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Un libro per aiutare le ragazze giovanissime a proteggersi contro gli stereotipi

A dieci anni tutto comincia a cambiare. Un piccolo grande terremoto di ormoni, il corpo che smette di crescere solo in peso e altezza e comincia invece a modificarsi: i bambini non diventano adolescenti dall'oggi al domani, ma attraversano una “età di mezzo” che, specie per le bambine, è cruciale per costruire il proprio futuro di giovani donne. La preadolescenza, che nella letteratura scientifica è collocata nella fascia di età tra i dieci e i tredici anni, è un momento molto delicato in cui possono radicarsi tutti gli stereotipi di genere che portano poi le ragazze ad autolimitarsi nelle scelte personali e professionali, adeguarsi al sistema patriarcale di divisione dei ruoli, ed accettare di poter avere meno libertà di scelta e indipendenza rispetto ai coetanei maschi.«Oggi ci si concentra sulla prima infanzia perché si sa che sono anni importantissimi per la crescita, e poi sull’adolescenza che è una fase di forti cambiamenti dove sorgono una serie di problematiche», spiega alla Repubblica degli Stagisti Marie Madeleine Gianni, presidente della fondazione Bet She Can (che vuol dire più o meno Scommetti che lei ce la fa?): «Noi invece abbiamo scelto di focalizzarci nel “mezzo”, e cioè su un pubblico che va dagli 8 ai 12 anni, quindi prima che il problema sorga, e con questo progetto in particolare su tre anni-cardine, a partire dai dieci. Ma le tematiche affrontate, l’ascolto, le amicizie, hanno tante trasversalità al di là del focus sul cambiamento del corpo e delle relazioni».Così arriva nelle librerie il nuovo progetto ideato da Bet She Can, fondazione nata otto anni fa che offre percorsi di sviluppo della consapevolezza di sé a bambine e ragazze nella preadolescenza: L’età di mezzo, un albo illustrato scritto da Emanuela Nava e disegnato da Marco Brancato per Carthusia Edizioni che tratta la delicata fase del diventare grandi, crescere, cambiare: nel fisico e nei rapporti con gli altri. Quattro amiche, non più bambine e non ancora ragazze, sono alle prese con i cambiamenti repentini del corpo e della testa; proprio grazie all’amicizia riescono ad affrontare le trasformazioni che inizialmente sembrano insormontabili, a cambiare prospettiva e a rinsaldare l’affetto tra loro.«La potenza del nostro primo libro-progetto, Volo con te, è stata una lezione», spiega alla Repubblica degli Stagisti Marie Madeleine Gianni, che dal 2019 è anche Ashoka Fellow: «Durante la pandemia abbiamo inviato dei kit “Volo con te” nelle scuole e nelle biblioteche, formando insegnanti e risorse dei partner associativi e delle biblioteche municipali a distanza. Questo ci ha dato voglia di sviluppare una formula Bet She Can ad hoc, dal nome “1, 2, 3… Storia!” che partendo da un racconto formato albo illustrato ci consente di sviluppare attività laboratoriali sulle tematiche di consapevolezza, scoperta dei propri talenti e libertà di scelta». In questa nuova avventura la Fondazione è stata sostenuta da Gedeon Richter Italia, multinazionale della farmaceutica: «Insieme abbiamo deciso di sviluppare qualche strumento per le ragazze e i ragazzi che affrontano il processo di cambiamento e crescita verso l’adolescenza, con tematiche quali la prepubertà e i suoi cambiamenti ormonali e del corpo, ponendo anche l’accento sull’evoluzione nelle relazioni e negli affetti che caratterizza questo momento», racconta Gianni: «Così è nato L’Età di mezzo».Anche con questo libro il target di riferimento, protagonista della storia e destinatario della lettura, è quello che va «dai 10 ai 12 anni. Anche se i cambiamenti, del corpo, delle relazioni, delle emozioni, sono tematiche che vivono molto anche bambine e bambini di terza o quarta elementare» osserva la fondatrice di Bet She Can: «E poi l’ascolto dei propri desideri, al di là delle costrizioni del mondo adulto, è uno dei leitmotiv dell’albo e vale tanto per ragazze e ragazzi quanto per noi adulti». I destinatari, però, possono essere persone di tutte le età perché l’obiettivo, oltre ad accompagnare i ragazzi in questa fase di cambiamenti, è proprio quello di aprire il dialogo con gli adulti della famiglia.Bet She Can vuole continuare a concentrarsi sulla fase della preadolescenza a cui pochissimi si rivolgono, che è però determinante per riuscire a portare un cambiamento: «L’impatto sociale è elevatissimo: si va alla sorgente, un attimo prima che si manifesti il disagio prodotto dalle sovrastrutture e dai condizionamenti».Il libro è progettato per essere vissuto. Nelle pagine finali ci sono una serie di domande e attività che vogliono accompagnare i bambini nell’analizzare i propri cambiamenti fisici, il modo in cui vivono e manifestano le emozioni, l’importanza di un rapporto di amicizia. Ma questo è solo l’inizio. «Ora faremo un lavoro con i nostri educatori ed educatrici per ideare delle attività laboratoriali intorno al libro, per poi affinarle sul campo. Questo ci consentirà di capire meglio quale parte del racconto e attività ad esso legata funziona meglio con i partecipanti di diverse fasce di età o genere», spiega Marie Gianni. L’obiettivo è arrivare a costruire dei progetti come si è fatto con Volo con te, che ormai è alla seconda edizione nelle biblioteche, gira per le scuole, ha trovato una serie di attività consolidate che accompagnano i bambini alla lettura del testo.L’età di mezzo ha fatto il suo debutto l’8 marzo alla Fiera del libro per i bambini di Bologna e domani, il 21 marzo, sarà presentato durante l’evento “L’età di mezzo – Infanzia e preadolescenza, un terreno fertile per coltivare l’empowerment femminile”, organizzato presso il Centro Filologico Milanese. «Gedeon Richter Italia ha sostenuto questo progetto e per loro è stata prodotta una edizione speciale a tiratura limitata dell’albo, che sarà distribuita alla loro rete di clinici», spiega Gianni, per formare e sensibilizzare i medici sui temi prioritari che riguardano la preadolescenza. In questo evento riservato ai giornalisti sarà quindi presentata per la prima volta la versione speciale. Ma chi fosse interessato a seguirlo può farlo collegandosi dalle 9.30 sul profilo Linkedin di Gedeon Richter Italia. Un altro degli aspetti interessanti del libro è proprio il processo creativo che ha portato alla costruzione della storia. Dall’incontro tra Bet She Can e Gedeon Richter si è deciso di sviluppare un libro progetto sulla fase della preadolescenza e di affidarne la realizzazione a Carthusia, casa editrice diretta da Patrizia Zerbi che dal 1987 costruisce libri per bambini e ragazzi, che ha coinvolto Emanuela Nava e Marco Brancato per scrivere e rappresentare la storia. Tutto partendo da focus group con bambini e adulti, per raccogliere le loro emozioni e sensazioni su determinate tematiche. «I focus group fanno parte della metodologia consolidata da Carthusia, che Bet She Can ha sposato con entusiasmo: per raccogliere idee, opinioni e riflessioni, così da stimolare la creatività dell’editore, della scrittrice e dell’illustratore, che pure assistevano agli incontri». Gli incontri con i ragazzi diventano centrali per la scrittura del racconto, visto che vengono coinvolti nelle diverse tappe della costruzione della storia, all’inizio, mentre si scrive e alla fine.Ma ha senso produrre un testo illustrato che ha come destinatari giovanissimi già alle prese da anni con cellulari, computer, social e interattività? Marie Gianni non ha dubbi: «A noi di Bet She Can piace tantissimo il libro, per la potenza del racconto ma anche proprio per il fatto di avere un oggetto tangibile. È stata una nostra scelta, lo era già prima della pandemia e proprio in quella fase è stata ancora più marcata questa contrapposizione tra quello che proponiamo noi e quella che è la vita davanti agli schermi, che sia la scuola in dad o le chat. Il nostro poi è un libro che va riletto, maneggiato, utilizzato. Per ora rimaniamo sul materiale: sono molto affezionata al libro perché penso che porti qualcosa di diverso nelle dinamiche di gruppo, nel nostro cervello e nel nostro sviluppo».L’Età di mezzo racconta una verità molto spesso sottovalutata, o addirittura taciuta: e cioè che avere dieci anni, undici anni, dodici anni è faticoso, a volte doloroso. Non è tutto rose e fiori, e ci si ritrova disorientati, turbati, a volte frastornati a dover fare i conti con il seno che cresce, il confronto con la vicina di banco a cui sono già venute le mestruazioni o che ha già baciato il suo fidanzatino, nuovi pensieri e nuovi desideri. Mamma e papà smettono di essere il centro di tutto, e il gruppo dei pari prende sempre più spazio nella scala delle priorità. «Entrati nell’età adulta, sembra che nessuno riconosca più l’elemento principale della crescita: la fatica. Come se diventare grandi fosse la cosa più ovvia del mondo, quando è esattamente il contrario», scrive Emanuela Nava nel libro. L’età di mezzo, invece, riconosce quella difficoltà, accompagna le quattro amiche nella sfida più importante, quella della crescita. Senza mai abbandonare l’immaginazione, che ha il potere speciale di aiutare a costurire mondi e scenari diversi.Marianna Lepore

Il Covid non ha fermato i tirocini, i dati del triennio 2019-2021

Anche la pandemia non è riuscita a frenare la marea dei tirocini: tra il 2019 e il 2021 ne sono stati attivati oltre 900 mila. A dirlo è Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, nel terzo Rapporto di monitoraggio nazionale in materia di tirocini extracurriculari. Un testo realizzato insieme all’ Inapp  e prezioso per tutti quelli che si occupano di stage e mondo del lavoro.Il monitoraggio, pubblicato a fine 2022, è basato sull’analisi delle informazioni provenienti dal Sistema unitario delle Comunicazioni Obbligatorie sui rapporti di lavoro dipendente, parasubordinato e in somministrazione e sui tirocini extracurricolari. Aggiornato a settembre 2022, il testo analizza le caratteristiche delle esperienze e gli esiti dei tirocini (solo quelli extracurriculari) realizzati tra il 2019 e il 2021, anni in cui l’intero Paese, incluso il mondo del lavoro, è stato rivoluzionato dalla pandemia. L’impossibilità di continuare a svolgere il tirocinio a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19 non si è fortunatamente tradotta per forza nell’interruzione delle attività: ai tirocinanti è stata data, nella maggior parte dei casi, l’opportunità di riavviare l’esperienza formativa al termine del periodo di lockdown oppure di svolgerlo in una modalità differente grazie ad inteventi normativi ad hoc.A partire dal 2020, infatti, numerose disposizioni sia nazionali che regionali, sono stati adottati per cercare di contenere e gestire l’emergenza sanitaria. Dal momento che il tirocinio non costituisce rapporto di lavoro, nel periodo di lockdown diveniva implicitamente impossibile per i tirocinanti recarsi presso la sede del soggetto ospitante.Tuttavia, mentre alcune Regioni (Calabria, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Provincia di Trento) hanno optato per il blocco dei tirocini, la maggior parte ha concesso la possibilità di proseguire le esperienze a distanza, introducendo quella peculiare modalità di svolgimento del tirocinio che alcune Regioni hanno denominato “smart training”. Una forma assimilabile allo smart working nella forma, ma differente nella sostanza e nei fini. La possibilità di svolgimento a distanza, che ovviamente riguardava soltanto quei tirocini le cui attività formative potevano essere svolte da remoto, era vincolata al rispetto di determinate condizioni che consentissero di salvaguardare la natura e il valore formativo del tirocinio. La fine del lockdown però non si è tradotta in un ritorno alla situazione pre-pandemia, tanto è vero che diverse Regioni, pur riammettendo i tirocini in presenza, hanno mantenuto il “tirocinio agile” come una possibile modalità di svolgimento.Nel rapporto vengono esaminati i contenuti delle Linee guida sulla qualità dei tirocini a partire dalle prime emanate nel 2013 e poi aggiornate nel 2017 e il loro recepimento da parte delle singole regioni alla luce dell’intervento normativo in tema di tirocini (Legge di Bilancio 2022), che introduceva alcune novità che non implicavano semplicemente un aggiornamento o un’integrazione dell’impianto normativo esistente, ma ne prospettavano una radicale revisione.La disposizione più significativa e rilevante, per le profonde conseguenze che avrebbe potuto produrre in ordine all’attuazione dei tirocini extracurriculari, consisteva nella limitazione della platea dei destinatari ai soli “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”. L’effetto più evidente dell’applicazione di questo principio sarebbe consistito in una drastica riduzione dei potenziali destinatari della misura e, conseguentemente, in un netto calo delle attivazioni.Negli anni analizzati (2019-2021) sono stati attivati poco più di 910 mila i tirocini. Di questi, 329 mila nel 2021, un valore a livelli pre-pandemici, dopo il calo rilevante registrato nel 2020 che ha segnato un  -36,5%.  782mila, invece, sono gli individui coinvolti in un’esperienza di tirocinio extracurriculare dal 2019 al 2021 (il numero è più piccolo del precedente perchè una stessa persona può aver fatto più di uno stage) e poco più di 297mila le imprese che hanno ospitato almeno un tirocinante.I dati analizzati rilevano una mobilità geografica minima nello svolgimento dei tirocini. Nel 2021 si rileva un tasso di mobilità interregionale del 9,3% e un tasso di mobilità inter-area del 7,2%; non si deve però dimenticare che la riduzione della mobilità è anche legata, in due dei tre anni di questo specifico triennio, all’emergenza sanitaria. Lo spostamento di tirocinanti che effettuano la propria esperienza in una regione diversa da quella di domicilio interessa soprattutto il Mezzogiorno e in misura minore anche il Centro Italia. Le regioni del Nord sono dunque caratterizzate dalla maggiore capacità di attrazione e sono ancora i territori di maggiore destinazione delle esperienze di tirocinio. A spostarsi sono prevalentemente i giovani adulti, di età compresa tra i 25 e i 29 anni, e le persone della fascia di età successiva (30-34 anni). La maggior parte di loro ha una laurea.Il Covid però ha influenzato anche i tempi di conclusione dei tirocini. Nell’anno di inizio della crisi pandemica, infatti, diminuiscono i tirocini conclusi nei tempi previsti: sono il 43,2%. E osservando la durata dei tirocini nel triennio si evidenzia un picco dei tirocini conclusi al termine di un periodo di proroga nel 2020 (28,8%), mentre restano sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente le interruzioni (28%).Il contesto emergenziale che ha caratterizzato il periodo analizzato secondo il Rapporto «non sembra aver condizionato negativamente gli esiti occupazionali dei soggetti il cui rapporto di tirocinio si è interrotto precocemente». Nel documento infatti si evidenzia come «il significativo aumento delle interruzioni registrato si presta ad una doppia lettura: nonostante gli effetti negativi del covid sul corso di alcuni percorsi di tirocinio – rendendone di fatto impossibile o difficile il proseguimento – permane una quota significativa di interruzioni la cui probabile causa va ricercata nel concretizzarsi di una migliore opportunità di impiego. La durata media dei tirocini è compresa tra i quattro ed i cinque mesi (4,6), e lo scostamento tra durata prevista ed effettiva è del tutto marginale (0,1)».Nell’area nord-orientale si osserva inoltre una più alta frequenza di interruzioni anticipate (33,9%) mentre nelle regioni del Sud i tirocini si sono più di frequente conclusi al termine di un periodo di proroga (26,8%). Le motivazioni dell’interruzione dei tirocini riguardano, il più delle volte, una scelta del tirocinante (44,5%). Solo di rado (2,5%) la decisione è del soggetto ospitante. Nel 12,3% dei casi tirocinante e azienda hanno concordato una risoluzione consensuale del rapporto di tirocinio, anticipando il termine fissato per la conclusione.Analizzando, invece, i risultati dei tirocini extracurriculari nel periodo intercorso tra il 2019 e il 2022, Per quanto riguarda le regioni con più inserimenti non ci sono grosse novità: le percentuali più alte sono al Nord-Ovest. I dati, infatti, mostrano che il tasso di inserimento a 1 mese è al 43,2% nelle regioni del Nord-Ovest; al 32,1% al Sud e al 28,7% nelle Isole. Il Rapporto però continua ad essere vago rispetto alle tipologie di contratto utilizzate per questi “inserimenti”, e alla durata di questi contratti.Osservando i tassi a 6 mesi, si nota che le regioni del Nord e del Centro registrano inserimenti intorno al 50%. I tirocini realizzati nelle regioni del Sud e delle Isole, invece, contano un inserimento occupazionale meno consistente: rispettivamente il 41,6% e 39,3%.A 6 mesi dalla conclusione, la quota dei tirocini ai quali segue l’avvio di un rapporto di lavoro arriva complessivamente al 48,9%, valore comunque in diminuzione rispetto a quanto rilevato al termine del quadriennio 2014-2019 quando era pari al 54%: questo dato unisce le assunzioni presso stesso datore e quelle presso datore differente.Peraltro, Anpal dichiara nel capitolo sugli esiti di aver scelto di non conteggiare le assunzioni dopo i 6 mesi come correlate al tirocinio: «Non sono stati considerati gli inserimenti avvenuti dopo 182 giorni (6 mesi) in quanto ritenuti più difficilmente associabili all’esperienza di tirocinio» si legge in una nota «e al contrario più frequentemente riconducibili alla molteplicità degli eventi che concorrono alla costruzione delle traiettorie di vita e di lavoro del singolo». Il punto di vista della Repubblica degli Stagisti è che tale ragionamento si possa e si dovrebbe fare già dopo 2-3 mesi; ma è già un buon punto di partenza che Anpal fermi la correlazione a 6 mesi (come abbiamo denunciato in passato, nel suo Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie il ministero del Lavoro spinge questa correlazione fino all'assurda finestra temporale di 3 anni). L'auspicio è che questo Rapporto possa essere utile ai decisori politici per migliorare, nei prossimi anni, l'inquadramento normativo e l'utilizzo dello strumento dello stage.

Presentazione della nuova Guida di RdS all'università Cattolica, per fare “cultura” dello stage

La Guida Best Stage è dedicata ai giovani – pensata e scritta per loro. Un vademecum che ha lo scopo di fornire informazioni sintetiche e precise su alcuni temi ricorrenti nel momento di ingresso nel mondo del lavoro: offre chiarimenti sui diritti e i doveri degli stagisti, risponde ai dubbi più frequenti, e fa conoscere un pezzetto della cosiddetta “parte datoriale” (cioè i “datori di lavoro”) che si impegna a garantire buone condizioni di ingresso ai giovani facendo parte dell’RdS network.Per tutte queste ragioni, il luogo perfetto per presentare questa Guida è… in mezzo ai giovani! E dove se non in una università? Venerdì 10 marzo nel primo pomeriggio ci sarà la presentazione della Guida Best Stage 2023 all’università Cattolica di Milano. L’evento è inscritto tra le attività di orientamento gestite dal Servizio Stage & Placement dell’ateneo, e viene gentilmente “ospitato” in una delle ore di lezione del professor Alessandro Rosina, ordinario di Demografia alla Facoltà di Economia e direttore del Laboratorio di statistica applicata alle decisioni economico aziendali.«In Italia troppi giovani si perdono nella transizione scuola-lavoro» riflette Rosina, ricordando che il nostro Paese detiene il triste record dei Neet, gli under 30 che non studiano e non lavorano: «E’ necessario rafforzare tutte le tappe del percorso, migliorando sopratutto il raccordo tra scuola e lavoro. In questa direzione vanno sia l’alternanza nelle scuole superiori sia gli stage curricolari durante l’università. I dati dell’Osservatorio Giovani dell’istituto Toniolo» – di cui Rosina è da molti anni responsabile – «confermano che c’è una visione in generale positiva di queste esperienze da parte dei giovani; è però anche vero che un numero non trascurabile teme che gli stage possano diventare forme di sfruttamento o vengano svolti in luoghi non sicuri». Quindi bisogna affrontare il tema in un’ottica costruttiva, in modo che gli stage «non vengano indeboliti, ma migliorati». Come? Garantendo «che siano una vera opportunità di formazione e di accesso al mondo del lavoro, e non un modo per le aziende di utilizzare manodopera a basso costo». E questo, nei fatti, si concretizza «qualificando le attività in coerenza con l’effettivo rafforzamento delle competenze», per esempio, e «introducendo un sistema di regolamentazione e controllo per garantire che le aziende ospitanti rispettino i diritti dei tirocinanti»; e poi, come la Repubblica degli Stagisti chiede da tempo, «effettuando un monitoraggio costante dei tirocini e dei loro risultati».In quest’ottica, quanto più i giovani sono ben informati e consapevoli del quadro normativo di riferimento, delle opportunità, dei meccanismi di funzionamento della selezione del personale, tanto più possono muovere i primi passi nel mondo del lavoro con cognizione di causa ed evitare situazioni grigie: «Il lavoro di divulgazione della Repubblica degli Stagisti è molto utile agli studenti in questo senso» conclude Rosina: «I giovani sono più forti se conoscono i loro diritti».«Siamo davvero lieti di offrire ai nostri studenti una ulteriore opportunità di orientamento alla scelta dello stage e di informazione rispetto a questo strumento che rimane, a oggi, la via più efficace per acquisire competenze professionali durante il percorso universitario» dice Roberto Reggiani, responsabile del Servizio Stage & Placement della Cattolica: «I numeri ci dicono che lo stage gode di buona salute: nello scorso anno oltre 10mila studenti e laureati del nostro ateneo hanno vissuto l’esperienza del tirocinio; ma le rilevazioni che effettuiamo ci raccontano anche di una scarsa conoscenza delle regole del gioco, sia da parte dei tirocinanti che da parte degli enti ospitanti. Ben vengano allora tutte le occasioni nelle quali si possa fare “cultura” dello stage, in modo da permettere a tutti gli attori coinvolti di cogliere appieno il valore di queste esperienze formative e di orientamento».Durante la presentazione, dopo il benvenuto di Reggiani, la fondatrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina racconterà la genesi, le finalità e i principali contenuti della Guida Best Stage, e Eleonora Torre del team Employer Branding & Employee Experience di EY – società di consulenza che da molti anni fa parte dell’RdS network e che quest’anno è anche sponsor della Guida – farà un focus per dare ai giovani consigli su come presentarsi al meglio alle aziende, come quando e perché mandare il proprio cv per candidarsi a qualche opportunità, e come prepararsi per i primi colloqui.«Partecipare a questo evento» dice Torre «è un’occasione unica per entrare in contatto con i giovani, instaurare un dialogo costruttivo e intergenerazionale, e per fornire loro gli strumenti più utili per prepararsi al mondo del lavoro di oggi».La presentazione è in calendario venerdì 10 marzo alle 14 presso l’aula G110 nella sede principale dell’università Cattolica a Milano, in largo Gemelli. Pur essendo un’ora di lezione, l’accesso all’evento è aperto a tutti quindi non solo agli studenti del corso di Demografia del professor Rosina!

Il tuo lavoro ti rende felice? Nel libro “Da grande” scintille di riflessione e strategie d'azione

Ce lo siamo chiesto tutti, prima o poi: quello che faccio mi rende felice? Ho fatto bene a scegliere questa scuola, quest’università, questo lavoro? Un grande classico nella categoria delle domande esistenziali – specie nei momenti di inquietudine, di crisi, in cui qualche elemento magari deflagra e ci porta a riflettere su tutti gli altri.Anche Giulio Xhaët ci ha riflettuto parecchio. Consulente, docente, musicista, Xhaët – 42 anni, biellese trapiantato a Milano – è partner di Newton spa, digital strategist e senior trainer, esperto di competenze digitali, e adesso anche autore di un libro uscito poche settimane fa per la casa editrice Sonzogno dal titolo “Da grande”, lo stesso titolo della canzone che Xhaët aveva inciso l’anno scorso con la sua rockband (di cui la Repubblica degli Stagisti aveva parlato qui).“Da grande”: una formulina che riecheggia non tanto la domanda che tutti i nonni e vecchi zii ci hanno fatto alle cene di Natale quando eravamo alle elementari – “Cosa vuoi fare da grande?” – ma soprattutto invece le nostre dichiarazioni spontanee. Spavalde, ingenue, coraggiose: “Da grande voglio fare…”. O ancor meglio “Da grande, sarò...”. Ciascuno di noi ha completato la frase mettendoci il suo sogno, il mestiere che in quel momento lo affascinava di più. Spesso negli anni il desiderio è cambiato, e così ne possiamo ricordare non uno solo ma due o tre che si sono avvicendati nel nostro cuore, passandosi il testimone mentre noi compivamo i tanti passaggi dall’infanzia all’adolescenza, fino poi all’età adulta. Poi a un certo punto si diventa adulti, appunto, e si sceglie davvero cosa fare nella vita. E qui entra in gioco il sottotitolo del libro: “Non è mai troppo tardi per capire chi potresti diventare”. Una riflessione che fin dalla copertina mira ad aiutare il lettore a focalizzare le proprie vocazioni, gli obiettivi, i modi per essere davvero soddisfatto di quel che fa nella (e della) sua vita.Per scrivere questo libro l’autore si è immerso in una notevole quantità di letture variegate, dalle biografie dei grandi personaggi a testi di psicologia e sociologia, fino a ricerche sul campo mirate ad indagare le interazioni umane. Con una prosa intelligente, chiara ma non semplicistica, ironica senza mai abbandonare l’empatia con il lettore, Xhaët riassume e mette a confronto questi tanti studi ed esperimenti intrecciandoli a interviste fatte a amici, conoscenti, colleghi che rappresentano esempi concreti delle teorie e dei temi al centro della narrazione, pescando anche dal proprio bagaglio di esperienze personali. Per chi si fosse mai trovato a disperarsi e a dire “ho sbagliato tutto! Sono un fallito!”, fortemente consigliata è la lettura del capitolo “Sì, fallire”, che l’autore chiude con un impietoso, autoironico e generativo elenco dei suoi personali fallimenti – forse perfino più numerosi del previsto, a cominciare dalla bocciatura alle superiori e dalla laurea conseguita alla veneranda età di 29 anni.“Da grande” è un libro che può servire a chiunque si trovi nel momento fatidico dell’ “E adesso?”, per mettere a fuoco le proprie aspirazioni, aspettative e la coerenza tra quello che vorremmo essere e quello che siamo nella vita di tutti i giorni, nel lavoro che ci siamo scelti – o che ci è capitato e abbiamo deciso di stretto, con più o meno convinzione e soddisfazione. Senza stupide formule magiche, assolutismi, dogmatismi, senza avere la pretesa di erogare ricette valide per tutti, Xhaët propone una ricca rosa di spunti di riflessione per ponderare in maniera approfondita le proprie scelte, le motivazioni che stanno alla radice di queste scelte, e sopratutto la coerenza di queste scelte con il nostro io più profondo. Invitando a abbassare la maschera che portiamo per proteggerci e a guardarci dentro con schiettezza e benevolenza; e anche a imparare a considerare gli ostacoli che la vita ci mette di fronte, o i veri e propri fallimenti, come “pali in faccia generativi” da cui provare a trarre qualche lezione utile per andare avanti. Di nuovo, però, vale la pena sottolineare che Xhaët non è uno di quegli imbonitori da social network che fanno l’elogio incondizionato del fallimento; anzi «questa storia del fallimento», osserva a un certo punto, ci è «sfuggita di mano»; e commentando una delle frasi motivazionali più in voga negli ultimi anni, «La cosa più bella e importante che può capitarti nella vita è fallire», riflette: «Non so per quale assurdo motivo, ma solitamente trovo più bello ottenere ciò che vorrei. Preferisco un matrimonio a un divorzio, la nascita di un amore alla sua fine, la crescita di un’azienda al suo crollo, trovare un lavoro che mi piace rispetto a un licenziamento in tronco. Sarò strambo io».Per i lettori più giovani “Da grande” può essere uno strumento prezioso per orientarsi nel caleidoscopio di possibilità rispetto alla propria formazione, l’università, e i primi passi nel mondo del lavoro. Alcune delle interviste sono dedicate a persone giovanissime, come le due creatrici di Factanza o i tre ideatori di Legolize, che dalla scintilla di un’idea hanno costruito progetti concreti: Legolize ha oltre un milione di followers su Instagram, Factanza 600mila – numeri che i manager più vecchio stampo stenterebbero ad associare a un manipolo di ventenni.Ma il libro in realtà può essere letto ad ogni età, perché la teoria dell’autore è proprio che tutti noi siamo in continuo cambiamento, continuamente portati a cambiare dalla vita stessa, e che dunque piuttosto che contrastarlo perseguendo, talvolta inconsciamente, l’obiettivo impossibile di diventare dei monoliti, alla fine è meglio abbracciare questo cambiamento e avvicinarci, un passettino alla volta, a quello che veramente vorremmo diventare, alla persona cambiamo ad essere. A qualsiasi età si possono attraversare quelle che l’autore chiama le “zone aride”: «A quindici, venti o venticinque anni, quando vi accorgete con terrore che non c’è nulla in cui eccellete e neppure qualcosa che vi piaccia davvero. Dopo i trenta o vicino ai quaranta, quando vi rendete conto che ciò che fate ha perso di senso e non vi suscita più le emozioni dell’inizio. Di punto in bianco credete di aver buttato via gli anni migliori. Intorno ai cinquanta o sessanta, quando magari intravedete gli ultimi sgoccioli dell’attività lavorativa e iniziate a fare bilanci. Verso i settanta, gli ottanta o anche dopo, quando diventa difficile trovare nuovi stimoli e rimpiangete la frenesia e l’intensità dei decenni precedenti, perché fate fatica a capire come trascorrere». Ma allo stesso modo a tutte le età si può decidere di reinventarsi, dare una sterzata alla propria vita, agire per fare in modo che diventi più nostra, più in linea con i nostri valori, più capace di renderci felici, giorno dopo giorno, di alzarci dal letto e andare al lavoro.Giulio Xhaët sarà l’ospite di uno dei prossimi episodi del neonato podcast della Repubblica degli Stagisti proprio per parlare di “Da grande”.

Tirocini, massimo sei mesi e con indennità di almeno 600 euro: in Valle d’Aosta si cambia

La più recente revisione delle linee guida per i tirocini extracurricolari risale al 2017: da allora sono passati sei anni e nonostante il governo Draghi avesse dato indicazione di procedere con un aggiornamento, con la caduta di quella legislatura tutto è finito nel cassetto.Nel frattempo però qualcuno ha pensato di rivedere autonomamente la propria normativa. È il caso della Regione Valle d’Aosta dove il 21 luglio 2022 la Giunta regionale ha approvato una delibera per la disciplina in materia di tirocini extracurricolari. La nuova legge aumenta l’indennità prevista da 450 a 600 euro al mese e riduce la durata massima da 12 mesi a solo sei.Come si è giunti a questo traguardo? «Nel momento in cui è emersa l’esigenza di adattare la normativa regionale alle esigenze del programma GOL, si è reso necessario apportare alcune modifiche alla nostra normativa» spiega alla Repubblica degli Stagisti Sabina Thoux, segretaria particolare dell’Assessorato allo Sviluppo economico, formazione e lavoro della Regione autonoma: «Nello specifico: prevedere i tirocini di gruppo per particolari target, derogare alla durata settimanale dei tirocini di inclusione, favorire l’utilizzo dei tirocini anche per i minori a rischio dispersione che si sono ritirati dalla scuola».Per GOL si intende la “Garanzia di occupabilità dei lavoratori” inserita nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che è stata introdotta per rilanciare l’occupazione in Italia e combattere la disoccupazione. Il programma durerà fino al 2025 e prevede una serie di misure per il reinserimento lavorativo dei disoccupati, dei percettori del reddito di cittadinanza, dei lavoratori in cassa integrazione, dei disabili, delle donne, dei giovani, degli over 50 e di altre categorie. In pratica un insieme di strumenti e misure volte a promuovere l’occupazione in Italia.Sentendo quindi – a differenza delle altre Regioni – l'esigenza di adattare la propria normativa alle esigenze del programma GOL e dei beneficiari delle iniziative, la Regione Valle d'Aosta ha incaricato i suoi tecnici di redarre «una proposta di modifica che è stata condivisa con il Consiglio politiche del lavoro che l’ha accolta favorevolmente». Il Consiglio «è un organismo presieduto dall’assessore regionale al lavoro» spiega Thoux, di cui fanno poi parte altri venti membri: il sovraintendente agli studi della Regione; tre consiglieri regionali, di cui uno della minoranza; un rappresentante del Consiglio permanente degli enti locali; i rappresentanti delle quattro organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello regionale e delle sei associazioni datoriali; un esponente delle associazioni dei familiari dei disabili; un rappresentante della Camera valdostana delle imprese e professioni e uno dei consulenti del lavoro; la consigliera regionale di parità e un designato dagli enti del Terzo settore.I lavori per disegnare il nuovo quadro normativo per i tirocini valdostani sono andati spediti: «Sono iniziati nel mese di maggio 2022 e sono terminati il 21 luglio con l’approvazione del documento da parte della Giunta regionale. Le modifiche introdotte sono entrate in vigore proprio quel giorno».All’articolo 11 del nuovo testo si introduce uno dei due cambiamenti più importanti: «il tirocinante ha diritto a un’indennità di partecipazione non inferiore a 600 euro lordi mensili per un impegno pari a 40 ore settimanali», importo che può essere proporzionalmente ridotto in relazione all’impegno del tirocinante, fino a un minimo di 300 euro lordi per 20 ore. Nello stesso articolo si prevede, poi, anche la possibilità di riconoscere un rimborso forfettario per le spese di vitto, trasporto e alloggio. Questa modifica sull’innalzamento dell’indennità minima mensile, precisa Thoux, «riguarda tutti i tirocini extracurriculari». Cambia, quindi, radicalmente l’impostazione rispetto alla Dgr precedente, del 2017: in quel caso, infatti, il rimborso spese mensile previsto era di 450 euro, e l'obbligo di indennità non si estendeva agli stage di inclusione sociale, che anzi non potevano essere pagati più di quattro euro l'ora.Con l’innalzamento del rimborso spese a 600 euro la Valle d’Aosta si pone sulla stessa linea del vicino Piemonte, tanto che a prima vista si potrebbe pensare che nonostante in Val d'Aosta i numeri dei tirocini siano molto contenuti (tra i 400 e i 500 percorsi extracurricolari ogni anno), si sia voluto in qualche modo evitare il trasferimento dei giovani valdostani nella regione limitrofa attratti magari da un’entrata mensile più cospicua. «Con il Piemonte c’è piena collaborazione e l’obiettivo reciproco è quello di implementare le possibilità di fare esperienze per i giovani in entrambe le Regioni» spiega invece Sabine Thoux: «In particolare, questo vale per i residenti dei territori contigui della bassa Valle d’Aosta e del Canavese, tanto è vero che ci sono giovani piemontesi che svolgono tirocini extracurriculari presso le aziende informatiche nella nostra Regione». Dunque l'unico intento era quello di innalzare il tetto minimo all’indennità, stabilendo che sotto i 600 euro al mese non sia «possibile andare»L’altro cambiamento importante è quello relativo alla durata massima per lo stage: nella precedente normativa regionale era già sei mesi, ma «con possibilità di proroga di ulteriori sei per una durata complessiva non superiore a 12», mentre per i soggetti disabili 24 mesi. Oggi, invece, con la nuova normativa, si riduce a soli sei mesi la durata massima della stragrande maggioranza dei tirocini extracurriculari. Una decisione presa, spiega Sabine Thoux, «per evitare un abuso dello strumento e favorire un’occupazione stabile». Nel nuovo testo, infatti, si legge che «la possibilità di proroga di ulteriori sei mesi, per una durata complessiva non superiore a 12» è riservata solo ad alcune specifiche categorie: le persone svantaggiate, i richiedenti protezione internazionale, le vittime di tratta o di violenza, i soggetti in situazioni di bisogni complessi. Resta, invece, uguale al passato la disciplina per i disabili per cui lo stage potrà durare 12 mesi ed essere rinnovato per un ulteriore anno.Tra le novità introdotte, poi, anche la possibilità di attivare dei tirocini di gruppo, per massimo sei persone, nello stesso contesto aziendale per facilitare l’apprendimento e favorire la motivazione attraverso la condivisione di un’esperienza comune per soggetti disabili, vittime di violenza e tratta e soggetti in situazione di bisogni complessi.Marianna Lepore

Insegnare l'italiano all'estero, il ministero paga fino a 1.700 euro al mese: domande entro il 6 marzo

Insegnare italiano all'estero, per 12 ore alla settimana per un periodo di otto mesi, con un compenso tra gli 800 e i 1700 euro al mese. Un'occasione ghiotta, e una volta tanto ben pagata, messa a disposizione dal Ministero dell'istruzione in un'ottica di promozione e conoscenza della lingua e della cultura italiana: ci sono ancora due settimane per far domanda come assistente di lingua italiana presso le istituzioni scolastiche in alcuni paesi europei nel prossimo anno scolastico, 2023/2024. Circa 300 i posti a disposizione distribuiti in sette stati: Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito e Spagna.Il bando è aperto a chi ha cittadinanza italiana o di uno Stato dell’Unione europea; la data di scadenza entro cui far domanda è la mezzanotte del 6 marzo, termine ultimo entro cui bisogna aver conseguito un diploma di laurea specialistica o magistrale o un titolo di laurea estera equipollente tra quelli indicati nel bando. Tra gli altri requisiti necessari c’è anche il non essere già stati assistenti di lingua italiana all’estero su incarico del Ministero dell’istruzione, non avere alcun rapporto di lavoro con altre amministrazioni pubbliche nel periodo che va dal settembre 2023 al maggio 2024 e non aver riportato condanne penali. Se in passato era necessario anche aver sostenuto almeno un certo numero di esami nel corso di laurea relativi alla lingua o letteratura del Paese per cui si faceva domanda, ora questo requisito non c’è più. Viene considerato titolo facoltativo, e quindi aggiunge alla fine punteggio, l’aver sostenuto uno o più esami – fino a cinque – relativi alla lingua o letteratura o linguistica del Paese per il quale si presenta la domanda o uno o più esami relativi alla lingua o letteratura o linguistica italiana.La somma dei requisiti, come indicato dal bando, determinerà il punteggio finale che sarà inserito nelle graduatorie articolate per Paese pubblicate sul sito del Ministero dell’istruzione. Gli incarichi di assegnazione saranno comunicati direttamente via email ai candidati vincitori che saranno successivamente contattati dalle autorità estere per la formalizzazione degli incarichi.   L’impegno orario previsto sarà di 12 ore settimanali per circa otto mesi e potrà essere svolto in uno o più istituti di vario ordine e grado. Il compito per cui saranno selezionate queste figure è per il supporto allo sviluppo delle competenze linguistico comunicative riferite al parlato. Questo significa che bisognerà dare priorità all’attività di comprensione, produzione e interazione orale. E, soprattutto, bisognerà affiancare i docenti di lingua italiana per fornire un contributo originale alla promozione e conoscenza non solo della lingua ma anche della cultura italiana.Il numero preciso dei posti a disposizione si conosce solo con l’avvio del nuovo anno scolastico, ma indicativamente il ministero riporta le disponibilità per l’anno in corso, da cui, quindi, non dovrebbe discostarsi molto il prossimo: in Francia sono disponibili 197 posizioni, in Austria 35, in Spagna e Germania rispettivamente 23 e 22, e poi c'è Irlanda con 8 disponibilità, il Belgio con 3 e infine il Regno Unito con 2.Agli assistenti di lingua italiana è riconosciuta una borsa di studio mensile che varia a seconda del paese ospitante. Si va dagli 800 euro netti della Spagna, dove però il rimborso sale a mille euro se si viene assegnati a una scuola nella capitale Madrid, agli 850 della Germania, dai 918 euro dell’Irlanda ai 974 – ma in questo caso lordi – della Francia, fino ai 1.103 del Belgio e ai 1.700 dell’Austria. Nel caso del Regno Unito il compenso è pagato in sterline e si va da mille a 1.900 sterline a seconda della sede della scuola e del numero di ore svolte.Cambia da paese a paese anche la durata dell’incarico: per Austria, Belgio, Irlanda e Spagna si comincia il primo ottobre fino al 31 maggio; in Francia si finisce un mese prima, il 30 aprile; mentre in Germania si inizia il 19 settembre fino al 31 maggio. Caso a parte il Regno Unito dove si può scegliere tra la permanenza lunga, dal primo settembre al 31 maggio o dal primo ottobre al 30 giugno, e la permanenza breve, dal primo novembre al 30 aprile.È importante ricordare che in sede di domanda è possibile scegliere il Paese di destinazione – sceglierne più di uno comporta l’esclusione dalla selezione – e indicare le preferenze delle città: in fase di assegnazione delle sedi «si cercherà di tenere conto delle preferenze indicate dai candidati, ma non è possibile assicurare il buon esito della richiesta». Quindi la sede potrebbe essere situata in qualsiasi località del Paese prescelto. A quel punto i candidati avranno sette giorni, inclusi i festivi, per comunicare l’accettazione o la rinuncia.La domanda va compilata online attraverso questo link. Per farlo è necessario registrarsi oppure utilizzare le proprie credenziali Spid o Cie. Sul bando sono presenti tutte le indicazioni, passo dopo passo, per inserire i dati sulla domanda e inviarla. Una volta scaduti i termini si procederà a stilare la graduatoria in base al punteggio, dato dalla somma del voto di laurea, della media dei voti conseguiti in alcuni esami, del titolo di specializzazione in Italiano lingua 2 e della certificazione di livello B2 nella lingua del Paese per cui si presenta la domanda. A questo punto si stilerà la graduatoria per ogni Paese e sarà pubblicata sul sito del Ministero dell’istruzione. Gli incarichi di assegnazione delle sedi saranno comunicate direttamente via mail ai vincitori che, si legge da bando, «saranno contattati dalle autorità estere per la formalizzazione degli incarichi».Se all’ultimo si decidesse di cambiare idea e rinunciare all’incarico è necessario comunicarlo con tempestività via mail, caricando il modulo di rinuncia firmato sulla piattaforma. Nel caso in cui non si comunicasse la rinuncia, il candidato sarà escluso dalle future selezioni.Ma vale veramente la pena fare un’esperienza del genere? Facendo qualche ricerca in rete si scopre che, come per quasi tutti i periodi trascorsi all’estero, i commenti di chi ci è passato sono sempre positivi. C’è chi racconta di aver trovato molto utile questa pratica prima di insegnare in scuole italiane, chi la definisce una delle esperienze più stimolanti della propria vita,  chi sottolinea come questi nove mesi arricchiscano e facciano maturare.Se poi si vuole avere qualche notizia in più si possono consultare le faq predisposte dal ministero e controllare su Facebook, dove si trovano molti gruppi divisi per Paese di destinazione e annata con le storie di chi ci è già passato.   Marianna LeporeFoto di apertura da Pixnio in modalità Creative commons

Il potere del podcasting, anche per il lavoro

Nato oltre 15 anni fa, il podcast è uno strumento che si sta diffondendo ogni giorno di più. Negli ultimi tre anni, e ancora di più con la pandemia, i podcast sono cresciuti in numero e in ascolti: secondo la ricerca United States of Podcast di Nielsen e Audible presentata nel 2020 in Italia per esempio gli ascolti sono aumentati del 15% rispetto al 2019; secondo i dati Ipsos a ottobre 2021 gli ascoltatori italiani erano ben  9,3 milioni.  Dall’attualità allo sport passando per politica, esteri, cultura, cronaca ed economia, i podcast sono fruiti non solo nei momenti di svago, ma anche per fini lavorativi. E ci sono anche podcast che parlano specificamente di lavoro: come approcciarsi a un colloquio, come sopravvivere alla vita da freelance, come funziona lo smartworking, oppure storie a cui ispirarsi.That’s Y, per esempio, è il primo podcast italiano dedicato a mondo hr e alle nuove generazioni. Nato da un'idea e dall’entusiasmo di Giulio Beronia, autore e podcaster, è pensato come uno strumento per i giovani in cerca di trucchi per trovare un’occupazione, uno spazio di connessione audio delle "Generazioni al Lavoro" che svela ai giovani molti segreti per entrare (e restare) in azienda e lancia nuove idee e spunti di discussione per i manager appassionati. La prima puntata è andata in onda a maggio 2020: «C’era la pandemia, eravamo tutti chiusi in casa» ricorda Beronia: «Un momento drammatico, ma anche utile per riflettere sul futuro, sul lavoro, e sperimentare per trovare nuove soluzioni per far fruttare ancor di più il proprio potenziale».  Il podcast naturalmente è uno strumento che il marketing conosceva già prima del 2020, «ma il mondo delle risorse umane no: penso di essere stato il primo ad unire i due mondi, quello dell’hr e dei podcast».  Un modo di reinventarsi che ha dato vita ad una realtà che conta oltre 1000 ascolti mensili, tra generazione z, millennial e persone più adulte. That's Y è un gioco di parole tra l'esclamazione inglese "Ecco perché" – per provare a rispondere ai quesiti generazionali che ritroviamo nella vita quotidiana e sul lavoro – e la "Y" che è l'iniziale di Youth (gioventù), ovvero "Ecco i giovani", per comprendere meglio il tema dell’inclusione generazionale. Uno strumento «che fa dialogare giovani e anziani. Molti infatti i temi che riguardano la ricerca delle differenze tra adulti e non. Gli episodi sono alternati su diversi temi tra orientamento professionale e innovazione manageriale nella gestione delle persone in azienda. Ci sono rubriche più tecniche, ma si parla anche di musica e cucina» racconta Beronia. Oltre 250 episodi – tra cui uno con la fondatrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina, e altri con Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista e autrice del saggio “L'età del cambiamento - come ridiventare un Paese per giovani”, Francesco Armillei del think-tank Tortuga, Marianna Poletti di Just Knock, Donata Columbro di Dataninja School e Giulio Xhaet, partner e digital strategist di Newton nonché autore del libro appena uscito “Da grande” – che hanno riscosso successo tra giovani, ma anche professionisti del settore.Molte sono le aziende che si sono convertite ai podcast, scoprendone il potenziale proprio durante il lockdown, quando era forte l’esigenza di puntare su strumenti che potessero aggregare le persone in un periodo di lontananza forzata. Invece già nel 2018 Spindox, azienda che opera nel mercato dei servizi e dei prodotti ICT e che fa parte dell'RdS network da quasi dieci anni (ha aderito nel 2014!), aveva dato vita a Spindox Radio, con «la finalità primaria di creare people engagement» spiega Stefano Barricella, project officer dell’azienda. L’obiettivo dei podcast che compongono il catalogo di Spindox Radio è «quello di raccontare la realtà aziendale attraverso la voce dei protagonisti, dando spazio alle passioni dei dipendenti e coinvolgendo le persone per farle sentire parte attiva dell’azienda e di un più ampio progetto». Vari i temi affrontati: “Voci dal Management” è il podcast che racconta Spindox attraverso le parole dei suoi manager, «quindi vengono affrontate tematiche relative al mondo del business e ai processi interni alla nostra azienda» racconta Barricella, «mentre “AI Confidential” è il primo radio drama tech noir realizzato da Spindox per parlare di tecnologia, artificial intelligence e cyber security attraverso le avventure del detective Jack Spade e il suo partner Arti». Senza dimenticare “Mai Dire Calcio”, format «che racconta le persone di Spindox e la loro passione per lo sport». Ad oggi Spindox Radio vanta un totale di 30 mila ascoltatori unici, con una media degli ultimi due anni di circa 10mila ascoltatori unici all’anno. «Siamo molto soddisfatti dei risultati riscontrati non solo in termini di ascolti, ma anche e soprattutto in relazione al grado di coinvolgimento delle persone di Spindox e ai feedback positivi relativi alla loro esperienza in radio» dice Barricella: «E abbiamo tante novità in programma per quest'anno. Stiamo programmando anche la realizzazione di un podcast che coinvolga i nuovi entrati in Spindox per farli sentire subito parte dell’azienda».Un'altra potenzialità dei podcast è quella di poter informare e guidare le persone; e nel mondo del lavoro questo si può declinare anche in un'ottica di orientamento. Per esempio Bip, società di consulenza internazionale che da anni fa parte del network della Repubblica degli Stagisti, a maggio dell'anno scorso ha dato vita a Corner Hr «con un obiettivo pratico: aiutare le persone a orientarsi meglio nel mondo del lavoro. Il podcast viene curato da «una nostra collega che si occupa di selezione» spiega Luca Monaco, head of content e Growth hacker di Bip, e ottiene migliaia gli ascolti ad ogni puntata. E a volte può anche accadere che ascoltando un podcast si crei perfino una opportunità lavorativa. «Una persona, dopo aver ascoltato il nostro podcast, ha contattato la nostra hr» racconta Monaco: «Da lì è nata una conversazione sui social che ha dato vita ad un colloquio di lavoro che si è concluso... con l’assunzione dell’ascoltatrice!».Corner Hr non è l’unico podcast realizzato da Bip. C'è anche Caffè Macchiato, creato con l'obiettivo di raccontare le storie di persone di Bip: «Crediamo nell’unicità dei dipendenti, e vogliamo raggiungere i giovani e creare una relazione più intima tra l’ascoltatore, che potrebbe diventare il candidato, e il brand Bip» dice Monaco: «Proprio dalle storie di ognuno di noi nasce la forza di una grande azienda. Raccontiamo le vite di persone che hanno scelto di osare per inseguire i propri sogni». Il podcast in questo caso assume un doppio valore: «La nostra azienda è molto di più di quel che emerge da un sito web: è fatta di persone vere. Attraverso le storie si crea curiosità, magari anche un effetto di identificazione. Così le informazioni passano più facilmente: è un modo più umano di fare informazione, e far conoscere il contesto in cui lavoriamo». Ogni puntata, che mediamente raccoglie 700-750 ascoltatori, racconta la vita di uno dei 4mila dipendenti Bip. Non tutti ovviamente! «C’è una selezione su base volontaria o su scelta degli hr» conferma Monaco. Tra le storie già online, per esempio, quella di Giuseppe Cernigliaro, 29enne che da poco più di due anni lavora come consulente in Bip nel settore Government & Public services. La sua è una vicenda intrecciata con una pagina drammatica della storia italiana: il sisma che nel 2016 colpì il Centro Italia. L'episodio di Caffé Macchiato che lo vede protagonista è anche, riflette Luca Monaco, una testimonianza di come «affrontare le difficoltà nella vita ti aiuta anche a farlo nel lavoro».Insomma, per chi vuole scoprire qualche segreto in più per orientarsi nel mondo del lavoro, non resta che scegliere, mettersi le cuffie ed alzare il volume!

Elezioni in Lombardia, la promessa di Majorino: “Aumenteremo l'indennità a almeno 800 euro al mese”

Domenica 12 e lunedì 13 febbraio in Lombardia si vota per le elezioni regionali. Se verrà riconfermato il governatore uscente leghista Attilio Fontana, è praticamente certo che niente cambierà per gli stagisti. I politici della Lega – che da esattamente dieci anni, prima con Maroni e poi con Fontana, governa la Regione – e i loro alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia non hanno mai dimostrato in questi anni un interesse a migliorare la vita dei giovani (e meno giovani) impegnati in stage, malgrado la competenza per gli extracurricolari sia completamente regionale. L’aumento dell’indennità minima arrivato nel 2017 è stato davvero misero (da 400 a 500 euro) rispetto alle cifre minime stabilite in altre regioni, come per esempio il Lazio (800) o il Piemonte e l’Abruzzo e la Valle d'Aosta (600); e inoltre la Lombardia, unica in Italia, ha perfino previsto che se lo stage si svolge in un ufficio pubblico l’indennità minima obbligatoria scenda a soli 300 euro.Ma tutto questo potrebbe cambiare. Il candidato del centrosinistra, Pierfrancesco Majorino, già assessore comunale del PD al Comune di Milano e dal 2019 europarlamentare, nel suo programma elettorale ha inserito proprio il tema dei diritti degli stagisti. La sua promessa: aumentare considerevolmente l’indennità obbligatoria minima (ad almeno 800, forse addirittura 1000 euro al mese) e limitare nel tempo la possibilità di attivare tirocini in modo che non sia più possibile usarli come alternativa conveniente rispetto i contratti di lavoro. Proprio ieri in una manifestazione pubblica a Milano, di fronte alla sede di Regione Lombardia, Majorino ha preso questo impegno esplicitamente di fronte a Paolo Romano, a sua volta candidato al Consiglio regionale nelle file del Partito Democratico, durante un evento partecipato da molti giovani militanti con cartelli che recitavano frasi come “Con 300 euro non si vive”, “Ci state rubando il futuro” e “Il lavoro è un diritto”. Presenti all’evento anche l’europarlamentare Brando Benifei e la deputata Chiara Gribaudo, entrambi da anni impegnati nelle battaglie per i diritti degli stagisti e per la dignità del lavoro giovanile.«Basta con gli stage pagati quattro soldi, o gratuiti o a queste condizioni inaccettabili» ha detto Majorino, aggiungendo che nel suo programma un altro strumento per aiutare i giovani è «la gratuità del trasporto pubblico regionale per gli under 25». Nella sezione “Per una regione che corre verso il futuro” del suo programma elettorale si legge anche l'idea di istituire in Lombardia un Osservatorio sui Salari, di sostenere il salario minimo, e di potenziare l’apprendistato rafforzando la decontribuzione e diminuendo la burocrazia necessaria per l’attivazione.«Siamo di fronte a un dato molto chiaro: da questa Regione la nostra generazione vuole fuggire. Siamo la generazione più povera d’Italia anche se siamo quella più formata» ha ricordato Paolo Romano, 26 anni, ex segretario dei GD Milano, che l’anno scorso aveva guidato la delegazione che aveva consegnato la petizione per la riforma degli stage con 60mila firme al ministro del Lavoro (ad oggi le firme sono oltre 70mila!), e aveva partecipato al dibattito di “Best Stage 2021” organizzato dalla Repubblica degli Stagisti proprio per dare conto di questa battaglia.Romano ha poi incalzato Majorino: «Io ti chiedo di prenderci un impegno semplice: nei primi cento giorni, come il Lazio alziamo il compenso minimo, e limitiamo» gli stage «all’anno dopo la fine della formazione. Lo facciamo?». «Lo facciamo» ha risposto convinto Majorino. Sarebbe, per le 90mila persone che ogni anno fanno stage extracurricolari in Lombardia, un cambiamento epocale. Vorrebbe dire meno sfruttamento, più dignità, più giustizia per i giovani. Gli elettori ci penseranno, quando nel segreto della cabina elettorale dovranno decidere per chi votare? Se Majorino vincerà, per la Regione capitale degli stagisti si aprirà una nuova era per la tutela degli stagisti.

È online (e gratis!) la Guida Best Stage 2023

In rampa di lancio la nuova edizione completamente aggiornata della Guida Best Stage, il vademecum della Repubblica degli Stagisti che accompagna i giovani nei primi passi nel mondo del lavoro.La Guida, giunta alla sua nona edizione, come di consueto contiene un focus sull’attualità (quest’anno dedicato all’occasione purtroppo sfumata, nel 2022, di riforma dei tirocini), oltre a una panoramica sui diritti e doveri degli stagisti con tutte le normative più aggiornate e le informazioni, Regione per Regione, rispetto al rimborso spese minimo e alla durata massima previsti dalla legge per i tirocini extracurricolari, e a un quadro d’insieme su quanti tirocini avvengono in ciascuna Regione ogni anno.La sezione delle FAQ, che ha ormai superato la soglia delle cinquanta domande-risposte, è fatta apposta per dissipare i dubbi più frequenti. Dalle classiche “Uno stage può essere interrotto prima della sua scadenza?” o “Gli stage gratuiti sono legali?”, fino alla sempreverde “Uno stagista deve fare la dichiarazione dei redditi?” passando per “Alla fine di un tirocinio si ha diritto al sussidio di disoccupazione?”, “E’ obbligatorio essere iscritti a Garanzia Giovani?” e “Uno stage può essere svolto da casa?” (domanda che dopo la pandemia, con l’introduzione della fattispecie dei tirocini da remoto, ha cambiato in effetti risposta!). Una FAQ specifica da quest’anno è anche dedicata alla possibilità di attivare un tirocinio in Italia per una persona straniera residente al di fuori dell’Unione europea.Inoltre quest’anno i lettori avranno anche a disposizione un focus specifico con consigli su come cercare efficacemente opportunità di stage e di lavoro e come prepararsi a un colloquio, grazie alla sezione “Job Hunting Tips” a cura di EY - che oltre ad essere da molti anni una delle aziende virtuose dell’RdS network, è anche sponsor della Guida Best Stage 2023. La Guida permette, come sempre, di scoprire tutte le aziende che fanno parte del network della Repubblica degli Stagisti, conoscere le loro policy sugli stage, l’indennità mensile che offrono e la percentuale di assunzione post stage. Una “operazione trasparenza” che contrasta la - purtroppo diffusissima - opacità del mercato del lavoro italiano.La Guida Best Stage 2023 è scaricabile gratuitamente dalla homepage della Repubblica degli Stagisti. Buona lettura!

Sei settimane per diventare IT Developer, ultimi giorni per candidarsi all’Academy di Bene Assicurazioni

Ci sono ancora pochissimi giorni per fare domanda per l’Academy JR Developer organizzata da Bene Assicurazioni – giovane compagnia nata a dicembre 2016 e dal maggio dello scorso anno nel circuito di aziende virtuose dell’Rds network – in collaborazione con l'agenzia per il lavoro Orienta. Per partecipare è necessario essere inoccupati, avere massimo 30 anni, tanta voglia di mettersi in gioco e il desiderio di diventare un IT developer.«L’idea di questo percorso di Academy ci è venuta lo scorso anno, raccogliendo le esigenze evidenziate dai responsabili del team di sviluppo emerse con i nuovi obiettivi di crescita tecnologica dell’infrastruttura digitale della compagnia», spiega Alberto Piva, 34 anni, responsabile Talent Acquisition all'interno dell'Ufficio People Management di Bene Assicurazioni: «Ci siamo messi all’opera ed è nata l’idea di offrire un percorso complementare a quello predisposto da corsi di formazione e università. L’Academy sposa entrambe le anime della realtà di Bene: quella di tecnology company, che punta all’innovazione, e quella di realtà votata ad avere un impatto sociale puntando anche sui giovani talenti e offrendo loro un’occasione di crescita professionale, supportata da senior manager».Nel 2022 hanno partecipato all’Academy sette persone. «Avevamo incontrato circa il doppio dei candidati preselezionati per noi da Orienta, 15 giovani» dice Piva: «Per qualcuno abbiamo detto no all’ingresso del corso, qualcun altro si è ritirato. Provenivano da tutta Italia e avevano un’età che andava dai 20 ai 28 anni. Erano tutti maschi, ma quest’anno speriamo di coinvolgere anche qualche donna: tra le selezioni fatte, infatti, abbiamo già confermato una ragazza e speriamo di riuscire a selezionarne qualche altra». Al termine del percorso del 2022 due giovani sono stati assunti con contratto di apprendistato professionalizzante all’interno di Bene, e tre stanno già lavorando come sviluppatori in altre aziende.Le selezioni per la nuova edizione si concluderanno il 27 gennaio e l’Academy partirà immediatamente dopo, lunedì 30. Questi ultimi giorni, quindi, sono importantissimi per chi volesse far domanda. Il percorso è pensato per diplomati o laureati in materie Stem, ma non si escludono percorsi ibridi. «È fondamentale la passione per la tecnologia e l’innovazione, ma stiamo valutando anche profili che arrivano da un’istruzione superiore umanistico-classica e che magari stanno facendo un percorso universitario non necessariamente in informatica, ma anche in fisica, ingegneria, ingegneria energetica, che non hanno per forza lo sbocco professionale sullo sviluppo software. Oppure un diplomato come perito informatico o tecnico che non ha fatto l’università ma che ha delle basi tecniche, non per forza di programmazione», spiega Piva: «Perché queste basi, se necessario, potremo darle noi durante l’academy».In pratica, quindi, si può candidare anche chi non ha mai scritto una linea di programmazione nella sua vita: «Se una persona viene da studi superiori classici con un percorso in materie umanistiche e però, durante l’assessment psico attitudinale viene fuori che ha una mentalità logica analitica propedeutica all’attività di sviluppo, la prendiamo in considerazione! La logica dell’Academy consente di formare e poi di andare avanti nell’affiancamento una volta inseriti in azienda».Per candidarsi è necessario registrarsi a questo link. È Orienta a gestire, come per la prima edizione, tutta la fase di recruiting e preselezione.Lo scopo dell’Academy è quello di far entrare nuove leve nel team di sviluppo in qualità di junior developer, per acquisire gradualmente le competenze e la modalità di lavoro in ambito back end o front end, ma è un percorso molto utile anche per quanti decidessero di proseguire il proprio percorso professionale in altre realtà strutturate in ambito insurance & finance. Anche perché, pur non entrando nel team di Bene, è possibile avvalersi del supporto di Orienta per individuare opportunità professionali in altre aziende.L’Academy è totalmente gratuita, in quanto finanziata dal Fondo Forma.Temp di Orienta che copre anche le spese di vitto e alloggio per i partecipanti che non risiedono a Milano. È organizzata in sei settimane con lezioni full time dalle 9 alle 18, con un’ora di pausa pranzo, dal lunedì al venerdì presso la sede di Bene Assicurazioni. In queste 240 ore di formazione vengono insegnati linguaggi di programmazione e metodologie utilizzate all’interno della IT Factory di Bene. «Facciamo conoscere ai partecipanti la nostra realtà, anche tramite esercitazioni pratiche con i responsabili del nostro team, in modo che imparino a declinare competenze specifiche di development in un reale contesto aziendale».I partecipanti possono affinare le competenze in linguaggi di programmazione come PHP, Java, Html, Css, Javascript, VueJS – quest’ultimo è una novità rispetto allo scorso anno ed è il motivo per cui c’è una settimana in più di corso – e competenze legate a database Sql e MySql. «Queste conoscenze sono trasmesse durante i percorsi di studio superiori o universitari, ma spesso restano sul piano teorico» riflette Alberto Piva: «In questi anni ci siamo resi conto che in un ambito specialistico con esigenze specifiche come quello di una fully digital company assicurativa, un giovane developer ha bisogno di diverso tempo per declinare le proprie competenze in modo pratico ed efficace. Abbiamo realizzato l’Academy proprio per far sì che i partecipanti possano toccare con mano quello che viene sviluppato dalla nostra IT Factory, attraverso anche esercitazioni pratiche e un approccio learning by doing».I partecipanti non sono coinvolti solo in attività legate alla tecnologia, però: durante il percorso formativo si promuovono anche altre soft skills, come l’orientamento al risultato, la capacità di lavorare in team e il processo di delega e controllo. «Tutte competenze necessarie per un giovane che voglia inserirsi in un contesto professionale specialistico come quello dell’It development in ambito insurance & finance».Rispetto allo scorso anno c'è una sfida in più: l’attività totalmente in presenza. «Nel 2022, causa pandemia, l’Academy è stata svolta per quattro settimane da remoto, e solo l’ultima settimana in sede. Quest’anno, invece, saranno tutte e sei nei nostri uffici, a Milano. E questo porta sicuramente del valore aggiunto. I docenti sono professionisti selezionati ed esperti non solo di tematiche tecniche e linguaggi di programmazione ma anche delle dinamiche tipiche della docenza interattiva». Nel mese e mezzo di corso interverranno anche professionisti della IT Factory, così «i partecipanti avranno anche la possibilità di conoscere senza filtri i loro futuri colleghi e responsabili». E una volta finito il percorso, se in linea con le esigenze dell’azienda, avranno la possibilità di essere inseriti nel team con uno stage o un contratto di apprendistato professionalizzante presso la sede di Seregno, in provincia di Monza e Brianza.Se interessati conviene affrettarsi a far domanda e provare a entrare a far parte dell’equipaggio dei “Beneffiters”.Marianna Lepore