Dalla chimica farmaceutica al lavoro con uno stage in Chiesi: quando il successo è targato "seconde generazioni"

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 05 Feb 2012 in Storie

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Daiana Andreea Chirillà, assunta a tempo determinato nella sezione Affari regolatori di Chiesi Farmaceutici a Parma.

Mi chiamo Daiana, ho  26 anni e sono di nazionalità rumena. Sono arrivata in Italia all'età di dieci anni insieme alla mia famiglia e inizialmente ho vissuto in provincia di Roma,
dove ho frequentato le scuole fino alla terza liceo.
I miei genitori avevano pensato di trasferirsi solo per qualche anno, giusto il tempo di mettere da parte qualcosa: in quel periodo la situazione economica in Romania era critica, con poche opportunità lavorative e la prospettiva di licenziamenti serrati. Ma a distanza di anni siamo ancora qua. Succede a tanti immigrati "a tempo determinato": partono con l'idea del ritorno e poi diventano vite spese all'estero. Spesso capita quando, come nel mio caso, una famiglia si trasferisce insieme a figli piccoli.
All'inizio comunque non fu tutto quell'oro colato che ci avevano prospettato. Anzi dal 1995, anno del nostro arrivo, è lentamente iniziato quel declino che ha portato l'Italia alla situazione attuale: era già diventato difficile trovare lavoro per gli immigrati, soprattutto se non si parlava la lingua e si avevano figli a carico. Roma e provincia poi subirono un flusso migratorio di massa, con annessi fenomeni di illegalità, sempre meno tollerati dai residenti. Anche per questo ci siamo trasferiti al nord, prima a Mantova, dove ho finito le superiori, e poi a Bologna, dove ho frequentato l'università. Non è stato facile integrarsi... Diciamo che al nord fa più freddo in tutti i sensi! Ma la nostra qualità di vita è sicuramente migliorata.
A Bologna mi sono  iscritta a Chimica e tecnologie farmaceutiche. Una scelta un po' guidata dal destino: sostenni i test di ammissione per ingegneria, odontoiatria e medicina, e proprio in quest'ultima occasione sentii parlare del corso Ctf, che sembrava racchiudere tutte quelle materie che amavo, ma senza essere impegnativa come medicina. Così, nell'ultimo giorno utile, mi iscrissi ai test per il Ctf, dove alla fine sono approdata -  pur avendo superato anche il test per medicina.
Il mio percorso universitario si è svolto in maniera regolare: mi sono laureata in cinque anni e con il massimo dei voti, anche se questo ha richiesto massima concentrazione, e ad esempio non ho mai avuto tempo per fare dei lavoretti extra. Però ogni anno ho beneficiato di una borsa di studio universitaria, con esonero delle tasse più un piccolo contributo forfettario. Ho partecipato ai bandi come equiparata agli italiani, venendo quindi valutata in base a merito e reddito. Anche in questo, come nella lingua e nei rapporti con gli altri, all'università la mia "diversità" è diventata col passare del tempo quasi impercettibile.
Quando è arrivato il momento della tesi, ho voluto fare qualcosa di diverso dalla solita compilazione: inizialmente avevo optato per un elaborato in azienda ma, non avendo ricevuto la disponibilità delle industrie farmaceutiche, pensai all'estero. Ed ecco la Norvegia: per sei mesi, da maggio ad ottobre 2010, ho vissuto a Tromso, occupandomi della produzione e ottimizzazione di alcuni componenti per gel farmaceutici presso il Drug Transport and Delivery Research Group dell'università locale. Di nuovo l'ateneo di Bologna riuscì a garantirmi un contributo, 2.600 euro quindi poco più di 400 euro al mese, integrato un po' anche dai miei genitori.
A febbraio 2011, dopo la laurea, ho iniziato a mandare più curricula possibile, con un occhio di riguardo per Chiesi Farmaceutici che da sempre rappresentava la mia massima aspirazione. Avevo avuto un primo approccio con l'azienda al quarto anno di università, durante una giornata di visita agli impianti di Parma, organizzata dalla facoltà. Mi sono candidata sul sito aziendale per uno stage in Assicurazione qualità - esattamente per la mansione di GMP Reviewer in R&D Quality Assurance. Dopo un primo colloquio con il responsabile Risorse umane ne ho fatto un con la manager, mia futura tutor. Sulla carta risultavo straniera, ma non ho percepito alcuna barriera preconcetta nelle selezioni; non è così scontato che avvenga, anche oggi. E solo poche ore ecco la conferma che la mia selezione era andata a buon fine!
Da a
prile a ottobre ho curato la documentazione di processo dei prodotti per la sperimentazione clinica, a partire dalla loro produzione fino al confezionamento, e mi sono occupata del database, che necessitava di continuo aggiornamento con software specifici. Ogni mese ricevevo un rimborso spese di 600 euro mensili più buoni pasto. È stata un'opportunità di cui sono veramente grata. Avevo smania di imparare e l'ho fatto soprattutto grazie alla competenza e totale disponibilità dei miei colleghi, maturando anche caratterialmente.
In Chiesi non è possibile fare più di uno stage, che è un bene e un male allo stesso tempo, perché quando sul mercato del lavoro non c’è nulla si vorrebbe continuare a crescere professionalmente, anche senza contratto, soprattutto se l'ambiente è così stimolante. Piuttosto che andare via del tutto, si rimarrebbe volentieri come stagisti. Nel mio caso però subito dopo si è presentata la possibilità di una sostituzione maternità e ho firmato un contratto con inquadramento a livello D2 del contratto nazionale chimico-farmaceutico, con una retribuzione annua lorda di 25mila euro. Adesso lavoro nella sezione Affari Regolatori, dove supporto i vari dirigenti nell'inoltro elettronico della documentazione relativa ai nuovi prodotti e al life cycle management dei prodotti già registrati. Sto anche per iniziare un master appunto in Affari regolatori con formula "fine settimana", per il quale l'azienda mi ha garantito una certa flessibilità. 
Adesso condivido un appartamento a Parma, riesco a mantenermi da sola e sono fiduciosa di poter avere un futuro in Chiesi. Non so se tornerò al mio Paese d'origine. In futuro mi vedo lì dove ci sarà l'opportunità di un lavoro, che sia in Italia, in Romania o altrove. Di sicuro mi piacerebbe fare esperienza in altre nazioni, ma le mie decisioni dipenderanno anche dalla persona con cui formerò una famiglia. Insomma: to be continued!

Testo raccolto da Annalisa Di Palo

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