Quattro stage a cinque stelle e tanta grinta, la storia dell'avvocato Raffaella Canal: «Alla Commissione europea niente fotocopie»

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 03 Ago 2011 in Storie

Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage da mille euro al mese presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Raffaella Canal.

Ho 28 anni e sono originaria della provincia di Bari. Mi sono
laureata in Giurisprudenza - vecchio ordinamento - nel 2005, presso la Libera università mediterranea “Jean Monnet” di Bari-Casamassima. Al liceo ero una di quelli sui quali non avresti investito un soldo bucato, ma all’università ho stupito un po’ tutti: ero la testa d’ariete, la prima a fare gli esami e a dispensare consigli e appunti. Pur non essendo "figlia d'arte", ho studiato legge perché i miei mi avevano sconsigliato di fare Scienze della comunicazione; mia madre, laureata in Biologia, ha una profonda avversione per le lauree in "scienze di qualcosa", per lei è università di serie B. Quindi, costretta ad affrontare quella che l’old school italiana considera la serie A, ho frequentato un corso che tutto sommato mi piaceva - ma con la ferma intenzione di non esercitare la professione di avvocato.
Dopo la laurea mi sono ritrovata a percorrere la strada del giovane dottore in giurisprudenza, portando avanti sia la pratica forense, che la Sspl - Scuola di specializzazione per le professioni legali, prima a Bari e poi a Roma
. Alla scuola si accede per concorso nazionale ed è a frequenza obbligatoria; il costo dipende dall'università presso cui si fa domanda: per me circa 2mila euro nel primo caso, il doppio nel secondo. Ho anche trovato il tempo per una collaborazione con la cattedra di procedura civile. Finché cinque anni fa, stanca delle udienze e delle cancellerie, ho fatto domanda per un Leonardo. E l'ho vinto. Sono partita a giugno 2006 alla volta della Contea di Cork, in Irlanda. Il primo mese ho frequentato un corso di lingua a Bandon, mentre per i successivi due ho lavorato in una sorta di Camera di commercio e nell’ufficio turistico di un altro incantevole paesino di 4mila abitanti, Youghal. Ho un ricordo meraviglioso di quei mesi, del posto, degli amici, dei colleghi. Lo stesso non posso dire di chi ha organizzato lo stage: ostruzionismo, maleducazione e poca professionalità. È vero che ho avuto alloggio pagato -  prima in famiglia e poi in una casa in condivisione con due irlandesi - e 200 euro di pocket money al mese: ma a loro è rimasto ben un terzo del finanziamento europeo, e a mio parere a fronte di questi soldi avrebbero dovuto offrire un servizio migliore a noi tirocinanti.
Mentre ero in Irlanda, arriva un telegramma a casa dei miei: venivo convocata a colloquio per un tirocinio all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per cui  avevo fatto domanda mesi prima. Ed eccomi subito zaino in spalla - dentro soltanto spazzolino e tailleur scuro d’ordinanza - a fare l’autostop per l’aeroporto di Cork e, di lì a qualche ora, in volo per Roma. Ricevuta la risposta positiva, ad agosto sono andata via dall'Irlanda, finendo con lieve anticipo il mio Leonardo, e nel giro di tre giorni mi sono trasferita a Roma. Così per sei mesi, poi prorogati a sette - quindi da settembre 2006 ad aprile 2007 - ho collaborato con la Direzione pubblicità ingannevole e comparativa: due settimane di training e poi subito a lavorare sodo con le analisi dei messaggi pubblicitari e i seminari di diritto della concorrenza. È stato un periodo molto formativo e professionalizzante, anche grazie alla sensibilità e alla preparazione del nostro direttore e dei funzionari. Per vivere a Roma spendevo in tutto circa mille euro al mese ma non percepivo nessun rimborso per lo stage. Allora avevo 24 anni e potevo accettarlo, di certo ora non mi sognerei neanche di fare uno stage, a maggior ragione se non retribuito, semplicemente perché quella parte di percorso professionale l'ho fatta. Ad ogni modo all'Antitrust adesso il rimborso c'è, 300 euro mensili, anche grazie a noi stagisti che siamo venuti prima: sapevamo sin dall'inizio che non avremmo ricevuto nulla, ma abbiamo comunque lavorato per sensibilizzare i funzionari e i dirigenti affinché le cose potessero cambiare in futuro [da notare che il presidente Antonio Catricalà nel 2010 ha percepito un emolumento lordo di oltre 475mila euro, mentre ai tre direttore generali ne spettano quasi 177mila all'anno, indennità escluse; 46mila ai funzionari di primo livello, ndr].
Finiti i miei mesi in Antitrust sono rimasta nella capitale per finire il secondo anno di Sspl, cercando anche di trovare lavoro, invano. Allora sono tornata al paesello, dove ho ritrovato un appunto in agenda: era in scadenza il bando per accedere al Collegio europeo di Parma. Di quelli che dici «Non entrerò mai» - e invece ho voluto provarci. Sono impazzita a mettere insieme referenze, certificati, pubblicazioni... I miei genitori mi hanno detto: «Se questo è il tuo sogno, noi ti sosterremo», hanno addirittura rimandato le vacanze per accompagnarmi con l'auto a Parma per depositare la domanda, che altrimenti non sarebbe arrivata mai in tempo. E a sorpresa ho superato le selezioni! A settembre 2007 ad aspettarmi c'era un anno di studi in inglese, francese e italiano insieme a studenti provenienti da 20 nazioni diverse, al termine del quale ho conseguito il Diploma avanzato in studi europei. La retta annuale era di 14mila euro, 9mila per il master e il rimanente per vitto e alloggio. La logica del collegio è quella di stimolare al massimo il dialogo internazionale e l'assegnazione delle stanze nel campus avviene sulla base delle "debolezze" linguistiche e delle differenze culturali: io, che avevo  un livello di francese non molto avanzato, ho avuto una coinquilina algerina, quindi francofona.
Fare pratica di francese mi è servito. Tempo qualche mese e a ottobre 2008 sono partita per uno stage a Lussemburgo, destinazione Corte di giustizia dell'Unione europea, e di nuovo gratis. Per tre mesi ho affiancato uno dei referendari dell’Avvocato generale italiano presso la Corte - che teneva il corso di "Contenzioso europeo" al Collegio. Ogni Avvocato generale, così come ogni Giudice, ha un team di tre o quattro referendari, ossia giuristi di altissimo livello, che lo coadiuvano nella stesura degli atti e nello studio dei casi che gli sono affidati. E "hanno diritto" anche a uno stagista, ma ognuno si regola in base alle necessità. Io ho affiancato un referendario, il più giovane, in ufficio da pochi mesi. Lussemburgo è molto cara come città; io abitavo a casa di una conoscente, alla quale più che altro corrispondevo una contributo sulle spese di casa, non un vero e proprio affitto. Un mio amico, che viveva in una sorta di pensionato per stagisti, ai tempi pagava qualcosa come 650 euro per un buco di stanza con bagno e cucina in condivisione. Per la spesa quando potevo andavo al duty free del Parlamento, ma era difficilissimo entrare: agli stagisti esterni chiedevano di essere accompagnati dal loro maître de stage. Cosa che, di fatto, ci tagliava fuori: difficile essere accompagnati dal prof a fare la spesa... La Corte in compenso mi ha offerto l'abbonamento ai mezzi pubblici della città e la mensa a prezzo agevolato.
Una sera di novembre, durante una breve trasferta romana - il giorno dopo avevo l'orale di un concorso al ministero degli Esteri, che ho superato: aspetto una chiamata - 
apro la mail. Nella posta in arrivo c'è una missiva dell'European Commission Traineeships Office. Quella era la mia terza candidatura: per due volte avevo ricevuto la mail che esordiva con l’odioso «We regret to inform you that...». Questa volta no. Questa volta ero nel blue book, la rosa dei preselezionati. E poi degli eurostagisti: da marzo a luglio 2009 ho lavorato nell'Unità di applicazione del diritto in materia di sicurezza alimentare, Direzione salute e consumatori. È stata un'esperienza positiva in tutto e per tutto. Ho lavorato come un funzionario: niente fotocopie, niente smistamenti di posta, niente caffè, niente di niente per quanto riguarda il luogo comune dello stagista costretto a mansioni degradanti. Avevo la stessa identica dignità del direttore, tutti si davano del tu e si chiamavano per nome, nel pieno rispetto delle gerarchie e delle responsabilità, ma senza pedanti formalismi, a cui gli italiani rinuncerebbero difficilmente. Dal punto di vista umano poi ho avuto la fortuna di incontrare delle persone straordinarie. E non è stato sempre e solo lavoro: nel corso delle welcoming conferences i 600 stagisti eleggono dei rappresentanti e propongono delle attività, per cui si forma il nuovo Comitato degli stagisti - che ha anche un sito - e una serie di subcomitati in base alle attività approvate. C'è quello "parties", quello per i viaggi, per le attività di beneficenza, le opportunità di carriera, che organizza una jobfair nell'ultimo mese di stage. E poi i corsi di lingua, tenuti su base volontaria dagli stagisti stessi nei locali messi a disposizione dalla Commissione. Io ho seguito quello di lingua rumena. E naturalmente ho partecipato a qualche festa! Il rimborso spese era di 1.050 euro, più o meno quanto basta per vivere a Bruxelles. Io abitavo in una maison de maître, una casa su 3-4 piani in condivisione tra 10-15 persone; il quartiere era un po' degradato, ma nel complesso non si stava male.
Finito lo stage sono tornata a Roma a fare l'avvocato per sette mesi in uno "studio-boutique", 12 ore al giorno, vivendo di caffé e prendendo meno delle cameriera del mio capo. Risultato: sono scappata di lì e mi sono ripresa la mia vita e i miei sogni. Da settembre 2010 sono di nuovo a Bruxelles, nell'Ufficio per i rapporti con le istituzioni Ue della Regione Puglia, che insieme all'Adisu Puglia ha finanziato con 15mila euro il mio progetto di studio sull'utilizzo dei fondi europei, Fesr in particolare, per finanziare strumenti di ingegneria finanziaria come modalità alternativa al fondo perduto. Ora sono quasi alla fine e sto per presentare i risultati di questo anno intensissimo, fatto di convegni, interviste, studi, relazioni istituzionali, viaggi, emozioni. Spero di poter contribuire allo sviluppo della mia Regione. Il bilancio è nettamente positivo: sono molto più vicina ai miei sogni. So di stare costruendo il mio percorso professionale con i cocci della crisi e la malta del mio impegno. Spero ne venga fuori un’opera d’arte moderna!


Testo raccolto da Annalisa Di Palo

Scopri tutte le altre storie degli ex stagisti in Commissione europea

E per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande
- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubblici: l'editoriale di Eleonora Voltolina
- Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro con il volontariato


Community