Decreto Cura Italia, le disposizioni a favore dei giovani punto per punto

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 19 Mar 2020 in Notizie

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Lunedì 16 marzo il Governo ha varato una serie di misure straordinarie per la tutela della salute e il sostegno all’economia legate all’emergenza Coronavirus: il cosiddetto “decreto Cura Italia”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno successivo. Il documento presenta disposizioni ad ampio raggio per uno stanziamento totale di 25 miliardi di euro, dal potenziamento del nostro sistema sanitario per far fronte al diffondersi del virus alla tutela di lavoratori e imprese.

La Repubblica degli Stagisti ha analizzato quelle più vicine ai giovani, contenute in gran parte
nel punto 2 intitolato «sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito», e ha raccolto il parere di Giuseppe Buscema, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

Il provvedimento arriva in risposta a una situazione apparsa quasi subito critica sul fronte lavoro: «Le segnalazioni da parte di datori di lavoro, imprese, professionisti, lavoratori, sono state subito numerose. L’emergenza epidemiologica è stata così rapida da trasferire subito i suoi effetti in campo economico» premette Buscema: «Inizialmente i settori più colpiti sono stati quelli legati alle attività turistiche e commerciali, ma poi man mano quelle direttamente correlate alle chiusure delle scuole per poi allargarsi a tutto il territorio e a tutte le attività economiche. Gestione delle assenze dei redditi dei lavoratori, prospettive dei rapporti di lavoro, scadenze fiscali e contributive, degli adempimenti, interventi nel campo del credito e per il sostegno al reddito sono state le principali preoccupazioni che si sono trasferite in richieste di informazioni ai professionisti».

Qui di seguito, ecco il primo passo del Governo per fronteggiare la situazione.


Ammortizzatori sociali


Si parte con l’«estensione della cassa integrazione in deroga all’intero territorio nazionale, a tutti i dipendenti, di tutti i settori produttivi. I datori di lavoro, comprese le aziende con meno di cinque dipendenti, che sospendono o riducono l’attività a seguito dell’emergenza epidemiologica, possono ricorrere alla cassa integrazione guadagni in deroga con la nuova causale “Covid-19” per la durata massima di 9 settimane. Tale possibilità viene estesa anche alle imprese che già beneficiano della cassa integrazione straordinaria», recita il decreto.


Sempre restando sul fronte ammortizzatori sociali, vengono estesi da 68 a 128 giorni i termini di presentazione della domanda di disoccupazione Naspi, per i lavoratori con contratto di lavoro subordinato, e Dis-Coll, rivolta a soggetti con rapporto di collaborazione coordinato e continuativo.
La domanda va presenta all’Inps attraverso i propri canali, online o telefonicamente, o rivolgendosi a un patronato. Per i percettori di Reddito di Cittadinanza, Naspi e Dis-Coll è prevista la sospensione per due mesi della condizionalità e di tutti gli obblighi che ne derivano.

I
n tema di disoccupazione,
un punto importante è quello riportato all’articolo 46 del decreto, dove si parla di sospensione delle procedure di licenziamento attivate dal 23 febbraio scorso, per un periodo di sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto. In questo caso sarà interessante capire quale sarà il comportamento dei datori di lavoro una volta terminato questo periodo, dato che si parla di sospensione e non di annullamento, aspetto non di poco conto in uno scenario critico come quello che potrebbe prospettarsi a breve.

Lavoratori autonomi

Tra le categorie senza dubbio più danneggiate dalle chiusure o sospensioni delle attività di questi giorni ci sono i lavoratori autonomi, per i quali il decreto ha previsto un «indennizzo di 600 euro, su base mensile, non tassabile, per i lavoratori autonomi e le partite IVA. L’indennizzo va ad una platea di quasi 5 milioni di persone: professionisti non iscritti agli ordini, co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo, lavoratori agricoli», spiega il Governo. I beneficiari non devono essere però titolari di pensione o iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.


L’indennità, si legge nel testo del decreto, «è erogata dall’Inps, previa domanda, nel limite di spesa complessivo di 203,4 milioni di euro per l’anno 2020. L'Inps provvede al monitoraggio del rispetto del limite di spesa e comunica i risultati di tale attività al ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali e al ministero dell’Economia e delle Finanze».


Tale indennità di 600 euro  non contempla però l’intera platea degli autonomi: sono ad esempio esclusi tutti gli iscritti a casse previdenziali autonome.

Per loro è stata però prevista la possibilità di richiedere il «reddito di ultima istanza» per i lavoratori le cui attività hanno subìto una riduzione o cessazione a causa del Coronavirus, un'indennità per la quale il Governo ha stanziato 300 milioni. Nei prossimi trenta giorni saranno definite dal ministero dell'Economia le regole per le modalità di accesso e la sua erogazione.

Acta
, l’associazione dei freelance, ha dimostrato con alcuni sondaggi come gli autonomi siano già stati penalizzati dal Coronavirus. L’ultimo sondaggio, al quale hanno risposto poco meno di settecento freelance per la maggior parte in possesso di partita IVA, ha fatto emergere come oltre l’80% degli intervistati abbia registrato una cancellazione o sospensione delle proprie commesse. La ricerca non è di certo rappresentativa dell’intero universo degli autonomi, ma lancia sicuramente un segnale importante. «Ci aspettiamo però che seguano altri provvedimenti sino a che l’emergenza non sarà superata e insistiamo perché si intervenga sulle scadenze fiscali e contributive di fine giugno, rinviando al 2021 il pagamento di contributi e fisco e prevedendo una loro rateizzazione senza interessi», si legge nel comunicato dell’associazione.

Per gli autonomi e i professionisti è anche possibile accedere al Fondo di solidarietà per mutui prima casa, istituito nel 2007, che dà la possibilità di beneficiare della sospensione delle rate del mutuo in presenza di difficoltà temporanee per il nucleo familiare, a patto che si autocertifichi un calo del fatturato superiore al 33% in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 rispetto all’ultimo trimestre 2019. Non è richiesta la presentazione dell’attestazione Isee. Accedendo al Fondo è possibile sospendere il pagamento delle rate per un periodo di massimo di nove mesi.


Congedo parentale e voucher per servizi di baby-sitting

Cosa è stato disposto invece per chi sta lavorando, nella propria sede di lavoro o a casa? Per i genitori lavoratori, dipendenti del settore pubblico e privato, a seguito della sospensione del servizio scolastico, è prevista la possibilità di usufruire, per i figli di età non superiore ai dodici anni o con disabilità in situazione di gravità accertata, del congedo parentale per quindici giorni aggiuntivi, percependo il 50% della retribuzione. Attualmente il congedo prevede una retribuzione pari al 30% dello stipendio fino agli otto anni di vita del bambino e nessuna dagli otto ai dodici anni.


La fruizione del congedo, continua il decreto, «è riconosciuta alternativamente ad entrambi i genitori ed è subordinata alla condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa o altro genitore disoccupato o non lavoratore». La domanda va inoltrata all’Inps, che «provvede al monitoraggio comunicandone le risultanze al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e al ministero dell’Economia e delle Finanze».

In alternativa, è previsto un bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting nel limite di 600 euro, aumentato a 1.000 per il personale del Servizio sanitario nazionale e le Forze dell’ordine. Per richiederlo «il lavoratore presenta domanda tramite i canali telematici dell’Inps e secondo le modalità tecnico-operative stabilite in tempo utile dal medesimo Istituto indicando, al momento della domanda stessa, la prestazione di cui intende usufruire, contestualmente indicando il numero di giorni di indennità ovvero l’importo del bonus che si intende utilizzare». Certo trovare una babysitter in questi tempi di virus e permanenza in casa non sarà semplicissimo, ma il sostegno economico è sempre gradito.

Quarantena e permanenza domiciliare fiduciaria equiparati a malattia


È inoltre prevista l’equiparazione alla malattia del periodo trascorso in quarantena o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva per Covid-19 sia per il settore pubblico, secondo quanto già previsto dal precedente decreto, sia per il privato. Non è specificato se la disposizione ha anche valore retroattivo per chi ha contratto il virus, o è dovuto restare a casa dal lavoro in via cautelativa, prima dell'entrata in vigore del decreto.


Per Buscema se «per i collaboratori e le partite IVA l’indennità una tantum di 600 euro è d’importo talmente modesto da perdere di significato in termini di sostegno al reddito, sono positivi gli aumenti delle giornate di permesso previste dalla legge 104 così come il congedo e indennità per i lavoratori dipendenti del settore privato ed i lavoratori autonomi per assistere i figli fino a dodici anni ed il voucher per i servizi di baby-sitting. Così come opportuna la previsione dell’equiparazione alla malattia anche dei periodi di quarantena».

Premio di 100 euro per lavoratori dipendenti

Ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, con reddito annuo inferiore a 40mila euro che abbiano lavorato in sede nel mese di marzo, sarà corrisposto invece nella busta paga di aprile un premio di 100 euro esentasse. Un contributo modesto se si considera che i 100 euro vanno poi rapportati al numero di giorni effettivamente lavorati – e quindi con molta probabilità a gran parte dei lavoratori potrebbe essere accreditata una cifra inferiore.

Abilitazione velocizzata per i neomedici

Infine la possibilità di essere abilitati alla professione di medico chirurgo attraverso il conseguimento della «laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia, previo giudizio di idoneità sui risultati relativi alle competenze dimostrate nel corso del tirocinio pratico-valutativo svolto all’interno del corso di studi». Una novità introdotta per far fronte alla carenza di personale medico e quindi rispondere alla necessità di ripopolare le corsie degli ospedali, che però è stata in parte causata anche da “Quota 100”. Il provvedimento approvato lo scorso anno dal Governo ha permesso e permetterà, secondo Annao Assomed, associazione dei medici dirigenti che ha condotto una ricerca sul tema, a 38mila medici di andare in pensione nel periodo 2019-2021, senza considerare chi ci va per raggiungimento «naturale» dell’età pensionabile. Un punto, questo, che già ha fatto e farà molto discutere anche nei prossimi giorni e al quale la Repubblica degli Stagisti, che da molti anni segue con attenzione il tema del percorso “a ostacoli” per diventare medici in Italia, riserverà nei prossimi giorni un approfondimento ad hoc.

Il giudizio della
Fondazione Consulenti del Lavoro

Secondo Buscema si tratta di prime misure, che però sono insufficienti: «Bisogna incrementare le misure a favore delle imprese per evitare ricadute in termini occupazionali. Appare scontato, ma non possiamo dimenticare che i lavoratori sono occupati presso imprese e senza di essere l’emorragia di posti di lavoro sarebbe devastante. Bisogna poi semplificare le procedure relative agli ammortizzatori sociali che debbono essere snelle e rese automatiche nei requisiti, specie laddove oggettivamente le attività hanno subito chiusure per effe
tto di provvedimenti legislativi o comunque della pubblica autorità. Va inoltre introdotta la sospensione dei versamenti fiscali, contributivi e delle somme presso gli agenti della riscossione per un periodo molto più ampio, che tenga conto degli effetti del Covid-19 sull’economia. Le somme sospese debbono poi essere versate dal 2021 ratealmente. Come Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, l’auspicio è che nella fase di conversione del decreto si possa intervenire per migliorare il testo di un provvedimento che allo stato appare insufficiente a venire incontro all’impatto che ha avuto ed avrà ancora sul tessuto produttivo italiano che, ricordiamolo, è costituito in larghissima parte da piccole imprese».

È ovvio che i provvedimenti inseriti nel decreto debbano far fronte a una situazione d’emergenza e che, allo stato attuale, sia «difficile oggi fare previsioni di medio lungo termine, anche alla luce di un’emergenza ancora in corso e dell’impatto del Coronavirus negli altri Paesi» ma il rischio, ammonisce Buscema, «senza misure di sostegno di prospettiva, è quello di chiusura di imprese e di perdita di posti di lavoro».

Chiara Del Priore

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