Combattere gli stereotipi di genere, Girls@Bosch porta la robotica alle bimbe delle elementari
Le ragazze non fanno le programmatrici. Non fanno le meccaniche, non fanno le informatiche, non fanno le ingegnere. O meglio: fanno questi mestieri, ma poco – molto di meno, in percentuale, rispetto ai coetanei maschi. Perché la cultura in cui crescono scoraggia le donne dallo studiare materie scientifiche. Eppure sono proprio queste competenze ad essere oggi le più richieste dal mondo del lavoro, e in prospettiva lo saranno sempre di più. Quindi bisogna trovare un modo per ribaltare la cultura che oggi è dominante, convincendo le ragazze a non aver paura di queste materie.Ma quando, di preciso, è opportuno cominciare queste “opere di convincimento”? «A gennaio le famiglie degli studenti che frequentano la terza media devono scegliere le scuole superiori a cui iscrivere i figli. Dunque ogni anno a fine ottobre noi apriamo le nostre scuole e facciamo orientamento: parliamo con le famiglie e coi ragazzi» racconta Anna Borando, dirigente scolastica dell’Istituto di istruzione secondaria superiore Galilei-Luxemburg di Milano: «Nelle famiglie e nelle stesse ragazzine già in seconda e terza media c’è uno stereotipo forte, per cui quando proponiamo il nostro corso di meccanica alle ragazze loro dicono “No, noi vogliamo fare scienze sociali, vogliamo fare il liceo linguistico”. Nemmeno lo scientifico prendono in considerazione! Hanno veramente un’idea forte del fatto che ci siano alcuni percorsi per ragazzi e alcuni per ragazze, e scelgono il percorso per le ragazze. Quindi abbiamo detto: partiamo prima. Se alle medie è troppo tardi, forse è meglio anticipare alla scuola primaria».E dunque l’idea è prendere un gruppo di bambine di dieci anni, all’ultimo anno di elementari, e coinvolgerle in un progetto laboratoriale, affinché con le loro mani possano costruire qualcosa, dare vita a un progetto scientifico-tecnologico.Ma le scuole non possono fare tutto da sole. Hanno bisogno del supporto di aziende disponibili a lavorare con loro su progetti che avvicinino le bambine all’applicazione concreta di ciò che si studia in classe. Aziende che possibilmente già siano sensibili al tema dell’importanza di incentivare le donne a scegliere percorsi di studio Stem, cioè incentrati sulla scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica.Un’azienda che risponde a questo identikit è Bosch, che già da anni porta avanti il progetto women@bosch per aumentare la presenza di professioniste e manager donne all‘interno dell’azienda, con l’obiettivo di avvicinare le laureande in ingegneria al mondo Bosch, metterle in contatto diretto con professioniste e donne manager del gruppo Bosch e in generale favorire il passaggio dall‘università al mondo del lavoro, aiutando le ragazze a maturare una maggiore consapevolezza sulle chance future. Quest’anno il passo in più si chiama Girls@Bosch: un laboratorio di robotica progettato e organizzato da Bosch TEC per bambine di quinta elementare, con l’obiettivo di stimolare la diffusione della cultura Stem e contribuire all’eliminazione degli stereotipi e pregiudizi di genere, attraverso un percorso che alimenti nelle bambine la passione per le materie scientifiche. Le partecipanti sono dodici bambine di quinta elementare e diciotto studenti di quarta superiore di un istituto tecnico ad indirizzo meccanico, che è proprio – appunto – il Galilei-Luxemburg guidato da Borando. Naturalmente sono coinvolti anche i docenti delle classi coinvolte, e Bosch fornisce personale qualificato in grado di offrire un percorso di formazione tecnico/didattico specifico.Il progetto, alla sua prima edizione, si dipana in otto giornate suddivise in sedici moduli formativi. Alle bambine viene innanzitutto spiegato cos’è un robot, e poi vengono coinvolte in un gioco robot-programmatore, anche con il supporto di Lego, disegni, fino ad arrivare ai rudimenti della programmazione con Scratch. Ma quale sarà il risultato finale di questo laboratorio, cosa creeranno le bambine?«Questo è l’anno leonardiano, quindi in tutte le scuole si sta celebrando questo genio italiano, e quindi abbiamo l’obiettivo di “robotizzare” un’opera di Leonardo» spiega Sabrina Castellan, direttrice Training Recruiting and Development di Bosch [nell'immagine]: «Con questo laboratorio andiamo in un certo senso ad aggiungere con la robotica quel pezzettino che all’epoca mancava a Leonardo. Attraverso la programmazione faremo muovere l’Ermellino della Dama con l’ermellino!» L’opera è stata scelta sopratutto perché gli organizzatori pensavano che un piccolo animale potesse essere attraente per le bambine. «Mentre le ragazzine della scuola media hanno già un’idea molto stereotipata, le bambine di scuola primaria hanno un’apertura mentale sicuramente più ampia» riflette ancora Borando: «Questo progetto ha la finalità di insegnare loro che possono fare quello che vogliono. Sono coinvolti anche una ventina di studenti della classe quarta del corso di meccanica e meccatronica del nostro istituto tecnico professionale, e due di loro sono ragazze!» il che si traduce in un role model per le bambine, «una testimonianza autentica da parte di queste studentesse per le nostre piccole studentesse di meccanica».Già dall’estate Bosch è stata impegnata nel progetto con la fase di formazione dei giovani “tutor”. Poi con l’inizio dell’anno scolastico sono cominciati i laboratori con le bambine, che provengono da tre plessi diversi (quattro partecipanti per ogni plesso) di uno stesso istituto comprensivo. Da notare che uno dei tre plessi è il famoso “Paravia”, una scuola molto difficile del territorio milanese, con un’utenza quasi esclusivamente straniera e molti problemi legati all’integrazione di bambini e famiglie. Le dodici bimbe hanno «lavorato nel nostro laboratorio di Meccanica insieme ai ragazzi. I ragazzi sono tutor delle bambine, si sono divisi in gruppi quindi ogni bambina ha come riferimento uno o due studenti, e hanno iniziato a lavorare sul coding, per programmare a livello informatico già realizzando delle storie animate alcune di altissimo profilo, ambientate a New York, a Milano, nel futuro, quindi hanno una fantasia straordinaria, e hanno imparato a usare il programma Scratch. Si sono integrate bene nel contesto, lavorano tanto».«I ragazzi si sono messi alla prova, hanno studiato insieme a noi il programma, e quello che ci ha colpito è stato l’entusiasmo che abbiamo visto nei genitori, nelle bambine – di sicuro frutto di chi ci crede e mette tanta passione nella propria attività» dice ancora Sabrina Castellan di Bosch: «Abbiamo ricevuto già richieste di replicare questo progetto in altre scuole, in altre città dove Bosch è presente, e il nostro obiettivo è che diventi un progetto italiano. Il Miur ci ha patrocinato questa iniziativa: è una goccia nell’oceano del discorso della diversity, però di sicuro è un punto di inizio e un contributo concreto».La presentazione finale del progetto, intitolata “Stop agli stereotipi”, avrà luogo a Milano domani, giovedì 5 dicembre, a partire dalle 17:30 presso l’Auditorium Robert Bosch, in via Marco Antonio Colonna 35. Per partecipare all’evento ci si può iscrivere direttamente dal sito di Bosch.