Categoria: Storie

Stagisti col Bollino / Filippo Villa: stage ben pagato poi subito apprendistato. E il sogno di lavorare in Nestlé si è avverato dopo un mese dalla laurea

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Filippo Villa, oggi Nutrition Specialist presso Nestlé a Milano. Ho 26 anni e sono di Milano. Dopo il diploma di perito chimico ho cambiato rotta e nel 2004 mi sono iscritto alla laurea triennale in Scienza e tecnologie della ristorazione alla Statale di Milano: era un settore nuovo e in forte crescita, per il quale ho sempre avuto una particolare passione. Mi sono laureato a fine 2007 dopo quattro mesi di stage non retribuito. Non ero nuovo a questo mondo: già durante le scuole superiori avevo svolto tre mesi di tirocinio in un'azienda chimico farmaceutica della provincia di Bergamo collaborando alla caratterizzazione chimico-fisica del principio attivo di un nuovo farmaco cardiaco. Per la laurea triennale invece, su indicazione di un professore, sono entrato in un'azienda di ristorazione collettiva - settore che si occupa di pasti per aziende, scuole, ospedali. Lavoravo alla valutazione del layout di un centro di cottura, verificando che le aree di lavoro fossero ben organizzate e le norme sanitarie rispettate; inoltre mi assicuravo che i pasti fossero graditi e nutrizionalmente bilanciati.  A fine stage è arrivata anche una proposta di lavoro, che però ho rifiutato senza approfondire l'offerta: la mia priorità era concludere l'università. Infatti ho continuato con  la specialistica in Qualità e sicurezza dell’alimentazione umana, sempre a Milano, e di nuovo la mia tesi è nata da uno stage non retribuito, con spese di viaggio e vitto a mio carico: sei mesi in un'azienda che produceva insalate "di quarta gamma", pronte all'uso, e stava entrando nel mercato delle zuppe fresche. Il mio compito era definire la caratterizzazione delle zuppe e valutare la "shelf-life" del prodotto - la vita commerciale da scaffale - misurandone pH, colore nel tempo, crescita microbiotica. Sono soddisfatto del mio percorso universitario. L’unico piccolo rimpianto è non essere riuscito a partire con un Erasmus, che credo sia una bella esperienza di vita e un ottimo metodo per migliorare una lingua straniera. Oggi è necessario avere un'ottima padronanza di almeno un'altra lingua. Due mesi  prima della laurea avevo letto di un open day alla Cattolica a cui partecipava anche l'azienda italiana leader del settore alimentare, quella in cui più avrei voluto lavorare, Nestlé, sempre assente negli incontri organizzati dalla mia università [sotto, uno screenshot della sezione "Lavora con noi" del sito]. Non mi sono lasciato sfuggire l'occasione: mi sono presentato e ho lasciato il mio curriculum. Nella ricerca di lavoro, e di stage soprattutto, è importante avere delle fonti affidabili: università, Open day, siti specializzati, e anche non fermarsi al semplice invio del curriculum, ma presentarsi di persona. A me è andata bene: dopo poche settimane sono stato contattato dalla loro società di selezione del personale, la Gi-group, che mi proponeva un colloquio per uno stage semestrale da 710 euro mensili - più mensa e palestra gratuite - nel settore nutrizione. Al primo incontro ne sono seguiti altri due, l'ultimo con il capo del settore Wellness, di cui adesso faccio parte. Allora non potevo crederci: a un mese dalla laurea ero in azienda! Lo stage è partito subito bene, sono stato coinvolto sin dal primo giorno e mi sono sentito sempre parte del gruppo. Alla fine mi è stato proposto di continuare a lavorare nello stesso settore come Nutrition specialist con un contratto di apprendistato di 24 mesi e uno stipendio di 23mila euro lordi all'anno, circa 1300 netti al mese. Non potevo chiedere di meglio: ho accettato immediatamente. Oggi, a otto mesi dall'inizio dell'apprendistato, supporto il marketing dal lato scientifico oltre a molte attività che riguardano il portfolio dei prodotti  Nestlé. Avendo iniziato da poco a percepire uno stipendio vivo ancora coi miei genitori, ma appena avrò l’autonomia economica sicuramente andrò a vivere fuori. Molti dei miei colleghi sono ancora in fase di stage - retribuiti, nel caso di aziende multinazionali - altri invece sono assunti con contratto a tempo determinato e anche indeterminato. Nonostante la crisi il settore alimentare offre ancora buone opportunità. E comunque per aumentare le possibilità di lavoro credo sia fondamentale assorbire il più possibile dai settori con cui si interagisce, qualsiasi sia la propria specializzazione. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Andrea Pellegrino, sviluppatore in SIC: dallo stage all'apprendistato con un diploma in tasca

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Andrea Pellegrino, oggi apprendista sviluppatore presso la SIC Servizi Integrati & Consulenze di Milano.Ho 23 anni e sono nato a Milano, ma vivo in provincia di Monza. Qui ho frequentato l'istituto tecnico professionale con indirizzo informatico e dopo il diploma nel 2009 ho deciso di non proseguire oltre i miei studi: avevo voglia di iniziare subito a lavorare. Già negli ultimi due anni di scuola superiore il pomeriggio avevo lavorato in un call center vicino casa con contratto a progetto e retribuzione a cottimo e per quindici ore settimanali: circa 300 euro al mese. Su indicazione di un mio amico nel novembre del 2009 poi ho iniziato uno stage semestrale in una web agency di Cologno Monzese come web developer. Mi occupavo dello sviluppo e della gestione di siti web, di quella delle caselle di posta elettronica dei clienti e in più svolgevo qualche lavoro da sistemista - riparazione e manutenzione di apparati hardware e software. Il rimborso era di 300 euro mensili più buoni pasto e a fine mese racimolavo più o meno, in totale, 450 euro. Stando a casa con i miei e dovendo sostenere solo le spese da pendolare - metropolitana più autobus - almeno di mio non ci rimettevo. E l'esperienza è stata piuttosto positiva, complice il buon rapporto con il mio tutor. Per gli stagisti il rischio di incappare in aziende non virtuose è reale e spesso lo stage diventa sfruttamento, oppure si rivela del tutto inutile, non essendoci alcun valore formativo, ma non è stato il mio caso. Comunque, nonostante mi trovassi bene, a marzo 2010 ho interrotto il mio percorso - ero al mio quarto mese e ne mancavano due -  perché nel frattempo mi era stata offerta un'opportunità migliore dalla SIC Servizi integrati e Consulenze, società milanese che offre prodotti applicativi software e consulenza nel settore dei prodotti energetici. Avevano trovato il mio contatto tra gli elenchi dei diplomati della mia scuola superiore e mi avevano chiamato proponendomi un tirocinio semestrale full-time, da aprile a ottobre, nella sede di piazzale Loreto, con la mansione di tecnico sviluppatore: il mio compito sarebbe stato creare, gestire e tenere la manutenzione di sistemi applicativi software. Il rimborso era più del doppio rispetto a quello che percepivo prima: 600 euro netti al mese più buoni pasto "ricchi" da 7,50 euro l'uno - in tutto circa 800 euro mensili. A ottobre 2010, finito lo stage, è arrivato il contratto di apprendistato professionalizzante di quattro anni. Ricevo mille euro netti al mese e stando con i miei a Caponago, in provincia di Monza, ho poche spese e posso gestire lo stipendio come preferisco; sono molto soddisfatto del mio tenore di vita. Certo aspiro a un posto di lavoro a tempo indeterminato che mi garantisca una retribuzione più alta. E sempre nel settore informatico, perché la soddisfazione economica è importante, ma lo è altrettanto quella personale: voglio fare un lavoro che mi piaccia. Sono appena entrato seriamente nel mondo del lavoro, sento di stare crescendo e fra quattro anni potrò far valere meglio la mie competenze. Senza dimenticare però che il mondo dell'informatica è in continuo cambiamento e per essere competitivi è importante tenersi aggiornati e non adagiarsi mai su quello che già si sa o si sa fare. Per il momento voglio rimanere in Italia, anche se l'estero è una possibilità che considero. Non so cosa troverei fuori dal mio Paese, ma la situazione lavorativa qui è pessima. Io mi ritengo fortunato: il settore che ho scelto per passione è uno di quelli per cui c'è ancora una certa domanda e ho iniziato a guadagnare subito. A tanti miei amici è andata peggio e qualcuno ha deciso di continuare a studiare più per mancanza di lavoro che per vera convinzione. Per quel che mi riguarda ora non ho intenzione di iscrivermi all'università: avendo iniziato a lavorare a 19 anni credo di aver acquisito delle competenze che adesso posso sfruttare e un titolo di studio più alto non aggiungerebbe molto a questo.Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

«Il nostro stage all'Enit, un'esperienza fallimentare»: le testimonianze di due lettori

Si chiamano Giuseppe P. e Laura F. e hanno deciso di raccontare alla Repubblica degli Stagisti la loro deludente esperienza presso un importante ente pubblico: l’Enit, agenzia nazionale per il turismo. La loro è la classica storia da «fuori sede»: 28 e 26 anni, originari rispettivamente della Puglia e della provincia di Frosinone, si sono trasferiti a Roma per studiare. Entrambi con il «pallino» della comunicazione: Giuseppe ha conseguito nel 2007 la laurea magistrale in Economia Aziendale all’università di Foggia e l’anno successivo si è iscritto a un master in comunicazione e media all’università di Tor Vergata, terminato a luglio 2009. Laura nello stesso ateneo si è laureata prima in Scienze della comunicazione, per poi specializzarsi in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo a dicembre 2009. Nei primi mesi dello scorso anno hanno ricevuto una mail sia dall’ufficio stage di ateneo che da quello della facoltà di Lettere e filosofia (non tutte le facoltà hanno un proprio ufficio stage ndr). Oggetto:un tirocinio di sei mesi presso l’Enit, senza rimborso spese o altre facilitazioni. Nel caso di Giuseppe il progetto formativo prevedeva l’affiancamento del team responsabile del Club Italia (associazione collegata all’Enit ndr) per il rinnovamento della parte web. Laura, invece, avrebbe dovuto essere impiegata nell’ufficio stampa. Il primo giorno, però, quest’ultima ha ricevuto una spiacevole sorpresa: «Durante il colloquio nessuno mi  aveva detto che, in realtà, lo stage non era finalizzato al lavoro nell’ufficio stampa. Io invece lo davo per scontato, considerando che mi ero esplicitamente candidata per quella posizione. Appena messo piede all’Enit ho scoperto, però, che ero destinata all’ufficio Relazioni esterne e manifestazioni, il cosiddetto “Urem”. Ho chiesto subito spiegazioni al responsabile, che è praticamente caduto dalle nuvole. Dopo una mia sollecitazione l’ufficio stampa mi ha scritto dicendomi in un primo momento che era necessario rifare il colloquio e poi che si erano sbagliati, non avevano più bisogno di uno stagista». Stando alla testimonianza dei due ragazzi tante cose non andavano per il verso giusto, a partire dall’organizzazione complessiva del lavoro: innanzitutto l’orario di lavoro (dalle nove della mattina alle cinque del pomeriggio) non era rispettato da alcuni dipendenti, che per la maggior parte abbandonavano l’ufficio intorno alle 15, lasciando gli  stagisti completamente allo sbando. Mancava inoltre un tutor che di fatto gestisse  le attività: formalmente il ruolo spettava al dirigente dell’ufficio, ma nella pratica non c’era alcun tipo di coordinamento. Nemmeno  il progetto formativo è stato rispettato: «L’attività da me effettivamente svolta non aveva nulla a che vedere con il progetto formativo» racconta Giuseppe «Su iniziativa di un dipendente ho partecipato alla stesura di un piano su una nuova piattaforma web ispirata ai social network. Progetto che è caduto nel vuoto, poiché né l’ufficio né la direzione generale hanno dato alcun feedback. Mi sono anche occupato della selezioni iconografica per un opuscolo celebrativo». Laura invece avrebbe dovuto dedicarsi, secondo il progetto formativo sottoscritto dall'ente con l'università, alla «redazione di profili riguardanti la partecipazione dell’Enit alle fiere turistiche internazionali e italiane, accompagnati da documentazione fotografica e/o multimediale, collaborazione in occasione delle conferenze stampa su borse turistiche e workshop turistici e  all’istruttoria dei patrocini Enit in occasione di attività riguardanti il comparto turistico», ma in concreto non le è stata assegnata nessuna di queste mansioni. Il suo contributo consisteva, invece, nel redigere un calendario degli eventi cui il responsabile doveva partecipare. Durante il suo stage ha proposto anche dei progetti che riguardavano il rilancio della comunicazione online dell’Enit, la ristrutturazione del sito e l’iscrizione dell’ente a vari social network. Progetti mai realizzati. Un’esperienza negativa sotto tutti i fronti, quindi, considerando anche l’assenza di qualsiasi prospettiva occupazionale (l’Enit è un ente pubblico, a cui si accede solo per concorso). Giuseppe ha aspettato la fine del tirocinio, perché non è riuscito a trovare un’alternativa, e ora cerca un lavoro; Laura ha lasciato dopo due mesi,  passando a uno stage in un'importante azienda del settore dei servizi, che prevede un rimborso spese di 700 euro lordi.  Ma la delusione più grande è stata il fallimento dell’obiettivo principale della loro esperienza, quello di «formare»  a un futuro lavoro. Per Laura e Giuseppe non è stato così: «Oggi bisogna sempre abbassare la testa e fare di tutto perché il mercato del lavoro è abbandonato a se stesso» conclude lei «Per quanto mi riguarda, ho studiato tanto e, anche se sono giovane, ho numerose esperienze alle spalle. Continuo a stringere i denti, ma casi come questi non possono essere taciuti. Denunciare è doveroso»Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento leggi anche: - Enit, nessuna prospettiva di lavoro per gli stagisti- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri:ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?- La testimonianza di Francesca Esposito:«Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perché non mi davano un euro»

Stagisti col Bollino / Quando uno stage inaspettato diventa un lavoro appassionante. Giorgio Mantovani: «Con Leroy Merlin sono partito subito bene»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Giorgio Mantovani, oggi responsabile risorse umane in Leroy Merlin nella sede di Caponago, Monza.Ho 28 anni e sono di Monza. Ho frequentato il liceo  scientifico, prima a Cologno Monzese e poi a Vimercate, e nel 2001 mi sono iscritto - con un po' di indecisione - a Psicologia all'università di Milano-Bicocca. Una scelta che comunque adesso rifarei. Finita la triennale nel 2005, mi sono specializzato in Psicologia delle organizzazioni e dei comportamenti di consumo, laureandomi nel 2007 con una tesi dal titolo «L'influenza della musica sul processo d'acquisto». Negli anni universitari, pur rimanendo a casa dei miei, mi sono pagato le spese extra lavorando come istruttore di nuoto e bagnino - guadagnavo circa 400 euro al mese, e tuttora insegno ai bambini una volta a settimana - e per periodi più brevi in pub, call center, un ristorante, anche un Mac Donald's.Nel marzo 2008 ho fatto il mio primo tirocinio, obbligatorio per l'iscrizione all'esame di stato di psicologia: sei mesi in una società di ricerche di mercato a Milano, senza rimborso, in cui collaboravo alle attività di ricerca quanti-qualitativa e partecipavo a focus group. Ma non c'era da fare più di tanto:  è stata un'esperienza scarsamente formativa, in cui sono stato seguito poco e male. C'è poi la questione rimborso: quando uno stagista ne riceve uno, spesso non va oltre i 200 o 300 euro al mese e questo vuol dire non riconoscere il merito e l'impegno di chi ha studiato fino ad almeno 22-23 anni. E ci sono ancora molte aziende che usano questo strumento solo per pagare meno le proprie risorse, null'altro. Nel primo periodo di tirocinio ho inviato anche diversi curriculum e a maggio 2008 ho fatto il mio primo colloquio in Leroy Merlin [sotto, uno screenshot della sezione "Lavora con noi" del sito] per la posizione di allievo capo settore commercio con contratto di inserimento di 15 mesi e finalità di assunzione a tempo indeterminato. Dall'altra parte della scrivania c'era una mia quasi coetanea, con una formazione identica alla mia, e a sorpresa durante il colloquio sono emerse attitudini più affini al mondo delle risorse umane che a quello commerciale e mi è stato proposto uno stage trimestrale: la posizione non era scoperta e per l'azienda accogliermi sarebbe stato uno "sforzo extra". In genere Leroy Merlin non lavora con gli stage nel settore risorse umane. Ho cominciato a settembre, in tempo per concludere il tirocinio  per l'esame di stato, che ho sostenuto nell'autunno all'Università di Pavia ma che mi è stato invalidato per una sottigliezza burocratica - avevo dimenticato una parola a matita e l'elaborato non poteva contenere altro che penna. E per il momento non ho intenzione di riprovarci.  In Leroy Merlin l'appoccio è stato subito positivo e il rimborso spese soddisfacente: mille euro al mese, superiore a quello che l'azienda dà  in genere ai suoi stagisti italiani [500 euro al mese, mentre agli stagisti stranieri ne vengono corrisposti 300 in più, ndr]. A fine stage poi è arrivato il contratto di inserimento di 18 mesi, che però ho concluso con largo anticipo: da fine settembre 2009 ho preso il posto della collega che sin lì avevo affiancato, con la qualifica di responsabile risorse umane di negozio. Adesso ho un contratto a tempo indeterminato e guadagno poco meno di 2mila euro lordi al mese: uno stipendio alto per l'anzianità lavorativa, meno se visto in prospettiva. Vivo ancora con i miei, perché al momento non vedo ragioni di andare via: ho i miei spazi , la mia libertà, non ho fretta. Vorrei continuare a lavorare in questo ambito, magari come responsabile regionale, e con il sogno di diventare un giorno direttore risorse umane Italia, ma prima ho in mente un'esperienza all'estero. In passato ho avuto qualche buona occasione ma forse non sono stato abbastanza bravo o coraggioso da coglierla al volo. Sono ancora agli inizi ma con Leroy Merlin penso di essere partito bene, e chi ben comincia è a metà dell'opera. Sono consapevole che in questi mesi mi sto giocando molto; spesso alle otto di sera sono ancora in ufficio, ma c'è anche da dire che amo il mio lavoro. Non si può prescindere dalla passione per quello che si fa. Se ti piace quello che fai tutto è più facile, naturale. Passione, molto impegno, un po' di fortuna: credo sia questo che serva per realizzarsi nel lavoro.Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!  

Master dei Talenti, le voci degli «ex»: Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest

Ancora pochi giorni disponibili per candidarsi alla nuova edizione del bando Master dei Talenti della Fondazione CRT destinato ai neolaureati più talentuosi di Piemonte e Valle d'Aosta. C'è tempo fino al 28 febbraio per provare a vincere uno dei 79 stage "di lusso" in giro per il mondo con rimborsi dai 1400 ai 3300 euro. Spazio anche a "lauree deboli" come  Lettere: Maria Abbatescianni racconta il suo anno all'ambasciata d'Italia a BucarestHo 29 anni e sono di Milano. Qui ho fatto il liceo classico, e poi – siccome amo la letteratura più di qualsiasi altra cosa – mi sono orientata sulla facoltà di Lettere di Torino, corso di laurea in Culture moderne e comparate, allora l’unico in Italia. Era il 2000 e la riforma universitaria era agli albori; Torino aveva deciso di adottare subito il nuovo ordinamento e io decisi di iscrivermi. I primi tre anni ho condiviso casa, pagando 375 euro per una singola, poi i miei ne hanno comprata una.Durante gli studi ho anche avuto modo di fare due esperienze internazionali: come matricola, un mese a Cambridge all'interno di un programma per stranieri, con due esami sostenuti ma purtroppo non riconosciuti. Il terzo anno poi sono tornata in Inghilterra: un Erasmus di sei mesi all'università di Warwick,  Coventry. La borsa era di soli mille euro in tutto, sufficienti per un paio di mesi a dir tanto, ma sono stata fortunata con l'alloggio: 300 sterline al mese per una stanza singola in campus - un colpo di fortuna, di solito per una sistemazione come quella si paga molto di più.Il mio primo stage, curriculare, risale al primo anno della specialistica:  quattro mesi nell’ufficio stampa di un’agenzia di relazioni pubbliche a Milano, senza rimborso spese, ma almeno ero tornata momentaneamente a stare dai miei. Sono stata inserita nel team di lavoro subito e ricevendo molte responsabilità. Questo però mi ha fatto imparare velocemente. Negli stage spesso una persona viene presa, buttata in un lavoro e lasciata affogare; oppure le vengono dati sempre compiti non stimolanti: una via di mezzo sembra difficile da trovare. Alla fine mi è stata ventilata la possibilità di fermarmi, con retribuzione, ma ero intenzionata a finire l’università e ho rifiutato.Al bando Master dei Talenti ho partecipato nel 2006, dopo aver ricevuto una mail dal job placement. Quell’anno la domanda scadeva il 31 gennaio e la mia laurea era prevista ad aprile; ho fatto di tutto per anticiparla e ho discusso la tesi il 27 gennaio, a quattro giorni dalla scadenza. Le posizioni per i candidati di facoltà umanistiche erano davvero poche e io ho puntato un tirocinio annuale all’ambasciata d'Italia a Bucarest. Dopo un colloquio telefonico in italiano, a fine marzo è arrivato il sì, e un mese dopo la partenza. In ambasciata ero addetta all’ufficio stampa e agli eventi culturali e ho lavorato a stretto contatto con ministri italiani e romeni. È stata un’esperienza incredibilmente arricchente, in un ambiente difficile e molto stressante, in una città complessa: a 24 anni, un tirocinio molto formativo, che ha richiesto determinazione e carattere per non rischiare di essere "schiacciati" da un ambiente così impegnativo. Pur non portandomi direttamente a un lavoro è senz’altro una nota prestigiosa del mio curriculum e mi è stata utile. Condividevo casa con due persone, un'altra vincitrice del bando e, a turno, due stagisti Mae-Crui - all'ambasciata per tre mesi ma senza alcun rimborso - pagando 200 euro al mese per una singola: poco di per sè, ma  non se comunque bisogna tirarli fuori di tasca propria. Con i miei 1800 euro lordi mensili della Fondazione CRT invece vivevo molto bene, stando abbodantemente al di sopra del costo medio della vita, che si aggira sui 500 euro mensili. Tornata da Bucarest, dal settembre 2007 all'aprile 2010 ho lavorato in un'agenzia di comunicazione milanese,  entrando direttamente con un contratto a tempo indeterminato perché erano già saturi di contratti a progetto. Poi ho deciso di cambiare e senza troppe difficoltà dopo due settimane ho iniziato un periodo di prova di sei mesi con contratto a progetto in un’altra agenzia di relazioni pubbliche di Milano, nel settore della gestione risorse umane. Adesso lì ho un contratto a tempo indeterminato e guadagno 18mila euro netti l'anno, riuscendo a mantenermi completamente da sola. Vivo con il mio compagno in una casa di proprietà dei miei genitori. Il nostro stipendio - 3mila euro in due - ci consente di avere un buon tenore di vita: usciamo spesso, andiamo in vacanza e ci concediamo diversi sfizi. Siamo consapevoli di essere due privilegiati. Il mio lavoro mi piace, non era il sogno della mia vita ma mi trovo bene. Penso di essere in un momento di crescita professionale importante, ho conquistato una mia autonomia e comincio a passare dalla semplice operatività alla parte di strategia. Scegliendo di tornare in Italia dopo l'esperienza del Master dei Talenti ho fatto una scelta precisa, e non me ne pento.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Il giro del mondo in ottanta stage: anteprima del nuovo bando Master dei Talenti della Fondazione CRT- Occupati e ben pagati: ecco l'identikit di chi ha partecipato al Master dei Talenti della Fondazione CRTE anche le testimonianze di chi ha fatto negli anni passati questa esperienza: - La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa E scopri le aziende del bollino «OK Stage» che partecipano al bando:- «Con due tutor e un mentor, seguiremo i tirocinanti CRT passo per passo nella loro avventura spagnola»: quest'anno anche Everis è nel bando del Master dei Talenti- Marketing al gusto di nutella: c'è anche Ferrero nel bando Master dei Talenti 2010

La borsa ‘antifuga dei cervelli’ dell’Andalusia. Da Malaga la storia di stage di Maribel all'Instituto Cervantes di Roma

Ci sono paesi i cui governi adottano misure che puntano a trattenere in patria le migliori risorse, piuttosto che spingerle a emigrare. Un fenomeno in controtendenza rispetto all’Italia, che Maribel Hidalgo, 26enne di Malaga, illustra alla Repubblica degli Stagisti. Maribel comincia il suo percorso laureandosi nel 2007 in Belle arti all’università di Granada, una facoltà di quelle che pur avendo grande appeal sui giovani finiscono per rivelarsi tra le più insidiose al momento di trovare lavoro. Così, l’anno successivo, Maribel decide di potenziare la sua formazione con un master in Italia, incentrato sull’editoria, il giornalismo e il management culturale, all’università La Sapienza. Una scelta che le sembra ideale, dal momento che il nostro Paese ha un patrimonio culturale tra i primi al mondo, che le permetterà di mettere a frutto il percorso accademico. E’ a questo punto che interviene il governo dell’Andalusia, concedendole una borsa di studio per un master per tutto il 2009 con incluso uno stage all’Instituto Cervantes di Roma, alla condizione però di tornare al termine degli studi nella regione di provenienza per trovare lavoro. Il presupposto affinché non ti venga richiesta la restituzione della borsa – spiega Maribel – è «lavorare per quattro anni nella tua regione, come impiegata o libera professionista, in un’azienda con ‘base’ in Andalusia ma con sedi all’estero, o in qualche istituzione che promuova l’Andalusia». Insomma la Junta de Andalucia le copre per intero le spese (pagamento delle tasse del master – di oltre 3000 euro - e più di mille euro mensili per tutta la durata del corso, che nel suo caso le permettono di mantenersi per due mesi oltre la sua fine), ma la obbliga a ritornare in patria dove potrà mettere in pratica quello in cui si è specializzata. «Questa modalità di concessione della borsa è giusta», commenta Maribel, pur avanzando qualche riserva. «La formazione è valida e di qualità, apre molte porte, ma purtroppo la delicata situazione economica non rende facile la ricerca del lavoro una volta rientrati». E’ qui infatti che arrivano le prime difficoltà. «Con la situazione attuale il limite di tempo per trovare un’occupazione sta diventando insufficiente». Quanto alla fuga di cervelli, aggiunge «si tratta di una tendenza che nell'ultimo anno e mezzo è cresciuta in tutta la Spagna, dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 20%, arrivando nella mia provincia a punte del 30%». Una situazione per cui «se non trovi una possibilità interessante, ti ritrovi a dover scegliere tra restare, con un lavoro al di sotto delle tue aspettative, oppure continuare a cercare altrove con le conseguenze che ciò comporta». Insomma non è detto che con la borsa di studio si trovi il lavoro dei propri sogni, ma quanto meno esiste un sistema che il governo regionale ha messo a punto per promovere la formazione dei giovani, e – soprattutto – investire su di loro concependoli come una risorsa.   Se non altro, è un modo per far crescere economicamente l’Andalusia, regione povera della Spagna, anche se a questo proposito Maribel è perplessa: «Può essere d’aiuto, ma il momento che attraversiamo è critico. Non abbiamo un tessuto aziendale cosi avanzato come nel resto d’Europa e l’incertezza sul futuro dell’economia non induce le aziende a innovare, assumendo personale altamente qualificato. Piuttosto cercano di assicurarsi quello che già hanno». Qual è allora la soluzione? «Ci vorrebbe un rapporto più stretto tra le aziende e gli organizzatori della borsa. Anche se quest’ultimo aspetto è cambiato nelle ultime edizioni del concorso. Adesso si richiedono candidati che già lavorano con la condizione di tornare nella stessa azienda una volta finita la formazione». Per concludere, Maribel racconta la sua situazione attuale. La borsa di studio ti ha aiutato alla resa dei conti? «Al momento sto cercando lavoro, con la borsa ho ottenuto una bellissima esperienza, molto interessante non solo sul piano culturale, ma anche lavorativo e personale. Nonostante la crisi credo che mi aiuterà ad avere un impiego migliore in futuro». Il caso di Maribel non è l’unico. «Da tempo il governo destina molti fondi alla formazione dei giovani. Conosco altre borse di formazione in istituzioni del governo spagnolo sia in Spagna che all’estero - riflette - ma le persone che hanno fatto questi stage nel mio stesso periodo, una volta ritornati non sono riusciti a trovare niente e hanno deciso di ripartire». Una scelta obbligata dunque, che frustra le aspettative delle politiche per la formazione andalusa. Ma non scoraggia i giovani a migliorarsi per cercare di accrescere le possibilità di inserimento lavorativo.   Testo raccolto da Ilaria Mariotti     Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Dalla Spagna la storia dello stage di Antonio Barroso in una Madrid «non tanto divesa dall'Italia» - Claudia Cucchiarato, la portavoce degli espatriati: «Povera Italia, immobile e bigotta: ecco perchè i suoi giovani scappano»

Master dei Talenti, le voci degli «ex»: la sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico

Ad una settimana dalla riapertura del bando Master dei Talenti per neolaureati della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino che premia le eccellenze piemontesi e valdostane con tirocini "top", la Repubblica degli Stagisti continua a raccogliere le testimonianze di chi ha già vissuto questa esperienza. Ecco quella di Davide Debertolo. Gli aspiranti talentuosi hanno tempo fino al 28 febbraio per inviare la propria candidatura. Ho 29 anni e sono nato e cresciuto a Valenza in provincia di Alessandria, figlio di padre sardo e di madre lucana, conosciutisi in Germania. Insomma, sono di tanti luoghi, ma per il momento ho deciso di essere torinese. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto a psicologia a Torino, dove ho potuto trasferirmi anche grazie alle borse Edisu - oggi molto ridotte. Sono stati anni ricchi, formativi, divertenti, e lo stesso mix sono riuscito a mantenerlo durante l’Erasmus a Lisbona, da settembre 2003 a luglio 2004. Vivevo in una casa con altre sei persone - tre italiane, due spagnole e un portoghese - pagando circa 200 euro al mese di affitto, 600 euro contando tutte le altre spese. Costi che la borsa non ha coperto completamente e un po' ci ho rimesso di mio, ma ne è valsa la pena.Dopo la laurea nel marzo 2006, ho iniziato il tirocinio annuale obbligatorio per l'abilitazione a psicologo, l'unico caso in cui ho accettato di lavorare gratis - 900 ore - svolgendo poi un lavoro part-time con bambini disabili per mantenermi. Sono contrario a lavori e stage non retribuiti: sminuiscono l'apporto del giovane e compromettono il potere negoziale suo e di tutti quelli in cerca di occupazione. Poi spesso lo stage non è formazione, ma una possibilità di ottenere manodopera qualificata a costo zero. C’è un problema legislativo, ma anche uno di consapevolezza da parte dei ragazzi, che faticano a mettere dei limiti rispetto a ciò che è accettabile.Nell'ultimo periodo di tirocinio ho partecipato al bando Master dei Talenti, che già conoscevo perché ben pubblicizzato. Una posizione più di tutte sembrava fatta apposta per me: un anno all'Unicri, l'Istituto internazionale delle Nazioni unite per la ricerca sul crimine e la giustizia,  per un progetto di rinforzo della giustizia minorile a Maputo, Mozambico, per cui si richiedeva anche la conoscenza del portoghese, che io avevo imparato in Erasmus. Il rimborso era allettante: 3300 euro lordi al mese, 2400 netti. L'iter di selezione non è stato faticoso - dopo la candidatura, un colloquio all'Unicri di Torino e un'intervista telefonica in inglese con la responsabile del progetto in Mozambico - e il sì è arrivato a circa un mese e mezzo di distanza. Sono partito nel luglio 2007 insieme alla mia compagna, prima volontaria ma che poi ha lavorato con la Cooperazione italiana allo sviluppo, con cui condividevo la casa insieme ad un'altra coppia. Affiancavo la coordinatrice del progetto, con mansioni che andavano da quelle burocratiche al lavoro sul campo: presa in carico comunitaria di giovani con problemi di giustizia, attività di formazione a poliziotti, magistrati, assistenti sociali, ricerca. Il costo della vita a Maputo era di poco inferiore al nostro, circa mille euro al mese, ma il rimborso della Fondazione CRT mi hanno permesso di mantenermi, esplorare non solo il Mozambico ma anche il Sudafrica, il Malawi, lo Swaziland, e mettere dei soldi da parte. Al termine del tirocinio mi hanno proposto di fermarmi un altro anno con uno stipendio di 2500 dollari, circa 1850 euro, ma ho deciso di tornare in Italia per sostenere l’esame di Stato di abilitazione professionale e frequentare una scuola di specializzazione in psicoterapia. Cosa che sto facendo: sono ormai al terzo anno, il penultimo. Intanto ho anche un contratto a tempo indeterminato con la onlus torinese Gruppo Abele e guadagno 1100 euro per 14 mensilità. Il mio sogno però è lavorare come psicologo libero professionista e ho deciso di lasciare la sicurezza del contratto per tentare la strada della libera professione insieme ad alcuni colleghi. Ora vivo a Torino con la mia compagna e insieme paghiamo le rate del mutuo per un piccolo alloggio fuori città; anche se non posso concedermi più di tanto, vivo serenamente e continuo a investire sulla mia formazione - la scuola di specializzazione costa 3100 euro all'anno. Dopo però potrei considerare la possibilità di andare in Inghilterra, dove il percorso professionale di uno psicologo, pur non semplice, è definito, riconosciuto e adeguatamente retribuito. Ho molti amici che sono andati all’estero e si stanno realizzando per quelle che sono le loro competenze, così come ne ho altrettanti che annaspano in Italia ogni giorno, coltivando la speranza che anche qui in qualche modo si possa trovare una strada. Credo che ognuno abbia un limite nel riuscire a mantener viva la speranza a fronte di quella che è la realtà dei fatti.Testo raccolto da Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Il giro del mondo in ottanta stage: anteprima del nuovo bando Master dei Talenti della Fondazione CRT- Occupati e ben pagati: ecco l'identikit di chi ha partecipato al Master dei Talenti della Fondazione CRTE anche le testimonianze di chi ha fatto negli anni passati questa esperienza: - Master dei Talenti, le voci degli «ex»: il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo- Chiara Santi, grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorataE scopri le aziende del bollino «OK Stage» che partecipano al bando MdT:- «Con due tutor e un mentor, seguiremo i tirocinanti CRT passo per passo nella loro avventura spagnola»: quest'anno anche Everis è nel bando del Master dei Talenti- Marketing al gusto di nutella: c'è anche Ferrero nel bando Master dei Talenti 2010

Master dei Talenti, le voci degli «ex»: il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla

Si riparte: apre ufficialmente oggi il nuovo bando Master dei Talenti della Fondazione CRT, che quest'anno mette in palio 79 stage in giro per il mondo con rimborsi che vanno dai 1400 ai 3300 euro destinati ai neolaureati più talentuosi di Piemonte e Valle d'Aosta. Per candidarsi c'è tempo fino a fine febbraio. La Repubblica degli Stagisti ha raccolto le storie di alcuni (entusiasti) «ex». Ecco quella di Luca Guglielmetti.Ho 30 anni e sono di Torino. Qui dopo il liceo scientifico mi sono iscritto a Scienze geologiche: una scelta dettata dalla passione e dalla voglia di studiare e lavorare all'aria aperta, scarponi ai piedi, zaino in spalle e tenda pronta. Dopo il primo anno di università mi sono trasferito a Roma e per un anno ho prestato servizio militare presso il Centro sportivo Carabinieri come atleta di pentathlon moderno, uno sport che ho praticato dall'età di dodici anni e che mi ha fatto  entrato anche nella rosa degli atleti prescelti per le olimpiadi di Atene 2004, anche se poi non vi ho partecipato. Lo sport a livello professionistico non era la strada giusta per me.Dopo l'anno romano sono tornato a Torino e ho ripreso gli studi. A ottobre 2003 sono partito per un Erasmus di otto mesi in Guadalupa, nelle Antille: una destinazione inusuale, ma ho unito l'utile al dilettevole, dando cinque esami e imparando il francese tra le bellezze dei Caraibi. Vivevo con un mio compagno di corso, ma la borsa di studio di 1200 euro netti totali - 150 al mese - è stata del tutto insufficiente a coprire anche solo l'affitto mensile di 250 euro e i miei mi hanno dato una mano. Finito l'Erasmus ho accelerato con gli esami e a marzo 2006 mi sono laureato con una tesi in geologia applicata. Grazie al mio relatore ho subito iniziato un co.co.co di tre mesi da circa 1200 euro netti mensili, rinnovato per altri tre. Terminati i sei mesi, nel novembre 2006 ho vinto una borsa di ricerca annuale al Dipartimento di Scienze della terra di Torino, lavorando sulle  tematiche dell’attività estrattiva con software di modellizzazione geologica 3D e di Gis, Geographic Information System. Guadagnavo 1000 euro netti al mese e tutte le spese di viaggio per attività di terreno e convegni erano rimborsate. Però nel luglio 2007 ho interrotto la borsa: nel frattempo avevo vinto un tirocinio del programma Master dei Talenti della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino per un anno nel parco di Yellowstone, nello stato del Wyoming.È successo tutto velocemente: a un mese dalla candidatura - che avevo inoltrato su segnalazione del mio relatore - ho saputo di essere tra i dieci selezionati per sostenere il colloquio telefonico con la responsabile americana del progetto. Parlare in inglese per quasi un'ora, gestire l'agitazione e riuscire a far emergere le proprie competenze e qualità non è stato facile, ma pochi giorni dopo ecco la chiamata: ero stato selezionato e avevo tre giorni di tempo per decidere. Poche ore dopo alzavo la cornetta per accettare. A Yellowstone ho svolto attività di terreno - campionamento, monitoraggio e raccolta dati sulle acque ed i gas delle sorgenti termali, fumarole, geyser - e di supporto tecnico-informatico alle attività di ricerca. Ho lavorato quindi prevalentemente con geologi; ma anche con biologi e naturalisti, per monitorare gli spostamenti di orsi e lupi; ingegneri, per mappare la rete di tubazioni dell’acqua e vigili del fuoco, per il controllo degli incendi. La classica polizza assicurativa stipulata dalla fondazione per i suoi tirocinanti per me prevedeva anche la copertura di rischio per l'attività di terreno, nel caso fossi caduto in un geyser, o fossi stato aggredito da un orso in caccia di cestini della merenda! Per il visto invece mi sono mosso da solo ma senza problemi, vista l'efficenza dell'ambasciata americana a Milano. È stata un’esperienza unica, estremamente formativa, tra cervi, orsi, bisonti, lupi, coyote e paesaggi indimenticabili. Per questo al mio ritorno ho proposto alla Fondazione CRT di attivare due stage semestrali a Yellowstone invece di uno annuale, così da dare modo a più persone di partecipare.Per ogni mese di tirocinio ho ricevuto 2500 euro lordi, più che sufficienti a coprire le spese di viaggio e di alloggio. A qualche mese dal mio arrivo ho anche comprato una macchina: 300 dollari per una vecchia Volkswagen! Il National Park Service ha provveduto a trovarmi casa all’interno del parco, con un affitto di soli 80 euro al mese, dove vivevo con altre cinque persone di tutte le età e provenienze che erano a Yellowstone per dei lavori stagionali.A luglio 2008 sono tornato a Torino con l’intenzione di non far cadere nel vuoto tutto ciò e in autunno ho vinto un dottorato di tre anni sullo sfruttamento della geotermia come fonte rinnovabile di energia. La borsa è mille euro netti mensili, ma adesso beneficio di una maggiorazione del 50% perché da quasi un anno sviluppo il progetto in Svizzera, in cotutela con il Laboratoire Suisse de Geothermie dell’Università di Neuchâtel. Il mio tenore di vita è buono: vivo da solo in un monolocale che mi costa 620 franchi al mese - circa 480 euro - e riesco a mettere qualcosa da parte. Ma dopo spero di trovare un lavoro che mi garantisca un guadagno maggiore e di riuscire a conciliare l'appagamento professionale con quello personale. Riprenderò a mandare cv soprattutto all'estero: sono poche le aziende italiane che si occupano di geotermia.Testo raccolto da Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Il giro del mondo in ottanta stage: anteprima del nuovo bando «Master dei Talenti» della Fondazione CRT - Master dei Talenti della Fondazione CRT: quasi mille candidati per i 75 stage all'estero del bando 2010 - Occupati e ben pagati: ecco l'identikit di chi ha partecipato al Master dei Talenti della Fondazione CRT E anche le testimonianze di chi ha fatto negli anni passati questa esperienza: - Francesco Imberti, dalla Cina con amore (per il cibo italiano)- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo - Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino - Chiara Santi, grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorata E scopri le aziende del bollino «OK Stage» che partecipano al bando:- «Con due tutor e un mentor, seguiremo i tirocinanti CRT passo per passo nella loro avventura spagnola»: quest'anno anche Everis è nel bando del Master dei Talenti- Marketing al gusto di nutella: c'è anche Ferrero nel bando Master dei Talenti 2010

Laura Serrao: «Quanta fatica per riuscire a fare lo stage alla Commissione europea! Ma ne è valsa la pena: a distanza di due anni sono ancora qui. Assunta»

Dal 1° al 31 gennaio è aperto il bando per candidarsi agli stage presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Laura Serrao.Ho 29 anni e sono nata a Roma. Dopo il liceo linguistico mi iscrissi a Scienze politiche con l'idea di intraprendere la carriera diplomatica; al penultimo anno di università ottenni una borsa Erasmus e nell’ottobre 2003 partii per l'università Paris VIII - Saint-Denis, restandoci fino alla fine dall'anno accademico.  Un'esperienza molto formativa, per la prima volta mi trovavo a vivere da sola, e per di più in un altro Paese! Purtroppo dal punto di vista accademico mi sentii lasciata allo sbaraglio: niente informazioni o appoggio dalla mia università, grandi problemi nel farmi riconoscere gli esami. Così alla fine mi dedicai a fare ricerche per la tesi. Tornata in Italia, una volta finiti gli esami decisi di fare una prima esperienza lavorativa e attraverso l’ufficio stage dell’università scoprii il Mae-Crui, un programma che permette ai giovani di passare un periodo di tre mesi presso il ministero degli Esteri o in un'ambasciata o consolato. Cominciai il Mae-Crui nell'aprile del 2006; non era previsto alcun rimborso, neanche i buoni pasto. La mia università con fondi propri dava dei rimborsi - dai 500 ai mille euro per l'intero periodo, se non sbaglio - a chi veniva assegnato a sedi estere, ma essendo rimasta io a Roma non ne avevo diritto. Mi assegnarono al Cerimoniale diplomatico; all'inizio ero molto intimorita da quell'ambiente così formale, però con il passare del tempo imparai come muovermi e colsi l'occasione per confrontarmi con ambasciatori di vari paesi. Un'esperienza veramente formativa, che però al tempo stesso mi fece capire che non era quella la strada che volevo seguire.Al ministero gli stagisti erano concentrati presso gli uffici del 4° e 5° piano, mentre io mi trovavo al 1°: nel mio ufficio eravamo in tre. Alla fine dei tre mesi di stage chiesi e ottenni un rinnovo – anche se non molti lo sanno, il Mae-Crui può arrivare fino a 12 mesi. Rimasi lì fino alla fine di settembre del 2006. Per un breve periodo mi venne affidato il compito di formare le nuove stagiste: quando arrivarono, il capo dell'ufficio mi chiese di insegnare loro quello che avevo imparato io fino ad allora, anche perché nel frattempo il mio tutor era stato assegnato ad una sede estera e si attendeva l'arrivo di un nuovo diplomatico nell'ufficio – quindi in quel periodo oltre al capo ufficio e alle segretarie c'eravamo solo noi stagiste. Alla fine mi fu proposto di rimanere ancora, ma trattandosi di un ministero non c'era nessuna possibilità di ottenere un contratto; così decisi di riprendere gli studi.L'anno successivo, sempre tramite la Crui, feci un altro stage a cavallo dell'estate – da maggio a luglio – presso la sede centrale dell'Ice a Roma. Nel mio ufficio eravamo sei stagisti a fronte di una trentina di dipendenti. In questo caso era previsto un rimborso spese, ma quando arrivai io era stato sospeso a causa di tagli vari – ricevetti poi dei soldi qualche mese dopo la fine dello stage, una cifra intorno ai 300 euro. Purtroppo in quel caso fui costretta, per problemi familiari, a interrompere lo stage dopo appena due mesi. Poco dopo ottenni una borsa di studio del ministero degli Esteri per il Collegio d'Europa di Bruges, per un master internazionale in Affari europei considerato tra i più competitivi al mondo, e così partii alla volta del Belgio. Il master durò dal settembre del 2007 al giugno del 2008. La borsa di studio copriva solo parzialmente il costo del corso, all'epoca circa 7mila euro su 17mila; la scuola aveva dormitori e mensa, ma in pratica questa parte dei costi era a carico degli studenti. Alcuni miei compagni avevano ottenuto delle borse integrative dalle regioni o dalle università di provenienza, ma nel mio caso la Regione Lazio non prevedeva nulla di simile: quindi furono i miei genitori a coprire la restante quota, anche perché durante il master la frequenza era obbligatoria e la mole di lavoro non mi avrebbe consentito di lavorare.Nel frattempo, lo stage in Commissione. Questo era sempre stato un mio pallino: con delle mie compagne di università avevamo presentato domanda subito dopo la laurea, ma nessuna di noi era riuscita ad entrare nel “Bluebook”, il database da cui la Commissione attinge per reclutare gli stagisti. Ricordo la delusione, eravamo tutte neolaureate con ottimi voti e, pensavamo, con ottimi curriculum… Ora, dopo essere passata dall'altra parte della barricata (l'anno scorso ho fatto parte del jury di selezione) mi rendo della quantità e qualità delle domande che ogni sei mesi arrivano in Commissione, soprattutto dall'Italia – forse anche perché noi siamo tristemente abituati a stage non retribuiti, e un rimborso spese di più di mille euro è molto allettante, senza considerare il valore formativo di un'esperienza in Commissione.Insomma, mentre facevo il master a Bruges feci di nuovo domanda, e questa volta entrai nel Bluebook. Nelle settimane seguenti alcuni miei compagni vennero chiamati a Bruxelles per fare dei colloqui, altri avevano già ottenuto la conferma dello stage, io invece ricordo che tornai a Roma senza nessuna risposta. Ero un po’ delusa. Poi invece dopo quasi un mese ecco arrivare la mail tanto agognata: la Commissione mi offriva uno stage presso il Segretariato generale, nella direzione per i rapporti con il Parlamento. Non potevo chieder di più. A settembre sbarcai Bruxelles per cercare casa, insieme al mio ragazzo che aveva deciso di seguirmi. Trovato un appartamento rientrammo in Italia e a fine mese ripartimmo con la macchina carica di valigie e pacchi: 18 ore di viaggio, un incubo, ma finalmente eravamo pronti ad iniziare questa nuova avventura! Lo stage durò dall’ottobre del 2008 al febbraio del 2009. Eravamo una ventina di stagisti in tutto il Segretariato generale, che conta circa 600 membri dello staff; dei tre stagisti assegnati alla mia direzione io ero l'unica italiana. Il lavoro consisteva principalmente nel seguire i lavori del Parlamento Europeo, nelle commissioni parlamentari e nelle sedute plenarie. Ogni funzionario dell'ufficio era responsabile di seguire una commissione: per il primo periodo io seguii insieme alla mia advisor quella sulle Libertà fondamentali; dopo un paio di mesi, quando uno dei funzionari lasciò l'ufficio, il capo unità mi affidò la commissione per i Trasporti. Una grande responsabilità, che mi permise di dimostrare quello che avevo imparato fino ad allora: si trattava di seguire i lavori e poi relazionare all'ufficio e a tutta la gerarchia. In pratica andavo in Parlamento un paio di giorni a settimana e seguivo i dibattiti della Commissione per poi scrivere delle note informative. La casa, una settantina di metri quadrati nel cosiddetto “quartiere europeo”, costava a me e al mio ragazzo poco meno di mille euro comprese le spese. Anzi dovrei dire “ci costa”, perché ci siamo rimasti ben oltre il mio stage: viviamo ancora qui. Fin dal principio avevo intrapreso l'esperienza dello stage nell'ottica di fermarmi a Bruxelles dopo, perché rispetto all'Italia ci sono più possibilità lavorative e perché avevo speso i due anni precedenti a specializzarmi nel diritto e nella politica dell'UE. Purtroppo però il periodo è coinciso  con l'inizio della crisi economica, che chiaramente si è fatta sentire anche qui, quindi di offerte di lavoro non ce n’erano molte. Poi una mattina, poco prima delle vacanze di Natale, arrivo in ufficio, accendo il computer e tra le news sull'intranet vedo che un'unità della mia direzione cerca un agente contrattuale, con un profilo simile al mio. Un paio di anni prima avevo scoperto l'esistenza di queste selezioni per entrare nel database della Commissione per agenti contrattuali, e così nel corso degli anni avevo provato a propormi per dei contratti, ma senza successo. Ora proprio nel mio ufficio si apriva una possibilità: una specie di miracolo. Non passano neanche 30 minuti che ho già spedito la mail con il cv. Qualche giorno dopo vengo chiamata per il colloquio, la capo unità mi spiega che si tratta di un contratto di nove mesi per aiutare la Direzione durante il periodo di preparazione per le audizioni parlamentari della nuova Commissione Europea, mi dice che ci sarà tanto lavoro da fare, ma che sarà anche molto interessante vivere in prima persona il momento della transizione dopo le elezioni europee. Così subito dopo fine del mio stage ho iniziato a lavorare in Commissione. Da allora è passato più di un anno, il contratto iniziale è stato rinnovato, e quando il lavoro per cui sono stata assunta è terminato ho trovato posto presso un'altra Direzione generale della Commissione, la DG Ricerca, dove lavoro come project officer seguendo le sovvenzioni comunitarie ai ricercatori europei.Il mio stipendio netto è di 2410 euro, rispetto a quando sono stata assunta c'è stato un minimo aumento dovuto all'adattamento del salario al costo della vita e all'inflazione. Il mio caso è un po' particolare – intendo i vari contratti frammentati: normalmente i contratti standard sono di un anno e vengono poi rinnovati per altri due anni. Mi ritengo fortunata per aver potuto cominciare a lavorare subito. Il passaggio da stage a contratto non è automatico, anzi tutt'altro, e come in tutto serve la fortuna di trovarsi al momento giusto al posto giusto. Non basta essere apprezzati dal capo ufficio durante lo stage per ottenere un contratto alla fine dei cinque mesi: deve esserci un posto vacante, e bisogna avere il giusto profilo, e in linea di massima per ogni posto vacante devono essere chiamate per il colloquio almeno tre persone. In più per diventare agenti contrattuali bisogna aver superato una selezione (CAST), che si svolge in genere ogni uno o due anni, ed essere quindi in un database specifico. Fino a qualche anno fa inoltre c'era una regola, e forse in alcune DG c'è ancora, per cui non si può assumere un ex stagista se non dopo un certo periodo di tempo. Detto ciò il mio non è un caso isolato, conosco altri ex stagisti che poi hanno ottenuto un contratto, anche se spesso non nello stesso ufficio in cui hanno svolto lo stage o magari dopo qualche tempo. Il vantaggio di aver fatto lo stage è sicuramente quello di avere un'ottima formazione professionale: questo chiaramente in fase di selezione può fare la differenza. Lo stage in Commissione è molto apprezzato e spesso considerato un prerequisito per molte offerte di lavoro anche nel settore privato a Bruxelles.Testo raccolto da Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento:- Nuovo bando per 600 stage da mille euro al mese alla Commissione europea: ci si può candidare fino al 31 gennaio E le testimonianze degli altri ex stagisti:- Mario Sgarrella: «Ho fatto in sequenza lo stage all'Ecdc di Stoccolma e quello alla Commissione europea: due esperienze super interessanti»- Cinque Paesi in cinque anni: la storia di Daniela Amadio e il racconto del suo stage alla Commissione europea- Carlotta Pigella, Torino-Bruxelles andata e ritorno: «Il mio stage alla Direzione generale Affari Marittimi della Commissione UE? Internazionale e professionalizzante»- Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea»- Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita»

Tirocini Leonardo, con Unipharma-Graduates porte aperte agli scienziati in erba. Angiolo Pierantoni racconta la sua esperienza a Madrid

È stato pubblicato lunedì 17 gennaio il bando Leonardo "Unipharma-Graduates 7", che la fondazione Noopolis promuove dal 2003 con la coordinazione dalle tre principali università romane per attivare tirocini semestrali all'estero presso centri di ricerca europei del settore chimico, farmaceutico e biotecnologico. Cinquanta i posti a disposizione in questa settima edizione, con un rimborso totale massimo di 4150 euro, circa 700 euro al mese. Per candidarsi - possono farlo tutti i neolaureati del settore - c'è tempo fino al 31 marzo 2011 ma sarà possibile inviare la domanda solo a partire da oggi. Angiolo Pierantoni ha partecipato alla quinta edizione del programma e con la Repubblica degli Stagisti passa in rassegna i pro e i contro dei suoi sei mesi di stage in un'azienda farmaceutica di Leeds.Ho 26 anni e sono di Napoli. Mi sono diplomato al liceo classico e poi, seguendo un po' le orme della mia famiglia e un po' la mia passione, mi sono iscritto alla laurea triennale in Biotecnologie per la salute della Federico II e ho continuato nel 2006 con la specialistica in Biotecnologie mediche. Entrambe le mie tesi sono nate da tirocini non retribuiti: quella triennale da un anno - ma con una pausa di qualche mese in mezzo per dare gli esami - allo Ieos Cnr di Napoli, Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale, un organismo permanente del Consiglio nazionale delle ricerche, dove mi sono occupato di regolazione genica in tiroide. La tesi specialistica, sperimentale, l'ho preparata invece in Inghilterra con una borsa Erasmus semestrale di 250 euro al mese: 1500 in tutto, a cui alla fine si è aggiunto un conguaglio di 600 euro, che ha fatto salire il contributo mensile a 350 euro, sufficiente però a pagare solo la metà delle spese. In genere si va in Erasmus per studiare, io invece l'ho sfruttato per uno stage di cinque mesi all'università di Leeds, che non era preparata ad accogliere un tesista ma poi mi ha subito indirizzato verso un corso di laboratorio in cui ho  approfondito alcuni aspetti molecolari del morbo di Alzheimer. In Inghilterra abitavo con altri quattro ragazzi inglesi pagando 250 sterline mensili, all'epoca circa 340 euro: molto più conveniente delle residenze universitarie.È stata un'esperienza bellissima, che mi fatto imparare molto sia a livello lavorativo che linguistico. Nel settembre del 2009 è arrivato lo stage numero tre, Unipharma Graduates, a cui ho deciso di candidarmi perché dopo l'esperienza inglese ero convinto che all'estero le condizioni lavorative fossero migliori. E ne ho avuto la conferma. Ho passato la prima fase di selezione - due colloqui motivazionali e un test di inglese alla Sapienza di Roma, tutto in una giornata, piuttosto caotica - e ce l'ho fatta. Destinazione Madrid quindi, dove ho lavorato per sei mesi nel dipartimento di Drug Discovery dell'azienda farmaceutica Noscira. La scelta non è stata casuale: ho sempre amato Madrid ed ero deciso a lavorare in azienda, non nell'università. Anche se piccola, Noscira mi permetteva di cimentarmi nel campo delle neuroscienze applicate all'Alzheimeir e di rafforzare davvero il mio bagaglio di tecniche di laboratorio di ricerca. A Madrid ho trovato casa con altri tre spagnoli -  un motivo in più per cui ho imparato la lingua - pagando circa 310 euro mensili. L'unica nota dolente del tirocinio è stato rimborso spese, insufficiente a coprire le spese, per cui ho dovuto attingere un po' ai miei risparmi e un po' a quelli della mia famiglia. Per sei mesi ho ricevuto in tutto 2600 euro - erogati per l'80% all'inizio del tirocinio e per il resto alla fine: 400 euro mensili più le spese di viaggio, 200 euro tra andata e ritorno. L'azienda invece mi corrispondeva 150 euro mensili sotto forma di buoni pasto, dietro presentazione della ricevuta. Quindi in un mese ricevevo in tutto 550 euro, ma per vivere a Madrid bisogna metterne in conto circa 750, stringendo la cinghia. Il resto l'ho messo di tasca mia. Va sottolineato però che, proprio nell’anno in cui io ho partecipato ad Unipharma, il budget aveva subito un taglio del 40%: sia l'anno precedente che quello successivo la cifra erogata ai tirocinanti è stata di circa 4500 euro. Ho chiesto spiegazioni e alla domanda «Perché non avete diminuito il numero di borse se sapevate di avere meno soldi?» mi hanno risposto che non erano a conoscenza del taglio al momento di stilare il bando, e a quel punto era troppo tardi. In generale, l'aspetto economico è un grosso problema dello stage, che è si un periodo di formazione, ma spesso diventa un lavoro a tutti gli effetti, e in quanto tale va tutelato e retribuito. È avvilente doversi contare i centesimi in tasca nonostante si lavori intensamente.Fatta eccezione per il rimborso, il bilancio del mio Leonardo è positivo. Sarei voluto rimanere in Noscira, ma la crisi economica lo ha impedito e ho dovuto fare le valigie. A sorpresa però a fine dicembre è arrivata una chiamata dall'azienda con la proposta di un contratto a tempo determinato. Non ho accettato, perché ho già un contratto a progetto di circa 100 euro netti e buone prospettive con Okairos, un’azienda farmaceutica con sede a Pomezia ma con i laboratori a Napoli. Ed è qui che continuo a vivere, con la mia famiglia. Tornerei volentieri all'estero ma la fortuna di aver trovato un lavoro che mi piace nella mia città mi fa mettere in standby questa voglia. Intanto mi faccio un po' le ossa! La maggior parte degli amici sono andati via da Napoli, o lo faranno; c'è poi chi lo ha fatto ma senza fortuna ed è tristemente tornato. La consapevolezza di avere poco futuro qui è forte nei giovani.Testo raccolto da Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- 380 stage all'estero sotto l'albero. Ecco i bandi Leonardo aperti e quelli in apertura - Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanente E anche le storie di tirocinanti nelle aziende farmaceutiche del «Bollino OK Stage»: - Stagisti col Bollino / Enrico Florio, da stagista a "scienziato in azienda" in Dompé Farmaceutici- Stagisti col bollino / Davide Villa: «Sfruttare gli stagisti non conviene a nessuno: Dompé e le altre aziende del Bollino lo hanno capito» - Stagisti col bollino / Francesca Gerli: «Che fortuna: subito dopo la laurea ho trovato in Dompé uno stage da 700 euro al mese, e poi sono stata assunta»