Categoria: Storie

Basta rassegnazione, le buone aziende esistono: la scoperta di Carmela è Assioma.net

Non bisogna arrendersi, né generalizzare, ma cercare con gli strumenti giusti   Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Carmela Calamita, consulente informatico per Assioma.net, a Torino. «Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada». È una delle mie citazioni preferite, che ho portato in me soprattutto durante l’ultimo periodo del percorso universitario. Ho 26 anni e vengo da Barletta, in Puglia, dove nel 2009 mi sono diplomata come ragioniere programmatore. Dopo la maturità non è stato semplice decidere se continuare gli studi, la paura di non farcela era tanta, ma superata l’indecisione ho deciso di iscrivermi ad Informatica e comunicazione digitale all’università di Bari, continuando comunque a vivere a Barletta.Gli studi sono riuscita a pagarmeli da sola, viaggi da pendolare compresi. Già dai primi anni delle superiori avevo iniziato a costruirmi una mia indipendenza economica, lavorando prima come segretaria presso un'agenzia automobilistica, l’estate successiva al primo superiore, poi in una pasticceria, per un annetto. La mia esperienza lavorativa più lunga è stata però in una pizzeria, dove in tutto ho passato otto anni - anche durante l’ultimo periodo concitato dell’università - fino a quando non ho lasciato Barletta, ormai un anno fa. Avere un impiego mi ha permesso di essere totalmente indipendente e questo mi ha fatto sentire, nel mio piccolo, realizzata. Ho pagato gli studi da sola, togliendomi anche qualche sfizio, e ciascuna delle esperienze fatte mi ha lasciato qualcosa, senso di responsabilità e organizzazione innanzitutto.Mi sono laureata a dicembre 2013, basando il lavoro di tesi su un'esperienza di stage semestrale presso un’azienda informatica di Bari, per cui ho sviluppato una web application per la gestione dei curriculum aziendali - app che poi è entrata a far parte stabilmente dei servizi aziendali. Nonostante lo stage non fosse pagato e non abbia avuto un seguito, è un’esperienza che rifarei: ho avuto modo di conoscere e usare strumenti con cui non ero mai riuscita a venire a contatto, neanche durante gli studi. Sicuramente ci ho guadagnato in competenze e conoscenza, e direi che non è poco. Questo è stato possibile grazie anche al mio tutor aziendale, che è sempre stato molto disponibile.Ottenuta la laurea e passata la breve pausa di riposo, a febbraio 2014 ho fatto i miei primi due colloqui di lavoro, uno presso un’azienda del barese, che ha avuto esito negativo, e l’altro per l’accesso ad un programma di formazione post-universitario, chiamato UIIP – University-Industry Internship training Program, tenuto in Campania e finanziato dalle aziende partner, mirato a sviluppare competenze di progettazione, sviluppo e gestione di sistemi e servizi software. Sono venuta a conoscenza dell'UIIP da alcuni colleghi universitari, che ne davano un feedback a dir poco positivo. Passati colloquio e prova scritta, ad aprile ho iniziato il corso di Object Oriented Specialist, di due mesi. Le lezioni si tenevano dal lunedì al venerdì, 8 ore al giorno, con un ora di pausa pranzo. L'organizzazione era abbastanza rigida: firmavamo entrata ed uscita ed eravamo tenuti a rispettare un abbigliamento e un comportamento adeguato. Era una sorta di simulazione di una realtà aziendale. Ovviamente è stato necessario un breve trasferimento in Campania, con spese di vitto e alloggio a carico dei partecipanti; il resto era coperto dalle aziende partner. Verso l’ultimo periodo, gli organizzatori del programma mi hanno messa in contatto con l’azienda Assioma.net, offrendomi la possibilità di un colloquio. Ho sostenuto una prova tecnica scritta e un colloquio pratico/conoscitivo e dopo circa una settimana l’azienda mi comunicato l'esito positivo della selezione: al termine del corso UIIP, a giugno, avrei iniziato il mio stage semestrale come IT Consultant presso la sede di Torino, ricevendo un compenso mensile di 800 euro. A dicembre, terminato lo stage, mi è stato offerto un contratto di apprendistato triennale, con un Ral di 19mila euro annui più altri benefit come indennità e rimborso spese di trasferta, e buoni pasto. Firmare questo contratto per me è stata una soddisfazione indescrivibile. Quando me l'hanno comunicato la mia gioia si è trasformata in pianto, con tanta gratitudine nei confronti di chi, all’interno di questa azienda, ha creduto in me. Siamo tutti consapevoli della difficoltà del periodo. Firmare un contratto a soli 25 anni e fare un lavoro che mi piace mi ha dato un senso di soddisfazione e realizzazione che è difficile da spiegare. Oggi sono consulente informatico presso uno dei clienti di Assioma.net e contribuisco allo sviluppo di un’applicazione J2EE per la gestione delle attività legate alla logistica, e continuo a mantenermi da sola, pur stando fuori casa.Sono contenta di poter condividere la mia esperienza. Ognuno con i propri percorsi, le proprie speranze e consigli può essere fonte di stimolo per chi nello scetticismo generale si dà per vinto. È vero, sono poche le aziende che investono e credono in noi giovani, ma non bisogna generalizzare. E soprattuto non bisogna arrendersi.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

Ex stagista al Comitato delle Regioni, un decennio dopo: «Partite, è con gli stage all'estero che ci si forma»

C'è tempo fino alla fine di settembre per candidarsi alla sessione primaverile dei circa venti stage annuali offerti dal Comitato delle Regioni di Bruxelles, organo consultivo della Ue. Alla Repubblica degli Stagisti ha raccontato la sua storia di ex stagista Sara Zatta, oggi 39enne, selezionata agli inizi degli anni Duemila. Ho 39 anni e vengo da Fano, una cittadina delle Marche. Da ragazza ero affascinata dalla politica, erano gli anni in cui si parlava di estero, di Erasmus e di come la politica europea influenzasse la vita quotidiana di ogni cittadino, e così, sollecitata da mia madre, ho deciso di iscrivermi a Scienze politiche all’università di Bologna. Nel ‘97 ho vinto una borsa di studio Erasmus e nel settembre dello stesso anno 'sono sbarcata' in Belgio, all’Université Catholique de Louvain, un ateneo ricco di storia e frequentato da molti studenti stranieri; sei mesi di studio, divertimento ma anche e soprattutto di relazioni umane: ho conosciuto tante persone con cui oggi ho ancora rapporti di amicizia, dopo quasi vent'anni e nonostante la lontananza. Ho amato così tanto l’esperienza a Louvain che in seguito ho partecipato al Servizio volontario europeo, nel 1999, e sono partita per Murcia (Spagna), dove per un anno ho lavorato al presso il Comune, nell’ufficio che si occupava dei programmi di scambio internazionali finanziati dalla Commissione europea (avevo vitto e alloggio pagato, più circa 150 euro al mese per le mie spese personali). Nel frattempo terminavo gli esami e scrivevo la mia tesi di laurea, uno studio comparato sulle organizzazioni non lucrative in Spagna ed in Italia.Il mio sogno rimaneva l’Europa e lavorare in quel ambiente culturalmente stimolante, così ho ripreso la valigia e sono tornata a Louvain la Neuve dove a settembre 2000 mi sono iscritta al Master Européen en Sciences du travail. Mi sono specializzata in politica sociale europea e, tornata in Italia, ho cominciato a lavorare in un’azienda come responsabile commerciale estero per i paesi di lingua spagnola. Ma il richiamo dell’Europa era insopprimibile, dopo poco meno di un anno, tra il 2002 e il 2003, sono di nuovo partita per Bruxelles, per uno stage al Comitato delle Regioni: finalmente il mio sogno cominciava a realizzarsi! Gli altri non capivano come mai avessi rinunciato ad un lavoro stabile e ben pagato per uno stage semestrale a soli 600 euro al mese, ma se non cerchiamo di realizzare i nostri sogni a 26 anni, quando lo facciamo? Il Comitato delle Regioni è stata una bellissima esperienza, ho conosciuto persone con le quali ancora sono in contatto, ho imparato a lavorare in modo completamente diverso rispetto alle mie precedenti esperienze. Collaboravo con i presidenti delle regioni italiane ed estere, preparavo le sessioni plenarie del Comitato e assistevo i membri italiani che si occupavano di tematiche sociali ed energetiche. Sono stati sei mesi molto dinamici, durante i quali ho dovuto decidere se tornare a casa (come hanno fatto gli altri sette stagisti) o cercare di andare avanti.Sono restata, ho cominciato con uno stage non rimborsato (mi pagavano il pranzo) presso l’ufficio dell'eurodeputato italiano Enrico Boselli, che si occupava di politica sociale, e nel frattempo seguivo dei corsi di politica europea all’università di Louvain. Per mantenermi collaboravo come traduttrice all’Agence Europe e davo lezioni di italiano e spagnolo agli studenti. In quel periodo ho lavorato duramente e ho imparato molto, il mio impegno è stato apprezzato e mi hanno offerto un contratto vero e proprio. Non avevo tessere di partito né amicizie influenti, ero stata scelta tra tante persone per le mie capacità e per la mia voglia di apprendere. Durante il semestre di presidenza italiana, nel secondo semestre del 2003, ho cominciato a seguire in prima persona le riunioni, scrivevo gli emendamenti ai testi in discussione e ho pubblicato due documenti informativi uno sui lavori aticipi e l’altro sull’Europa e le donne, collaborando nel (poco) tempo libero con la rivista Université des femmes per la quale ho scritto alcuni articoli.Con le successive elezioni ho affiancato un altro deputato, Ottaviano Del Turco, che ha poi assunto il ruolo di presidente della commissione parlamentare per gli Affari sociali. È quindi aumentato molto il mio coinvolgimento nella vita politica europea e sono diventata assistente parlamentare. In verità non è stato un anno facile, il lavoro era impegnativo, ma ho imparato l’arte della mediazione e della diplomazia; finché, con le elezioni regionali italiane, il deputato che assistevo è diventato presidente della Regione Abruzzo; così da assistente parlamentare sono diventata responsabile dell’ufficio della regione a Bruxelles, e a soli trent’anni mi sono trovata a essere la più giovane responsabile degli uffici italiani: un’esperienza unica e indescrivibile. Tra le varie attività, ho avuto anche la possibilità di organizzare degli stage per degli studenti. Oggi i miei stagisti lavorano a Dubai ed in India, siamo ancora in contatto e mi fa sorridere quando, dopo tanti anni, mi chiamano ancora 'capo'.Dopo dieci anni a Bruxelles per motivi familiari sono rientrata in Italia: ho avuto la fortuna di trovare subito lavoro alla Business School dell’università di Bologna, dove mi sono occupata delle relazioni della scuola con le università straniere. Dal 2010 lavoro nel settore dell’energia rinnovabile, mi occupo di sviluppo di progetti energetici in Italia e all’estero per un gruppo industriale che ha sede a Bologna. Devo la mia crescita lavorativa e soprattutto quella personale agli stage ed a tutti i programmi europei a cui ho partecipato, sono state esperienze uniche che mi hanno permesso di aprire la mente, di conoscere un mondo che non si può scoprire solo nei libri. Ho avuto la fortuna di conoscere tutor consapevoli del loro ruolo, disponibili ad insegnare, capaci di trasmettermi l’amore per il lavoro. Penso che lo stage debba essere una tappa obbligatoria per tutti i ragazzi che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro, e credo sia una grande opportunità anche per le aziende. Consiglio quindi a tutti questa esperienza. Credo che le università e le amministrazioni pubbliche debbano sviluppare progetti che permettano ai giovani di andare all’estero e fare esperienza con persone della loro età, ma con abitudini e culture diverse. Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

Lasciare un lavoro per uno stage col Bollino in Carglass: la storia di Giusy, innamorata delle risorse umane

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Giusy Verolla, 31 anni, alle prese con le ultime settimane di stage nelle Risorse umane di Carglass, a Milano, prima dell'assunzione a settembre 2015.Ho 31 anni e sono originaria di Vitulazio, un meraviglioso paesino collinare di circa 7mila anime in provincia di Caserta. Diplomata al liceo delle scienze sociali, per coerenza e attitudini personali ho proseguito con gli studi umanistici, scegliendo la facoltà di Sociologia della Federico II° di Napoli. La passione verso il mondo delle Risorse umane è nata da alcuni esami all'università, tanto che durante la laurea magistrale mi sono iscritta anche ad un master di primo livello per “Tecnico esperto in amministrazione del personale”, finanziato con borsa di studio dalla Regione Campania. Si è svolto da febbraio a settembre 2013 a Napoli - allora ero al primo anno della biennale - ed è stato un percorso che ha cambiato profondamente le mie prospettive professionali, permettendomi di conoscere un mondo a me estraneo. Anche grazie allo stage curriculare di un mese, che ho svolto in un'agenzia per il lavoro. A conclusione del percorso universitario in Sociologia, a febbraio 2014, ho svolto una tesi sperimentale sul Diversity Management, partecipando al Career Forum “Diversitalavoro” patrocinato dall'allora Ministero per le pari opportunità. Ho analizzato il contenuto di interviste fatte a diverse multinazionali per capire se le attività realizzate per promuovere  la diversità - intesa come orientamento sessuale, disabilità e origine etnica - fossero solo di pura facciata o davvero integrate nelle politiche aziendali. Ne è scaturito un bel lavoro, molto apprezzato dalla commissione, che mi ha permesso anche di raggiungere il massimo dei voti!Avevo capito in quale ambito volevo lavorare e il passo successivo è stato inviare cv in giro per l’Italia. Tra i primi a convocarmi per un colloquio, c'è stata una cooperativa di servizi di Facility Management e facchinaggio di Milano, che mi ha proposto uno stage di tre mesi nell’ufficio del personale, con un rimborso di 400 euro netti mensili, e possibilità di futura assunzione. Ho iniziato dopo meno di una settimana dal colloquio, a giugno 2014, e alla fine in effetti mi  sono stata confermata con un contratto di 15 mesi da 28mila euro lordi all'anno. Però la mia voglia di crescere e mettermi alla prova è tornata presto alla ribalta e dopo meno di un anno dall'assunzione ho ricominciato a inviare cv.Tempo qualche settimana e sono stata contattata da Carglass, leader in Italia nella riparazione e sostituzione vetri auto, per uno stage di 6 mesi in amministrazione del personale da 800 euro netti al mese più buoni pasto, sempre a Milano. C'è stato un primo colloquio telefonico, poi un assessment di gruppo e, superato anche il secondo step, un colloquio individuale. Dopo circa una settimana mi è stato comunicato l’esito positivo della selezione e, nonostante avessi un contratto meglio retribuito, non ci ho pensato due volte a dare le dimissioni. Era febbraio 2015: quattro giorni dopo avrei iniziato lo stage, trasferendomi a Milano. Oggi sono al penultimo mese di stage e, un po’ per fortuna un po’ per capacità dimostrate, mi è stato proposto un contratto di un anno che partirà a settembre 2015 e che prevede uno stipendio di circa 1200 euro mensili. Firmerò a breve, prima delle vacanze estive. Al lavoro amo mettermi continuamente in discussione, in un ambiente in cui la dimensione personale e umana dei lavoratori trovi piena comprensione e inclusione, riuscendo anche ad essere competitivo. Carglass riesce bene ad amalgamare tutte queste dimensioni, rendendomi orgogliosa di poterne fare parte. Nel mio caso, in entrambi i casi, lo stage si è rivelato un ottimo strumento di inserimento lavorativo, perché mi ha dato competenze che purtroppo oggi l’università Italiana non riesce a fornire, e mi ha avvicinato al mondo del lavoro. Oggi vivo e lavoro lontano da casa, mantenendomi da sola, e nonostante questo comporti essere distante dalle persone care, sono soddisfatta di essere riuscita a trovare un lavoro gratificante, che mi rispecchi e mi permetta di affrontare ogni giorno con il sorriso e la voglia di crescere.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

«Stagista meritevole? Ti assumo anche prima della laurea»: la filosofia PwC raccontata da Sara

Con una formazione lavorativa di qualità e un po' di fiducia, il futuro è più semplice da costruire   Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Sara Panizzi, oggi dipendente di PricewaterhouseCoopers a Milano nel settore revisione contabile.   Ho 24 anni e sono nata e cresciuta a Parma. Mi sono diplomata al liceo classico nel 2009 e poi ho scelto di iscrivermi alla facoltà di Economia alla Bocconi, trasferendomi quindi a Milano, che poi è stata la mia casa per cinque anni. Qui ho frequentato sia il triennio che il biennio, laureandomi alla magistrale in Management nel dicembre 2014.  In tutto questo periodo ho vissuto con la mia gemella, Marta, studentessa di architettura al Politecnico, in un piccolo appartamento che i nostri genitori hanno comprato quando ci siamo trasferite. All’università non ho fatto esperienze all’estero, ma senza rimpianti; ho comunque avuto modo di studiare tedesco e inglese sul campo: a ad esempio 17 anni sono stata un mese a Berlino e nel 2012, prima della laurea triennale, ho frequentato la summer school organizzata dalla London School of Economics. Verso la fine magistrale, pur disponendo di molti canali universitari di job placement, mi sono autocandidata sul sito di varie aziende per svolgere il tirocinio curriculare previsto. Tra queste c’era PricewaterhouseCoopers, da cui poi sono stata contattata per un colloquio di gruppo e un test di inglese – incontro preceduto da un test di logica e uno di matematica svolti da casa. Superata la prima fase, sono stata convocata per il colloquio individuale con un senior manager, durante il quale mi è stata fatta qualche domanda tecnica, in inglese, e qualche domanda per sondare la mia motivazione. Tutto si è svolto in maniera rapida e mi ha subito dato l’idea di una società seria e organizzata.Ho superato le selezioni e a febbraio 2014 ho iniziato il mio tirocinio di dodici settimane in revisione contabile, per il quale ho affiancato il team stabile nell’assistenza a due società, assumendomi da subito piccole responsabilità e compiti precisi e ricevendo un compenso di 800 euro lordi al mese, più buoni pasto giornalieri da 5 euro. Al termine dello stage ho ricevuto una buona valutazione e, nonostante non fossi ancora laureata al biennio, mi è stato proposto un contratto di apprendistato, in avvio dopo l’estate. Ebbene sì, grazie allo stage ho avuto la fortuna di ottenere un lavoro che mi piaceva ancora prima di laurearmi. Quindi dal primo ottobre 2014 sono dipendente PwC, con un apprendistato biennale da quasi 24mila euro lordi all’anno, suddivisi in 14 mensilità, più i consueti buoni pasto. Vivo sempre nella casa comprata dai miei genitori, anche se sola, visto che la mia gemella oggi studia in Olanda.  Avere una casa di proprietà è di sicuro un vantaggio, mi permette di mettere anche qualcosa da parte, e non posso certo lamentarmi del mio tenore di vita. Il mio lavoro mi piace molto e mi permette di imparare ogni giorno, la mia ambizione mi porterà ad impegnarmi per costruirmi una bella carriera, visto che me ne è stata data l'opportunità.Conosco persone che iniziano stage con la sicurezza che, anche se verranno giudicati bravi, non potranno contare su una successiva assunzione. Questo vuol dire che per mesi una persona investe tempo e sforzi per imparare come funziona una realtà lavorativa e poi si ritrova punto e a capo, con niente in mano se non un paragrafo in più sul proprio cv. Poi per assumere le aziende chiedono già esperienze lavorative solide, e allora io mi chiedo: come si fa ad averne se si passa da uno stage all’altro?E conosco anche persone alle quali alla fine dello stage viene proposta una proroga, che suona un po’ come una presa in giro perché di fatto è un modo per trattenere una persona che si apprezza ma senza darle alcuna sicurezza, continuando a pagarla poco – quando va bene. Lo trovo ingiusto e umiliante. Da questo punto di vista non ho che da lodare la società per cui lavoro perché effettivamente tutte le persone considerate meritevoli ricevono una proposta di assunzione al termine dello stage, e questo è chiaro fin dall’inizio.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo    

La startup che vuole rivoluzionare l'hr management sta per sbarcare al Festival del Lavoro di Palermo

Davide de Palma, classe 1982, pugliese con una laurea in scienze e tecniche psicologiche indirizzo di psicologia del lavoro è nella top ten della 500 Leader Excellence Award 2015, un riconoscimento internazionale che ogni anno premia le migliori leadership organizations. Dallo scorso marzo il suo progetto, Das HumanKapital, è diventato una realtà imprenditoriale con l'obiettivo di rivoluzionare il mondo dell’hr management grazie a corsi di formazione strategica sul social human plan e al People Performance Plan, piattaforma che serve a creare una nuova idea di gestione del personale dal basso e che vede tutti protagonisti nel proprio lavoro. L'idea sembra così promettente che de Palma sarà questa settimana ospite del Festival del Lavoro, che avrà luogo a Palermo da giovedì 25 a sabato 27 giugno, nel panel "La cassetta degli attrezzi" previsto all'interno della rassegna "La fabbrica delle idee", al Teatro Massimo venerdì 26 giugno alle 15, nel quale verrà presentato anche l'opuscolo «Ci vediamo al lavoro: 10 risposte per 10 domande». Il dibattito sarà moderato dal direttore della Repubblica degli Stagisti, Eleonora Voltolina, e vedrà la presenza del sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone, del presidente della Fondazione Consulenti per il Lavoro Mauro Capitanio, di Giorgia D'Errico, rappresentante del gruppo Lavoro & Welfare Giovani, dell'assessore al Lavoro della Regione siciliana Bruno Caruso, nonché di Alessio Romeo, inventore del social network Face4job; di Pietro Latella, presidente dell'associazione Nazionale Giovani Consulenti del Lavoro; e in rappresentanza del mondo universitario Alida Lo Coco, direttore del Centro di orientamento e tutorato dell'università di Palermo.L'idea di Das HumanKapital nasce quando Davide de Palma era un giovane universitario e in Italia in pochissimi studiavano e lavoravano intorno allo Human Capital Management e ai processi di virtualizzazione degli spazi aziendali attraverso un approccio social. E in pochi anni è arrivato a ricevere un prestigioso riconoscimento: come accennato, è infatti in sesta posizione nella top ten della 500 Leadership Excellence Award 2015 per la sessione International Leadership Partner & Provider. A dimostrazione di come una teoria nata tra banchi dell’università di Bari Aldo Moro possa diventare una realtà organizzativa riconosciuta anche a livello mondiale. De Palma ha anche pubblicato Why Human Capital is important for Organizations: People come First, scritto a quattro mani con Amelia Manuti. Il libro consiste in un percorso di riflessioni e discussioni tratte dal blog, molto letto dagli addetti ai lavori e non solo, con "punte" di traffico di 30 mila visitatori unici - numeri di tutto rispetto per uno spazio web non professionale. Il libro è stato pubblicato dalla casa editrice Palgrave Macmillan in inglese per garantirne una diffusione globale; per ora non è purtroppo prevista una traduzione in italiano, dipenderà dalle richieste di acquisizione dei diritti.Una delle novità che de Palma ha apportato riguarda proprio la creazione della prima standardizzazione nell’ambito del Management System, ovvero la prima norma tecnica per arrivare ad una standardizzazione riconosciuta dei processi di gestione del personale. Il libro infatti rivede la gestione del personale in una nuova ottica manageriale, ponendo al centro di tutto le persone.E l'attività di DasHumanKapital non si ferma al livello "virtuale". A fine aprile sono giunti a Bari i massimi esperti della psicologia organizzativa e della complessità, direttori e Ceo di realtà aziendali presenti sul territorio nazionale per confrontarsi sul concetto di capitale umano in un convegno organizzato con la collaborazione dell’università Aldo Moro. Così, tutto il lavoro di network iniziato anni fa online si è trasformato in un incontro face to face in cui ha posto non solo i relatori al centro dell’evento, ma soprattutto il pubblico. DasHumanKapital quest’anno è diventata una realtà aziendale, ed ha come core business il People Performance Plan, cioè una piattaforma capace di costruire il bilancio del capitale umano. «Si tratta di una piattaforma che permette di avviare un processo di virtualizzazione delle prassi aziendali rendendo i lavoratori protagonisti del proprio lavoro. Dall’altra parte, il ruolo dell’HR diventa strategico e orientato a gestire il capitale in modo accurato e puntuale tale da creare nuove linee di business» spiega alla Repubblica degli Stagisti Davide de Palma. Il People Performance Plan  e i corsi di formazione hanno come obiettivo quello di migliorare l’approccio al lavoro facendo amare ai lavoratori quello che fanno perché attraverso la social collaboration aumenta la motivazione. Il costo di questo servizio per le aziende è di 7,5 euro per dipendente al mese. Per ora quella di DHK può essere considerata una start up a costo zero, perché non ha dipendenti, ma soci «chiunque abbia intrapreso questo viaggio ne è parte integrante prendendosi i rischi e i benefici» chiude de Palma. Formalmente è società a responsabilità limitata, ed è anche un esempio di coworking, dato che la sede legale è presso lo studio Pisani - uno dei più convinti  supporter di DHK è Maddalena Pisani, commercialista che ha creduto nell'idea e ha deciso di dare una mano in prima persona - al fine di ammortizzare i costi dell’affitto.Quest’anno DHK ha anche lanciato il progetto #LoveYourWork da un’idea di Maria Cesaria Giordano, membro del consiglio d’amministrazione di DHK e amante degli hashtag, e da una frase di Sant’Agostino che Davide de Palma ama ripetersi: «Ama e fa ciò che vuoi», importante anche per Freud che sosteneva che la felicità si basa sulle due parole Amore e Lavoro. #LoveYourWork vuole essere il contenitore che mette in risalto un nuovo concetto di lavoro coinvolgendo gli utenti in rete su ogni social.Maddalena D'Urso

Vent'anni, un contratto e uno stipendio: dalla scuola al lavoro il passo è breve per Lorenzo, sistemista in ContactLab

Ci sono molte offerte di lavoro nel settore informatico, ma non tutte le aziende sono uguali   Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Lorenzo Tremolada, 20 anni, assunto con apprendistato in ContacLab, a Milano.Ho vent'anni e sono di Lissone, in Brianza. Fin dalle scuole medie ho dimostrato grande interesse per la tecnologia, e in particolare per i computer, così ho deciso di frequentare il corso di Informatica e telecomunicazioni presso  l’istituto tecnico di Monza, dove mi sono diplomato nel 2013 - con ottimi voti nella materie di indirizzo e un po’ meno nelle materie tradizionali! Durante gli anni delle superiori il mio interesse per i computer è cresciuto, fino a fruttarmi anche qualche lavoretto di riparazione pc e piccole assistenze. Ho anche tenuto un corso di informatica di base per persone della terza età presso una scuola di Monza. Durante il quarto anno di superiori poi ho partecipato ad un progetto di alternanza scuola-lavoro che prevedeva uno stage formativo di quattro settimane in aziende del settore informatico, durante il periodo scolastico. Io ho scelto di essere ospitato in una piccola azienda vicino casa che si occupa di assistenza e servizi informatici, dove ho gestito con grande autonomia il laboratorio di riparazione pc. Essendo parte di un progetto scolastico, lo stage non mi è stato rimborsato, ma è stata comunque un’ottima esperienza, che ha contribuito al mio desiderio di farne un lavoro vero e proprio nel futuro.Così, finite le superiori, ho cercato un buon corso di formazione, che mi permettesse di aspirare a un’esperienza lavorativa concreta. Tramite la mia scuola ho partecipato alle selezioni per il corso annuale in Junior Networking e sono riuscito a beneficiare di una delle borse annuali messe a disposizione dalla struttura organizzativa. Il corso prevedeva anche l’inserimento finale in azienda tramite uno stage semestrale con il successivo rilascio della certificazione certificazione Cisco Certificate Network Associate. Finita la parte teorica del corso, ho quindi fatto tre colloqui nelle aziende che proponevano la posizione che più mi interessava, quella di sistemista, e sono stato subito scelto da ContactLab, multinazionale leader in Italia nell'offerta di soluzioni di customer engagement attraverso il digital direct marketing.Ho iniziato il mio stage a marzo 2014 come sistemista junior, occupandomi di tutta la parte informatica interna: gestione client e server, amministrazione della rete aziendale, configurazione ed installazione delle postazioni di lavoro, assistenza agli utenti, gestione remota del nostro data center. E ho preso parte ai nuovi progetti di espansione dell’infrastruttura IT, come la configurazione nuova rete Wi-Fi. Ogni mese percepivo un rimborso spese di 300 euro più buoni pasto, che coprivano abbondantemente i costi da pendolare verso Milano. Al termine dello stage, prima dell'estate, l'azienda mi ha proposto un contratto di apprendistato di due anni con uno stipendio di 1.380 euro lordi al mese per 14 mensilità. Attualmente, avendo vent’anni, vivo ancora con i miei genitori e non ho grosse spese, così posso permettermi vizi e hobby prima preclusi: viaggi, auto nuova, serate con amici. Sono molto soddisfatto, come primo contratto di lavoro non mi posso certo lamentare. Del resto lavoro in un settore fortunato, dove anche in Italia ci sono molte offerte di lavoro. Mentre ero già assunto, mi sono continuate ad arrivare proposte di stage – frutto di vecchie candidature - ma per esperienze che non prevedevano l’assunzione. Adesso il mio obiettivo è maturare l'esperienza che mi serve per gestire funzioni più complesse, nell'ambito in cui volevo lavorare sin da bambino.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

La "Gran Torino" di Lucia: dalla Sicilia al Piemonte con uno stage - e poi un lavoro - in Assioma.net

È stata un'esperienza di stage unica, mi sono guadagnata il mio futuro in azienda   Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Lucia Campisi, 31 anni, SAS Business Analyst a Torino  per Assioma.net, nuovo ingresso nelle circuito OK Stage.Ho quasi 31 anni e sono siciliana. La mia città di residenza fino a tre anni fa è stata Portopalo di Capo Passero, un piccolo paradiso in provincia di Siracusa. Qui vicino ho frequentanto il liceo scientifico ad indirizzo socio-psico-pedagogico, conseguendo la maturità nel 2003, poi ho capito che le materie umanistiche non erano coerenti con le mie ambizioni e ho puntato verso studi ancora più scientifici, scegliendo il corso in Economia dell’università di Catania. Questo mi ha costretto ad allontanarmi dal nido familiare e grazie al supporto economico e al sostegno morale dei miei splendidi genitori mi sono trasferita a Catania, dove a maggio 2008 ho concluso la triennale. Poi ho proseguito con la specialistica in Direzione aziendale, conclusa a luglio 2011 con il massimo dei voti. Negli ultimi anni ho vinto una borsa di studio universitaria di 2.400 euro in forma di collaborazione part-time con il Nucleo di valutazione dell’ateneo, che  mi ha permesso di sviluppare buone capacità di rilevazione delle opinioni sulla attività didattica degli studenti ma anche di contribuire al sostegno economico dei miei genitori.Dopo la laurea ho iniziato a valutare percorsi di formazione accademica superiore e mi sono candidata ad un master dell’università del Sannio, a Benevento, per un profilo molto ricercato dalle aziende, quello di Business Analyst, con specializzazione in tecnologie SAS. Superato l’iter di selezione, a novembre 2011 ho iniziato la frequenza del master, di otto mesi complessivi, di cui quattro in azienda. La partecipazione al master era gratuita, ma comportava spese di vitto, alloggio e materiale didattico - circa 500 euro al mese. La frequenza era giornaliera, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18: erano ritmi pesanti ed accelerati. Terminate le ore in aula, su proposta dell’organizzazione del master, ho iniziato lo stage nella sede torinese di Assioma.net, società di consulenza IT, da inizio aprile a fine luglio 2012, ricevendo un rimborso di 800 euro lordi al mese. Come SAS Business Analyst, ho collaborato con un’agenzia della Regione Piemonte per la dotazione di uno strumento informatico a supporto della programmazione dei Fondi per lo sviluppo e la coesione. Il trasferimento a Torino non è stato problematico: conoscevo già la città, a misura d'uomo, e mi sono trovata molto bene; ma per la prima volta ho dovuto allontanarmi dalla mia famiglia.Finito lo stage, Assioma ha valutato la possibilità di assumermi e dopo qualche settimana mi ha proposto un contratto a tempo determinato di tre anni, con una RAL di 21.500 euro – circa 1250 netti al mese - più buoni pasto da poco più di 5 euro. Ho iniziato il mio percorso da dipendente dopo la pausa estiva, a settembre 2012. Adesso ho un lavoro che mi piace e riesco a mantenermi in modo autonomo, sostenendo tutte le spese - circa 700 euro - del bilocale che condivido a Torino con mia sorella. Naturalmente aspiro ad una stabilità e ad un aumento dello stipendio, ma sono soddisfatta: mi piace lavorare nel settore della Business Intelligence e IT Governance e mi sento un profilo con forte potenzialità di crescita, senior per le alcune competenze meno senior per delle altre. La mia massima aspirazione? Diventare manager dell’area per cui lavoro. Entusiasmo, coraggio, spirito di squadra, flessibilità ed impegno sono i requisiti con cui mi approccio a questa sfida, gli stessi che penso diano ad uno stagista buone probabilità di successo e assunzione, nel contesto giusto.  Quella in Assioma.net è stata la mia unica esperienza di stage, ma estremamente significativa, che mi ha permesso di mettermi in gioco e di guadagnarmi l'assunzione, senza che avessi alcuna esperienza - come è naturale che sia per gli stagisti. Adesso sono sicura di poter coltivare le mie aspirazioni, che sono sempre state qui in Italia, nel Paese in cui sono nata e cresciuta.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

«Il servizio volontario europeo in Romania mi ha insegnato che tutto è possibile»

La Repubblica degli Stagisti prosegue la rubrica sullo Sve, con l'obiettivo di raccogliere e far conoscere le esperienze dei giovani italiani che hanno svolto il Servizio volontario europeo, una particolare - e ancora poca conosciuta - opportunità offerta dal programma europeo Erasmus+ ai giovani tra i 17 e i 30 anni. Grazie allo Sve, che copre i costi di viaggio, vitto, alloggio e garantisce un “pocket money” mensile per le spese personali, è possibile svolgere un'attività di volontariato, per un periodo dai 2 ai 12 mesi, in uno dei Paesi dell’Unione europea o in altri Paesi del mondo che hanno aderito al programma. Sono molti i settori nei quali i giovani possono impegnarsi: arte, sport, ambiente, cultura, assistenza sociale, comunicazione, cooperazione allo sviluppo e altri ancora. Per partire - dopo essersi candidati al progetto - è necessario avere un’organizzazione di invio in Italia (sending organization) e una di accoglienza nel Paese ospitante (hosting organization). Per avere maggiori informazioni sul Servizio volontario europeo, consigliamo di leggere la sezione dedicata dell’Agenzia nazionale per i giovani. Ecco la storia di Marisa Radogna.Ho 32 anni e sono nata e cresciuta a Irsina, un piccolo paese vicino a Matera, dove ho frequentato il liceo classico. Poi mi sono trasferita a Lecce per studiare Sociologia, sia per la triennale sia per la specialistica. Ho concluso l’università quattro anni fa, a marzo, e qualche mese dopo la laurea, l’università del Salento ha pubblicato un bando Leonardo da Vinci per tirocini all’estero. Sono stata selezionata e il Leonardo è stata la mia prima esperienza professionale importante, perché prima avevo fatto solo la cameriera per un paio di stagioni, in un bar del mio paese e in un ristorante di Lecce. Grazie al progetto Leonardo, da marzo a luglio 2012,  ho lavorato a Bucarest con Salvați copiii, la sezione romena dell’ong Save the Children. In particolare ho affiancato lo staff che operava in uno dei centri dell’associazione, a Rahova, un quartiere povero della città dove per lo più vivono rom, con molte problematiche legate alla dispersione scolastica. L’attività principale era il doposcuola, e io con l’aiuto di una bravissima insegnante mi occupavo di educazione non formale. Questa esperienza mi ha insegnato molto e ho imparato il rumeno.Finito il Leonardo sono rientrata in Italia e mi sono scontrata con le difficoltà di trovare un lavoro, soprattutto al Sud. Così ho ricominciato a pensare al Servizio volontario europeo, che avevo scoperto per caso navigando in rete prima di partire per il Leonardo. L’idea di fare lo Sve non era un ripiego, perché ho pensato che potesse aggiungere qualcosa in più alla mia formazione. Il tirocinio in Romania mi aveva fatto capire che mi sarebbe piaciuto lavorare in un’associazione.A gennaio del 2013 ho visto su Facebook l’annuncio di un’organizzazione di Bologna, YouNet, che cercava un volontario da inviare per un anno a Bucarest. Mi sono candidata e dopo due giorni sono stata contattata per mail dalla presidente di Actor, l’associazione di accoglienza romena. Mi hanno chiesto un colloquio e qualche giorno dopo ci siamo sentiti su Skype. Alla fine mi hanno detto subito: «Sei dei nostri». Erano entusiasti perché sapevo il romeno. A Bucarest sono arrivata il primo maggio del 2013. Nel tragitto dall’aeroporto a quella che sarebbe stata la mia casa, tutto mi era familiare. L’appartamento in cui avrei vissuto per un anno si trova in un’area popolare nella parte sud di della città. Al primo impatto il quartiere non fa una buona impressione. È un insieme di palazzi tutti uguali, dai colori tristi. I primi giorni faticavo a trovare la strada di casa o quella del supermercato. All’inizio, come mi era stato detto, ho condiviso una stanza con Miriana, una ragazza siciliana, e l’appartamento con l’estone Eliise e il lituano Mantvydas. Poi però da ottobre sono rimasta in camera da sola e sono arrivate altre volontarie al posto di quelle iniziali. La cosa bella di questo progetto è che ho conosciuto volontari da tutto il mondo, che erano coinvolti in altri progetti Sve della mia host organization. C’erano ragazzi da quasi tutti i Paesi d’Europa, e poi da Ghana, Nepal, Argentina, Perù, Georgia, Armenia… Eravamo in tutto una ventina: vivevamo in appartamenti vicini, ci ritrovavamo spesso a cenare insieme, soprattutto quando era il compleanno di qualcuno e l’associazione provvedeva a rifornirci di torta e spumante. Ovviamente non era sempre tutto così facile come durante le feste. Non ci sono mai stati grossi momenti di tensione, ma in alcune occasioni il confronto tra di noi è stato complicato, quando oltre alle nostre personalità pesavano le nostre culture di appartenenza. Ma siamo stati bravi a trovare un equilibrio e alla fine il gruppo ha creato legami saldi nel tempo.Venendo alle attività, devo dire che tutto era molto ben organizzato: ogni settimana ricevevamo una tabella con il programma dettagliato della settimana successiva. Per un anno abbiamo lavorato in diverse scuole primarie e per l’infanzia di Bucarest, presentando le nostre culture ai bambini con racconti, giochi e attività manuali. Ad esempio io, conoscendo il rumeno, parlavo delle tradizioni della mia terra, raccontavo le storie degli spiritelli che fanno i dispetti alle persone nelle case dove si nascondono i briganti, oppure scrivevamo filastrocche. Ognuno dei volontari doveva inventare attività che facessero riferimento alla propria cultura, con l’obiettivo di farla conoscere ai bambini. Prima di lavorare nelle scuole abbiamo seguito training per imparare a strutturare le nostre attività in base all’età dei bimbi. Periodicamente andavamo in alcuni centri rurali per dare la possibilità anche a coloro che vivevano in quei luoghi di avere accesso all’ educazione interculturale. Oltre che istruttivo, per me è stato molto divertente prendere parte a queste attività. I bambini erano curiosi e attenti, sempre pieni di domande: per me è stato un modo per rispolverare cose che davo per scontato e su cui non mi interrogavo più.Un’altra attività era l’animazione clinica per bambini, in quattro ospedali di Bucarest. Un’esperienza decisamente più difficile dal punto di vista emotivo, ma la felicità dei piccoli pazienti era sempre uno stimolo a fare meglio. In ospedale, oltre a chiacchierare, facevamo palloncini, origami, raccontavamo storie e giocavamo con i bambini. O almeno con quelli che si potevano muovere. In molti casi i piccoli erano affetti da patologie gravi, e la prima volta che sono andata in ospedale avevo un po’ d’ansia: è scioccante vedere bambini sofferenti. Sono però riuscita ad impormi con me stessa, per rimanere lì a giocare e sorridere anche quando era molto difficile. Perché far smettere di piangere un bambino, fargli dimenticare i dolori dell’operazione anche per soli cinque minuti, è una grande soddisfazione. Tutti i bambini con cui ho lavorato, non solo quelli in ospedale, mi hanno ringraziato con un’enorme ondata di affetto: sono tornata a casa con un pacco pieno di disegni.Il mio progetto è stato pienamente rispettato, per l’alloggio non ho avuto problemi e anche dal punto di vista economico è filato tutto liscio: con l’equivalente in Leu dei 60 euro che ricevevamo al mese come pocket money, più 90 per il vitto, non ho mai dovuto intaccare i miei risparmi. E poi Bucarest è una città affascinante, molto vivace dal punto di vista culturale e ricca di parchi meravigliosi. Ma è una città che soffre molte contraddizioni: se da un lato non ha nulla da invidiare alle altre capitali  europee, nel contempo ci si può imbattere in realtà inimmaginabili, come quel mondo sotterraneo di emarginati che vive nelle fogne raccontato in un reportage di Channel 4. Credo che per me lo Sve abbia avuto un alto valore professionale. La metodologia dell’educazione non formale, alla quale purtroppo si attribuisce ancora poca importanza, ha arricchito molto le mie competenze. E poi ho imparato ad affrontare situazioni imprevedibili. Se ad esempio ti aspetti di lavorare con dieci bambini in una classe e poi ce ne sono venti, devi cambiare il programma e adattarlo agli spazi ridotti. E devi farlo in fretta perché magari hai solo un’ora. Oppure ho imparato a creare attività a partire da materiali semplici, come la carta. Inoltre ho decisamente migliorato il mio inglese, e anche il romeno che avevo già studiato durante il Leonardo. Ora ho un livello C1 di romeno, certificato con un esame che ho voluto sostenere prima di tornare in Italia.A proposito del ritorno a casa, non mancano i momenti di sconforto, perché è da un anno che sto cercando un lavoro. Sto solo dando qualche ripetizione scolastica. Come molti miei coetanei che si trovano a vivere in questa fase storica, ho qualche difficoltà ad immaginarmi il futuro, ma non demordo anche perché lo Sve mi ha insegnato a trovare soluzioni. D’altronde il motto della mia hosting organization era «Se vuoi tutto è possibile. "Non posso" non esiste». Perciò spero di avere risposte positive alle domande di lavoro che sto mandando un po’ dappertutto, ma in particolare a Bucarest. È lì che vorrei tornare, per lavorare in un’associazione.Testo raccolto da Daniele Ferro@danieleferro 

Felice e appagata: ritratto di Paola, ingegnere gestionale per Elica

Ricevo una proposta dietro l'altra per sviluppare la mia carriera in azienda   Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Paola Monti, 29 anni, ingegnere gestionale per Elica, a Fabriano.Ho 29 anni e vengo da un paesino in provincia di Pescara, Spoltore. Sono rimasta tra i confortevoli e amorevoli muri di casa fino alla maturità scientifica nel 2004, poi mi sono trasferita a L'Aquila per frequentare il corso triennale in Ingegneria gestionale, scelta fatta senza nessuna titubanza perché fin da piccina avevo manifestato un'innata curiosità nei confronti di tutto ciò che era tecnologia e meccanica. Mi sentivo quasi fuori dal mondo rispetto alle mie coetanee. Durante gli anni dell'università, per rendermi un minimo indipendente, ho lavorato come cameriera e cassiera in discoteca; ma soprattutto ho dato ripetizioni di matematica e fisica, le mie più grandi passioni. Non è mai stato un peso studiarle e dar loro un senso pratico,  e cercavo di trasmettere questo approccio anche ai ragazzi che seguivo.A metà 2008, avvicinandosi il momento della tesi triennale, ho voluto fortemente svolgere un'esperienza in azienda, pensando potesse arricchirmi e darmi una percezione più realistica e concreta della teoria fin lì studiata. Per otto mesi -  dagli iniziali tre pattuiti - sono stata ospitata nell'area Business Development  di un'azienda leader mondiale nella progettazione e implementazione di linee di produzione industriale, dove mi sono occupata di redigere un Business Plan per un progetto di diversificazione industriale nel mercato dei contenitori in plastica riutilizzabili. Lo stage, che mi aveva proposto il mio relatore, prevedeva buoni mensa ma nessun compenso.La laurea triennale è arrivata a maggio 2009 - anno in cui a causa del terremoto a L'Aquila tante vite, la mia compresa, hanno iniziato a cambiare. Non avendo fatto esperienze lunghe all’estero, ho passato quell'estate a Londra per perfezionare la lingua, frequentando corsi giornalieri e vivendo in una famiglia del posto. Poi sono tornata alla base e ho continuato gli studi con la magistrale, specializzandomi in Produzione meccanica. È stato questo il periodo in cui mi sono affacciata ad un mondo fin lì sconosciuto, quello delle Risorse umane. Sono diventata socia dell'Aidp, e ho iniziato a partecipare attivamente a corsi e conferenze. «Come mai un ingegnere che non vede il suo futuro all’interno del dipartimento HR fa una scelta simile?», mi è stato chiesto più volte.  Perché ho sempre creduto che per essere un bravo manager non basti avere competenze e capacità di leadership, ma anche cognizione dei meccanismi che regolano la gestione delle persone.Mi sono laureata alla biennale con il massimo dei voti nel luglio 2012 con una tesi sull'ottimizzazione del processo produttivo di rimorchi e semirimorchi, redatta dopo un secondo stage semestrale - anche stavolta gratuito -  in un'azienda del settore - avevo conosciuto il suo direttore HR in uno degli incontri Aidp. Nei mesi successivi alla laurea ho cominciato a fare colloqui, valutando attentamente e senza fretta le offerte. Nel frattempo preparavo l'esame di stato per l'abilitazione professionale, che poi ho passato.Dopo parecchi colloqui mi sono trovata ad avere lo stesso feedback positivo -  stage semestrale retribuito con buone prospettive di inserimento - da due diverse aziende, presso cui mi ero autocandidata. Il primo era in una multinazionale di ingegneria con sede a Zurigo, il secondo in Elica, leader mondiale nel settore delle cappe da cucina. Non avrei mai pensato di trovarmi di fronte ad una scelta di questo tipo e la paura di fare il passo sbagliato era tanta. Alla fine, anche su consiglio del mio relatore di tesi, ho seguito il sesto senso.A maggio 2013 eccomi ad iniziare una nuova esperienza in Elica, con un rimborso stage di 500 euro mensili netti, alloggio a Fabriano con utenze pagate, mensa e palestra aziendale. Un sogno rispetto a ciò che si trovava in giro. Sono entrata a far parte della struttura centrale del WCM, facendo molta formazione sul campo e seguendo le attività di manutenzione e qualità macchina in due impianti aziendali. Finito lo stage, a novembre 2014, il mio ruolo è stato definito come WCM Facilitator Junior e concretizzato in un contratto di apprendistato di tre anni da circa 1400 euro netti al mese più benefit - mensa, palestra, varie convenzioni - e un contratto che prevede uno scatto di livello ogni anno.Un anno dopo, a novembre 2014, è persino arrivata una nuova proposta: diventare coordinatore industriale di tutto il programma WCM di Castelfidardo! Una sfida, un'opportunità. Avevo un sentimento misto di paura e soddisfazione, timore e gratitudine nei confronti di chi stava dimostrando di credere in me. Nell'ultimo anno il mio lavoro mi ha portato anche a seguire gli stabilimenti esteri di Polonia e Messico, con lunghe e frequenti trasferte, e il mio percorso di crescita ha avuto una forte accelerazione.Oggi riesco a mantenermi da sola, ho appena preso un piccolo bilocale e finalmente dopo tanti anni  vivo sola. Certo è solo l'inizio, per il futuro ci sono tante aspirazioni e obiettivi chiari in mente, da perseguire con grinta e umiltà. Ma ora sono felice ed appagata, ogni giorno è nuova possibilità di migliorarsi, e spero solo di poter continuare a dare il mio contributo in quella che è diventata per me una grande famiglia.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

Futuro assicurato per Vanessa in Everis: «investimento e fiducia sin dal primo giorno di stage»

Non mi sono mai sentita l'ultima ruota del carro: vedevo la volontà di investire su di me   Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa del Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Vanessa Colella, 26 anni, assunta a tempo indeterminato nel settore assicurativo di Everis, a Roma.Sono Vanessa e ho quasi 26 anni. Sono nata e cresciuta a Roma, dove ho frequentato il liceo scientifico e una volta diplomata, nel 2008, mi sono iscritta alla facoltà di Scienze statistiche - ora Ingegneria dell’informazione, informatica e statistica -  alla Sapienza. La scelta del corso di laurea è stata istintiva, ma non me ne sono mai pentita; lo stesso vale per quella del curriculum formativo al suo interno, prettamente assicurativo e finanziario. Nell’ottobre 2011 ho quindi concluso la triennale e a marzo 2014 ho ottenuto la laurea specialistica in Scienze attuariali e finanziarie con una tesi sulla gestione del longevity risk, con cui ho ottenuto la votazione di 110/110. Questo corso biennale penso sia uno dei più formativi in Italia, e con ottimi sbocchi; due anni fa gli iscritti erano davvero pochi, somigliavamo più ad una classe di liceo.Le mie esperienze lavorative fino a quel punto erano state come cameriera e babysitter, sin dai primi anni delle superiori; ho anche scritto per un blog televisivo, ma rientrava tra i miei interessi, come pure il teatro. Subito dopo essermi laureata ho inviato il mio curriculum a diverse società del settore, ma Everis è capitata per caso. Dopo un paio di settimane dalla discussione della tesi ho ricevuto una chiamata, probabilmente su segnalazione dell’università, e sono stata invitata in azienda per un colloquio individuale con uno dei manager dell’area Assicurazioni, e per un test di inglese. Poi, dopo appena una settimana, ho ricevuto una lettera di offerta per uno stage di massimo sei mesi con finalità di assunzione e un rimborso spese di 750 euro lordi mensili, più buoni pasto.Nel frattempo ero stata contattata da altre società ma ai colloqui avevo notato un comune denominatore: le persone che mi trovavo di fronte pretendevano che io già sapessi cosa volevo fare nella mia vita. Può sembrare sciocco, ma credo che sia una pretesa eccessiva per un ragazzo appena uscito dall’università. Con la scelta del corso di laurea si sceglie una strada, è vero, ma è talmente piccolo il mondo universitario rispetto alla realtà lavorativa che una volta fuori ci si rende conto che da quella strada se ne diramano tante altre, molte sconosciute. Quello che a mio parere deve offrire una società ai giovani che abbiano terminato gli studi non è solo un posto di lavoro, ma anche la libertà e il diritto di poter sbagliare. Ed quello che Everis ha offerto a me, chiedendomi non tanto di saper fare qualcosa, ma di avere la voglia di farlo. E un ragazzo fresco di studi ha tutta la voglia e l’entusiasmo di fare.Così, aiutata anche dai pareri letti sulla Repubblica degli Stagisti, ho accettato la proposta di Everis, e a maggio 2014 ho iniziato lo stage. Sono stata inserita in un progetto per uno dei principali clienti del ramo assicurativo dell’azienda, prima con mansioni tecniche specifiche, poi con un ruolo più organico. Dopo tre mesi però mi è stata fatta una proposta che pochissimi neolaureati di oggi si sentono fare: un’assunzione con contratto a tempo indeterminato, con una retribuzione lorda annua di quasi 24mila euro, buoni pasto da 8,50 euro e assicurazione sanitaria. Oggi, a un anno dal mio primo giorno in Everis, non soltanto sento di aver imparato molto, ma riconosco l’investimento che l'azienda sta facendo su di me. Ho seguito costosi corsi formativi a spese dell’azienda e ho avuto modo di capire davvero quello che ho studiato all’università. Ho trovato un ambiente giovane e accogliente sin dal primo giorno di stage, non mi sono mai sentita l’ultima ruota del carro, e soprattutto vedevo l’intenzione di un rapporto a lungo termine. Il mio stage, il primo e unico, non è stato un tappabuchi.Oggi, vivendo a Roma con la mia famiglia, non ho avuto la necessità né la fretta di andare a vivere da sola, ma non appena ne sentirò il bisogno so che il mio lavoro mi darà la possibilità di farlo. Non è facile essere un giovane in cerca di lavoro, ma mostrarsi determinati, motivati ad imparare, e convinti delle proprie capacità, anche di quelle non tecniche, aiuta. Sempre che dall'altra parte ci sia qualcuno pronto a riconoscere queste qualità.Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo