Categoria: Storie

«Niente fotocopie, qui ci serve un programmatore» e per Ivan inizia la carriera in SIC

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Ivan Tridico, 25 anni, oggi assunto con contratto di apprendistato in SIC Servizi Integrati & Consulenze, a Milano.   Sono uno sviluppatore software innamorato del suo lavoro. Ho 25 anni, la stessa età dell’azienda che mi ha cresciuto, la SIC Servizi integrati & Consulenze, una società informatica piccola ma autorevole che fornisce servizi soprattutto alle aziende del settore energetico, chimico e meccanico. Ma partiamo dall’inizio.Sono nato e cresciuto a Milano, dove nel 2008 mi sono diplomato come perito informatico con 92/100. Poi ho scelto di proseguire con l’università, optando per Ingegneria energetica al Politecnico. Fin da ragazzino ho affiancato i miei studi a vari lavoretti: volantinaggio, addetto alla sicurezza, allestitore nelle fiere e collaboratore in un centro trasmissione dati. Più tanto sport, soprattutto arti marziali e basket, quest’ultimo sia da giocatore e da allenatore. Tutto ciò alle superiori non mi ha mai impedito di realizzarmi negli studi, grazie anche ad alcuni ottimi docenti e alla tanta passione che c’era dietro le attività extra scolastiche. Però arrivato al secondo anno di università alcuni problemi familiari hanno avuto il sopravvento, e sono stato costretto ad abbandonare, pur avendo dato metà esami. Mi sono concentrato a tempo pieno sui miei lavori: facendone due o tre per volta riuscivo a guadagnare anche 1200 euro al mese, però senza contratti stabili. Il lavoro non è mai mancato, ma era a chiamata. Del resto mi piacevano questi lavori e lavoretti, anche se spesso su turni notturni, perché sono sempre riuscito ad integrarmi bene nell’ambiente e a socializzare con colleghi e superiori.  Poi ad inizio 2012 mi sono imbattuto in un annuncio interessante pubblicato sulla Repubblica degli Stagisti: la società SIC offriva uno stage semestrale per sviluppatori software, con un rimborso mensile da 600 euro netti e generosi ticket restaurant. All'epoca come ho detto guadagnavo piuttosto bene, ma non ho esitato a inviare la mia candidatura: l’informatica era, ed è, la mia vocazione. A fine febbraio ho sostenuto il primo colloquio con l’aziendo presso la sede di Loreto, e poi un secondo colloquio a inizio marzo. Più di tutto delle selezioni mi è rimasto impresso un momento, o meglio una frase: «Qui non ci serve qualcuno che faccia delle fotocopie, qui ci serve un programmatore». E confermo, così è stato.Il 26 marzo ho iniziato il mio stage in SIC e in sei mesi ho imparato tantissimo, ho avuto modo di applicare e vedere in azione la teoria che da avido autodidatta mi sono costruito nel tempo. La fortuna di lavorare in una piccola azienda - SIC ha circa una ventina di dipendenti - sta anche nel fatto che si fa un po’ di tutto. In particolare io mi sono occupato dell'analisi delle esigenze del cliente, della progettazione e scrittura del database, dei programmi... Tutto ciò che sta dietro la realizzazione di un software. L'azienda fornisce software per la gestione di impianti petroliferi e per la telematizzazione delle accise e dei documenti doganali, oltre che assistenza e formazione tecnico-procedurale. A fine stage – era ottobre 2012 - sono stato confermato per un anno come collaboratore a progetto, in attesa di incentivi statali alle assunzioni che tardavano ad arrivare. In quel periodo il mio stipendio ammontava a circa mille euro al mese, senza buoni pasto. Poi finalmente, scaduto il contratto a progetto, è arrivata la bella notizia: la proposta di un contratto di lavoro molto più tutelante, un apprendistato triennale, con uno stipendio di 1200 euro e buoni pasto da 7,50 euro. Solo oggi quindi sono tornato a guadagnare cifre simili a quelle che guadagnavo qualche anno fa – seppur facendo lavori non contrattualizzati e che poco avevano a che fare con l’informatica - quindi sotto il punto di vista strettamente economico non è stato un buon investimento. Guardandomi indietro però so con assoluta certezza che rifarei la pazzia di dire addio ad un’entrata mensile pressoché stabile in favore di uno stage, perché alzarsi ogni mattina per andare a lavorare col sorriso, vedere i risultati dei propri sforzi e vivere otto, nove ore al giorno in un ambiente così professionale e amichevole,  che mantiene viva la mia passione, mi realizza come nient’altro farebbe. Qui in SIC srl mi sento veramente bene. Prendendo a prestito un'espressione dell'amministratore delegato Aurelio Fallabrino, mi sento uno di famiglia: perché è così che tutti mi hanno trattato sin dal primo giorno.  Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo    

«Non più solo stagista, in Carglass finalmente sono cresciuta»: la storia di Alessandra

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Alessandra Burro, 27 anni, oggi assunta a tempo determinato nelle Risorse umane di Carglass, a Milano. Ho 27 anni e sono di Milano. Qui ho frequentato l'istituto tecnico professionale e, nonostante fossi una buona studentessa, dopo il diploma ho preferito cercare subito un lavoro. Ho iniziato nel contact center di Xelion Banca, come assistente telefonico ai promotori finanziari. L'ingresso in un contesto bancario è stato fin da subito affascinante, sia per la conoscenza del mondo finanziario e sia per la retribuzione, che era piuttosto elevata, circa 1.450 euro al mese. Dopo qualche tempo poi sono stata scelta per dare supporto all’ufficio Risorse umane, dove ho iniziato a occuparmi dell’inserimento delle schede anagrafiche dei neo assunti nel gestionale dell’azienda. E dove ho scoperto quanto il mondo HR fosse per me interessante e stimolante.Ha iniziato così a prendere forma l'idea di ricominciare a studiare, per completare la mia formazione e poter aspirare ad una carriera professionale più ambiziosa. A ottobre 2008 quindi mi sono iscritta al corso di laurea in Organizzazione e risorse umane alla Statale di Milano, intervallando costantemente gli studi con diversi lavori a breve termine - addetta call center, commessa, addetta alle pulizie, babysitter - per riuscire a cavarmela economicamente senza pesare sulla mia famiglia. A dicembre 2011 finalmente ho finito gli studi universitari, in corso e con voto 95/110. Ho iniziato a cercare un impiego nell’ambito HR rispondendo ad annunci di lavoro on line e portando di persona il mio curriculum alle agenzie interinali di Milano e hinterland. La ricerca sembrava non dare frutti quando un giorno ecco arrivare una telefonata inaspettata: Everis Italia, gruppo multinazionale di consulenza IT [tra le aziende aderenti al circuito  circuito Ok Stage, ndr], stava cercando un HR Recruiter Junior: avevano ricevuto i miei riferimenti dall'università e mi offrivano uno stage di sei mesi, che accettai di buon grado. In Everis sono stata inserita nell'ufficio Risorse umane con altre tre colleghe: due si occupavano della parte amministrativa e di formazione e l'altra della selezione. Il mio ruolo era quello di supportare quest’ultima nella ricerca di profili IT neolaureati. Tenevo i contatti con le università e convocavo i candidati agli assessment di gruppo. Il rapporto con le mie colleghe e il mio tutor era bellissimo, la mia tutor mi ha trasmesso la sua passione per questo lavoro e lo stage era ben ricompensato, 750 euro netti al mesi più ticket pasto. Lo stage però non era finalizzato all'inserimento in azienda e qualche settimana prima della fine mi sono riattivata nella ricerca di lavoro rispondendo ad annunci on line e annunci pubblicati sulla bacheca dell'università.A fine luglio sono stata contattata dall’agenzia per il lavoro Gi Group e ho sostenuto tre colloqui che, ad agosto 2012, mi hanno portato al mio secondo stage, anch'esso non finalizzato all'assunzione. Questa esperienza è stata per me una grande palestra, dove ho dovuto affrontare molte difficoltà, ma dalla quale ho ricevuto anche molte soddisfazioni. Per sei mesi ho supportato la Recruiter Senior di filiale nella pubblicazione degli annunci, nella convocazione dei candidati e nei colloqui di selezione, all’inizio in affiancamento e, in seguito in autonomia.  Il tutto con un rimborso di 400 euro mensili e buoni pasto. Al termine dello stage, mi sono dedicata ancora una volta alla ricerca di un'occupazione, rendendomi conto che uno dei requisiti fondamentali richiesti dalle aziende era la conoscenza della lingua inglese. A quel punto mi sono posta un nuovo obiettivo: se entro qualche tempo non avessi trovato lavoro nell'ambito delle  risorse umane, sarei partita per l'Inghilterra per migliorare il mio inglese. Grazie alle referenze della mia ex tutor di Gi Group però ho subito trovato lavoro nell'ufficio Amministrazione del personale di Carglass, multinazionale leader nel settore riparazione e sostituzione vetri auto, dove per due mesi ho gestito l'archivio cartaceo di tutti i dipendenti dell'azienda, circa 950. Nonostante questa mansione si discostasse dalla mia formazione e dagli stage precedentemente svolti, non volevo rimanere a casa senza lavoro e volevo mettere da parte qualche risparmio per potermi permettere il viaggio studio in Inghilterra. Prima della scadenza del contratto, a fine maggio 2013, mi è stato proposto di iniziare uno stage a partire da settembre nell'ufficio Selezione, formazione e sviluppo. Ero molto contenta! Potevo continuare il mio percorso professionale nelle risorse umane e allo stesso tempo andare in Inghilterra due mesi, imparare la lingua, tornare e avere di nuovo un lavoro.Dopo l'estate 2013 inizia quindi la mia vera esperienza di lavoro nell’ambito HR di Carglass, prima con uno stage semestrale con un rimborso di 800 euro mensili più buoni pasto da 10,66 euro, poi con un contratto a tempo determinato di un anno con uno stipendio di quasi 1100 euro netti al mese. Questa per me è stata finora l'esperienza professionale più significativa, la più importante in assoluto, la prima in cui mi è stato concesso di crescere sotto il profilo lavorativo, di non essere più considerata come una stagista e di imparare a svolgere nuove mansioni, oltre alla selezione, che rimane comunque la mia passione. Per esempio ho potuto approfondire l'ambito della  formazione e dello sviluppo, di cui non mi ero mai occupata, aggiungendo un'ulteriore competenza al mio bagaglio. Insomma, a distanza di quasi tre anni dal conseguimento della laurea, ho capito veramente cosa voglio fare da grande e ce la metterò tutta per riuscirci anche se la situazione del mercato del lavoro oggi non è delle migliori per i giovani italiani.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo    

«Non solo colleghi: con lo stage e poi il lavoro in Progetto ED ho trovato dei compagni di viaggio»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella del ventisettenne Francescopaolo Marino, oggi Project manager in apprendistato per PROGETTO ED, a Salsomaggiore Terme.  Ho 27 anni e sono di Napoli; sono laureato in Economia aziendale all’università Federico II, con una specializzazione in International Management. L’unico piccolo rimpianto di questi anni è di non aver vissuto l’esperienza dell’Erasmus, per timore che potesse rallentare il mio percorso di studi. A posteriori invece consiglierei a chiunque di provarci: il mondo del lavoro, come la vita in generale, è un mondo di relazioni; quanto più variegate se ne hanno alle spalle, tanto più facile è gestire quelle nuove, professionali e non, essendo allenati ad una “filosofia” della collaborazione e del rispetto dei punti di vista altrui. Dopo la laurea, ottenuta a dicembre 2012 con lode, sono stato ammesso al master in Project Management della Luiss: un percorso strutturato in quattro mesi di formazione in aula più uno stage in azienda, per un costo totale di 8mila euro. Anche se ho dovuto cercare da solo il mio stage – da questo punto di vista l’organizzazione del master ha peccato molto – l’esperienza si è rivelata speciale. Lo dico adesso dopo averla assimilata e sedimentata. In nessun momento di quei sei mesi ho vissuto le sensazioni alienanti che sentivo raccontare ovunque. Avevo intuito che per me sarebbe stato diverso già dalle selezioni: superata la prima fase – assessment, prova di gruppo, colloquio individuale – mi sono ritrovato non più ad un ulteriore colloquio, ma ad un semplice tavolo a parlare con persone che proprio come me avevano le idee chiare su cosa volevano: scrivere una storia di successo. E infatti, entrato in stage, più che dei colleghi ho trovato dei compagni di viaggio; in particolare con quella che è stata la mia tutor oggi siamo amici e ci frequentiamo anche fuori; la cura con cui ha coltivato la mia crescita mi ha permesso di lanciarmi con estrema facilità nel mondo delle responsabilità professionali  e dopo due mesi ho iniziato ad operare in piena autonomia, percependo ogni mese un rimborso netto di 800 euro. L’azienda che ha reso possibile tutto ciò? Progetto ED, a Parma, che commercializza e installa porte e finestre.  Lo stage per cui mi ero candidato era per una posizione di Project Manager e nello specifico mi sono occupato di formulazione delle proposte economiche per i clienti, definizione delle soluzioni tecniche più adatte rispetto alle analisi di cantiere, coordinamento dei tempi di evasione degli ordini. Insomma, una gestione integrata di una commessa da un punto di vista principalmente economico finanziario. È stato uno stage perfetto. Credo che la mancanza di responsabilizzazione di una risorsa finisca col creare un effetto esattamente opposto alla produttività. Il rovescio della medaglia è che esistono, a malincuore bisogna ammetterlo, anche ragazzi non disposti a sacrificarsi, che pretendono tanto ancor prima di aver dimostrato qualcosa. Se ci fosse un maggiore rispetto reciproco tra questi due poli non parleremmo più dello stage come un problema. Le aziende devono vederlo come una forma importante d’inserimento a lungo termine ed i ragazzi come un’opportunità per dimostrare il loro valore. È un investimento bidirezionale e non unidirezionale. Infatti dopo la conclusione dei sei mesi ho firmato un contratto di apprendistato di trenta mesi, non avrei detto di no a Progetto ED per nessun motivo al mondo: qui si ha veramente la possibilità di crescere e di esprimersi. Adesso mi occupo anche di cercare nuovi potenziali partner aziendali – e di alcuni aspetti di selezione del personale – con uno stipendio che ammonta a circa 1100 euro netti mensili, sufficiente ad essere del tutto indipendente. La vita a Salsomaggiore non è impossibile, un affitto costa in media 350 euro più spese; ma del resto con un giusto senso di responsabilità anche durante lo stage sono riuscito ad affrontare tutte le spese in autonomia. Certo, è difficile mettersi qualcosa da parte, ma non credo sia il momento di pensare ai risparmi o ai divertimenti, bensì un momento d’investimento puro su se stessi ed sul proprio futuro. Oggi l’unico pensiero  è quello di fare qualcosa di grande nel mio Paese per il mio Paese, e portare poi la storia d’innovazione di Progetto ED all'estero.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo    

Meritocrazia, in Elica è la stella polare: parola di un giovane ingegnere

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella del giovane Gennaro Buonomo, ora assunto nel reparto Ricerca & sviluppo di Elica, a Fabriano. L'azienda festeggia così il recente ingresso nel circuito Ok Stage.Sono di Napoli, ho 27 anni e da poco più di un anno sono laureato in Ingegneria meccanica per l'energia e l'ambiente alla Federico II. Una scelta naturale per me, che ho sempre avuto una sconfinata passione per tutto ciò che è tecnologia e vengo da una famiglia proprietaria di una piccola azienda di servizi per l'ambiente. Negli anni del liceo davo una mano ogni volta che potevo, poi durante l’università ho fatto altri lavoretti: cameriere, barman, lezioni private, anche contemporaneamente. Poco alla volta mi sono guadagnato l'indipendenza ambita - imparando anche a dare il giusto valore ai beni materiali  e immateriali - tenendo il passo con gli studi. Ho concluso la specialistica a luglio 2013 con lode e pubblicazione della tesi, un lavoro in cui ho progettato una sessione di simulazioni termo-fluidodinamiche per un componente di un velivolo dell'aviazione generale. Si trattava di uno approfondimento su uno studio precedente, finanziato dal progetto europeo Esposa – Efficient Systems and Propulsion for Small Aicraft. Non avendo fatto esperienze all'estero, pochi giorni dopo la laurea ho preso un volo per Londra, e ci sono rimasto per qualche mese. Mi mantenevo facendo il barman, con una paga nettamente superiore a quella percepita in Italia - quasi doppia - ma ovviamente con un costo della vita molto maggiore. Sono rientrato a casa per scelta, per partecipare come speaker ad una conferenza per me molto importante. Facciamo un passo indietro: nell'ultima fase universitaria avevo fatto un tirocinio al Cira, il Centro italiano ricerche aerospaziali, a Caserta, e in quell'occasione – oltre a maturare lo spunto per il lavoro di tesi - ero entrato in contatto con Aidaa, l'Associazione italiana di aeronautica e astronautica. Non ricevevo compenso, ma quegli otto mesi tornerei a farli mille volte, soprattutto perché ho acquisito conoscenze che sono riuscito a rivendermi molto bene nel mondo del lavoro. Poi quando a settembre si è presentata l'opportunità di discutere alla Aidaa Conference 2013 alcuni articoli redatti con i relatori universitari e i tutors aziendali del Cira, ho salutato l'Inghilterra e sono tornato.Non è passato tanto tempo tra i primi cv post laurea e i primi contatti da parte delle aziende. In particolare quello di Elica, grande azienda di Fabriano che progetta e produce cappe da cucina per uso domestico, è arrivato del tutto inaspettato: ero in spiaggia, ed ecco una chiamata da parte del mio relatore di tesi, che mi aveva segnalato ad un'azienda in cerca di un profilo come il mio, con conoscenze in ambito di fluidodinamica computazionale. Dopo qualche giorno ho ricevuto la telefonata dell'azienda, ed è partito l'iter di selezione, parallelo per altro ad un secondo iter in un'altra multinazionale del settore, per il quale invece mi ero candidato spontaneamente. Colloquio conoscitivo, test, colloquio tecnico e… feedback positivo da parte di entrambe le aziende!  Che fare? Ero io a dover scegliere. Dopo molte incertezze, consigliato dalle persone intorno a me, ho optato per un'azienda che fino a poco prima nemmeno conoscevo, ma che in poco tempo mi avrebbe conquistato: Elica.A dicembre 2013 quindi ho iniziato uno stage semestrale finalizzato all'assunzione, con rimborso spese di 500 euro netti, alloggio a Fabriano con utenze pagate, mensa e palestra aziendale. L'azienda poi ha anche attivato l'iter per accedere ad un contributo di Italia Lavoro [previsto dal programma Lavoro e Sviluppo 4, a cui Repubblica degli Stagisti ha dedicato diversi approfondimenti all'epoca del suo lancio nel 2009, ndr] che ha fatto salire il rimborso mensile a 1300 euro. Insomma, da parte mia ho solo preparato le valigie e mi sono preparato a dare il massimo. Sono entrato nell'area Ricerca e innovazione, team Advanced Engineering, che letteralmente significa "ingegneria di anticipo", nel senso che cerca di prevedere i bisogni dei clienti con strumenti di marketing e lavora in anticipo per soddisfarli. In Elica ho trovato un ambiente stimolante e dinamico, in cui il concetto di self improvement la fa da padrona e la meritocrazia non è un miraggio, ma la stella polare che guida l'azienda. Insomma, una realtà che oggi nel nostro paese potrebbe sembrare mera utopia, ma che esiste, e che auguro a tutti i giovani di trovare.Finito lo stage, lo scorso giugno la mia posizione è stata stabilizzata con un apprendistato triennale da circa 1400 euro netti al mese, più benefit come mensa, palestra aziendale e convenzioni con esercizi commerciali. Così riesco ad essere del tutto indipendente, e vivo da solo in un appartamento in affitto. Devo dire che in passato ho strizzato l'occhio alla possibilità di trasferirmi all'estero, ma penso che andare via spesso sia più semplice. Anche a restare ci vuole un po' di coraggio, e a volte premia. Adesso la speranza è di continuare a lavorare in Elica,  e crescere: questo primo contratto per me è un punto di partenza, non di arrivo. Testo raccolto da Annalisa Di Palo

Da Bruxelles per uno stage ad Amburgo per amore. Con la vocazione del giornalismo

Chiuderanno il primo settembre le application per i tirocini al Consiglio dell'Unione europea. L'istituzione offre un centinaio di posti per cinque mesi di stage, a circa mille euro al mese. Susanna Grego ne ha fatto uno nel 2008 e alla Repubblica degli Stagisti ha raccontanto com'è stato il suo percorso professionale prima e dopo. Sono nata nel 1981. Sono di origini venete, ma ho abitato in un paesino in provincia di Torino. Dopo aver frequentato un terribile liceo scientifico di provincia, mi sono iscritta alla facoltà di Scienze della comunicazione a Torino, perché avevo iniziato a collaborare per un giornale locale e volevo fortemente fare del giornalismo la mia professione. Il mio era più di un sogno, ma una missione. Mi sono laureata nel 2006 con il massimo dei voti. Non mi sono mai pentita di aver scelto quella facoltà, perché era esattamente ciò che mi interessava di più. Penso che sia un corso di laurea che, se frequentato con passione, insegna molto. La scelta è stata sofferta nel senso che i miei genitori non erano d’accordo, ma sono stata irremovibile. In effetti mio padre voleva che mi iscrivessi ad ingegneria o fisica.Dopo la laurea ho fatto altri due stage, ma purtroppo erano di quel tipo che non dà alcuna prospettiva di inserimento futuro, e quando me ne sono accorta era già troppo tardi. Mi sono sentita presa in giro. Uno era come addetta comunicazione presso una società, Le Serre, che lavora in subappalto per l’organizzazione eventi del comune di Grugliasco, pagato 250 euro a fine esperienza; e uno per una piccola azienda di riparazione e assistenza caldaie, come segretaria, pagato 200 euro al mese per un part-time. Ma non mi sono trovata molto bene, i superiori erano pressoché assenti, i colleghi ostili perché temevano che gli rubassi il posto di lavoro o qualcosa del genere. In seguito ho lavorato con un contratto a progetto di un anno, 400 euro al mese netti per un part-time come addetta comunicazione di una società informatica, Davide.it. Qui invece l'esperienza è stata positiva sia con i superiori che con i colleghi, le mie mansioni rispettavano generalmente la mia formazione pregressa. Volevo un lavoro stabile e il tipo di occupazione mi interessava, e mi era stato promesso un contratto part-time a tempo indeterminato. Che poi però non è mai arrivato: la società era in difficoltà, perciò quando nel 2008 sono stata presa per il tirocinio al Consiglio Ue ho accettato. Nel frattempo ho portato avanti una collaborazione con un giornale locale, Il Risveglio, dove ho scritto per sette anni e grazie a cui ho ottenuto il tesserino da pubblicista. Mi recavo in redazione o a fare interviste circa quattro giorni a settimana, weekend compresi (quasi tutti), ero retribuita a battute e guadagnavo poco, dai 100 ai 300 euro al mese. Ho chiesto più volte un contratto cococo, ma mi è stato detto che non era possibile. I rapporti con i superiori qui erano diversi a seconda della persona, con alcuni mi trovavo bene, con altri no perché mi facevano ostruzionismo. Sono passata anche per altre collaborazioni come giornalista freelance. Tra queste una per La Stampa, per cui mi sono occupata di cronaca locale percependo un rimborso sui 100 euro mensili, e una per un giornale online di cronaca, una testata che avevamo rilevato con alcuni colleghi dopo la chiusura dell'edizione cartacea. In mezzo anche diverse sventure lavorative. La più lunga con una cooperativa, la Rear, presieduta da un importante politico del Pd: avevo un contratto part-time a tempo indeterminato ma i diritti dei lavoratori erano continuamente calpestati, la paga ridicola (cinque euro all’ora), i turni pesanti, la mansione non era affatto in linea con i miei studi, i lavoratori subivano ogni sorta di ricatti e angherie da parte dei superiori. Ho saputo dei tirocini all’Unione europea perché ero iscritta a una newsletter sulle opportunità per l’estero, ho inviato la candidatura e mi hanno chiamata. Quando mi hanno telefonato dal Consiglio dell'Unione Europea non ci potevo credere. È durato cinque mesi, ero rimborsata con 750 euro al mese per otto ore di lavoro al giorno. Lavoravo nell’ufficio Comunicazione e Trasparenza amministrativa, svolgevo mansioni per così dire 'burocratiche' ma mi piaceva, i rapporti con i colleghi e con il tutor erano ottimi. Sono andata a salutarli poco tempo fa perché passavo da Bruxelles. Mi era stato accennato alla possibilità di continuare a lavorare con l'istituzione, ma avevo dei problemi personali per cui sono tornata a Torino. Per essere assunti al Consiglio è poi necessario passare un concorso pubblico.Da un anno e mezzo circa mi sono trasferita ad Amburgo per amore. Qui ho lavorato per un anno per una ditta di web marketing, la Testroom, una collaborazione di due giorni a settimana retribuita circa 400 euro al mese. Ora vorrei trovare lavoro nell’ambito dell’import export perché in questo settore vedo delle possibilità di carriera e di stabilità lavorativa. Ma se l'essere all'estero offre dei vantaggi - riguardo alla situazione del mercato e delle condizioni lavorative - nasconde al contempo anche degli svantaggi: il principale è che non sono madrelingua. I miei amici per la maggioranza non hanno passato le stesse mie difficoltà nel mondo del lavoro: molti hanno scelto indirizzi di studio di tipo tecnico-scientifico o hanno trovato un posto fisso anni fa grazie a conoscenze personali. Chi invece ha una laurea umanistica o in legge è andato incontro a lunghi periodi di disoccupazione e precariato. Vorrei consigliare a tutti di non fare più di uno stage e non farlo se a titolo gratuito. A volte si accettano pur di non stare a casa a fare niente, ma questo non fa altro che incrementare un circolo vizioso di sfruttamento. Penso che il sistema dello stage in Italia sia da eliminare e che dovrebbero esistere esclusivamente tirocini con finalità di assunzione. Non penso sia giusto che le aziende ricevano fondi statali o regionali per gli stagisti: un’azienda che ha bisogno di assumere una persona giovane o da formare, che ci investa. Se non vogliono, significa che non ne hanno realmente bisogno. L’avvio dello stage diventa a quel punto una scusa per ricevere finanziamenti o sfruttare forza lavoro. Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

«Fate stage in organismi internazionali, servono»: il consiglio di un ex stagista della Commissione Ue

C'è tempo fino al 29 agosto per candidarsi a uno degli stage offerti dalla Commissione europea. Un'ottima occasione per il curriculum e per il rimborso, di circa 1000 euro mensili, più altri benefit che l'istituzione riconosce. Danilo Samà, 30enne romano, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua storia. E la passione per l'economia che lo ha portato in giro per il mondo.   Classe 1984, sono cresciuto nella zona dei Castelli Romani. Conseguita la maturità scientifica, giunge il fatidico momento della scelta dell'università, che ricade sulla Luiss di Roma: un’opportunità prestigiosa per il futuro che mi avrebbe anche reso l'unico laureato della famiglia. Durante la mia vita da pendolare, tra un vagone e l’altro cerco di capire se quella della facoltà di Economia sia stata la scelta giusta: a diciotto anni non è facile capire quale percorso intraprendere, a maggior ragione se prevede un investimento finanziario considerevole a carico dei propri genitori. Fino a quando, durante la laurea triennale, non rimango folgorato dalle lezioni di economia politica del professor Carlo Scognamiglio sul pensiero liberale e sulla politica della concorrenza. Per la laurea magistrale, invece, ho avuto la fortuna di ritrovarmi in casa uno dei pochi corsi di specializzazione italiani in concorrenza e regolamentazione diretto da un luminare della materia, Roberto Pardolesi. Questi studi mi portano nel 2008 a un periodo di scambio, di sei mesi, finanziato con il progetto Erasmus, presso l’Aarhus School of Business and Social Sciences in Danimarca (l’inglese, è inutile ribadirlo, si impara soltanto andando all’estero). Alle due lauree discusse rispettivamente nel 2006 e nel 2009, entrambi con lode, fanno seguito una collaborazione professionale di un anno tra il 2009 ed il 2010 come consulente economico presso il dipartimento antitrust di Pavia & Ansaldo, studio legale italiano di caratura internazionale, dal quale percepisco un salario netto di circa 1.000 euro; e l’iscrizione  (tra il 2010 e il 2011) a un dottorato di ricerca in analisi economica del diritto della concorrenza sempre presso la Luiss, nell’ambito del quale frequento un master itinerante con borsa di studio dell’Unione Europea (di poche centinaia di euro mensili) presso le università di Rotterdam nei Paesi Bassi, di Gand in Belgio e di Amburgo in Germania. Nel corso del dottorato di ricerca, tuttavia, avverto l’esigenza di ritornare sul campo professionale per meglio comprendere su quali tematiche concentrare l’attività di ricerca. Un’esperienza presso la Commissione Europea non poteva che essere occasione migliore.Questa istituzione offre la possibilità di svolgere un traineeship presso una delle diverse direzioni generali di Bruxelles. Se consideriamo la Commissione Europea come il governo della Ue, allora le direzioni possono esserne reputate i ministeri. Da notare come i tempi che intercorrono tra la comunicazione dell’inserimento nella lista Blue Book alle interviste telefoniche siano pressocchè rapidissimi, ragion per cui conviene preparare per tempo, ancor prima della pubblicazione della lista, le mail da inviare ai funzionari, stilando un elenco di tutti gli uffici a cui si è interessati. Ai miei tempi, al momento dell’application, era prevista la possibilità di esprimere tre preferenze. Adesso invece solo una rispetto a una lista di tipologie di lavoro. Per questo suggerirerei di far capire nella domanda stessa per quale direzione generale si è in possesso di competenze adeguate. In generale, la selezione è piuttosto serrata. La comunità italiana è una delle più consistenti, sia per via della ripartizione dei posti di lavoro nelle istituzioni europee su base proporzionale rispetto agli Stati membri, sia per i motivi che tutti conosciamo. Il livello di formazione dei trainees è particolarmente elevato, contraddistinto da un’educazione accademica in università prestigiose e da esperienze professionali in ambito internazionale. Il grant mensile, netto, è di circa 1.000 euro, somma più che sufficiente per vivere in una capitale europea come Bruxelles. Il mio stage si è svolto tra il 2011 ed il 2012 nella direzione per la Concorrenza, ovvero l’autorità antitrust europea, nel campo degli aiuti stato. Il rapporto con i colleghi di lavoro è stato eccellente. Mostrato fin da subito il mio interesse a lavorare su casi in cui vi fosse esigenza di complesse analisi economiche, son stato chiamato in causa ogniqualvolta ve ne fosse la possibilità. Particolarmente formativa l’opportunità di essere quotidiamente in contatto con i membri dello Chief Economist Team. Proprio grazie alle continue conversazioni avute con economisti antitrust dalle esperienze significative sia in campo accademico che professionale, ho maturato la scelta di concentrare l’attività di ricerca verso tecniche econometriche e quantitative attraverso un visiting period di un anno presso la Toulouse School of Economics in Francia, che ho intrapreso subito dopo aver concluso lo stage in Commissione. Concluso il dottorato di ricerca, attualmente sono alle prese con una serie di colloqui tra Bruxelles, Londra e Parigi per posizioni di competition economist presso autorità antitrust, centri di ricerca e società di consulenza economica specializzate in politica della concorrenza. In generale mi sento di consigliare un'esperienza di tirocinio presso una qualsiasi istituzione europea, a condizione però che si abbia un interesse specifico verso una materia che si vuole approfondire per motivi di ricerca - perché si ha così modo di toccare con mano temi che in università rimangono astratti - o per scopi professionali, perché i datori di lavoro attivi in contesti internazionali la considerano spesso come un prerequisito. Quanto invece all’idea di intraprendere un dottorato di ricerca, il discorso è più complesso. A meno che non si desideri rimanere in accademia (oramai requesito imprescindibile), investire ulteriori tre o più anni di studio è una scelta che va valutata attentamente. Non tutti i tipi di lavoro richiedono una formazione teorica avanzata, spesso è preferibile anticipare l’esperienza pratica sul campo. Pertanto, la domanda che andrebbe rivolta a sé stessi è: 'Per quello che vorrei fare nella vita, è richiesto un dottorato di ricerca?'. In Italia un dottorato non viene valorizzato come all’estero, dove al contrario viene considerato come un lavoro a tutti gli effetti, a conclusione del quale è possibile già ricevere offerte di lavoro a tempo indeterminato. È però innegabile che più si trascorrono periodi all’estero, più se ne traggono benefici nel lungo termine. In altri termini e lontano da qualsiasi esterofilia, in definitiva quello che penso è che per rientrare c’è sempre tempo, ma non per partire.Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

Dallo stage alla Commissione europea al giornalismo oltreoceano: la storia di un expat italiano

C'è tempo fino al 29 agosto per candidarsi a uno degli stage offerti dalla Commissione europea. Un'ottima occasione per il curriculum e per il rimborso, di circa 1000 euro mensili, più altri benefit che l'istituzione riconosce. Carlo Cauti, 27enne di Ortona, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua vorticosa storia: oggi, a meno di trent'anni, fa il giornalista a Sao Paulo per il principale magazine nazionale.  Ho 27 anni e sono cresciuto ad Ortona, in Abruzzo. Ho frequentato il liceo sperimentale indirizzo giuridico-amministrativo nel College Ravasco a Pescara, dove mi sono diplomato con 98/100. Durante il liceo ho sempre lavorato con mio padre, titolare di un bowling a Lanciano, una città vicina. Praticamente tutti i weekend e le festività sono sempre state giornate lavorative, ma per me dare una mano a mio padre era qualcosa di normale, il minimo che potessi fare. Nel 2005 mi sono iscritto alla triennale in Scienze politiche alla Luiss di Roma, dove mi sono laureato con 109. Ho proseguito gli studi con la laurea magistrale in Relazioni internazionali, questa volta, laureandomi in corso e, finalmente, con 110 e lode. Ho sempre adorato la politica estera. A una giornata di presentazione alla Luiss sono rimasto folgorato dalla descrizione dei corsi dei professori di Scienze Politiche. Avevo trovato la mia strada. Ho sostenuto la retta annuale (ai miei tempi di circa 6mila l’anno), con borse di studio regionali e della stessa Luiss, e lavoretti vari: lo stewart, il barista e lavorando part-time nell’ufficio diritto allo studio, un bando per circa 80 ore annuali con un massimo di 1200 euro all’anno. Al primo anno ho iniziato a scrivere su uno dei giornali dell’università, Liberamente, e a collaborare con la web radio accademica, Radio Luiss, dove ho condotto il programma Good Morning Luiss. Collaborazioni gratuite ma fondamentali per fare esperienza.Dopo il fantastico anno dell'Erasmus, alla Université de Paris X, a Nanterre nel 2007, su suggerimento di una collega di università ho inviato un’autocandidatura per uno stage – gratuito – presso la sede di corrispondenza Ansa di São Paulo del Brasile. Superato il colloquio, a settembre sono partito alla volta del Sudamerica. All'Ansa è stato il mio battesimo di fuoco con il mondo del giornalismo. La mia mansione era quella di trovare notizie locali interessanti e scrivere pezzi in italiano da mandare a Roma. Per le spese riuscivo a farcela vivendo ospite a casa di una zia. Al termine mi hanno offerto un tempo indeterminato con tre mesi di prova e circa 1000 euro al mese per scrivere su Ansa Brasil. Avrei accettato ma... mi dovevo laureare, quindi ho dovuto declinare l’offerta.A dicembre 2008 il mio secondo stage gratuito, all’AdnKronos, redazione esteri. Ho imparato tantissimo ma dopo qualche mese si è concluso: non si sarebbe potuto trasformare in collaborazione retribuita.Nel frattempo mi sono iscritto a un master a Roma in Commercio Internazionale dell'Ice, agenzia per il commercio estero, riservato a giovani abruzzesi, un percorso integrato studio e lavoro coperto da borse di studio. Nel 2009 sono stato selezionato come export area manager, responsabile per il Mercosul da un'azienda abruzzese metalmeccanica interessata al mercato brasiliano. Ero il più giovane e l’unico non ingegnere, e ovviamente, esigevano risultati all’altezza. I due mesi seguenti li ho passati studiando i prodotti, trovando i clienti brasiliani, analizzando il mercato e pianificando la missione. Nel bel mezzo di questo turbinio di eventi, a fine giugno mi comunicano da Bruxelles che sono stato selezionato per gli stage in Commissione. Avevo scoperto dello stage proprio attraverso la newsletter della Repubblica degli Stagisti, e indispensabili per l'application erano stati i racconti degli ex stagisti pubblicati... Insomma, avevo mandato la candidatura ed ero finito nel Blue Book. A quel punto inizia un gioco ad incastro per i tempi: spiego al titolare dell’azienda la situazione e lui mi dice che avremmo potuto continuare a lavorare a distanza e riprendere il discorso dopo la fine dello stage. Inizio a fare una lobby feroce. Contatto amici ed ex-colleghi dell’università che avevano già fatto lo stage e mi faccio passare i contatti di tutti i capi unità e dei vari responsabili. Alla fine vengo conteso tra diversi uffici. La spunta il gabinetto Tajani, che si stava preparando per due missioni ufficiali in Israele e in Brasile (Paesi dove avevo vissuto e di cui parlavo la lingua avendo partecipato ad alcuni progetti internazionali tramite il ministero degli Esteri). Divento lo stagista del vice-presidente. Sei mesi di intenso lavoro ma con soddisfazioni a ripetizione, un ambiente stimolante, colleghi eccezionali e il clima brussellese da capitale d’Europa che inebria dal primo momento in cui ci si mette piede. Inoltre ogni semestre i vari gabinetti dei commissari europei selezionano solo due stagisti, quindi il prestigio della posizione valeva tutta la fatica. Con il grant della Commissione è poi possibile vivere tranquillamente a Bruxelles, senza disdegnare feste e serate a Place du Luxembourg.Alla fine dello stage torno in Italia e riprendo la mia attività di export manager (che in verità non avevo ma del tutto interrotto). Grazie all’Ice, comincio  come consulente per diverse aziende oltre a quella da cui ero stato assunto. Un lavoro molto stimolante, ma, a fine 2012, mi richiama l’Ansa da São Paulo per un contratto per il servizio in lingua portoghese. Travolto dalla passione per la scrittura, lascio l'attività di export manager e da gennaio 2013 inizio a lavorare all’Ansa. Contratto a tempo indeterminato, stipendio variabile da circa 1500 euro al mese fino ad un massimo di 2500, dipendendo dalle ore extra per coprire weekend e festivi. Compenso buono, ufficio al centro di São Paulo e finalmente, tessera dell’ordine dei giornalisti conquistata. Peccato che sia quella dell’Ordine dei giornalisti brasiliani, che dopo pochi mesi ha accettato tutti gli articoli scritti negli anni sia in Italia che in Brasile e mi ha permesso di fare l’esame, ottenendo il tanto ambito tesserino: non era stato così con quello italiano, che si ostinava a non riconoscermi molta parte dell'attività all'estero. Dopo collaborazioni brasiliane (a TV Cultura come commentarista per il programma Legião Estrangeira), e alcune italiane, con testate come Limes e Affarinternazionali, a settembre 2013 lascio l’Ansa per  il quotidiano O Estado de S.Paulo, il più antico e prestigioso del Brasile. Dura pochi mesi, perché dal 2014 ricevo un'offerta migliore da Veja, il principale magazine settimanale brasiliano, con oltre 1,5 milioni di copie vendute alla settimana. A molti in Italia sembrerà un percorso eccessivamente rapido, ma qui in Brasile il mercato giornalistico è talmente giovane e dinamico (a differenza di quello italiano che, al contrario, è stantio e decrepito) che il passaggio da una testata all’altra ti permette un avanzamento di carriera e anche di stipendio.Oggi vivo a Sao Paulo, lavoro in una testata di prim'ordine, ho un contratto a tempo indeterminato e riesco anche a mettere da parte qualche soldo. In Italia è un tipo di carriera che, ormai, non è neanche più considerabile. Escludo a priori di tornare in patria per fare il giornalista, e mi piange il cuore dirlo. Finché esisterà un'istituzione paleozoica che rappresenta il peggior corporativisimo come l'Ordine dei giornalisti, la mia penna resterà in Brasile. Mi pento di non aver cominciato prima la carriera giornalistica in Brasile: i miei colleghi  al primo anno di università erano già stagisti pagati, e oggi hanno macchina, casa e fanno piani concreti per il futuro. In Italia non solo gli stage sono gratuiti, ma non permettono di inserirsi e non valgono per iniziare la carriera. Ossia, tolta la parte di apprendimento personale, è tempo perso. Quando spiego ai miei colleghi giornalisti il concetto di scuola di giornalismo per accedere alla professione e dal costo medio di 20mila euro, si mettono a ridere. 'Chi è il pazzo che affronterebbe una follia del genere?', è la domanda di rito che mi sento fare.Ilaria Mariotti 

«Ho fatto tanti stage in giro per l'Europa, ma quello alla Corte di giustizia Ue è stato il clou»

La Corte di Giustizia dell'Unione europea offre ogni anno una cinquantina di posti per tirocinanti europei laureati in giurisprudenza o scienze politiche, con un buon rimborso spese: più di 1000 euro mensili. Ci si può proporre durante tutto l'anno. L'avvio degli stage per chi farà domanda entro il 30 settembre, e verrà selezionato, è previsto per marzo 2015. Luca Bolzonello ha partecipato al progetto l'anno scorso e ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza a Lussemburgo.   Sono nato a Bolzano nel 1989. Dopo le superiori nella mia città e, in parte, in Inghilterra, mi sono trasferito a Bologna, dove mi sono laureato in legge nel 2011. Invece della specialistica in Italia ho poi preferito iscrivermi a un master biennale all’università di Maastricht in Olanda. Il motivo della scelta - a parte l’interesse per l’Europa centro-settentrionale - è stata la qualità dell’offerta formativa di quell'ateneo. Lì infatti mi sono specializzato in diritto europeo e diritto internazionale e ho potuto cogliere l’opportunità di fare nel frattempo l’Erasmus alla Humboldt-Universität a Berlino. Per svolgere le mie ricerche di tesi di laurea in diritto della concorrenza e diritti d’autore ho anche passato un semestre presso l’università di Hong Kong. Appena conseguita la laurea, con lode, nel 2013 ho iniziato un tirocinio alla Corte di Giustizia. In retrospettiva, guardando il percorso formativo alle spalle, mi sono reso conto che la scelta di studiare all’estero non è stata tanto conseguenza delle ormai fin troppo note criticità del contesto nazionale italiano, quanto una strada presa in piena libertà e dettata da fattori culturali soggettivi. Finora non ho mai avuto un lavoro vero e proprio, nel senso di contratti a tempo indeterminato o collaborazioni retribuite. In compenso però ho attraversato diverse fasi di stage all’estero, tutti con rimborsi spese che oscillavano tra i 500 e i mille euro. In ordine cronologico: all’ufficio di rappresentanza della Provincia Autonoma di Bolzano a Bruxelles, presso una rivista accademica (Maastricht Journal of European and Comparative Law, Olanda), presso il World Legal Forum a L’Aia (in Olanda), presso la Direzione del protocollo e dell’informazione alla Corte di Giustizia dell’Ue e, l'ultimo, al gabinetto del professore Antonio Tizzano, giudice alla Corte. In particolare, per quanto riguarda il tirocinio lussemburghese, è andata in questo modo. I bandi per tirocinanti remunerati, cioè nei servizi - per così dire - amministrativi della Corte di Giustizia, sono pubblicati sul sito internet a regolari scadenze. Compilati gli appositi moduli e terminato il processo di selezione, mi è stato offerto un posto per cinque mesi. Va da sé che ho subito accettato. Nel corso di questo periodo, trascorso alla Direzione del protocollo e dell’informazione, il mio compito consisteva nel preparare i visitatori esterni allo svolgimento e al contenuto delle udienze. Ho anche collaborato con il servizio stampa alla redazione di alcuni comunicati. Il rimborso spese - 1.100 euro al mese - è stato appena sufficiente per vivere dignitosamente. Per una stanza in una casa in condivisione con altri stagiaire pagavo circa 650 euro mensili. Inoltre il Lussemburgo è uno dei Paesi con il costo della vita più alto in Europa e per il cibo non erano previsti buoni pasto: si mangiava alla mensa dei funzionari. Tuttavia, il sacrificio economico è stato ampiamente ripagato dal valore dell’esperienza, arricchita ulteriormente dalle capacità professionale e dalla cortesia del tutor e dei colleghi. Poi, come dicevo, alla fine dello stage ho avuto il piacere di farne un altro nel gabinetto di Tizzano, giudice alla Corte, per due mesi e nella stessa sede del tirocinio precedente. Ma senza rimborso. Non ci sono bandi in questo caso, ma sta alla discrezionalità dei togati accettare richieste o autocandidature da parte di aspiranti tirocinanti. Questa è stata un’esperienza davvero straordinaria, che mi ha portato al cuore del ordinamento giuridico europeo in un contesto di altissima capacità, preparazione ed esperienza. Un momento chiave nella mia vita lavorativa, che mi ha convinto a proseguire gli studi e a costruire una carriera nel campo. Il comune denominatore di tutte le esperienze è stato, sotto il profilo della candidatura, il fatto di avere fatto richiesta in modo spontaneo sia direttamente sia su consiglio di docenti o a mezzo degli appositi bandi. Sotto il profilo del tipo di mansioni si è trattato in sostanza di lavoro amministrativo e lavoro di ricerca giuridica nel campo del diritto europeo. Nel corso delle varie esperienze mi sono occupato per esempio dei rapporti fra Regioni e Unione europea, di progetti di ricerca in materia della responsabilità sociale d’impresa e di cooperazione giuridica con paesi terzi. Sono sempre state esperienze entusiasmanti e di forte valore formativo dal punto di vista sia pratico che accademico. Sono tuttora in contatto con colleghi e superiori, con i quali ho avuto la fortuna di coltivare un buon rapporto umano. Nonostante il contesto positivo, non era mia nelle mie intenzioni continuare a collaborare per queste istituzioni - sicché le esperienze di cui ho detto si sono concluse alla loro naturale scadenza. A breve termine il piano è fare un dottorato. Contemporaneamente ho intenzione di iniziare la vita lavorativa, e per questo sto studiando per un concorso. Mi piacerebbe restare nell’ambito del diritto europeo. Si tratta di una prospettiva forse un po’ ottimistica, considerando il livello di competizione. Ma rimango convinto che dedizione e applicazione, unite forse a un po' di fortuna, mi permetteranno di riuscirci. Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Stage ben pagati in Europa, i bandi dell'Agenzia del farmaco e della Corte di giustizia attirano i giovani italiani- Corte di giustizia dell'Unione europea: venti stage da oltre mille euro al mese. Candidature entro il primo ottobre- Sorbona e poi stage al Parlamento Ue: «Ora sono pronta per un lavoro nelle istituzioni»- Tirocini Schuman, un giurista precario tra Napoli e resto del mondo: la storia di Giuliano

Il sogno di fare l'astronauta e poi lo stage alla Nato, «candidata quasi per gioco»

Ancora pochi giorni, fino al 14 aprile, e poi chiuderanno le selezioni per la nuova tornata di stage alla Nato. Ottocento euro di rimborso e sei mesi di esperienza nell'alleanza atlantica. Jessica Volterrani, ingegnere aerospaziale 31enne, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti il suo semestre da stagista a Bruxelles. Sono nata a Cecina, una cittadina in provincia di Livorno, nel 1982. Cresciuta con il sogno di fare l’astronauta, ho frequentato il liceo linguistico a Cecina per migliorarmi nelle lingue straniere - parte della famiglia è di Losanna, in Svizzera - ma successivamente ho cambiato strada seguendo le mie passioni. Così mi sono iscritta alla facoltà di Ingegneria aerospaziale di Pisa, laureandomi ad aprile del 2011. Durante le superiori ho fatto la commessa in un supermercato di un campeggio, la barista e ho anche dato ripetizioni per riuscire ad avere indipendenza economica, per me importante. Durante il percorso universitario, ho lavorato in un’associazione di studenti di Ingegneria aerospaziale europea (Euroavia), grazie a cui ho girato l’Europa e conosciuto più a fondo il settore aerospaziale. Ho anche partecipato, a ventun anni, al 54th International Astronautical Federation IAF Congress, un congresso organizzato a Brema dall'agenzia spaziale europea, l’Esa, per permettere a 300 studenti europei di interfacciarsi con i professionisti del settore. In questo percorso i miei genitori hanno avuto un ruolo fondamentale perché mi hanno sempre incoraggiata a seguire i sogni senza impormi la loro visione della vita. L’ingresso nel mondo del lavoro è avvenuto a maggio 2011, con uno stage alla Trelleborg Sealing Solutions di Livorno trovato sul sito dell'università di Ingegneria di Pisa. Rimborso iniziale di 600 euro netti più buoni pasto, ma zero possibilità di assunzione. Fortunatamente la mia tenacia e determinazione convinsero l’azienda a convertire il tirocinio in un contratto a progetto annuale, per il quale percepivo un compenso 900 euro mensili. Nel frattempo quasi per gioco decisi di mandare la candidatura per il Nato Internship Programme per il 2013. Il bando mi saltò all’occhio sul sito Circuito Lavoro, e il caso volle che fosse proprio l’ultimo giorno disponibile. Ogni tanto controllavo lo stato della mia candidatura, e con sorpresa vedevo che riuscivo a superare i vari step delle selezioni. A fine 2012 fui contattata dalla delegazione italiana alla Nato: ero riuscita ad entrare! Sempre per uno strano gioco del destino, a gennaio la Trelleborg mi propose un contratto a tempo determinato con un salario ragionevole (1300 euro). Mi trovai a dover fare una scelta, e decisi di andare a Bruxelles, perché un treno come questo passa una volta sola. L’esperienza è stata bellissima. Ho conosciuto una realtà internazionale facendo pratica nello staff internazionale - ero nell'Aerospace and armament capabilities directorate, nella sezione Aerospace management - fornendo guide sulle politiche e regolamenti vigenti negli spazi aerei. Uno dei compiti è stato la revisione e l’aggiornamento di un documento tecnico in ambito comunicazione, navigazione e sorveglianza, che rimarrà in vigore per i prossimi tre anni: è stato approvato ed è consultabile adesso all’interno degli organi Nato. Il compenso di 800 euro mensili è un po’ modesto per il tenore di vita del Belgio, ma molto più alto della media italiana. Il rapporto con il tutor e tutta la divisione è stato ottimo, e nonostante l’ambiente fosse formale, ho stretto forti legami tanto che recentemente il mio tutor è venuto a trovarmi in Toscana con sua moglie. Dopo lo stage però ho preferito concludere quell’esperienza lontana dall'Italia. Il Belgio è un paese meraviglioso e accogliente ma non può sostituire la famiglia e il fidanzato, con cui sono andata a convivere. La Nato offre comunque la possibilità di candidarsi per una posizione interna dopo lo stage. Non è facile ma comunque il curriculum resta a disposizione nel database. Sicuramente una persona decisa e motivata avrà molte più chance rispetto a chi come me ha deciso di tornare.Ora sto lavorando con un contratto a progetto di tre mesi per la formazione in una società di ingegneria che si occupa di Oil & Gas, settore per me nuovo ma molto interessante e se il feedback sarà positivo l'azienda mi assumerà a tempo indeterminato. L’esperienza in Nato ha accresciuto il mio desiderio di confrontarmi con realtà importanti ed internazionali, magari però con un posto di lavoro in Italia, in modo da stare vicino alle persone che amo. Gli stage nostrani sono uno strumento del quale si abusa, sottopagando e risparmiando sul costo del lavoro. Mi sento di dire che la situazione italiana dipende anche dalla mancanza di coraggio di molte aziende, che non se la sentono di lasciare il vecchio per il nuovo. I giovani - quelli bravi! - spesso non vengono ascoltati: solo i datori di lavoro più intelligenti capiscono che l’ambizione e la passione di quei ragazzi potrebbe far lievitare i fatturati più di qualsiasi altro nuovo prodotto o servizio. D’altro canto è anche vero che non tutti hanno le ambizioni e lo spirito di sacrificio dei nostri nonni, che si alzavano all’alba per andare al lavoro e che hanno permesso alla nostra generazione di dormire sonni - relativamente - tranquilli. In Italia i miei amici sono precari o disoccupati, o addirittura così sottopagati che per loro risulta difficile fare progetti. Altri che hanno studiato con me sono all'estero e pochi stanno facendo quello che realmente volevano. Lo stage come il sistema del contratto a progetto - che spesso è uno stage prolungato - sono vissuti con ansia perché non danno sicurezze. Molti hanno paura di dire quello che pensano per paura di essere mandati via, e spesso i loro diritti vengono calpestati. Personalmente cerco invece di essere coerente con me stessa, di mettere il cuore in quello che faccio, senza mai perdere la dignità per un lavoro, e anche se è dura trovare speranza in un momento in cui è difficile affermarsi, mi sforzo di cogliere in questa crisi l’occasione per sfidarmi ancora. Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento leggi anche: - Stage alla Nato con 800 euro di rimborso: ecco come candidarsi ai 40 posti disponibili- In Italia? Difficile aver voglia di tornarci, dopo aver lavorato all'estero- Ingegneria sì, ma quale? Su gli indirizzi elettronico, gestionale e biomedico, giù civile e ambientale

Stage al Parlamento Ue: «Un'opportunità, anche se il lavoro per me è arrivato attraverso altre strade»

Chiudono il prossimo 15 maggio le selezioni per gli stage Schuman al parlamento europeo. Milleduecento euro il rimborso spese in palio e due le opzioni disponibili: generale o giornalismo. Quest'ultima è stata la scelta di Rossana Paolillo, giornalista 33enne che alla Repubblica degli Stagisti ha raccontato la sua esperienza di eurostagista nel 2005.        Di mestiere faccio la giornalista, con un occhio sempre attento all'Europa. Se mi chiedono di me, è così che mi descrivo. Ho 33 anni e vivo e lavoro nel barese, dove sono nata. Mi reputo molto fortunata perché a differenza di tanti coetanei non ho avuto bisogno di lasciare la mia terra per cercare il mio posto nel mondo del lavoro. Nonostante ciò negli anni ho colto diverse occasioni per guardarmi intorno e scoprire l'Europa, e non parlo solo di quella geografica.Dopo gli studi superiori, presso un istituto tecnico commerciale in provincia di Bari, mi iscrivo alla facoltà di Scienze politiche all'università di Bari. E comincio la mia strada lavorativa senza nessuna influenza da parte dei miei genitori nelle mie scelte: entrambi hanno infatti tutt'altro impiego. Una tappa fondamentale nel mio percorso di avvicinamento alle istituzioni europee è stata la partecipazione a un corso sul diritto comunitario organizzato dal Centro culturale europeo di Bari in collaborazione con l’associazione Vittorio Bachelet di Putignano. Corso che si conclude nel 2002 con un viaggio a Strasburgo per partecipare alla Giornata Euroscola: studenti di tutte gli stati membri dell'Ue si ritrovano nell'emiciclo del Parlamento europeo e simulano i lavori parlamentari, dal dibattito in commissioni tematiche alla presentazione e approvazione in seduta plenaria. È una grande emozione, per la prima volta mi sento cittadina europea. In occasione del viaggio a Strasburgo sento parlare di tirocini nelle istituzioni e inizio a informarmi consultando il sito del Parlamento europeo. Il mio obiettivo è tornare presto a vivere le istituzioni europee. Gli anni dell'università proseguono parallelamente a collaborazioni giornalistiche esterne con testate locali. Tra queste alcuni settimanali come Il Cosso o Il Faro new age, tutte pagate con compensi piuttosto contenuti, sui 15 euro ad articolo. Poi arriva la laurea in Scienze politiche, indirizzo politico-internazionale, con una tesi che mette a confronto la legislazione nazionale e i limiti posti dall'Europa sulle forme di democrazia diretta, nel febbraio del 2005. Successivamente parto per alcuni mesi in Inghilterra per perfezionare l'inglese e intanto continuo a cercare occasioni di stage nelle istituzioni europee. Così scopro che sono in tempo per candidarmi al tirocinio Robert Schuman: le domande vanno presentate entro maggio mentre l'esperienza formativa e professionale si svolgerà dall'ottobre 2005 al febbraio successivo. Posso scegliere di propormi per l'opzione generale o per quella giornalismo e ovviamente scelgo la seconda (avendo peraltro i requisiti: grazie alle collaborazioni maturate mi ero potuta iscrivere all'albo dei giornalisti pubblicisti della Puglia nel 2004). Mi sembra subito l'esperienza perfetta per le mie caratteristiche potendo unire agli studi sul diritto internazionale la passione giornalistica. Inoltre, a differenza di altri stage offerti dall'Ue, ha una durata di ben cinque mesi e - cosa non da poco - prevede una indennità (1200 euro al mese). Invio tutta la documentazione, inserendo come sede preferenziale quella di Strasburgo, e a luglio arriva la risposta: sono stata accettata, a settembre si parte. Sono destinata all'Ufficio dell'informazione del Parlamento Europeo di Strasburgo e nei mesi di tirocinio mi viene assegnato dal mio responsabile di stage l'incarico di redazione di una brochure informativa che servirà a pubblicizzare Euroscola, lo stesso progetto a cui io stessa avevo partecipato con grande entusiasmo anni prima; inoltre mi occupo di assistere i funzionari europei nell'organizzazione pratica della giornata di accoglienza agli studenti europei coinvolti nel progetto e di tenere visite guidate ai gruppi ospiti all'interno del palazzo di Strasburgo; durante le sedute plenarie seguo le conferenze stampa e le discussioni nell'emiciclo. Nel tirocinio è prevista anche l'occasione di una missione in altre sedi dell'istituzioni e scelgo di recarmi a Bruxelles.Essendo un'esperienza formativa a termine non c'è possibilità di prolungarla né di convertirla in altre formule di collaborazione professionale ma colgo l'occasione per candidarmi a un bando per agenti temporanei, sperando di poter presto tornare nell'Europa delle istituzioni. In realtà ciò non avverrà mai perché tornata in Italia inizio a lavorare in modo stabile nella redazione di un giornale locale, Il Fax, per cui avevo iniziato a scrivere - come collaboratrice esterna - prima della partenza per l'Europa. La mia strada professionale diventa quella del giornalismo, con un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio poco superiore ai mille euro. Resto però con un occhio sempre attento all'Ue e occasionalmente collaboro con portali di informazione che si occupano di Europa.Per quanto mi riguarda il tirocinio al Parlamento europeo è stato un'ottima opportunità per vivere da protagonista le istituzioni europee, per conoscere dall'interno l'organizzazione, e soprattutto per sentire davvero quel vero spirito europeista purtroppo ancora poco presente nelle periferie d'Europa. Per me le vere occasioni lavorative sono arrivate da altre strade ma è un'esperienza che comunque consiglierei, tenendo ben presente però che dopo lo stage le occasioni per rimanere nelle istituzioni europee vanno cercate attraverso altri canali.Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Tirocini all'Europarlamento con 1200 euro di rimborso, aperte le candidature per 200 posti- Sorbona e poi stage al Parlamento Ue: «Ora sono pronta per un lavoro nelle istituzioni»- Il sogno di un lavoro nella comunicazione: una ex stagista Schuman a caccia della buona occasioneE anche: - Giornalisti a tutti i costi, il business dei mille corsi