sfide che mi aspettano. Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Marco Rudi, da reclutato a recruiter: «In Tetra Pak grande attenzione per le persone, a partire dagli stagisti»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Marco Rudi, oggi nell'ufficio Risorse umane di Tetra Pak.Ho 27 anni e sono della provincia di Como. Dopo il liceo scientifico nel 2003 mi sono iscritto in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano, curriculum Comunicazione; ho sempre fatto il pendolare e ogni giorno tra andata e ritorno passavo tre ore sui mezzi. Al di là degli studi ho sempre cercato di darmi da fare e guadagnare qualcosa: animatore nei campi estivi della parrocchia, pr in riviera romagnola, barman... E poi c'è poi il capitolo giornalismo. Durante la triennale ho collaborato per tre anni con il quotidiano La provincia di Como, occupandomi soprattutto di calcio - ci gioco da quando ho sei anni e leggevo sempre le cronache alle mie stesse partite! Ho scritto gratis per il primo anno e con un contratto di collaborazione per gli altri due, venendo pagato secondo il tariffario dell'Ordine. Purtroppo non sono riuscito a prendere il tesserino da pubblicista perché la mia retribuzione annua non era sufficiente. A febbraio 2007 ho finito la triennale ma le iscrizioni ai test di ammissione alla specialistica erano scadute a dicembre, quindi ho deciso di impegnare i mesi che mi separavano dai nuovi test in un'esperienza all’estero. Sono partito a inizio giugno per Orlando, in Florida, con il programma "Work and Travel" della Ciee, a cui sono arrivato tramite passaparola. Per tre mesi ho lavorato nei parchi Seaworld e Discovery Cove occupandomi di relazioni con la clientela; poi sono passato nel team Human Resources che seguiva gli studenti stranieri impegnati nel mio stesso progetto. È stata un’esperienza incredibile: ho vissuto con ragazzi bulgari, russi, polacchi, spagnoli, cinesi, in un contesto completamente diverso dal nostro e coltivando concetti lavorativi per me nuovi, come l'employer branding, il work-life balance, la motivazione del personale.  Tornato in Italia, a settembre ho superato il test di ammissione per la specialistica in Comunicazione d'impresa dell'interfacoltà Economia - Lettere, sempre in Cattolica. E ho passato due anni meravigliosi, grazie ai compagni e ai professori che ho incontrato. Nelle estati 2008 e in 2009 ho anche avuto l'opportunità di tornare negli States, prima a New York poi a Boston. La Cattolica ha diverse partnership con università di tutto il mondo, che permettono di frequentare corsi extra curriculari coprendo una piccola parte dei costi, spesso previa selezione, come nel mio caso. Non ho maturato cfu, ma queste esperienze mi sono valse un punto in più in sede di laurea - e molti altri a livello umano!Dopo la laurea a febbraio 2010 è iniziata l’assidua ricerca di uno stage nell'area risorse umane. Dopo vari colloqui, ad aprile è arrivata la chiamata di Tetra Pak, che aveva ricevuto il mio cv tramite un sito specializzato. Dopo una prima intervista telefonica, in cui hanno anche testato il mio livello di inglese, sono andato a Modena per un colloquio e dopo pochi giorni è arrivato il sì. Entusiasta, mi sono trasferito, trovando una singola a 300 euro tutto compreso - grazie a Facebook - e a giugno 2010 ho iniziato uno stage semestrale con un rimborso di 800 euro al mese più mensa e palestra gratuite. In Tetra Pak ho trovato persone aperte e disponibili, che mi hanno insegnato un mestiere; in particolare ho affiancato le colleghe più esperte nei colloqui di selezione e nelle attività di employer branding. Finito lo stage mi è stato offerto un contratto annuale del quinto livello Metalmeccanico, con una retribuzione annua lorda di 27mila euro. Continuo ad occuparmi di selezione, reclutamento e di reputazione d'azienda. Ho un orario flessibile, che da febbraio a luglio mi ha permesso anche di frequentare un breve master in Risorse umane nei weekend - mi assentavo solo il venerdì pomeriggio per le lezioni.Attualmente vivo con altri tre ragazzi, più o meno della mia età e tutti lavoratori precari. Tra le mie conoscenze il precariato regna sovrano, c'è qualche caso raro di ex compagni di università che hanno già un contratto a tempo indeterminato, ma a scapito delle passioni. Altri invece, sono ancora alle prese con l’ennesimo stage, spesso poco pagato e poco formativo. Sono abbastanza soddisfatto del mio tenore di vita, ma lo devo in gran parte alla mia famiglia che ancora mi aiuta. Avendo un contratto a tempo determinato, non so dire dove sarò di qui a qualche anno, ma spero in Tetra Pak, che è un'azienda solida e stimolante, dove viene anche prestata grande attenzione alle persone. Anche se sono lontano dalla stabilità, mi ritengo decisamente fortunato.  Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

«Il Servizio civile non è un modo per ammazzare un anno di tempo o guadagnare qualche soldo», parla l'ex volontario Luca Crispi

Fino al 21 ottobre è possibile fare domanda per un progetto di Servizio civile in Italia o all'estero; l'unico paletto importante è l'età, che da quest'anno non deve superare i 29 anni. In attesa di un focus su composizione e grado di successo delle candidature, La Repubblica degli Stagisti raccoglie la testimonianza di Luca Crispi, ex volontario e governatore di Misericordia a soli 23 anni - il più giovane d'Italia. Sono nato nel 1984, un 11 settembre, data che poi purtroppo è diventata simbolo di odio per il mondo civile. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto come studente a Infermieristica e come volontario alla Misericordia del mio paese, Santa Maria di Licodia, in provincia di Catania: da un lato sentivo forte il desiderio di offrirmi al prossimo, dall'altro erano ancora vividi i ricordi di quando ancora piccolissimo salii per la prima volta su un'ambulanza - un vecchio Volkswagen - con mio padre, veterano dell'associazione. E dopo quattro anni di associazione nel 2007 sono stato eletto "governatore", la figura di rappresentanza legale delle confraternite - il presidente insomma. Avevo 23 anni: il più giovane governatore d’Italia! Naturalmente mi occupavo anche della gestione dei progetti di Servizio civile, ma ad un certo punto decisi di buttarmi in prima persona nell'esperienza diretta. Era l'autunno del 2009, un momento difficile della mia vita, sfociato anche nell'abbandono dell'università. E a peggiorare le cose c'era la fine imminente di un contratto a progetto di dieci mesi che, per quanto il compenso non fosse eccezionale, mi gratificava molto. Da aprile infatti stavo lavorando presso il Csve, Centro di servizio per il volontariato etneo, un organismo nato nel 1991 per distribuire alle associazioni di volontariato i fondi provenienti dalle fondazioni bancarie. Un'esperienza indipendente da quella della Misericordia, ma ovviamente collegata, che stava finendo.Nella scelta dell'ente pensai che gli anni alla Misericordia potessero tornarmi utili - l'esperienza specifica è premiata con punti in più in graduatoria - ma per buon senso mi candidai per la vicina Misericordia di Adrano, e non per la mia, anche se tecnicamente niente nel bando me lo impediva. Comunque non sarebbe stato facile passare le selezioni. Inutile negarlo: da Roma in giù il Servizio civile spesso serve solo per non chiedere i soldi per la pizza il sabato o per pagarsi le rette universitarie, così per ogni posto arrivano 4 o 5 candidature, mentre al nord alcuni posti rimangono vuoti [la media nazionale l'anno scorso si è assestata su 3,70 domande per ogni posto disponibile, quasi il doppio rispetto a due anni prima, ndr]. Da noi i ragazzi ci provano in virtù di quei «433,80 motivi» e solo dopo per fare un'esperienza formativa e di crescita - che per inciso ha alle spalle decenni di lotte, scontri e conquiste, prima fra tutte l'obiezione di coscienza.  L'espressione è della mia ex Olp, operatrice locale di progetto, Annalisa Schillaci; la figura è prevista dalla normativa sul Scn, secondo cui i giovani devono essere affiancati da dei «maestri di vita», recita il testo, con cui instaurare un rapporto di apprendista-maestro basato sul concetto dell'imparare facendo. Ed è stato così con Annalisa, che ci ricordava che la patria è fatta dai cittadini, che ci sono cittadini in difficoltà e noi abbiamo l'obbligo morale di intervenire per limitare i danni di questa "guerra" fatta di inequità sociale. Oggi io stesso ricopro quella figura, oltre che quella di selettore e formatore, e posso dire che il Servizio civile è una scelta che mi ha cambiato la vita.  Ho iniziato a gennaio 2011 con il ruolo di autista soccorritore, ma gestivo anche la sala operativa e il centralino, coordinando l'organizzazione dei servizi. Svolgevo servizio per 5 ore al giorno, sei giorni a settimana, e l'assegno mensile di 433,80 euro mi veniva regolarmente accreditato a fine mese dall'Unsc. Per me è stato un anno importante, ogni giorno era un continuo fronteggiare le emergenze sociali legate alla salute del prossimo. E finita questa esperienza sono tornato al Csve, assunto di nuovo con un contratto a progetto, ma con un bagaglio di conoscenze ed esperienza molto più ampio. E più entusiasmo. Purtroppo lo stipendio ancora non mi permette di mantenermi da solo e vivo ancora con i miei genitori. Con la crisi economica i tagli al volontariato incalzano, ma spero di avere un futuro presso il centro; «un sogno, se ben costruito» dice il mio capo «può diventare realtà». Anche i miei amici, spesso laureati, fanno fatica - inutile dirlo. Vorrei essere chiaro però: il Servizio civile non è un lavoro né un modo per ammazzare un anno di tempo se non si sono passati i test di ammissione all'università. È un momento di crescita, un rito di iniziazione all'età adulta, che passa per una presa di consapevolezza civile e per la decisione di difendere la propria patria in maniera non armata e non violenta. Con questa premessa, ai nuovi candidati vorrei girare un consiglio della mia ex Olp, che sulla pagina Facebook dedicata ha scritto: «A voi giovani virgulti che intendete fare domanda: non andate digiuni alle selezioni. Cercate di essere preparati, dovete "vendere" il vostro miglior prodotto: voi stessi. Dovete convincere il selettore che voi siete adatti per quel progetto, e per farlo dovete avere padronanza di tutto ciò che ruota attorno al servizio civile». Buone selezioni!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - 20mila posti per il servizio civile, aperto il nuovo bando. Ma Giovanardi chiede alle Regioni un cofinanziamento: «La coperta è sempre più corta»- Leonzio Borea, direttore dell' Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»