Categoria: Storie

Francesco Armentano, assistant auditor in PricewaterhouseCoopers: «In quattro mesi di stage ho imparato più che in tre anni di università»

Ho 24 anni e sono di Potenza, ma vivo a Milano da sei anni, da quando cioè mi sono iscritto ad Economia aziendale alla Bocconi: la mia famiglia possiede un cementificio, una cinquantina di dipendenti in tutto, e un giorno vorrei essere io a condurre l'azienda. Per non gravare troppo sui miei genitori, da studente ho fatto diversi lavoretti - cameriere, barista, commesso - con cui ho contribuito all'affitto di un monolocale a Milano e mi sono pagato qualche vacanza. Nell'ultimo anno della triennale ho passato un mese al Babson College di Boston con il progetto "Campus Abroad", con cui la Bocconi permette di seguire all'estero un corso universitario coprendo le spese di alloggio. Il nostro campus era fantastico, proprio come nei telefilm americani! Boston poi è una città molto "europea", mi ci sono trovato bene. Mi sono laureato a settembre 2008 e ho proseguito con la specialistica, sempre alla Bocconi. Nel programma era previsto anche un tirocinio di circa 500 ore: dopo anni sui libri sono stato contentissimo di iniziare a capire dal vivo come funzionava quello che avevo studiato. Navigando sul Job Gate dell'università ho letto un annuncio di PricewaterhouseCoopers e mi sono candidato per la posizione di Junior Auditor, nonostante l'area amministrativo-finanziaria non fosse proprio quella che mi interessava. Non nego che il rimborso previsto -  800 euro più mensa gratuita - mi ha allettato. Quello della retribuzione è uno dei grossi problemi dello stage, a cui si aggiungono orari di lavoro stressanti e mansioni non in linea con la formazione dei ragazzi. A volte si può parlare di sfruttamento legalizzato. In pochi hanno capito l'importanza dello strumento stage: per il giovane, che scopre se quel lavoro può fare davvero al suo caso, e per le imprese, che si assicurano assunzioni di qualità. A me con PwC è andata bene. Dopo due colloqui e un paio di mesi è arrivato il sì e ho iniziato a gennaio 2010, in piena busy season, occupandomi di analisi finanziaria, valutazione del rischio, ma anche di contabilità e contatti con i vari stakeholders. In quei quattro mesi ho imparato molto di più che in tre anni di università! È stata un'esperienza molto utile, che ho fatto con la giusta carica e che mi ha aperto le porte dell'assunzione. PwC non si fa scappare persone motivate e professionali. A pochi mesi dalla fine del tirocinio - a ridosso della laurea specialistica che ho discusso a dicembre - è arrivata la proposta per un contratto di apprendistato professionalizzante di due anni come Assistant Auditor con uno stipendio netto mensile di 1200 euro, più tredicesima, quattordicesima e buoni pasto. Per chi non vive nella sede di lavoro l'azienda invece dà un rimborso integrale sul pranzo e un forfait sulle spese di trasporto. Certo non posso fare la vita da ricco, ma mi mantengo da solo. Per il momento voglio rimanere qui e continuare a imparare; andare all'estero magari, dato che l'azienda permette di fare esperienza presso una sede straniera del network. Un trasferimento definitivo per sfuggire alla crisi però non fa per me. Mi sono sempre detto «Mai mollare la barca che sta affondando!». Molti dei miei colleghi di università hanno iniziato a lavorare in banche d'investimento o, come me, in società di revisione e consulenza. Quasi nessuno è rimasto a spasso. C'è da dire comunque che chi frequenta la Bocconi  cresce in una sorta di mondo a sè stante, in cui c'è molta pressione a fare bene e grosse aspettative, anche a fronte di un grosso investimento economico. Molti dei miei amici di Potenza invece si stanno ancora "godendo" il periodo universitario e di lavoro ancora non se ne parla. Da buon terrone sono estremamente legato alla mia famiglia e alla mia terra, e tornare a casa mi farebbe molto felice, ma lo farò solo se ci sono davvero le condizioni. Mi sforzo di essere realista: certi treni passano una sola volta. E PwC è uno di quelli.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stagista per tre anni, Ilaria denuncia: «Tv, radio, giornali, uffici stampa: ho fatto sei tirocini e nessuno mi ha portato un lavoro»

Mi chiamo Ilaria, ho 24 anni e negli ultimi tre sono stata quasi ininterrottamente stagista: ho infatti all'attivo ben sei stage. Tutti gratuiti o quasi. Tutti per inseguire un sogno: lavorare nel mondo del giornalismo e della comunicazione. Tutti svolti mentre studiavo, senza rallentare il mio percorso universitario, tanto è vero che ho finito la triennale nel 2008 e la specialistica nel 2010, con una tesi sui conflitti del golfo e il ruolo del reporter di guerra per la quale ho perfino seguito un corso di arabo, laureandomi perfettamente nei tempi. Sei stage, e nemmeno uno di questi mi ha portata ad un lavoro.Il primo, nel 2007, è durato nove mesi. La mia università lo prevedeva nel corso della triennale; solitamente decidevano loro dove e come collocare gli studenti, ma nel mio caso non mi aiutarono. Così mi sono dovuta arrangiare, e attraverso conoscenze ho trovato questo stage presso un’emittente televisiva locale. Facevo – gratis –  la co-conduttrice di una trasmissione sportiva, per la quale avevo ideato e curavo anche una rubrica di approfondimento.  Lavoravo a casa per creare i filmati da mandare in onda; poi andavo in studio una volta alla settimana per accordarmi con il tecnico e per la diretta. Ero l’unica stagista: gli altri conduttori erano tre giornalisti pubblicisti sportivi, abbastanza affermati sul territorio. Devo dire che come prima esperienza è stata il massimo: ho imparato molte cose e ho potuto decidere, cosa il più delle volte impensabile per una stagista, come impostare il mio lavoro.Terminata quell'esperienza, nell’agosto del 2007  ho iniziato una collaborazione gratuita con un quotidiano per conseguire il tesserino da giornalista pubblicista, che è arrivato puntuale a settembre 2009, dopo due anni e una cinquantina di articoli: ne scrivevo da uno a tre al mese, ciascuno pagato circa 20 euro.Nel frattempo tra il 2008 e il 2009 ho svolto altri tirocini, anche questi trovati in maniera "autonoma" e non pagati. Tre mesi nella redazione di una radio privata, una delle più note a livello nazionale. L'esperienza più insignificante e demoralizzante: zero rispetto, zero incarichi. A causa del mio accento regionale, tra l'altro, non ho mai potuto andare in voce: le notizie scritte da me per il GR – il giornale radio – venivano lette e firmate dal caporedattore di turno. Lavoravo anche 12 ore al giorno, correvo da una parte all’altra di Roma  per raccogliere interviste per i vari GR orari. Ogni spostamento era a mio carico, compresi quelli per Fiumicino quando seguivo la vicenda Alitalia. I dipendenti avevano tutti contratti a tempo indeterminato, in più c’era il figlio di un noto giornalista televisivo che era assunto con il contratto di praticantato regolare. E a me, stagista non pagata, spesso capitava di scrivere i pezzi del GR di cui lui non aveva voglia di occuparsi. Non sono comunque stata l’unica: nel mio stesso periodo in redazione c’era un’altra stagista, e poi ho saputo che questo trattamento è stato riservato a molte altre stagiste, prima e dopo di me. In ogni caso a questo tirocinio non potevo rinunciare, era "curriculare" quindi richiesto dall’università. Poi ho fatto altri tre mesi presso la redazione di un mensile di economia e finanza, come corrispondente sul territorio romano. Lo stage in realtà era nato come periodo di prova: il direttore aveva promesso che dopo mi avrebbero assunto con regolare contratto. Seguivo conferenze, facevo interviste; ma finito lo stage non hanno mai risposto alle mie mail e telefonate. Letteralmente scomparsi.E così arriviamo al 2009. Mi prendono all'ufficio stampa regionale di un importante partito politico: inizio lo stage a febbraio, l'accordo è che debba durare tre mesi. A maggio mi propongono di prolungare lo stage per altri tre mesi, promettendo che al termine verrò inserita nello staff di uno dei tanti candidati alle elezioni europee. Passa l'estate e non si muove niente. Ad agosto mi dicono che se voglio possono prorogare il mio stage ancora di sei mesi, per poi farmi accedere a un ulteriore step che mi porterebbe a diventare addetta stampa ufficiale. Io dico di no: un anno gratis nello stesso posto mi sembra eccessivo.Nel 2010 faccio il mio quinto stage, nato da una candidatura spontanea a una rivista bimestrale di geopolica che amavo molto. Invio il curriculum, loro mi chiamano, fin dall’inizio mi dicono che ci sono poche speranze di essere assunta, ma decido di provarci lo stesso, anche per ampliare le mie conoscenze. Accetto la proposta e comincio il tirocinio: sei mesi durante i quali gestisco il sito e tutti i contenuti multimediali, e pubblico anche due reportage.  In redazione oltre a me ci sono un’altra stagista, quattro dipendenti con contratto e il direttore. E poi vari collaboratori esterni. Finito lo stage, tanti saluti.Attualmente sto concludendo l'ennesimo stage semestrale nell'ufficio comunicazione di una compagnia assicurativa. Il rimborso spese è di soli 500 euro al mese, e gli incarichi che svolgo sono completamente differenti da quelli elencati in sede di colloquio e sul progetto formativo. Insomma io sono lì per fare tutte le cose che le altre persone all'interno dell'agenzia non vogliono fare. Ma non è tanto questo che mi preoccupa – non mi lamento per la mole di lavoro anche perchè ho sempre pensato, forse con troppa fiducia, che fosse legata al percorso di formazione – quanto il fatto che mi sto allontanando dal mio percorso. Nel frattempo ho aperto un giornale online che va avanti con il mio sudore, i miei soldi e il mio impegno: un mensile di approfondimento che vuole raccontare il mondo visto attraverso gli occhi delle donne. Dal 2005 vivo a Roma, con tutte le spese che ciò rappresenta per la mia famiglia. Ho abitato da sola fino all’anno scorso, ora condivido l’appartamento con mia sorella. Ho pensato tante volte di andare via dall’Italia, ma forse voglio dare ancora un’ultima chance al mio paese. In questo periodo sto portando avanti un progetto con un gruppo di donne rifugiate insieme a Shoot for Change, un’associazione onlus di fotografi, che si concluderà con una mostra fotografica. E faccio parte di una squadra di touch rugby «Liberi Nantes» formata da donne rifugiate. Se potessi tornare indietro sceglierei sempre questa strada che mi ha permesso, anche se con qualche ostacolo, di formarmi e di imparare come va il mondo. Non ho mai abbandonato il sogno di diventare giornalista. Forse cambierei l’università, non farei la Lumsa, che per me è stata una grande delusione. Sopratutto perchè quando mi sono iscritta alla specialistica l’ho fatto perchè pensavo che mi avrebbe dato il praticantato per diventare professionista, funzionando come un master in giornalismo. Invece così non è stato, la specialistica è valsa solo come specialistica e non come scuola di giornalismo, e quindi io e i miei compagni di corso ce la siamo presi in saccoccia. Purtroppo le redazioni non assumono praticanti – esclusi beninteso alcuni casi particolari, come il figlio del giornalista che ho incontrato in radio. Se volessi iscrivermi ora a un master di giornalismo potrei farlo, certo: ma già la mia famiglia mi ha aiutato tanto mantenendomi da fuorisede, in una città cara come Roma, non me la sento a 24 anni di chiedere loro altri 20mila euro. Queste sono le mie esperienze, forse molto simili a quelle di altri giovani italiani. Ci tenevo a dare il mio contributo, perché con la Repubblica degli Stagisti fate un ottimo lavoro. E perché è importante rompere il muro di omertà che circonda lo sfruttamento degli stagisti nel settore del giornalismo e della comunicazione.Testimonianza raccolta da Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento:- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigilano?- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»- La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»E anche:- Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti- Crisi dell'editoria: per i neogiornalisti il futuro è incerto - Pianeta praticanti: inchiesta della Repubblica degli Stagisti

«A 26 anni ho lasciato un lavoro per uno stage in Thun, e oggi ho un contratto vero»: la storia di Manuela Pucher

Ho 27 anni e sono di Trento, dove ho frequentato un istituto tecnico con indirizzo per perito aziendale e corrispondente in lingue estere. Anche per questo ho fatto diverse esperienze all’estero: vacanze studio in Inghilterra e Irlanda “sponsorizzate” dai miei genitori ad esempio, ma anche un progetto scolastico finanziato dal Fondo sociale europeo che prevedeva dei corsi integrativi di informatica, turismo e lingue straniere, più un mini stage di una settimana in Alto adige - presso l'ufficio tecnico del Comune di Appiano -  e un viaggio in Germania per visitare la ITB Berlin, la più importante fiera mondiale del turismo. Dopo la maturità mi sono iscritta alla triennale in Progettazione e gestione del turismo culturale dell'università di Padova, e nel mio terzo anno ho anche conseguito un master di primo livello in Marketing organizzazione delle risorse umane organizzato da un'azienda di formazione privata, la Helyos. Il 2006 invece è stato l'anno del mio primo vero stage, un'attività formativa del mio corso di laurea: cinque mesi non retribuiti presso il Centro di ateneo per i musei di Padova, in cui io e altre quindici persone abbiamo organizzato una mostra sul patrimonio artistico dell'università.Mi sono laureata a settembre 2007 e poi per la specialistica mi sono trasferita a Udine: si trattava sempre di Progettazione e gestione del turismo culturale ma il corso era molto più focalizzato sul marketing e più adatto a me. Il secondo anno del biennio l’ho trascorso all’università di Alicante con una borsa Erasmus di circa 300 euro mensili, sufficienti a coprire piccole spese e affitto - circa 200 euro per una singola, più o meno quello che spendevo a Udine. Per il resto i miei genitori mi hanno sempre sostenuta; con i soldi che guadagnavo nei lavori estivi come animatrice o baby sitter mi pagavo le vacanze. Tornata da Alicante, da agosto a ottobre 2009 ho fatto uno stage con Fiera Bolzano Spa, occupandomi dell’organizzazione di un forum di vini per la fiera internazionale "Hotel", specifica per albergatori e gastronomi. E’ stata un’ottima esperienza formativa - nei quattro giorni dell'evento ho anche avuto il ruolo  di coordinatrice del personale e riferimento per gli espositori - ed era retribuita circa 350 euro al mese più buoni pasto. Poi a luglio 2010 la discussione della tesi specialistica in marketing territoriale e a settembre subito un lavoro nell’azienda per il turismo di Rovereto, dove mi occupavo di front office per circa 1050 euro al mese. Dopo un mese però l'ho lasciato per uno stage in Thun a Bolzano. Mi ero candidata sul loro sito e, qualche settimana e due colloqui dopo, eccomi  nel marketing strategico del club di collezionisti Thun, per i quali l'azienda organizza eventi e produce linee esclusive: sei mesi con 500 euro al mese più buoni pasto e sconti dipendenti. Mi occupavo in particolare di curare i rapporti con clienti e rivenditori, dell’accoglienza nella sede del club e dell'elaborazione di dati statistici sulle preferenze e le abitudini di vita dei soci del club. A fine stage mi è stato proposto un contratto di sostituzione di maternità - proprio lo stesso giorno in cui ho saputo di essere stata ammessa a un progetto Sve in Germania, rifiutato - e ho firmato giusto un mese fa:  ora sono referente per l'organizzazione delle visite alla casa madre dell'azienda e al negozio Thuniversum per i gruppi organizzati da Rivenditori Thun. Guadagno circa 1100 euro netti al mese e vivendo con i miei genitori ho un buon tenore di vita. Il contesto altoatesino non rientra certo nei parametri del resto d’Italia, ma con Thun sono stata anche fortunata: molti dei miei ex colleghi di università hanno fatto e fanno stage non retribuiti e senza possibilità di inserimento. Credo invece che per rispetto di se stessi bisogna pretendere un riconoscimento alle proprie conoscenze e al proprio lavoro, che non valgono mai zero. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!  

Un olimpionico dell'informatica racconta il suo stage e il suo apprendistato in Sic

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Davide Locatelli, oggi a un anno dalla fine dell'apprendistato per la qualifica di sviluppatore presso la SIC Servizi Integrati & Consulenze di Milano .Ho 23 anni e sono di Cinisello Balsamo, in provincia di Milano. Ho frequentato l'istituto tecnico industriale a Monza e mi sono diplomato nel 2007. Da sempre il computer è una mia passione e proprio durante l'ultimo anno di scuola superiore ho partecipato alle Olimpiadi d'informatica, arrivando fino alla finale nazionale di Bari. Dopo la maturità ho deciso di non proseguire con l'università: non avvertivo l'esigenza di continuare a studiare quanto piuttosto di iniziare a lavorare, e proprio uno stage me lo ha permesso. La mia scuola superiore condivideva con varie aziende dei settori tecnici l'elenco dei propri studenti degli ultimi anni, per facilitarne l'ingresso nel mondo lavoro una volta diplomati. Era proprio la nostra insegnante di informatica a gestire i contatti. Io sono stato contattato da SIC, Servizi integrati & Consulenze, un'azienda milanese che offre prodotti applicativi software e consulenza nel settore energetico.  Anche la Sda, uno spedizioniere che collabora con Poste italiane, ha manifestato il suo interesse, ma mi era più congeniale la prima opzione. Mi è stato proposto uno stage semestrale full-time con mansioni minori di programmazione, aggiornamento sui software e assistenza clienti, con un rimborso spese di 600 euro netti mensili più buoni pasto da 7,50 euro l'uno. A conti fatti, in tutto circa 800 euro al mese. Ho iniziato nell'ottobre 2007 e mi sono trovato subito molto bene: ho imparato molto, il rapporto con il tutor era ottimo e il rimborso adeguato - sostenevo solo le spese di viaggio da Cinisello a Milano. A fine stage, nell'aprile 2008, è arrivata l'offerta di un contratto di apprendistato per la qualifica di sviluppatore della durata di quattro anni con uno stipendio di circa 1200 euro netti mensili e la possibilità poi di passare a tempo indeterminato. Lo scoprirò esattamente tra un anno. Intanto sono soddisfatto del mio tenore di vita: stando ancora a casa con la famiglia non ho grosse spese da sostenere. E per il momento non ho intenzione di prendere casa da solo, un po' per questioni economiche - gli affitti nella zona di Cinisello Balsamo sono molto cari, per un monolocale bisogna mettere in conto circa 900 euro mensili - un po' perché non mi piace stare da solo. Quello informatico è un settore che mi piace molto ed è qui che voglio continuare a imparare, che vuol dire anche rimanere sempre aggiornato sugli sviluppi della tecnologia. Sono solo all'inizio del mio percorso professionale, anche se mi sento personalmente soddisfatto di come stanno le cose, e sono fiducioso nel fatto che il mio futuro potrà essere qui in SIC anche dopo la fine dell'apprendistato. All'estero non ho mai mandato curriculum, non perché non mi interessi, ma non ne ho mai sentito la necessità: nel mio ambito in Italia il lavoro c'è, e in questo momento sto bene qui. Certo sono stato fortunato a essere contatto dalla SIC e ad aver iniziato un percorso professionale serio attraverso lo stage: se dimostri capacità, impegno e serietà è nell'interesse di un'azienda tenerti con sè dopo aver speso tempo ed energie a formarti. È un guadagno sia da parte del datore di lavoro che ovviamente da quella del lavoratore. Ci sono troppe aziende approfittatrici che sfruttano la buona volontà ed la necessità di lavorare dei giovani sottopagandoli o non pagandoli affatto, per poi liberarsi di loro appena terminato il contratto. A me è andata meglio! Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stagisti col Bollino / Flavio Pallotti, da Roma al Messico in due anni: «In Neomobile il merito conta»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Flavio Pallotti, Business support manager in Messico per Neomobile. Ho 28 anni e sono di Roma. Qui ho frequentato il liceo scientifico e nel 2002 mi sono iscritto a Economia delle imprese e dei mercati a Roma Tre. Una scelta nata nell'ultimo anno di liceo, quando ho partecipato al progetto IG Students dell'omonima fondazione, che aderisce alla Young Enterprise Europe - organizzazione per la diffusione della cultura d'impresa tra gli studenti che coinvolge 3milioni di studenti l'anno - riconosciuta dall'Ue. Per dieci mesi io e altri quindici ragazzi ci siamo messi alla prova fondando e gestendo un’impresa “in laboratorio”. Il prodotto? Una paletta usa e getta riciclabile per raccogliere le deiezioni dei cani, che grazie al finanziamento della municipale di Roma per i servizi ambientali, l'Ama, venne realmente prodotta e distribuita gratis: 3mila nostre palette finirono sparse nei parchi della città! L'iniziativa fu presentata anche nella trasmissione Unomattina; ma poi per la mancanza di ulteriori fondi il progetto non ebbe seguito. Durante gli anni universitari vivevo con i miei, svolgendo comunque dei lavoretti: consegna pizze, cameriere, barman, organizzatore di eventi. Il meno stressante e meglio pagato - circa 1200 euro al mese - era quello di bagnino, che nelle ore morte mi permetteva anche di dedicarmi allo studio. Poi ho sempre vinto le borse di studio Adisu, per cui per libri e tasse universitarie fortunatamente non sono pesato sulla famiglia. Nemmeno durante il terzo anno della triennale, che ho passato all'università di Vigo, in Spagna, con una borsa Erasmus di soli 120 euro al mese, 1080 totali. Sono partito a settembre 2004 e per quasi tutti i nove mesi ho lavorato come barman tre volte a settimana guadagnando circa 500 euro al mese: sufficienti, dato che per una singola pagavo solo 100 euro al mese e vivendo con altre quattro ragazze spagnole ho imparato bene la lingua. Dopo la laurea triennale, nel febbraio 2006, ho preso la strada dell'estero. Volevo migliorare l'inglese e per un anno ho fatto il cameriere full time ad Edimburgo. Qui ho avuto anche il mio primo contatto con il mondo professionale lavorando per un'azienda di Edimburgo, la Media Company Ltd: cinque mesi nella vendita di spazi pubblicitari con contratto a tempo indeterminato di circa mille sterline al mese, per il 30% dipendenti dalle commissioni. Non mi piaceva però e nel settembre 2007 ho lasciato per iscrivermi al Master of Science in International Business and Management della University of Bradford, equivalente alla nostra laurea specialistica. Vivevo a Leeds con studenti inglesi, pagando 250 sterline al mese per una singola e continuando a lavorare come cameriere - riuscivo a guadagnare circa di mille sterline al mese. Ho anche beneficiato del prestito fino a 3mila, a interessi zero, che le banche inglesi erogano agli studenti. Per la tesi del master invece ho vinto una borsa di studio Erasmus Placement di 850 euro e da giugno a settembre 2008 mi sono trasferito a Perugia per svolgere le mie ricerche alla facoltà di Ingegneria industriale. Avevo preso una singola, piccolissima, ma per il tempo che ci passavo andava più che bene. Poi a fine anno il diploma di master,  proprio nel momento più duro della crisi finanziaria. Ho mandato diversi curriculum in Inghilterra, ma senza successo e sono tornato in Italia, prendendo casa da solo.Su segnalazione di un mio amico - ora anche mio collega - ho mandato il mio curriculum on-line a Neomobile. Ho iniziato a marzo 2009 con uno stage di  sei mesi nel dipartimento International Business Development della sede romana supportando il project manager sul mercato spagnolo, con un rimborso di 600 euro netti mensili, più buoni pasto, portatile e cellulare. Il rapporto con tutor e colleghi è stato ottimo. Non ho trovato un ambiente di lavoro formale con rigide gerarchie: anche se sei uno stagista ti puoi trovare a discutere di un problema in un meeting con il direttore generale. E così si cresce velocemente. E quando Neomobile apre una posizione per un tirocinio è perche si è creata la necessità di una nuova assunzione. Se da stagista fai bene, sei automaticamente dentro. Dopo infatti mi è stato offerto direttamente un contratto a tempo indeterminato per occuparmi di analisi mercato e coordinazione dei progetti per il mercato spagnolo e indiano, con una retribuzione di 21mila euro lordi più due bonus annui di 2mila euro totali. Poi sei mesi più in là, una revisione di retribuzione: 24mila euro annui di stipendio e 3mila totali di bonus. Ho la fortuna di lavorare in un'azienda meritocratica, dove non sono gli anni di seniority che ti permettono di fare salti di carriera, ma le performance.Da un mese in più c'è stata una svolta: mi sono trasferito a Città del Messico, dove per Neomobile curerò lo sviluppo di nuovi mercati nel sud America. Il progetto è di un anno, ma probabilmente mi fermerò di più: le cose da fare sono tante e stimolanti. Del resto il mio futuro lo vedo all'estero - magari in Spagna, Inghilterra o Stati Uniti. L'Italia è ancora culturalmente indietro, provinciale, inefficiente dal punto dei vista pubblici e sociali, truffaldina. E non credo ci sia luogo in Europa dove il valore dei laureati sia tenuto in così poco conto. Dopo tutti gli sforzi fatti per raggiungere i miei obiettivi credo che a meritarmi sia un Paese diverso dal mio. Finora a Città del Messico mi sono trovato benissimo: le persone sono socievoli e accoglienti, la città è viva 24 ore su 24, risiedo in una bella zona. Considerando poi che l'azienda si fa carico delle spese di viaggio, vitto e alloggio, il mio tenore di vita è ottimo. Certo serve comunque capacità di adattamento; ho amici che non farebbero una scelta del genere. Ma tra di loro quelli che se la passano meglio sono quei pochi emigrati all'estero. Chi è rimasto in Italia - senza un'attività familiare già avviata in cui inserirsi - passa da uno stage all'altro per anni, e ad attenderlo poi c'è il precariato. Risultato: a casa con i genitori fino ad almeno 30 anni, continuando a pesare su di loro e con zero soddisfazione personale. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stagisti col Bollino / Filippo Villa: stage ben pagato poi subito apprendistato. E il sogno di lavorare in Nestlé si è avverato dopo un mese dalla laurea

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Filippo Villa, oggi Nutrition Specialist presso Nestlé a Milano. Ho 26 anni e sono di Milano. Dopo il diploma di perito chimico ho cambiato rotta e nel 2004 mi sono iscritto alla laurea triennale in Scienza e tecnologie della ristorazione alla Statale di Milano: era un settore nuovo e in forte crescita, per il quale ho sempre avuto una particolare passione. Mi sono laureato a fine 2007 dopo quattro mesi di stage non retribuito. Non ero nuovo a questo mondo: già durante le scuole superiori avevo svolto tre mesi di tirocinio in un'azienda chimico farmaceutica della provincia di Bergamo collaborando alla caratterizzazione chimico-fisica del principio attivo di un nuovo farmaco cardiaco. Per la laurea triennale invece, su indicazione di un professore, sono entrato in un'azienda di ristorazione collettiva - settore che si occupa di pasti per aziende, scuole, ospedali. Lavoravo alla valutazione del layout di un centro di cottura, verificando che le aree di lavoro fossero ben organizzate e le norme sanitarie rispettate; inoltre mi assicuravo che i pasti fossero graditi e nutrizionalmente bilanciati.  A fine stage è arrivata anche una proposta di lavoro, che però ho rifiutato senza approfondire l'offerta: la mia priorità era concludere l'università. Infatti ho continuato con  la specialistica in Qualità e sicurezza dell’alimentazione umana, sempre a Milano, e di nuovo la mia tesi è nata da uno stage non retribuito, con spese di viaggio e vitto a mio carico: sei mesi in un'azienda che produceva insalate "di quarta gamma", pronte all'uso, e stava entrando nel mercato delle zuppe fresche. Il mio compito era definire la caratterizzazione delle zuppe e valutare la "shelf-life" del prodotto - la vita commerciale da scaffale - misurandone pH, colore nel tempo, crescita microbiotica. Sono soddisfatto del mio percorso universitario. L’unico piccolo rimpianto è non essere riuscito a partire con un Erasmus, che credo sia una bella esperienza di vita e un ottimo metodo per migliorare una lingua straniera. Oggi è necessario avere un'ottima padronanza di almeno un'altra lingua. Due mesi  prima della laurea avevo letto di un open day alla Cattolica a cui partecipava anche l'azienda italiana leader del settore alimentare, quella in cui più avrei voluto lavorare, Nestlé, sempre assente negli incontri organizzati dalla mia università [sotto, uno screenshot della sezione "Lavora con noi" del sito]. Non mi sono lasciato sfuggire l'occasione: mi sono presentato e ho lasciato il mio curriculum. Nella ricerca di lavoro, e di stage soprattutto, è importante avere delle fonti affidabili: università, Open day, siti specializzati, e anche non fermarsi al semplice invio del curriculum, ma presentarsi di persona. A me è andata bene: dopo poche settimane sono stato contattato dalla loro società di selezione del personale, la Gi-group, che mi proponeva un colloquio per uno stage semestrale da 710 euro mensili - più mensa e palestra gratuite - nel settore nutrizione. Al primo incontro ne sono seguiti altri due, l'ultimo con il capo del settore Wellness, di cui adesso faccio parte. Allora non potevo crederci: a un mese dalla laurea ero in azienda! Lo stage è partito subito bene, sono stato coinvolto sin dal primo giorno e mi sono sentito sempre parte del gruppo. Alla fine mi è stato proposto di continuare a lavorare nello stesso settore come Nutrition specialist con un contratto di apprendistato di 24 mesi e uno stipendio di 23mila euro lordi all'anno, circa 1300 netti al mese. Non potevo chiedere di meglio: ho accettato immediatamente. Oggi, a otto mesi dall'inizio dell'apprendistato, supporto il marketing dal lato scientifico oltre a molte attività che riguardano il portfolio dei prodotti  Nestlé. Avendo iniziato da poco a percepire uno stipendio vivo ancora coi miei genitori, ma appena avrò l’autonomia economica sicuramente andrò a vivere fuori. Molti dei miei colleghi sono ancora in fase di stage - retribuiti, nel caso di aziende multinazionali - altri invece sono assunti con contratto a tempo determinato e anche indeterminato. Nonostante la crisi il settore alimentare offre ancora buone opportunità. E comunque per aumentare le possibilità di lavoro credo sia fondamentale assorbire il più possibile dai settori con cui si interagisce, qualsiasi sia la propria specializzazione. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Andrea Pellegrino, sviluppatore in SIC: dallo stage all'apprendistato con un diploma in tasca

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Andrea Pellegrino, oggi apprendista sviluppatore presso la SIC Servizi Integrati & Consulenze di Milano.Ho 23 anni e sono nato a Milano, ma vivo in provincia di Monza. Qui ho frequentato l'istituto tecnico professionale con indirizzo informatico e dopo il diploma nel 2009 ho deciso di non proseguire oltre i miei studi: avevo voglia di iniziare subito a lavorare. Già negli ultimi due anni di scuola superiore il pomeriggio avevo lavorato in un call center vicino casa con contratto a progetto e retribuzione a cottimo e per quindici ore settimanali: circa 300 euro al mese. Su indicazione di un mio amico nel novembre del 2009 poi ho iniziato uno stage semestrale in una web agency di Cologno Monzese come web developer. Mi occupavo dello sviluppo e della gestione di siti web, di quella delle caselle di posta elettronica dei clienti e in più svolgevo qualche lavoro da sistemista - riparazione e manutenzione di apparati hardware e software. Il rimborso era di 300 euro mensili più buoni pasto e a fine mese racimolavo più o meno, in totale, 450 euro. Stando a casa con i miei e dovendo sostenere solo le spese da pendolare - metropolitana più autobus - almeno di mio non ci rimettevo. E l'esperienza è stata piuttosto positiva, complice il buon rapporto con il mio tutor. Per gli stagisti il rischio di incappare in aziende non virtuose è reale e spesso lo stage diventa sfruttamento, oppure si rivela del tutto inutile, non essendoci alcun valore formativo, ma non è stato il mio caso. Comunque, nonostante mi trovassi bene, a marzo 2010 ho interrotto il mio percorso - ero al mio quarto mese e ne mancavano due -  perché nel frattempo mi era stata offerta un'opportunità migliore dalla SIC Servizi integrati e Consulenze, società milanese che offre prodotti applicativi software e consulenza nel settore dei prodotti energetici. Avevano trovato il mio contatto tra gli elenchi dei diplomati della mia scuola superiore e mi avevano chiamato proponendomi un tirocinio semestrale full-time, da aprile a ottobre, nella sede di piazzale Loreto, con la mansione di tecnico sviluppatore: il mio compito sarebbe stato creare, gestire e tenere la manutenzione di sistemi applicativi software. Il rimborso era più del doppio rispetto a quello che percepivo prima: 600 euro netti al mese più buoni pasto "ricchi" da 7,50 euro l'uno - in tutto circa 800 euro mensili. A ottobre 2010, finito lo stage, è arrivato il contratto di apprendistato professionalizzante di quattro anni. Ricevo mille euro netti al mese e stando con i miei a Caponago, in provincia di Monza, ho poche spese e posso gestire lo stipendio come preferisco; sono molto soddisfatto del mio tenore di vita. Certo aspiro a un posto di lavoro a tempo indeterminato che mi garantisca una retribuzione più alta. E sempre nel settore informatico, perché la soddisfazione economica è importante, ma lo è altrettanto quella personale: voglio fare un lavoro che mi piaccia. Sono appena entrato seriamente nel mondo del lavoro, sento di stare crescendo e fra quattro anni potrò far valere meglio la mie competenze. Senza dimenticare però che il mondo dell'informatica è in continuo cambiamento e per essere competitivi è importante tenersi aggiornati e non adagiarsi mai su quello che già si sa o si sa fare. Per il momento voglio rimanere in Italia, anche se l'estero è una possibilità che considero. Non so cosa troverei fuori dal mio Paese, ma la situazione lavorativa qui è pessima. Io mi ritengo fortunato: il settore che ho scelto per passione è uno di quelli per cui c'è ancora una certa domanda e ho iniziato a guadagnare subito. A tanti miei amici è andata peggio e qualcuno ha deciso di continuare a studiare più per mancanza di lavoro che per vera convinzione. Per quel che mi riguarda ora non ho intenzione di iscrivermi all'università: avendo iniziato a lavorare a 19 anni credo di aver acquisito delle competenze che adesso posso sfruttare e un titolo di studio più alto non aggiungerebbe molto a questo.Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

«Il nostro stage all'Enit, un'esperienza fallimentare»: le testimonianze di due lettori

Si chiamano Giuseppe P. e Laura F. e hanno deciso di raccontare alla Repubblica degli Stagisti la loro deludente esperienza presso un importante ente pubblico: l’Enit, agenzia nazionale per il turismo. La loro è la classica storia da «fuori sede»: 28 e 26 anni, originari rispettivamente della Puglia e della provincia di Frosinone, si sono trasferiti a Roma per studiare. Entrambi con il «pallino» della comunicazione: Giuseppe ha conseguito nel 2007 la laurea magistrale in Economia Aziendale all’università di Foggia e l’anno successivo si è iscritto a un master in comunicazione e media all’università di Tor Vergata, terminato a luglio 2009. Laura nello stesso ateneo si è laureata prima in Scienze della comunicazione, per poi specializzarsi in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo a dicembre 2009. Nei primi mesi dello scorso anno hanno ricevuto una mail sia dall’ufficio stage di ateneo che da quello della facoltà di Lettere e filosofia (non tutte le facoltà hanno un proprio ufficio stage ndr). Oggetto:un tirocinio di sei mesi presso l’Enit, senza rimborso spese o altre facilitazioni. Nel caso di Giuseppe il progetto formativo prevedeva l’affiancamento del team responsabile del Club Italia (associazione collegata all’Enit ndr) per il rinnovamento della parte web. Laura, invece, avrebbe dovuto essere impiegata nell’ufficio stampa. Il primo giorno, però, quest’ultima ha ricevuto una spiacevole sorpresa: «Durante il colloquio nessuno mi  aveva detto che, in realtà, lo stage non era finalizzato al lavoro nell’ufficio stampa. Io invece lo davo per scontato, considerando che mi ero esplicitamente candidata per quella posizione. Appena messo piede all’Enit ho scoperto, però, che ero destinata all’ufficio Relazioni esterne e manifestazioni, il cosiddetto “Urem”. Ho chiesto subito spiegazioni al responsabile, che è praticamente caduto dalle nuvole. Dopo una mia sollecitazione l’ufficio stampa mi ha scritto dicendomi in un primo momento che era necessario rifare il colloquio e poi che si erano sbagliati, non avevano più bisogno di uno stagista». Stando alla testimonianza dei due ragazzi tante cose non andavano per il verso giusto, a partire dall’organizzazione complessiva del lavoro: innanzitutto l’orario di lavoro (dalle nove della mattina alle cinque del pomeriggio) non era rispettato da alcuni dipendenti, che per la maggior parte abbandonavano l’ufficio intorno alle 15, lasciando gli  stagisti completamente allo sbando. Mancava inoltre un tutor che di fatto gestisse  le attività: formalmente il ruolo spettava al dirigente dell’ufficio, ma nella pratica non c’era alcun tipo di coordinamento. Nemmeno  il progetto formativo è stato rispettato: «L’attività da me effettivamente svolta non aveva nulla a che vedere con il progetto formativo» racconta Giuseppe «Su iniziativa di un dipendente ho partecipato alla stesura di un piano su una nuova piattaforma web ispirata ai social network. Progetto che è caduto nel vuoto, poiché né l’ufficio né la direzione generale hanno dato alcun feedback. Mi sono anche occupato della selezioni iconografica per un opuscolo celebrativo». Laura invece avrebbe dovuto dedicarsi, secondo il progetto formativo sottoscritto dall'ente con l'università, alla «redazione di profili riguardanti la partecipazione dell’Enit alle fiere turistiche internazionali e italiane, accompagnati da documentazione fotografica e/o multimediale, collaborazione in occasione delle conferenze stampa su borse turistiche e workshop turistici e  all’istruttoria dei patrocini Enit in occasione di attività riguardanti il comparto turistico», ma in concreto non le è stata assegnata nessuna di queste mansioni. Il suo contributo consisteva, invece, nel redigere un calendario degli eventi cui il responsabile doveva partecipare. Durante il suo stage ha proposto anche dei progetti che riguardavano il rilancio della comunicazione online dell’Enit, la ristrutturazione del sito e l’iscrizione dell’ente a vari social network. Progetti mai realizzati. Un’esperienza negativa sotto tutti i fronti, quindi, considerando anche l’assenza di qualsiasi prospettiva occupazionale (l’Enit è un ente pubblico, a cui si accede solo per concorso). Giuseppe ha aspettato la fine del tirocinio, perché non è riuscito a trovare un’alternativa, e ora cerca un lavoro; Laura ha lasciato dopo due mesi,  passando a uno stage in un'importante azienda del settore dei servizi, che prevede un rimborso spese di 700 euro lordi.  Ma la delusione più grande è stata il fallimento dell’obiettivo principale della loro esperienza, quello di «formare»  a un futuro lavoro. Per Laura e Giuseppe non è stato così: «Oggi bisogna sempre abbassare la testa e fare di tutto perché il mercato del lavoro è abbandonato a se stesso» conclude lei «Per quanto mi riguarda, ho studiato tanto e, anche se sono giovane, ho numerose esperienze alle spalle. Continuo a stringere i denti, ma casi come questi non possono essere taciuti. Denunciare è doveroso»Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento leggi anche: - Enit, nessuna prospettiva di lavoro per gli stagisti- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri:ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?- La testimonianza di Francesca Esposito:«Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perché non mi davano un euro»

Stagisti col Bollino / Quando uno stage inaspettato diventa un lavoro appassionante. Giorgio Mantovani: «Con Leroy Merlin sono partito subito bene»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Giorgio Mantovani, oggi responsabile risorse umane in Leroy Merlin nella sede di Caponago, Monza.Ho 28 anni e sono di Monza. Ho frequentato il liceo  scientifico, prima a Cologno Monzese e poi a Vimercate, e nel 2001 mi sono iscritto - con un po' di indecisione - a Psicologia all'università di Milano-Bicocca. Una scelta che comunque adesso rifarei. Finita la triennale nel 2005, mi sono specializzato in Psicologia delle organizzazioni e dei comportamenti di consumo, laureandomi nel 2007 con una tesi dal titolo «L'influenza della musica sul processo d'acquisto». Negli anni universitari, pur rimanendo a casa dei miei, mi sono pagato le spese extra lavorando come istruttore di nuoto e bagnino - guadagnavo circa 400 euro al mese, e tuttora insegno ai bambini una volta a settimana - e per periodi più brevi in pub, call center, un ristorante, anche un Mac Donald's.Nel marzo 2008 ho fatto il mio primo tirocinio, obbligatorio per l'iscrizione all'esame di stato di psicologia: sei mesi in una società di ricerche di mercato a Milano, senza rimborso, in cui collaboravo alle attività di ricerca quanti-qualitativa e partecipavo a focus group. Ma non c'era da fare più di tanto:  è stata un'esperienza scarsamente formativa, in cui sono stato seguito poco e male. C'è poi la questione rimborso: quando uno stagista ne riceve uno, spesso non va oltre i 200 o 300 euro al mese e questo vuol dire non riconoscere il merito e l'impegno di chi ha studiato fino ad almeno 22-23 anni. E ci sono ancora molte aziende che usano questo strumento solo per pagare meno le proprie risorse, null'altro. Nel primo periodo di tirocinio ho inviato anche diversi curriculum e a maggio 2008 ho fatto il mio primo colloquio in Leroy Merlin [sotto, uno screenshot della sezione "Lavora con noi" del sito] per la posizione di allievo capo settore commercio con contratto di inserimento di 15 mesi e finalità di assunzione a tempo indeterminato. Dall'altra parte della scrivania c'era una mia quasi coetanea, con una formazione identica alla mia, e a sorpresa durante il colloquio sono emerse attitudini più affini al mondo delle risorse umane che a quello commerciale e mi è stato proposto uno stage trimestrale: la posizione non era scoperta e per l'azienda accogliermi sarebbe stato uno "sforzo extra". In genere Leroy Merlin non lavora con gli stage nel settore risorse umane. Ho cominciato a settembre, in tempo per concludere il tirocinio  per l'esame di stato, che ho sostenuto nell'autunno all'Università di Pavia ma che mi è stato invalidato per una sottigliezza burocratica - avevo dimenticato una parola a matita e l'elaborato non poteva contenere altro che penna. E per il momento non ho intenzione di riprovarci.  In Leroy Merlin l'appoccio è stato subito positivo e il rimborso spese soddisfacente: mille euro al mese, superiore a quello che l'azienda dà  in genere ai suoi stagisti italiani [500 euro al mese, mentre agli stagisti stranieri ne vengono corrisposti 300 in più, ndr]. A fine stage poi è arrivato il contratto di inserimento di 18 mesi, che però ho concluso con largo anticipo: da fine settembre 2009 ho preso il posto della collega che sin lì avevo affiancato, con la qualifica di responsabile risorse umane di negozio. Adesso ho un contratto a tempo indeterminato e guadagno poco meno di 2mila euro lordi al mese: uno stipendio alto per l'anzianità lavorativa, meno se visto in prospettiva. Vivo ancora con i miei, perché al momento non vedo ragioni di andare via: ho i miei spazi , la mia libertà, non ho fretta. Vorrei continuare a lavorare in questo ambito, magari come responsabile regionale, e con il sogno di diventare un giorno direttore risorse umane Italia, ma prima ho in mente un'esperienza all'estero. In passato ho avuto qualche buona occasione ma forse non sono stato abbastanza bravo o coraggioso da coglierla al volo. Sono ancora agli inizi ma con Leroy Merlin penso di essere partito bene, e chi ben comincia è a metà dell'opera. Sono consapevole che in questi mesi mi sto giocando molto; spesso alle otto di sera sono ancora in ufficio, ma c'è anche da dire che amo il mio lavoro. Non si può prescindere dalla passione per quello che si fa. Se ti piace quello che fai tutto è più facile, naturale. Passione, molto impegno, un po' di fortuna: credo sia questo che serva per realizzarsi nel lavoro.Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!  

Master dei Talenti, le voci degli «ex»: Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest

Ancora pochi giorni disponibili per candidarsi alla nuova edizione del bando Master dei Talenti della Fondazione CRT destinato ai neolaureati più talentuosi di Piemonte e Valle d'Aosta. C'è tempo fino al 28 febbraio per provare a vincere uno dei 79 stage "di lusso" in giro per il mondo con rimborsi dai 1400 ai 3300 euro. Spazio anche a "lauree deboli" come  Lettere: Maria Abbatescianni racconta il suo anno all'ambasciata d'Italia a BucarestHo 29 anni e sono di Milano. Qui ho fatto il liceo classico, e poi – siccome amo la letteratura più di qualsiasi altra cosa – mi sono orientata sulla facoltà di Lettere di Torino, corso di laurea in Culture moderne e comparate, allora l’unico in Italia. Era il 2000 e la riforma universitaria era agli albori; Torino aveva deciso di adottare subito il nuovo ordinamento e io decisi di iscrivermi. I primi tre anni ho condiviso casa, pagando 375 euro per una singola, poi i miei ne hanno comprata una.Durante gli studi ho anche avuto modo di fare due esperienze internazionali: come matricola, un mese a Cambridge all'interno di un programma per stranieri, con due esami sostenuti ma purtroppo non riconosciuti. Il terzo anno poi sono tornata in Inghilterra: un Erasmus di sei mesi all'università di Warwick,  Coventry. La borsa era di soli mille euro in tutto, sufficienti per un paio di mesi a dir tanto, ma sono stata fortunata con l'alloggio: 300 sterline al mese per una stanza singola in campus - un colpo di fortuna, di solito per una sistemazione come quella si paga molto di più.Il mio primo stage, curriculare, risale al primo anno della specialistica:  quattro mesi nell’ufficio stampa di un’agenzia di relazioni pubbliche a Milano, senza rimborso spese, ma almeno ero tornata momentaneamente a stare dai miei. Sono stata inserita nel team di lavoro subito e ricevendo molte responsabilità. Questo però mi ha fatto imparare velocemente. Negli stage spesso una persona viene presa, buttata in un lavoro e lasciata affogare; oppure le vengono dati sempre compiti non stimolanti: una via di mezzo sembra difficile da trovare. Alla fine mi è stata ventilata la possibilità di fermarmi, con retribuzione, ma ero intenzionata a finire l’università e ho rifiutato.Al bando Master dei Talenti ho partecipato nel 2006, dopo aver ricevuto una mail dal job placement. Quell’anno la domanda scadeva il 31 gennaio e la mia laurea era prevista ad aprile; ho fatto di tutto per anticiparla e ho discusso la tesi il 27 gennaio, a quattro giorni dalla scadenza. Le posizioni per i candidati di facoltà umanistiche erano davvero poche e io ho puntato un tirocinio annuale all’ambasciata d'Italia a Bucarest. Dopo un colloquio telefonico in italiano, a fine marzo è arrivato il sì, e un mese dopo la partenza. In ambasciata ero addetta all’ufficio stampa e agli eventi culturali e ho lavorato a stretto contatto con ministri italiani e romeni. È stata un’esperienza incredibilmente arricchente, in un ambiente difficile e molto stressante, in una città complessa: a 24 anni, un tirocinio molto formativo, che ha richiesto determinazione e carattere per non rischiare di essere "schiacciati" da un ambiente così impegnativo. Pur non portandomi direttamente a un lavoro è senz’altro una nota prestigiosa del mio curriculum e mi è stata utile. Condividevo casa con due persone, un'altra vincitrice del bando e, a turno, due stagisti Mae-Crui - all'ambasciata per tre mesi ma senza alcun rimborso - pagando 200 euro al mese per una singola: poco di per sè, ma  non se comunque bisogna tirarli fuori di tasca propria. Con i miei 1800 euro lordi mensili della Fondazione CRT invece vivevo molto bene, stando abbodantemente al di sopra del costo medio della vita, che si aggira sui 500 euro mensili. Tornata da Bucarest, dal settembre 2007 all'aprile 2010 ho lavorato in un'agenzia di comunicazione milanese,  entrando direttamente con un contratto a tempo indeterminato perché erano già saturi di contratti a progetto. Poi ho deciso di cambiare e senza troppe difficoltà dopo due settimane ho iniziato un periodo di prova di sei mesi con contratto a progetto in un’altra agenzia di relazioni pubbliche di Milano, nel settore della gestione risorse umane. Adesso lì ho un contratto a tempo indeterminato e guadagno 18mila euro netti l'anno, riuscendo a mantenermi completamente da sola. Vivo con il mio compagno in una casa di proprietà dei miei genitori. Il nostro stipendio - 3mila euro in due - ci consente di avere un buon tenore di vita: usciamo spesso, andiamo in vacanza e ci concediamo diversi sfizi. Siamo consapevoli di essere due privilegiati. Il mio lavoro mi piace, non era il sogno della mia vita ma mi trovo bene. Penso di essere in un momento di crescita professionale importante, ho conquistato una mia autonomia e comincio a passare dalla semplice operatività alla parte di strategia. Scegliendo di tornare in Italia dopo l'esperienza del Master dei Talenti ho fatto una scelta precisa, e non me ne pento.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Il giro del mondo in ottanta stage: anteprima del nuovo bando Master dei Talenti della Fondazione CRT- Occupati e ben pagati: ecco l'identikit di chi ha partecipato al Master dei Talenti della Fondazione CRTE anche le testimonianze di chi ha fatto negli anni passati questa esperienza: - La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa E scopri le aziende del bollino «OK Stage» che partecipano al bando:- «Con due tutor e un mentor, seguiremo i tirocinanti CRT passo per passo nella loro avventura spagnola»: quest'anno anche Everis è nel bando del Master dei Talenti- Marketing al gusto di nutella: c'è anche Ferrero nel bando Master dei Talenti 2010