“Ci pensiamo noi”, le ricette dei giovani per i giovani per riformare l'Italia

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 09 Mar 2020 in Notizie

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Nel 2015, dall’idea di cinque studenti dell’università Bocconi di Milano di riunirsi in un’associazione studentesca, nasceva Tortuga. Nel 2017, quindi, la trasformazione in associazione no profit per mettere al servizio della comunità l’esperienza di giovani economisti e studenti di economia e applicare le loro conoscenze e competenze a questioni reali, e in particolar modo alla politica economica. Dopo cinque anni e un’intensa opera di ricerca e di divulgazione attraverso varie testate giornalistiche (Il Foglio, lavoce.info, Econopoly de Il Sole24 Ore, Business Insider), è arrivata la scelta di pubblicare un libro a più mani. Venticinque gli autori, di cui sette donne.  

«“Ci pensiamo noi” nasce come tentativo di raccogliere in un’opera unica
le analisi e le proposte elaborate in questi anni» spiega alla Repubblica degli Stagisti Francesco Armillei, classe ’96, studente del Master Student in Economic and Social Sciences alla Bocconi e presidente di Tortuga «e di offrire una visione complessiva del paese, da cui dar vita a un dibattito intorno ad argomenti solitamente lontani dai riflettori e soprattutto dai giovani».

Il motto di Tortuga è infatti «Non arrivarci per contrarietà», ovvero adottare un approccio propositivo, innovativo e proattivo alle sfide del mondo di oggi, senza dover necessariamente “smontare” l’esistente. «Proviamo a lavorare sulle politiche già in atto
perché dal nostro punto di vista uno dei problemi dell’Italia è il voler puntualmente stravolgere l’impianto delle politiche pubbliche» spiega Armillei «anziché guardare l’impatto delle riforme strutturali e lavorare al loro miglioramento».

L’opera ruota intorno a quattro aree tematiche dove si decide il futuro delle nuove generazioni. Nella prima, intitolata “Prendersi cura”, si parla di povertà e di welfare, sfatando qualche luogo comune. «L’immagine del povero è solitamente associata a fasce d’età avanzate» sottolinea Armillei «ma i veri poveri sono i giovani: la povertà assoluta ha un tasso di incidenza sugli under 18 del 13 per cento, più del doppio degli over 35, per i quali si attesta al 5 per cento».

«In particolare i giovani under 30 sono l’unica fascia d’età che ha visto aumentare la povertà dopo la crisi del 2008,» aggiunge Antonio Nicoletti, classe ’96, studente del Bachelor in International Economics and Management alla Bocconi nonché project manager e co-autore del libro «eppure il dibattito pubblico oggi è totalmente incentrato sulle pensioni».

Secondo gli autori, il reddito di cittadinanza aiuta ben poco a ridurre il fenomeno della povertà giovanile: «Le famiglie con più figli sono state svantaggiate per garantire i 780 euro ai single, le soglie per l’accesso Isee e il metodo di calcolo del quoziente andrebbero rivisti per arrivare in maniera efficace a chi ne ha più bisogno».  

La seconda area tematica, “Scommettere sulle persone”, si focalizza sull’importanza di investire in capitale umano, fattore chiave per la crescita, attraverso l'istruzione, dalla scuola per l’infanzia fino all’università. 

Tra le misure oggetto d’analisi il famoso bonus cultura di 500 euro. «Si tratta di un esempio di politica messa in atto e non valutata» lamenta Armillei «su cui abbiamo raccolto i dati per capirne le distorsioni e come migliorarla». Tortuga propone di spezzare il bonus in più tranche anziché assegnare i 500 euro in un anno e mezzo, considerato che, dai dati raccolti, una buona parte viene spesa negli ultimi quindici giorni. E anche di utilizzare la 18app, l’app che genera i buoni, anche come piattaforma di promozione delle attività culturali, per favorire la conoscenza delle opportunità che il bonus offre.


Quindi il quarto capitolo, “Liberare il lavoro”, si sviluppa nella proposta di liberare il mondo del lavoro dalle barriere all’accesso e da ostacoli quali le ferme contrattuali. «Il grande problema oggi è la precarietà» spiega Maddalena Conte, classe ’95, laureata in Economia a Oxford, attualmente impiegata in una start up a Berlino e co-autrice del libro «non tanto intesa come tempo determinato, che anzi oggi molti preferiscono, in un mondo in cui il lavoro è liquido, quanto come impossibilità di crescita dal punto di vista umano e professionale».


La proposta principale è di agevolare il ricorso al contratto di apprendistato: «Dovrebbe essere la via maestra per l’ingresso al lavoro» precisa «perché i giovani, dopo tanta teoria, hanno bisogno di educazione al lavoro e perché di solito si trasforma in contratto a tempo indeterminato. Esso ha diversi sgravi, ma anche oneri burocratici, che al momento lo frenano». In particolare, Tortuga propone di rendere facoltative le attività formative previste dal contratto di apprendistato, che ove non assolte portano a gravosi contenziosi giuridici e scoraggiano i datori di lavoro; e allo stesso tempo di triangolare tali attività con centri di formazione professionalizzanti terzi rispetto all'azienda, anche attingendo ai fondi paritetici interprofessionali.

Incentivare sì, ma allo stesso tempo circoscrivere la platea degli aspiranti apprendisti. «L'apprendistato dovrebbe essere limitato ai giovani senza esperienza di lavoro e non essere usato come contratto a basso costo», aggiunge infatti Conte


Dovrebbe andare così, in qualche modo, a sostituire il tirocinio come al momento inteso. 
«Lo stage deve essere un'esperienza flessibile, leggera e breve, con limite di durata di tre mesi senza possibilità di rinnovo» spiega Armillei «perché la limitazione del periodo aiuta a ridurre le distorsioni e a smascherare un lavoro a tempo prolungato senza contributi»

In tanti, nel team Tortuga, hanno deciso di formarsi o fare esperienze lavorative all’estero. «Ma il sogno è di tornare in Italia per poter contribuire, nello spirito di Tortuga, al miglioramento del nostro paese», racconta Maddalena Conte. Una parte dell’ultimo capitolo, “Sentirsi a casa”, ruota proprio intorno al tema della fuga dei cervelli. 

«Nel 2018 117mila italiani hanno lasciato il paese» spiega Nicoletti «a fronte di 439mila nascite: il 25 per cento della popolazione giovanile decide di andarsene. L’Ocse ha stimato un costo annuo di 5,6 miliardi di euro di investimenti persi». Ma, oltre a diminuire le uscite, è importante anche incentivare gli ingressi. Tra le proposte c'è quella di premiare le università a vocazione internazionale, aventi più attrattiva per gli studenti Erasmus, che rappresentano una grossa fetta degli stranieri che poi decidono di restare in Italia, attraverso fondi premiali assegnati dal Ministero in base al numero di studenti stranieri. E ancora, facilitare i visti di lavoro per gli studenti extracomunitari ed estendere le agevolazioni fiscali agli studenti stranieri che si laureano in Italia per incentivarli a restare. Al momento delle agevolazioni esistono, ma riguardano solo alcune categorie, come docenti e ricercatori (esenzione del 90 per cento del reddito per quattro anni) e lavoratori "impatriati" ricoprenti ruoli direttivi o aventi requisiti di elevata qualificazione o specializzazione (esenzione del 50 per cento per cinque anni).

Il team di Tortuga sta presentando ora il libro in giro per l’Italia. «Il 19 marzo saremo alla Camera dei deputati per confrontarci con la politica e implementare le nostre proposte per cambiare l’Italia».

Rossella Nocca

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