Categoria: Storie

Stage al Comune di Napoli, ottimo per Carmine e pessimo per Assia: storie a confronto

Uno stage come opportunità per affinare le proprie competenze e magari trovare lavoro, oppure una semplice parentesi di cinque mesi di totale inattività: gli effetti sono diversi ma il tirocinio in realtà è lo stesso. Cioé quello che a cavallo tra il 2010 e il 2011 ha coinvolto 49 brillanti neolaureati nel programma “Tirocini formativi per l’occupazione” del Comune di Napoli. Quattordici mesi dopo la pubblicazione del bando, l’unica cosa che accomuna questi giovani è il fatto di essere ancora in credito con l'amministrazione comunale, che deve 2mila euro a ciascuno di loro. Per il resto le esperienze sono diametralmente opposte - come dimostrano le storie di di Carmine Aveta e Assia Giordano, rispettivamente 28 e 27 anni. Carmine (nella foto a destra) è laureato in Ingegneria dei sistemi idraulici e di trasporto all’università Federico II e definisce il suo stage «molto positivo» perché «ogni giorno sono riuscito a imparare qualcosa di nuovo». Assia invece è laureata in Scienze della comunicazione presso l’università Suor Orsola Benincasa e i suoi cinque mesi in Comune li ricorda come un’esperienza «tristissima e avvilente». Entrambi hanno scoperto dell'esistenza del bando per i tirocini a palazzo san Giacomo leggendo le bacheche online del proprio ateneo e hanno deciso di partecipare pensando che potesse essere una buona opportunità. Assia aveva avuto altre esperienze di stage ma mai nel settore pubblico: «Fin da giovanissima mi sono sempre data da fare: ho fatto un anno in Ansaldo STS come stagista nella funzione Risorse umane, con 800 euro mensili più i buoni mensa. Sei mesi presso la biblioteca del Suor Orsola Benincasa, altri cinque mesi nell’ufficio sponsoring del Teatro San Carlo - qui senza alcun rimborso spese. E ancora tre mesi come portalettere delle Poste Italiane, con un contratto a tempo determinato da circa 1100 euro mensili, oltre ad alcuni contratti a progetto come mediatrice linguistica. In tutti i casi esperienze bellissime, che mi hanno formato e permesso di imparare e lavorare veramente, in autonomia ma nel pieno rispetto delle regole aziendali». Per il tirocinio al Comune di Napoli Assia viene assegnata all’ufficio di comunicazione esterna e gestione dell’immagine dell’ente, mentre Carmine va prima all’assessorato alla mobilità, guidato dal professor Agostino Nuzzolo, e dopo una settimana al servizio viabilità e traffico, dove il dirigente è l’ingegner Giuseppe D’Alessio. I due stagisti si pagano di tasca propria pranzo e trasporti; non hanno invece spese per l'alloggio, essendo entrambi campani. La grande differenza sta nella formazione ricevuta. Carmine viene effettivamente inserito nel lavoro di ufficio, si occupa del rilievo delle aree di sosta dei motocicli già esistenti e della proposta di nuove aree, poi realizzate con apposita ordinanza: «Ho predisposto numerosi pareri per le occupazioni di suolo pubblico di bar e ristoranti e in questa veste ho avuto l’opportunità di incontrare molti progettisti cui fornivo chiarimenti in materia». Inoltre realizza un’analisi degli incidenti stradali avvenuti a Napoli nel 2009 e 2010: «Questi dati sono stati poi raccolti in un documento programmatico con l’obiettivo di avere un quadro complessivo degli interventi da effettuare in materia di sicurezza stradale». Assia invece non ha le stesse opportunità. «La mia giornata-tipo consisteva nel girare fra i vari uffici alla ricerca di una sedia libera e quando proprio le giornate erano piene, inviavo fax o scrivevo qualche lettera. Solo nelle ultime due-tre settimane del tirocinio fu lanciato, finalmente, un servizio di newsletter dipartimentale, così almeno per un giorno a settimana avevo qualcosa di serio da fare».Esperienze totalmente diverse ma anche esiti opposti. Il lavoro svolto da Carmine viene valutato molto positivamente dai suoi supervisori: così circa un mese dopo la fine del tirocinio, a fine giugno, «la nuova amministrazione e in particolare l’assessore Donati, esaminando il lavoro svolto durante lo stage, le competenze acquisite e il mio curriculum universitario, ha ritenuto opportuno inserirmi come tecnico nel suo staff all’assessorato alla mobilità e infrastrutture con un contratto part-time». Per Assia invece, come prevedibile, nessuno sbocco professionale. E lei oggi si sente quasi in colpa: «È quasi come se avessi rubato 2mila euro alle tasche dei contribuenti napoletani: alla fine il mio stage è consistito nel consumarmi le suole delle scarpe girando da un ufficio all’altro. Sinceramente sono stanca di essere napoletana: non per le persone che abitano in questa splendida città ma per le istituzioni che ci governano. Poi si lamentano del fatto che l’anno scorso circa 7mila ragazzi della Campania si sono trasferiti: ma si sono domandati il perché?».Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Comune di Napoli, l'assessore: «I soldi per gli stagisti dell'anno scorso non ci sono»- Stagisti al Comune di Napoli, due anni di attesa per ricevere il rimborso spese - Laureati e diplomati da più di 12 mesi, in Campania niente più tirocini. Il responsabile del centro per l'impiego di Napoli spiega perché

Doppio Master dei Talenti a Pechino e Hong Kong: «Un progetto basato sulla meritocrazia»

La Fondazione Cassa di risparmio di Torino, da quest'anno in collaborazione con la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, ha appena aperto le selezioni per il bando Master dei Talenti neolaureati 2012. Si tratta di 79 tirocini all'estero, in diversi settori, con rimborsi spese dai 1.400 ai 3mila euro al mese. L'iniziativa è rivolta ai laureati delle università del Piemonte, della Valle d'Aosta e della sede di Forlì dell'Alma mater studiorum di Bologna. Ecco la testimonianza di una giovane donna che ha partecipato all'edizione 2008.Mi chiamo Roopa Bea, sono nata ad Ullal, in India, nel 1982. Sono arrivata in Italia l'anno successivo e sono cresciuta con la mia famiglia adottiva a Vinovo, in provincia di Torino. Mi sono iscritta al liceo linguistico europeo Sant’Anna di Moncalieri. In quarta superiore ho partecipato al programma AFS-Intercultura, tramite il quale ho trascorso tre mesi in Austria. È stata un’esperienza formativa non solo per la lingua ma soprattutto di crescita personale. All’epoca non avevo ancora il telefonino, le e-mail erano rare e i costi del telefono strepitosi, quindi è stata una full immersion totale, in un paese nuovo e lontana dagli affetti di sempre. Durante l’università ho frequentato scienze della mediazione linguistica per il triennio e lingue straniere per la comunicazione internazionale per il biennio, ho avuto la possibilità di recarmi due volte in Cina per studiare, ma sostenendo tutte le spese personalmente - perché non esistevano programmi come l’Erasmus. Per riuscire a non gravare troppo sulla mia famiglia ho dato un po’ di ripetizioni e sono andata a raccogliere i lamponi in estate.Durante l’università non ho avuto modo di fare tante esperienze di stage poiché il tempo per lo studio era molto, dato che ho imparato il cinese e il tedesco. Tuttavia ho potuto vivere un’esperienza a Bagnolo Piemonte dove per alcuni mesi sono stata impiegata allo sportello immigrazione, seguendo i cinesi residenti in quelle zone. Una volta terminata l’università sono stata circa sei mesi a Pechino per approfondire la conoscenza della lingua. Tornata in Italia, mia mamma mi ha detto che aveva letto del bando della Crt e quindi mi sono candidata. Onestamente temevo che non avrei vinto: invece sono stata chiamata per una posizione ad Hong Kong con un’azienda italiana che aveva un ufficio di rappresentanza in Asia. Però sono rimasta solamente un paio di mesi: non avevano molto da farmi fare e quindi ho chiesto di tornare, visto che percepivo questo periodo come una perdita di tempo. Però la Fondazione, comprendendo la situazione, mi ha proposto un nuovo tirocinio a Shanghai. E quindi sono subito ripartita per uno stage alla Angelo Po Grandi Cucine, dove sono rimasta per parecchio tempo visto che dopo i sei mesi di stage sono stata assunta. Dopo altri sei-sette mesi però, non avendo ottimi rapporti con la direzione locale e nemmeno un trattamento economico che mi permettesse di vivere in Cina (1500 euro al mese ma con tutte le spese a mio carico, contro la precedente borsa di tirocinio che ammontava invece a 3.200 euro mensili!), sono rientrata in Italia. Durante la mia lunga permanenza in Cina ho potuto confrontarmi con realtà molto diverse, sia stranieri miei coetanei che lavoravano lì, sia altri talenti Crt sia naturalmente i giovani locali. Anche lì esiste lo stage: la nostra centralinista per esempio aveva appena finito le superiori e lavorava da noi, inquadrata come tirocinante, con un rimborso spese davvero minimo. Una volta rientrata in Italia ho continuamente cercato, sia qui che in Cina, un lavoro retribuito adeguatamente. Non ho mai preteso di guadagnare cifre spropositate, ma almeno il giusto per un profilo professionale arricchito da così tante esperienze. Purtroppo l’Europa e soprattutto l’Italia non offrono grandi possibilità ai giovani. Oggi mi ritengo molto fortunata perché ho un lavoro fisso ormai da due anni, mediamente retribuito anche se i compromessi sono sempre moltissimi. Parlo le lingue che amo, ma sono passata al lato commerciale. Mi sono reinventata come figura professionale e ho considerato il tutto come un’ottima sfida per crescere. Ho molto timore di ciò che accadrà, nonostante un contratto a tempo indeterminato il posto sicuro non esiste più. Mi piace ciò che faccio, anche se sono consapevole che in altri tempi, in un’altra Italia, forse avrei potuto avere una carriera differente. Oggi guadagno 1.500 euro mensili, cui si aggiungono due premi all'anno,  per le vendite, da 800 euro ciascuno. Tuttavia mi reputo soddisfatta perché riesco a vivere da sola, ovviamente con moltissimi sacrifici, a progettare il mio matrimonio per la prossima primavera e a credere che potrò farcela in qualche modo. Guardando indietro, posso dire che il Master dei Talenti ha cambiato la mia vita totalmente: in un attimo ho avuto nuovamente fiducia negli enti, che spesso vengono tacciati di far vincere solamente i conoscenti, ho compreso che la meritocrazia ancora ha un peso e che il mondo è davvero un ventaglio di opportunità. Quando ho intrapreso il MdT ammetto che ero molto inesperta: è stata un’ottima palestra. Grazie alla borse di studio ingente ho potuto perfino risparmiare: e i soldi mi sono poi serviti per sopravvivere in Cina nel periodo in cui ero impiegata direttamente dall’azienda italiana. Nel mio cuore ringrazio spesso la Fondazione per quanto mi ha offerto; sono felice di essere un animo ottimista in questo periodo davvero complesso.Testo raccolto da Riccardo SaporitiEcco l'articolo dedicato all'edizione 2012 del bando:- Stage all'estero con rimborsi fino a 3mila euro: torna il Master dei TalentiQui, invece, le storie di altri ex borsisti:- Da Torino al Ruanda: un "mal d'Africa" cominciato col Master dei Talenti- Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest- Francesco Imberti, dalla Cina con amore (per il cibo italiano)- Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino- La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Michele Bertolini, l'artista della computer graphic sospeso tra Milano e Los Angeles- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo»- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa- Chiara Santi: grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorata

Da Torino al Ruanda: un "mal d'Africa" cominciato col Master dei Talenti

La Fondazione Cassa di risparmio di Torino, da quest'anno in collaborazione con la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, ha appena aperto le selezioni per il bando Master dei Talenti neolaureati 2012. Si tratta di 79 tirocini all'estero, in diversi settori, con rimborsi spese dai 1.400 ai 3mila euro al mese. L'iniziativa è rivolta ai laureati delle università del Piemonte, della Valle d'Aosta e della sede di Forlì dell'Alma mater studiorum di Bologna. Ecco la testimonianza di una giovane donna che ha partecipato all'edizione 2007.«Mi chiamo Daniela Rana, ho 30 anni e ho sempre vissuto nel Monferrato - nella provincia astigiana - in una famiglia di “terroni” emigrata Puglia in cerca di lavoro. Mio padre ha fatto l’operaio per 40 anni e mia madre è sempre stata casalinga, seppure spesso svolgendo lavoretti in nero per far quadrare il bilancio familiare. Ho frequentato il liceo scientifico e poi ho scelto Scienze politiche, ad Alessandria. Ad un certo punto ho iniziato a sentire il richiamo del mondo e ho fatto domanda per l’Erasmus: ho trascorso quasi tutto il 2005 in Olanda, a Rotterdam, lavorando e studiando. Con un contributo di 275 euro al mese l’università non riusciva a coprirmi nemmeno i costi dell'affitto - 320 euro per un appartamentino di trenta metri quadri. Perciò lavoravo in un call center, quattro ore al giorno ad orari flessibili, in regola e con una paga dignitosa. Nel frattempo studiavo, e alla fine sono tornata con tre esami e parte della tesi all'attivo: l’anno seguente infatti mi sono laureata.Prima di partecipare al Master dei Talenti, ho svolto uno stage obbligatorio all’Istituto per la Storia della Resistenza di Alessandria: tre mesi, senza rimborso spese, ma almeno è stato interessante ed istruttivo. Abbiamo catalogato centinaia di libri - un'esperienza che ora, nell’ambito del mio attuale lavoro di dottoranda, mi è tornata davvero utile. Ho conosciuto il bando Mdt dal job placement della mia università. Sono andata ad uno degli incontri informativi della Fondazione Crt, per provare a capire se fosse già tutto preparato e tagliato su misura per alcuni candidati, come spesso succede. Invece, con sorpresa, l’impressione è stata molto positiva: il coordinatore del progetto ci ha parlato in termini molto chiari e schietti e ci ha fornito alcuni consigli fondamentali.Mi sono candidata per diverse posizioni e ho vinto quella di Unssc - United Nations System Staff College. Sono rimasta circa dieci mesi a Torino, quindi ne ho trascorsi un paio a Kigali, in Ruanda. Essendo rimasta perlopiù in Italia, la mia borsa era la più bassa: "solo" 1400 euro lordi al mese; ma per il periodo trascorso in Ruanda ho avuto la copertura totale di tutte le spese - solo il viaggio aereo ammontava a 2mila euro! Per quanto riguarda il lavoro, credo che l’Unssc non avesse capito effettivamente cosa s’intendesse per “stagista del MdT”, perciò mi sono ritrovata a fare un po’ il factotum. Questo, se da un lato mi ha permesso di esplorare diversi campi e di inserire una nota di prestigio nel curriculum, dall’altro non aderiva all’idea iniziale della Fondazione. Ho comunque avuto la possibilità di vivere per un pochino in Ruanda, per preparare un corso nell’ambito della riforma delle Nazioni unite.Rispetto alla logica del MdT, vorrei sottolineare che si tratta di uno dei rarissimi casi italiani in cui si cerca davvero di realizzare un accesso meritocratico e completamente sganciato dalla situazione economica di partenza. Il che non mi pare davvero poco. In secondo luogo, avendo partecipato l’anno scorso al processo di selezione per i nuovi "masteristi dei talenti", mi sono resa conto di quanto fossero trasparenti e slegate da logiche di potere. E questo, in Italia, rappresenta una meritevole eccezione che, spero, faccia scuola. Infine, una prima esperienza di tale prestigio, pagata anche molto, permette di rendersi conto del proprio valore e di vedere lo stage anche come uno strumento formativo ma, non per questo, umiliante e discriminatorio. Inoltre, questo tirocinio da la possibilità di lavorare in campi di cui siamo appassionati senza dover svendere il nostro lavoro, compromettendo il mercato in quel settore e la nostra dignità di lavoratori.Dopo MdT ho iniziato un dottorato e poi sono tornata in Africa con il servizio civile. Sono partita per Nairobi con l’ong Ipsia - Acli di Milano e ci sono rimasta per un anno, vivendo un’esperienza incredibile, meravigliosa e durissima. Una volta tornata ho ripreso il terzo anno di dottorato, finito a dicembre 2011: ora sono nei miei sei mesi di proroga, con scadenza a giugno. Vivo a Torino col mio compagno; per fortuna ho messo da parte qualche soldino e cercherò di arrivare a giugno, poi si vedrà. Non conto sull’aiuto dei miei perché ritengo che a 30 anni si debba fare tutto il possibile per conservare un’autonomia, anche economica. Ad oggi non so cosa farò da giugno in avanti: con ogni probabilità non resterò in Italia, sia che vinca un post-doc sia che lavori in cooperazione, gli unici due campi in cui ho un minimo d’esperienza. In ogni caso, spero di tornare in Africa presto!»Testo raccolto da Riccardo SaporitiEcco l'articolo dedicato all'edizione 2012 del bando:- Stage all'estero con rimborsi fino a 3mila euro: torna il Master dei TalentiQui, invece, le storie di altri ex borsisti:- Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest- Francesco Imberti, dalla Cina con amore (per il cibo italiano)- Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino- La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Michele Bertolini, l'artista della computer graphic sospeso tra Milano e Los Angeles- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo»- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa- Chiara Santi: grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorata

Laurea a tutta velocità, stage col Bollino e ora apprendistato da 1600 euro: a soli 23 anni

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Thomas Sambruni, oggi apprendista in Wincor Nixdorf Italia.Ho 23 anni e sono di Mariano Comense. Dopo il diploma tecnico in Informatica, ho deciso di virare completamente il mio percorso formativo iscrivendomi alla facoltà di Economia dell’università Cattolica di Milano. Una scelta più in linea con i miei interessi e le mie aspirazioni, ma non priva di difficoltà. L’obiettivo che mi ero posto all’inizio degli studi accademici era quello di riuscire ad ottenere la laurea triennale entro i termini previsti, in modo da potermi affacciare sul mercato del lavoro immediatamente. Nel marzo 2011 mi sono laureato: certo, avrei potuto ottenere un voto più alto prendendomi più tempo e rifiutando l’esito di qualche esame, ma il mio intento era quello di laurearmi il più presto possibile.Durante gli studi ho sempre cercato di provvedere per quanto possibile alla mia indipendenza economica, lavorando nei weekend in una pizzeria della mia città: ero pagato 6 euro all’ora e avevo un contratto di collaborazione occasionale che in realtà valeva per un numero di ore nettamente inferiore a quelle effettivamente lavorate. Tra il novembre e il dicembre del 2010, prima di sostenere gli ultimi esami, ho lavorato poi come addetto al reparto tv/hi-fi in un negozio della catena MediaWorld con un contratto a termine di due mesi. Un’esperienza breve ma della quale conservo un ottimo ricordo: mi ha consentito di entrare per la prima volta nel mondo del lavoro, interfacciandomi con i clienti e aiutandoli a risolvere le loro problematiche. Inoltre per me è stata la prima occasione di portare a casa una busta paga: circa 800 euro netti al mese.Dopo la laurea, trascorso un breve periodo di vacanza all’estero, ho sostenuto una serie di colloqui per diverse aziende per offerte relative a contratti di stage o apprendistato. E proprio rispondendo a un annuncio su Repubblica degli Stagisti sono stato contattato per un possibile inserimento in stage nella funzione marketing di Wincor Nixdorf, un'azienda che a quell'epoca non conoscevo ma che aveva pubblicato un'offerta molto interessante. A fine giugno 2011 ha finalmente preso il via la mia esperienza di tirocinio, con un rimborso spese di 500 euro più ticket restaurant da 8,90 euro al giorno. Ho avuto subito modo di conoscere da vicino le problematiche che una multinazionale come Wincor Nixdorf affronta ogni giorno, l’ambiente in cui opera e le strategie che pone in atto. Al termine dello stage sono stato molto contento di firmare un contratto di apprendistato di tre anni: ho interpretato l’offerta come un indicatore di fiducia nelle mie potenzialità da parte dell’azienda. Questa è un’opportunità che mi consentirà di approfondire ulteriormente il mio livello di formazione professionale e di comprensione delle dinamiche di marketing; sono convinto di poter dare il mio contributo. E in più il trattamento economico è decisamente migliorato: ora percepisco 20mila euro netti all’anno! Vista l’attuale situazione occupazionale italiana, posso senza dubbio ritenermi fortunato di avere ottenuto un contratto di 36 mesi, una prospettiva interessante considerata la mia età. Purtroppo il mercato del lavoro oggi è praticamente immobile e vedo molti coetanei - anche preparati e capaci - che faticano anche solo a trovare un’opportunità di stage. Su questo punto credo che un passo in avanti importante da parte dello Stato abbia riguardato i provvedimenti per la definizione di limiti di durata massimi per gli stage: manovra che pone maggiori limiti alle aziende poco virtuose che ne approfittano in modo scorretto, facendo leva sullo stato occupazionale e sui bassi costi da supportare. Ma credo che ancora molta strada debba essere fatta per investire in modo fruttuoso sui giovani.Testo raccolto da Giulia CimpanelliLeggi qui tutte le altre testimonianze degli stagisti col bollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Dalla chimica farmaceutica al lavoro con uno stage in Chiesi: quando il successo è targato "seconde generazioni"

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Daiana Andreea Chirillà, assunta a tempo determinato nella sezione Affari regolatori di Chiesi Farmaceutici a Parma.Mi chiamo Daiana, ho  26 anni e sono di nazionalità rumena. Sono arrivata in Italia all'età di dieci anni insieme alla mia famiglia e inizialmente ho vissuto in provincia di Roma, dove ho frequentato le scuole fino alla terza liceo.I miei genitori avevano pensato di trasferirsi solo per qualche anno, giusto il tempo di mettere da parte qualcosa: in quel periodo la situazione economica in Romania era critica, con poche opportunità lavorative e la prospettiva di licenziamenti serrati. Ma a distanza di anni siamo ancora qua. Succede a tanti immigrati "a tempo determinato": partono con l'idea del ritorno e poi diventano vite spese all'estero. Spesso capita quando, come nel mio caso, una famiglia si trasferisce insieme a figli piccoli.All'inizio comunque non fu tutto quell'oro colato che ci avevano prospettato. Anzi dal 1995, anno del nostro arrivo, è lentamente iniziato quel declino che ha portato l'Italia alla situazione attuale: era già diventato difficile trovare lavoro per gli immigrati, soprattutto se non si parlava la lingua e si avevano figli a carico. Roma e provincia poi subirono un flusso migratorio di massa, con annessi fenomeni di illegalità, sempre meno tollerati dai residenti. Anche per questo ci siamo trasferiti al nord, prima a Mantova, dove ho finito le superiori, e poi a Bologna, dove ho frequentato l'università. Non è stato facile integrarsi... Diciamo che al nord fa più freddo in tutti i sensi! Ma la nostra qualità di vita è sicuramente migliorata. A Bologna mi sono  iscritta a Chimica e tecnologie farmaceutiche. Una scelta un po' guidata dal destino: sostenni i test di ammissione per ingegneria, odontoiatria e medicina, e proprio in quest'ultima occasione sentii parlare del corso Ctf, che sembrava racchiudere tutte quelle materie che amavo, ma senza essere impegnativa come medicina. Così, nell'ultimo giorno utile, mi iscrissi ai test per il Ctf, dove alla fine sono approdata -  pur avendo superato anche il test per medicina. Il mio percorso universitario si è svolto in maniera regolare: mi sono laureata in cinque anni e con il massimo dei voti, anche se questo ha richiesto massima concentrazione, e ad esempio non ho mai avuto tempo per fare dei lavoretti extra. Però ogni anno ho beneficiato di una borsa di studio universitaria, con esonero delle tasse più un piccolo contributo forfettario. Ho partecipato ai bandi come equiparata agli italiani, venendo quindi valutata in base a merito e reddito. Anche in questo, come nella lingua e nei rapporti con gli altri, all'università la mia "diversità" è diventata col passare del tempo quasi impercettibile. Quando è arrivato il momento della tesi, ho voluto fare qualcosa di diverso dalla solita compilazione: inizialmente avevo optato per un elaborato in azienda ma, non avendo ricevuto la disponibilità delle industrie farmaceutiche, pensai all'estero. Ed ecco la Norvegia: per sei mesi, da maggio ad ottobre 2010, ho vissuto a Tromso, occupandomi della produzione e ottimizzazione di alcuni componenti per gel farmaceutici presso il Drug Transport and Delivery Research Group dell'università locale. Di nuovo l'ateneo di Bologna riuscì a garantirmi un contributo, 2.600 euro quindi poco più di 400 euro al mese, integrato un po' anche dai miei genitori. A febbraio 2011, dopo la laurea, ho iniziato a mandare più curricula possibile, con un occhio di riguardo per Chiesi Farmaceutici che da sempre rappresentava la mia massima aspirazione. Avevo avuto un primo approccio con l'azienda al quarto anno di università, durante una giornata di visita agli impianti di Parma, organizzata dalla facoltà. Mi sono candidata sul sito aziendale per uno stage in Assicurazione qualità - esattamente per la mansione di GMP Reviewer in R&D Quality Assurance. Dopo un primo colloquio con il responsabile Risorse umane ne ho fatto un con la manager, mia futura tutor. Sulla carta risultavo straniera, ma non ho percepito alcuna barriera preconcetta nelle selezioni; non è così scontato che avvenga, anche oggi. E solo poche ore ecco la conferma che la mia selezione era andata a buon fine! Da aprile a ottobre ho curato la documentazione di processo dei prodotti per la sperimentazione clinica, a partire dalla loro produzione fino al confezionamento, e mi sono occupata del database, che necessitava di continuo aggiornamento con software specifici. Ogni mese ricevevo un rimborso spese di 600 euro mensili più buoni pasto. È stata un'opportunità di cui sono veramente grata. Avevo smania di imparare e l'ho fatto soprattutto grazie alla competenza e totale disponibilità dei miei colleghi, maturando anche caratterialmente. In Chiesi non è possibile fare più di uno stage, che è un bene e un male allo stesso tempo, perché quando sul mercato del lavoro non c’è nulla si vorrebbe continuare a crescere professionalmente, anche senza contratto, soprattutto se l'ambiente è così stimolante. Piuttosto che andare via del tutto, si rimarrebbe volentieri come stagisti. Nel mio caso però subito dopo si è presentata la possibilità di una sostituzione maternità e ho firmato un contratto con inquadramento a livello D2 del contratto nazionale chimico-farmaceutico, con una retribuzione annua lorda di 25mila euro. Adesso lavoro nella sezione Affari Regolatori, dove supporto i vari dirigenti nell'inoltro elettronico della documentazione relativa ai nuovi prodotti e al life cycle management dei prodotti già registrati. Sto anche per iniziare un master appunto in Affari regolatori con formula "fine settimana", per il quale l'azienda mi ha garantito una certa flessibilità.  Adesso condivido un appartamento a Parma, riesco a mantenermi da sola e sono fiduciosa di poter avere un futuro in Chiesi. Non so se tornerò al mio Paese d'origine. In futuro mi vedo lì dove ci sarà l'opportunità di un lavoro, che sia in Italia, in Romania o altrove. Di sicuro mi piacerebbe fare esperienza in altre nazioni, ma le mie decisioni dipenderanno anche dalla persona con cui formerò una famiglia. Insomma: to be continued!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Uno stage spaziale per Federica, in Germania per sviluppare missioni satellitari

Mi chiamo Federica Passone, ho 28 anni e sono originaria di Novara. Attualmente, però, vivo a Darmstadt, in Germania, dove da due anni e mezzo mi occupo di preparare missioni per futuri satelliti dell’Esa, Agenzia Spaziale Europea. Dunque dopo una laurea al Politecnico di Milano e uno stage in un’azienda italiana che si occupa di costruzione di satelliti sono riuscita ad accedere alla mecca dell’ingegneria spaziale, il sogno di ogni laureato del settore, che, ai tempi dell’università, sembrava una realtà lontana e inaccessibile. Come ho fatto? Ecco la mia storia. Dopo un diploma di maturità scientifica mi sono iscritta alla facoltà di Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano. Dopo la laurea triennale ho deciso di proseguire con una specialistica in Ingegneria Spaziale perchè sono sempre stata affascinata dal mondo dello spazio e dei satelliti che lo possono esplorare. È proprio durante gli ultimi due anni di studi che ho realizzato cosa fosse l’Esa e quanto avrei voluto lavorarci.Per redigere la mia tesi ho effettuato sei mesi di stage alla Thales Alenia Space di Torino, dove mi occupavo degli studi di fattibilità e delle prime fasi di sviluppo della missione dei satelliti. Lo stage prevedeve un rimborso spese di 800 euro mensili lorde e, dopo la laurea, l’azienda mi ha rinnovato lo stesso tirocinio per sei mesi. L’obiettivo era quello di assumermi alla fine del periodo, invece, a causa della stuazione di crisi che imperversava, non è stato possibile. Il mio tutor a quel punto mi ha suggerito di provare a candidarmi come Young Graduate Trainee presso una delle sedi Esa. YGT (Young  Graduate Trainee) è il programma di tirocinio formativo tramite il quale  l'Agenzia Spaziale Europea mette a disposizione dei giovani laureati (appartenenti a Paesi membri di ESA)  la possibilità di svolgere un anno di lavoro  presso le sue strutture, per prepararli a futuri impieghi nell'industria spaziale e nella ricerca. Ho così iniziato l'iter per la candidatura prima e la selezione poi, per una posizione  YGT presso ESOC (European Space Operation Center), in Germania. Mi hanno scelta e mi sono trasferita qui nel luglio del 2009.Il programma prevede un anno di tirocinio che però è retribuito 1900 euro al mese, compenso che mi ha consentito di mantenermi senza problemi, visto che qui a Darmstadt la vita non è costosa e un affitto è paragonabile a quello nelle medie e piccole città del nord Italia.Già durante lo stage ho iniziato a occuparmi della preparazione delle operazioni per lo strumento a bordo del satellite ADM-AEOLUS, che verrá lanciato nel 2013. È un satellite di osservazione terrestre, il cui obiettivo è quello di monitorare dallo Spazio i venti, al fine di migliorare la qualità delle previsioni atmosferiche ed offrirci maggiori informazioni circa la dinamica atmosferica ed i processi climatici. Già. Perchè nonostante il compito forse più noto di un centro di controllo sia quello di vigilare costantemente sui numerosi satelliti in orbita attorno alla Terra e non (ossia inviare comandi per modificare l'orbita o il comportamento del satellite e dei relativi strumenti, oltre che verificare che a bordo tutto funzioni correttamente), il lavoro dello stesso inizia peró ben prima del lancio di un satellite! Durante tutta la fase di progettazione e realizzazione della missione, infatti, i team studiano tutti gli aspetti del controllo di volo, le comunicazioni e le operazioni del satellite, che è appunto quello di cui ho iniziato ad occuparmi in questi ultimi mesi.Certo pensavo che questa sarebbe stata solo un'esperienza annuale ma, quando verso la fine del mio percorso di YGT mi è stata proposta l'opportunità di rimanere, con un contratto a tempo indeterminato e ovviamente un aumento di stipendio, non sono riuscita ad entusiasmarmi per nessuna delle, peraltro non numerose, proposte venute dall'Italia ed ho deciso di proseguire questa esperienza per poter imparare nuovi aspetti di questo affascinante lavoro.Ora il mio obiettivo principale è quello di partecipare al lancio del «mio» satellite e a quello di SENTINEL1, altro satellite di cui sto seguendo le operazioni di progettazione.  Qui in Germania si sta molto bene e l’ambiente di Esa è giovane ed internazionale, ulteriore elemento che mi invoglia a proseguire qui la mia carriera. Per ora non ho intenzione di tornare in Italia, ma è possibile che tra alcuni anni io cambi idea e cerchi di nuovo lavoro nel Belpaese.Testo raccolto da Giulia CimpanelliPer saperne di più, leggi anche:Carla, avvocato giramondo: «La Corte di giustizia europea? L'Olimpo per me. E dopo lo stage è arrivata un'opportunità d'oro»Stage in Commissione europea: dall'ex Virginia Palmieri ecco una dritta per i candidati che supereranno la prima selezione

«Assunta nella mia azienda preferita dopo uno stage col Bollino»: Francesca Sabatucci, ingegnere in Tetra Pak

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Francesca Sabatucci, ingegnere gestionale nell'ufficio Acquisti di Tetra Pak a Mantova.Ho 29 anni e sono di Teramo. Nonostante la mia passione per le scienze ho frequentato il liceo classico europeo della mia città, allora una proposta formativa molto moderna che univa studio intensivo delle lingue - io ho fatto inglese e francese - ed esperienza all'estero: ogni estate ho passato un paio di mesi in Inghilterra o in Spagna, ospitata da famiglie del posto e spesata dai genitori.  Negli anni del liceo ho anche collaborato con il settimanale L'Araldo abruzzese, fondando con altri ragazzi un inserto di attualità dedicato ai giovani. Ci siamo trovati da soli gli sponsor per finanziare le spese, mentre il giornale ci garantiva l'uso di un ufficio. Non percepivamo un compenso, era un modo di coltivare una passione, e per me è stata la prima vera esperienza di lavoro di squadra e gestione di tempo e risorse - limitate!Nel 2001, dopo il liceo, sono tornata ai miei vecchi amori, la matematica e la fisica, e mi sono iscritta al vecchio ordinamento di Ingegneria gestionale a Bologna. Ho trovato una stanza singola  a 400 euro e sono partita. Venendo da studi umanistici all'inizio è stata dura, ma non ho mai dubitato che quella fosse la mia strada e nient'altro avrebbe potuto darmi più soddisfazione. Con la tesi all'orizzonte, ho fatto la mia prima vera esperienza con il mondo del lavoro e a fine 2007 ho iniziato uno stage di otto mesi presso la società petrolifera Api di Roma. Avevo solo il rimborso dei  viaggi da e per Bologna, ma almeno ci "guadagnavo" con la redazione dell'elaborato, su un progetto di ristrutturazione di un parco eolico dell'Api. È un'esperienza che ricordo con molto piacere: mi è stato dedicato molto tempo e molta attenzione, nonostante fossi "solo" una tesista.Mi sono laureata a marzo 2009 e poi sono volata in Inghilterra per un corso di lingua di tre mesi, preparando nel frattempo anche l'esame di Stato per ingegneri. Tornata a Bologna è arrivato il secondo stage, questa volta in una società di consulenza - un ambito che mi aveva sempre affascinato - e per sei mesi sono stata junior consultant con un rimborso di  600 euro mensili. Dopo mi è stato proposto un contratto a progetto di sei mesi da 1050 euro netti, che ho accettato. Ho imparato molto, ma ho anche capito che quello non era il mio mondo: lavorare per obiettivi di breve termine, cambiare spesso contesto aziendale, non avere un gruppo fisso di lavoro... Non faceva per me. Quindi ad aprile 2010 ho risposto ad un annuncio di stage in Supply Chain pubblicato su Internet da Tetra Pak, e dopo pochi giorni sono stata chiamata. L'azienda è venuta incontro alle mie esigenze di lavoro e il primo colloquio si è svolto telefonicamente, seguito da un test online; poi, concentrati in un'unica giornata a Mantova, ci sono stati un assessment di gruppo, un colloquio con la responsabile Risorse umane e infine uno con il manager della sezione, anche in inglese. E solo qualche giorno dopo è arrivato il sì finale; senza esitare ho rinunciato ad una proposta di assunzione presso la società di consulenza di Bologna e mi sono tuffata a capofitto in questa nuova avventura. Tetra Pak era un'azienda alla quale aspiravo sin dall'università, una multinazionale solida, un prodotto con il quale ero cresciuta, un ambiente internazionale: era un’opportunità imperdibile! Ho iniziato quindi lo stage: sei mesi nell'ufficio Acquisti con un rimborso di 800 euro al mese, mensa e palestra gratuite. Da subito ho avuto la sensazione di essere parte di una squadra, e mi è stato insegnato molto [a fianco, una foto del team di lavoro]. Senza contare che condividevo l'ufficio con ragazzi svedesi, polacchi, cinesi: una scoperta ogni giorno. A febbraio 2011 sono anche partita per la Svezia, dove ho lavorato in temporary assignment per sei mesi, completamente spesata dall'azienda. Oggi, ad un anno e mezzo dal primo colloquio, il mio bilancio è più che positivo. Ho un contratto di un anno da 27mila euro lordi, e mi è stato già proposto il tempo indeterminato; vivo da sola a Bologna e ho un tenore di vita più che decoroso. Faccio il lavoro che ho sempre sognato di fare e mi sento privilegiata, soprattutto se penso ad ex compagni di facoltà, sfruttati e sottopagati, o che semplicemente fanno un lavoro che non li appassiona. Se chiudo gli occhi e penso al mio futuro, mi vedo ancora in questa azienda, magari con la possibilità di dedicarmi a qualcuno come è stato fatto con me.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Tre stage e sei città diverse rincorrendo la ricerca: la storia della biotecnologa Claudia Parisi e la sua esperienza all'Efsa di Parma

L'Efsa, l'Autorità per la sicurezza alimentare di Parma, ha da poco aperto le selezioni per 25 tirocini semestrali ricompensati con un rimborso di oltre mille euro al mese. Tutti i profili vengono valutati, anche quelli non prettamente scientifici, in base alle necessità di ogni divisione. Per candidarsi è sufficiente compilare e spedire via mail il form in inglese: c'è tempo fino al 10 febbraio. Intanto la Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di una ex stagista Efsa: Claudia Parisi.Ho 29 anni e sono trentina. Ho frequentato il liceo scientifico a Riva del Garda, ma il quarto anno l'ho passato in Germania con un programma di scambio di Intercultura. Poi dopo le superiori mi sono trasferita a Bologna per studiare Biotecnologie; una scelta non semplice, perché non avevo un'idea precisa su cosa studiare e fino all'ultimo ho pensato di fare Lingue. Prima della pensione mio padre era addetto alla manutenzione in fabbrica e mia madre maestra elementare, quindi non avevo una strada già spianata da seguire. Alla fine ho seguito le mie inclinazioni scientifiche. Noi del 1982 eravamo le prime cavie della "riforma 3+2" e abbiamo fatto i conti con una certa confusione organizzativa, che ad esempio mi ha impedito di partire in Erasmus. Mi sono rifatta con la tesi in Spagna, a Santiago de Compostela, ricevendo una borsa di 3mila euro totali dall'università: un'esperienza che ricordo con molto piacere. Santiago è una città vivibilissima e molto economica - per una singola pagavo 150 euro al mese, mentre a Bologna in doppia ne spendevo 250. Ho discusso la tesi specialistica a marzo 2007 e poi sono rimasta qualche mese in Spagna per finire il progetto di laboratorio iniziato in tesi; e per quei tre mesi post laurea ho ricevuto altri 3mila euro, questa volta dall'Unione europea. Mi è stata proposto un dottorato sul progetto di laurea, ma ho rifiutato perché preferivo cambiare ambito di lavoro. Solo dopo ho capito di aver perso una grossa occasione. Mentre aspettavo risposte ai curriculum mi sono proposta per un tirocinio al Sian, il Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione dell'Ausl di Bologna, e per due mesi ho svolto per lo più funzioni amministrative, senza riceve soldi né grandi attenzioni. Nel frattempo però è arrivato il sì della Fao di Roma - anche in questo caso si trattava di un tirocinio gratuito per il quale mi ero candidata mesi prima -  e da aprile a ottobre 2008 ho lavorato nella divisione Food Quality and Standards Service, occupandomi di piante geneticamente modificate per l'agricoltura: rilevazione degli Ogm, campionamento, analisi di rischio per la salute, traduzione dei rapporti. La supervisione del mio lavoro era affidata a una ragazza in gamba e disponibile però, essendo agli inizi, avrei preferito essere più seguita e guidata. In compenso il mio inglese è molto migliorato e con il nome della Fao il curriculum ha acquisito più valore.Dopo poco è arrivato il terzo stage, questa volta all'Efsa - European Food Safety Authority di Parma. È stato sufficiente un colloquio telefonico approfondito e a gennaio 2009 ho iniziato i miei cinque mesi nell'unità che si occupa di Ogm, ricevendo un rimborso di mille euro al mese. Mi sono trovata benissimo: la mia tutor mi assegnava mansioni di ogni tipo e grado di difficoltà, imparavo continuamente, e anche il mio inglese ha fatto un salto di qualità. Alla fine dei cinque mesi il capo dell'unità mi ha proposto un'estensione dello stage di tre mesi, alle stesse condizioni. E finiti gli otto mesi di stage è arrivato un contratto interinale da mille euro al mese netti per sostituzione maternità. Di lì a poco però ho saputo di aver vinto un dottorato a Siviglia e ad ottobre 2009 ho lasciato Parma, dove vivevo ormai da quasi un anno condividendo un monolocale con il mio ragazzo. L'ho fatto a malincuore ma per accedere a contratti stabili nel mio campo il dottorato è indispensabile. Le precedenti esperienze non pagate - lo stage in Fao soprattutto - si sono rivelate determinanti per la vincita del dottorato, per cui non ho rimpianti, anzi; certo senza il sostegno economico dei miei genitori forse non ce l'avrei mai fatta. Adesso sono al secondo anno di dottorato. Lavoro in un centro di ricerca della Commissione Europea, l'Ipts - Institute for Prospective Technological Studies, e presenterò a breve la tesi all'università di Cordoba. Ho un contratto di tre anni con uno stipendio lordo di 32mila euro all'anno e considerando gli standard sivigliani godo di un certo benessere. Vivo con il mio ragazzo in un appartamento in affitto in centro e sono molto contenta della mia vita; anche se nessuno di noi due ha un lavoro fisso e bisogna anche tenere un occhio al futuro. So di molti colleghi di biotecnologie che stanno lavorando all'estero come me, la maggior parte in progetti di dottorato o post dottorato in Regno Unito, Germania, Svizzera, ma anche Stati Uniti e Canada. Del resto già i nostri professori ci incoraggiavano a prendere la via dell'estero. Non sono sicura di voler continuare nel lavoro di ricerca, mi sentirei più sicura in un lavoro che segua schemi più precisi e regolari. Anzi sto valutando l'idea di cercare lavoro proprio all'Efsa, dal momento che mi ci sono trovata così bene. Anche quello è stato uno stage fruttuoso!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Da Adis Abeba Daniele Ravaioli racconta i suoi tre stage internazionali: «Andare via dall'Italia mi è servito»- Da Longarone al Ghana passando per il Mae-Crui a New York: la testimonianza di Paolo Dalla Stella, ex stagista UNV- La lista dei tirchi: la "black list" degli organismi internazionali che non pagano gli stagisti- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

Fabrizio Bria Berter, uno stage pagato a ridosso della laurea e poi subito un contratto: «In A&G oggi ho tutto quello che voglio da un lavoro»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Fabrizio Bria Berter, oggi Analyst nel settore Consulenza di A&G. Sono di Carignano, in provincia di Torino, e ho 26 anni. Mi sono diplomato ragioniere nel 2004 e poi mi sono iscritto alla facoltà di Economia aziendale dell'università di Torino; fortunatamente avevo le chiare e non ho esitato: volevo studiare discipline di tipo matematico-scientifico. Ho finito la triennale in tre anni esatti, laureandomi a novembre 2007 con una tesi sul Private Banking e una votazione di 106/110. Poi ho proseguito con la specialistica in Business Administration, sempre a Torino. L'organizzazione della facoltà  era buona e per lo meno non aggiungeva stress al già impegnativo percorso di studi, motivo per cui ho anche potuto coltivare altri interessi e altre passioni - tra cui il volontariato in Croce rossa. Ho un bel ricordo degli anni universitari. Ad aprile 2010 quindi è stata la volta della seconda seduta di laurea, dove questa volta ho discusso un elaborato sulle performance aziendali - e da cui sono uscito con un 110 e lode!Nel mio percorso formativo ho all'attivo due stage. Il primo risale proprio all'ultimo periodo universitario; il piano di studi del mio corso di laurea prevedeva lo svolgimento di un tirocinio, che io lasciato per il secondo anno di specialistica, candidandomi per uno stage trimestrale presso l’ufficio di Job Placement della facoltà. Sono stato ricontattato dopo pochi giorni per iniziare il percorso di selezione, che si componeva di un test al computer e di un colloquio individuale. È andata bene e quindi per tre mesi ho lavorato nell’area comunicazione aziende dell'ufficio, ma svolgevo per lo più ruoli di scarso profilo professionale, come pubblicare gli annunci e aggiornare il sito. Non è stata un'esperienza particolarmente formativa. Fortunatamente almeno era previsto un rimborso spese una tantum: 1500 euro - 500 al mese quindi - versati tutti alla fine.Finiti gli esami e con la tesi alle battute finali, ho iniziato a candidarmi a degli annunci online. E ho letto un'inserzione di A&G, una piccola impresa torinese che si occupa di consulenza organizzativa e direzionale, che cercava uno stagista per sei mesi, con finalità di assunzione. Ho inviato il cv e solo poche dopo sono stato ricontattato dall'azienda; dì li a qualche giorno ho sostenuto il primo colloquio, e infine il secondo. E a sole due settimane di distanza dalla candidatura e a un mese dalla discussione della tesi, ho iniziato i miei sei mesi di stage come Analyst nel settore Consulenza.Sono stato coinvolto nei progetti dal primo giorno nel giro di pochi mesi ho maturato delle conoscenze ed una metodologia di lavoro che forse non avrei potuto sviluppare in altre aziende. Ciò che mi ha colpito di più è stata la disponibilità dei colleghi, anche di quelli più anziani, che mi hanno sempre aiutato, fatto sentire parte del gruppo, e hanno sempre tenuto seriamente conto delle mie idee. Per i primi tre mesi, da marzo a maggio 2010, ho ricevuto un rimborso di 500 euro, raddoppiato poi per gli ultimi tre [attualmente gli stage hanno una durata di nove mesi, in cui è previsto un emolumento mensile di 500 euro nel primo trimestre, 800 euro dal quarto al sesto mese e 1000 per gli ultimi due mesi; la percentuale dichiarata di assunzione al termine è del  90%]. Finito lo stage mi è stato offerto un contratto di inserimento di 18 mesi nel settore Consulenza direzionale con uno stipendio netto di circa 1200 euro al mese; ho accettato senza pensarci due volte. E oggi sento di non aver sbagliato: ho un buon ruolo, vedo crescere ogni giorno la mia autonomia professionale, la fiducia e le deleghe nei miei confronti. Non pongo limiti al futuro, valuterò con serenità tutto quello che arriverà, ma l'importante per me è fare un lavoro che mi dia sempre nuove soddisfazioni e mi permetta di crescere. Adesso tutto questo ce l'ho e non vedo motivi per cambiare. Forse cambierò casa, quello sì: vivo ancora con i miei genitori ma sto già cercando casa per poter andare a convivere con la mia ragazza ed ottenere una completa indipendenza dal nucleo familiare. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello Stagista

La delusione di un lettore dopo un master: «Perché le aziende prendono stagisti se non ne hanno bisogno?»

Mi chiamo Bernardo Bassoli, ho 30 anni, sono originario di Roma ma da sempre vivo a Latina. Attualmente mi occupo di traduzioni in inglese di manuali tecnici per una piccola casa editrice. Non ho un vero e proprio contratto, ma incarichi di prestazione occasionale. Mi sono laureato al Dams presso l'università Roma Tre: in quel periodo ho passato alcuni mesi facendo il pendolare, altri trattenendomi a Roma grazie ad alcuni lavoretti e alle borse di studio messe a disposizione dal mio ateneo. Nel 2008 mi sono trasferito a Milano per frequentare il master in Cinema digitale e produzione televisiva, organizzato dall'università Cattolica di Milano nell'ambito dell'Alta scuola in media, comunicazione e spettacolo. Un anno finalizzato alla formazione nel campo dell'ideazione e produzione di cinema digitale e televisione, che comprende uno stage finale, costo totale seimila euro. A mantenermi a Milano sono stati i miei genitori, che mi hanno pagato la quota del master, l’affitto e le altre spese. Dopo un periodo di corso, iniziato a ottobre, con un bilancio tutto sommato positivo sul fronte della didattica, ad aprile 2009 sono stato convocato dai tutor del master per un colloquio individuale di orientamento, per indicare le mie preferenze sullo stage da svolgere. Da questo incontro alcune cose sono iniziate a non andare per il verso giusto: nel momento in cui la redazione individuata dai tutor ha accettato la mia candidatura per lo stage, sono stato costretto a fare lo stesso. Nel caso in cui non avessi gradito l’azienda, o mi fossi reso conto di non essere adatto a quel posto, avrei potuto certamente rifiutare, ma sarebbe stato più difficile per le tutor trovare una nuova collocazione. A questo punto, sarebbe stato preferibile provvedere da solo. Se pensiamo che di solito si frequentano i master per trovare buoni stage, che senso ha seguirlo per poi dover trovare comunque uno stage autonomamente? Su queste premesse, ho preferito accettare e a giugno dello stesso anno ho incontrato il capo redattore e l’ispettore di produzione della redazione di Okkupati, trasmissione sui temi del lavoro e del precariato, prodotta dalla Palomar e andata in onda su Rai Tre fino all'anno scorso, con sede a Roma. Lì avrei dovuto svolgere il mio stage di quattro mesi, gratuito e senza alcun tipo di benefit.Al momento del colloquio, mi ha stupito il fatto che, a parte qualche domanda generica personale, non c’è stato nessun interesse verso la mia vita professionale: tipo di studi, competenze o esperienze di lavoro precedenti. A loro praticamente sono andato subito bene. Mi hanno dato indicazioni sulle attività dello stage e poi hanno chiarito subito che le possibilità di essere assunto in futuro dalla Palomar erano pari a zero. Dopo aver tentato con le tutor di trovare un soluzione alternativa, ho deciso di accettare, anche perché avrei dovuto aspettare mesi prima di un’altra, tra l’altro incerta, possibilità di stage. Una volta iniziata quest’esperienza, ho capito quasi subito che la mia presenza era inutile: a parte aver accompagnato qualche volta le redattrici del programma a fare riprese per i loro servizi, ero escluso dalle riunioni di redazione e il mio «lavoro» è stato essenzialmente quello di rispondere a qualche e-mail e passare la giornata davanti al computer. Ho provato a fare qualche proposta, ma con scarsi risultati. Vivere un’esperienza in un ambiente che non aveva alcuna necessità della mia presenza per me è stata una vera e propria batosta. Ho anche pensato di andare via prima, ma già dall’inizio ci era stato chiarito che chi avesse finito lo stage con più di una settimana di anticipo non avrebbe poi potuto ottenere l’attestato di frequenza del master. A quel punto ho portato a termine la mia esperienza. Inutile dire che non ho mantenuto alcun tipo di contatto con nessuno dei membri dello staff. Dopo questo stage, non ne ho fatti altri e ho rinunciato definitivamente a possibilità di carriera nel cinema o nella televisione. Oggi penso che, anche se i master non sono un’agenzia di collocamento per statuto, col tempo lo sono diventati, perché tutti li frequentano soprattutto per trovare uno stage che dia quante più alte possibilità di assunzione possibili. La formazione, l’apprendimento sono solo una bella forma, che serve agli organizzatori per rendere quel master appetibile. Alle società, soprattutto quelle che lavorano nel campo della comunicazione, interessa raramente ciò che hai fatto in quei mesi, quello che importa sono le relazioni, i galloni che un’università ha da spendere nei confronti delle società cui spedire i propri studenti. Ho perso fiducia nel valore formativo dello stage, ma l’aspetto peggiore di tutta la storia è che puoi sempre convincerti della situazione, della depressione economica e di tante altre vie di fuga, ma ci sarà sempre una sottile vocina che ti suggerirà che la colpa è solo tua e che in qualche modo sei anche tu che hai contribuito al fallimento del tuo stage. Sono certo che i responsabili del master fossero in buona fede, e convinti di averci assegnato ad ambienti propedeutici al nostro ingresso nel mondo del lavoro. Ma le redazioni e le aziende dovrebbero agire con più responsabilità, ed evitare di prendere stagisti se non ne hanno affatto bisogno.Testo raccolto da Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:- La responsabile didattica del master della Cattolica: «Aziende selezionate sulla base di criteri di serietà della formazione»-  Stage deludente dopo un master da 11mila euro: una lettrice chiede «help» alla Repubblica degli StagistiE anche:- Stagista per tre anni, Ilaria denuncia: «Tv, radio, giornali, uffici stampa: ho fatto sei tirocini e nessuno mi ha portato un lavoro»- «Il nostro stage all'Enit, un'esperienza fallimentare»: le testimonianze di due lettori