Laura Serrao: «Quanta fatica per riuscire a fare lo stage alla Commissione europea! Ma ne è valsa la pena: a distanza di due anni sono ancora qui. Assunta»
Dal 1° al 31 gennaio è aperto il bando per candidarsi agli stage presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Laura Serrao.Ho 29 anni e sono nata a Roma. Dopo il liceo linguistico mi iscrissi a Scienze politiche con l'idea di intraprendere la carriera diplomatica; al penultimo anno di università ottenni una borsa Erasmus e nell’ottobre 2003 partii per l'università Paris VIII - Saint-Denis, restandoci fino alla fine dall'anno accademico. Un'esperienza molto formativa, per la prima volta mi trovavo a vivere da sola, e per di più in un altro Paese! Purtroppo dal punto di vista accademico mi sentii lasciata allo sbaraglio: niente informazioni o appoggio dalla mia università, grandi problemi nel farmi riconoscere gli esami. Così alla fine mi dedicai a fare ricerche per la tesi. Tornata in Italia, una volta finiti gli esami decisi di fare una prima esperienza lavorativa e attraverso l’ufficio stage dell’università scoprii il Mae-Crui, un programma che permette ai giovani di passare un periodo di tre mesi presso il ministero degli Esteri o in un'ambasciata o consolato. Cominciai il Mae-Crui nell'aprile del 2006; non era previsto alcun rimborso, neanche i buoni pasto. La mia università con fondi propri dava dei rimborsi - dai 500 ai mille euro per l'intero periodo, se non sbaglio - a chi veniva assegnato a sedi estere, ma essendo rimasta io a Roma non ne avevo diritto. Mi assegnarono al Cerimoniale diplomatico; all'inizio ero molto intimorita da quell'ambiente così formale, però con il passare del tempo imparai come muovermi e colsi l'occasione per confrontarmi con ambasciatori di vari paesi. Un'esperienza veramente formativa, che però al tempo stesso mi fece capire che non era quella la strada che volevo seguire.Al ministero gli stagisti erano concentrati presso gli uffici del 4° e 5° piano, mentre io mi trovavo al 1°: nel mio ufficio eravamo in tre. Alla fine dei tre mesi di stage chiesi e ottenni un rinnovo – anche se non molti lo sanno, il Mae-Crui può arrivare fino a 12 mesi. Rimasi lì fino alla fine di settembre del 2006. Per un breve periodo mi venne affidato il compito di formare le nuove stagiste: quando arrivarono, il capo dell'ufficio mi chiese di insegnare loro quello che avevo imparato io fino ad allora, anche perché nel frattempo il mio tutor era stato assegnato ad una sede estera e si attendeva l'arrivo di un nuovo diplomatico nell'ufficio – quindi in quel periodo oltre al capo ufficio e alle segretarie c'eravamo solo noi stagiste. Alla fine mi fu proposto di rimanere ancora, ma trattandosi di un ministero non c'era nessuna possibilità di ottenere un contratto; così decisi di riprendere gli studi.L'anno successivo, sempre tramite la Crui, feci un altro stage a cavallo dell'estate – da maggio a luglio – presso la sede centrale dell'Ice a Roma. Nel mio ufficio eravamo sei stagisti a fronte di una trentina di dipendenti. In questo caso era previsto un rimborso spese, ma quando arrivai io era stato sospeso a causa di tagli vari – ricevetti poi dei soldi qualche mese dopo la fine dello stage, una cifra intorno ai 300 euro. Purtroppo in quel caso fui costretta, per problemi familiari, a interrompere lo stage dopo appena due mesi. Poco dopo ottenni una borsa di studio del ministero degli Esteri per il Collegio d'Europa di Bruges, per un master internazionale in Affari europei considerato tra i più competitivi al mondo, e così partii alla volta del Belgio. Il master durò dal settembre del 2007 al giugno del 2008. La borsa di studio copriva solo parzialmente il costo del corso, all'epoca circa 7mila euro su 17mila; la scuola aveva dormitori e mensa, ma in pratica questa parte dei costi era a carico degli studenti. Alcuni miei compagni avevano ottenuto delle borse integrative dalle regioni o dalle università di provenienza, ma nel mio caso la Regione Lazio non prevedeva nulla di simile: quindi furono i miei genitori a coprire la restante quota, anche perché durante il master la frequenza era obbligatoria e la mole di lavoro non mi avrebbe consentito di lavorare.Nel frattempo, lo stage in Commissione. Questo era sempre stato un mio pallino: con delle mie compagne di università avevamo presentato domanda subito dopo la laurea, ma nessuna di noi era riuscita ad entrare nel “Bluebook”, il database da cui la Commissione attinge per reclutare gli stagisti. Ricordo la delusione, eravamo tutte neolaureate con ottimi voti e, pensavamo, con ottimi curriculum… Ora, dopo essere passata dall'altra parte della barricata (l'anno scorso ho fatto parte del jury di selezione) mi rendo della quantità e qualità delle domande che ogni sei mesi arrivano in Commissione, soprattutto dall'Italia – forse anche perché noi siamo tristemente abituati a stage non retribuiti, e un rimborso spese di più di mille euro è molto allettante, senza considerare il valore formativo di un'esperienza in Commissione.Insomma, mentre facevo il master a Bruges feci di nuovo domanda, e questa volta entrai nel Bluebook. Nelle settimane seguenti alcuni miei compagni vennero chiamati a Bruxelles per fare dei colloqui, altri avevano già ottenuto la conferma dello stage, io invece ricordo che tornai a Roma senza nessuna risposta. Ero un po’ delusa. Poi invece dopo quasi un mese ecco arrivare la mail tanto agognata: la Commissione mi offriva uno stage presso il Segretariato generale, nella direzione per i rapporti con il Parlamento. Non potevo chieder di più. A settembre sbarcai Bruxelles per cercare casa, insieme al mio ragazzo che aveva deciso di seguirmi. Trovato un appartamento rientrammo in Italia e a fine mese ripartimmo con la macchina carica di valigie e pacchi: 18 ore di viaggio, un incubo, ma finalmente eravamo pronti ad iniziare questa nuova avventura! Lo stage durò dall’ottobre del 2008 al febbraio del 2009. Eravamo una ventina di stagisti in tutto il Segretariato generale, che conta circa 600 membri dello staff; dei tre stagisti assegnati alla mia direzione io ero l'unica italiana. Il lavoro consisteva principalmente nel seguire i lavori del Parlamento Europeo, nelle commissioni parlamentari e nelle sedute plenarie. Ogni funzionario dell'ufficio era responsabile di seguire una commissione: per il primo periodo io seguii insieme alla mia advisor quella sulle Libertà fondamentali; dopo un paio di mesi, quando uno dei funzionari lasciò l'ufficio, il capo unità mi affidò la commissione per i Trasporti. Una grande responsabilità, che mi permise di dimostrare quello che avevo imparato fino ad allora: si trattava di seguire i lavori e poi relazionare all'ufficio e a tutta la gerarchia. In pratica andavo in Parlamento un paio di giorni a settimana e seguivo i dibattiti della Commissione per poi scrivere delle note informative. La casa, una settantina di metri quadrati nel cosiddetto “quartiere europeo”, costava a me e al mio ragazzo poco meno di mille euro comprese le spese. Anzi dovrei dire “ci costa”, perché ci siamo rimasti ben oltre il mio stage: viviamo ancora qui. Fin dal principio avevo intrapreso l'esperienza dello stage nell'ottica di fermarmi a Bruxelles dopo, perché rispetto all'Italia ci sono più possibilità lavorative e perché avevo speso i due anni precedenti a specializzarmi nel diritto e nella politica dell'UE. Purtroppo però il periodo è coinciso con l'inizio della crisi economica, che chiaramente si è fatta sentire anche qui, quindi di offerte di lavoro non ce n’erano molte. Poi una mattina, poco prima delle vacanze di Natale, arrivo in ufficio, accendo il computer e tra le news sull'intranet vedo che un'unità della mia direzione cerca un agente contrattuale, con un profilo simile al mio. Un paio di anni prima avevo scoperto l'esistenza di queste selezioni per entrare nel database della Commissione per agenti contrattuali, e così nel corso degli anni avevo provato a propormi per dei contratti, ma senza successo. Ora proprio nel mio ufficio si apriva una possibilità: una specie di miracolo. Non passano neanche 30 minuti che ho già spedito la mail con il cv. Qualche giorno dopo vengo chiamata per il colloquio, la capo unità mi spiega che si tratta di un contratto di nove mesi per aiutare la Direzione durante il periodo di preparazione per le audizioni parlamentari della nuova Commissione Europea, mi dice che ci sarà tanto lavoro da fare, ma che sarà anche molto interessante vivere in prima persona il momento della transizione dopo le elezioni europee. Così subito dopo fine del mio stage ho iniziato a lavorare in Commissione. Da allora è passato più di un anno, il contratto iniziale è stato rinnovato, e quando il lavoro per cui sono stata assunta è terminato ho trovato posto presso un'altra Direzione generale della Commissione, la DG Ricerca, dove lavoro come project officer seguendo le sovvenzioni comunitarie ai ricercatori europei.Il mio stipendio netto è di 2410 euro, rispetto a quando sono stata assunta c'è stato un minimo aumento dovuto all'adattamento del salario al costo della vita e all'inflazione. Il mio caso è un po' particolare – intendo i vari contratti frammentati: normalmente i contratti standard sono di un anno e vengono poi rinnovati per altri due anni. Mi ritengo fortunata per aver potuto cominciare a lavorare subito. Il passaggio da stage a contratto non è automatico, anzi tutt'altro, e come in tutto serve la fortuna di trovarsi al momento giusto al posto giusto. Non basta essere apprezzati dal capo ufficio durante lo stage per ottenere un contratto alla fine dei cinque mesi: deve esserci un posto vacante, e bisogna avere il giusto profilo, e in linea di massima per ogni posto vacante devono essere chiamate per il colloquio almeno tre persone. In più per diventare agenti contrattuali bisogna aver superato una selezione (CAST), che si svolge in genere ogni uno o due anni, ed essere quindi in un database specifico. Fino a qualche anno fa inoltre c'era una regola, e forse in alcune DG c'è ancora, per cui non si può assumere un ex stagista se non dopo un certo periodo di tempo. Detto ciò il mio non è un caso isolato, conosco altri ex stagisti che poi hanno ottenuto un contratto, anche se spesso non nello stesso ufficio in cui hanno svolto lo stage o magari dopo qualche tempo. Il vantaggio di aver fatto lo stage è sicuramente quello di avere un'ottima formazione professionale: questo chiaramente in fase di selezione può fare la differenza. Lo stage in Commissione è molto apprezzato e spesso considerato un prerequisito per molte offerte di lavoro anche nel settore privato a Bruxelles.Testo raccolto da Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento:- Nuovo bando per 600 stage da mille euro al mese alla Commissione europea: ci si può candidare fino al 31 gennaio E le testimonianze degli altri ex stagisti:- Mario Sgarrella: «Ho fatto in sequenza lo stage all'Ecdc di Stoccolma e quello alla Commissione europea: due esperienze super interessanti»- Cinque Paesi in cinque anni: la storia di Daniela Amadio e il racconto del suo stage alla Commissione europea- Carlotta Pigella, Torino-Bruxelles andata e ritorno: «Il mio stage alla Direzione generale Affari Marittimi della Commissione UE? Internazionale e professionalizzante»- Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea»- Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita»