Categoria: Storie

«Roma costosissima per gli stagisti, io ce l'ho fatta solo grazie a un'azienda rispettosa»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Giovanna Mostacciuolo, oggi assunta a tempo indeterminato nel settore contabilità di Infocert, a Roma. Ho 31 anni e sono di San Giorgio a Cremano, un paese a pochi chilometri da Napoli. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Economia della Federico II di Napoli, anche se l’esigenza di confrontarmi con il mondo del lavoro si è fatta sentire presto, già dai primi anni universitari. Così ho cominciato lavorando come hostess, oppure facendo volantinaggio ed animazione per bambini. Poi ho collaborato nell'azienda di famiglia, a titolo gratuito: mi occupavo di attività amministrative, redazione delle gare di appalto pubbliche e gestione del sistema di qualità Uni En Iso. Ad ottobre 2009 ho ottenuto la laurea specialistica in Economia delle imprese e dei mercati e ho deciso di cambiare città, non tanto per lavoro - avrei potuto  continuare a lavorare nell’azienda di famiglia, con altre condizioni contrattuali ovviamente - ma per essere indipendente ed essenzialmente per migliorare la qualità della mia vita. Così mi sono trasferita a Roma. Poco dopo il mio arrivo ho iniziato a lavorare con un contratto a progetto per una società che gestisce il credito di una multinazionale del settore telecomunicazioni. Nello specifico, mi occupavo di verificare la correttezza delle fatture  e di fidelizzare i clienti scontenti apportando degli sconti. Il tutto è durato tre mesi, a partire da giugno 2010, poi mi sono licenziata, ma per un'ottima ragione. Nel frattempo infatti mi ero candidata per uno stage: un mio amico, che durante la redazione della tesi si era interessato all’attività di InfoCert, azienda specializzata in servizi di certificazione digitale e gestione dei documenti elettronici, mi aveva segnalato che nella loro area amministrativa era aperta una buona posizione. Compilato il modulo sul sito aziendale, dopo qualche giorno sono stata contattata dall’ufficio Risorse umane per un primo colloquio conoscitivo telefonico. Poi sono stata invitata a sostenere un altro colloquio presso la sede Infocert, al quartiere Ardeatino, alla presenza delle risorse umane, del responsabile amministrativo e di quello che sarebbe diventato il mio tutor.  Il colloquio è durato circa un’ora e ricordo di essere rimasta colpita dall'ambiente giovanile e privo di formalismi, mi sono sentita da subito a mio agio. Ho parlato dei miei studi, delle mie esperienze lavorative precedenti, delle mie attitudini e punti di debolezza, e mi sono stati illustrati i dettagli dell'offerta di stage. Passate un paio di settimane poi è arrivata la telefonata dalle Risorse umane che mi informavano di aver passato le selezioni. E non solo: erano anche interessati  anche alla mie impressioni sulla società, cosa che mi lasciò quanto meno stupita. Nel mondo del lavoro purtroppo spesso non vengono considerate le idee e i punti di vista dei dipendenti. In InfoCert, invece, il dipendente conta, è considerato parte integrante e sostanziale dell’azienda. E non è poco! A fine settembre 2010 quindi ho iniziato il mio stage semestrale nell’amministrazione di InfoCert, dove mi sono occupata principalmente di contabilità ordinaria e controllo di gestione, all’inizio in affiancamento e in seguito in autonomia, percependo ogni mese un rimborso spese di  600 euro netti, più buoni pasto da 8,50 euro al giorno.  Un'avventura supportata da un lato da colleghi leali e disponibili e dall’altro dalla mia famiglia, che mi ha aiutata economicamente ad affrontare le spese. Roma è una città viva e piena di iniziative, non ci si potrebbe trovare male, ma la grande bellezza di questa città è offuscata dai suoi prezzi esorbitanti. Per uno stagista - anche con un buon rimborso - non è semplice far fronte alle spese, prima fra tutte l’affitto di una stanza. I monolocali sono inavvicinabili. Il costo della vita è quasi doppio rispetto a quello della mia città di origine, ma ho imparato presto ad adattarmi e oggi mi godo la città quasi come fossi turista, guardandola con ammirazione ed interesse costante. Roma oggi infatti è diventata la mia città adottiva: dopo i sei mesi di stage in Infocert, più uno di proroga, sono stata confermata con un contratto di apprendistato di 36 mesi, iniziato ad aprile 2011 [l'azienda dichiara una percentuale di stagisti assunti con questa tipologia contrattuale pari al 55%, ndr]. Quattro mesi prima della scadenza poi, l'apprendistato si è stato trasformato in contratto a tempo indeterminato. Oggi quindi, grazie ad uno stage in un’azienda seria e rispettosa, ho un lavoro che mi dà sicurezza, che mi piace, e che con uno stipendio netto di 1.200 euro al mese mi permette di non gravare più sulle finanze dei miei genitori. Direi che lo scopo per cui quattro anni fa ho lasciato il mio paese d'origine è stato raggiunto.   Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo 

«Siamo energici e intraprendenti, metteteci a lavorare»: un appello alle aziende italiane

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Lisa Stranieri Zafferani, oggi dipendente di Philips, a Milano, con contratto di apprendistato. Ho 27 anni e sono di Cattolica, ma per sette anni ho vissuto in Texas, per trasferimento di lavoro di uno dei miei genitori, che è italo-americano e possiede un’azienda negli Usa. All’epoca avevo cinque anni e per me è stato un gigantesco cambiamento. Ho ricordi molto nitidi di quel periodo, soprattutto dei primi mesi, in cui andavo a scuola con gli americani e non capivo una parola di inglese. Non è stato facile ma mi ha resa forte e indipendente da subito. A 12 anni poi sono tornata in Italia, dove ho finito le scuole medie e frequentato il liceo scientifico con indirizzo informatico. Crescendo sulla riviera romagnola, dove la maggior parte delle attività aprono solo nel periodo estivo, dai 15 anni in poi ho lavorato tutte le estati come cameriera in una piadineria famosa del posto. Alla fine delle superiori – era il 2008 - mi sono trasferita a Milano per frequentare la Bocconi, dove nel 2014 mi sono laureata nella specialistica in Management of Innovation and Technology. Sono stata la prima persona della famiglia, sia da lato materno che paterno, a laurearsi. In questi anni ho fatto anche il mio primo stage, un tirocinio curriculare ad Adelaide, nel governo del sud Australia, partecipando al programma International Internship dell’università. Per  tre mesi, da luglio ad ottobre 2010, ho svolto un progetto di ricerca sull'operato delle camere di commercio sul territorio. Lo stage non era rimborsato né tanto meno finalizzato all’assunzione, ma una maniera per far vivere a più ragazzi di vivere questa esperienza unica. A sostenere le spese sono stati principalmente i miei genitori: 1200 euro di volo e 700 euro al mese per vitto e alloggio. Il secondo tirocinio si è svolto invece a Milano nel 2013, in un’azienda che crea serious games, cioè giochi digitali che simulano la realtà per educare o sensibilizzare. Ad esempio giochi che permettono di fare training ai vigili del fuoco simulando situazioni di pericolo, oppure che permettono di capire gli effetti di un'alimentazione sana o scorretta sul corpo. La "gamification" – l’applicazione di mezzi ludici a contesti diversi dal gioco - era stata materia di esame, e l’avevo trovata molto interessante. Durante questi tre mesi ho lavorato ad un progetto di ricerca europea al quale l’azienda partecipava e svolto ricerche sullo stato dell’arte delle Smart Cities in Europa e seguito le prime fasi di brainstorming del progetto. Anche questo stage non era rimborsato e aveva un futuro - ma neanche lo avrei voluto, per concentrarmi meglio sulla tesi, che iniziavo a scrivere. In quel periodo però ho iniziato a candidarmi per i colloqui individuali della Bocconi&Jobs. A due settimane dall’inizio della fiera del lavoro, a sorpresa, sono stata chiamata da Philips per una giornata di assessment, che si è svolta di lì a breve a Milano. Eravamo otto ragazzi e una ragazza - io - e alla fine della giornata sapevo che era andata bene. Infatti dopo una settimana l’azienda mi ha richiamato per darmi la buona notizia: avrei iniziato uno stage semestrale nel Business Development B2G - business to government - ma questa volta sarebbe stato diverso. Lo stage prevedeva un rimborso di 800 euro netti al mese, più mensa aziendale, e l’assunzione era una possibilità concreta. Che poi è diventata realtà, perché finito lo stage, lo scorso giugno ho firmato un contratto di apprendistato biennale da 28mila euro lordi all’anno e da sei mesi lavoro in una posizione di supporto alla strategia aziendale.Avendo una passione per le innovazioni penso di essere entrata nell’azienda giusta al momento giusto. Philips è in trasformazione e sono molto contenta di poter assistere a questo cambiamento. Sento di avere grandi potenzialità e che l’azienda sarebbe capace di riconoscerle. Consiglio a tutti di non farsi abbattere anche se sembra di vivere un periodo difficile. Esistono altrettanti casi come il mio in cui il merito e le capacità sono state riconosciute dalle aziende giuste. Non è tutto da buttare in questa nostra Italia. L’estero va bene, ma quando il trasferimento è costruttivo, e non solo una via di fuga. La questione stage è fondamentale, in quanto legata a doppio filo al problema lavoro. Bisognerebbe dividere fra stage formativi e stage con finalità di assunzione. Gli stage formativi devono essere promossi dalle università durante il percorso di studi e non dopo! Non abbiamo tempo né voglia di continuare a fare stage dopo la laurea. Siamo giovani, energici, freschi e intraprendenti. Metteteci a lavorare!Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

Ventitré anni e appassionata di contabilità, già assunta a tempo indeterminato: avvio di carriera sprint in Everis

“La cosa che mi è piaciuta di più in questo stage è che stavo effettivamente lavorando, oltre che imparando: ero trattata al pari dei miei colleghi assunti, senza nessuna distinzione”Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Elisabetta Garattini, 23 anni, oggi dipendente nel settore Finance di Everis, a Milano. Ho quasi 23 anni e ho sempre vissuto a Pedrengo, un paesino in provincia di Bergamo. Seguendo le orme di mia sorella, di un anno più grande di me, ho frequentato il liceo scientifico e mi sono diplomata nel 2009 con 67/100. Un po’ delusa dal voto, ho deciso di iscrivermi ad Amministrazione, contabilità e controllo d’azienda all’università di Bergamo: volevo cambiare totalmente materie rispetto a quelle studiate al liceo. E proprio con questa virata ho scoperto la mia passione per la ragioneria, la contabilità, i bilanci e le tante materie economiche.Ho studiato molto e con interesse, ma finiti gli esami la mia preoccupazione ovviamente era «e dopo la laurea cosa faccio? Come trovo un lavoro?». Così ho deciso di avvalermi di uno stage, che almeno nel nostro settore sembrava un metodo efficace per iniziare a lavorare. Mi sono iscritta alla piattaforma universitaria di placement e, con relativa facilità, ho iniziato a fare qualche colloquio. Alla fine sono stata scelta da uno studio associato di dottori commercialisti di Bergamo città, dove sono rimasta per tre mesi, fino a poco prima della laurea. Lo stage era totalmente gratuito, il compenso concordato era: imparare qualcosa.  Ed effettivamente ho imparato a destreggiarmi tra varie mansioni contabili e di segreteria: registrazioni di prima nota, registrazioni di fatture d’acquisto e vendita, analisi dei timesheet dei dipendenti, gestione della posta, riordino degli archivi cartacei. Una volta laureata, a novembre 2003, la valutazione della mia attività era certamente positiva, ma lo studio non aveva possibilità di assumermi: il massimo che poteva offrire era un periodo come praticante retribuita part-time. Visto che ora è possibile eseguire il praticantato in itinere, ho deciso di iscrivermi alla specialistica di economia e diventare praticante commercialista. Quindi ho iniziato sia un nuovo percorso di studi, che un praticantato part-time di 4 ore al giorno – con orari non flessibili, come pattuito: o le mattine o i pomeriggi – e un compenso di 500 euro al mese.  Però dopo due mesi ho deciso di interrompere il rapporto poiché non ero più in grado di seguire le lezioni, nonostante lavorare rimanesse una priorità. Per questo anche durante il primo periodo di specialistica non ho mai smesso di candidarmi a varie offerte e mettere online il mio cv. E ad un certo punto ho ricevuto una telefonata: la società milanese di consulenza Everis aveva visionato il mio curriculum su Monster ed era interessata al mio profilo. E due colloqui più tardi, lo scorso maggio, eccomi a iniziare uno stage come consulente SAP finance, con un compenso di 750 euro al mese. Sin dal primo incontro l’azienda aveva specificato che lo stage era finalizzato all’assunzione a tempo indeterminato – e di fatto il 90 per cento degli stagisti viene assunto – per cui ho detto addio all’università e mi sono cancellata dall’albo praticanti. In Everis ho collaborato alla consulenza per un cliente multinazionale che commercializza beni di largo consumo, ho gestito il supporto SAP di secondo livello per l’area geografica Emea, cioè Europa e Africa, e ho imparato ad usare un ERP – sistema informatico di gestione delle risorse aziendali - utilizzato dalle più grosse aziende mondiali. Il tutto in un ambiente dal clima giovane, accogliente, stimolante, internazionale. La cosa che mi è piaciuta di più in questo stage è che stavo effettivamente lavorando, oltre che imparando: ero trattata al pari dei miei colleghi assunti, senza nessuna distinzione. Non ero la stagista sottopagata che doveva fare i lavoretti che nessuno doveva fare, ma ero la nuova risorsa che lavorava direttamente con i clienti, prendendosi anche la responsabilità dei propri errori.Dopo tre mesi poi è arrivata la lieta notizia: dal mese successivo sarei stata assunta. E così il 31 luglio scorso ho firmato il mio primo vero contratto di lavoro, a tempo indeterminato, con una retribuzione di 1150 euro mensili, e con gran felicità ho festeggiato con i miei colleghi. Everis ha chiarito fin da subito che la mia carriera è al primo posto e infatti dopo l’assunzione ho avuto un colloquio individuale con il mio responsabile e con il mentor, figura aziendale  di orientamento, per stabilire quale sarebbe stato il mio percorso in azienda. Ho scelto di intraprendere un percorso verticale, con progressivo aumento delle responsabilità. Adesso, a 23 anni, ho un lavoro che mi piace e che mi permetterebbe anche di mantenermi da sola – anche se al momento preferisco vivere con mia nonna, che abita proprio a Milano. Un bell’inizio!Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

«Niente fotocopie, qui ci serve un programmatore» e per Ivan inizia la carriera in SIC

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Ivan Tridico, 25 anni, oggi assunto con contratto di apprendistato in SIC Servizi Integrati & Consulenze, a Milano.   Sono uno sviluppatore software innamorato del suo lavoro. Ho 25 anni, la stessa età dell’azienda che mi ha cresciuto, la SIC Servizi integrati & Consulenze, una società informatica piccola ma autorevole che fornisce servizi soprattutto alle aziende del settore energetico, chimico e meccanico. Ma partiamo dall’inizio.Sono nato e cresciuto a Milano, dove nel 2008 mi sono diplomato come perito informatico con 92/100. Poi ho scelto di proseguire con l’università, optando per Ingegneria energetica al Politecnico. Fin da ragazzino ho affiancato i miei studi a vari lavoretti: volantinaggio, addetto alla sicurezza, allestitore nelle fiere e collaboratore in un centro trasmissione dati. Più tanto sport, soprattutto arti marziali e basket, quest’ultimo sia da giocatore e da allenatore. Tutto ciò alle superiori non mi ha mai impedito di realizzarmi negli studi, grazie anche ad alcuni ottimi docenti e alla tanta passione che c’era dietro le attività extra scolastiche. Però arrivato al secondo anno di università alcuni problemi familiari hanno avuto il sopravvento, e sono stato costretto ad abbandonare, pur avendo dato metà esami. Mi sono concentrato a tempo pieno sui miei lavori: facendone due o tre per volta riuscivo a guadagnare anche 1200 euro al mese, però senza contratti stabili. Il lavoro non è mai mancato, ma era a chiamata. Del resto mi piacevano questi lavori e lavoretti, anche se spesso su turni notturni, perché sono sempre riuscito ad integrarmi bene nell’ambiente e a socializzare con colleghi e superiori.  Poi ad inizio 2012 mi sono imbattuto in un annuncio interessante pubblicato sulla Repubblica degli Stagisti: la società SIC offriva uno stage semestrale per sviluppatori software, con un rimborso mensile da 600 euro netti e generosi ticket restaurant. All'epoca come ho detto guadagnavo piuttosto bene, ma non ho esitato a inviare la mia candidatura: l’informatica era, ed è, la mia vocazione. A fine febbraio ho sostenuto il primo colloquio con l’aziendo presso la sede di Loreto, e poi un secondo colloquio a inizio marzo. Più di tutto delle selezioni mi è rimasto impresso un momento, o meglio una frase: «Qui non ci serve qualcuno che faccia delle fotocopie, qui ci serve un programmatore». E confermo, così è stato.Il 26 marzo ho iniziato il mio stage in SIC e in sei mesi ho imparato tantissimo, ho avuto modo di applicare e vedere in azione la teoria che da avido autodidatta mi sono costruito nel tempo. La fortuna di lavorare in una piccola azienda - SIC ha circa una ventina di dipendenti - sta anche nel fatto che si fa un po’ di tutto. In particolare io mi sono occupato dell'analisi delle esigenze del cliente, della progettazione e scrittura del database, dei programmi... Tutto ciò che sta dietro la realizzazione di un software. L'azienda fornisce software per la gestione di impianti petroliferi e per la telematizzazione delle accise e dei documenti doganali, oltre che assistenza e formazione tecnico-procedurale. A fine stage – era ottobre 2012 - sono stato confermato per un anno come collaboratore a progetto, in attesa di incentivi statali alle assunzioni che tardavano ad arrivare. In quel periodo il mio stipendio ammontava a circa mille euro al mese, senza buoni pasto. Poi finalmente, scaduto il contratto a progetto, è arrivata la bella notizia: la proposta di un contratto di lavoro molto più tutelante, un apprendistato triennale, con uno stipendio di 1200 euro e buoni pasto da 7,50 euro. Solo oggi quindi sono tornato a guadagnare cifre simili a quelle che guadagnavo qualche anno fa – seppur facendo lavori non contrattualizzati e che poco avevano a che fare con l’informatica - quindi sotto il punto di vista strettamente economico non è stato un buon investimento. Guardandomi indietro però so con assoluta certezza che rifarei la pazzia di dire addio ad un’entrata mensile pressoché stabile in favore di uno stage, perché alzarsi ogni mattina per andare a lavorare col sorriso, vedere i risultati dei propri sforzi e vivere otto, nove ore al giorno in un ambiente così professionale e amichevole,  che mantiene viva la mia passione, mi realizza come nient’altro farebbe. Qui in SIC srl mi sento veramente bene. Prendendo a prestito un'espressione dell'amministratore delegato Aurelio Fallabrino, mi sento uno di famiglia: perché è così che tutti mi hanno trattato sin dal primo giorno.  Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo    

«Non più solo stagista, in Carglass finalmente sono cresciuta»: la storia di Alessandra

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Alessandra Burro, 27 anni, oggi assunta a tempo determinato nelle Risorse umane di Carglass, a Milano. Ho 27 anni e sono di Milano. Qui ho frequentato l'istituto tecnico professionale e, nonostante fossi una buona studentessa, dopo il diploma ho preferito cercare subito un lavoro. Ho iniziato nel contact center di Xelion Banca, come assistente telefonico ai promotori finanziari. L'ingresso in un contesto bancario è stato fin da subito affascinante, sia per la conoscenza del mondo finanziario e sia per la retribuzione, che era piuttosto elevata, circa 1.450 euro al mese. Dopo qualche tempo poi sono stata scelta per dare supporto all’ufficio Risorse umane, dove ho iniziato a occuparmi dell’inserimento delle schede anagrafiche dei neo assunti nel gestionale dell’azienda. E dove ho scoperto quanto il mondo HR fosse per me interessante e stimolante.Ha iniziato così a prendere forma l'idea di ricominciare a studiare, per completare la mia formazione e poter aspirare ad una carriera professionale più ambiziosa. A ottobre 2008 quindi mi sono iscritta al corso di laurea in Organizzazione e risorse umane alla Statale di Milano, intervallando costantemente gli studi con diversi lavori a breve termine - addetta call center, commessa, addetta alle pulizie, babysitter - per riuscire a cavarmela economicamente senza pesare sulla mia famiglia. A dicembre 2011 finalmente ho finito gli studi universitari, in corso e con voto 95/110. Ho iniziato a cercare un impiego nell’ambito HR rispondendo ad annunci di lavoro on line e portando di persona il mio curriculum alle agenzie interinali di Milano e hinterland. La ricerca sembrava non dare frutti quando un giorno ecco arrivare una telefonata inaspettata: Everis Italia, gruppo multinazionale di consulenza IT [tra le aziende aderenti al circuito  circuito Ok Stage, ndr], stava cercando un HR Recruiter Junior: avevano ricevuto i miei riferimenti dall'università e mi offrivano uno stage di sei mesi, che accettai di buon grado. In Everis sono stata inserita nell'ufficio Risorse umane con altre tre colleghe: due si occupavano della parte amministrativa e di formazione e l'altra della selezione. Il mio ruolo era quello di supportare quest’ultima nella ricerca di profili IT neolaureati. Tenevo i contatti con le università e convocavo i candidati agli assessment di gruppo. Il rapporto con le mie colleghe e il mio tutor era bellissimo, la mia tutor mi ha trasmesso la sua passione per questo lavoro e lo stage era ben ricompensato, 750 euro netti al mesi più ticket pasto. Lo stage però non era finalizzato all'inserimento in azienda e qualche settimana prima della fine mi sono riattivata nella ricerca di lavoro rispondendo ad annunci on line e annunci pubblicati sulla bacheca dell'università.A fine luglio sono stata contattata dall’agenzia per il lavoro Gi Group e ho sostenuto tre colloqui che, ad agosto 2012, mi hanno portato al mio secondo stage, anch'esso non finalizzato all'assunzione. Questa esperienza è stata per me una grande palestra, dove ho dovuto affrontare molte difficoltà, ma dalla quale ho ricevuto anche molte soddisfazioni. Per sei mesi ho supportato la Recruiter Senior di filiale nella pubblicazione degli annunci, nella convocazione dei candidati e nei colloqui di selezione, all’inizio in affiancamento e, in seguito in autonomia.  Il tutto con un rimborso di 400 euro mensili e buoni pasto. Al termine dello stage, mi sono dedicata ancora una volta alla ricerca di un'occupazione, rendendomi conto che uno dei requisiti fondamentali richiesti dalle aziende era la conoscenza della lingua inglese. A quel punto mi sono posta un nuovo obiettivo: se entro qualche tempo non avessi trovato lavoro nell'ambito delle  risorse umane, sarei partita per l'Inghilterra per migliorare il mio inglese. Grazie alle referenze della mia ex tutor di Gi Group però ho subito trovato lavoro nell'ufficio Amministrazione del personale di Carglass, multinazionale leader nel settore riparazione e sostituzione vetri auto, dove per due mesi ho gestito l'archivio cartaceo di tutti i dipendenti dell'azienda, circa 950. Nonostante questa mansione si discostasse dalla mia formazione e dagli stage precedentemente svolti, non volevo rimanere a casa senza lavoro e volevo mettere da parte qualche risparmio per potermi permettere il viaggio studio in Inghilterra. Prima della scadenza del contratto, a fine maggio 2013, mi è stato proposto di iniziare uno stage a partire da settembre nell'ufficio Selezione, formazione e sviluppo. Ero molto contenta! Potevo continuare il mio percorso professionale nelle risorse umane e allo stesso tempo andare in Inghilterra due mesi, imparare la lingua, tornare e avere di nuovo un lavoro.Dopo l'estate 2013 inizia quindi la mia vera esperienza di lavoro nell’ambito HR di Carglass, prima con uno stage semestrale con un rimborso di 800 euro mensili più buoni pasto da 10,66 euro, poi con un contratto a tempo determinato di un anno con uno stipendio di quasi 1100 euro netti al mese. Questa per me è stata finora l'esperienza professionale più significativa, la più importante in assoluto, la prima in cui mi è stato concesso di crescere sotto il profilo lavorativo, di non essere più considerata come una stagista e di imparare a svolgere nuove mansioni, oltre alla selezione, che rimane comunque la mia passione. Per esempio ho potuto approfondire l'ambito della  formazione e dello sviluppo, di cui non mi ero mai occupata, aggiungendo un'ulteriore competenza al mio bagaglio. Insomma, a distanza di quasi tre anni dal conseguimento della laurea, ho capito veramente cosa voglio fare da grande e ce la metterò tutta per riuscirci anche se la situazione del mercato del lavoro oggi non è delle migliori per i giovani italiani.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo    

«Non solo colleghi: con lo stage e poi il lavoro in Progetto ED ho trovato dei compagni di viaggio»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella del ventisettenne Francescopaolo Marino, oggi Project manager in apprendistato per PROGETTO ED, a Salsomaggiore Terme.  Ho 27 anni e sono di Napoli; sono laureato in Economia aziendale all’università Federico II, con una specializzazione in International Management. L’unico piccolo rimpianto di questi anni è di non aver vissuto l’esperienza dell’Erasmus, per timore che potesse rallentare il mio percorso di studi. A posteriori invece consiglierei a chiunque di provarci: il mondo del lavoro, come la vita in generale, è un mondo di relazioni; quanto più variegate se ne hanno alle spalle, tanto più facile è gestire quelle nuove, professionali e non, essendo allenati ad una “filosofia” della collaborazione e del rispetto dei punti di vista altrui. Dopo la laurea, ottenuta a dicembre 2012 con lode, sono stato ammesso al master in Project Management della Luiss: un percorso strutturato in quattro mesi di formazione in aula più uno stage in azienda, per un costo totale di 8mila euro. Anche se ho dovuto cercare da solo il mio stage – da questo punto di vista l’organizzazione del master ha peccato molto – l’esperienza si è rivelata speciale. Lo dico adesso dopo averla assimilata e sedimentata. In nessun momento di quei sei mesi ho vissuto le sensazioni alienanti che sentivo raccontare ovunque. Avevo intuito che per me sarebbe stato diverso già dalle selezioni: superata la prima fase – assessment, prova di gruppo, colloquio individuale – mi sono ritrovato non più ad un ulteriore colloquio, ma ad un semplice tavolo a parlare con persone che proprio come me avevano le idee chiare su cosa volevano: scrivere una storia di successo. E infatti, entrato in stage, più che dei colleghi ho trovato dei compagni di viaggio; in particolare con quella che è stata la mia tutor oggi siamo amici e ci frequentiamo anche fuori; la cura con cui ha coltivato la mia crescita mi ha permesso di lanciarmi con estrema facilità nel mondo delle responsabilità professionali  e dopo due mesi ho iniziato ad operare in piena autonomia, percependo ogni mese un rimborso netto di 800 euro. L’azienda che ha reso possibile tutto ciò? Progetto ED, a Parma, che commercializza e installa porte e finestre.  Lo stage per cui mi ero candidato era per una posizione di Project Manager e nello specifico mi sono occupato di formulazione delle proposte economiche per i clienti, definizione delle soluzioni tecniche più adatte rispetto alle analisi di cantiere, coordinamento dei tempi di evasione degli ordini. Insomma, una gestione integrata di una commessa da un punto di vista principalmente economico finanziario. È stato uno stage perfetto. Credo che la mancanza di responsabilizzazione di una risorsa finisca col creare un effetto esattamente opposto alla produttività. Il rovescio della medaglia è che esistono, a malincuore bisogna ammetterlo, anche ragazzi non disposti a sacrificarsi, che pretendono tanto ancor prima di aver dimostrato qualcosa. Se ci fosse un maggiore rispetto reciproco tra questi due poli non parleremmo più dello stage come un problema. Le aziende devono vederlo come una forma importante d’inserimento a lungo termine ed i ragazzi come un’opportunità per dimostrare il loro valore. È un investimento bidirezionale e non unidirezionale. Infatti dopo la conclusione dei sei mesi ho firmato un contratto di apprendistato di trenta mesi, non avrei detto di no a Progetto ED per nessun motivo al mondo: qui si ha veramente la possibilità di crescere e di esprimersi. Adesso mi occupo anche di cercare nuovi potenziali partner aziendali – e di alcuni aspetti di selezione del personale – con uno stipendio che ammonta a circa 1100 euro netti mensili, sufficiente ad essere del tutto indipendente. La vita a Salsomaggiore non è impossibile, un affitto costa in media 350 euro più spese; ma del resto con un giusto senso di responsabilità anche durante lo stage sono riuscito ad affrontare tutte le spese in autonomia. Certo, è difficile mettersi qualcosa da parte, ma non credo sia il momento di pensare ai risparmi o ai divertimenti, bensì un momento d’investimento puro su se stessi ed sul proprio futuro. Oggi l’unico pensiero  è quello di fare qualcosa di grande nel mio Paese per il mio Paese, e portare poi la storia d’innovazione di Progetto ED all'estero.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo    

Meritocrazia, in Elica è la stella polare: parola di un giovane ingegnere

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella del giovane Gennaro Buonomo, ora assunto nel reparto Ricerca & sviluppo di Elica, a Fabriano. L'azienda festeggia così il recente ingresso nel circuito Ok Stage.Sono di Napoli, ho 27 anni e da poco più di un anno sono laureato in Ingegneria meccanica per l'energia e l'ambiente alla Federico II. Una scelta naturale per me, che ho sempre avuto una sconfinata passione per tutto ciò che è tecnologia e vengo da una famiglia proprietaria di una piccola azienda di servizi per l'ambiente. Negli anni del liceo davo una mano ogni volta che potevo, poi durante l’università ho fatto altri lavoretti: cameriere, barman, lezioni private, anche contemporaneamente. Poco alla volta mi sono guadagnato l'indipendenza ambita - imparando anche a dare il giusto valore ai beni materiali  e immateriali - tenendo il passo con gli studi. Ho concluso la specialistica a luglio 2013 con lode e pubblicazione della tesi, un lavoro in cui ho progettato una sessione di simulazioni termo-fluidodinamiche per un componente di un velivolo dell'aviazione generale. Si trattava di uno approfondimento su uno studio precedente, finanziato dal progetto europeo Esposa – Efficient Systems and Propulsion for Small Aicraft. Non avendo fatto esperienze all'estero, pochi giorni dopo la laurea ho preso un volo per Londra, e ci sono rimasto per qualche mese. Mi mantenevo facendo il barman, con una paga nettamente superiore a quella percepita in Italia - quasi doppia - ma ovviamente con un costo della vita molto maggiore. Sono rientrato a casa per scelta, per partecipare come speaker ad una conferenza per me molto importante. Facciamo un passo indietro: nell'ultima fase universitaria avevo fatto un tirocinio al Cira, il Centro italiano ricerche aerospaziali, a Caserta, e in quell'occasione – oltre a maturare lo spunto per il lavoro di tesi - ero entrato in contatto con Aidaa, l'Associazione italiana di aeronautica e astronautica. Non ricevevo compenso, ma quegli otto mesi tornerei a farli mille volte, soprattutto perché ho acquisito conoscenze che sono riuscito a rivendermi molto bene nel mondo del lavoro. Poi quando a settembre si è presentata l'opportunità di discutere alla Aidaa Conference 2013 alcuni articoli redatti con i relatori universitari e i tutors aziendali del Cira, ho salutato l'Inghilterra e sono tornato.Non è passato tanto tempo tra i primi cv post laurea e i primi contatti da parte delle aziende. In particolare quello di Elica, grande azienda di Fabriano che progetta e produce cappe da cucina per uso domestico, è arrivato del tutto inaspettato: ero in spiaggia, ed ecco una chiamata da parte del mio relatore di tesi, che mi aveva segnalato ad un'azienda in cerca di un profilo come il mio, con conoscenze in ambito di fluidodinamica computazionale. Dopo qualche giorno ho ricevuto la telefonata dell'azienda, ed è partito l'iter di selezione, parallelo per altro ad un secondo iter in un'altra multinazionale del settore, per il quale invece mi ero candidato spontaneamente. Colloquio conoscitivo, test, colloquio tecnico e… feedback positivo da parte di entrambe le aziende!  Che fare? Ero io a dover scegliere. Dopo molte incertezze, consigliato dalle persone intorno a me, ho optato per un'azienda che fino a poco prima nemmeno conoscevo, ma che in poco tempo mi avrebbe conquistato: Elica.A dicembre 2013 quindi ho iniziato uno stage semestrale finalizzato all'assunzione, con rimborso spese di 500 euro netti, alloggio a Fabriano con utenze pagate, mensa e palestra aziendale. L'azienda poi ha anche attivato l'iter per accedere ad un contributo di Italia Lavoro [previsto dal programma Lavoro e Sviluppo 4, a cui Repubblica degli Stagisti ha dedicato diversi approfondimenti all'epoca del suo lancio nel 2009, ndr] che ha fatto salire il rimborso mensile a 1300 euro. Insomma, da parte mia ho solo preparato le valigie e mi sono preparato a dare il massimo. Sono entrato nell'area Ricerca e innovazione, team Advanced Engineering, che letteralmente significa "ingegneria di anticipo", nel senso che cerca di prevedere i bisogni dei clienti con strumenti di marketing e lavora in anticipo per soddisfarli. In Elica ho trovato un ambiente stimolante e dinamico, in cui il concetto di self improvement la fa da padrona e la meritocrazia non è un miraggio, ma la stella polare che guida l'azienda. Insomma, una realtà che oggi nel nostro paese potrebbe sembrare mera utopia, ma che esiste, e che auguro a tutti i giovani di trovare.Finito lo stage, lo scorso giugno la mia posizione è stata stabilizzata con un apprendistato triennale da circa 1400 euro netti al mese, più benefit come mensa, palestra aziendale e convenzioni con esercizi commerciali. Così riesco ad essere del tutto indipendente, e vivo da solo in un appartamento in affitto. Devo dire che in passato ho strizzato l'occhio alla possibilità di trasferirmi all'estero, ma penso che andare via spesso sia più semplice. Anche a restare ci vuole un po' di coraggio, e a volte premia. Adesso la speranza è di continuare a lavorare in Elica,  e crescere: questo primo contratto per me è un punto di partenza, non di arrivo. Testo raccolto da Annalisa Di Palo

Da Bruxelles per uno stage ad Amburgo per amore. Con la vocazione del giornalismo

Chiuderanno il primo settembre le application per i tirocini al Consiglio dell'Unione europea. L'istituzione offre un centinaio di posti per cinque mesi di stage, a circa mille euro al mese. Susanna Grego ne ha fatto uno nel 2008 e alla Repubblica degli Stagisti ha raccontanto com'è stato il suo percorso professionale prima e dopo. Sono nata nel 1981. Sono di origini venete, ma ho abitato in un paesino in provincia di Torino. Dopo aver frequentato un terribile liceo scientifico di provincia, mi sono iscritta alla facoltà di Scienze della comunicazione a Torino, perché avevo iniziato a collaborare per un giornale locale e volevo fortemente fare del giornalismo la mia professione. Il mio era più di un sogno, ma una missione. Mi sono laureata nel 2006 con il massimo dei voti. Non mi sono mai pentita di aver scelto quella facoltà, perché era esattamente ciò che mi interessava di più. Penso che sia un corso di laurea che, se frequentato con passione, insegna molto. La scelta è stata sofferta nel senso che i miei genitori non erano d’accordo, ma sono stata irremovibile. In effetti mio padre voleva che mi iscrivessi ad ingegneria o fisica.Dopo la laurea ho fatto altri due stage, ma purtroppo erano di quel tipo che non dà alcuna prospettiva di inserimento futuro, e quando me ne sono accorta era già troppo tardi. Mi sono sentita presa in giro. Uno era come addetta comunicazione presso una società, Le Serre, che lavora in subappalto per l’organizzazione eventi del comune di Grugliasco, pagato 250 euro a fine esperienza; e uno per una piccola azienda di riparazione e assistenza caldaie, come segretaria, pagato 200 euro al mese per un part-time. Ma non mi sono trovata molto bene, i superiori erano pressoché assenti, i colleghi ostili perché temevano che gli rubassi il posto di lavoro o qualcosa del genere. In seguito ho lavorato con un contratto a progetto di un anno, 400 euro al mese netti per un part-time come addetta comunicazione di una società informatica, Davide.it. Qui invece l'esperienza è stata positiva sia con i superiori che con i colleghi, le mie mansioni rispettavano generalmente la mia formazione pregressa. Volevo un lavoro stabile e il tipo di occupazione mi interessava, e mi era stato promesso un contratto part-time a tempo indeterminato. Che poi però non è mai arrivato: la società era in difficoltà, perciò quando nel 2008 sono stata presa per il tirocinio al Consiglio Ue ho accettato. Nel frattempo ho portato avanti una collaborazione con un giornale locale, Il Risveglio, dove ho scritto per sette anni e grazie a cui ho ottenuto il tesserino da pubblicista. Mi recavo in redazione o a fare interviste circa quattro giorni a settimana, weekend compresi (quasi tutti), ero retribuita a battute e guadagnavo poco, dai 100 ai 300 euro al mese. Ho chiesto più volte un contratto cococo, ma mi è stato detto che non era possibile. I rapporti con i superiori qui erano diversi a seconda della persona, con alcuni mi trovavo bene, con altri no perché mi facevano ostruzionismo. Sono passata anche per altre collaborazioni come giornalista freelance. Tra queste una per La Stampa, per cui mi sono occupata di cronaca locale percependo un rimborso sui 100 euro mensili, e una per un giornale online di cronaca, una testata che avevamo rilevato con alcuni colleghi dopo la chiusura dell'edizione cartacea. In mezzo anche diverse sventure lavorative. La più lunga con una cooperativa, la Rear, presieduta da un importante politico del Pd: avevo un contratto part-time a tempo indeterminato ma i diritti dei lavoratori erano continuamente calpestati, la paga ridicola (cinque euro all’ora), i turni pesanti, la mansione non era affatto in linea con i miei studi, i lavoratori subivano ogni sorta di ricatti e angherie da parte dei superiori. Ho saputo dei tirocini all’Unione europea perché ero iscritta a una newsletter sulle opportunità per l’estero, ho inviato la candidatura e mi hanno chiamata. Quando mi hanno telefonato dal Consiglio dell'Unione Europea non ci potevo credere. È durato cinque mesi, ero rimborsata con 750 euro al mese per otto ore di lavoro al giorno. Lavoravo nell’ufficio Comunicazione e Trasparenza amministrativa, svolgevo mansioni per così dire 'burocratiche' ma mi piaceva, i rapporti con i colleghi e con il tutor erano ottimi. Sono andata a salutarli poco tempo fa perché passavo da Bruxelles. Mi era stato accennato alla possibilità di continuare a lavorare con l'istituzione, ma avevo dei problemi personali per cui sono tornata a Torino. Per essere assunti al Consiglio è poi necessario passare un concorso pubblico.Da un anno e mezzo circa mi sono trasferita ad Amburgo per amore. Qui ho lavorato per un anno per una ditta di web marketing, la Testroom, una collaborazione di due giorni a settimana retribuita circa 400 euro al mese. Ora vorrei trovare lavoro nell’ambito dell’import export perché in questo settore vedo delle possibilità di carriera e di stabilità lavorativa. Ma se l'essere all'estero offre dei vantaggi - riguardo alla situazione del mercato e delle condizioni lavorative - nasconde al contempo anche degli svantaggi: il principale è che non sono madrelingua. I miei amici per la maggioranza non hanno passato le stesse mie difficoltà nel mondo del lavoro: molti hanno scelto indirizzi di studio di tipo tecnico-scientifico o hanno trovato un posto fisso anni fa grazie a conoscenze personali. Chi invece ha una laurea umanistica o in legge è andato incontro a lunghi periodi di disoccupazione e precariato. Vorrei consigliare a tutti di non fare più di uno stage e non farlo se a titolo gratuito. A volte si accettano pur di non stare a casa a fare niente, ma questo non fa altro che incrementare un circolo vizioso di sfruttamento. Penso che il sistema dello stage in Italia sia da eliminare e che dovrebbero esistere esclusivamente tirocini con finalità di assunzione. Non penso sia giusto che le aziende ricevano fondi statali o regionali per gli stagisti: un’azienda che ha bisogno di assumere una persona giovane o da formare, che ci investa. Se non vogliono, significa che non ne hanno realmente bisogno. L’avvio dello stage diventa a quel punto una scusa per ricevere finanziamenti o sfruttare forza lavoro. Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

«Fate stage in organismi internazionali, servono»: il consiglio di un ex stagista della Commissione Ue

C'è tempo fino al 29 agosto per candidarsi a uno degli stage offerti dalla Commissione europea. Un'ottima occasione per il curriculum e per il rimborso, di circa 1000 euro mensili, più altri benefit che l'istituzione riconosce. Danilo Samà, 30enne romano, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua storia. E la passione per l'economia che lo ha portato in giro per il mondo.   Classe 1984, sono cresciuto nella zona dei Castelli Romani. Conseguita la maturità scientifica, giunge il fatidico momento della scelta dell'università, che ricade sulla Luiss di Roma: un’opportunità prestigiosa per il futuro che mi avrebbe anche reso l'unico laureato della famiglia. Durante la mia vita da pendolare, tra un vagone e l’altro cerco di capire se quella della facoltà di Economia sia stata la scelta giusta: a diciotto anni non è facile capire quale percorso intraprendere, a maggior ragione se prevede un investimento finanziario considerevole a carico dei propri genitori. Fino a quando, durante la laurea triennale, non rimango folgorato dalle lezioni di economia politica del professor Carlo Scognamiglio sul pensiero liberale e sulla politica della concorrenza. Per la laurea magistrale, invece, ho avuto la fortuna di ritrovarmi in casa uno dei pochi corsi di specializzazione italiani in concorrenza e regolamentazione diretto da un luminare della materia, Roberto Pardolesi. Questi studi mi portano nel 2008 a un periodo di scambio, di sei mesi, finanziato con il progetto Erasmus, presso l’Aarhus School of Business and Social Sciences in Danimarca (l’inglese, è inutile ribadirlo, si impara soltanto andando all’estero). Alle due lauree discusse rispettivamente nel 2006 e nel 2009, entrambi con lode, fanno seguito una collaborazione professionale di un anno tra il 2009 ed il 2010 come consulente economico presso il dipartimento antitrust di Pavia & Ansaldo, studio legale italiano di caratura internazionale, dal quale percepisco un salario netto di circa 1.000 euro; e l’iscrizione  (tra il 2010 e il 2011) a un dottorato di ricerca in analisi economica del diritto della concorrenza sempre presso la Luiss, nell’ambito del quale frequento un master itinerante con borsa di studio dell’Unione Europea (di poche centinaia di euro mensili) presso le università di Rotterdam nei Paesi Bassi, di Gand in Belgio e di Amburgo in Germania. Nel corso del dottorato di ricerca, tuttavia, avverto l’esigenza di ritornare sul campo professionale per meglio comprendere su quali tematiche concentrare l’attività di ricerca. Un’esperienza presso la Commissione Europea non poteva che essere occasione migliore.Questa istituzione offre la possibilità di svolgere un traineeship presso una delle diverse direzioni generali di Bruxelles. Se consideriamo la Commissione Europea come il governo della Ue, allora le direzioni possono esserne reputate i ministeri. Da notare come i tempi che intercorrono tra la comunicazione dell’inserimento nella lista Blue Book alle interviste telefoniche siano pressocchè rapidissimi, ragion per cui conviene preparare per tempo, ancor prima della pubblicazione della lista, le mail da inviare ai funzionari, stilando un elenco di tutti gli uffici a cui si è interessati. Ai miei tempi, al momento dell’application, era prevista la possibilità di esprimere tre preferenze. Adesso invece solo una rispetto a una lista di tipologie di lavoro. Per questo suggerirerei di far capire nella domanda stessa per quale direzione generale si è in possesso di competenze adeguate. In generale, la selezione è piuttosto serrata. La comunità italiana è una delle più consistenti, sia per via della ripartizione dei posti di lavoro nelle istituzioni europee su base proporzionale rispetto agli Stati membri, sia per i motivi che tutti conosciamo. Il livello di formazione dei trainees è particolarmente elevato, contraddistinto da un’educazione accademica in università prestigiose e da esperienze professionali in ambito internazionale. Il grant mensile, netto, è di circa 1.000 euro, somma più che sufficiente per vivere in una capitale europea come Bruxelles. Il mio stage si è svolto tra il 2011 ed il 2012 nella direzione per la Concorrenza, ovvero l’autorità antitrust europea, nel campo degli aiuti stato. Il rapporto con i colleghi di lavoro è stato eccellente. Mostrato fin da subito il mio interesse a lavorare su casi in cui vi fosse esigenza di complesse analisi economiche, son stato chiamato in causa ogniqualvolta ve ne fosse la possibilità. Particolarmente formativa l’opportunità di essere quotidiamente in contatto con i membri dello Chief Economist Team. Proprio grazie alle continue conversazioni avute con economisti antitrust dalle esperienze significative sia in campo accademico che professionale, ho maturato la scelta di concentrare l’attività di ricerca verso tecniche econometriche e quantitative attraverso un visiting period di un anno presso la Toulouse School of Economics in Francia, che ho intrapreso subito dopo aver concluso lo stage in Commissione. Concluso il dottorato di ricerca, attualmente sono alle prese con una serie di colloqui tra Bruxelles, Londra e Parigi per posizioni di competition economist presso autorità antitrust, centri di ricerca e società di consulenza economica specializzate in politica della concorrenza. In generale mi sento di consigliare un'esperienza di tirocinio presso una qualsiasi istituzione europea, a condizione però che si abbia un interesse specifico verso una materia che si vuole approfondire per motivi di ricerca - perché si ha così modo di toccare con mano temi che in università rimangono astratti - o per scopi professionali, perché i datori di lavoro attivi in contesti internazionali la considerano spesso come un prerequisito. Quanto invece all’idea di intraprendere un dottorato di ricerca, il discorso è più complesso. A meno che non si desideri rimanere in accademia (oramai requesito imprescindibile), investire ulteriori tre o più anni di studio è una scelta che va valutata attentamente. Non tutti i tipi di lavoro richiedono una formazione teorica avanzata, spesso è preferibile anticipare l’esperienza pratica sul campo. Pertanto, la domanda che andrebbe rivolta a sé stessi è: 'Per quello che vorrei fare nella vita, è richiesto un dottorato di ricerca?'. In Italia un dottorato non viene valorizzato come all’estero, dove al contrario viene considerato come un lavoro a tutti gli effetti, a conclusione del quale è possibile già ricevere offerte di lavoro a tempo indeterminato. È però innegabile che più si trascorrono periodi all’estero, più se ne traggono benefici nel lungo termine. In altri termini e lontano da qualsiasi esterofilia, in definitiva quello che penso è che per rientrare c’è sempre tempo, ma non per partire.Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

Dallo stage alla Commissione europea al giornalismo oltreoceano: la storia di un expat italiano

C'è tempo fino al 29 agosto per candidarsi a uno degli stage offerti dalla Commissione europea. Un'ottima occasione per il curriculum e per il rimborso, di circa 1000 euro mensili, più altri benefit che l'istituzione riconosce. Carlo Cauti, 27enne di Ortona, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua vorticosa storia: oggi, a meno di trent'anni, fa il giornalista a Sao Paulo per il principale magazine nazionale.  Ho 27 anni e sono cresciuto ad Ortona, in Abruzzo. Ho frequentato il liceo sperimentale indirizzo giuridico-amministrativo nel College Ravasco a Pescara, dove mi sono diplomato con 98/100. Durante il liceo ho sempre lavorato con mio padre, titolare di un bowling a Lanciano, una città vicina. Praticamente tutti i weekend e le festività sono sempre state giornate lavorative, ma per me dare una mano a mio padre era qualcosa di normale, il minimo che potessi fare. Nel 2005 mi sono iscritto alla triennale in Scienze politiche alla Luiss di Roma, dove mi sono laureato con 109. Ho proseguito gli studi con la laurea magistrale in Relazioni internazionali, questa volta, laureandomi in corso e, finalmente, con 110 e lode. Ho sempre adorato la politica estera. A una giornata di presentazione alla Luiss sono rimasto folgorato dalla descrizione dei corsi dei professori di Scienze Politiche. Avevo trovato la mia strada. Ho sostenuto la retta annuale (ai miei tempi di circa 6mila l’anno), con borse di studio regionali e della stessa Luiss, e lavoretti vari: lo stewart, il barista e lavorando part-time nell’ufficio diritto allo studio, un bando per circa 80 ore annuali con un massimo di 1200 euro all’anno. Al primo anno ho iniziato a scrivere su uno dei giornali dell’università, Liberamente, e a collaborare con la web radio accademica, Radio Luiss, dove ho condotto il programma Good Morning Luiss. Collaborazioni gratuite ma fondamentali per fare esperienza.Dopo il fantastico anno dell'Erasmus, alla Université de Paris X, a Nanterre nel 2007, su suggerimento di una collega di università ho inviato un’autocandidatura per uno stage – gratuito – presso la sede di corrispondenza Ansa di São Paulo del Brasile. Superato il colloquio, a settembre sono partito alla volta del Sudamerica. All'Ansa è stato il mio battesimo di fuoco con il mondo del giornalismo. La mia mansione era quella di trovare notizie locali interessanti e scrivere pezzi in italiano da mandare a Roma. Per le spese riuscivo a farcela vivendo ospite a casa di una zia. Al termine mi hanno offerto un tempo indeterminato con tre mesi di prova e circa 1000 euro al mese per scrivere su Ansa Brasil. Avrei accettato ma... mi dovevo laureare, quindi ho dovuto declinare l’offerta.A dicembre 2008 il mio secondo stage gratuito, all’AdnKronos, redazione esteri. Ho imparato tantissimo ma dopo qualche mese si è concluso: non si sarebbe potuto trasformare in collaborazione retribuita.Nel frattempo mi sono iscritto a un master a Roma in Commercio Internazionale dell'Ice, agenzia per il commercio estero, riservato a giovani abruzzesi, un percorso integrato studio e lavoro coperto da borse di studio. Nel 2009 sono stato selezionato come export area manager, responsabile per il Mercosul da un'azienda abruzzese metalmeccanica interessata al mercato brasiliano. Ero il più giovane e l’unico non ingegnere, e ovviamente, esigevano risultati all’altezza. I due mesi seguenti li ho passati studiando i prodotti, trovando i clienti brasiliani, analizzando il mercato e pianificando la missione. Nel bel mezzo di questo turbinio di eventi, a fine giugno mi comunicano da Bruxelles che sono stato selezionato per gli stage in Commissione. Avevo scoperto dello stage proprio attraverso la newsletter della Repubblica degli Stagisti, e indispensabili per l'application erano stati i racconti degli ex stagisti pubblicati... Insomma, avevo mandato la candidatura ed ero finito nel Blue Book. A quel punto inizia un gioco ad incastro per i tempi: spiego al titolare dell’azienda la situazione e lui mi dice che avremmo potuto continuare a lavorare a distanza e riprendere il discorso dopo la fine dello stage. Inizio a fare una lobby feroce. Contatto amici ed ex-colleghi dell’università che avevano già fatto lo stage e mi faccio passare i contatti di tutti i capi unità e dei vari responsabili. Alla fine vengo conteso tra diversi uffici. La spunta il gabinetto Tajani, che si stava preparando per due missioni ufficiali in Israele e in Brasile (Paesi dove avevo vissuto e di cui parlavo la lingua avendo partecipato ad alcuni progetti internazionali tramite il ministero degli Esteri). Divento lo stagista del vice-presidente. Sei mesi di intenso lavoro ma con soddisfazioni a ripetizione, un ambiente stimolante, colleghi eccezionali e il clima brussellese da capitale d’Europa che inebria dal primo momento in cui ci si mette piede. Inoltre ogni semestre i vari gabinetti dei commissari europei selezionano solo due stagisti, quindi il prestigio della posizione valeva tutta la fatica. Con il grant della Commissione è poi possibile vivere tranquillamente a Bruxelles, senza disdegnare feste e serate a Place du Luxembourg.Alla fine dello stage torno in Italia e riprendo la mia attività di export manager (che in verità non avevo ma del tutto interrotto). Grazie all’Ice, comincio  come consulente per diverse aziende oltre a quella da cui ero stato assunto. Un lavoro molto stimolante, ma, a fine 2012, mi richiama l’Ansa da São Paulo per un contratto per il servizio in lingua portoghese. Travolto dalla passione per la scrittura, lascio l'attività di export manager e da gennaio 2013 inizio a lavorare all’Ansa. Contratto a tempo indeterminato, stipendio variabile da circa 1500 euro al mese fino ad un massimo di 2500, dipendendo dalle ore extra per coprire weekend e festivi. Compenso buono, ufficio al centro di São Paulo e finalmente, tessera dell’ordine dei giornalisti conquistata. Peccato che sia quella dell’Ordine dei giornalisti brasiliani, che dopo pochi mesi ha accettato tutti gli articoli scritti negli anni sia in Italia che in Brasile e mi ha permesso di fare l’esame, ottenendo il tanto ambito tesserino: non era stato così con quello italiano, che si ostinava a non riconoscermi molta parte dell'attività all'estero. Dopo collaborazioni brasiliane (a TV Cultura come commentarista per il programma Legião Estrangeira), e alcune italiane, con testate come Limes e Affarinternazionali, a settembre 2013 lascio l’Ansa per  il quotidiano O Estado de S.Paulo, il più antico e prestigioso del Brasile. Dura pochi mesi, perché dal 2014 ricevo un'offerta migliore da Veja, il principale magazine settimanale brasiliano, con oltre 1,5 milioni di copie vendute alla settimana. A molti in Italia sembrerà un percorso eccessivamente rapido, ma qui in Brasile il mercato giornalistico è talmente giovane e dinamico (a differenza di quello italiano che, al contrario, è stantio e decrepito) che il passaggio da una testata all’altra ti permette un avanzamento di carriera e anche di stipendio.Oggi vivo a Sao Paulo, lavoro in una testata di prim'ordine, ho un contratto a tempo indeterminato e riesco anche a mettere da parte qualche soldo. In Italia è un tipo di carriera che, ormai, non è neanche più considerabile. Escludo a priori di tornare in patria per fare il giornalista, e mi piange il cuore dirlo. Finché esisterà un'istituzione paleozoica che rappresenta il peggior corporativisimo come l'Ordine dei giornalisti, la mia penna resterà in Brasile. Mi pento di non aver cominciato prima la carriera giornalistica in Brasile: i miei colleghi  al primo anno di università erano già stagisti pagati, e oggi hanno macchina, casa e fanno piani concreti per il futuro. In Italia non solo gli stage sono gratuiti, ma non permettono di inserirsi e non valgono per iniziare la carriera. Ossia, tolta la parte di apprendimento personale, è tempo perso. Quando spiego ai miei colleghi giornalisti il concetto di scuola di giornalismo per accedere alla professione e dal costo medio di 20mila euro, si mettono a ridere. 'Chi è il pazzo che affronterebbe una follia del genere?', è la domanda di rito che mi sento fare.Ilaria Mariotti