«Il nostro stage all'Enit, un'esperienza fallimentare»: le testimonianze di due lettori

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 10 Mar 2011 in Storie

Si chiamano Giuseppe P. e Laura F. e hanno deciso di raccontare alla Repubblica degli Stagisti la loro Logo Enitdeludente esperienza presso un importante ente pubblico: l’Enit, agenzia nazionale per il turismo.
La loro è la classica storia da «fuori sede»: 28 e 26 anni, originari rispettivamente della Puglia e della provincia di Frosinone, si sono trasferiti a Roma per studiare. Entrambi con il «pallino» della comunicazione: Giuseppe ha conseguito nel 2007 la laurea magistrale in Economia Aziendale all’università di Foggia e l’anno successivo si è iscritto a un master in comunicazione e media all’università di Tor Vergata, terminato a luglio 2009. Laura nello stesso ateneo si è laureata prima in Scienze della comunicazione, per poi specializzarsi in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo a dicembre 2009. Nei primi mesi dello scorso anno hanno ricevuto una mail sia dall’ufficio stage di ateneo che da quello della facoltà di Lettere e filosofia (non tutte le facoltà hanno un proprio ufficio stage ndr). Oggetto:un tirocinio di sei mesi presso l’Enit, senza rimborso spese o altre facilitazioni.
Nel caso di Giuseppe il progetto formativo prevedeva l’affiancamento del team responsabile del Club Italia (associazione collegata all’Enit ndr) per il rinnovamento della parte web. Laura, invece, avrebbe dovuto essere impiegata nell’ufficio stampa. Il primo giorno, però, quest’ultima ha ricevuto una spiacevole sorpresa: «Durante il colloquio nessuno mi  aveva detto che, in realtà, lo stage non era finalizzato al lavoro nell’ufficio stampa. Io invece lo davo per scontato, considerando che mi ero esplicitamente candidata per quella posizione. Appena messo piede all’Enit ho scoperto, però, che ero destinata all’ufficio Relazioni esterne e manifestazioni, il cosiddetto “Urem”. Ho chiesto subito spiegazioni al responsabile, che è praticamente caduto dalle nuvole. Dopo una mia sollecitazione l’ufficio stampa mi ha scritto dicendomi in un primo momento che era necessario rifare il colloquio e poi che si erano sbagliati, non avevano più bisogno di uno stagista».
Stando alla testimonianza dei due ragazzi tante cose non andavano per il verso giusto, a partire dall’organizzazione complessiva del lavoro: innanzitutto l’orario di lavoro (dalle nove della mattina alle cinque del pomeriggio) non era rispettato da alcuni dipendenti, che per la maggior parte abbandonavano l’ufficio intorno alle 15, lasciando gli  stagisti completamente allo sbando. Mancava inoltre un tutor che di fatto gestisse  le attività: formalmente il ruolo spettava al dirigente dell’ufficio, ma nella pratica non c’era alcun tipo di coordinamento. Nemmeno  il progetto formativo è stato rispettato: «L’attività da me effettivamente svolta non aveva nulla a che vedere con il progetto formativo» racconta Giuseppe «Su iniziativa di un dipendente ho partecipato alla stesura di un piano su una nuova piattaforma web ispirata ai social network. Progetto che è caduto nel vuoto, poiché né l’ufficio né la direzione generale hanno dato alcun feedback. Mi sono anche occupato della selezioni iconografica per un opuscolo celebrativo». Laura invece avrebbe dovuto dedicarsi, secondo il progetto formativo sottoscritto dall'ente con l'università, alla «redazione di profili riguardanti la partecipazione dell’Enit alle fiere turistiche internazionali e italiane, accompagnati da documentazione fotografica e/o multimediale, collaborazione in occasione delle conferenze stampa su borse turistiche e workshop turistici e  all’istruttoria dei patrocini Enit in occasione di attività riguardanti il comparto turistico», ma in concreto non le è stata assegnata nessuna di queste mansioni. Il suo contributo consisteva, invece, nel redigere un calendario degli eventi cui il responsabile doveva partecipare. Durante il suo stage ha proposto anche dei progetti che riguardavano il rilancio della comunicazione online dell’Enit, la ristrutturazione del sito e l’iscrizione dell’ente a vari social network. Progetti mai realizzati.
Un’esperienza negativa sotto tutti i fronti, quindi, considerando anche l’assenza di qualsiasi prospettiva occupazionale (l’Enit è un ente pubblico, a cui si accede solo per concorso). Giuseppe ha aspettato la fine del tirocinio, perché non è riuscito a trovare un’alternativa, e ora cerca un lavoro; Laura ha lasciato dopo due mesi,  passando a uno stage in un'importante azienda del settore dei servizi, che prevede un rimborso spese di 700 euro lordi.  Ma la delusione più grande è stata il fallimento dell’obiettivo principale della loro esperienza, quello di «formare»  a un futuro lavoro. Per Laura e Giuseppe non è stato così: «Oggi bisogna sempre abbassare la testa e fare di tutto perché il mercato del lavoro è abbandonato a se stesso» conclude lei «Per quanto mi riguarda, ho studiato tanto e, anche se sono giovane, ho numerose esperienze alle spalle. Continuo a stringere i denti, ma casi come questi non possono essere taciuti. Denunciare è doveroso»

Chiara Del Priore

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