«Assunta con una bimba appena nata, in Sapio mi hanno aspettata tre mesi»
Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti dà voce alle testimonianze di donne – occupate nelle aziende dell’RdS network – che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Eleonora Garbin, 39 anni, Persona qualificata per Sapio, società di produzione e fornitura di gas industriali e medicinali.Sono nata e cresciuta in provincia di Verona. Al liceo – ho fatto lo scientifico – le materie mi risultavano tutte facili, eccetto la chimica. E così ho deciso di sfidare me stessa scegliendola per l’università, consapevole che fosse un settore che garantisce buoni sbocchi professionali.Contro le attese in facoltà, almeno nel mio caso, la presenza femminile non era scarsa, tutt'altro: c'era circa il 40% di studentesse donne. Mi sono laureata in Chimica all’università di Padova, nel primo ciclo della riforma 3+2. Ho anche fatto un dottorato di ricerca in Scienze molecolari, sempre a Padova, durante il quale ho trascorso sei mesi alla Humboldt University di Berlino per alcuni esperimenti legati alle mie ricerche. Mi occupavo di ottica non lineare e di spettroscopia ultraveloce.Subito dopo la tesi di dottorato sono stata presa per un contratto a progetto con Ossigas, una piccola azienda familiare campana che un paio di anni prima aveva aperto un sito in provincia di Padova per la produzione e distribuzione di gas compressi industriali. Volevano assumere una “Persona qualificata” per produrre ossigeno medicinale, quindi per i primi sei mesi, mentre imparavo a conoscere il mondo dei gas, ho fatto esperienza nella sede principale di produzione e controllo qualità. Nello specifico mi occupavo della logistica delle consegne ai clienti. Nel frattempo ho seguito e superato i sei esami universitari che mi mancavano per fare richiesta all'Agenzia italiana del farmaco per la nomina come appunto “Persona qualificata”. Il mio ruolo, quello che ho tuttora, è proprio questo, ed è definito da un decreto legge. Si riferisce a chi ha la responsabilità di rilasciare un medicinale che sia reperibile in Europa. Il mio compito è di controllare che ogni lotto di medicinale sia prodotto secondo le normative e che il sistema di qualità sia implementato secondo gli standard. Dopo un anno in Ossigas il mio contratto è stato rinnovato per un ulteriore anno, per poi diventare dopo pochi mesi a tempo indeterminato. Devo molto al mio responsabile di allora e anche al titolare dell’azienda, perché mi hanno sempre coinvolto nelle scelte aziendali, permettendomi di comprendere meglio questo mondo e di averne una visione globale. Insegnamenti che mi hanno aiutato molto poi in Sapio a capire di più le esigenze dei colleghi e le diverse funzioni aziendali. In Ossigas sono rimasta per sei anni; poi, durante la maternità, l’azienda è stata acquisita da un’altra molto più grande. Temevo che ciò avrebbe portato alla chiusura del sito in cui lavoravo, e quindi ho iniziato a guardarmi un po’ in giro per trovare un’alternativa. Il sito Sapio di Padova cercava proprio una figura come la mia e allora ho inviato il cv. Mi hanno scelto, spiegandomi di aver subito bisogno che entrassi a lavorare, ma la mia bimba all'epoca aveva solo cinque mesi, e iniziare subito non mi era proprio possibile! Mi ha reso molto orgogliosa il fatto che abbiano deciso di aspettare tre mesi, pur di assumere proprio me. In Sapio lavoro da quasi cinque anni, con un contratto a tempo indeterminato. Mi sarebbe piaciuto proseguire con la ricerca, ma dopo la Riforma Moratti e quindi l’abolizione della figura del ricercatore universitario a tempo indeterminato, l’idea di passare almeno un’altra decina di anni dopo il dottorato con contratti di uno o due anni mi ha fatto desistere . Avevo voglia di farmi una famiglia, comperare una casa, non di cambiare città ogni due anni alla caccia di contratti a tempo, in attesa di un concorso per diventare professore associato. Quanto alle difficoltà riscontrate per il fatto di essere donna, sarà perché nello stabilimento in cui lavoro sono l’unica con una figlia piccola, ma la maggiore è quella di dover chiedere ferie o permessi per stare con lei quando le scuole sono chiuse. Non perché me le neghino ma con venti giorni l’anno è durissima, non bastano mai, alla fine è sempre mio marito che se ne occupa: fortunatamente lui ha un lavoro in università che gli permette una certa flessibilità. Inoltre sono l’unica in ufficio che a una certa ora deve scappare via per recuperarla all’asilo. E adesso con l’inizio delle scuole elementari è ancora più dura. Speriamo di farcela!Non ho neppure esperienze di gender pay gap. Il mio primo stipendio, con un contratto cocopro, è stato di 900 euro, meno dei 1200 che prendevo durante il dottorato. Ma non perché fossi donna. Ora le cose vanno molto meglio, ma questo perché con la mia professionalità ho dimostrato di valere molto di più. Purtroppo le aziende non conoscono molto il dottorato di ricerca, ma credo che a posteriori riconoscano la differenza tra un laureato e chi possiede un PhD, soprattutto per quanto riguarda l’autonomia operativa. Ci sono state donne che hanno inciso nel mio percorso. Una è la mia relatrice di dottorato, una persona schietta, che non mi ha illuso promettendomi garanzie di un posto in università, ma che mi ha spinto a lasciare la comfort zone di un ambiente in cui ero conosciuta e in cui lavoravo bene, ma che non mi permetteva di essere artefice del mio futuro. Alle giovani ragazze consiglio di fare di tutto per essere loro stesse padrone del loro futuro e delle loro scelte, prima di tutto bilanciando le loro passioni con le effettive possibilità nel mercato del lavoro, ma anche decidendo di cambiare se quello che hanno non le soddisfa più o sta loro stretto. Testimonianza raccolta da Ilaria Mariotti