Categoria: Storie

Marco Rudi, da reclutato a recruiter: «In Tetra Pak grande attenzione per le persone, a partire dagli stagisti»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Marco Rudi, oggi nell'ufficio Risorse umane di Tetra Pak.Ho 27 anni e sono della provincia di Como. Dopo il liceo scientifico nel 2003 mi sono iscritto in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano, curriculum Comunicazione; ho sempre fatto il pendolare e ogni giorno tra andata e ritorno passavo tre ore sui mezzi. Al di là degli studi ho sempre cercato di darmi da fare e guadagnare qualcosa: animatore nei campi estivi della parrocchia, pr in riviera romagnola, barman... E poi c'è poi il capitolo giornalismo. Durante la triennale ho collaborato per tre anni con il quotidiano La provincia di Como, occupandomi soprattutto di calcio - ci gioco da quando ho sei anni e leggevo sempre le cronache alle mie stesse partite! Ho scritto gratis per il primo anno e con un contratto di collaborazione per gli altri due, venendo pagato secondo il tariffario dell'Ordine. Purtroppo non sono riuscito a prendere il tesserino da pubblicista perché la mia retribuzione annua non era sufficiente. A febbraio 2007 ho finito la triennale ma le iscrizioni ai test di ammissione alla specialistica erano scadute a dicembre, quindi ho deciso di impegnare i mesi che mi separavano dai nuovi test in un'esperienza all’estero. Sono partito a inizio giugno per Orlando, in Florida, con il programma "Work and Travel" della Ciee, a cui sono arrivato tramite passaparola. Per tre mesi ho lavorato nei parchi Seaworld e Discovery Cove occupandomi di relazioni con la clientela; poi sono passato nel team Human Resources che seguiva gli studenti stranieri impegnati nel mio stesso progetto. È stata un’esperienza incredibile: ho vissuto con ragazzi bulgari, russi, polacchi, spagnoli, cinesi, in un contesto completamente diverso dal nostro e coltivando concetti lavorativi per me nuovi, come l'employer branding, il work-life balance, la motivazione del personale.  Tornato in Italia, a settembre ho superato il test di ammissione per la specialistica in Comunicazione d'impresa dell'interfacoltà Economia - Lettere, sempre in Cattolica. E ho passato due anni meravigliosi, grazie ai compagni e ai professori che ho incontrato. Nelle estati 2008 e in 2009 ho anche avuto l'opportunità di tornare negli States, prima a New York poi a Boston. La Cattolica ha diverse partnership con università di tutto il mondo, che permettono di frequentare corsi extra curriculari coprendo una piccola parte dei costi, spesso previa selezione, come nel mio caso. Non ho maturato cfu, ma queste esperienze mi sono valse un punto in più in sede di laurea - e molti altri a livello umano!Dopo la laurea a febbraio 2010 è iniziata l’assidua ricerca di uno stage nell'area risorse umane. Dopo vari colloqui, ad aprile è arrivata la chiamata di Tetra Pak, che aveva ricevuto il mio cv tramite un sito specializzato. Dopo una prima intervista telefonica, in cui hanno anche testato il mio livello di inglese, sono andato a Modena per un colloquio e dopo pochi giorni è arrivato il sì. Entusiasta, mi sono trasferito, trovando una singola a 300 euro tutto compreso - grazie a Facebook - e a giugno 2010 ho iniziato uno stage semestrale con un rimborso di 800 euro al mese più mensa e palestra gratuite. In Tetra Pak ho trovato persone aperte e disponibili, che mi hanno insegnato un mestiere; in particolare ho affiancato le colleghe più esperte nei colloqui di selezione e nelle attività di employer branding. Finito lo stage mi è stato offerto un contratto annuale del quinto livello Metalmeccanico, con una retribuzione annua lorda di 27mila euro. Continuo ad occuparmi di selezione, reclutamento e di reputazione d'azienda. Ho un orario flessibile, che da febbraio a luglio mi ha permesso anche di frequentare un breve master in Risorse umane nei weekend - mi assentavo solo il venerdì pomeriggio per le lezioni.Attualmente vivo con altri tre ragazzi, più o meno della mia età e tutti lavoratori precari. Tra le mie conoscenze il precariato regna sovrano, c'è qualche caso raro di ex compagni di università che hanno già un contratto a tempo indeterminato, ma a scapito delle passioni. Altri invece, sono ancora alle prese con l’ennesimo stage, spesso poco pagato e poco formativo. Sono abbastanza soddisfatto del mio tenore di vita, ma lo devo in gran parte alla mia famiglia che ancora mi aiuta. Avendo un contratto a tempo determinato, non so dire dove sarò di qui a qualche anno, ma spero in Tetra Pak, che è un'azienda solida e stimolante, dove viene anche prestata grande attenzione alle persone. Anche se sono lontano dalla stabilità, mi ritengo decisamente fortunato.  Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

«Il Servizio civile non è un modo per ammazzare un anno di tempo o guadagnare qualche soldo», parla l'ex volontario Luca Crispi

Fino al 21 ottobre è possibile fare domanda per un progetto di Servizio civile in Italia o all'estero; l'unico paletto importante è l'età, che da quest'anno non deve superare i 29 anni. In attesa di un focus su composizione e grado di successo delle candidature, La Repubblica degli Stagisti raccoglie la testimonianza di Luca Crispi, ex volontario e governatore di Misericordia a soli 23 anni - il più giovane d'Italia. Sono nato nel 1984, un 11 settembre, data che poi purtroppo è diventata simbolo di odio per il mondo civile. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto come studente a Infermieristica e come volontario alla Misericordia del mio paese, Santa Maria di Licodia, in provincia di Catania: da un lato sentivo forte il desiderio di offrirmi al prossimo, dall'altro erano ancora vividi i ricordi di quando ancora piccolissimo salii per la prima volta su un'ambulanza - un vecchio Volkswagen - con mio padre, veterano dell'associazione. E dopo quattro anni di associazione nel 2007 sono stato eletto "governatore", la figura di rappresentanza legale delle confraternite - il presidente insomma. Avevo 23 anni: il più giovane governatore d’Italia! Naturalmente mi occupavo anche della gestione dei progetti di Servizio civile, ma ad un certo punto decisi di buttarmi in prima persona nell'esperienza diretta. Era l'autunno del 2009, un momento difficile della mia vita, sfociato anche nell'abbandono dell'università. E a peggiorare le cose c'era la fine imminente di un contratto a progetto di dieci mesi che, per quanto il compenso non fosse eccezionale, mi gratificava molto. Da aprile infatti stavo lavorando presso il Csve, Centro di servizio per il volontariato etneo, un organismo nato nel 1991 per distribuire alle associazioni di volontariato i fondi provenienti dalle fondazioni bancarie. Un'esperienza indipendente da quella della Misericordia, ma ovviamente collegata, che stava finendo.Nella scelta dell'ente pensai che gli anni alla Misericordia potessero tornarmi utili - l'esperienza specifica è premiata con punti in più in graduatoria - ma per buon senso mi candidai per la vicina Misericordia di Adrano, e non per la mia, anche se tecnicamente niente nel bando me lo impediva. Comunque non sarebbe stato facile passare le selezioni. Inutile negarlo: da Roma in giù il Servizio civile spesso serve solo per non chiedere i soldi per la pizza il sabato o per pagarsi le rette universitarie, così per ogni posto arrivano 4 o 5 candidature, mentre al nord alcuni posti rimangono vuoti [la media nazionale l'anno scorso si è assestata su 3,70 domande per ogni posto disponibile, quasi il doppio rispetto a due anni prima, ndr]. Da noi i ragazzi ci provano in virtù di quei «433,80 motivi» e solo dopo per fare un'esperienza formativa e di crescita - che per inciso ha alle spalle decenni di lotte, scontri e conquiste, prima fra tutte l'obiezione di coscienza.  L'espressione è della mia ex Olp, operatrice locale di progetto, Annalisa Schillaci; la figura è prevista dalla normativa sul Scn, secondo cui i giovani devono essere affiancati da dei «maestri di vita», recita il testo, con cui instaurare un rapporto di apprendista-maestro basato sul concetto dell'imparare facendo. Ed è stato così con Annalisa, che ci ricordava che la patria è fatta dai cittadini, che ci sono cittadini in difficoltà e noi abbiamo l'obbligo morale di intervenire per limitare i danni di questa "guerra" fatta di inequità sociale. Oggi io stesso ricopro quella figura, oltre che quella di selettore e formatore, e posso dire che il Servizio civile è una scelta che mi ha cambiato la vita.  Ho iniziato a gennaio 2011 con il ruolo di autista soccorritore, ma gestivo anche la sala operativa e il centralino, coordinando l'organizzazione dei servizi. Svolgevo servizio per 5 ore al giorno, sei giorni a settimana, e l'assegno mensile di 433,80 euro mi veniva regolarmente accreditato a fine mese dall'Unsc. Per me è stato un anno importante, ogni giorno era un continuo fronteggiare le emergenze sociali legate alla salute del prossimo. E finita questa esperienza sono tornato al Csve, assunto di nuovo con un contratto a progetto, ma con un bagaglio di conoscenze ed esperienza molto più ampio. E più entusiasmo. Purtroppo lo stipendio ancora non mi permette di mantenermi da solo e vivo ancora con i miei genitori. Con la crisi economica i tagli al volontariato incalzano, ma spero di avere un futuro presso il centro; «un sogno, se ben costruito» dice il mio capo «può diventare realtà». Anche i miei amici, spesso laureati, fanno fatica - inutile dirlo. Vorrei essere chiaro però: il Servizio civile non è un lavoro né un modo per ammazzare un anno di tempo se non si sono passati i test di ammissione all'università. È un momento di crescita, un rito di iniziazione all'età adulta, che passa per una presa di consapevolezza civile e per la decisione di difendere la propria patria in maniera non armata e non violenta. Con questa premessa, ai nuovi candidati vorrei girare un consiglio della mia ex Olp, che sulla pagina Facebook dedicata ha scritto: «A voi giovani virgulti che intendete fare domanda: non andate digiuni alle selezioni. Cercate di essere preparati, dovete "vendere" il vostro miglior prodotto: voi stessi. Dovete convincere il selettore che voi siete adatti per quel progetto, e per farlo dovete avere padronanza di tutto ciò che ruota attorno al servizio civile». Buone selezioni!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - 20mila posti per il servizio civile, aperto il nuovo bando. Ma Giovanardi chiede alle Regioni un cofinanziamento: «La coperta è sempre più corta»- Leonzio Borea, direttore dell' Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»

Ilaria Grassi: «Tra gli stand del career day non nutrivo molte speranze. E invece festeggio il mio primo anno di apprendistato in Nestlé»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Ilaria Grassi, oggi apprendista consumer service assistant in Nestlé a Milano.Mi chiamo Ilaria, ho 25 anni e abito in provincia di Milano. Dopo aver conseguito il diploma di ragioneria nel 2004 mi sono iscritta a Scienze linguistiche alla Cattolica. Ho scelto il curriculum in Management internazionale, perché mi permetteva di coniugare i miei due ambiti preferiti: le lingue - ho studiato inglese e francese - e le materie economiche.Durante la laurea triennale, da ottobre a dicembre 2006, ho fatto uno tirocinio di tre mesi a Parigi presso la Canon Ile de France, filiale della multinazionale dell'imaging. Era previsto nel mio piano di studi e l'ho trovato da sola, autocandidandomi; la società ha corrisposto un rimborso totale di 500 euro mensili, che naturalmente non sono bastati nemmeno a coprire l'affitto, circa 350 euro mensili. È stata comunque una grande esperienza di vita: lavoravo nel dipartimento contabile-finanziario e per la prima volta ho avuto modo di confrontarmi con una realtà aziendale multinazionale, per di più all'estero, con l'ulteriore difficoltà della barriera linguistica. Nel novembre 2007 mi sono laureata e ho proseguito con la specialistica in Management internazionale, sempre alla Cattolica, che ho concluso poi a febbraio 2010. Da settembre 2009 al gennaio successivo ho fatto la mia seconda esperienza all'estero: quattro mesi a Londra per migliorare l'inglese. Ho frequentato un corso privato, mantenendomi completamente da sola - a cominciare dall'affitto, 400 sterline al mese, circa 450 euro - con un posto come cameriera, ma lavoravo ogni sera. La mia esperienza in Nestlé è cominciata per puro caso: nell’ottobre del 2009, mentre si avvicinava il Synesis Career Day della Cattolica, ho pensato che ormai ero prossima alla laurea ed era il caso che iniziassi a darmi da fare. Il mondo del lavoro non aspetta me, mi è sempre stato detto. Così mi sono presentata e ho distribuito il mio curriculum tra gli stand. Non nutrivo molte speranze, ma a fine novembre ho ricevuto la chiamata di GI group, la società di reclutamento del personale che lavora per Nestlé, e mi è stato offerto un posto nel settore comunicazione. Dopo i tre step  di selezione - colloquio di gruppo, individuale con GI Group e individuale con il tutor aziendale - a gennaio 2010 ho iniziato uno stage di sei mesi nel Consumer Service di Nestlé, in cui contribuivo alla redazione dei report mensili e qualitativi standard - con cui comunichiamo la voce del consumatore ai nostri clienti interni - e supportavo l'attività di call center. Il rimborso era di 710 euro netti mensili più palestra e mensa gratuite. Se confronto la mia esperienza con quelle dei miei amici mi ritegno davvero fortunata, sia per aver svolto uno stage così vantaggioso che per lo sviluppo che ha avuto. A luglio 2010 infatti, finiti i sei mesi, mi è stato offerto un contratto di apprendistato di due anni come consumer service assistant con una retribuzione annuale lorda di 25mila euro, e sto giusto concludendo il mio primo anno. Vivo con i miei genitori, e posso ritenermi più che soddisfatta del mio tenore di vita; dallo stipendio risparmio qualcosa per la mia futura casa e conto a breve di andare a vivere da sola. Il mio lavoro mi gratifica: questi mesi mi hanno fatto prendere coscienza di quanto grande e strutturata sia la realtà Nestlé, ho imparato tanto e ancora tanto c'è da imparare: come prima esperienza lavorativa non avrei potuto ambire più in alto. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stage in Commissione europea: dall'ex Virginia Palmieri ecco una dritta per i candidati che supereranno la prima selezione

Fino al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage da mille euro al mese presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Virginia Palmieri.Mi chiamo Virginia e ho quasi 27 anni. Sono italiana ma sono nata e cresciuta a Strasburgo, dove i miei genitori - entrambi italiani - si erano trasferiti. Qui sono rimasta fino al 2002, anno di conseguimento del diploma di maturità, che in Francia si chiama Bac, abbreviazione di Baccalauréat; ho frequentato la scuola internazionale, quindi ho sostenuto l'esame in entrambe le lingue.Poi ho deciso di iscrivermi a Giurisprudenza in Italia, a Trieste, città natale di mio padre e dove ho tuttora parte della famiglia - infatti in quel periodo alloggiavo da mia nonna. Il terzo anno però l'ho svolto all'università di Liegi, in Belgio, con una borsa di studio Erasmus, che comunque ha coperto solo parte dei costi - nonostante vitto e alloggio fossero molto abbordabili: per un monolocale in centro pagavo solo 350 euro! Quello è stato un anno che mi ha fatto crescere molto, da cui ho anche tratto la conclusione che il sistema universitario belga, molto simile a quello francese, fosse più adatto  al mio modo di affrontare lo studio. Così ho chiesto l'equivalenza con l’université de Strasbourg: era il primo anno che la Francia adottava il cosiddetto "sistema di Bologna", con cui si applicava la riforma internazionale dell'istruzione superiore, e i crediti maturati a Trieste e a Liegi mi sono stati tutti riconosciuti a Strasburgo, dove ho finito la triennale. Non prima però di aver fatto il mio primo stage, nell'estate 2005: un mese presso un notaio amico di famiglia, associato nello studio più importante dell’est della Francia. Era un tirocinio del tutto volontario, com'è frequente che succeda tra gli studenti francesi già dal secondo anno di università. L’accordo non prevedeva retribuzione, ma alla fine mi hanno versato 900 euro, comunque una somma significativa per un mese di stage. Poi a giugno 2006, ottenuta la licence, ho esaudito un mio vecchio sogno, studiare in Inghilterra: ero stata accettata al King’s College di Londra per seguire un corso annuale di inglese, studi europei e diritto. L’iscrizione è costata circa 5mila sterline e ho alloggiato in centro pagando l'equivalente di mille euro al mese per un appartamento abbastanza grande. Senza l’aiuto dei miei genitori non avrei certo potuto fare questa esperienza. Alla fine ho conseguito il diploma con il massimo dei voti e questo mi ha permesso di iscrivermi ad un master in Diritto della proprietà intellettuale alla Queen Mary University, sempre a Londra, che ho finito a giugno 2008. Anche lì i costi sono stati molto elevati - 7mila sterline solo di retta - ma è stato un anno bellissimo, sia sotto il profilo accademico che sotto quello delle relazioni umane. Durante l'ultimo periodo londinese, consapevole della necessità di trovare qualcosa per il dopo master, ho provato a candidarmi per un tirocinio alla Commissione europea. E durante l'estate ecco la notizia che ero stata ammessa nel blue book! A quel punto ho seguito il consiglio tutti quelli che avevano già fatto un tirocinio lì mi avevano dato: ho mandato una mail con il mio curriculum direttamente ai capi delle unità presso le quali avrei voluto lavorare. E qualche settimana dopo ho ricevuto due chiamate: la prima proveniva dalla direzione proprietà intellettuale, che mi proponeva uno stage "atipico", non remunerato [il contributo previsto è invece di circa mille euro mensili, ndr], lasciandomi indecisa sul da farsi, sia per la mancanza di rimborso che per il minore interesse verso il lavoro di quell'ufficio. Però dovevo dare una risposta in fretta! Per fortuna la sorte ha deciso per me: qualche minuto dopo sono stata chiamata dall’unità di proprietà industriale, la mia prima scelta, e ho accettato senza esitare [sotto, uno screenshot della homepage del sito] .A fine estate 2008 quindi ho lasciato Londra e sono tornata a casa a Strasburgo, e da lì sono andata per un paio di giorni a cercare un appartamento a Bruxelles. Conoscevo già un po' la città e avevo un'idea abbastanza precisa di dove volevo trovare casa. In un paio di giorni ho visitato sette appartamenti e alla fine ne ho preso uno di 50 metri quadri per 700 euro al mese. Il primo ottobre ho incominciato ed è stata un’esperienza indimenticabile: avevo un ufficio tutto per me, colleghi simpatici e premurosi, e una tutor italiana con cui ho legato molto. Sono stata invitata a partecipare a tutte le attività e le riunioni dell’unità, specialmente a quelle del Consiglio sul brevetto europeo. Un'esperienza bellissima, circondata da persone di Paesi diversi, con culture idee e aspirazioni diverse. Come tantissimi stagisti, dopo mi sarebbe piaciuto restare in Commissione ma non è stato possibile. E sono passata ad un altro stage, nove mesi in uno studio legale di Parigi, utilizzando come ente promotore l'università di Enna, che tra quelle che ho contattato è stata la prima a rispondermi favorevolmente per una iscrizione tardiva; in Francia infatti è necessario lo status di studente per poter fare uno stage. Chi lo svolge nel settore  privato ha diritto per legge a un contributo minimo e io ho percepito 398 euro mensili [attualmente la quota è fissata al 12,5% del plafond horaire, 22 euro per il 2011, e viene erogato per i tirocini in azienda di almeno due mesi; uno stage full time di 35 ore settimanali ad esempio dà diritto a 417 euro mensili]. Comunque poco, soprattutto per una città come Parigi. Solo di affitto spendevo 800 euro al mese per un appartamento vicino allo studio. È stato abbastanza difficile adattarmi al settore privato francese, ma l'esperienza è stata formativa. E soprattutto necessaria: la Francia è un Paese poco flessibile in fatto di lavoro, ero cosciente di dovermi reinserire nel mercato del lavoro tramite vari tirocini prima di poter aspirare ad avere un contratto di vero e proprio. Finito questo stage a gennaio 2010, due mesi dopo ne ho cominciato un altro - l'ultimo - nel dipartimento giuridico di un agenzia pubblicitaria, ancora a Parigi. La paga era sempre la minima legale, ma quel periodo è stato eccezionale e mi ha permesso di capire che il settore della pubblicità era  esattamente quello in cui volevo lavorare.Finiti anche questi sei mesi ho incominciato a cercare lavoro e dopo un po' ho finalmente trovato un posto di giurista junior nella filiale parigina dell’agenzia pubblicitaria americana Ogilvy. Ed è qui che lavoro tuttora, con uno stipendio lordo annuo di 30mila euro e un contratto a tempo determinato di sei mesi, che scadranno il prossimo dicembre, dopo i quali spero di essere assunta definitivamente. Per adesso vorrei restare a Parigi, anche perché essendomi spostata così tanto nel passato adesso ho voglia di stabilità. Continuo però ad interessarmi a possibili opportunità di lavoro alla Commissione europea e ho intenzione di provare i concorsi nel futuro. Quell'esperienza di stage mi è davvero rimasta nel cuore. Testo raccolto da Annalisa Di PaloScopri tutte le altre storie degli ex stagisti in Commissione europeaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Francia, stagisti retribuiti almeno 400 euro: da oggi anche negli enti pubblici- Diritti degli stagisti, le lezioni dell'Europa

«In Commissione europea la mia passione per il video è diventata un lavoro»: la storia di Maddalena Monge

Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage da mille euro al mese presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Maddalena Monge.Ho quasi 29 anni e sono di Rovigo. Nel 2001 dopo il liceo scientifico mi sono iscritta a Scienze della comunicazione a Ferrara, svolgendo metà del secondo anno a Barcellona con un Erasmus. Per la specialistica invece mi sono trasferita a Milano per studiare Televisione, cinema e produzione multimediale alla Iulm. Il primo anno ho usufruito del pensionato universitario, molto economico - pagavo meno di 200 euro per una doppia - e ottimo per conoscere nuova gente; poi ho preso di nuovo una doppia a 300 euro, un prezzo comunque basso per gli standard milanesi. Già la retta era abbastanza cara: 4.500 euro all'anno!Negli ultimi sei mesi della biennale, che ho finito a febbraio 2006, ho fatto anche il mio primo stage in un'agenzia di comunicazione: si trattava di documentare con video e foto alcuni eventi milanesi - la settimana del design ad esempio - dando spazio agli artisti minori o con scarsa visibilità e alla street culture. Il tutto con un contributo di 10 euro al giorno. Come volontaria invece ho collaborato con Esterni.org, realizzando ad esempio il backstage del Miff, il Milano International Film Festival. Io e i miei colleghi universitari compravano da soli le videocassette, ma poi andavamo gratis al cinema e alle serate; allora era più che sufficiente: quello che ci interessava era praticare la teoria che spiegavano a lezione. E poi ho partecipato a mostre fotografiche, creazioni video, loghi pubblicitari; tutto gratis o con piccoli contribuiti. Finita l'università ho iniziato un master in Ideazione e progettazione di audiovisivi alla Cattolica, pagando 5 mila euro per un anno. Alla fine era previsto uno stage di quattro mesi, che io ho svolto a Roma presso la società di produzione audiovisiva Wilder per la trasmissione Tetris di La 7, a partire da settembre 2007. A Tetris svolgevo ricerche, preparavo scalette, schede degli ospiti, interviste; e svolgevo assistenza per i servizi su Roma e in studio il venerdì. Il clima in redazione era informale e amichevole: oltre a me e un altro stagista, c'erano tre giornalisti, un caporedattore, tre autori e tre produttori. Si lavorava tanto ma eravamo motivati. Per quei quattro mesi, fino a dicembre, ho ricevuto dall'università un contributo di 400 euro mensili - una borsa di studio in sostanza. Poi finito lo stage a febbraio sono stata assunta con un contratto co.co.co da 750 euro mensili per le ultime dieci puntate della stagione. Alla fine, causa tagli, non si sapeva se il programma sarebbe stato confermato e io nel frattempo mi ero preparata un "piano B" facendo domanda per uno stage alla Commissione europea. Quando gli autori di La7 hanno avuto l'ok io ero già in partenza per Bruxelles. Avevo saputo di questa opportunità tramite una newsletter, e ci ho voluto provare. In ambito internazionale avevo già all'attivo il Servizio civile internazionale a Reykjavik, in Islanda, durante l’estate 2008: un progetto di sensibilizzazione ambientale tramite la fotografia scoperto tramite la Scuola romana di fotografia dove avevo fatto un corso serale. Per candidarsi agli stage in Commissione è sufficiente sapere bene un'altra lingua Ue - anche se poi la competività è molto alta - quindi mi sono fatta avanti. Ed ecco a giugno 2009 la risposta positiva della Commissione. A settembre mi sono trasferita a Bruxelles, dove ho trovato uno studio per me sola - io lo chiamavo corridoio, viste le dimensioni - a 400 euro al mese; vista la zona carina, Chatelain, erano anche pochi. Il rimborso era di 1030 euro, quindi senza grosse spese extra riuscivo a cavarmela. Sono stata assegnata al Direttorato di informazione e società e lavoravo per Media, il programma europeo in appoggio dell’audiovisivo [a fianco, uno screenshot della homepage del sito], occupandomi di alfabetizzazione ai media. La mia tesi specialistica era stata appunto uno studio sui cambiamenti del giornalismo ai tempi di internet, quindi l’argomento mi era familiare e mi interessava. Gli altri stagiaire che ho conosciuto venivano soprattutto da scienze politiche, giurisprudenza, studi europei, ma il mio background universitario atipico non è mai stato un problema. All'inizio facevo molte domande per "entrare nel meccanismo" e non mi mai stata negata una risposta; potevo partecipare a ogni riunione o briefing ufficiale e mi è stato anche concesso un corso di formazione di due giorni intitolato “Mastering your communication skills”. Il contesto multiculturale è fantastico: pian piano parlare quotidianamente più lingue, che soddisfazione! Credo che se non fossi stata a Bruxelles non mi sarebbe mai capitato di lavorare con una ragazza norvegese o di preparare una moussaka con un greco, che era poi il mio vicino di casa. Ho partecipato anche all'organizzazione di due stage committee:  lo stagiaire journal and il cineclub. E ho incontrato persone che ancora oggi dopo due anni sono mie amiche, anche più di prima; con alcune abbiamo formato un gruppo di cucina e ci troviamo per delle gran mangiate almeno una volta al mese. Dopo lo stage sono rimasta un mese in più a Bruxelles alla ricerca di lavoro, incoraggiata soprattutto da una funzionaria francese di Media - lì da quando il programma è stato creato, venti anni fa, una che conosce tutto e tutti! Al tempo stesso cercavo anche a Roma Barcellona, le altre due città che conoscevo. Qui però nessuno ha mai risposto alle mie candidature. A Bruxelles sì, ma è un po’ difficile per un non francofono: serve una buona conoscenza del francese, a volte anche del fiammingo, mentre l’inglese fluente ed eccelso lo danno per scontato. E i colloqui sono seri. Ho mandato parecchi cv, ogni volta riadattandoli in base al profilo richiesto, con lettera di motivazione ad hoc. E qualcuno ha richiamato. Non ne è venuto un lavoro ma un altro stage: sei mesi al segretariato dell'European Schoolnet, un consorzio di ministeri della cultura europei, pagato 750 euro mensili. Mi occupavo della parte video del sito e nonostante i ritmi serrati il clima era amichevole.  Un'altra bella esperienza, ma al quarto mese ho lasciato perché dalla Commissione Ue è arrivata un'offerta di lavoro come assistente esecutiva di Media! Sono stata assunta con un contratto quadro tramite l'agenzia belga Cecoforma, che con il programma aveva vinto un appalto di quattro anni. Da agosto ad ottobre quindi ho seguito l’organizzazione dei mercati cinematografici europei dove Media ha uno stand e organizza attività o conferenze. Facevo un po’ di tutto, tante mail e telefonate organizzative, ma la parte migliore era l'assistenza allo stand durante le missioni. Per ogni mercato firmavo un contratto specifico a seconda del lavoro previsto  quindi a inizio 2010 ho aperto la partita Iva, e da allora lavoro come indipendente.Dopo una missione a Cannes, ho ricevuto dal mio attuale capo la proposta di lavorare per EbS, il canale televisivo satellitare ufficiale delle istituzioni europee, e da un anno sono il loro webmaster. Essendo freelance è difficile quantificare il mio stipendio, dipende dai giorni di lavoro effettivo; non navigo certo nell'oro ma mi mantengo autonomamente. Vivo con un ragazzo croato in un appartamento da 550 euro al mese, semplice ma con tutti i confort. Sono contenta. A fine mese se rimane qualcosa lo risparmio o lo uso perviaggiare e per andare alla ricerca di festival cinematografici, che sono tuttora la mia passione. Tornare in Italia? Per il momento solo per qualche weekend. Testo raccolto da Annalisa Di PaloScopri tutte le altre storie degli ex stagisti in Commissione europeaE per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande

Valerio Torti, dalla pratica forense alla cattedra all'estero passando per la Commissione europea: «Il mio stage, esperienza a 360 gradi»

Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage da mille euro al mese presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Valerio Torti.Sono un avvocato di Roma di 32 anni. Mi sono laureato alla Luiss a 25 anni e subito dopo, a gennaio 2005, ho iniziato il praticantato necessario per l'esame di stato, che poi ho sostenuto a dicembre 2007. Ho lavorato presso lo studio legale Pietrolucci di Roma, nel dipartimento di contenzioso e proprietà intellettuale, partecipando da subito allo studio di cause e alla redazione di atti e prendendo nel frattempo confidenza anche con l'ambiente del Tribunale. Ricevevo un rimborso spese di 500 euro, che non è poco considerando che molte strutture legali in Italia non retribuiscono i loro praticanti [secondo il codice deontologico forense l'avvocato dovrebbe «fornire al praticante un adeguato ambiente di lavoro, riconoscendo allo stesso, dopo un periodo iniziale, un compenso proporzionato all’apporto professionale ricevuto», ndr]. Lo stesso vale per gli stagisti, che diventano degli strumenti per coprire temporaneamente delle posizioni lavorative vacanti. E’ necessario sollecitare delle leggi statali che introducano l’obbligo di retribuzione anche per questo tipo di esperienze professionali. Finita la pratica forense ho presentato domanda per un Master of Laws alla University College London; sono stato ammesso e sono volato in Inghilterra. È seguito a breve distanza un dottorato di quattro anni, senza borsa, alla University of Southampton, al quale mi aveva indirizzato un docente conosciuto durante il master, mio attuale supervisor. Ho iniziato il PhD a febbraio 2008, ma senza trasferirmi subito stabilmente. Ad aprile infatti ho deciso di accettare uno stage presso il dipartimento di diritto della concorrenza dello studio legale romano Eversheds Bianchini, che offriva un rimborso e prevedeva buone possibilità di inserimento. Mi sono trovato bene e avrei proseguito volentieri oltre i sei mesi stabiliti, con un contratto, ma ho ricevuto l’offerta di uno stage alla Commissione europea, per il quale mi ero candidato mesi prima. Così  ho concluso anche l’esperienza in Eversheds e a marzo 2009 sono partito per Bruxelles, con il dottorato ancora in corso.L’application alla Commissione europea è stata la prima che ho fatto in ambito comunitario, ed ho avuto la fortuna di essere inserito al primo tentativo nel blue book. La selezione si basa sul curriculum e con un buon voto di laurea ed un po' di esperienza professionale si hanno discrete possibilità. Io sono stato inserito nella Direzione concorrenza, che monitora i comportamenti delle imprese nel mercato europeo, sanzionando ad esempio gli accordi per aumentare i prezzi ed altre pratiche anticompetitive. Affiancavo i funzionari nelle svolgimento delle ricerche giuridiche e ho anche partecipato ad un’importante inchiesta nel settore alimentare sul commercio europeo di latte, carne, frutta e cereali. Al di fuori dell'ambito lavorativo, ho vissuto l’esperienza a pieno, alternando il lavoro allo svago: sport, corsi di lingua, escursioni, feste... Tutto organizzato dagli stessi stagisti, tramite il comitato previsto dalla Commissione. Ho anche avuto la fortuna di svolgere lo stage da marzo a luglio, evitando quindi la rigidità dell'inverno! Il rimborso spese di 1050 euro mi ha permesso  di coprire bene vitto e alloggio. Abitavo in zona Schuman, davanti alla Commissione: 600 euro al mese per un appartamento molto carino, da solo - la proprietaria, una signora greca, aveva acconsentito a ridurre l'importo dagli 800 euro iniziali. Per le spese extra invece ho dovuto integrare. Lasciata Bruxelles a luglio 2009, mi sono concentrato sul dottorato e sono tornato a Southampton, dove ho preso una stanza in un residence universitario per 500 euro al mese. Ormai mancano pochi mesi alla fine: la submission della tesi è prevista per febbraio 2012. Attualmente però non sono in Inghilterra, ma negli Stati uniti, nell'ambito di un progetto di scambio tra ricercatori universitari. Ho beneficiato di una borsa di studio di 3500 euro del Worldwide Universities Network - un'organizzazione internazionale che raggruppa diverse università nel mondo - e da maggio ad agosto sono stato ammesso come visiting scholar presso la University of Wiscounsin. Rientrerò a Southampton ad ottobre 2011, ancora più vicino all'"obiettivo dottorato". Il mio consiglio ai giovani è di non demordere davanti alle difficoltà, insistere e perseguire il proprio progetto. E sopratutto lavorare duramente.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Scopri tutte le altre storie degli ex stagisti in Commissione europeaE per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande- Urgono nuove regole per proteggere praticanti e tirocinanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano

«Gli stage gratuiti andrebbero aboliti per legge»: parla Luca Vettorato, ex stagista e oggi dipendente di A&G

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di  Luca Vettorato, oggi nel settore commerciale di A&G consulenti di direzione. Mi chiamo Luca, ho 25 anni e abito in provincia di Torino. Dopo il diploma di ragioneria nel 2004 mi sono iscritto ad Economia aziendale all’università di Torino, dove poi ho proseguito con la specialistica. La scelta di studiare discipline economiche non è mai stata in discussione, sia per continuità con gli studi superiori che per interesse; l'unico punto interrogativo era lo specifico percorso formativo: optare per uno "improntato sui numeri" oppure scegliere un approccio più umanistico? Alla fine mi sono orientato su una via di mezzo, che non precludesse l’acquisizione di competenze economico-finanziarie ma focalizzato sulla gestione strategica aziendale. Nel passaggio alla magistrale ho valutato anche la possibilità di studiare fuori Torino, non necessariamente all’estero, ma alcuni esami non mi sarebbero stati riconosciuti e ho lasciato perdere, iscrivendomi a Economia e direzione delle Imprese presso lo stesso ateneo. Durante gli anni universitari, e fino a quando non ho trovato lavoro, ho svolto attività di promozione e merchandising per un’importante azienda produttrice di periferiche per pc. Il compenso era di circa 50 euro a giornata più eventuali rimborsi spese e, considerando la saltuarietà del lavoro, bastava a garantirmi giusto qualche piccolo sfizio, non di più. Il secondo approccio con il mondo del lavoro è avvenuto invece durante l'ultimo anno di università con uno stage, trovato tramite il sito di job placement della mia facoltà. Da dicembre 2009 per sei mesi ho fatto parte di una piccolissima realtà torinese del settore metalmeccanico, svolgendo attività di supporto commerciale: contatti diretti con i clienti, visite commerciali, predisposizione di una nuova brochure aziendale, di un nuovo sito web... Il rimborso spese era molto basso, praticamente simbolico: 100 euro al mese; ma tenuto conto delle ridotte dimensioni aziendali l'ho ritenuto accettabile, anche perché sembravano intenzionati a tenermi. Alla fine però, a poche settimane dalla laurea - ho discusso la tesi ad aprile 2010 - mi hanno comunicato che non avevano le possibilità economiche per farlo. E ho iniziato a cercare altro.Mentre vagliavo delle proposte ho ricevuto una chiamata da A&G, una società di consulenza organizzativa e direzionale di Torino, che aveva attinto il mio nominativo dalla mia ex facoltà [sotto, la sezione "Career" del sito]. Ho svolto il primo colloquio a metà maggio 2010 e il secondo dopo tre settimane; mi venivano prospettato uno stage semestrale nel settore commerciale pagato 500 euro per i primi tre mesi e 1000 per i rimanenti tre [attualmente l'azienda prevede stage di nove mesi, offrendo 500 euro per il primo trimestre, 800 dal quarto al sesto mese e mille fino al nono, ndr] . Non ho fatto neanche in tempo ad arrivare a casa che è arrivato il sì definitivo. E ho iniziato il giorno dopo!Da giugno quindi ho affiancato una collega esperta in un progetto di change management. Si trattava di supportare una società fiorentina nel corso di una riorganizzazione aziendale: analisi dei processi esistenti, mappatura della gestione futura, implementazione di un nuovo sistema informativo. Fino a  febbraio 2011 mi sono spostato settimanalmente tra Firenze e Torino, dove tornavo tutti i weekend. L'azienda mi pagava la stanza in un albergo e tutti i viaggi; pranzi e cene li anticipavo di tasca mia, ma  ricevevo un rimborso totale entro il mese successivo. Finito lo stage, a dicembre 2010 mi è stato proposto un contratto di inserimento di diciotto mesi finalizzato all’assunzione a tempo indeterminato e con una retribuzione annuale lorda di 19mila euro, che diventeranno 22mila da settembre. Lavoro ancora in terra toscana, a Montepulciano, anche se riesco a svolgere parte del lavoro da Torino e mi sposto ogni 2-3 settimane. Sono molto contento di quello che faccio e percepisco buone possibilità di crescita in A&G. Conosco storie di lavoro molto diverse: gente che non ha fatto l'università eppure ha un bel posto in banca, altri assunti definitivamente dopo anni di contratti a termine; amici che sono ancora alla ricerca, magari dopo esperienze di tirocinio finite con un "arrivederci e grazie". A questo proposito approvo in ogni punto la Carta dei diritti dello Stagista, che la mia azienda ha ufficialmente sottoscritto, ma sono ancora più radicale: alzerei la soglia minima di assunzioni garantite al termine dello stage dal 30 al 50%. E eliminerei del tutto gli stage gratuiti: ogni attività lavorativa deve essere pagata. La questione non è tanto "Perché le aziende italiane sfruttano gli stage per risparmiare sul costo del personale?", bensì: “Perché la normativa italiana lo permette?". Bisogna iniziare da lì. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Quattro stage a cinque stelle e tanta grinta, la storia dell'avvocato Raffaella Canal: «Alla Commissione europea niente fotocopie»

Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage da mille euro al mese presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Raffaella Canal.Ho 28 anni e sono originaria della provincia di Bari. Mi sono laureata in Giurisprudenza - vecchio ordinamento - nel 2005, presso la Libera università mediterranea “Jean Monnet” di Bari-Casamassima. Al liceo ero una di quelli sui quali non avresti investito un soldo bucato, ma all’università ho stupito un po’ tutti: ero la testa d’ariete, la prima a fare gli esami e a dispensare consigli e appunti. Pur non essendo "figlia d'arte", ho studiato legge perché i miei mi avevano sconsigliato di fare Scienze della comunicazione; mia madre, laureata in Biologia, ha una profonda avversione per le lauree in "scienze di qualcosa", per lei è università di serie B. Quindi, costretta ad affrontare quella che l’old school italiana considera la serie A, ho frequentato un corso che tutto sommato mi piaceva - ma con la ferma intenzione di non esercitare la professione di avvocato.Dopo la laurea mi sono ritrovata a percorrere la strada del giovane dottore in giurisprudenza, portando avanti sia la pratica forense, che la Sspl - Scuola di specializzazione per le professioni legali, prima a Bari e poi a Roma. Alla scuola si accede per concorso nazionale ed è a frequenza obbligatoria; il costo dipende dall'università presso cui si fa domanda: per me circa 2mila euro nel primo caso, il doppio nel secondo. Ho anche trovato il tempo per una collaborazione con la cattedra di procedura civile. Finché cinque anni fa, stanca delle udienze e delle cancellerie, ho fatto domanda per un Leonardo. E l'ho vinto. Sono partita a giugno 2006 alla volta della Contea di Cork, in Irlanda. Il primo mese ho frequentato un corso di lingua a Bandon, mentre per i successivi due ho lavorato in una sorta di Camera di commercio e nell’ufficio turistico di un altro incantevole paesino di 4mila abitanti, Youghal. Ho un ricordo meraviglioso di quei mesi, del posto, degli amici, dei colleghi. Lo stesso non posso dire di chi ha organizzato lo stage: ostruzionismo, maleducazione e poca professionalità. È vero che ho avuto alloggio pagato -  prima in famiglia e poi in una casa in condivisione con due irlandesi - e 200 euro di pocket money al mese: ma a loro è rimasto ben un terzo del finanziamento europeo, e a mio parere a fronte di questi soldi avrebbero dovuto offrire un servizio migliore a noi tirocinanti.Mentre ero in Irlanda, arriva un telegramma a casa dei miei: venivo convocata a colloquio per un tirocinio all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per cui  avevo fatto domanda mesi prima. Ed eccomi subito zaino in spalla - dentro soltanto spazzolino e tailleur scuro d’ordinanza - a fare l’autostop per l’aeroporto di Cork e, di lì a qualche ora, in volo per Roma. Ricevuta la risposta positiva, ad agosto sono andata via dall'Irlanda, finendo con lieve anticipo il mio Leonardo, e nel giro di tre giorni mi sono trasferita a Roma. Così per sei mesi, poi prorogati a sette - quindi da settembre 2006 ad aprile 2007 - ho collaborato con la Direzione pubblicità ingannevole e comparativa: due settimane di training e poi subito a lavorare sodo con le analisi dei messaggi pubblicitari e i seminari di diritto della concorrenza. È stato un periodo molto formativo e professionalizzante, anche grazie alla sensibilità e alla preparazione del nostro direttore e dei funzionari. Per vivere a Roma spendevo in tutto circa mille euro al mese ma non percepivo nessun rimborso per lo stage. Allora avevo 24 anni e potevo accettarlo, di certo ora non mi sognerei neanche di fare uno stage, a maggior ragione se non retribuito, semplicemente perché quella parte di percorso professionale l'ho fatta. Ad ogni modo all'Antitrust adesso il rimborso c'è, 300 euro mensili, anche grazie a noi stagisti che siamo venuti prima: sapevamo sin dall'inizio che non avremmo ricevuto nulla, ma abbiamo comunque lavorato per sensibilizzare i funzionari e i dirigenti affinché le cose potessero cambiare in futuro [da notare che il presidente Antonio Catricalà nel 2010 ha percepito un emolumento lordo di oltre 475mila euro, mentre ai tre direttore generali ne spettano quasi 177mila all'anno, indennità escluse; 46mila ai funzionari di primo livello, ndr].Finiti i miei mesi in Antitrust sono rimasta nella capitale per finire il secondo anno di Sspl, cercando anche di trovare lavoro, invano. Allora sono tornata al paesello, dove ho ritrovato un appunto in agenda: era in scadenza il bando per accedere al Collegio europeo di Parma. Di quelli che dici «Non entrerò mai» - e invece ho voluto provarci. Sono impazzita a mettere insieme referenze, certificati, pubblicazioni... I miei genitori mi hanno detto: «Se questo è il tuo sogno, noi ti sosterremo», hanno addirittura rimandato le vacanze per accompagnarmi con l'auto a Parma per depositare la domanda, che altrimenti non sarebbe arrivata mai in tempo. E a sorpresa ho superato le selezioni! A settembre 2007 ad aspettarmi c'era un anno di studi in inglese, francese e italiano insieme a studenti provenienti da 20 nazioni diverse, al termine del quale ho conseguito il Diploma avanzato in studi europei. La retta annuale era di 14mila euro, 9mila per il master e il rimanente per vitto e alloggio. La logica del collegio è quella di stimolare al massimo il dialogo internazionale e l'assegnazione delle stanze nel campus avviene sulla base delle "debolezze" linguistiche e delle differenze culturali: io, che avevo  un livello di francese non molto avanzato, ho avuto una coinquilina algerina, quindi francofona.Fare pratica di francese mi è servito. Tempo qualche mese e a ottobre 2008 sono partita per uno stage a Lussemburgo, destinazione Corte di giustizia dell'Unione europea, e di nuovo gratis. Per tre mesi ho affiancato uno dei referendari dell’Avvocato generale italiano presso la Corte - che teneva il corso di "Contenzioso europeo" al Collegio. Ogni Avvocato generale, così come ogni Giudice, ha un team di tre o quattro referendari, ossia giuristi di altissimo livello, che lo coadiuvano nella stesura degli atti e nello studio dei casi che gli sono affidati. E "hanno diritto" anche a uno stagista, ma ognuno si regola in base alle necessità. Io ho affiancato un referendario, il più giovane, in ufficio da pochi mesi. Lussemburgo è molto cara come città; io abitavo a casa di una conoscente, alla quale più che altro corrispondevo una contributo sulle spese di casa, non un vero e proprio affitto. Un mio amico, che viveva in una sorta di pensionato per stagisti, ai tempi pagava qualcosa come 650 euro per un buco di stanza con bagno e cucina in condivisione. Per la spesa quando potevo andavo al duty free del Parlamento, ma era difficilissimo entrare: agli stagisti esterni chiedevano di essere accompagnati dal loro maître de stage. Cosa che, di fatto, ci tagliava fuori: difficile essere accompagnati dal prof a fare la spesa... La Corte in compenso mi ha offerto l'abbonamento ai mezzi pubblici della città e la mensa a prezzo agevolato. Una sera di novembre, durante una breve trasferta romana - il giorno dopo avevo l'orale di un concorso al ministero degli Esteri, che ho superato: aspetto una chiamata - apro la mail. Nella posta in arrivo c'è una missiva dell'European Commission Traineeships Office. Quella era la mia terza candidatura: per due volte avevo ricevuto la mail che esordiva con l’odioso «We regret to inform you that...». Questa volta no. Questa volta ero nel blue book, la rosa dei preselezionati. E poi degli eurostagisti: da marzo a luglio 2009 ho lavorato nell'Unità di applicazione del diritto in materia di sicurezza alimentare, Direzione salute e consumatori. È stata un'esperienza positiva in tutto e per tutto. Ho lavorato come un funzionario: niente fotocopie, niente smistamenti di posta, niente caffè, niente di niente per quanto riguarda il luogo comune dello stagista costretto a mansioni degradanti. Avevo la stessa identica dignità del direttore, tutti si davano del tu e si chiamavano per nome, nel pieno rispetto delle gerarchie e delle responsabilità, ma senza pedanti formalismi, a cui gli italiani rinuncerebbero difficilmente. Dal punto di vista umano poi ho avuto la fortuna di incontrare delle persone straordinarie. E non è stato sempre e solo lavoro: nel corso delle welcoming conferences i 600 stagisti eleggono dei rappresentanti e propongono delle attività, per cui si forma il nuovo Comitato degli stagisti - che ha anche un sito - e una serie di subcomitati in base alle attività approvate. C'è quello "parties", quello per i viaggi, per le attività di beneficenza, le opportunità di carriera, che organizza una jobfair nell'ultimo mese di stage. E poi i corsi di lingua, tenuti su base volontaria dagli stagisti stessi nei locali messi a disposizione dalla Commissione. Io ho seguito quello di lingua rumena. E naturalmente ho partecipato a qualche festa! Il rimborso spese era di 1.050 euro, più o meno quanto basta per vivere a Bruxelles. Io abitavo in una maison de maître, una casa su 3-4 piani in condivisione tra 10-15 persone; il quartiere era un po' degradato, ma nel complesso non si stava male. Finito lo stage sono tornata a Roma a fare l'avvocato per sette mesi in uno "studio-boutique", 12 ore al giorno, vivendo di caffé e prendendo meno delle cameriera del mio capo. Risultato: sono scappata di lì e mi sono ripresa la mia vita e i miei sogni. Da settembre 2010 sono di nuovo a Bruxelles, nell'Ufficio per i rapporti con le istituzioni Ue della Regione Puglia, che insieme all'Adisu Puglia ha finanziato con 15mila euro il mio progetto di studio sull'utilizzo dei fondi europei, Fesr in particolare, per finanziare strumenti di ingegneria finanziaria come modalità alternativa al fondo perduto. Ora sono quasi alla fine e sto per presentare i risultati di questo anno intensissimo, fatto di convegni, interviste, studi, relazioni istituzionali, viaggi, emozioni. Spero di poter contribuire allo sviluppo della mia Regione. Il bilancio è nettamente positivo: sono molto più vicina ai miei sogni. So di stare costruendo il mio percorso professionale con i cocci della crisi e la malta del mio impegno. Spero ne venga fuori un’opera d’arte moderna!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Scopri tutte le altre storie degli ex stagisti in Commissione europea E per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubblici: l'editoriale di Eleonora Voltolina- Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro con il volontariato

Stage in Commissione Europea: tutte le storie degli ex

Due volte all'anno la Commissione europea offre a tutti i laureati d'Europa seicento stage da oltre mille euro netti al mese. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: eccole insieme.- Stage in Commissione europea: dall'ex Virginia Palmieri ecco una dritta per i candidati che supereranno la prima selezione dalla sua testimonianza: «E durante l'estate ecco la notizia che ero stata ammessa nel blue book! A quel punto ho seguito il consiglio tutti quelli che avevano già fatto un tirocinio lì mi avevano dato: ho mandato una mail con il mio curriculum direttamente ai capi delle unità presso le quali avrei voluto lavorare. E qualche settimana dopo ho ricevuto due chiamate...»- «In Commissione europea la mia passione per il video è diventata un lavoro»: la storia di Maddalena Monge dalla sua testimonianza: «Il contesto multiculturale è fantastico: pian piano parlare quotidianamente più lingue, che soddisfazione! Credo che se non fossi stata a Bruxelles non mi sarebbe mai capitato di lavorare con una ragazza norvegese o di preparare una moussaka con un greco, che era poi il mio vicino di casa...»- Valerio Torti, dalla pratica forense al cattedra all'estero passando per la Commissione europea: «Il mio stage, esperienza a 360 gradi» dalla sua testimonianza: «Al di fuori dell'ambito lavorativo, ho vissuto l’esperienza a pieno, alternando il lavoro allo svago: sport, corsi di lingua, escursioni, feste... Tutto organizzato dagli stessi stagisti, tramite il comitato previsto dalla Commissione. Ho anche avuto la fortuna di svolgere lo stage da marzo a luglio, evitando quindi la rigidità dell'inverno!...»- Quattro stage a cinque stelle e tanta grinta, la storia dell'avvocato Raffaella Canal: «In Commissione europea niente pedanti formalismi né smistamenti di posta» dalla sua testimonianza: «Ho lavorato come un funzionario: niente fotocopie, niente smistamenti di posta, niente caffè, niente di niente per quanto riguarda il luogo comune dello stagista costretto a mansioni degradanti. Avevo la stessa identica dignità del direttore, tutti si davano del tu e si chiamavano per nome, nel pieno rispetto delle gerarchie e delle responsabilità....»- Laura Serrao: «Quanta fatica per riuscire a fare lo stage alla Commissione europea! Ma ne è valsa la pena: a distanza di due anni sono ancora qui. Assunta» dalla sua testimonianza: «Una mattina, poco prima delle vacanze di Natale, arrivo in ufficio, accendo il computer e tra le news sull'intranet vedo che un'unità della mia direzione cerca un agente contrattuale, con un profilo simile al mio. Proprio nel mio ufficio si apriva una possibilità: una specie di miracolo....»- Mario Sgarrella: «Ho fatto in sequenza lo stage all'Ecdc di Stoccolma e quello alla Commissione europea: due esperienze super interessanti» dalla sua testimonianza: «Nel 2008 ho fatto il mio primo stage, presso l’Ecdc. Alla fine mi avevano proposto anche un contratto ma ho rifiutato per fare un altro stage: quello ambitissimo presso la Commissione europea, per il quale mi ero candidato già due volte senza successo. Proprio mentre ero a Stoccolma  mi è arrivata la buona notizia: finalmente ero stato preso! ...»- Cinque Paesi in cinque anni: la storia di Daniela Amadio e il racconto del suo stage alla Commissione europea dalla sua testimonianza: «Lo stage rappresenta un modo per crearsi un network di conoscenze che rimane nel tempo e allo stesso tempo aiuta a capire se il mondo delle istituzioni europee ti piace o meno. Io ho scoperto per esempio che in Commissione è difficile vedere il risultato del proprio lavoro – come in una catena di montaggio, ognuno opera su una piccola parte senza sapere chi c’è e cosa fa prima o dopo...»- Carlotta Pigella, Torino-Bruxelles andata e ritorno: «Il mio stage alla Direzione generale Affari Marittimi della Commissione UE? Internazionale e professionalizzante» dalla sua testimonianza: «Sono finita nella Direzione generale Mare - Affari Marittimi, dove in effetti non avevo neppure fatto domanda, alla direzione Comunicazione. Ci sono tantissimi aspetti interessanti nel programma di tirocinio: è internazionale ed estremamente professionalizzante...» - Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea» dalla sua testimonianza: «La gente e l’ambiente sono straordinari e lo stage è organizzatissimo: i primi quattro giorni sono dedicati alla presentazione delle attività, con seminari e orari ridotti. Il primo mese c’è un calendario sociale con attività quasi tutti i giorni...» - Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea dalla sua testimonianza: «A settembre del 2008 mi sono trasferito a Londra per approfondire il mio inglese e vi sono rimasto per sette mesi, fino a che non ho ricevuto da Bruxelles la proposta di uno stage alla Rappresentanza della Commissione europea a Dublino. Non ci ho pensato due volte ...»- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita» dalla sua testimonianza: «A lavoro si parlavano contemporaneamente tre lingue, tutta gente giovane e alla mano. Ma la cosa straordinaria di questa esperienza è l’interazione con gli altri 600 stagisti con culture, valori, background diversi. E mille attività da fare insieme…» Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. Dall'Italia è ancora boom di domande- Nuovo bando per 600 stage da mille euro al mese alla Commissione europea: ci si può candidare fino al 31 gennaio - Stage alla Commissione europea, è boom di richieste e più di un quarto delle candidature arriva dall'Italia: forse perchè sono ben pagati?- Commissione europea, ultimi giorni per candidarsi per uno stage da oltre mille euro al mese: 600 posti a disposizione

Apprendistato all'aroma di caffè: Alice Pozzetti racconta come uno stage le ha aperto le porte nel marketing Nestlé

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di  Alice Pozzetti oggi assistant brand manager in Nestlé a Milano.Ho  26 anni e sono di Cernusco sul Naviglio, provincia di Milano. Dopo il diploma di maturità classica nel 2003 ho cambiato rotta e mi sono iscritta ad Economia alla Bocconi: una scelta combattuta, ma volevo dedicarmi a qualcosa di più attuale e concreto. I primi tre anni sono stati belli e intensi, anche se il tempo non bastava mai. Da pendolare, viaggiavo ogni giorno per più di due ore e mezza e ho anche sempre fatto dei lavoretti almeno per pagarmi le vacanze e le spese personali: ripetizioni, commessa all'Ikea, hostess, operatrice di call center. Nel settembre 2006 mi sono laureata alla triennale e ho continuato con la specialistica in General management, sempre alla Bocconi, trascorrendo però l'ultimo semestre alla Corvinus University di Budapest, Ungheria. Non un Erasmus, ma parte del master di secondo livello in International Management del Cems, Community of European Management Schools, a cui mi ero iscritta con una tassa di poco inferiore ai mille euro: il resto è stato pagato da aziende sponsor. Un programma particolare, che permetteva di portare avanti i due corsi di studio contemporaneamente - con alcuni esami in comune per altro. In quei mesi ho anche collaborato ad un business project sulla gestione del rischio operativo nelle società di servizi finanziari, prendendo parte ad un team internazionale di studenti coordinato dalla società di consulenza Deloitte. Per dodici ore settimanali ho ricevuto un compenso che mi ha permesso di pagare l'affitto a Budapest - 400 euro mensili per un piccolo appartamento tutto per me - e qualche viaggio aereo. Fortunatamente lì il costo della vita è basso e con 500 euro al mese si vive abbastanza bene. Rientrata in Italia a fine maggio 2008, ho subito cercato uno stage all'estero, come richiesto dal progetto formativo del Cems, e il mese dopo ho iniziato uno stage trimestrale nel settore commerciale della tour operator Magic Travel di Lugano, con un rimborso mensile di mille euro al mese. Un'esperienza molto interessante, che mi  permesso di conoscere un settore del quale sapevo poco. Il mio tutor era una quasi coetanea - aveva 28 anni - sempre disponibile e sorridente, ed è anche nato anche un bel rapporto di amicizia. Certo è stato stancante, soprattutto perché per contenere i costi facevo la pendolare da Milano. Poi a fine stage ho preso un po' di tempo per dedicarmi completamente alla tesi specialistica, valida anche per il conseguimento del master, e finalmente a marzo 2009 la laurea.E quindi ho iniziato a cercare lavoro. Ho risposto ad un annuncio su un quotidiano nazionale per uno stage retribuito in Nestlé [a fianco, la pagina web della sezione "Lavora con noi"] e sono stata contattata per i tre colloqui di selezione - colloquio di gruppo, con il responsabile recruiting e con il mio futuro responsabile. Alla fine mi è stato proposto uno stage semestrale nelle vendite della Divisione alimentari a Milano, in affiancamento alla national key account per Esselunga, con un rimborso mensile di 700 euro netti più mensa gratuita e accesso alla palestra. Ho imparato molto, entrando nelle logiche di una grande multinazionale e dell'ambito commerciale, anche se poi alla fine dei sei mesi non c'erano posizioni aperte e il rapporto di si è interrotto con la promessa di essere ricontattata non appena possibile. Ed è successo solo due settimane dopo! Nestlé non è di quelle azienda che preferiscono avere un alto turnover di stagisti, più economici di qualunque dipendente, piuttosto che assumere un giovane al termine dello stage. Nel gennaio 2010 quindi ho iniziato a lavorare come assistant brand manager Nescafé con un contratto di apprendistato della durata di 24 mesi, con uno stipendio annuale lordo di circa 25mila euro. È un lavoro molto vario, non ci si annoia mai, e il marketing è un ambito molto affascinante. Certo all'inizio bisogna puntare più sulla formazione che sulla gratificazione economica, impegnarsi al massimo con umiltà e determinazione, ma con le basi buone si può aspirare a una carriera brillante. Il mio stipendio ad esempio non mi permette di prendere un appartamento da sola a Milano, e per ora sono in condivisione con altri due ragazzi. Per il futuro spero che Nestlé mi dia la possibilità di fare esperienza all'estero. I miei ex colleghi di università lavorano quasi tutti fuori Italia, molti in Inghilterra e Irlanda, e tra quelli che sono rimasti alcuni a due anni dalla laurea sono ancora in cerca di impiego.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!