Categoria: Storie

Un buon consiglio, ottimismo e un pizzico di fortuna: così Nino arriva (e rimane) in Nestlé

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Nino Spitalieri, Demand & Supply Planner in Nestlé.     «Io non mi trasferirò mai a Milano!». Mi chiamo Nino, ho 27 anni e da quasi tre lavoro in Nestlé, a Milano. Sono nato e cresciuto a Palermo, e quando dopo il liceo scientifico ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria Gestionale della mia città, sapevo che dopo gli studi avrei dovuto abbandonarla alla ricerca di un posto di lavoro. Con un po' di preconcetto avevo escluso Milano, troppo caotica mi dicevo, ma col senno di poi devo ammettere che non è così male! Già nel 2008, finita la triennale, avrei voluto iscrivermi al suo Politecnico - o a quello di Torino - per avvicinarmi subito al mondo aziendale, ma il piano di studi di Palermo era molto diverso da quelli "nordici" e trasferirsi avrebbe significato un anno di crediti non riconosciuti da recuperare. Unico ulteriore neo del mio percorso universitario - che per il resto mi è piaciuto molto - è stata la scarsa disponibilità delle aziende locali a ospitare gli studenti in tirocinio: sia il triennio che il biennio ne prevedevano uno obbligatorio. Nel primo caso sono stato io a sollecitare la convenzione tra l'ateneo e l'azienda: era la Metalmeccanica meridionale S.p.a, una società palermitana che progettava rotori  per le centrali elettriche [chiusa a fine 2008 in seguito alla bocciatura della richiesta di accesso al Fondo per il salvataggio e la ristrutturazione delle aziende in crisi, ndr]. Per quattro mesi ho lavorato nell'ufficio tecnico, pianificando gli ordini di uno dei componenti prodotti, ma senza prendere una lira. Per la specialistica invece mi è valso un Leonardo a Praga: altri quattro mesi in cui ho gestito il catalogo online e organizzato pacchetti vacanze dalla Repubblica Ceca alla Sicilia - ironia della sorte - per una tour operator internazionale. Il tirocinio era promosso dall'ong palermiatana Arces, che ha erogato un contributo forfettario di 350 euro totali e pagato viaggio, alloggio e trasporti locali. Una bellissima esperienza, che mi ha fatto conoscere persone fantastiche con le quali ancora oggi organizziamo delle rapide rimpatriate per ricordare i bei tempi andati.  La mia avventura in Nestlé invece è cominciata a giugno del 2010, giusto un paio di mesi dopo aver conseguito la laurea magistrale e aver intasato di miei curriculum le inbox delle principali aziende italiane e non. Ed è cominciata grazie alla Repubblica degli Stagisti! È stata mia cugina a suggerirmi di dare un'occhiata al sito, sul quale venivano [e vengono, ndr] pubblicate molte offerte di stage "protetti", così ho saputo di un'opportunità Nestlé in ambito Supply Chain. Ho subito presentato la mia candidatura: uno stage con un rimborso di 700 euro più ristorante e palestra aziendale gratuite non capita tutti i giorni... I tre colloqui di selezione si sono svolti nel giro di due giorni - l'azienda cerca di concentrarli per minimizzare gli spostamenti dei fuorisede: il primo, di gruppo, si è svolto con la società di recruiting di cui si serve Nestlé, che somministra test logico-matematici individuali e case study; lo stesso pomeriggio poi c'è stato quello individuale con il reparto HR e il mattino seguente quello con il line manager. Il sì finale non si è fatto attendere molto e il 21 giugno, a un mese e mezzo dall'ultimo colloquio, è iniziata la mia vita milanese. Con un paio di settimane di posticipo in realtà, chieste da me per prepararmi alle prove d'esame per l'abilitazione alla professione di ingegnere. Nonostante qualche preconcetto, il trasferimento non è stato particolarmente traumatico e i sei mesi di stage sono stati un continuo crescere di responsabilità e fiducia. Tant'è che alla fine sono stato assunto con un contratto di apprendistato professionalizzante di due anni, con uno stipendio lordo di circa 28mila euro ricoprendo, stavolta da assunto, il ruolo di Demand and Supply Planner della categoria bevande - caffè, orzi, cioccolati solubili -  e prodotti da scaffale  - dadi, purè, sughi. Collaboro all'interno con i reparti Marketing e Vendite, per pianificare la domanda di prodotti, e all'esterno con le fabbriche europee, per coordinare le produzioni alle politiche di stock e al rispetto degli standard qualitativi per i nostri clienti, cioè grande distribuzione e dettaglianti. Sono ormai tre anni che lavoro nel Demand & Supply Planning e ho capito di aver fatto la scelta giusta. E anche di aver avuto un pizzico di fortuna: sfido chiunque a beccare al primo colpo un lavoro che non ti faccia pesare il fatto di passare buona parte della tua giornata seduto ad una scrivania. Adesso vorrei fare esperienza all'estero, memore dei quattro splendidi mesi trascorsi a Praga. Il piano di sviluppo concordato con il mio line manager prevede nel futuro prossimo, spero entro il 2013, un periodo di soggiorno in Europa dai dodici mesi ai tre anni. Magari in Germania o in Scandinavia; o in un paese anglofono, così da poter anche migliorare il mio inglese, che miei fantastici colleghi amano definire anglo-siculo! Probabilmente è anche grazie a loro se questi tre anni trascorsi lontano da casa sono sembrati volare [sopra, una foto del team]. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Un tarantino a Cambridge: «Qui in Inghilterra se vali ti assumono, perché in Italia no?»

Ci sono ancora pochi giorni, fino al 28 marzo, per candidarsi ai tirocini Leonardo Unipharma: 82 borse di studio per uno stage di 24 settimane presso un centro di ricerca europeo. Mario Iurlaro ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza all'università di Bologna e poi quella a Cambridge.   Ho 26 anni e sono nato e cresciuto a Taranto, città dei due mari... e dell'Ilva. Mi sono diplomato al liceo scientifico e sono "emigrato" a Bologna per studiare Biotecnologie. Ho sempre avuto una passione per la biologia, e nonostante qualche tentennamento, principalmente a causa dei dubbi sugli eventuali sbocchi lavorativi, Biotech è stata la mia prima e unica scelta. Andare via da Taranto è stata una mossa obbligata e il desiderio di indipendenza ha fatto il resto. A Bologna ho trascorso anni fantastici da un punto di vista personale e formativo. I miei genitori sono entrambi insegnanti di scuola, quindi non posso dire di aver seguito le loro orme - anche se mia madre è laureata in Biologia, e quindi in questo senso è riuscita a trasmettermi questa passione. A eccezione di qualche lavoretto occasionale, non ho mai avuto un impiego vero e proprio durante gli anni universitari e ho potuto mantenermi solo grazie al supporto dei miei genitori, che ho cercato di ripagare almeno in parte mantenendomi in linea con gli esami. Dopo la laurea triennale ho continuato con la magistrale in Biotecnologie molecolari. Questa è strutturata in maniera tale per cui la maggior parte degli esami sono concentrati nel primo anno, mentre il secondo è lasciato quasi interamente all'internato in laboratorio per la preparazione di una tesi scientifica. Dopo aver svolto i quattro mesi di internato richiesti per la triennale in un ottimo laboratorio di biologia molecolare a Bologna - un'esperienza molto positiva che mi ha fornito le basi della vita quotidiana in laboratorio - ho approfittato della possibilità di svolgere un ulteriore periodo di internato per la magistrale all'estero e mi sono trasferito per quasi un anno a Oxford, dove ho lavorato al dipartimento di Biochimica di un laboratorio che si occupa di genetica molecolare. È stata un'esperienza fondamentale per la mia formazione e che ha in parte indirizzato le mie decisioni, perché mi ha permesso di migliorare sensibilmente l'inglese, di conoscere un modo di lavorare diverso, di confrontarmi con culture differenti e di avere a che fare per la prima volta con la ricerca scientifica targata Uk. L'internato non era retribuito, e dall'università ho ricevuto una borsa di studio di mille euro complessivi per l'intera durata della tesi. Ho imparato molto durante quel periodo, avendo totale indipendenza lavorativa e responsabilità completa sul mio progetto di ricerca. Avrei avuto la possibilità di restare anche per il dottorato, ma non ero convinto al 100% di voler fare ricerca in quel particolare campo e quindi ho preferito rientrare in Italia e cercare altre alternative. Tornato a Bologna, mi sono laureato nel marzo del 2011, una settimana prima della scadenza per presentare domanda per la borsa Leonardo Unipharma Graduates, di cui avevo saputo tramite amici e anche attraverso servizio dell'università (AlmaLaurea). Mi hanno scelto e ho ottenuto una borsa di 4200 euro, per andare in un laboratorio a Cambridge specializzato in epigenetica. Prima di partire nuovamente per l'Inghilterra, nell'agosto del 2011, ho passato circa due mesi nello stesso laboratorio bolognese in cui avevo svolto il mio internato per la triennale, cercando per quanto possibile di dare una mano su un progetto che scaturiva dalla mia precedente esperienza lì. A Cambridge mi sono ambientato molto velocemente, anche grazie alla cospicua comunità italiana presente costituita anche da ex o nuovi vincitori di borsa Leonardo. Ho avuto un rapporto ottimo con il mio tutor, il group leader e con gli altri colleghi di laboratorio. Il progetto che mi è stato affidato era in linea con le attese e fortunatamente è stato molto positivo da un punto di vista scientifico. L'Inghilterra è un ottimo posto per fare ricerca perché è ben finanziata, il clima è stimolante, il lavoro è molto intenso ma non eccessivamente frenetico o competitivo. È per questo che durante questi mesi ho inviato alcune domande per borse di dottorato nell'area di Cambridge e Londra, tra cui una per la borsa Marie Curie che mi avrebbe consentito di rimanere nel laboratorio in cui mi trovavo. Ho avuto la fortuna di vincere, e la doppia fottuna che - poiché la borsa di dottorato aveva come inizio ottobre 2012 e la borsa Leonardo terminava invece parecchi mesi prima, a febbraio - mi venisse offerto un contratto di sei mesi con una retribuzione di circa 1400 sterline mensili, per rimanere nel laboratorio coprendo così i mesi tra le due borse e permettendomi di continuare a lavorare sul mio progetto di ricerca. In generale consiglio a tutti i neolaureati il progetto Leonardo perché permette di fare un'esperienza in un paese straniero, conoscere lingua e culture diverse, e apre molte porte a livello lavorativo. Attualmente sono al mio primo anno del PhD all'università di Cambridge, un'opportunità grandiosa che voglio sfruttare al massimo. La mia aspirazione è di continuare a lavorare nell'ambito della ricerca accademica e infatti tutte le mie decisioni sono state prese in funzione di questo desiderio. Allo stato attuale credo che essere qui sia la cosa migliore per la mia formazione e per la mia carriera. Mi piacerebbe un giorno tornare in Italia, ma solo a determinate condizioni - che purtroppo il sistema di ricerca italiano al momento non consente.  Molti dei miei amici sono o sono stati coinvolti in stage, e dai loro commenti deduco che la situazione non è delle più rosee. Uno stage dovrebbe essere un periodo di formazione con lo scopo finale dell'assunzione dello stagista, ma troppo spesso diventa invece un modo per le aziende di avere lavoro a costo basso (se non nullo) da rimpiazzare poi con un successivo stagista, a prescindere dal suo valore e dalle sue qualità. Il problema non è avere il posto fisso perché quella è una mentalità superata che non è più conciliabile con il mondo lavorativo attuale, bensì ottenere una vera mobilità lavorativa in cui contratti possano essere anche brevi, ma ci sia la consapevolezza che chi vale trova qualcuno disposto ad assumerlo in base alle sue competenze. Molti dei ragazzi che hanno fatto il Leonardo a Cambridge in azienda sono stati assunti, con contratti di un anno o anche a tempo indeterminato, perché hanno dimostrato qualità che diventano poi valore aggiunto per l'azienda. Perché mandare via un buon dipendente? È talmente logico che c'è da stupirsi che le cose troppo spesso non funzionino in questa maniera nel nostro Paese. Nel campo della ricerca la situazione è ancora diversa, perché in Italia la maggior parte viene realizzata nell'università e tutto viene gestito a livello di concorsi statali: ci sarebbe da scrivere un libro sui problemi del sistema e sulle possibili soluzioni...Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Leonardo Unipharma, 80 tirocini ben pagati nei centri di ricerca europei- Università, ricerca al collasso: e il paradosso è che i dottorandi vengono considerati studentiE anche: - Enrico Florio, da stagista a "scienziato in azienda" in Dompé Farmaceutici- Laura, ingegnere chimico in Chemtex Italia    

Tirocini Unipharma, il salto di Ester dall'università di Bologna a Cambridge passando per Barcellona

C'è tempo fino al 28 marzo per candidarsi ai tirocini Leonardo Unipharma: 82 borse di studio per uno stage di 24 settimane presso un centro di ricerca europeo. Ester Cannizzaro ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza all'università di Barcellona e poi a quella di Cambridge.   Vengo da Avellino e ho 27 anni. Ho frequentato il liceo classico - indirizzo europeo - nella mia città natale, e poi il corso di laurea triennale e poi magistrale in Biotecnologie all'università di Bologna, laureandomi nel 2011. La mia esperienza scolastica con le materie scientifiche non è stata delle migliori per cui la scelta universitaria non è stata facile, ma dopo lunghi tentennamenti ho deciso di provare perché ne ero affascinata, pur mantenendo molti dubbi sopratutto sugli sbocchi professionali che l'Italia avrebbe potuto offrire. I miei genitori sono laureati in Legge e in Medicina, e così ho tentato i test a Medicina con l'intento di cimentarmi nell'ambito biomedico. Il test per il numero chiuso in Medicina non è andato bene, mentre quello per biotecnologie sì. Non posso dire di avere avuto l'aspirazione per la ricerca scientifica da subito o che mi provenisse dai miei studi scolastici, ma piuttosto di aver seguito un interesse che è poi maturato col tempo e con gli studi universitari.Non ho avuto altre esperienze lavorative vere e proprie prima dello stage Uniphama. L'unica piccola esperienza è stata in un laboratorio di Genetica molecolare all'università di Bologna dopo la laurea magistrale, come "laureato frequentatore", per circa 3 mesi. Il laureato frequentatore non è retribuito ma semplicemente impara qualche aspetto pratico del mestiere che ovviamente non è ancora in grado di fare. Nel mio caso, seguivo i progetti di ricerca correnti in laboratorio cercando di imparare le tecniche che venivano usate. Non c'è stato nessun particolare colloquio, ho semplicemente chiesto alla group leader se poteva farmi frequentare il laboratorio. C'era ovviamente la possibilità di partecipare a un concorso di dottorato nell'università, ma per ragioni personali che mi avevano impedito di essere fisicamente presente al concorso, e perché non ero completamente convinta di voler fare il mio dottorato a Bologna, avevo deciso di non iscrivermi. Mentre ero lì mi hanno assegnato la borsa Unipharma e sono partita: era il dicembre del 2011. Il bando del concorso Leonardo da Vinci-Unipharma è pubblicizzato dall'università attraverso Alma welcome. Il concorso consiste in una doppia selezione, la prima secondo curriculum e la seconda mediante colloquio in inglese. Sono diversi i centri di ricerca disponibili e i gruppi di ricerca che vi prendono parte possono provenire da aziende, enti di ricerca privati o pubblici e università. Dopo essere stata ripescata sono stata assegnata a un laboratorio dell'Istituto di Biologia molecolare di Barcellona, un centro affiliato dall'università di Barcellona, con una borsa di 4200 euro. Una dottoranda è stata incaricata di seguirmi e mostrarmi l'aspetto pratico del lavoro che avrei dovuto svolgere, il che è molto vantaggioso e non sempre accade. Questo mi ha permesso di imparare, oltre alle tecniche, anche a gestire il mio lavoro autonomamente.Alla fine dello stage - era maggio dell'anno scorso - mi è stato proposto di rimanere per il dottorato ma il laboratorio non aveva fondi propri con cui pagare la mia posizione e avrei quindi dovuto richiedere borse di studio spagnole: una prospettiva troppo competitiva e in qualche modo sconveniente per studenti stranieri.Per ragioni personali e anche perché avevo interesse a provare qualcosa di meglio per me, ho cercato lavoro all'università di Cambridge partecipando a varie selezioni. Ho sostenuto diversi colloqui e alla fine, appena terminato il tirocinio Unipharma, ho ottenuto un posto da research assistant con un contratto di due anni, a 1.470 sterline nette al mese [pari a circa 1.700 euro], come impiegato di ricerca dell'università. Grazie a questo posto molto probabilmente comincerò il dottorato di ricerca a Cambridge il prossimo autunno, che rappresenta la mia aspirazione lavorativa nell'immediato futuro - anche se la retribuzione sarà probabilmente più bassa di quella attuale.Non racconto questa storia per soddisfazione personale - anche se è un buon esempio di quanto certe cose vadano tanto lisce all'estero quanto in Italia non andrebbero mai - ma perché un anno prima dello stage, come neolaureata, avevo fatto domanda per concorsi che bandivano posti di lavoro molto simili, ma non avevo riscosso nessun risultato positivo. Grazie all'esperienza del progetto Leonardo si sono aperte possibilità che restando in Italia non avrei avuto. Il tirocinio Unipharma del progetto Leonardo è una preziosa opportunità di trascorrere un periodo di formazione all'estero entrando in contatto con la realtà lavorativa di un altro Paese che permette di arricchire il proprio curriculum e sopratutto di fare confronti e prendere decisioni in un momento molto delicato come la fase appena dopo la laurea. Nel settore scientifico è particolarmente importante, dal momento che la ricerca è completamente basata su un flusso di informazioni che viaggiano per tutto il pianeta. Ho alcuni amici che hanno fatto esperienze di stage in aziende italiane. Nessuno di loro ha avuto una proposta di lavoro alla fine dello stage. Probabile che il periodo storico sia particolarmente infelice, ma uno stage dovrebbe avere proprio la funzione di aprirti le porte di un'azienda e la possibilità di un salto verso un contratto più sicuro.Se il sistema degli stage in Italia è ancora quello che mi hanno raccontato, che vuol dire approfittare delle prestazioni lavorative di neolaureati sottopagandoli con il pretesto di un contratto da stagista per poi mollarli a fine termine, non riesco a vedere davvero come possa rappresentare un vantaggio per dei "neo-disoccupati" mentre riesco a vedere molto chiaramente il vantaggio dell'azienda.  Le persone che hanno svolto il tirocinio Unipharma in azienda qui a Cambridge sono state assunte con contratti rinnovabili di sei mesi in sei mesi, e in alcuni casi a tempo indeterminato. E immagino questo sia il modo in cui dovrebbe funzionare.Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Leonardo Unipharma, 80 tirocini ben pagati nei centri di ricerca europei- Università, ricerca al collasso: e il paradosso è che i dottorandi vengono considerati studenti- Giovani in fuga, ecco l'ebook che aiuta a dire una volta per tutte «Goodbye mamma»

Quando lo spirito di iniziativa premia: dalla tesi al contratto in PwC

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Pietro Brambilla, assunto con contratto di apprendistato in PricewaterhouseCoopers, a Milano. Sono un 24enne di Milano che da poco si è affacciato al mondo del lavoro. Ripercorrendo le tappe che mi hanno portato qui, non posso che partire da luglio 2006 quando, finito il quarto anno di liceo scientifico, sono partito per la stupenda Londra. Ogni mattina, per poco più di un mese, ho indossato il mio abito nuovo e mi sono recato a Canary Wharf, distretto finanziario dell'East End. Era la mia prima esperienza lavorativa: uno stage non retribuito - fortunatamente ero ospite di un mio amico che viveva lì - nella Barclays, per il quale mi ero autocandidato qualche mese prima. L'esperienza di quell'estate, oltre ad aver migliorato il mio inglese, mi ha aperto gli occhi su quello che avrei voluto che fosse il mio futuro. Per la banca curavo le presentazioni dei prodotti finanziari che poi sarebbero state proposte ai clienti e, seppure solo 18enne, il sentirmi responsabilizzato in vere e proprie attività lavorative mi ha consentito di dare una sbirciatina a quello che sarebbe potuto essere lo sbocco dei miei studi. È stato grazie a questa esperienza che, da studente indeciso, sono diventato un appassionato di finanza e ho scelto di iscrivermi per l'anno successivo in Economia e gestione aziendale alla Cattolica di Milano, scegliendo naturalmente il curriculum finanziario. Nel primi tre anni di università poi lo studio di materie aziendalistiche, giuridiche e contabili ha reindirizzato il mio interesse su ambiti economici diversi da quello finanziario. E dopo aver discusso la mia  tesi triennale  - mi sono occupato di “Corporate Bond nel sistema bancario italiano” - ad ottobre 2010 ho proseguito con la magistrale in Economia e legislazione d'impresa, curriculum Auditing. Proprio durante il biennio, in uno dei corsi di Revisione aziendale, ho avuto come professore un partner di PricewaterhouseCoopers e, considerato il mio interesse per la materia, mi sono proposto per sviluppare con lui una tesi sull'indipendenza del revisore legale nello svolgimento della propria attività. Ricevendo poi una controproposta: uno stage trimestrale nell'Audit della società. Ho subito accettato con grande entusiasmo, nonostante il mio piano di studi non prevedesse tirocini: questa opportunità mi avrebbe consentito non solo di elaborare la tesi sul campo, incentrandola su tematiche molto concrete, ma soprattutto di entrare in contatto diretto con una grande realtà aziendale come PwC. Il mio stage, pagato 800 euro lordi al mese più buoni pasto, è iniziato a gennaio 2012, e si è concluso a maggio dopo un mese di proroga concordato con l'azienda per completare un progetto iniziato con i colleghi senior. È stata un'esperienza davvero positiva, durante la quale l'intenzione fortemente formativa di PwC e il supporto concreto dei colleghi mi hanno permesso di apprendere moltissimo e di sentirmi immediatamente parte del gruppo. Fin da prima che lo stage terminasse, avevo manifestato il mio desiderio di rimanere, ricevendo un forte incoraggiamento. Quindi mi sono candidato personalmente presso le Risorse umane e a giugno 2012, un mese prima di laurearmi e dopo aver superato gli step di selezione - un colloquio  tecnico con un manager e uno con un partner -  ho firmato un contratto di apprendistato biennale con uno stipendio di 23.500 euro lordi all'anno, più buoni pasto, straordinari retribuiti  e rimborso trasferte, con inizio dopo l'estate.  A settembre, primo mese di lavoro, ho partecipato al corso formativo di tre settimane previsto per tutti i neoassunti e subito dopo ho iniziato l'attività presso i clienti: in pochi mesi ho già conosciuto diverse realtà aziendali e di viaggiare molto. I ritmi di lavoro talvolta sono serrati ed è richiesta grande flessibilità, ma anche questo fa parte dell'incredibile arricchimento personale e professionale che sto ricevendo ogni giorno da questa esperienza.Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Primi sei mesi da dipendente Leaf, la venticinquenne Carlotta: «Non potevo chiedere di meglio»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Carlotta Merusi, 25 anni, assunta a tempo determinato in Leaf a Cremona. Sono nata e cresciuta a Parma, dove nel 2006 mi sono diplomata al liceo linguistico. Dopo, con un po' di incertezza, mi sono iscritta alla facoltà di Scienze della comunicazione e dell'economia di Reggio Emilia, corso di laurea in Comunicazione e marketing. Per tre anni ho fatto la pendolare, ogni giorno, con grande fatica ma anche con la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta: più frequentavo le lezioni più mi rendevo conto che ciò che stavo studiando mi appassionava. Nonostante la distanza casa-università e l'impegno degli studi, ho sempre cercato di mantenere una minima indipendenza dai miei genitori e come tanti altri studenti ho svolto diversi lavori che mi hanno permesso di imparare, crescere ed anche di divertirmi parecchio: dalla raccolta dell'uva alla hostess per le partite di calcio, e poi barista, commessa, promoter, impiegata comunale. Insomma, non sono mai stata con le mani in mano! Tra un esame ed un lavoretto, nell'ottobre 2009 ho conseguito la laurea triennale e ho deciso di proseguire con la nuova magistrale in Trade Marketing e strategie commerciali all'università di Parma: una scelta ben ponderata, perché sapevo che il corso era ottimo e coordinato da professori molto competenti. Non sono stata affatto delusa, e in questi altri due anni si è rafforzato il mio desiderio di avere un'esperienza lavorativa importante nell'ambito del marketing, magari di una grande azienda. Nel novembre 2011 ho terminato il mio percorso universitario con il massimo dei voti ed esattamente dal giorno dopo la proclamazione ho iniziato ad inviare cv e a cercare proposte di stage in ambito marketing. Le prime settimane dopo la laurea non sono state facili: tante aspettative ma nessuna chiamata, e soprattutto tante persone che mi ricordavano quanto fosse difficile oggi trovare un lavoro per un laureato, senza essere sfruttato. Ho passato giornate intere davanti al computer a cercare offerte di stage, visitare i siti aziendali, inviare curriculum, senza mai avere una risposta. Poi finalmente il mio telefono ha iniziato a squillare e ho cominciato a fare colloqui. Una delle chiamate arrivava da Leaf, un'azienda che conoscevo e apprezzavo da sempre, alla quale avevo subito mandato il mio curriculum dopo aver letto la loro proposta di stage in marketing, che l'università  di Parma mi aveva inoltrato. Ho sostenuto prima un colloquio di gruppo a Cremona e poi due colloqui individuali, uno con le Risorse umane ed uno con la Group brand manager, che sarebbe poi diventata la mia tutor. Fin dal primo momento l'impatto è stato davvero positivo e durante i colloqui ho cercato di far trasparire in ogni modo il mio entusiasmo e la mia voglia di far parte della realtà aziendale. Con grandissima gioia, a fine gennaio 2012 ho saputo di aver superato tutto l'iter di selezione e all'inizio di febbraio, a soli due mesi dalla laurea, ho iniziato la mia esperienza semestrale di stage come Marketing assistant in uno dei brand storici di Leaf, Saila, con un rimborso di 500 euro al mese più buoni pasto.Nei sei mesi di stage ho scoperto un mondo nuovo, che all'università avevo conosciuto solo sui libri: fin da subito sono stata coinvolta direttamente nelle attività di marketing e mi è stata data la possibilità di imparare davvero.  Da parte mia ce l'ho messa tutta  e il mio impegno è stato ripagato: lo scorso agosto mi è stato offerto un contratto a tempo determinato di un anno come Junior brand manager della categoria dolcificanti, tra cui Dietor e Fruttil, in affiancamento al Product manager. Oggi guadagno un buonissimo stipendio, circa 25mila euro lordi all'anno, e riesco ad essere completamente indipendente dai miei genitori, seppure continui a vivere con loro Parma, viaggiando ogni giorno da e per Cremona - circa due ore di viaggio al giorno, una situazione piuttosto comune oggi. Fino ad oggi Leaf mi ha regalato grandi soddisfazioni, e sono certa che continuerà a farlo. Lavoro esattamente nell'ambito per cui ho studiato,  in un'azienda che investe tantissimo sui giovani, in un team che mi ha fatto subito sentire a mio agio: non potevo chiedere di meglio. Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Esplorando una professione: i primi (sicuri) passi di Roberta in Thun

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Roberta Bona, 26 anni, assunta a tempo determinato in Thun, a Bolzano. Sono Roberta, ho 26 anni e vivo a Bronzolo, un piccolo paese nelle vicinanze di Bolzano. Ho frequentato il liceo scientifico europeo, una scuola privata salesiana, e poi mi sono iscritta in Biotecnologie a Padova. A 18 anni però non è sempre facile decidere cosa si vuole fare "da grandi" e dopo il primo anno di studi ho capito che il mio futuro non era in laboratorio. Così nel 2006 sono passata a Lingue e letterature moderne, sempre presso lo stesso ateneo. E questa volta non me ne sono pentita. Padova poi mi è rimasta nel cuore, ci torno spesso a trovare le mie amiche.  All'università ho partecipato ad un Erasmus di sei mesi in Germania, all'università Karls-Ruprecht di Heidelberg, non lontano dal confine con la Francia. È stata un'esperienza molto importante: ho seguito i corsi in tedesco e in inglese, con metodologie didattiche molto diverse dalle nostre, ma sono anche maturata tanto a livello personale. Consiglio a tutti di di fare un'esperienza all’estero, aiuta ad ampliare lo sguardo e a non rimanere focalizzati solo su ciò che ci circonda. Sempre in Germania, questa volta a Coblenza, ho anche fatto uno stage, presso  una struttura ospedaliera privata. Ci sono arrivata grazie a dei contatti personali: il responsabile che affiancavo è un amico di famiglia, e anche per questo, pur non ricevendo rimborso, ero ospitata gratuitamente nella sua famiglia. È stato uno stage un po' atipico, e non credo fosse rappresentativo dello "stage medio" in Germania: essendo rimasta solo un mese, l'agosto 2007, non saprei dire quale sia lì la situazione per i ragazzi [leggi il focus della Repubblica degli Stagisti]. In ospedale comunque svolgevo mansioni da segretaria: gestione della corrispondenza, fotocopie, fax, organizzazione degli appuntamenti. Più che altro è stata una buona opportunità per migliorare la lingua tedesca. A fine 2009 ho discusso la tesi triennale e poi per un po' ho lavorato nella piccola azienda agricola di famiglia, che produce succo di mele e vino. Svolgevo attività d'ufficio, gestione dei contatti con la clientela italiana, tedesca ed inglese via e-mail e via telefono, sponsorizzazione e promozione dei prodotti, controllo contabilità. Però volevo fare esperienza in una azienda più grande, slegata dalla sfera familiare e che mi permettesse di crescere professionalmente. Quindi mi sono candidata per uno stage in Thun: una mia amica in quel periodo ci stava lavorando e me ne parlava molto bene. Dopo qualche settimana e due colloqui, nell'ottobre 2010 ero a bordo: settore Amministrazione vendite. Nel primo periodo di stage ho contribuito all'organizzazione di un importante progetto per la catena retail: due maxi sessioni di formazione che hanno coinvolto circa 500 persone tra personale dei punti vendita, colleghi di sede e docenti. Nonostante fossi in azienda da poco e non avessi esperienza, mi sono subito sentita parte del team. Ho anche lavorato all'organizzazione delle molte riunioni aziendali, interne ed esterne, che Thun prevede ogni anno. E ho gestito il Consumer Service, rispondendo alle segnalazioni e alle richieste dei nostri clienti. Ogni mese ricevevo un rimborso di 500 euro netti più buoni pasto, sufficienti a coprire le mie piccole spese, visto che vivo con i miei.Finito lo stage, ad agosto 2011 Thun mi ha offerto un primo contratto annuale nell'Amministrazione vendite, che mi è stato poi rinnovato per un altro anno con la proposta di cambio reparto. Ora lavoro nell'ufficio Risorse umane e collaboro all'organizzazione e progettazione dei percorsi formativi sia per i dipendenti di sede che per il personale dei punti vendita sul territorio, con uno stipendio di 1250 euro netti al mese e straordinari pagati. È un incarico del tutto nuovo, sono solo all'inizio, ma penso che mi piacerebbe occuparmi di selezione del personale. Vedremo. Purtroppo, a differenza di Thun, le aziende disposte ad insegnare sono ben poche, è uno dei problemi principali dello stage. Però si deve sempre cercare di imparare il più possibile da questa esperienza: usciti dall’università non si sa quasi nulla del mondo del lavoro, e magari si hanno anche le idee confuse su cosa si vuole fare: lo stage può aiutare molto. Certo va scelto con cura. Per me Thun è stata decisamente un'ottima scelta! Testimonianza raccolta da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello Stagista

«Nel bluebook della Commissione Ue si entra grazie al cv, ma per lo stage bisogna fare lobbying»

C'è tempo fino al 31 gennaio per candidarsi a uno dei seicentocinquanta tirocini amministrativi o per traduttori offerti dalla Commissione europea, con rimborso di 1070 euro mensili. Edoardo Troina, 25enne di Catania ma ormai londinese a tutti gli effetti, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua storia di ex eurostagista.  Ho lasciato l’Italia nel settembre del 2005, subito dopo il diploma di liceo classico, per proseguire gli studi in Inghilterra. Studiare in un’università anglosassone era stato un mio sogno fin da piccolo e non potendo andare negli Stati Uniti per via dei costi astronomici, ho optato per i loro “zii” inglesi.Ho intrapreso il corso di laurea in Politics and International Relations alla Royal Holloway, un college dell’Università di Londra. Durante il mio percorso accademico – che nel Regno Unito dura solo 3 anni – ho anche lavorato part-time per racimolare un po' di quattrini: prima come pizza-delivery boy e come cassiere vicino l’università e poi come assistente parlamentare di un deputato tory inglese (per due anni). Un lavoro che ho trovato per caso: ho incontrato il mio futuro datore di lavoro a una festa e lui mi ha proposto di fare esperienza da lui. A Westminster percepivo però solo un rimborso spese (avevo pranzo, cena e biglietti del treno/tube pagati). Per il resto, nei miei tre anni alla Holloway, ho fatto anche due stage a Bruxelles: uno alla Regione Sicilia e uno nell’ufficio di un europarlamentare inglese. Dei due, solo il secondo prevedeva un emolumento. La scelta della mia facoltà si è rivelata felice vista la bravura dei professori, la duttilità della laurea nel mondo del lavoro e il corpo studentesco – molto internazionale. Mi sono laureato nel luglio del 2008 con una tesi sulla politica estera italiana.Quando sono andato io, studiare in Inghilterra costava poco più che in Italia, visto che le tasse universitarie ammontavano a 1750 sterline per anno accademico (circa 2100 euro). Oggi purtroppo – dopo una riforma del governo Cameron – laurearsi nel Regno Unito costa 9mila l’anno (circa 10800 euro) mentre Galles e Scozia rimangono abbordabili. In Inghilterra, tutte le mie spese sono state coperte dalla mia famiglia. Subito dopo la laurea, ho iniziato un master in Studi interdisciplinari europei al College d'Europe, nel campus di Natolin, in Polonia, dove ho studiato diritto e governance dell’Unione Europea e ho fatto una tesi sul rapporto tra efficienza amministrativa nelle amministrazioni locali e utilizzo dei fondi regionali europei. Qui ho usufruito di unaborsa di studio completa del Rotary International che ha coperto sia la retta che le mie spese.  Subito prima di iniziare in Commissione Europea, ho fatto anche uno stage di 2 mesi in uno studio legale a Wall Street.Nell’aprile del 2009 ho fatto domanda per entrare nel bluebook della Commissione Europea e una volta entrato ho iniziato a fare “lobbying” per una posizione. Le istituzioni europee hanno infatti una selezione ufficiale organizzata in due step: il primo consiste in una scrematura fatta dagli specialisti delle risorse umane che selezionano i "possibili assunti". Una volta entrati in questo pool (stiamo parlando del 10/20% dei candidati) i candidati aspettano che uno dei servizi della Commissione li contatti per offrirgli una posizione. Spessissimo sono proprio i partecipanti a sollecitare i servizi della Commissione ai quali sono interessati: ecco cosa intendo per "lobbying". In sostanza ho iniziato a fare telefonate e a utilizzare tutti i contatti a mia disposizione finché non ho trovato qualcuno che mi desse la possibilità di un colloquio. Quella persona è stata Antonio Preto – allora capo di gabinetto del vicepresidente della Commissione Antonio Tajani e oggi commissario Agcom – con il quale ho fatto un colloquio che l’ha poi spinto a offrirmi il posto di stagiaire nel gabinetto Tajani. Così ho iniziato il mio stage, pagato più di mille euro al mese. Ho trovato persone stupende e la mia esperienza è stata molto positiva. Mi sono state affidate mansioni e un livello di responsabilità davvero alti e trattandosi del gabinetto di un commissario – piuttosto che una normale direzione generale – il tipo di lavoro era molto vario e interessante, passando dal policy-making puro al discorso politico. La mia fortuna è stata anche quella di trovare una squadra di livello altissimo, efficiente e affiatata. Il mio mentore si è trasformato con l’andare del tempo in un vero e proprio amico.Verso la fine dell'esperienza in Commissione i miei colleghi si sono dati da fare per aiutarmi a continuare il mio percorso nelle istituzioni europee e il loro aiuto si è rivelato determinante per il proseguio della mia – poi breve – carriera a Bruxelles. Mi è stato infatti offerto uno stage – rimborsato con circa 1000 euro al mese – nell’ufficio di un’europarlamentare italiana: Lara Comi. Questo stage di sei mesi offriva la prospettiva di un contratto come assistente parlamentare. Alla fine ho però deciso di accettare una borsa di studio offertami dal governo cinese per andare a vivere a Pechino e studiare la lingua per un anno. Durante il mio soggiorno oltre-muraglia ho fatto uno stage che non prevedeva alcun rimborso all’Istituto del Commercio Estero.Ad oggi, sono rimasto molto amico dei parlamentari di Bruxelles e faccio ancora dei lavoretti occasionali per loro. Inoltre, dopo lo stage, ho svolto alcuni servizi di consulenza per lo studio legale.In questo momento sono sotto contratto con uno studio legale angloamericano – SNR Denton  – che mi ha assunto come “trainee solicitor”. In pratica, mi stanno sponsorizzando per un’extra laurea in diritto a Londra presso il College of Law of England and Wales che converta la mia laurea in Scienze politiche prima di farmi iniziare a lavorare. In questo momento, stanno pagando i miei studi e mi danno anche uno “stipendio” che copre le mie spese qui a Londra: 12mila sterline l'anno - più o meno 14mila euro - per i miei studi e 7mila l'anno - 8mila euro - per il mantenimento. A partire da agosto, quando prenderò la seconda laurea e inizierò a lavorare, percepirò uno stipendio intorno alle 40mila sterline (48mila euro) e mi occuperò di diritto transazionale internazionale.Devo ammettere di essere stato molto fortunato in quasi tutte le mie esperienze visto che ho sempre trovato persone pronte a scommettere su di me e pure (quasi sempre) a pagarmi, aspetto non secondario. Mi è sempre stata data fiducia e ho svolto mansioni che normalmente uno stagiaire non svolgerebbe.La situazione in Italia e specialmente al sud, è invece drammatica. C'è una mancanza totale di opportunità e di speranza per i nostri giovani. Quello che mi fa rabbia è vedere quante opportunità sono a disposizione dei giovani britannici o francesi o statunitensi mentre noi - grazie alla nostra classe dirigente - siamo costretti o a scappare o a vivere una vita più povera di quella dei nostri genitori. Testo raccolto da Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stage UE, oltre 800 occasioni da più di mille euro al mese- Commissione Ue, non sempre gli stage sono pagati- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita»- Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea E anche:- Giulia, passi da gigante nel marketing Neomobile: destinazione Londra    

La storia di Anna a Nestlé: dopo la laurea, stage e assunzione

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Anna Assenza, assunta con contratto di apprendistato in Nestlé, a Milano.Sono nata a Comiso, un paese in provincia di Ragusa, 27 anni fa; fino alla maturità classica ho vissuto lì, poi è iniziata la mia vita da fuorisede. Mi sono trasferita a Catania, dove ho seguito la triennale in Economia aziendale, laureandomi a marzo 2008. Poi, sempre presso lo stesso ateneo,  mi sono iscritta alla specialistica in Direzione aziendale, che ho portato a termine a marzo 2010. Finita l'università, ho iniziato un anno di pratica retribuita presso uno studio di consulenza fiscale e tributaria, ma subito dopo ho capito che l'attività di consulenza non appagava le mie aspettative professionali. Così, a otto mesi dalla laurea, ho ripreso i libri in mano e ho seguito un master in General  Management presso l'Isida, Istituto superiore per imprenditori e dirigenti d'azienda di Palermo. Sono anche riuscita ad attutire i costi del master ricevendo una borsa di studio a copertura parziale. Alla fine la scelta si è rivelata vincente. La parte teorica, durata sette mesi, doveva essere seguita da uno stage. Avevo già esaminato una serie di possibilità offerte dalla scuola, ma curiosando in internet ho scoperto che la Nestlè aveva delle posizioni di stage aperte nel controllo di gestione e, senza pensarci  troppo,  ho deciso di inviare la mia candidatura. Pochissimi giorni dopo sono stata contattata dall'azienda, che mi invitava a partecipare alle selezioni. L'iter di recruiting, durato in tutto un mese, si è svolto in tre step:  un primo assessment  di gruppo e poi due colloqui individuali. In quel periodo vivevo a Palermo e, considerate le distanze, l'azienda ha cercato di concentrare i colloqui; così con pochi viaggi ho completato l'iter. Con successo! A maggio 2011, appena finita la parte in aula del master, ho iniziato il mio stage semestrale nell'ufficio Controllo di gestione della divisione Dolciari, seguita da un tutor e da una collega d'ufficio, che è stata sempre pronta a fornirmi ogni tipo di chiarimento. Durante questi mesi ho ricevuto un rimborso mensile di circa 700 euro e ho usufruito gratuitamente della mensa aziendale. Certo, considerando i costi della vita a Milano, non ero indipendente; ma non appena si è concluso lo stage mi è stata offerta la possibilità di rimanere all'interno dello stesso team con un contratto di apprendistato di 24 mesi, retribuito 25mila euro lordi annui.Il mio stage è stato fondamentale: mi ha permesso di essere avviata gradualmente all'attività lavorativa, guidata da un team sempre pronto a coinvolgermi e a sostenere la mia formazione. Anche per questo l'atteggiamento che mi ha contraddistinto in questo anno e mezzo, e che cercherò di mantenere, è la curiosità e la proattività verso ogni aspetto del mio lavoro. Non escludo la possibilità, un giorno, di andare a lavorare all'estero, ma per il momento il mio futuro è qui; diversi miei amici invece hanno giocato la carta estero, spinti dalle difficoltà del contesto lavorativo italiano e dalle migliori prospettive che altri Paesi offrono. I giovani senza alcuna esperienza lavorativa subiscono conseguenze pesantissime dall'attuale situazione economico-finanziaria, che ha congelato il ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Quando potranno cominciare a fare esperienza se nessuno glielo permette? Lo stage può essere un ottimo punto di inizio, ma le aziende che offrono davvero buone opportunità di stage e puntano sui giovani come risorsa competitiva sono pochissime.  Nestlé è una di quelle, l'ho sperimentato in prima persona: i  principi della Carta dei diritti degli Stagisti sono pienamente rispettati. E a beneficiarne sono entrambe le parti, ragazzi ed azienda. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Commissione Ue, non sempre gli stage sono pagati

Non sempre i tirocini alla Commissione europea, per cui è appena partito un nuovo bando che scadrà il 31 gennaio, prevedono una retribuzione. Talvolta sono, al pari di altri, del tutto gratuiti e svolti al di fuori delle regole stabilite dalle selezioni per tirocini pagati mille euro al mese (amministrativi o per traduttori). Elena Baiocco, 27enne di Perugia, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza (gratuita) di stagista alla Commissione europea.Sono nata a Perugia il 1 gennaio del 1986 e tuttora vivo a Perugia. Ho frequentato il liceo classico perché ho sempre amato le materie umanistiche, soprattutto la lingua e letteratura italiana (specie quella del Novecento: Moravia, Calvino). Dal terzo anno mi sono appassionata alla filosofia. Scrivere è da sempre la mia passione, ho scritto di tutto, dalla narrativa alla poesia. Fare la scrittrice era il mio obiettivo, poi col tempo la curiosità per la realtà che ci circonda mi ha condotta al giornalismo.Terminato il liceo, anziché optare per la facoltà di Lettere, ho preferito Scienze Politiche. Una scelta scaturita da un'esigenza di maggiore concretezza, di studiare e analizzare l'attualità dopo ben 5 anni trascorsi ad apprendere le gesta di popoli come i greci e latini che, per quanto possano essere avvincenti e rappresentare un patrimonio culturale, sono pur sempre storia antica.Ho iniziato l'università nel 2005 e mi sono laureata 3 anni dopo (26 novembre 2008) a pieni voti in Sociologia dei fenomeni politici, con una tesi intitolata "L'élitismo democratico in Joseph A. Schumpeter", dedicata al pensiero dell'omonimo studioso austriaco, il quale teorizzava che il potere politico, in ogni società, appartiene di fatto ad una ristretta cerchia d'individui. Nel frattempo ho provato a coltivare la mia passione per lo scrivere collaborando con un quotidiano locale, Il Corriere dell'Umbria. In seguito, ho fatto uno stage in una tv umbra, ReteSole, durante il quale ho curato una trasmissione di approfondimento, realizzando dei servizi di attualità e lanciando io stessa i pezzi. Nel 2010 ho partecipato alla selezione per il Decimo biennio della scuola di giornalismo radio televisivo di Perugia, arrivando prima in graduatoria. Grazie alla scuola ho ottenuto il praticantato da giornalista, ho fatto stage al quotidiano La Nazione, ad Arezzo, al termine del primo anno e presso Radio Rai e il Tg3, a Roma, a conclusione del secondo, secondo quanto previsto dal programma. E proprio così ho avuto l'opportunità dello stage in Commissione.Ho svolto il tirocinio da metà ottobre 2012 fino al 31 novembre 2012 presso la sede della Rappresentanza italiana della Commissione europea, a Roma. Avevo 26 anni (oggi 27, essendo nata il 1 gennaio!). Ho iniziato dopo un mese di stage al Tg3. È stato proprio grazie alla scuola di Perugia che ho avuto la possibilità di "lavorare" nelle istituzioni comunitarie, pur non ricevendo rimborsi. Non ero alla ricerca di uno stage in Europa, per questo non ho badato all'aspetto economico. La proposta è arrivata dalla scuola di giornalismo, e io non mi sono tirata indietro, ho voluto provare. Mi sono occupata del settore radio, sono stata una sorta di assistente al programma per due trasmissioni di approfondimento settimanale dedicate all'attualità e alla lettura ( "22 minuti" e "Un libro per l'Europa"). Ho preparato alcune interviste per gli ospiti, fatto ricerche sui temi oggetto del programma e creato un archivio di contatti delle emittenti radiofoniche per diffondere le trasmissioni. Mansioni che non avevano totalmente a che vedere con la professione da giornalista ma che mi hanno permesso comunque di operare nell'ambito di un mezzo di comunicazione già sperimentato alla Scuola di Perugia, di cooperare alla realizzazione di un prodotto d'informazione e di ampliare la conoscenza delle fonti di notizie, specie quelle estere. È stata un'esperienza positiva anche dal punto di vista dei contatti e dei buoni rapporti che si sono creati con altri stagisti. È stata una proposta che ho voluto cogliere al volo per fare nuove esperienze, vedere dall'interno uno spaccato con finestra aperta sull'Europa. Ho potuto ampliare il network di contatti, che potranno essermi utili in futuro, e mi è piaciuto condividere spazi, idee, momenti ricreativi con persone provenienti da tutta Italia e da altri paesi europei. È stato un arricchimento in termini di cultura e amicizia. Unico neo: la mancanza di emolumento. Ho così dovuto provvedere da sola a pagarmi la stanza in affitto a Roma (500 euro al mese) facendo affidamento sull'aiuto dei miei genitori.Attualmente sono giornalista praticante, nell'attesa di dare l'esame da professionista a fine gennaio. Le difficoltà però non mancano: ho inviato il mio cv all'estero e spesso mi capita di pensare di andarmene dall'Italia ma in realtà uno dei motivi per cui ho deciso di diventare giornalista è quello di raccontare il mio paese e denunciarne le anomalie. Ci sono molti miei amici che cercano con ogni mezzo di andare a lavorare all'estero.Anche la realtà degli stagisti è molto dura: spesso non sono retribuiti, lavorano sodo e rappresentano l'unico motore che manda avanti l'ufficio di turno. Un vero sfruttamento... In altri casi poi i tirocini sono inutili perché incapaci di far approcciare le persone al mondo del lavoro. Conoscevo la Repubblica degli Stagisti quando era ancora un blog. Quanto alla Carta dei diritti degli stagisti trovo sia ottima la formulazione ma mi chiedo quanto sia realmente effettiva ed efficace nel concreto e non rimanga piuttosto una carta d'intenti programmatici. Infine, a chi come me intende cimentarsi nella carriera giornalistica consiglio di armarsi di pazienza e contare sulle proprie capacità e determinazione, anche se, purtroppo, le conoscenze contano...  Testo raccolto da Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Carlotta Pigella, Torino-Bruxelles andata e ritorno: «Il mio stage alla Direzione generale Affari Marittimi della Commissione UE? Internazionale e professionalizzante»- Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea»- Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea        

Laura, ingegnere chimico in Chemtex Italia

La Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità, e la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito. Di seguito quella di Vincenzo Ogliarulo, classe 1989, IT Project Analyst per ALD Automotive a Roma. Di seguito quella di Laura Giusti, assunto a tempo indeterminato in Gruppo M&G.NB: al momento della pubblicazione di questo articolo il Gruppo M&G - Chemtex faceva parte dell'RdS network; dal marzo del 2014 non ne fa più parte. È stata la mia professoressa di matematica del liceo, dotata di grande passione per il suo lavoro, a rafforzare il mio amore per le materie scientifiche e a convincermi a proseguire gli studi in questo ambito. Sono di Arezzo ma al momento della scelta universitaria nel 2004 non avevo dubbi riguardo la città in cui volevo vivere, la mia amata Bologna. Nonostante avessi scelto una materia scientifica avevo comunque molte incertezze riguardo la facoltà precisa. È stato l’Open day dell’Alma Mater ad aprirmi gli occhi: elenco delle facoltà e degli esami, persone pronte a risponderti mi hanno aiutato nella scelta del percorso di studi, ingegneria chimica.Gli anni universitari sono trascorsi velocemente e senza particolari difficoltà, grazie all’appoggio economico della famiglia che mi ha mantenuta come studentessa fuori sede, e nel 2007 ho conseguito la laurea triennale. Mi sono avvicinata alle energie rinnovabili nel 2009 in corrispondenza della tesi di laurea specialistica, svolta in Turchia per un periodo di sei mesi. L’Erasmus è uno strumento unico per poter fare un’esperienza all’estero e conoscere realtà diverse, è davvero un peccato che non sempre sia valorizzato a sufficienza. La sede dell’Erasmus era Izmir, volendo vi era la possibilità di abitare in uno studentato, ma ho preferito trovare un appartamento per conto mio per avere maggiore libertà. La vita in Turchia non è cara anche se il contribuito fornito era solo 250 euro mensili. La tesi era sperimentale quindi ho lavorato in un laboratorio all’interno della Ege University. Sono stata la prima persona di ingegneria di Bologna a partire per la Turchia e questo mi ha fatto sentire un po’ pioniera, l’anno successivo un’altra ragazza ha svolto la sua tesi nello stesso laboratorio.Ho avuto il primo contatto con la Chemtex Italia dopo la laurea specialistica tramite un'autocandidatura in un sito di annunci professionali. Nonostante il buon esito del colloquio e l’impressione decisamente positiva sull’azienda, ho preferito lavorare nella mia città per comodità e per portare avanti la preparazione dell’esame di stato. Quattro prove: le prime due sono temi, il primo di traccia generica e il secondo più specifico dell’indirizzo di studi scelto. Segue poi una pratica, cioè un esercizio di progettazione ed infine un orale. Con la qualifica di ingegnere mi sono quindi iscritta all’albo di Bologna. L’ambito professionale era sempre quello delle energie rinnovabili in una cooperativa, la Fabbrica del sole, con un contratto a partita iva che non imponeva alcun vincolo di orari e prevedeva un compenso di 500 euro mensili. Tutte persone giovani e dinamiche pronte a dare fiducia e responsabilità anche alla prima esperienza lavorativa. Iniziato ad agosto del 2010, dopo aver realizzato alcuni progetti e portato avanti altri, ho capito di aver bisogno di un’esperienza diversa e a dicembre ho interrotto la collaborazione. Mi sono quindi dedicata ad ampliare le conoscenze linguistiche trasferendomi per qualche mese a Berlino con l’appoggio di alcuni familiari che vivono lì.Al momento del mio ritorno in Italia e in corrispondenza della nuova ricerca di lavoro è avvenuto il secondo contatto con la Chemtex: l’azienda mi ha chiesto se ero ancora interessata a lavorare con loro e ad avere un altro colloquio di selezione. Tutto è andato bene e a luglio del 2011 ho iniziato il periodo di stage.Le condizioni proposte erano un rimborso spese di 550 euro mensili più buoni pasto per un periodo di sei mesi. L’obiettivo fissato era di stabilire un setup di esperimenti da condurre in laboratorio per definire una linea produttiva del progetto in cui ero stata inserita.Il rapporto con i colleghi ha soddisfatto le aspettative, tutte persone giovani, disponibili e in grado di rendere semplice il trasferimento in una realtà nuova. Sono stata seguita da una persona di grande esperienza, in grado di trasmettere la sua profonda passione per gli argomenti trattati e per la ricerca.  In anticipo rispetto alla fine dello stage, sono stata convocata e mi hanno annunciato che la collaborazione sarebbe continuata da fine gennaio 2012 con un contratto da apprendistato per due anni, con un compenso mensile lordo di duemila euro. Entusiasta  ho accettato l’offerta perché credo che questa azienda sia una delle poche che offre opportunità reali ai giovani nell’ambito della ricerca.Prima di entrare in Chemtex volevo essere al corrente delle reali opportunità di proseguire il lavoro al termine di tale periodo ed informandomi in internet, ho trovato su Repubblica degli Stagisti la testimonianza di una ragazza. Mi sono ritrovata molto nella sua esperienza e ho trovato questo sito molto utile per una selezione del lavoro.Sicuramente il mio percorso continuerà qui, al fine di acquisire esperienza e professionalità. L’ambito delle energie rinnovabili continua ad interessarmi e vorrei continuare a lavorare in esso. La categoria di studi a cui appartengo ha delle risorse nell’ambito lavorativo per cui gli effetti della crisi economica sono stati meno pesanti. Le prospettive di lavoro di molti amici con un diverso percorso di studi non sono invece rosee e ammiro molto la tenacia con cui affrontano ogni giorno la ricerca di una posizione stabile. In sostanza: sono fortunata!Testo raccolto da Giulia Cimpanelli Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!