Categoria: Storie

Rossella Ferrari: «Il programma Fellowship, una tappa fondamentale per il mio lavoro a Gerusalemme»

Scadono il 22 luglio i bandi per partecipare al Fellowship Programme e ai tirocini UNV, due esperienze nel settore della cooperazione, finanziate dalla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri. 30 in totale i posti disponibili, per un assegno mensile che oscilla mediamente intorno ai 1300 euro nel primo caso e con un rimborso tra gli 830 e i 2500 euro al mese per l'UNV Internship. Di seguito la testimonianza di una ex fellow, Rossella Ferrari.Mi chiamo Rossella Ferrari, ho 29 anni, sono originaria di Sassari, ma attualmente vivo a Gerusalemme. Da gennaio lavoro come program assistant nell’ufficio italiano di cooperazione del ministero degli Esteri, dove l’anno scorso ho svolto il mio programma Fellowship.Ho conseguito la laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche presso l’università di Milano nell’anno accademico 2004/2005; tre anni dopo mi sono iscritta alla magistrale in Relazioni internazionali, laureandomi nel 2010. Durante il periodo universitario ho fatto una serie di esperienze formative: nel 2003 ho trascorso sei mesi a Parigi per il progetto Erasmus all’Université Panthéon-Sorbonne. Durante questo periodo ho ricevuto un aiuto statale dal governo francese di 120 euro per pagare l’affitto, contributo che era possibile avere consegnando in banca il contratto di affitto e di iscrizione all’università. Da novembre 2003 a febbraio 2004 ho fatto uno stage presso la rappresentanza a Milano della Commissione Europea: qui ho lavorato nell’ufficio stampa. Il tirocinio era gratuito. Nel 2004 ho frequentato anche la Summer School all'LSE (London school of economics and political sciences) su Democracy, power and conflict, ottenendo un titolo di master. Dopo la triennale mi sono fermata per due anni e ho svolto il tirocinio Mae-Crui presso l’Ambasciata d’Italia a Beirut, in Libano, da maggio ad agosto 2006, che ho terminato qualche settimana prima per via della guerra. La selezione per il Mae-Crui avviene tramite la propria università. A Beirut, seguivo i progetti di cooperazione allo sviluppo e aiutavo la prima segretaria dell'ambasciata nella stesura di report settimanali sugli affari economici nel Paese. In Libano sono entrata in contatto per la prima volta con il mondo della cooperazione, che mi ha appassionata, al punto da spingermi a fare una nuova esperienza all’estero, con il servizio civile in Albania, nel 2007/2008. Qui ho lavorato per AVSI, una delle principali ONG italiane, e ho seguito il progetto di sostegno a distanza dell'organizzazione: abbiamo avuto più di 1000 bambini sostenuti in 29 centri educativi sparsi per il paese. I periodi trascorsi all’estero sono stati utili anche per l'apprendimento delle lingue straniere: parlo inglese, francese e ho una conoscenza di base dell’arabo. Nel 2009 ho deciso di fare domanda per il Fellowship: ho conosciuto il programma tramite amici con la mia stessa passione per la cooperazione internazionale. Il 2 novembre 2009, a circa una settimana dal mio colloquio, ho ricevuto la comunicazione dell’esito positivo della mia selezione. Sono partita a gennaio 2010, dopo due settimane di formazione a Torino presso lo United Nations System Staff College. La borsa di studio Fellowship ammontava a circa 4200 dollari netti - 3300 euro circa al mese - che mi sono serviti a pagare le spese di vitto e alloggio nel paese di destinazione, oltre ad avere un’assicurazione. Vivevo in un appartamento da sola ed ero l’unica fellow nei territori palestinesi, anche se circondata da persone che condividevano la mia esperienza di vita e di lavoro.Il mio Fellowship si é svolto a Gerusalemme e mi occupavo della stesura di rapporti e documenti strategici, partecipavo a conferenze e gruppi di lavoro settoriali con gli altri donatori internazionali, oltre ad avere compiti gestionali e e di coordinamento delle attività. Di solito stavo in ufficio, ma di frequente capitava di dover fare trasferte e quindi ho avuto modo di girare tutta la Cisgiordania. I primi mesi sono stati utili per guardarmi intorno e capire le mie preferenze e attitudini; successivamente ho cercato di sfruttare il tempo a disposizione per imparare il più possibile. Qui a Gerusalemme la cooperazione internazionale è molto attiva e sono presenti tutti i maggiori attori tecnici e politici. È il posto ideale per farsi un’idea chiara di cosa si vuole fare e per capire pro e contro del nostro lavoro. Oggi vivo a Gerusalemme Est, la parte araba della città. Guadagno qualche centinaia di euro in meno rispetto alla Fellowship, ma comunque è uno stipendio molto buono (circa 2500 euro netti al mese). Ho un contratto cocopro di diversa durata, dai tre ai sei mesi a seconda dei fondi disponibili. Non sono dipendente del Mae, semplicemente lavoro a progetto su progetti di cooperazione allo sviluppo finanziati dal ministero attraverso la direzione generale cooperazione allo sviluppo - cooperazione italiana. Il mio lavoro consiste nell'assistere la capo progetto in tutto ciò che riguarda la gestione tecnica e amministrativa del programma di genere della cooperazione italiana a Gerusalemme, il Women's empowerment and Local development (nella foto a sinistra Rossella a colloquio con la governatrice di Ramallah Laila Ghannam in occasione della consegna di mobilio e computer per l'apertura di un centro donne nel Governatorato della città)  Attività che svolgo principalmente in ufficio a Gerusalemme Est (Sheikh Jarrah), anche se molto spesso mi devo anche spostare presso i partner e i beneficiari del progetto che si trovano in Cisgiordania.  Vivere a Gerusalemme, poi, è un'esperienza unica, molto coinvolgente dal punto di vista emotivo sia per la sua storia che per la politica attuale. È una città divisa, si entra a contatto con due realtà contemporaneamente e si conoscono e vedono dinamiche sociali, politiche e antropologiche uniche. Consiglierei sicuramente quest’esperienza: il Fellowship dà l'opportunità di affinare le competenze personali e di dare una direzione alla propria professionalità, oltre ad avere un grande peso nel curriculum e a dare buone possibilità di lavoro nel settore della cooperazione. Nel mio caso, credo che ad avermi aiutata siano stati il master e le diverse esperienze di lavoro e stage, che già avevo alle spalle, al di là della riuscita del colloquio in generale. Ai candidati suggerisco di mostrarsi calmi e sicuri di sé e di prepararsi al meglio, sia sui contenuti del programma (es. il ciclo di progetto o le maggiori tematiche riguardanti la cooperazione allo sviluppo, così come le tecniche comportamentali e di risposta tipiche delle competency based interviews). La strategia migliore è predisporre due o tre esempi di vita e di lavoro che possono essere utilizzati per rispondere a quel tipo di domande. Sapere sempre argomentare delle risposte anche quando non si sa quella «giusta» è sempre visto di buon occhio e può risultare una carta vincente durante la selezione. Testo raccolto da Chiara Del PriorePer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Tirocini UNV e programma Fellowship, due opportunità formative ben pagate nel mondo della cooperazione- Master dei Talenti, le voci degli «ex»: Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest- Tirocini UNV, la testimonianza di Alice Michelazzi: «Un ottimo punto di partenza per conoscere il mondo della cooperazione»

«Ho lasciato una collaborazione occasionale per uno stage in Nestlé. E adesso ho un contratto di apprendistato»: la storia di Marta Quartiani

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Marta Quartiani, ex stagista in Nestlé, oggi apprendista nel settore Consumer Relationship Marketing.Sono di Milano e ho 26 anni. Ho frequentato il liceo linguistico di Pavia e dopo la maturità nel 2004 mi sono iscritta alla facoltà di Lingue della Cattolica per continuare a studiare inglese e francese; volevo avere un titolo più spendibile sul mercato del lavoro, quindi ho scelto la triennale per Esperto linguistico d'impresa, avvicinandomi un po' all'economia.Il programma prevedeva anche un tirocinio di circa 200 ore, che ho svolto  da settembre a novembre 2007, senza rimborso, nell’ufficio commerciale del Consolato americano di Milano; mi occupavo di creare dei database informativi, contattare i referenti delle aziende e organizzare incontri in sede o nelle fiere del settore, come la Franchising & Trade. Alla fine dello stage mi è stata proposta una proroga alle stesse condizioni, ma non ho accettato, anche perché la mia priorità era la laurea. Sono stati comunque tre mesi molto formativi, che mi hanno permesso di dare una prima occhiata al mondo del lavoro, totalmente nuovo per me. Ho discusso la mia tesi triennale a febbraio 2008 e poi ho continuato con la specialistica in Management internazionale, sempre in Cattolica, laureandomi esattamente due anni dopo. Nel frattempo a ottobre 2009 avevo iniziato anche la mia prima vera esperienza lavorativa come insegnante di inglese presso il consorzio delle Cna lombarde, che eroga servizi di formazione per gli associati. Un'opportunità che mi aveva segnalato un'amica, già impiegata nell'ente. Si trattava di un un contratto di collaborazione occasionale per circa 30 euro lordi all'ora. Un'esperienza che mi è servita e piaciuta molto, sia per il rapporto creatosi con gli "studenti", sia perché avevo la responsabilità di gestire un corso in autonomia.  Ciò che mi ha fatto abbandonare questo lavoro, a marzo  2010, è stato proprio uno stage, che ho visto come un'ottima opportunità per mettere a frutto i miei studi in una multinazionale, come desideravo. L'azienda? Nestlé, a cui ho inviato il mio curriculum tramite la sezione annunci del sito [sotto, uno screenshot della pagina], candidandomi per l'area Consumer Relationship Marketing. Sono stata contattata dopo qualche giorno per un primo colloquio di gruppo, poi è arrivato quello individuale con la responsabile delle risorse umane; infine un incontro con quella che sarebbe diventata la mia tutor. Ed è andata bene! Sono stata coinvolta da subito in tutte le attività previste dal progetto formativo: gestione e sviluppo del programma relazionale corporate del sito web e off-line, monitoraggio del traffico on-line, supporto alla costruzione dei piani di sviluppo della customer care. Tutto questo con il supporto di un’agenzia esterna, ed era mio compito anche coordinare la loro attività con le nostre esigenze. Lo stage è durato sei mesi, con rimborso di 710 euro mensili, più ristorante aziendale e palestra gratuiti. Un buon trattamento economico. Credo che il problema principale dello stage in Italia sia che manca l'obbligo legislativo a corripondere una somma base ai giovani: il lavoro svolto e il tempo dedicato sono preziosi tanto quanto quelli di chiunque altro, e vanno riconosciuti. Come si sostiene anche nella Carta dei diritti degli Stagisti, di cui condivido ogni punto. I miei mesi in Nestlé sono stati i più importanti a livello professionale, e anche umano. Il rapporto con la mia tutor ad esempio è stato davvero gratificante: mi ha sempre coinvolta, cercando di insegnarmi il più possibile, ma sempre lasciandomi libertà di iniziativa e di gestione. E adesso che lo stage è finito da un po' io sono ancora nell'ufficio CRM, a svolgere un lavoro che dà molta soddisfazione, mi permette di avere di una visione completa di tutte le attività dell’azienda, mi fa usare le lingue che conosco. A dicembre 2010 infatti, dopo un mese dalla fine dello stage, è arrivata la proposta di un apprendistato biennale da 23 mila euro lordi all’anno come customer relationship analyst, che naturalmente ho subito accettato. Ho firmato a gennaio 2011. Per il momento vivo ancora in casa con i miei genitori, e questo aiuta molto. Però sto cercando una casa nella quale andare a vivere da sola, e non so quindi se in futuro potrò permettermi lo stesso tenore di vita. Mi ritengo comunque molto fortunata ad avere avuto questo percorso di ingresso nel mondo del lavoro. Sono all'inizio, la voglia di imparare è tanta, e questo rende ogni giorno di lavoro interessante.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stagisti col Bollino / Valeria Cardillo, laureanda in psicologia: «In Leroy Merlin finalmente un'esperienza di stage professionalizzante»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Valeria Cardillo, attualmente stagista alla Centrale Acquisti "Architetti On Line" per Leroy Merlin. Mi chiamo Valeria, sono nata a Roma e ho quasi 25 anni. Dopo la maturità scientifica mi sono iscritta a Psicologia 2 alla Sapienza, indirizzo Scienze e tecniche psicologico-sociali della comunicazione e del marketing. A ottobre 2009 mi sono laureata con 106/110. Mentre studiavo ho fatto volantinaggio, animazione, la cameriera e l’hostess. Ero pagata pochissimo: 35 euro a serata come cameriera, 10 euro l’ora per convegni di 12 ore (a volte perfino 18!) con contratti di prestazione occasionale. E pochi diritti: sembrava di chiedere la luna per andare al bagno, bere o sedersi cinque minuti. Un’agenzia neanche mi pagò e scomparve nel nulla insieme ai miei 350 euro. Ma ho avuto anche esperienze appassionanti come quella al front office ai Mondiali di nuoto del luglio 2009. Lo stipendio però era da fame: 1200 euro netti per più di un mese ininterrotto (neanche mezza giornata la domenica!) e 14 ore al giorno.A un certo punto della triennale, era l'ottobre del 2007, decisi di fare un’esperienza all’estero. Destinazione: Irlanda. Qui sarei stata anche avvantaggiata con la lingua, essendo mia madre madrelingua inglese. Grazie a qualche lavoretto sul posto, in un paio di settimane riuscii a trasferirmi da una famiglia a un appartamento in condivisione. Ma andò male: mi sentivo mancare il terreno sotto i piedi, lontana dalla mia “zona di comfort”. Forse non  volevo veramente essere lì, ma solo dimostrare che ero brava. Così mi dissi che la vita era fatta per sentirsi sereni, e tornai in Italia dopo poco più di un mese.L'estate successiva fui selezionata per uno stage curriculare di sei mesi in una piccola società di formazione e consulenza aziendale. Un tirocinio interessante, che si chiuse tra l'altro con una proposta di collaborazione. Però rifiutai, perchè puntavo a lavorare in una realtà più dinamica e l’offerta non era nemmeno così allettante: un telemarketing pagato a commissione! Subito dopo la laurea triennale iniziai la specialistica, ma per i miei gusti c’era sempre troppa poca esperienza pratica e venivano sostanzialmente ripetuti gli stessi temi e concetti che già avevo studiato a sufficienza. Non ha senso a mio parere pagare di nuovo le tasse universitarie per assistere a lezioni simili a quelle già fatte. Di nuovo, ritentai l’esperienza all’estero, stavolta con l'Erasmus. A gennaio 2010 partii per Milton Keynes, a nord di Londra, per portare avanti un progetto di ricerca. Economicamente ero sostenuta dai miei come a Roma, ma con quattro sere a settimana in un ristorante guadagnavo circa 500 sterline, che mi servivano a coprire l’affitto e un paio di settimane di vitto. Agli aerei provvedevo con i miei risparmi. Mandai anche qualche cv in giro e a febbraio mi scelsero per uno stage di tre mesi come marketing assistant in una società di recruitment. Lasciai il progetto di ricerca e il ristorante: le spese di affitto sarebbero state coperte dal rimborso spese di 500 sterline nette. Il mio compito principale era seguire il lancio di una piattaforma, stile social network, che riunisse esperti dei settori a cui si rivolgeva l’azienda: space, aereospace, defence, engeneering, tutto abbastanza lontano da me. Il mio inglese era molto buono, ma ritrovarsi in un’azienda straniera – per di più come prima esperienza - non era facile... A volte anche un supporto psicologico o un feedback aiutano, mentre io ero lasciata completamente sola. Non basta che in dieci minuti ti spieghino come funziona un software per capire come lanciare campagne marketing o la progettazione di newsletter! Decisi dunque di interrompere lo stage e ripartii ad aprile 2010.E arriviamo finalmente a oggi, e a Leroy Merlin. L'ho conosciuta tramite il mio relatore di tesi, che svolge attraverso una sua società di consulenza attività di employer branding, che significa letteralmente «rendere appetibile il brand» ma non agli occhi dei potenziali acquirenti dei prodotti, bensì a quelli delle persone che cercano lavoro. In uno dei suoi laboratori mi scelse per partecipare al progetto per questa società. All’inizio era previsto un impegno di un solo giorno a settimana. A maggio però ho accettato di trasferirmi a Milano per uno stage di tre mesi, nella centrale Acquisti/Marketing, su un progetto per la fidelizzazione del cliente, con rimborso spese di 500 euro netti mensili più buoni pasto. Ho iniziato quindi a lavorare ad “Architetti On Line”, un concorso legato al mondo bagno, prenotando sale riunioni, parlando con vari interlocutori aziendali, girando per alcuni dei punti vendita più importanti. Il bello di questo stage è proprio il suo essere così articolato. Si familiarizza con il pane quotidiano di un’azienda: fatturato, margine al valore…Per ora la mia aspirazione primaria è il marketing, più avanti potrei pensare a un progetto imprenditoriale tutto mio. Sono molto sensibile al tema delle donne - sto preparando una tesi sulla leadership femminile - e mi piacerebbe portare avanti un progetto del genere all’interno della mia realtà lavorativa. Il mondo universitario mi sembra già lontano, anche se credo che potrei completare la mia formazione con un master. Intorno a me vedo realtà che mi scoraggiano, e prima dell’opportunità in Leroy ho pensato qualche volta di abbandonare l’Italia. Dei miei amici qualcuno già lavora e inizia a farsi strada, ma niente di fisso nella maggioranza dei casi: certe possibilità sono destinate solo a chi alle spalle ha una famiglia in grado di offrire un forte supporto economico. Dello stage penso in definitiva che andrebbe utilizzato non più di una volta per approcciarsi al mondo del lavoro, altrimenti diventa uno sfruttamento della risorsa. Spesso le mansioni assegnate sono quelle di un lavoratore vero e proprio, ma purtroppo i compensi sono – se va bene - la metà di un primo stipendio standard, e aggiungo basso: per chi è fuori sede coprono a malapena le spese di affitto di una camera. Come si fa a far girare l’economia, e a spingere i giovani a uscire di casa, se le condizioni sono queste? Sono completamente d'accordo con i principi espressi dalla Carta dei diritti dello stagista, ma proporrei solo una piccola miglioria: aumentare il rimborso per studenti universitari, specialmente quelli che vanno a fare stage fuorisede, perchè 250 euro al mese non permettono di coprire tante spese che comporta un trasferimento, a cominciare dall'affitto.Testo raccolto da Ilaria MariottiLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Francesco Armentano, assistant auditor in PricewaterhouseCoopers: «In quattro mesi di stage ho imparato più che in tre anni di università»

Ho 24 anni e sono di Potenza, ma vivo a Milano da sei anni, da quando cioè mi sono iscritto ad Economia aziendale alla Bocconi: la mia famiglia possiede un cementificio, una cinquantina di dipendenti in tutto, e un giorno vorrei essere io a condurre l'azienda. Per non gravare troppo sui miei genitori, da studente ho fatto diversi lavoretti - cameriere, barista, commesso - con cui ho contribuito all'affitto di un monolocale a Milano e mi sono pagato qualche vacanza. Nell'ultimo anno della triennale ho passato un mese al Babson College di Boston con il progetto "Campus Abroad", con cui la Bocconi permette di seguire all'estero un corso universitario coprendo le spese di alloggio. Il nostro campus era fantastico, proprio come nei telefilm americani! Boston poi è una città molto "europea", mi ci sono trovato bene. Mi sono laureato a settembre 2008 e ho proseguito con la specialistica, sempre alla Bocconi. Nel programma era previsto anche un tirocinio di circa 500 ore: dopo anni sui libri sono stato contentissimo di iniziare a capire dal vivo come funzionava quello che avevo studiato. Navigando sul Job Gate dell'università ho letto un annuncio di PricewaterhouseCoopers e mi sono candidato per la posizione di Junior Auditor, nonostante l'area amministrativo-finanziaria non fosse proprio quella che mi interessava. Non nego che il rimborso previsto -  800 euro più mensa gratuita - mi ha allettato. Quello della retribuzione è uno dei grossi problemi dello stage, a cui si aggiungono orari di lavoro stressanti e mansioni non in linea con la formazione dei ragazzi. A volte si può parlare di sfruttamento legalizzato. In pochi hanno capito l'importanza dello strumento stage: per il giovane, che scopre se quel lavoro può fare davvero al suo caso, e per le imprese, che si assicurano assunzioni di qualità. A me con PwC è andata bene. Dopo due colloqui e un paio di mesi è arrivato il sì e ho iniziato a gennaio 2010, in piena busy season, occupandomi di analisi finanziaria, valutazione del rischio, ma anche di contabilità e contatti con i vari stakeholders. In quei quattro mesi ho imparato molto di più che in tre anni di università! È stata un'esperienza molto utile, che ho fatto con la giusta carica e che mi ha aperto le porte dell'assunzione. PwC non si fa scappare persone motivate e professionali. A pochi mesi dalla fine del tirocinio - a ridosso della laurea specialistica che ho discusso a dicembre - è arrivata la proposta per un contratto di apprendistato professionalizzante di due anni come Assistant Auditor con uno stipendio netto mensile di 1200 euro, più tredicesima, quattordicesima e buoni pasto. Per chi non vive nella sede di lavoro l'azienda invece dà un rimborso integrale sul pranzo e un forfait sulle spese di trasporto. Certo non posso fare la vita da ricco, ma mi mantengo da solo. Per il momento voglio rimanere qui e continuare a imparare; andare all'estero magari, dato che l'azienda permette di fare esperienza presso una sede straniera del network. Un trasferimento definitivo per sfuggire alla crisi però non fa per me. Mi sono sempre detto «Mai mollare la barca che sta affondando!». Molti dei miei colleghi di università hanno iniziato a lavorare in banche d'investimento o, come me, in società di revisione e consulenza. Quasi nessuno è rimasto a spasso. C'è da dire comunque che chi frequenta la Bocconi  cresce in una sorta di mondo a sè stante, in cui c'è molta pressione a fare bene e grosse aspettative, anche a fronte di un grosso investimento economico. Molti dei miei amici di Potenza invece si stanno ancora "godendo" il periodo universitario e di lavoro ancora non se ne parla. Da buon terrone sono estremamente legato alla mia famiglia e alla mia terra, e tornare a casa mi farebbe molto felice, ma lo farò solo se ci sono davvero le condizioni. Mi sforzo di essere realista: certi treni passano una sola volta. E PwC è uno di quelli.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stagista per tre anni, Ilaria denuncia: «Tv, radio, giornali, uffici stampa: ho fatto sei tirocini e nessuno mi ha portato un lavoro»

Mi chiamo Ilaria, ho 24 anni e negli ultimi tre sono stata quasi ininterrottamente stagista: ho infatti all'attivo ben sei stage. Tutti gratuiti o quasi. Tutti per inseguire un sogno: lavorare nel mondo del giornalismo e della comunicazione. Tutti svolti mentre studiavo, senza rallentare il mio percorso universitario, tanto è vero che ho finito la triennale nel 2008 e la specialistica nel 2010, con una tesi sui conflitti del golfo e il ruolo del reporter di guerra per la quale ho perfino seguito un corso di arabo, laureandomi perfettamente nei tempi. Sei stage, e nemmeno uno di questi mi ha portata ad un lavoro.Il primo, nel 2007, è durato nove mesi. La mia università lo prevedeva nel corso della triennale; solitamente decidevano loro dove e come collocare gli studenti, ma nel mio caso non mi aiutarono. Così mi sono dovuta arrangiare, e attraverso conoscenze ho trovato questo stage presso un’emittente televisiva locale. Facevo – gratis –  la co-conduttrice di una trasmissione sportiva, per la quale avevo ideato e curavo anche una rubrica di approfondimento.  Lavoravo a casa per creare i filmati da mandare in onda; poi andavo in studio una volta alla settimana per accordarmi con il tecnico e per la diretta. Ero l’unica stagista: gli altri conduttori erano tre giornalisti pubblicisti sportivi, abbastanza affermati sul territorio. Devo dire che come prima esperienza è stata il massimo: ho imparato molte cose e ho potuto decidere, cosa il più delle volte impensabile per una stagista, come impostare il mio lavoro.Terminata quell'esperienza, nell’agosto del 2007  ho iniziato una collaborazione gratuita con un quotidiano per conseguire il tesserino da giornalista pubblicista, che è arrivato puntuale a settembre 2009, dopo due anni e una cinquantina di articoli: ne scrivevo da uno a tre al mese, ciascuno pagato circa 20 euro.Nel frattempo tra il 2008 e il 2009 ho svolto altri tirocini, anche questi trovati in maniera "autonoma" e non pagati. Tre mesi nella redazione di una radio privata, una delle più note a livello nazionale. L'esperienza più insignificante e demoralizzante: zero rispetto, zero incarichi. A causa del mio accento regionale, tra l'altro, non ho mai potuto andare in voce: le notizie scritte da me per il GR – il giornale radio – venivano lette e firmate dal caporedattore di turno. Lavoravo anche 12 ore al giorno, correvo da una parte all’altra di Roma  per raccogliere interviste per i vari GR orari. Ogni spostamento era a mio carico, compresi quelli per Fiumicino quando seguivo la vicenda Alitalia. I dipendenti avevano tutti contratti a tempo indeterminato, in più c’era il figlio di un noto giornalista televisivo che era assunto con il contratto di praticantato regolare. E a me, stagista non pagata, spesso capitava di scrivere i pezzi del GR di cui lui non aveva voglia di occuparsi. Non sono comunque stata l’unica: nel mio stesso periodo in redazione c’era un’altra stagista, e poi ho saputo che questo trattamento è stato riservato a molte altre stagiste, prima e dopo di me. In ogni caso a questo tirocinio non potevo rinunciare, era "curriculare" quindi richiesto dall’università. Poi ho fatto altri tre mesi presso la redazione di un mensile di economia e finanza, come corrispondente sul territorio romano. Lo stage in realtà era nato come periodo di prova: il direttore aveva promesso che dopo mi avrebbero assunto con regolare contratto. Seguivo conferenze, facevo interviste; ma finito lo stage non hanno mai risposto alle mie mail e telefonate. Letteralmente scomparsi.E così arriviamo al 2009. Mi prendono all'ufficio stampa regionale di un importante partito politico: inizio lo stage a febbraio, l'accordo è che debba durare tre mesi. A maggio mi propongono di prolungare lo stage per altri tre mesi, promettendo che al termine verrò inserita nello staff di uno dei tanti candidati alle elezioni europee. Passa l'estate e non si muove niente. Ad agosto mi dicono che se voglio possono prorogare il mio stage ancora di sei mesi, per poi farmi accedere a un ulteriore step che mi porterebbe a diventare addetta stampa ufficiale. Io dico di no: un anno gratis nello stesso posto mi sembra eccessivo.Nel 2010 faccio il mio quinto stage, nato da una candidatura spontanea a una rivista bimestrale di geopolica che amavo molto. Invio il curriculum, loro mi chiamano, fin dall’inizio mi dicono che ci sono poche speranze di essere assunta, ma decido di provarci lo stesso, anche per ampliare le mie conoscenze. Accetto la proposta e comincio il tirocinio: sei mesi durante i quali gestisco il sito e tutti i contenuti multimediali, e pubblico anche due reportage.  In redazione oltre a me ci sono un’altra stagista, quattro dipendenti con contratto e il direttore. E poi vari collaboratori esterni. Finito lo stage, tanti saluti.Attualmente sto concludendo l'ennesimo stage semestrale nell'ufficio comunicazione di una compagnia assicurativa. Il rimborso spese è di soli 500 euro al mese, e gli incarichi che svolgo sono completamente differenti da quelli elencati in sede di colloquio e sul progetto formativo. Insomma io sono lì per fare tutte le cose che le altre persone all'interno dell'agenzia non vogliono fare. Ma non è tanto questo che mi preoccupa – non mi lamento per la mole di lavoro anche perchè ho sempre pensato, forse con troppa fiducia, che fosse legata al percorso di formazione – quanto il fatto che mi sto allontanando dal mio percorso. Nel frattempo ho aperto un giornale online che va avanti con il mio sudore, i miei soldi e il mio impegno: un mensile di approfondimento che vuole raccontare il mondo visto attraverso gli occhi delle donne. Dal 2005 vivo a Roma, con tutte le spese che ciò rappresenta per la mia famiglia. Ho abitato da sola fino all’anno scorso, ora condivido l’appartamento con mia sorella. Ho pensato tante volte di andare via dall’Italia, ma forse voglio dare ancora un’ultima chance al mio paese. In questo periodo sto portando avanti un progetto con un gruppo di donne rifugiate insieme a Shoot for Change, un’associazione onlus di fotografi, che si concluderà con una mostra fotografica. E faccio parte di una squadra di touch rugby «Liberi Nantes» formata da donne rifugiate. Se potessi tornare indietro sceglierei sempre questa strada che mi ha permesso, anche se con qualche ostacolo, di formarmi e di imparare come va il mondo. Non ho mai abbandonato il sogno di diventare giornalista. Forse cambierei l’università, non farei la Lumsa, che per me è stata una grande delusione. Sopratutto perchè quando mi sono iscritta alla specialistica l’ho fatto perchè pensavo che mi avrebbe dato il praticantato per diventare professionista, funzionando come un master in giornalismo. Invece così non è stato, la specialistica è valsa solo come specialistica e non come scuola di giornalismo, e quindi io e i miei compagni di corso ce la siamo presi in saccoccia. Purtroppo le redazioni non assumono praticanti – esclusi beninteso alcuni casi particolari, come il figlio del giornalista che ho incontrato in radio. Se volessi iscrivermi ora a un master di giornalismo potrei farlo, certo: ma già la mia famiglia mi ha aiutato tanto mantenendomi da fuorisede, in una città cara come Roma, non me la sento a 24 anni di chiedere loro altri 20mila euro. Queste sono le mie esperienze, forse molto simili a quelle di altri giovani italiani. Ci tenevo a dare il mio contributo, perché con la Repubblica degli Stagisti fate un ottimo lavoro. E perché è importante rompere il muro di omertà che circonda lo sfruttamento degli stagisti nel settore del giornalismo e della comunicazione.Testimonianza raccolta da Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento:- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigilano?- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»- La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»E anche:- Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti- Crisi dell'editoria: per i neogiornalisti il futuro è incerto - Pianeta praticanti: inchiesta della Repubblica degli Stagisti

«A 26 anni ho lasciato un lavoro per uno stage in Thun, e oggi ho un contratto vero»: la storia di Manuela Pucher

Ho 27 anni e sono di Trento, dove ho frequentato un istituto tecnico con indirizzo per perito aziendale e corrispondente in lingue estere. Anche per questo ho fatto diverse esperienze all’estero: vacanze studio in Inghilterra e Irlanda “sponsorizzate” dai miei genitori ad esempio, ma anche un progetto scolastico finanziato dal Fondo sociale europeo che prevedeva dei corsi integrativi di informatica, turismo e lingue straniere, più un mini stage di una settimana in Alto adige - presso l'ufficio tecnico del Comune di Appiano -  e un viaggio in Germania per visitare la ITB Berlin, la più importante fiera mondiale del turismo. Dopo la maturità mi sono iscritta alla triennale in Progettazione e gestione del turismo culturale dell'università di Padova, e nel mio terzo anno ho anche conseguito un master di primo livello in Marketing organizzazione delle risorse umane organizzato da un'azienda di formazione privata, la Helyos. Il 2006 invece è stato l'anno del mio primo vero stage, un'attività formativa del mio corso di laurea: cinque mesi non retribuiti presso il Centro di ateneo per i musei di Padova, in cui io e altre quindici persone abbiamo organizzato una mostra sul patrimonio artistico dell'università.Mi sono laureata a settembre 2007 e poi per la specialistica mi sono trasferita a Udine: si trattava sempre di Progettazione e gestione del turismo culturale ma il corso era molto più focalizzato sul marketing e più adatto a me. Il secondo anno del biennio l’ho trascorso all’università di Alicante con una borsa Erasmus di circa 300 euro mensili, sufficienti a coprire piccole spese e affitto - circa 200 euro per una singola, più o meno quello che spendevo a Udine. Per il resto i miei genitori mi hanno sempre sostenuta; con i soldi che guadagnavo nei lavori estivi come animatrice o baby sitter mi pagavo le vacanze. Tornata da Alicante, da agosto a ottobre 2009 ho fatto uno stage con Fiera Bolzano Spa, occupandomi dell’organizzazione di un forum di vini per la fiera internazionale "Hotel", specifica per albergatori e gastronomi. E’ stata un’ottima esperienza formativa - nei quattro giorni dell'evento ho anche avuto il ruolo  di coordinatrice del personale e riferimento per gli espositori - ed era retribuita circa 350 euro al mese più buoni pasto. Poi a luglio 2010 la discussione della tesi specialistica in marketing territoriale e a settembre subito un lavoro nell’azienda per il turismo di Rovereto, dove mi occupavo di front office per circa 1050 euro al mese. Dopo un mese però l'ho lasciato per uno stage in Thun a Bolzano. Mi ero candidata sul loro sito e, qualche settimana e due colloqui dopo, eccomi  nel marketing strategico del club di collezionisti Thun, per i quali l'azienda organizza eventi e produce linee esclusive: sei mesi con 500 euro al mese più buoni pasto e sconti dipendenti. Mi occupavo in particolare di curare i rapporti con clienti e rivenditori, dell’accoglienza nella sede del club e dell'elaborazione di dati statistici sulle preferenze e le abitudini di vita dei soci del club. A fine stage mi è stato proposto un contratto di sostituzione di maternità - proprio lo stesso giorno in cui ho saputo di essere stata ammessa a un progetto Sve in Germania, rifiutato - e ho firmato giusto un mese fa:  ora sono referente per l'organizzazione delle visite alla casa madre dell'azienda e al negozio Thuniversum per i gruppi organizzati da Rivenditori Thun. Guadagno circa 1100 euro netti al mese e vivendo con i miei genitori ho un buon tenore di vita. Il contesto altoatesino non rientra certo nei parametri del resto d’Italia, ma con Thun sono stata anche fortunata: molti dei miei ex colleghi di università hanno fatto e fanno stage non retribuiti e senza possibilità di inserimento. Credo invece che per rispetto di se stessi bisogna pretendere un riconoscimento alle proprie conoscenze e al proprio lavoro, che non valgono mai zero. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!  

Un olimpionico dell'informatica racconta il suo stage e il suo apprendistato in Sic

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Davide Locatelli, oggi a un anno dalla fine dell'apprendistato per la qualifica di sviluppatore presso la SIC Servizi Integrati & Consulenze di Milano .Ho 23 anni e sono di Cinisello Balsamo, in provincia di Milano. Ho frequentato l'istituto tecnico industriale a Monza e mi sono diplomato nel 2007. Da sempre il computer è una mia passione e proprio durante l'ultimo anno di scuola superiore ho partecipato alle Olimpiadi d'informatica, arrivando fino alla finale nazionale di Bari. Dopo la maturità ho deciso di non proseguire con l'università: non avvertivo l'esigenza di continuare a studiare quanto piuttosto di iniziare a lavorare, e proprio uno stage me lo ha permesso. La mia scuola superiore condivideva con varie aziende dei settori tecnici l'elenco dei propri studenti degli ultimi anni, per facilitarne l'ingresso nel mondo lavoro una volta diplomati. Era proprio la nostra insegnante di informatica a gestire i contatti. Io sono stato contattato da SIC, Servizi integrati & Consulenze, un'azienda milanese che offre prodotti applicativi software e consulenza nel settore energetico.  Anche la Sda, uno spedizioniere che collabora con Poste italiane, ha manifestato il suo interesse, ma mi era più congeniale la prima opzione. Mi è stato proposto uno stage semestrale full-time con mansioni minori di programmazione, aggiornamento sui software e assistenza clienti, con un rimborso spese di 600 euro netti mensili più buoni pasto da 7,50 euro l'uno. A conti fatti, in tutto circa 800 euro al mese. Ho iniziato nell'ottobre 2007 e mi sono trovato subito molto bene: ho imparato molto, il rapporto con il tutor era ottimo e il rimborso adeguato - sostenevo solo le spese di viaggio da Cinisello a Milano. A fine stage, nell'aprile 2008, è arrivata l'offerta di un contratto di apprendistato per la qualifica di sviluppatore della durata di quattro anni con uno stipendio di circa 1200 euro netti mensili e la possibilità poi di passare a tempo indeterminato. Lo scoprirò esattamente tra un anno. Intanto sono soddisfatto del mio tenore di vita: stando ancora a casa con la famiglia non ho grosse spese da sostenere. E per il momento non ho intenzione di prendere casa da solo, un po' per questioni economiche - gli affitti nella zona di Cinisello Balsamo sono molto cari, per un monolocale bisogna mettere in conto circa 900 euro mensili - un po' perché non mi piace stare da solo. Quello informatico è un settore che mi piace molto ed è qui che voglio continuare a imparare, che vuol dire anche rimanere sempre aggiornato sugli sviluppi della tecnologia. Sono solo all'inizio del mio percorso professionale, anche se mi sento personalmente soddisfatto di come stanno le cose, e sono fiducioso nel fatto che il mio futuro potrà essere qui in SIC anche dopo la fine dell'apprendistato. All'estero non ho mai mandato curriculum, non perché non mi interessi, ma non ne ho mai sentito la necessità: nel mio ambito in Italia il lavoro c'è, e in questo momento sto bene qui. Certo sono stato fortunato a essere contatto dalla SIC e ad aver iniziato un percorso professionale serio attraverso lo stage: se dimostri capacità, impegno e serietà è nell'interesse di un'azienda tenerti con sè dopo aver speso tempo ed energie a formarti. È un guadagno sia da parte del datore di lavoro che ovviamente da quella del lavoratore. Ci sono troppe aziende approfittatrici che sfruttano la buona volontà ed la necessità di lavorare dei giovani sottopagandoli o non pagandoli affatto, per poi liberarsi di loro appena terminato il contratto. A me è andata meglio! Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stagisti col Bollino / Flavio Pallotti, da Roma al Messico in due anni: «In Neomobile il merito conta»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Flavio Pallotti, Business support manager in Messico per Neomobile. Ho 28 anni e sono di Roma. Qui ho frequentato il liceo scientifico e nel 2002 mi sono iscritto a Economia delle imprese e dei mercati a Roma Tre. Una scelta nata nell'ultimo anno di liceo, quando ho partecipato al progetto IG Students dell'omonima fondazione, che aderisce alla Young Enterprise Europe - organizzazione per la diffusione della cultura d'impresa tra gli studenti che coinvolge 3milioni di studenti l'anno - riconosciuta dall'Ue. Per dieci mesi io e altri quindici ragazzi ci siamo messi alla prova fondando e gestendo un’impresa “in laboratorio”. Il prodotto? Una paletta usa e getta riciclabile per raccogliere le deiezioni dei cani, che grazie al finanziamento della municipale di Roma per i servizi ambientali, l'Ama, venne realmente prodotta e distribuita gratis: 3mila nostre palette finirono sparse nei parchi della città! L'iniziativa fu presentata anche nella trasmissione Unomattina; ma poi per la mancanza di ulteriori fondi il progetto non ebbe seguito. Durante gli anni universitari vivevo con i miei, svolgendo comunque dei lavoretti: consegna pizze, cameriere, barman, organizzatore di eventi. Il meno stressante e meglio pagato - circa 1200 euro al mese - era quello di bagnino, che nelle ore morte mi permetteva anche di dedicarmi allo studio. Poi ho sempre vinto le borse di studio Adisu, per cui per libri e tasse universitarie fortunatamente non sono pesato sulla famiglia. Nemmeno durante il terzo anno della triennale, che ho passato all'università di Vigo, in Spagna, con una borsa Erasmus di soli 120 euro al mese, 1080 totali. Sono partito a settembre 2004 e per quasi tutti i nove mesi ho lavorato come barman tre volte a settimana guadagnando circa 500 euro al mese: sufficienti, dato che per una singola pagavo solo 100 euro al mese e vivendo con altre quattro ragazze spagnole ho imparato bene la lingua. Dopo la laurea triennale, nel febbraio 2006, ho preso la strada dell'estero. Volevo migliorare l'inglese e per un anno ho fatto il cameriere full time ad Edimburgo. Qui ho avuto anche il mio primo contatto con il mondo professionale lavorando per un'azienda di Edimburgo, la Media Company Ltd: cinque mesi nella vendita di spazi pubblicitari con contratto a tempo indeterminato di circa mille sterline al mese, per il 30% dipendenti dalle commissioni. Non mi piaceva però e nel settembre 2007 ho lasciato per iscrivermi al Master of Science in International Business and Management della University of Bradford, equivalente alla nostra laurea specialistica. Vivevo a Leeds con studenti inglesi, pagando 250 sterline al mese per una singola e continuando a lavorare come cameriere - riuscivo a guadagnare circa di mille sterline al mese. Ho anche beneficiato del prestito fino a 3mila, a interessi zero, che le banche inglesi erogano agli studenti. Per la tesi del master invece ho vinto una borsa di studio Erasmus Placement di 850 euro e da giugno a settembre 2008 mi sono trasferito a Perugia per svolgere le mie ricerche alla facoltà di Ingegneria industriale. Avevo preso una singola, piccolissima, ma per il tempo che ci passavo andava più che bene. Poi a fine anno il diploma di master,  proprio nel momento più duro della crisi finanziaria. Ho mandato diversi curriculum in Inghilterra, ma senza successo e sono tornato in Italia, prendendo casa da solo.Su segnalazione di un mio amico - ora anche mio collega - ho mandato il mio curriculum on-line a Neomobile. Ho iniziato a marzo 2009 con uno stage di  sei mesi nel dipartimento International Business Development della sede romana supportando il project manager sul mercato spagnolo, con un rimborso di 600 euro netti mensili, più buoni pasto, portatile e cellulare. Il rapporto con tutor e colleghi è stato ottimo. Non ho trovato un ambiente di lavoro formale con rigide gerarchie: anche se sei uno stagista ti puoi trovare a discutere di un problema in un meeting con il direttore generale. E così si cresce velocemente. E quando Neomobile apre una posizione per un tirocinio è perche si è creata la necessità di una nuova assunzione. Se da stagista fai bene, sei automaticamente dentro. Dopo infatti mi è stato offerto direttamente un contratto a tempo indeterminato per occuparmi di analisi mercato e coordinazione dei progetti per il mercato spagnolo e indiano, con una retribuzione di 21mila euro lordi più due bonus annui di 2mila euro totali. Poi sei mesi più in là, una revisione di retribuzione: 24mila euro annui di stipendio e 3mila totali di bonus. Ho la fortuna di lavorare in un'azienda meritocratica, dove non sono gli anni di seniority che ti permettono di fare salti di carriera, ma le performance.Da un mese in più c'è stata una svolta: mi sono trasferito a Città del Messico, dove per Neomobile curerò lo sviluppo di nuovi mercati nel sud America. Il progetto è di un anno, ma probabilmente mi fermerò di più: le cose da fare sono tante e stimolanti. Del resto il mio futuro lo vedo all'estero - magari in Spagna, Inghilterra o Stati Uniti. L'Italia è ancora culturalmente indietro, provinciale, inefficiente dal punto dei vista pubblici e sociali, truffaldina. E non credo ci sia luogo in Europa dove il valore dei laureati sia tenuto in così poco conto. Dopo tutti gli sforzi fatti per raggiungere i miei obiettivi credo che a meritarmi sia un Paese diverso dal mio. Finora a Città del Messico mi sono trovato benissimo: le persone sono socievoli e accoglienti, la città è viva 24 ore su 24, risiedo in una bella zona. Considerando poi che l'azienda si fa carico delle spese di viaggio, vitto e alloggio, il mio tenore di vita è ottimo. Certo serve comunque capacità di adattamento; ho amici che non farebbero una scelta del genere. Ma tra di loro quelli che se la passano meglio sono quei pochi emigrati all'estero. Chi è rimasto in Italia - senza un'attività familiare già avviata in cui inserirsi - passa da uno stage all'altro per anni, e ad attenderlo poi c'è il precariato. Risultato: a casa con i genitori fino ad almeno 30 anni, continuando a pesare su di loro e con zero soddisfazione personale. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stagisti col Bollino / Filippo Villa: stage ben pagato poi subito apprendistato. E il sogno di lavorare in Nestlé si è avverato dopo un mese dalla laurea

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Filippo Villa, oggi Nutrition Specialist presso Nestlé a Milano. Ho 26 anni e sono di Milano. Dopo il diploma di perito chimico ho cambiato rotta e nel 2004 mi sono iscritto alla laurea triennale in Scienza e tecnologie della ristorazione alla Statale di Milano: era un settore nuovo e in forte crescita, per il quale ho sempre avuto una particolare passione. Mi sono laureato a fine 2007 dopo quattro mesi di stage non retribuito. Non ero nuovo a questo mondo: già durante le scuole superiori avevo svolto tre mesi di tirocinio in un'azienda chimico farmaceutica della provincia di Bergamo collaborando alla caratterizzazione chimico-fisica del principio attivo di un nuovo farmaco cardiaco. Per la laurea triennale invece, su indicazione di un professore, sono entrato in un'azienda di ristorazione collettiva - settore che si occupa di pasti per aziende, scuole, ospedali. Lavoravo alla valutazione del layout di un centro di cottura, verificando che le aree di lavoro fossero ben organizzate e le norme sanitarie rispettate; inoltre mi assicuravo che i pasti fossero graditi e nutrizionalmente bilanciati.  A fine stage è arrivata anche una proposta di lavoro, che però ho rifiutato senza approfondire l'offerta: la mia priorità era concludere l'università. Infatti ho continuato con  la specialistica in Qualità e sicurezza dell’alimentazione umana, sempre a Milano, e di nuovo la mia tesi è nata da uno stage non retribuito, con spese di viaggio e vitto a mio carico: sei mesi in un'azienda che produceva insalate "di quarta gamma", pronte all'uso, e stava entrando nel mercato delle zuppe fresche. Il mio compito era definire la caratterizzazione delle zuppe e valutare la "shelf-life" del prodotto - la vita commerciale da scaffale - misurandone pH, colore nel tempo, crescita microbiotica. Sono soddisfatto del mio percorso universitario. L’unico piccolo rimpianto è non essere riuscito a partire con un Erasmus, che credo sia una bella esperienza di vita e un ottimo metodo per migliorare una lingua straniera. Oggi è necessario avere un'ottima padronanza di almeno un'altra lingua. Due mesi  prima della laurea avevo letto di un open day alla Cattolica a cui partecipava anche l'azienda italiana leader del settore alimentare, quella in cui più avrei voluto lavorare, Nestlé, sempre assente negli incontri organizzati dalla mia università [sotto, uno screenshot della sezione "Lavora con noi" del sito]. Non mi sono lasciato sfuggire l'occasione: mi sono presentato e ho lasciato il mio curriculum. Nella ricerca di lavoro, e di stage soprattutto, è importante avere delle fonti affidabili: università, Open day, siti specializzati, e anche non fermarsi al semplice invio del curriculum, ma presentarsi di persona. A me è andata bene: dopo poche settimane sono stato contattato dalla loro società di selezione del personale, la Gi-group, che mi proponeva un colloquio per uno stage semestrale da 710 euro mensili - più mensa e palestra gratuite - nel settore nutrizione. Al primo incontro ne sono seguiti altri due, l'ultimo con il capo del settore Wellness, di cui adesso faccio parte. Allora non potevo crederci: a un mese dalla laurea ero in azienda! Lo stage è partito subito bene, sono stato coinvolto sin dal primo giorno e mi sono sentito sempre parte del gruppo. Alla fine mi è stato proposto di continuare a lavorare nello stesso settore come Nutrition specialist con un contratto di apprendistato di 24 mesi e uno stipendio di 23mila euro lordi all'anno, circa 1300 netti al mese. Non potevo chiedere di meglio: ho accettato immediatamente. Oggi, a otto mesi dall'inizio dell'apprendistato, supporto il marketing dal lato scientifico oltre a molte attività che riguardano il portfolio dei prodotti  Nestlé. Avendo iniziato da poco a percepire uno stipendio vivo ancora coi miei genitori, ma appena avrò l’autonomia economica sicuramente andrò a vivere fuori. Molti dei miei colleghi sono ancora in fase di stage - retribuiti, nel caso di aziende multinazionali - altri invece sono assunti con contratto a tempo determinato e anche indeterminato. Nonostante la crisi il settore alimentare offre ancora buone opportunità. E comunque per aumentare le possibilità di lavoro credo sia fondamentale assorbire il più possibile dai settori con cui si interagisce, qualsiasi sia la propria specializzazione. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Andrea Pellegrino, sviluppatore in SIC: dallo stage all'apprendistato con un diploma in tasca

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Andrea Pellegrino, oggi apprendista sviluppatore presso la SIC Servizi Integrati & Consulenze di Milano.Ho 23 anni e sono nato a Milano, ma vivo in provincia di Monza. Qui ho frequentato l'istituto tecnico professionale con indirizzo informatico e dopo il diploma nel 2009 ho deciso di non proseguire oltre i miei studi: avevo voglia di iniziare subito a lavorare. Già negli ultimi due anni di scuola superiore il pomeriggio avevo lavorato in un call center vicino casa con contratto a progetto e retribuzione a cottimo e per quindici ore settimanali: circa 300 euro al mese. Su indicazione di un mio amico nel novembre del 2009 poi ho iniziato uno stage semestrale in una web agency di Cologno Monzese come web developer. Mi occupavo dello sviluppo e della gestione di siti web, di quella delle caselle di posta elettronica dei clienti e in più svolgevo qualche lavoro da sistemista - riparazione e manutenzione di apparati hardware e software. Il rimborso era di 300 euro mensili più buoni pasto e a fine mese racimolavo più o meno, in totale, 450 euro. Stando a casa con i miei e dovendo sostenere solo le spese da pendolare - metropolitana più autobus - almeno di mio non ci rimettevo. E l'esperienza è stata piuttosto positiva, complice il buon rapporto con il mio tutor. Per gli stagisti il rischio di incappare in aziende non virtuose è reale e spesso lo stage diventa sfruttamento, oppure si rivela del tutto inutile, non essendoci alcun valore formativo, ma non è stato il mio caso. Comunque, nonostante mi trovassi bene, a marzo 2010 ho interrotto il mio percorso - ero al mio quarto mese e ne mancavano due -  perché nel frattempo mi era stata offerta un'opportunità migliore dalla SIC Servizi integrati e Consulenze, società milanese che offre prodotti applicativi software e consulenza nel settore dei prodotti energetici. Avevano trovato il mio contatto tra gli elenchi dei diplomati della mia scuola superiore e mi avevano chiamato proponendomi un tirocinio semestrale full-time, da aprile a ottobre, nella sede di piazzale Loreto, con la mansione di tecnico sviluppatore: il mio compito sarebbe stato creare, gestire e tenere la manutenzione di sistemi applicativi software. Il rimborso era più del doppio rispetto a quello che percepivo prima: 600 euro netti al mese più buoni pasto "ricchi" da 7,50 euro l'uno - in tutto circa 800 euro mensili. A ottobre 2010, finito lo stage, è arrivato il contratto di apprendistato professionalizzante di quattro anni. Ricevo mille euro netti al mese e stando con i miei a Caponago, in provincia di Monza, ho poche spese e posso gestire lo stipendio come preferisco; sono molto soddisfatto del mio tenore di vita. Certo aspiro a un posto di lavoro a tempo indeterminato che mi garantisca una retribuzione più alta. E sempre nel settore informatico, perché la soddisfazione economica è importante, ma lo è altrettanto quella personale: voglio fare un lavoro che mi piaccia. Sono appena entrato seriamente nel mondo del lavoro, sento di stare crescendo e fra quattro anni potrò far valere meglio la mie competenze. Senza dimenticare però che il mondo dell'informatica è in continuo cambiamento e per essere competitivi è importante tenersi aggiornati e non adagiarsi mai su quello che già si sa o si sa fare. Per il momento voglio rimanere in Italia, anche se l'estero è una possibilità che considero. Non so cosa troverei fuori dal mio Paese, ma la situazione lavorativa qui è pessima. Io mi ritengo fortunato: il settore che ho scelto per passione è uno di quelli per cui c'è ancora una certa domanda e ho iniziato a guadagnare subito. A tanti miei amici è andata peggio e qualcuno ha deciso di continuare a studiare più per mancanza di lavoro che per vera convinzione. Per quel che mi riguarda ora non ho intenzione di iscrivermi all'università: avendo iniziato a lavorare a 19 anni credo di aver acquisito delle competenze che adesso posso sfruttare e un titolo di studio più alto non aggiungerebbe molto a questo.Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!