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Indennità di 600 euro, da oggi i lavoratori autonomi la possono richiedere all'Inps: ecco come

Da oggi – due giorni più tardi rispetto alla data inizialmente annunciata, lunedì 30 marzo – è possibile fare richiesta per l’indennità di 600 euro destinata ai lavoratori autonomi, prevista dal decreto “Cura Italia” pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 marzo, per far fronte alla situazione d’emergenza legata al Coronavirus. Si tratta di una platea di destinatari che secondo il governo ammonta complessivamente a circa tre milioni e mezzo di persone, per le quali è prevista l’erogazione per ora solo per il mese di marzo (ma è probabile che venga confermata anche per aprile). Le modalità di richiesta e accesso all’indennità variano a seconda della tipologia di professionisti. La Repubblica degli Stagisti ha approfondito le modalità di fruizione della misura con Marco Leonardi, economista e consulente del ministero dell’Economia e delle Finanze e Anna Soru, presidente di Acta, associazione italiana dei freelance.Chi ne ha dirittoUna prima macro categoria comprende, come si legge nel decreto e nella circolare Inps dello scorso 30 marzo: liberi professionisti titolari di partita IVA attiva alla data del 23 febbraio 2020; professionisti non iscritti agli ordini, titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla gestione separata; artigiani, commercianti, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali che non abbiano al 17 marzo 2020 alcun rapporto di lavoro dipendente e che abbiano cessato involontariamente il proprio rapporto di lavoro tra il primo gennaio 2019 e il 17 marzo 2020; lavoratori del settore spettacolo che abbiano versato (almeno) 30 contributi giornalieri nell'anno 2019 al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo, che fa parte dell'Inps, da cui deriva nello stesso anno un reddito non superiore a 50mila euro; lavoratori agricoli con almeno 50 giornate di lavoro svolte nell'anno 2019, non titolari di pensione o iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.  Come dimostra la tabella qui sopra, per alcune categorie di autonomi sono stati fissati requisiti più specifici che potrebbero non rendere accessibile il bonus, restringendo così la platea di beneficiari rispetto ai numeri complessivi indicati dal Governo. «È importante ricordare che l’indennità non è cumulabile con altre misure di sostegno al reddito» spiega Leonardi. Dunque non c’è cumulabilità, ad esempio, con il reddito di cittadinanza, mentre è possibile accedere ad altre misure previste dal decreto come il bonus baby sitter.La circolare dell'Inps chiarisce anche che le indennità per queste tipologie di lavoratori sono incompatibili tra di loro e con la cosiddetta Ape sociale, cioè l'anticipo pensionistico a carico dello Stato, erogato dall'Inps a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all'estero.C'è inoltre incompatibilità «con le pensioni dirette a carico, anche pro quota, dell’Assicurazione generale obbligatoria (AGO) e delle forme esclusive, sostitutive ed esonerative della stessa, degli enti di previdenza», cioè le casse relative agli ordini professionali. Per cui se si è iscritti a un'altra cassa professionale non si può usufruire dell'erogazione da parte dell'Inps. Fanno eccezione solo gli iscritti all'Enasarco, l'ente degli agenti di commercio, che sono stati inclusi nell'articolo 28 del decreto "Cura Italia", per loro è quindi prevista l'erogazione del bonus da parte dell'Inps.Non c'è invece incompatibilità con l'indennità di disoccupazione Dis-Coll a favore dei liberi professionisti titolari di partita IVA e dei lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, e con la Naspi per lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali.Per questa misura è stato previsto, sommando le cifre indicate nel decreto per ciascuna categoria, un limite di spesa per il 2020 di quasi tre miliardi di euro, «risorse disponibili per l’intera platea dei beneficiari. Non ci sarà un esaurimento di quanto stanziato per cui non è necessaria nessuna corsa alle domande» assicura Leonardi. Come fare domandaL’Inps ha pubblicato una prima comunicazione lo scorso 20 marzo dove, oltre a specificare le tipologie di beneficiari, ha parlato di richiesta tramite i propri canali telematici. Attraverso il sito si può fare domanda richiedendo un PIN che arriverà sul proprio cellulare o tramite posta elettronica.Una procedura quindi più semplificata che non richiede l’utilizzo delle credenziali SPID o il PIN dispositivo necessari per accedere alle altre prestazioni erogate dall’Inps. Chi è già in possesso di credenziali SPID o PIN rilasciato dall’Inps può però comunque fare richiesta tramite procedura ordinaria.La procedura semplificata è stata chiarita in una seconda circolare, pubblicata lo scorso 26 marzo: «La modalità semplificata consente ai cittadini di compilare e inviare le specifiche domande di servizio, previo inserimento della sola prima parte del pin, ricevuto via SMS o e-mail, dopo averlo richiesto tramite portale o contact center. La richiesta del PIN può essere effettuata attraverso il sito dell’Inps, utilizzando il servizio Richiesta Pin; contact center, chiamando il numero verde 803 164, gratuito da rete fissa, oppure 06 164164, a pagamento da rete mobile. Una volta ricevute via SMS o e-mail le prime otto cifre del pin, è possibile immediatamente utilizzarle in fase di autenticazione per la compilazione e l’invio della domanda online», si legge nel documento.Dopo aver ottenuto il pin, è necessario entrare nella sezione personale del sito INPS attraverso il PIN, accedere ai servizi online e da qui “Domande per prestazioni al sostegno del reddito” e infine selezionare “Indennità COVID-19". «L’accredito dovrebbe essere rapido, presumibilmente già entro la metà del mese di aprile» dice Leonardi.Questa procedura di richiesta non vale, come detto, per i lavoratori iscritti a casse previdenziali autonome, come nel caso di chi fa parte di un ordine professionale, circa 1 milione e mezzo di persone. Per loro il decreto Cura Italia ha previsto la possibilità di attingere al “Fondo per il reddito di ultima istanza”, destinato ai lavoratori le cui attività hanno subìto una riduzione o cessazione a causa del Coronavirus. Il bonus di 600 euro è previsto anche per questa categoria di lavoratori, con requisiti e modalità di accesso disciplinati dal decreto pubblicato lo scorso 28 marzo [a breve la Repubblica degli Stagisti pubblicherà un articolo di approfondimento anche su quest'altra procedura di richiesta].Con molta probabilità i decreti di prossima uscita rinnoveranno l’indennità dei 600 euro per entrambe le tipologie di lavoratori autonomi anche per il mese di aprile, forse rivedendone l’importo o prevedendo ulteriori misure di supporto.«Per i lavoratori autonomi il bonus è già un buon risultato, dato che siamo stati considerati come categoria e non sempre è scontato: sarebbe ancora meglio prevedere un importo superiore dato che in molti hanno già riscontrato perdite e cancellazioni degli ordini» è il commento di Anna Soru, in rappresentanza di decine di migliaia di freelance.Chiara Del Priore

Stage (da oltre mille euro al mese) da casa causa Coronavirus anche alla Corte di Giustizia UE, fino al 15 aprile candidature aperte per la prossima tornata

In questo periodo in cui tutti cercano di rimanere in casa rispettando i decreti del Governo c’è molto più tempo per scandagliare il web, in cerca di buone opportunità per i mesi a venire. Un bando da non lasciarsi sfuggire è certamente il tirocinio presso la Corte di Giustizia dell’Unione europea. La buona notizia è la conferma del rimborso spese mensile di 1.177 euro, quella un po’ meno buona è che il rapporto tra domande presentate dagli italiani e numero di ammessi è solo il sette per cento. L’organo con sede nella città di Lussemburgo è stato istituito negli anni Cinquanta e interpreta il diritto dell’Ue per garantire che sia applicato allo stesso modo in tutti gli Stati membri, oltre a dirimere le controversie giuridiche tra governi nazionali e istituzioni europee.Ancora una volta anche per l’ultima sessione di domande, quella di settembre, per cui sono ora in corso gli stage, «gli italiani sono stati il primo paese per numero di richieste con 148 candidature sul totale di 483, seguiti dai francesi, con 106, e dalla Spagna con 39 domande» conferma alla Repubblica degli stagisti Sofia Aktipis, della Direzione della comunicazione della sezione italiana dell’unità stampa e informazione della Corte di giustizia europea. Questa volta il numero di ammessi italiani è più alto del solito, visto che sono stati ben 10: con un fortissimo sbilanciamento a favore delle donne, ben nove a uno. In questo caso primo Paese per numero di stagisti presenti ora all’interno della Corte è la Francia, «con 21 stagisti, seguita dall’Italia con 11, ma tra questi c’è anche uno stagista non remunerato che non ha fatto parte della selezione di settembre» continua Sofia Aktipis «e poi la Germania con nove tirocinanti». Un rapporto decisamente migliore rispetto al tirocinio cominciato nel settembre 2019: in quella tornata il nostro Paese era come sempre risultato il primo per numero di application, 144, seguito da Francia, Grecia e Spagna con rispettivamente 101, 70 e 50 candidature, ma solo cinque erano stati gli italiani selezionati a fronte di ben tredici francesi, nove tedeschi e sette spagnoli; greci e irlandesi erano stati rispettivamente cinque e cinque.Anche lo stage al momento in corso non è stato immune dal caos generato dall’emergenza del Coronavirus. «La Corte ha preso le misure necessarie per proteggere la salute degli stagisti durante l’attuale crisi sanitaria» spiega Aktipis alla Repubblica degli Stagisti. «È quindi stato chiesto a tutti gli stagisti di lavorare da casa. Lo smart-internshipping può essere effettuato sia dalla residenza qui a Lussemburgo sia da quella del paese d’origine, visto che la Corte ha autorizzato chi lo desiderasse a tornarci». L’organo europeo ha, però, permesso anche la sospensione degli stage o la loro interruzione per chi ne facesse richiesta. Si spera, però, che l’emergenza Covid19 rientri il prima possibile e che il problema sia completamente superato per quando questi nuovi tirocini prenderanno il via. Agli stagisti selezionati oltre al rimborso spese mensile arriverà anche «un contributo alle spese di viaggio di 150 euro ai tirocinanti retribuiti il cui luogo di residenza è situato a una distanza geografica di 200 chilometri o più dalla sede della Corte di giustizia dell’Unione europea». Gli stagisti selezionati saranno distribuiti in tutti i dipartimenti e nello specifico, spiega Aktipis, «nella direzione della traduzione giuridica, del servizio di ricerca e documentazione, del servizio di comunicazione, come anche nella direzione del servizio di protocollo e visite, della biblioteca, o presso un consigliere giuridico per gli aspetti amminsitrativi, alla cancelleria del tribunale e alla direzione dell’interpretazione e presso i gabinetti dei membri della Corte e del Tribunale».Per quanti avessero voglia di provare questa esperienza non bisogna quindi lasciarsi scappare la nuova finestra per fare domanda per uno stage: il termine ultimo è la mezzanotte di mercoledì 15 aprile. L’opzione di scelta è tra un tirocino nei dipartimenti della Corte e uno nei servizi. Se interessati bisogna, quindi, fare domanda attraverso l’applicazione Eu Cv online: si deve prima fare la registrazione, poi selezionare il tirocinio di interesse e a quel punto completare in inglese, francese o tedesco la lettera motivazionale, poi elencare le principali materie di studio affrontate nel proprio percorso di studi e infine indicare anche se si vuole fare domanda per tutti gli uffici della Corte di giustizia e tutti gli uffici del Tribunale o se si preferisce far domanda solo in alcuni di questi.Se si supera il processo di selezione allora bisogna trasferirsi nella città di Lussemburgo dove svolgere il tirocinio dal 16 settembre al 15 febbraio 2021 per i tirocini nei gabinetti e dal primo ottobre di quest’anno al 28 febbraio del prossimo per i tirocini nei servizi. Si entrerà così a far parte di una grande macchina organizzativa che secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 31 dicembre 2019, conta oltre 2.200 dipendenti di cui più di mille e trecento donne (il sessanta per cento) e quasi 890 uomini tra funzionari, agenti temporanei e contrattuali, con un’età media di 45 anni. Se non si superasse la selezione si potrebbe ripresentare la domanda tra il primo luglio e il 15 settembre per svolgere eventualmente lo stage a partire dal primo marzo 2021.Per avere più probabilità di essere selezionato è consigliata una buona conoscenza della lingua francese, scritta e orale. Oltre a una conoscenza delle materie giuridiche. Tanto che Eleonora Montserrat Pappalettere, della direzione della comunicazione dell’ufficio stampa della Corte di giustizia europea, aveva già precisato alla Repubblica degli Stagisti che «la laurea in giurisprudenza offre maggiori chances, visto che anche il servizio di traduzione della Corte si avvale di giuristi linguisti e non di semplici traduttori, così come l’ufficio stampa e informazione della Corte richiede competenze giuridiche». In pratica aiuta sapere cosa fa la Corte di giustizia dell’Unione europea, che si pronuncia sulle controversie tra governi nazionali e istituzioni europee e interpreta il diritto comunitario per garantire che sia applicato allo stesso modo in tutti gli Stati membri. Gli italiani, si diceva, sono quelli che più fanno domanda per questi stage e sono i numeri delle varie sessioni a dimostrarlo, dato che rappresentano più o meno sempre quasi un terzo dei candidati: per la tornata cominciata a ottobre 2018 su 615 application totali 187 provenivano dal nostro Paese, e per quella iniziata a febbraio 2019 il rapporto era simile: 169 richieste italiane su 576 totali. Se il numero di candidati fosse proporzionato al numero di cittadini dell'Unione europea, le application dall'Italia non dovrebbero superare il 12% – dato che i 60 milioni di cittadini italiani rappresentano più o meno il 12% dei 513 milioni di cittadini europei. Il fatto che invece i candidati italiani siano il triplo dimostra la “fame” che i giovani italiani hanno di opportunità come queste.Al di là dei numeri, la competizione è molto alta perché le domande sono sempre molte e le posizioni aperte circa 50. Arrivata la scadenza, le varie candidature vengono inoltrate ai capi servizio che le esaminano e selezionano in base alle necessità dell’ufficio. E visto che la maggior parte dei servizi ha uno o due posti per ciascun priodo di tirocinio, ogni candidato sarà in competizione con altre 200-400 persone. Questo spiega perché i candidati finali selezionati siano altamente qualificati e perché di solito c’è un forte sbilanciamento tra domande e selezionati. Ai tanti interessati a questa opportunità conviene quindi raccogliere bene le idee e approfittare della quarantena forzata di questi giorni per tentare anche questa opportunità e magari, nel settembre di quest’anno, iniziare un’esperienza altamente formativa. Marianna Lepore

La politica si muove per gli stagisti, gli emendamenti per tutelarli nel lockdown

Venerdì sera era il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti al decreto Cura Italia. Sono stati 1.126 quelli presentati dai vari partiti al Senato, e la discussione comincerà la prossima settimana. I temi sono tantissimi ma ce n’è uno che riguarda da vicino la Repubblica degli Stagisti: la tutela della vastissima platea di tirocinanti, curriculari e sopratutto extracurriculari.Sono tante le richieste di aiuto che sono arrivate sul forum della Repubblica degli Stagisti. Rosario racconta che il 10 febbraio ha cominciato uno stage con rimborso spese forfettario di 500 euro mensili e, dopo aver fatto una settimana di smart working agli inizi di marzo, si è visto sospendere lo stage per decisione della Regione Campania. E chiede «È giusto che la nostra categoria venga totalmente dimenticata dal punto di vista economico?». Una richiesta che arriva anche da carlo94p, «Per noi tirocinanti ci saranno tutele per quanto riguarda la retribuzione?», e AnnaChe93: «Ma come si devono comportare quelli a cui è stato sospeso il tirocinio e di conseguenza non sono retribuiti?». Decine di migliaia di giovani e meno giovani stagisti oggi si trovano a casa, senza stage, senza rimborso spese e magari con somme ingenti e non sopprimibili per l’affitto di appartamenti in città lontane.Anche in rete i giovani si mobilitano con una petizione che evidenzia come nel decreto Cura Italia si siano trovate misure per tutti: «dai lavoratori autonomi a quelli a partita iva ai collaboratori, perché per gli stagisti no?» Petizione in cui si chiede al ministro del lavoro Nunzia Catalfo «di inserire nel decreto di aprile delle risorse per gli stagisti: un indennizzo per ogni mese in cui non hanno percepito il rimborso spese». La discussione al Senato del provvedimento comincerà mercoledì 1 aprile alle 15 con l’esame dei 1.126 emendamenti. Tra questi, per ora si sa con certezza di due emendamenti presentati da Italia Viva per la richiesta di tutela di stagisti che si ritrovano con un tirocinio sospeso o interrotto.Il primo emendamento è stato presentato da Laura Garavini (nella foto a destra) e Donatella Conzatti per introdurre l’articolo 38 bis, Disposizioni a tutela dei tirocinanti, che «Ferme restando le disposizioni derivanti dagli accordi per la definizione di linee-guida condivise in materia di tirocini formativi e di orientamento» conclusi in sede di Conferenza Stato – Regioni, stabilisce che «i periodi di interruzione o sospensione dei tirocini formativi e di orientamento disposti per contrastare l’emergenza epidemiologica da Covid19 non concorrono al completamento degli stessi». Il che significa che una volta terminata l’emergenza i mesi intercorsi dall’inizio dell’interruzione alla fine faranno automaticamente posticipare la scadenza del tirocinio, «dilungando la durata dello stage stesso in coda», spiega Garavini alla Repubblica degli Stagisti. Non solo, l’articolo 38-bis prevede anche il comma 2 per cui «Tutte le disposizioni in materia di sostegno al lavoro di cui alla presente legge si intendono estese anche alla disciplina dei suddetti tirocini formativi e di orientamento», quindi a tutti gli stage svolti durante un percorso di studio e formazione o entro i 12 mesi dalla sua conclusione. «Questa è la ratio dell’emendamento», spiega Garavini «estendere le varie misure che siano state previste in materia di tutela del lavoro anche agli stagisti. Per esempio in termini generali le tutele di garanzia della sicurezza, con la messa a disposizione di ausili per la sicurezza. Una serie di provvedimenti che mirano alla tutela degli stagisti al pari dei lavoratori». Il secondo emendamento riguarda, invece, il tirocinio per la professione medica ed è stato presentato sempre da Donatella Conzatti questa volta con Riccardo Nencini. Con questo emendamento si modifica parzialmente l’articolo 102, Abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo e ulteriori misure urgenti in materia di professioni sanitarie, aggiungendo al comma 3 - che consente ai candidati della seconda sessione 2019 degli esami di stato di abilitazione alla professione di medico chirurgo «che abbiano già conseguito giudizio di idoneità nel corso del tirocinio pratico valutativo» di essere «abilitati all’esercizio della professione di medico chirurgo» - «per i candidati della prima sessione – anno 2020 – degli esami di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo, il tirocinio si considera svolto all’interno del corso di studi». Quindi questi tirocinanti «si considerano conseguentemente abilitati all’esercizio della professione di medico-chirurgo».Per il passaggio alla Camera, invece, dove il testo arriverà orientativamente dal 20 al 24 aprile, il Partito democratico e Fratelli d’Italia hanno già pronti due emendamenti. Il primo è quello di Wanda Ferro, (nella foto a sinistra) di Fratelli d’Italia, per chiedere l’estensione delle misure speciali in tema di ammortizzatori sociali «ai tirocinanti impegnati presso Enti locali e Ministeri», andando così a introdurre il comma 5bis all’articolo 19 del decreto. Il che significa possibilità di «presentare domanda di concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale o di accesso all’assegno ordinario con causale “emergenza COVID-19, per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 per una durata massima di nove settimane e comunque entro il mese di agosto 2020». Un testo che mira a coinvolgere tutti i tirocinanti extracurricolari impegnati presso Enti locali e ministeri, lasciando però così esclusi quelli delle imprese private. «In Calabria sono 7mila i tirocinanti in questo momento senza sussidio e auspichiamo che questo emendamento venga preso in considerazione quanto prima. Risorse che ovviamente devono riguardare tutta Italia», spiega alla Repubblica degli Stagisti Ferro. «È ovvio che non possiamo parlare di cassa integrazione ma si può applicare quello che prevede l’articolo 19 [ndr. la possibilità per i datori di lavoro che sospendono o riducono l’attività a causa dell’emergenza Covid-19 di «presentare domanda di concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale o di accesso all’assegno ordinario (…..) per una durata massima di nove settimane»] anche a tutti i tirocinanti extracurriculari di Miur, tribunali ed enti locali». Una scelta che si può fare e «che è giusto fare» e che la deputata di Fratelli d’Italia vorrebbe venisse appoggiata trasversalmente dal mondo politico. «Ho già ricevuto appoggi da colleghi calabresi del PD e spero che in un momento di emergenza come quello in cui stiamo vivendo questa linea possa essere sposata da tutti al di là della parte politica». Motivo per cui ci tiene a sottolineare che «sarebbe un segnale importante se per una volta la maggioranza approvasse un emendamento che viene dall’opposizione e prima degli altri. Ma appoggerei anche emendamenti simili al mio che arrivano da forze della maggioranza. In questo momento storico la politica deve volare alto».L'emendamento di Chiara Gribaudo, del Partito democratico, invece, mira a tutelare una platea più grande – tutti i tirocinanti extracurricolari e i volontari del servizio civile – chiedendo una modifica all’articolo 44, quello che istituisce un Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori danneggiati dal virus COVID-19. L’articolo al momento prevede che «Al fine di garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID 19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attvità o il loro rapporto di lavoro è istituito, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo denominato “Fondo per il reddito di ultima istanza” volto a garantire il riconoscimento ai medesimi soggetti di una indennità nel limite di spesa 300milioni di euro per l’anno 2020». Con l’emendamento di Gribaudo si chiede di «includere i tirocinanti extracurriculari e i volontari del Servizio civile fra coloro che accederanno al Fondo di ultima istanza».Dalla prossima settimana, con l’esame degli oltre mille emendamenti, si avrà maggiore certezza sul comportamento degli altri partiti al Senato. E c’è da augurarsi che la politica si ricordi di una larga fetta di popolazione che fino a pochi giorni fa attraverso i propri stage aiutava il funzionamento di uffici, pubblici e non, e meriterebbe un minimo sostegno economico. Un segnale dal mondo politico sarebbe importante. Marianna Lepore

Premi di laurea, le scadenze da qui alla fine della primavera: più di 30mila euro in palio

Torna l’appuntamento con i bandi legati a premi di laurea relativi a differenti ambiti, opportunità importanti per ottenere un riconoscimento per il proprio lavoro accademico.Vediamone alcuni con scadenze da qui all’estate, cominciando dalle più imminenti.Scadono il 31 marzo i termini per partecipare alla seconda edizione del premio Domodry Academy, rivolto ad autori di tesi di laurea, triennale o specialistica, e di dottorato, dedicati al tema dell’umidità nelle costruzioni. Sono due, dell’importo di 1500 euro ciascuno, i premi, uno per le tesi di laurea e il secondo per quelle di dottorato. La documentazione va inviata esclusivamente via mail all’indirizzo e secondo le modalità indicate nel bando entro il termine fissato.Stessa scadenza per i tre premi di laurea, ognuno dell’importo di 2500 euro, organizzati dalla fondazione ANIA sul tema della sicurezza stradale, vista da tre prospettive: sociale, comunicativa e umanistica, giuridico-economica, tecnico-ingegneristica. La partecipazione è aperta ad autori di tesi sul tema discusse tra il primo aprile 2018 e il 31 marzo 2020 e la documentazione va inviata tramite posta all’indirizzo riportato nel bando.Sempre il 31 marzo è l’ultimo giorno utile per partecipare al premio di laurea promosso dall’Accademia dei Lincei dell’importo di 3mila euro per laureati in ingegneria e architettura presso le università di Napoli nel periodo 1 marzo 2019-28 febbraio 2020. La domanda di ammissione va inviata online collegandosi all’indirizzo https://www.lincei.it/it/Bandi.È intitolato a Maurizio Santoloci, magistrato attivo nella difesa degli animali e dell’ambiente, scomparso nel 2017, il premio di laurea “Nuove ricerche per i diritti degli animali”, promosso dalla LAV, alla prima edizione. Saranno premiate quattro ricerche, con mille euro la prima classificata e 500 la seconda, terza e quarta. Al premio possono concorrere sia tesi di laurea che lavori di dottorato, master e scuole di specializzazione. La documentazione va inviata entro il 6 aprile tramite posta all’indirizzo indicato sul bando.Qualche giorno in più, la scadenza è fissata al 10 aprile, per la partecipazione al premio Omero Ranelletti, riconoscimento di 4mila euro al quale possono concorrere i laureati con meno di 30 anni del Lazio e della Sardegna che abbiano svolto tesi su temi relativi a innovazioni tecnologiche e produttive per la salvaguardia dell’ambiente a sostegno della crescita economica. Anche in questo caso la documentazione va spedita all’indirizzo riportato sul bando.Il 30 aprile è l’ultimo giorno utile per concorrere al premio di laurea Scudo d’oro destinato a tesi incentrate sull’araldica discusse nel 2018 o 2019. L’importo del premio è di mille euro. Tutte le indicazioni per l’inoltro della candidatura sono reperibili sul sito del Centro studi araldici che organizza il premio. La scorsa edizione del premio è stata vinta da Francesco Canali dell'università di Milano, facoltà di Giurisprudenza, autore della tesi "Il marchio e lo stemma: profili di similitudine e divergenza tra la disciplina del diritto industriale e la disciplina araldica". Sempre il 30 la scadenza per il premio di laurea Margherita Arcieri, promosso dall’Associazione Italiana Donne Medico, che ha l’obiettivo di premiare la migliore tesi di laurea o dottorato realizzata tra il 2016 e il 2019 da uno studente dell’università di Bologna su argomenti collegati all’innovazione scientifico-umanistica finalizzata a migliorare la qualità di vita delle donne sia nell’ambito delle salute che nelle mansioni lavorative e quotidiane. In questo caso l’elaborato e gli altri documenti richiesti vanno inviati tramite posta elettronica all’indirizzo presente nel bando.Stessa scadenza per i tre premi di 1500 euro ciascuno riservati a ingegneri che abbiano discusso tesi di laurea e dottorato dal 2016 al 2019 su temi legati alla città di Venezia. Ingegneria civile, industriale e dell’informazione le tre macroaree dei premi. La documentazione può essere presentata a mano, inviata per posta o in formato elettronico secondo le modalità indicate nel bando. Tutti gli elaborati verranno conservati nella biblioteca del Collegio degli ingegneri di Venezia e i migliori saranno pubblicati sul relativo sito. Vincitori della scorsa edizione gli ingegneri Sonia Bellin dell'università di Padova per la categoria ingegneria civile e ambientale, con una tesi dedicata al progetto di recupero di un bene architettonico di Venezia, e Paolo Testolina, sempre dell'ateneo di Padova, per la categoria dedicata all'ingegneria dell'informazione.Il 10 maggio è l’ultimo giorno utile per partecipare al premio di laurea promosso dall’Università di Perugia e dall’ateneo telematico Pegaso su tesi dedicate a ingegneria informatica e tecnologie digitali. Il primo premio è di 1200 euro mentre il secondo e il terzo di 750. Possono partecipare i laureati magistrali dell’università di Perugia a partire dall’anno accademico 2018-2019. Il premio, si legge nel bando, ha un duplice obiettivo: diffondere una cultura attenta alla progettazione dei sistemi informatici e delle tecnologie digitali e rafforzare il rapporto tra imprese e atenei sui questi temi.È incentrato sul ruolo del terzo settore nell’economia italiana il premio di laurea Sergio Veneziani,  alla prima edizione, con scadenza per la presentazione delle domande fissata al 15 maggio. La partecipazione è aperta a neolaureati di corsi di laurea delle università lombarde nell’anno accademico 2018-2019 e l’importo del premio è di 1500 euro.È fissata al 30 maggio prossimo la scadenza per concorrere al premio di laurea “I Guidoniani”, di 2mila euro, bandito dall’Associazione italiana di medicina aeronautica e spaziale, arrivato alla 10ma edizione. Il premio è rivolto a laureati under 35 in medicina, biologia, psicologia e ingegneria che abbiano discusso tesi sull’uomo e il volo aeronautico o spaziale. Le domande possono essere inoltrate via mail o fax agli indirizzi e secondo le modalità indicate nel bando.Prima edizione infine per il premio di laurea Antonio Manganelli, dedicato a laureati che hanno discusso una tesi triennale o magistrale incentrata sulla criminalità e sulle forze dell’ordine o in alternativa un saggio, una ricerca o un’inchiesta giornalistica sui temi riportati nel bando. Le iscrizioni al premio, dell’importo di mille euro, sono aperte fino al 30 maggio. La documentazione deve essere spedita via mail all’indirizzo riportato sul bando.Chiara Del Priore

Decreto Cura Italia, le disposizioni a favore dei giovani punto per punto

Lunedì 16 marzo il Governo ha varato una serie di misure straordinarie per la tutela della salute e il sostegno all’economia legate all’emergenza Coronavirus: il cosiddetto “decreto Cura Italia”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno successivo. Il documento presenta disposizioni ad ampio raggio per uno stanziamento totale di 25 miliardi di euro, dal potenziamento del nostro sistema sanitario per far fronte al diffondersi del virus alla tutela di lavoratori e imprese.La Repubblica degli Stagisti ha analizzato quelle più vicine ai giovani, contenute in gran parte nel punto 2 intitolato «sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito», e ha raccolto il parere di Giuseppe Buscema, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Il provvedimento arriva in risposta a una situazione apparsa quasi subito critica sul fronte lavoro: «Le segnalazioni da parte di datori di lavoro, imprese, professionisti, lavoratori, sono state subito numerose. L’emergenza epidemiologica è stata così rapida da trasferire subito i suoi effetti in campo economico» premette Buscema: «Inizialmente i settori più colpiti sono stati quelli legati alle attività turistiche e commerciali, ma poi man mano quelle direttamente correlate alle chiusure delle scuole – per poi allargarsi a tutto il territorio e a tutte le attività economiche. Gestione delle assenze dei redditi dei lavoratori, prospettive dei rapporti di lavoro, scadenze fiscali e contributive, degli adempimenti, interventi nel campo del credito e per il sostegno al reddito sono state le principali preoccupazioni che si sono trasferite in richieste di informazioni ai professionisti».Qui di seguito, ecco il primo passo del Governo per fronteggiare la situazione.Ammortizzatori socialiSi parte con l’«estensione della cassa integrazione in deroga all’intero territorio nazionale, a tutti i dipendenti, di tutti i settori produttivi. I datori di lavoro, comprese le aziende con meno di cinque dipendenti, che sospendono o riducono l’attività a seguito dell’emergenza epidemiologica, possono ricorrere alla cassa integrazione guadagni in deroga con la nuova causale “Covid-19” per la durata massima di 9 settimane. Tale possibilità viene estesa anche alle imprese che già beneficiano della cassa integrazione straordinaria», recita il decreto.Sempre restando sul fronte ammortizzatori sociali, vengono estesi da 68 a 128 giorni i termini di presentazione della domanda di disoccupazione Naspi, per i lavoratori con contratto di lavoro subordinato, e Dis-Coll, rivolta a soggetti con rapporto di collaborazione coordinato e continuativo. La domanda va presenta all’Inps attraverso i propri canali, online o telefonicamente, o rivolgendosi a un patronato. Per i percettori di Reddito di Cittadinanza, Naspi e Dis-Coll è prevista la sospensione per due mesi della condizionalità e di tutti gli obblighi che ne derivano.In tema di disoccupazione, un punto importante è quello riportato all’articolo 46 del decreto, dove si parla di sospensione delle procedure di licenziamento attivate dal 23 febbraio scorso, per un periodo di sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto. In questo caso sarà interessante capire quale sarà il comportamento dei datori di lavoro una volta terminato questo periodo, dato che si parla di sospensione e non di annullamento, aspetto non di poco conto in uno scenario critico come quello che potrebbe prospettarsi a breve. Lavoratori autonomiTra le categorie senza dubbio più danneggiate dalle chiusure o sospensioni delle attività di questi giorni ci sono i lavoratori autonomi, per i quali il decreto ha previsto un «indennizzo di 600 euro, su base mensile, non tassabile, per i lavoratori autonomi e le partite IVA. L’indennizzo va ad una platea di quasi 5 milioni di persone: professionisti non iscritti agli ordini, co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo, lavoratori agricoli», spiega il Governo. I beneficiari non devono essere però titolari di pensione o iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. L’indennità, si legge nel testo del decreto, «è erogata dall’Inps, previa domanda, nel limite di spesa complessivo di 203,4 milioni di euro per l’anno 2020. L'Inps provvede al monitoraggio del rispetto del limite di spesa e comunica i risultati di tale attività al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e al ministero dell’Economia e delle Finanze».Tale indennità di 600 euro  non contempla però l’intera platea degli autonomi: sono ad esempio esclusi tutti gli iscritti a casse previdenziali autonome. Per loro è stata però prevista la possibilità di richiedere il «reddito di ultima istanza» per i lavoratori le cui attività hanno subìto una riduzione o cessazione a causa del Coronavirus, un'indennità per la quale il Governo ha stanziato 300 milioni. Nei prossimi trenta giorni saranno definite dal ministero dell'Economia le regole per le modalità di accesso e la sua erogazione.Acta, l’associazione dei freelance, ha dimostrato con alcuni sondaggi come gli autonomi siano già stati penalizzati dal Coronavirus. L’ultimo sondaggio, al quale hanno risposto poco meno di settecento freelance per la maggior parte in possesso di partita IVA, ha fatto emergere come oltre l’80% degli intervistati abbia registrato una cancellazione o sospensione delle proprie commesse. La ricerca non è di certo rappresentativa dell’intero universo degli autonomi, ma lancia sicuramente un segnale importante. «Ci aspettiamo però che seguano altri provvedimenti sino a che l’emergenza non sarà superata e insistiamo perché si intervenga sulle scadenze fiscali e contributive di fine giugno, rinviando al 2021 il pagamento di contributi e fisco e prevedendo una loro rateizzazione senza interessi», si legge nel comunicato dell’associazione.Per gli autonomi e i professionisti è anche possibile accedere al Fondo di solidarietà per mutui prima casa, istituito nel 2007, che dà la possibilità di beneficiare della sospensione delle rate del mutuo in presenza di difficoltà temporanee per il nucleo familiare, a patto che si autocertifichi un calo del fatturato superiore al 33% in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 rispetto all’ultimo trimestre 2019. Non è richiesta la presentazione dell’attestazione Isee. Accedendo al Fondo è possibile sospendere il pagamento delle rate per un periodo di massimo di nove mesi.Congedo parentale e voucher per servizi di baby-sittingCosa è stato disposto invece per chi sta lavorando, nella propria sede di lavoro o a casa? Per i genitori lavoratori, dipendenti del settore pubblico e privato, a seguito della sospensione del servizio scolastico, è prevista la possibilità di usufruire, per i figli di età non superiore ai dodici anni o con disabilità in situazione di gravità accertata, del congedo parentale per quindici giorni aggiuntivi, percependo il 50% della retribuzione. Attualmente il congedo prevede una retribuzione pari al 30% dello stipendio fino agli otto anni di vita del bambino e nessuna dagli otto ai dodici anni.La fruizione del congedo, continua il decreto, «è riconosciuta alternativamente ad entrambi i genitori ed è subordinata alla condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa o altro genitore disoccupato o non lavoratore». La domanda va inoltrata all’Inps, che «provvede al monitoraggio comunicandone le risultanze al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e al ministero dell’Economia e delle Finanze». In alternativa, è previsto un bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting nel limite di 600 euro, aumentato a 1.000 per il personale del Servizio sanitario nazionale e le Forze dell’ordine. Per richiederlo «il lavoratore presenta domanda tramite i canali telematici dell’Inps e secondo le modalità tecnico-operative stabilite in tempo utile dal medesimo Istituto indicando, al momento della domanda stessa, la prestazione di cui intende usufruire, contestualmente indicando il numero di giorni di indennità ovvero l’importo del bonus che si intende utilizzare». Certo trovare una babysitter in questi tempi di virus e permanenza in casa non sarà semplicissimo, ma il sostegno economico è sempre gradito.Quarantena e permanenza domiciliare fiduciaria equiparati a malattiaÈ inoltre prevista l’equiparazione alla malattia del periodo trascorso in quarantena o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva per Covid-19 sia per il settore pubblico, secondo quanto già previsto dal precedente decreto, sia per il privato. Non è specificato se la disposizione ha anche valore retroattivo per chi ha contratto il virus, o è dovuto restare a casa dal lavoro in via cautelativa, prima dell'entrata in vigore del decreto.Per Buscema se «per i collaboratori e le partite IVA l’indennità una tantum di 600 euro è d’importo talmente modesto da perdere di significato in termini di sostegno al reddito, sono positivi gli aumenti delle giornate di permesso previste dalla legge 104 così come il congedo e indennità per i lavoratori dipendenti del settore privato ed i lavoratori autonomi per assistere i figli fino a dodici anni ed il voucher per i servizi di baby-sitting. Così come opportuna la previsione dell’equiparazione alla malattia anche dei periodi di quarantena».Premio di 100 euro per lavoratori dipendentiAi lavoratori dipendenti, pubblici e privati, con reddito annuo inferiore a 40mila euro che abbiano lavorato in sede nel mese di marzo, sarà corrisposto invece nella busta paga di aprile un premio di 100 euro esentasse. Un contributo modesto se si considera che i 100 euro vanno poi rapportati al numero di giorni effettivamente lavorati – e quindi con molta probabilità a gran parte dei lavoratori potrebbe essere accreditata una cifra inferiore.Abilitazione velocizzata per i neomediciInfine la possibilità di essere abilitati alla professione di medico chirurgo attraverso il conseguimento della «laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia, previo giudizio di idoneità sui risultati relativi alle competenze dimostrate nel corso del tirocinio pratico-valutativo svolto all’interno del corso di studi». Una novità introdotta per far fronte alla carenza di personale medico e quindi rispondere alla necessità di ripopolare le corsie degli ospedali, che però è stata in parte causata anche da “Quota 100”. Il provvedimento approvato lo scorso anno dal Governo ha permesso e permetterà, secondo Annao Assomed, associazione dei medici dirigenti che ha condotto una ricerca sul tema, a 38mila medici di andare in pensione nel periodo 2019-2021, senza considerare chi ci va per raggiungimento «naturale» dell’età pensionabile. Un punto, questo, che già ha fatto e farà molto discutere anche nei prossimi giorni e al quale la Repubblica degli Stagisti, che da molti anni segue con attenzione il tema del percorso “a ostacoli” per diventare medici in Italia, riserverà nei prossimi giorni un approfondimento ad hoc.Il giudizio della Fondazione Consulenti del LavoroSecondo Buscema si tratta di prime misure, che però sono insufficienti: «Bisogna incrementare le misure a favore delle imprese per evitare ricadute in termini occupazionali. Appare scontato, ma non possiamo dimenticare che i lavoratori sono occupati presso imprese e senza di essere l’emorragia di posti di lavoro sarebbe devastante. Bisogna poi semplificare le procedure relative agli ammortizzatori sociali che debbono essere snelle e rese automatiche nei requisiti, specie laddove oggettivamente le attività hanno subito chiusure per effetto di provvedimenti legislativi o comunque della pubblica autorità. Va inoltre introdotta la sospensione dei versamenti fiscali, contributivi e delle somme presso gli agenti della riscossione per un periodo molto più ampio, che tenga conto degli effetti del Covid-19 sull’economia. Le somme sospese debbono poi essere versate dal 2021 ratealmente. Come Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, l’auspicio è che nella fase di conversione del decreto si possa intervenire per migliorare il testo di un provvedimento che allo stato appare insufficiente a venire incontro all’impatto che ha avuto ed avrà ancora sul tessuto produttivo italiano che, ricordiamolo, è costituito in larghissima parte da piccole imprese».È ovvio che i provvedimenti inseriti nel decreto debbano far fronte a una situazione d’emergenza e che, allo stato attuale, sia «difficile oggi fare previsioni di medio lungo termine, anche alla luce di un’emergenza ancora in corso e dell’impatto del Coronavirus negli altri Paesi» ma il rischio, ammonisce Buscema, «senza misure di sostegno di prospettiva, è quello di chiusura di imprese e di perdita di posti di lavoro».Chiara Del Priore

Stage sospesi o permessi da casa, (anche) in tempi di Coronavirus le Regioni si muovono in ordine sparso

Decine di migliaia di stagisti che da un giorno all’altro si sono visti sospendere d’ufficio i tirocini extracurricolari, nel giro dell’ultima settimana, in seguito ai tanti provvedimenti rigidissimi adottati dalle singole regioni. Oggi in Italia si può dire che i tirocini extracurricolari ancora in corso non sono moltissimi.Anche in questo caso è necessario partire dalle informazioni certe. Per prima cosa capire di cosa si sta parlando: di quei tirocini formativi e di orientamento o di inserimento e reinserimento lavorativo svolti da persone che non stanno facendo un percorso formativo – per esempio non sono iscritte a un'università, un master, un corso di formazione post-diploma o post-laurea. In materia di tirocini extra curricolari le venti Regioni italiane (che in realtà sono diciannove più le due province autonome di Trento e Bolzano, che unite rappresentano la ventesima – il Trentino Alto Adige) si comportano in maniera diversa una dall’altra, creando una certa confusione. Come si vedrà in questo articolo, ciascuna ha deciso per conto suo, e dunque ci sono Regioni dove i tirocini sono stati improvvisamente sospesi e altre Regioni dove ai soggetti ospitanti è stata data la possibilità di decidere se sospenderli o se farli proseguire da casa, nella modalità che la Repubblica degli Stagisti ha definito “smart internshipping”.La Lombardia per esempio prevede esplicitamente la possibilità di far proseguire i tirocini da remoto. Silvia Gabbioneta, responsabile Centri impiego Monza e Vimercate, spiegava qualche giorno fa alla RdS che il loro cpi stava seguendo «le indicazioni fornite dalla Regione Lombardia che sono tuttavia precedenti al DPCM dell’8 marzo». In quel testo si spiegava che l’emergenza Covid 19 deve essere trattata come situazione transitoria e che «il soggetto ospitante può autorizzare il tirocinante a svolgere la propria attività in smart working, fornendo le attrezzature necessarie», sottoscrivendo la nuova modalità di lavoro come addendum al piano formativo e alla convenzione di tirocinio. Qualche giorno fa, il 12 marzo, è arrivata una nota della Regione con le «Indicazioni per lo svolgimento delle esperienze di tirocinio curricolare e extracurricolare in situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19», nella quale si conferma che sono soggetto promotore ed ospitante a dover verificare che «sussistano i presupposti per lo svolgimento dell’attività di tirocinio, anche in termini didattici, sempre nell’osservanza delle regole di sicurezza emanate dalle autorità sanitarie». In questo testo vengono proposte tre possibilità di soluzione: interrompere il tirocinio, sospenderlo solo per il periodo dell’emergenza, svolgerlo in modalità assimilabile allo smart working. In questo caso «Il soggetto ospitante dovrà assicurare la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia». Se si sceglie questa opzione non è necessaria alcuna comunicazione, basta aggiungere un addendum nel fascicolo del tirocinante, mentre in caso di sospensione va fatta comunicazione al promotore dello stage. Se lo stage viene interrotto non si ha diritto al rimborso spese che come Francesco Maresca, del centro per l’impiego di Gallarate aveva spiegato alla Repubblica degli Stagisti, «riprenderà nel momento in cui le ore saranno recuperate», a coda del tirocinio.Non solo la Lombardia ma tutte le Regioni hanno necessariamente dovuto fare i conti con il problema, decidendo se imporre sospensione dello stage o se permettere la sua prosecuzione in smart internshipping.Quest’ultima soluzione è adottata dall’Emilia Romagna, che ha sì deciso l’11 marzo di sospendere i tirocini extracurricolari fino al 3 aprile, ma laddove sia possibile per progetto formativo e disponibilità di tecnologie telematiche ha permesso di «attivare modalità di svolgimento delle attività previste alternative alla presenza in azienda, attraverso il pieno utilizzo delle tecnologie telematiche».L’Abruzzo il 9 marzo ha diramato una nota sui tirocini extracurricolari precisando che questa emergenza debba essere interpretata come transitoria per cui «in caso di chiusura temporanea dell’attività il tirocinio può essere sospeso» ricorrendo a cause di forza maggiore ma anche che lo stesso possa essere svolto in modalità a distanza. In questo caso la nuova modalità deve «essere definita tra le parti e sottoscritta come addendum al piano formativo individuale».La Toscana il 10 marzo ha decretato che «Tutte le attività didattiche e formative svolte dagli organismi accreditati che operano sul territorio regionale, finanziate o riconosciute dalla Regione, sono sospese fino al 3 aprile compreso» e specificato che tra queste rientrano anche gli stage e i tirocini extra curricolari. Ma con una nota successiva, datata 16 marzo, la Giunta Regionale oltre a chiarire che «il rimborso spese forfetario non è dovuto al tirocinante durante la sospensione» ha aggiunto che nel caso i contenuti del progetto formativo consentano di adottare modalità flessibili «il tirocinio può essere svolto a distanza». Ovvero in smart internshipping.Anche il Trentino Alto Adige ha cambia ideato con il passare dei giorni. L’università di Trento ha inizialmente comunicato la sospensione di tutte le attività di tirocinio curriculare ed extracurriculare, ma qualora il rinvio potesse pregiudicare il regolare conseguimento del titolo «le strutture accademiche hanno facoltà di definire delle modalità alternative, nel rispetto delle prescrizioni in vigore». Poi il 10 marzo con l’ordinanza numero 7 del Presidente della Provincia di Trento si è stabilito alla lettera h che «sono sospese attività formative svolte da altri enti pubblici, anche territoriali e locali e da soggetti privati, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza».Quindi la Lombardia ha fatto da apripista allo smart internshipping, ma anche Emilia Romagna, Abruzzo, Toscana e Trentino Alto Adige oggi considerano possibile l’opzione.Diverso il caso della Liguria, che ha inizialmente (3 marzo) precisato che i tirocini extracurricolari non erano sospesi, per poi cambiare idea e in un aggiornamento del 12 marzo scrivere che «i tirocini extra curriculari sono sospesi in ossequio alle norme volte a ridurre la mobilità sul territorio dei cittadini».Altre due regioni che si comportano fuori dal coro sono Friuli Venezia Giulia e Veneto, che scelgono la sospensione degli stage ma permettono alcune attività a carattere individuale da svolgere a casa. La Direzione centrale lavoro, formazione, istruzione e famiglia del Friuli Venezia Giulia l’11 marzo, infatti, ha diffuso delle precisazioni sulla sospenzione delle attività di tirocinio e stage. Nel testo si legge che «anche le attività di stage, di tirocinio, di accoglienza individuale e di coaching sono da ritenersi sospesi fino al 3 aprile». Queste indicazioni si applicano a tutti i tirocini extracurricolari. Si precisa anche, però, che se realizzabile è possibile svolgere a distanza eventuali attività a carattere individuale, come «ricerche di documentazione online, studio di casi, consultazioni manuali e altra documentazione tecnica, predisposizione di tabelle e testi» etc, attività che vanno concordate con il tutor aziendale. «In tali casi tutte le attività svolte a distanza verranno trascritte cronologicamente sul registro, che sarà controfirmato dallo stagista e dal tutor assegnato».Anche il Veneto ha pubblicato un testo di chiarimento in cui precisa che i tirocini extracurricolari con una quota finanziata dalla Regione sono già stati sospesi e che a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell’11 marzo «qualsiasi tirocinio extracurriculare in svolgimento presso un ambiente di lavoro non può proseguire, in quanto trattasi di esperienza formativa e non lavorativa. Non sono attivabili neppure nuovi percorsi di tirocinio, per lo stesso motivo». Si lascia però libertà al soggetto ospitante di scegliere tra l’interruzione dello stage, la sospensione – e il recupero delle giornate perse dopo la fine dell’emergenza – la prosecuzione a distanza dell’esperienza, possibile per «tirocini che prevedano attività che non sia necessario svolgere presso la sede del datore di lavoro».Scendendo più a sud, in Basilicata non ci sono provvedimenti espliciti sul tema tirocinio. L'Agenzia regionale lavoro della Regione, però, con una nota dell'11 marzo precisa che i tirocini extracurricolari «non sono sospesi di diritto come le attività didattiche e formative in generale», ma che l'azienda «può comunque ricorrere alla sospensione laddove ne ravvisi la necessità al fine di contenere l'emergenza Coronavirus». Ma se compatibile con gli obiettivi del progetto formativo «il soggetto ospitante può autorizzare il tirocinante a svolgere la propria attività in smart working fornendo i necessari dispositivi». L'Unità operativa semplice dipartimentale dell'Azienda sanitaria locale di Potenza ha, invece, precisato con nota che l'accesso dei tirocinanti alle strutture sanitarie è sospeso fino al 3 aprile.  Hanno invece optato per la sospensione degli stage tout court le Regioni Piemonte, Sardegna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.Il Lazio è stato per così dire  “l'apripista” visto che già il 6 marzo, ancor prima dell’estensione della zona rossa a tutto il territorio nazionale, dava indicazioni sulla sospensione dei tirocini extracurricolari con la circolare 207548. Nel testo si dava la possibilità di sospensione dello stage anche per periodi inferiori a 15 giorni, nonostante la disciplina regionale in materia dicesse diversamente. Poi con nuova circolare 218523 del 12 marzo è stata disposta «la sospensione di tutte le attività di tirocinio attualmente in corso, per causa di forza maggiore, sino alla data del 3 aprile 2020» precisando anche che, non essendo lo stage un rapporto di lavoro, «non è prevista la possibilità di condurre il tirocinio in remoto».La regione Piemonte è intervenuta dopo la sollecitazione di alcune università che chiedevano come comportarsi specie sul fronte recupero ore. Alla fine il 9 marzo una comunicazione della Direzione Istruzione, Formazione e Lavoro ha chiarito che in merito ai tirocini «è possibile procedere alla sospensione delle attività del tirocinante in analogia alla chiusura aziendale e il relativo periodo se superiore a 15 giorni potrà essere recuperato con proroga, come da disciplina regionale», precisando anche che non può essere applicato lo smart working perchè lo stagista non è un lavoratore.La Sardegna ha aspettato il 12 marzo per poi far sapere attraverso una dichiarazione dell’assessore regionale al lavoro, Alessandra Zedda, che sono sospesi i tirocini per tutto il mese di marzo, precisando anche che gli stessi potranno ricominciare «non appena cessato il periodo di sospensione».Anche l’Umbria con circolare n. 2 del 10 marzo ha sospeso i tirocini extracurricolari finanziati e non finanziati in corso. Così come sospende le attività amministrative finalizzate all’attivazione di nuovi tirocini. Nelle Marche la Giunta regionale ha precisato che gli «stage non ancora avviati devono essere rinviati a momenti successivi a quelli della sospensione delle attività didattiche e formative» e che quelli «già avviati devono essere sospesi». Anche la Campania ha disposto la sospensione degli stage extracurricolari fino al 3 aprile salvo proroghe o nuovi provvedimenti. E la Puglia ha deciso l'11 marzo che «tutti i tirocini extracurriculari svolti nell'ambito del territorio regionale pugliese devono essere sospesi», compresi quelli attivati nell’ambito del programma Garanzia Giovani. Dal 13 marzo, quindi, risutano sospesi nel sistema informativo della Regione tutti gli stage, fino a quando il Governo centrale adotterà misure di contenimento del virus. In più si precisa che «tutti i tirocini sospesi verranno rendicontati in domande di rimborso a sé».La Calabria ha disposto con una nota regionale dell’11 marzo la sospensione – che deve essere formalizzata con atto scritto - dei tirocini extracurriculari fino al 3 aprile. Non si fermano invece le attività propedeutiche all’attivazione di nuovi stage.Idem la regione Sicilia che il 10 marzo ha rinviato al 6 aprile l’inizio del periodo di tirocinio presso gli uffici della Regione da parte dei vincitori dell’Avviso 26/2018. Ma non si è espressa in merito agli avvisi che esulano dall’avviso regionale.Non hanno dato precise indicazioni in merito la Valle d'Aosta e il Molise. Nel primo caso i Centri per l'impiego proprio a causa dell'emergenza Coronavirus aprono solo su appuntamento. Non ci sono provvedimenti specifici sui tirocini extracurricolari. Si riportano solo le disposizioni del governo, con la sospensione di tutte le attività formative svolte da enti pubblici, privati e territoriali e «Resta la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza ad esclusione dei corsi per medici in formazione specialistica» o delle attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie. Nel secondo, al momento, non ci sono disposizioni in merito. Il fatto che ogni Regione abbia deciso per conto suo, in conclusione, non ha molto senso. Se ci sono ragioni incontrovertibili per cui gli stage non possono essere svolti da remoto, allora non dovrebbero essere permessi da nessuna parte. Se invece queste ragioni incontrovertibili non esistono, la Conferenza Stato-Regioni dovrebbe muoversi e dare indicazioni alle singole Regioni perché adottino una linea comune, e permettano la ripresa, ove possibile, dei tirocini sospesi in modalità “smart”, consentendo agli stagisti di continuare ad essere attivi anche da casa, e di non perdere l'introito economico dell'indennità mensile – così importante, tanto più in un momento come questo.Marianna Lepore   Foto in alto a sinistra da Pixabay

Stage curricolari durante il Coronavirus, come si comportano le università

Continua l’approfondimento della Repubblica degli Stagisti sul mondo degli stage ora che sono in vigore le nuove direttive Coronavirus. In questo caso l’attezione sarà dedicata ai tirocini curricolari, ovvero quelli che si svolgono durante un periodo di studio e rientrano in un piano universitario o legato a percorsi formativi post-diploma e post-laurea. L’obiettivo primario di questo tipo di stage è di apprendere sul campo ciò che si è studiato. Ente promotore di questi tirocini sono le università o le scuole.Anche in questo caso è necessario partire dalle informazioni certe, su cui non c’è alcun dubbio di interpretazione. Già nel decreto del 4 marzo 2020 all’articolo 1 lettera d nelle disposizioni sull’intero territorio nazionale c’era scritto che fino al 15 marzo «sono sospese le attività di Università e Istituzioni di Alta Formazione artistica musicale e coreutica, di corsi professionali, master e università per anziani, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza». Gli unici corsi esclusi dalla sospensione sono quelli connessi con l’esercizio di professioni sanitarie «inclusi quelli per medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie».Un ulteriore tassello è stato poi dato dal decreto dell’8 marzo che all’articolo 1 disciplina i comportamenti nella zona rossa, e all’articolo 2 nel resto d’Italia. In entrambi i casi stabilisce alla lettera h che sono sospese tutte le attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione artistica musicale e coreutica, nonché i corsi professionali e le attività formative svolte da altri enti pubblici, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza ad esclusione dei corsi per i medici in formazione specialistica e dei corsi di formazione specifica in medicina generale nonché delle attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie. Questo fa capire che qualsiasi attività formativa, ivi compresi anche i tirocini curricolari, debba al momento essere trasformata in modalità “a distanza” oppure sospesa. Disposizioni che non sono cambiate – visto che non se ne fa parola – nemmeno con il nuovo decreto approvato nella notte tra il 9 e il 10 marzo.Così dal 4 marzo ad oggi i vari siti degli atenei italiani hanno iniziato ad adeguarsi e a dare comunicazioni ai loro stagisti sul comportamento da adottare. Con scelte diverse. L’Università e il Politecnico di Torino, gli atenei di Verona, Firenze e Cagliari, la Sapienza di Roma, il Suor Orsola Benincasa e la Federico II, entrambe a Napoli, e le università siciliane di Catania e Messina hanno tutte deciso di sospendere i tirocini curricolari. La Bicocca di Milano ha sospeso gli stage ma applicato lo smart working per i tirocini degli iscritti a Psicologia. Il Politecnico di Milano, l’università di Salerno e quella della Calabria hanno invece optato per la sospensione o in alternativa, a scelta di studente e azienda, la continuazione in modalità smart working. La Cattolica di Milano ha sospeso su richiesta delle aziende i tirocini ma in gran parte autorizzato lo smart working. Per quanto riguarda le nuove attivazioni la Cattolica sta procedendo con l’autorizzazione di nuovi stage, anche se a ritmo rallentatissimo (da una quarantina a solamente tre al giorno); le altre università non lo specificano.Andando più nel particolare, l’università Bicocca, a Milano, ha una pagina dedicata alle faq sui tirocini, dove si ricorda che gli stage curricolari sono sospesi così come quelli dei corsi di laurea e laurea magistrale di area sanitaria e a partire dal 13 marzo anche i tirocini dei corsi di laurea a ciclo unico di medicina e chirurgia e odontoiatria, scelta dettata dal «momento particolare che stanno vivendo le strutture ospedaliere sedi di tirocinio». Diversa la situazione dei tirocini post-lauream per la professione di psicologo. In questo caso i tirocini non sono stati sospesi ma «si suggerisce l’opportunità di svolgere con l’accordo della struttura ospitante, parte del tirocinio presso il domicilio del tirocinante», e si avanza anche la «possibilità di individuare situazioni di smartworking/lavoro agile come suggerito dalla Regione Lombardia». Sempre nella stessa regione, anche l’università Cattolica risponde ai dubbi dei suoi studenti con alcune faq in cui ricorda che per «stage e tirocini curriculari valgono le disposizioni dell’azienda presso la quale si svolge l’attività» ma si ricorda anche che «è sempre possibile sospendere interrompere o prolungare l’esperienza dandone comunicazione all’università». Roberto Reggiani, responsabile del servizio stage in Cattolica spiega alla Repubblica degli Stagisti: «Abbiamo subito consigliato alle parti coinvolte, tirocinanti, enti ospitanti, docenti, di attenersi alle indicazioni delle autorità competenti». La Cattolica è l'università che ha più stagisti in tutto il territorio milanese: all'inizio di marzo, solo considerando gli studenti della sede lombarda, erano attivi circa 3.500 tirocini di cui più o meno 2.500 con crediti, 350 curricolari svolti su base volontaria senza crediti, 330 di laureati e 260 di post laurea in psicologia. Il servizio di attivazione di nuovi stage è formalmente ancora attivo, però si è di fatto praticamente interrotto per mancanza di richieste. «Siamo stati assaliti da centinaia di telefonate da aziende per sapere se era possibile sospendere il tirocinio, farlo in smart working, recuperare le giornate perse prorogando la scadenza. Noi abbiamo sempre detto sì». Infatti una buona percentuale degli studenti in Cattolica sta al momento svolgendo lo stage in “smart internshipping”. «Le aziende ci hanno comunicato il cambio di modalità. Interromperli tutti significava penalizzare chi per circostanze indipendenti dalla propria volontà poteva comunque continuare un’esperienza in una modalità formativa». Per coloro i quali hanno invece sospeso il tirocinio, una volta terminata l’applicazione del Dpcm il 4 aprile «non metteremo vincoli di nessun tipo, anche in deroga ai termini massimi della durata dei tirocini perché questa è una sospensiva dettata da cause di forza maggiore». Quindi se ci sarà interesse condiviso tra azienda e tirocinante a recuperare le ore pregresse «saremo ben lieti di registrarlo e di riattivare lo stage con le nuove date».Sempre a Milano ma al Politecnico, sono state pubblicate delle linee guida per dare le maggiori informazioni agli studenti. «I tirocini curricolari attivi possono proseguire in modalità smart working o essere sospesi» conferma alla Repubblica degli Stagisti Cristina Perini, Responsabile media relations Politecnico di Milano. «Le eventuali sospensioni o attivazioni di smart working temporaneo devono essere tempestivamente comunicate via mail al career service per ragioni assicurative». E per andare incontro alla situazione di emergenza il Politecnico ha stabilito che lo smart working può essere svolto «anche con strumentazione propria del tirocinante, purché l’ente ospitante garantisca la supervisione costante delle attività da parte del tutor. Riceviamo quotidianamente tantissime domande da studenti e aziende, principalmente sulla possibilità di proseguire lo stage e in quale modalità», racconta Perini. Per quanto riguarda invece «gli studenti che devono laurearsi ad aprile» e vedono il proprio tirocinio obbligatorio sospeso, «potranno accordarsi con il proprio tutor accademico per individuare una modalità di integrazione a distanza per non perdere la possibilità di laurearsi». Per chi interrompe lo stage, una volta ripresa la normale attività dopo il 4 aprile «le ore perse potranno essere recuperate. Il tirocinante che continuasse ora in smart working riceverà ancora mensilmente i benefit pattuiti nel progetto formativo, mentre la sospensione del tirocinio non è al momento retribuita». Il che significa che solo quando si recupereranno queste ore si riceverà la cifra mancante.Sempre al nord ma spostandosi a Torino sono sospesi i tirocini curricolari sia all’università di Torino che al Politecnico. Nel primo caso un avviso spiega che «I tirocini curriculari ed extracurriculari svolti all’interno degli spazi dell’Università di Torino sono sospesi, incluse le 200 ore. In ottemperanza alle decisioni delle Autorità, sono escluse dalla sospensione le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie a condizione che sia garantita la distanza di sicurezza». Per i tirocini svolti, però, in altre istituzioni e sedi si rimanda alle decisioni prese da ciascuna di esse. Nella stessa città, ma al Politecnico, un altro avviso campeggia sin dal 23 febbraio: «I tirocini curriculari svolti all’interno degli spazi del Politecnico di Torino sono sospesi. Per quelli svolti presso altre istituzioni e sedi si rimanda alle decisioni prese da ciascuna di esse e alle disposizioni delle Autorità competenti». Spostandosi in Veneto, anche all’università di Verona «i tirocini e gli stage curriculari sono al momento sospesi e potranno essere recuperati secondo modalità che saranno comunicate nelle pagine dei corsi di studio». Scendendo lungo lo Stivale la musica non cambia. Dal 9 marzo l’università di Firenze è partita con la didattica online e ha comunicato sul proprio sito che «Le attività di tirocinio sono sospese fino al 3 aprile 2020, secondo quanto disposto dai provvedimenti del Governo». In più per gli studenti laureandi della sessione di aprile si aggiunge che «Per i tirocinanti che abbiano raggiunto almeno il 60% delle ore previste, l’esperienza svolta è considerata valida per l’acquisizione dei crediti previsti dal proprio corso di laurea. Nel caso in cui non sia stato possibile il raggiungimento del 60% delle ore previste, le ore di tirocinio potranno essere completate seguendo il laboratorio online “Formarsi al lavoro: costruire il proprio futuro” oppure concordando con il tutor universitario e con quello aziendale prove/attività sostitutive delle ore mancanti». Ma in Toscana non è che le università abbiano molta scelta: un provvedimento della Giunta Regionale datato 10 marzo ha espressamente previsto la sospensione di tutti i tirocini.All'università degli studi di Cagliari la rettrice Maria Del Zompo ha tranquillizzato i suoi studenti con un videomessaggio in cui ha annunciato anche le disposizioni prese – che alla fine, dopo varie integrazioni, risultano essere: sospensione di stage e tirocini curricolari anche fuori sede fino al 3 aprile e in aggiunta sospensione di «tirocini ed esercitazioni in ambito medico sanitario, a seguito della comunicazione delle strutture sanitarie ospitanti che informano di non poter consentire l’effettuazione delle relative attività per ragione di prevenzione dell’incremento del rischio».Per quanto riguarda, invece, la Sapienza a Roma, l’ufficio stampa comunica che sono stati sospesi «i tirocini curriculari ed extracurriculari ad eccezione dei tirocini delle professioni sanitarie e medica». Sono stati presi anche qui altri provvedimenti come la sospensione di tutte le borse di collaborazioni degli studenti, le 150 ore, e organizzate in modalità telematica le sedute di laurea: quella corrente poi «è stata prolungata al 30 aprile per consentire alle Facoltà la migliore organizzazione delle sedute di laurea a distanza». Continuando a scendere a Sud, a Napoli l’università Suor Orsola già il 6 marzo comunicava ai suoi studenti impegnati in attività di tirocinio o stage «che dovranno obbligatoriamente sospendere le esperienze formative presso le strutture esterne fino al 15 marzo», e nella stessa regione anche la Federico II di Napoli prevede il blocco dei tirocini ad eccezione di quelli di aria sanitaria e sulla pagina facebook della radio di ateneo  si riporta una nota del ministro dell’istruzione Gaetano Manfredi del 12 marzo in cui precisa che «le università successivamente al ripristino dell’ordinaria funzionalità, assicurano laddove ritenuto necessario e in ogni caso individuandone le relative modalità, il recupero delle attività formative nonché di quelle curriculari».Anche l’università di Salerno comunica che sono «sospese le attività di tirocinio curriculare svolte in presenza» e che queste «possono proseguire in modalità a distanza, qualora l’Azienda o l’Ente ospitante abbia la possibilità di gestire questa modalità». In Calabria la didattica online è partita, ma per quanto riguarda i tirocini, un decreto del Rettore dell’8 marzo stabilisce che «Le attività di tesi e tirocinio con presenza fisica degli studenti sono sospese, ove fattibile per le specifiche tipologie di attività, potranno essere svolte a distanza». In Sicilia, invece, sia a Catania che a Messina sono sospesi tutti i tirocini curriculari, e non si fa parola di eventuali applicazioni in “smart internshipping”.Il Coronavirus, quindi, ha obbligato le università italiane a trovare soluzioni per far fronte a un’emergenza che non avrà tempi brevissimi e che potrebbe avere conseguenze importanti anche nel campo dell’istruzione. In alcuni casi sono stati convertiti i tirocini in corsi online, in altri trasformati in smart working, in altri sospesi. In quest’ultimo caso il rimborso spese mensile, quindi, non sarà erogato e solo al riprendere dell’attività normale e all’eventuale recupero delle ore in coda – ipotesi che avanzano un po’ tutti – si potranno ottenere le indennità al momento perse. Nel caso di prosecuzione dello stage da remoto è però bene ricordare che è necessario un accordo scritto tra le parti per la modifica del piano formativo e, quindi, lo svolgimento delle ore in un’altra modalità. Il consiglio è sempre quello di contattare i servizi di tirocinio dei propri atenei e confrontarsi sulle soluzioni da adottare. Marianna Lepore

Coronavirus, che fine fanno gli stagisti in azienda?

Nel gran caos che ha caratterizzato i primi giorni di entrata in vigore delle ordinanze che hanno prima caldeggiato, poi imposto il lavoro da remoto – il cosiddetto lavoro agile, o Smart Working – per tutte le attività per cui fosse possibile, una situazione particolare da gestire è stata quella dei tirocini. Perché gli stagisti non sono lavoratori: non sono dipendenti né collaboratori, ma svolgono una attività formativa “on the job” all'interno di uffici, negozi, fabbriche.Se per chi lavora l’opzione “lavoro agile” – formalmente, «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro» – ha senso, in condizioni normali fare uno stage da casa propria non ne ha molto. Si impara con gli occhi, si impara guardando, si impara facendo domande, si impara sotto la supervisione del proprio tutor: tutte cose che non si possono fare da remoto.Ma l’emergenza Coronavirus ha cambiato tutte le carte in tavola, ed è stato subito chiaro che piuttosto che sospendere tutti gli stage, l’idea di trasformarli in smart working – o, con il nostro neologismo, “smart-internshipping” – era nettamente migliore. Perché avrebbe garantito una certa continuità nell’esperienza formativa, e permesso agli stagisti di continuare a ricevere l’indennità mensile.Non in tutta Italia, però, la situazione è la stessa. Le università hanno preso scelte diverse per i tirocini curricolari, così come le Regioni per quelli extracurricolari: sul territorio della Regione Lombardia per esempio è espressamente prevista la possibilità di proseguire gli stage da remoto, mentre una comunicazione della Direzione Istruzione e Formazione della Giunta regionale della Toscana, datata 10 marzo e firmata dal direttore Paolo Baldi, con oggetto “Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus Covid-2019" in materia di formazione professionale” prescrive che debbano essere sospese tutte «le attività didattiche individuali, compresi gli stage e i tirocini extracurricolari».«I tirocini attivi in questo momento in Spindox sono ventuno, tutti extracurricolari» racconta alla Repubblica degli Stagisti Paolo Costa, cofounder di Spindox, società di consulenza informatica che fa parte dell’RdS network dal 2014. Nessuno è stato sospeso: gli stagisti sono stati messi all’opera da remoto, così come i dipendenti: «Abbiamo creato connessioni dirette verso i sistemi dei clienti e spazi di collaborazione virtuale. Sappiamo di essere privilegiati, perché abbiamo una certa consuetudine con questo tipo di cose e perché lavoriamo sull’immateriale. Immagino che per altre aziende tutto questo sia molto più difficile, o addirittura impossibile».Numeri decisamente diversi ma stessa attenzione anche in Sic, piccola società di consulenza tra le prime aziende ad aderire, ormai undici anni fa, all’RdS network. Al momento Sic ospita un solo stagista, un 22enne perito informatico che vive a Usmate Velate e che sta facendo un tirocinio semestrale, iniziato a novembre 2019: «Da lunedì 9 marzo e fino al 3 aprile lavorerà in modalità smart working» spiega Fiammetta Magugliani, responsabile dell’amministrazione e del personale. Unica differenza, «in questo periodo la copertura Inail sarà a carico nostro e non dell’ente promotore». Per cambiare la modalità di stage c’è stato bisogno di fare una comunicazione «tramite portale di Jobfarm-Actl», il soggetto promotore utilizzato da Sic per l’attivazione «scaricando il modulo “Trasferta” e indicando il nome dello stagista, il nome del tutor e l’indirizzo di casa». In Danone, altra azienda che fa parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti da quasi un decennio, gli stage al momento attivi sono ventiquattro, di cui tre curricolari, tutti in Lombardia dove ha sede l’headquarter. «Abbiamo contattato il nostro ente promotore per avere delucidazioni in merito alla gestione degli stage e abbiamo ricevuto la conferma che in seguito alle disposizioni regionali lo smart working poteva essere esteso anche ai ragazzi in stage» dice Sonia Malaspina, HR Director South Europe Danone Specialized Nutrition di Danone: «Come nel caso del welfare aziendale, che abbiamo esteso a partire da luglio a tutti i nostri ragazzi in stage, anche in questa particolare situazione di emergenza ciò che ci ha guidato è stato l’inclusione degli stagisti in tutte le iniziative e l’assicurare loro lo stesso trattamento», spiegando che l’unico accertamento è stato, sia per gli stagisti sia per i dipendenti, quello relativo alla sicurezza sul lavoro. «La gestione dello stage in modalità “smart” ci ha permesso di continuare a riconoscere l’indennità di partecipazione mensile» aggiunge «nonché il buono pasto giornaliero». Certo, organizzare uno smart internshipping come si deve ha le sue sfide. «È chiaro che lo smart working penalizza la formazione face to face» riflette Magugliani di Sic «ma riteniamo che possa essere anche strumento di crescita e di ulteriore professionalizzazione». Un ruolo importante in questo frangente è giocato dal tutor, la cui attenzione diventa «ancora più fondamentale nell’ottica di continuare a garantire un’esperienza formativa e di valore e la prossimità con gli attuali strumenti digitali» aggiunge Malaspina di Danone.Ma non è detto che, in tutta questa situazione, gli stagisti siano poi quelli più “fragili” e in difficoltà. «Dipende anche dalla situazione che ciascuno di noi ha a casa» dice ancora Costa di Spindox: «Credo che non sia semplicissimo gestire nello stesso ambiente domestico il lavoro e dei bambini piccoli, i quali reclamano continuamente l’attenzione dei genitori. Magari da questo punto di vista gli stagisti sono privilegiati, perché, essendo giovanissimi, raramente hanno figli».Ovviamente il grande tema è che quello che l’Italia sta vivendo in questo momento, durante il lockdown, non è il miglior modo possibile per sperimentare lo smart working, perché c’è poco di  “smart” nel dover stare obbligatoriamente a casa: «Il punto è che oggi siamo costretti a fare uno strano tipo di smart working» concorda Paolo Costa: «Forse sarebbe più giusto chiamarlo home working». Alcune aziende stanno predisponendo un vademecum: Spindox per esempio vi elencherà "le 10 regole d’oro dello smart working”, non solo informazioni di tipo tecnico e amministrativo «ma anche consigli su come allontanare la solitudine e il senso di smarrimento». E userà inoltre il suo canale Spindox Radio e la newsletter interna, InSide: «cercheremo di raccontare le storie più smart e – perché no? – più divertenti, fra quelle che si stanno consumando in questi giorni in azienda» chiude Costa.Ma ci sono anche situazioni in cui sono stati gli stagisti stessi a optare per la sospensione dello stage. In Meta System per esempio tra febbraio e marzo l’ufficio HR ha gestito due stage: gli stagisti erano entrambi studenti di ingegneria dell’università di Bologna, uno pugliese e uno da Ravenna, che avrebbero dovuto fare un tirocinio curricolare “light” (solo 150 ore) all’interno di un arco temporale molto ampio. «Uno degli stage è stato attivato per due settimane, ma si è dovuto interrompere perché il collega è rimasto bloccato a casa, dove era tornato per il weekend» racconta Chiara Iacono, recruiter specialist di Meta System: «Mentre l’altro, dovendo prendere i mezzi pubblici per venire qua in azienda» [la sede di Metasystem è a Reggio Emilia, ndr] «ha preferito rinunciare» ancor prima che il tirocinio fosse avviato. Ma «c’è la possibilità di concludere le ore obbligatorie entro l’inizio del prossimo anno» specifica Iacono: «Per cui quando sarà finita l’emergenza, speriamo presto, i due studenti se lo vorranno potranno concludere il percorso di tirocinio».

Coronavirus, stage sospesi in tutta Italia: ma spunta l'opzione “tirocinio in smart working”

In giornate frenetiche in cui il “virus” è argomento univoco di conversazione, anche il mondo degli stage deve adeguarsi alle nuove direttive Coronavirus. Se il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di domenica 8 marzo ha chiarito in maniera limpida aperture e chiusure di luoghi di lavoro, di culto, di scuole e università alcuni dubbi restano ancora per quanto riguarda la disciplina degli stage. Per questo motivo la Repubblica degli Stagisti ha voluto vederci chiaro, per dare una risposta alle tante domande che arrivano dai giovani.Occorre quindi partire innanzitutto da quelle che sono le informazione certe, su cui non c’è alcun dubbio di interpretazione. Già nel decreto del 4 marzo 2020 all’articolo 1 lettera d nelle disposizioni sull’intero territorio nazionale c’era scritto che fino al 15 marzo «sono sospese le attività di Università e Istituzioni di Alta Formazione artistica musicale e coreutica, di corsi professionali, master e unviersità per anziani, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza». Gli unici corsi esclusi dalla sospensione sono quelli connessi con l’esercizio di professioni sanitarie «inclusi quelli per medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie». Un ulteriore tassello è stato poi dato dal decreto dell’8 marzo che all’articolo 1 disciplina i comportamenti nella zona rossa, e all’articolo 2 nel resto d’Italia. In entrambi i casi stabilisce alla lettera h che sono sospese tutte le attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione artistica musicale e coreutica, nonché i corsi professionali e le attività formative svolte da altri enti pubblici, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza ad esclusione dei corsi per i medici in formazione specialistica e dei corsi di formazione specifica in medicina generale nonché delle attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie. Questo fa capire che qualsiasi attività formativa, e quindi bisogna intuire che ivi siano compresi anche i tirocini curricolari, sono al momento sospesi. Unica eccezione, appunto, per i tirocini sanitari. Disposizioni che non sono cambiate – visto che non se ne fa parola – nemmeno con il nuovo decreto approvato nella notte tra il 9 e il 10 marzo.Così dal 4 marzo ad oggi i vari siti degli atenei italiani hanno cercato di iniziare a chiarire i dubbi degli studenti. Sui tirocini curriculari non sembrano essercene: tutti comunicano l’interruzione. Sul sito dell’università di Torino si scrive che «i tirocini curriculari ed extracurriculari svolti all’interno degli spazi dell’università di Torino sono sospesi, incluse le 200 ore», unica eccezione per quelli delle professioni sanitarie a condizione che sia garantita la distanza di sicurezza. Sui tirocini svolti in altre istituzioni e sedi si aspettano invece direttive da parte dalle autorità competenti (la Regione). Stessa situazione anche al Politecnico dove i tirocini curricolari interni all’ateneo sono sospesi già dal 23 febbraio.Anche l’università Bicocca, a Milano, ha una pagina dedicata alle faq sui tirocini. dove si ricorda che gli stage curriculari sono sospesi così come quelli dei corsi di laurea e laurea magistrale di area sanitaria e dei corsi di laurea a ciclo unico di medicina e chirurgia e odontoiatria. Sospesi tirocini formativi e stage curriculari anche presso l’università di Verona.Sulla situazione stage curriculari sembra quindi essere tutto uniforme – qui un focus della Repubblica degli Stagisti sull’argomento – ma è quando si inizia a parlare di stage extra curriculari che si crea qualche problema. Quanto meno di interpretazione. Visto che i tirocini di questo tipo non rientrano nelle attività formative elencate nell’ordinanza del Ministero della Salute per cui è stata prevista la sospensione onde evitare affollamento. In più già in materia di tirocini extra curriculari le 21 Regioni italiane si comportano in maniera diversa una dall’altra aggiungendo confusione.E, infatti, l’università Bicocca nel suo elenco delle faq specifica che questi stage «non rientrano nelle attività formative per le quali è stata prevista la sospensione al fine di evitare le situazioni di affollamento. Pertanto, le Aziende ospitanti e i soggetti promotori, regolano il rapporto con il tirocinante in coerenza con le disposizioni adottate per gli ambienti di lavoro dove il tirocinante è inserito». Ieri, 9 marzo, campeggiava ancora la scritta per cui «non vi sono divieti riguardo all’attivazione di nuovi tirocini extracurriculari o alla loro eventuale proroga». In Piemonte alcune università hanno chiesto lumi alla Regione su come comportarsi riguardo a questo tipo di stage, soprattutto sul fronte del recupero ore perse, che visti i probabili prolungamenti di pausa non saranno poche.La confusione regna sovrana all’interno dei centri per l’impiego proprio per le poche direttive. La Repubblica degli Stagisti ne ha contattati alcuni dell’area milanese scoprendo che in alcuni casi si stanno sospendendo i tirocini anche se il regolamento lombardo contemplava la sospensione solo in caso di chiusura aziendale. In realtà a parte la sospensione c’è anche la possibilità di svolgere i tirocini in smart working. Silvia Gabbioneta, responsabile Centri impiego Monza e Vimercate, spiega infatti alla RdS che il loro cpi sta seguendo «le indicazioni fornite dalla Regione Lombardia che sono tuttavia precedenti al DPCM dell’8 marzo». La Regione nel testo diffuso due giorni fa specificava che gli stage extracurriculari non rientrano nelle attività al punto d dell’ordinanza del Ministero della Salute e che pertanto «le Aziende ospitanti e i soggetti promotori, durante la fase di emergenza, regolano il rapporto con il tirocinante in coerenza con le disposizioni adottate per gli ambienti di lavoro dove il tirocinante è inserito». Nel testo si sottolinea come l’emergenza Covid 19 deve essere trattata come situazione transitoria, quindi «in caso di chiusura temporanea dell’attività, il tirocinio può essere sospeso su iniziativa del soggetto ospitante». Se la sospensione non venisse attivata «il soggetto ospitante può autorizzare il tirocinante a svolgere la propria attività in smart working, fornendo le attrezzature necessarie». In questo caso, però va sottoscritta la nuova modalità di lavoro come addendum al piano formativo e alla convenzione di tirocinio. Si precisa anche che «non vi sono divieti nell’attivazione di nuovi tirocini extracurriculari», ma poiché il tirocinio non è un rapporto di lavoro, non è possibile configurare e disciplinare situazioni di necessità e urgenza all’attivazione di stage nei luoghi di lavoro. Quindi «L’attivazione di nuovi tirocini (e la loro eventuale proroga) deve tenere conto della situazione specifica relativa al singolo soggetto ospitante».In molti casi si sta optando in Lombardia per la sospensione del tirocinio che non comporta però il suo termine anticipato, semplicemente dovrebbe far slittare la sua conclusione. Francesco Maresca, del centro per l’impiego di Gallarate, spiega «Oggi [ieri 9 marzo, ndr] sono arrivate molte richieste da parte degli enti per sospendere gli stage extracurriculari. Noi abbiamo applicato il regolamento e in parte il buon senso. Il regolamento lombardo prevede la sospensione in caso di chiusura aziendale. Ma non esplicitamente per situazioni di questo tipo. Aziende ed enti pubblici in queste ore stanno limitando il personale negli uffici e sospendendo i tirocini per non avere troppo personale negli stessi uffici». Maresca aggiunge che il regolamento regionale lombardo prevede anche che in caso di sospensione «non si computino le ore e si recuperi in seguito il periodo, senza fare una nota particolare. Lo prevede l’articolo 9 della convenzione», che in realtà prevede la sospensione per chiusure aziendali non per eventi di questo tipo, ma poiché è una situazione straordinaria «lo facciamo per evitare di interrompere lo stage che altrimenti non può più essere ripreso. In questo modo, invece, dopo il 4 aprile o oltre il tirocinio potrà essere continuato». Mentre per il rimborso spese «al momento non verrà erogato e riprenderà nel momento in cui le ore saranno recuperate», a coda del tirocinio.Di fatto però la Regione Lombardia, non ha al momento legiferato di suo conto sul tema lasciando quindi un vuoto interpretativo abbastanza importante. Diverso invece il caso del Lazio, regione che già il 6 marzo, quindi prima che ci fosse l’estensione della zona rossa a tutto il territorio nazionale, con la Circolare 207548 dava indicazioni sulla sospensione dei tirocini extracurriculari, anche in Garanzia Giovani, durante l’emergenza sanitaria Covid 19. Nonostante la disciplina vigente contempli la sospensione per periodi di chiusura aziendali di almeno 15 giorni consecutivi, la Direzione regionale del lavoro precisa che quale misura di prevenzione e gestione del Covid 19 «i soggetti ospitanti e i soggetti promotori potranno operare in tal senso anche per periodi inferiori».La disciplina in materia è logicamente in divenire in tutte le Regioni. Ma le prime risposte generali che si possono dare con certezza ai tanti stagisti italiani sono queste.Marianna Lepore

“Ci pensiamo noi”, le ricette dei giovani per i giovani per riformare l'Italia

Nel 2015, dall’idea di cinque studenti dell’università Bocconi di Milano di riunirsi in un’associazione studentesca, nasceva Tortuga. Nel 2017, quindi, la trasformazione in associazione no profit per mettere al servizio della comunità l’esperienza di giovani economisti e studenti di economia e applicare le loro conoscenze e competenze a questioni reali, e in particolar modo alla politica economica. Dopo cinque anni e un’intensa opera di ricerca e di divulgazione attraverso varie testate giornalistiche (Il Foglio, lavoce.info, Econopoly de Il Sole24 Ore, Business Insider), è arrivata la scelta di pubblicare un libro a più mani. Venticinque gli autori, di cui sette donne.  «“Ci pensiamo noi” nasce come tentativo di raccogliere in un’opera unica le analisi e le proposte elaborate in questi anni» spiega alla Repubblica degli Stagisti Francesco Armillei, classe ’96, studente del Master Student in Economic and Social Sciences alla Bocconi e presidente di Tortuga «e di offrire una visione complessiva del paese, da cui dar vita a un dibattito intorno ad argomenti solitamente lontani dai riflettori e soprattutto dai giovani». Il motto di Tortuga è infatti «Non arrivarci per contrarietà», ovvero adottare un approccio propositivo, innovativo e proattivo alle sfide del mondo di oggi, senza dover necessariamente “smontare” l’esistente. «Proviamo a lavorare sulle politiche già in atto perché dal nostro punto di vista uno dei problemi dell’Italia è il voler puntualmente stravolgere l’impianto delle politiche pubbliche» spiega Armillei «anziché guardare l’impatto delle riforme strutturali e lavorare al loro miglioramento». L’opera ruota intorno a quattro aree tematiche dove si decide il futuro delle nuove generazioni. Nella prima, intitolata “Prendersi cura”, si parla di povertà e di welfare, sfatando qualche luogo comune. «L’immagine del povero è solitamente associata a fasce d’età avanzate» sottolinea Armillei «ma i veri poveri sono i giovani: la povertà assoluta ha un tasso di incidenza sugli under 18 del 13 per cento, più del doppio degli over 35, per i quali si attesta al 5 per cento». «In particolare i giovani under 30 sono l’unica fascia d’età che ha visto aumentare la povertà dopo la crisi del 2008,» aggiunge Antonio Nicoletti, classe ’96, studente del Bachelor in International Economics and Management alla Bocconi nonché project manager e co-autore del libro «eppure il dibattito pubblico oggi è totalmente incentrato sulle pensioni».Secondo gli autori, il reddito di cittadinanza aiuta ben poco a ridurre il fenomeno della povertà giovanile: «Le famiglie con più figli sono state svantaggiate per garantire i 780 euro ai single, le soglie per l’accesso Isee e il metodo di calcolo del quoziente andrebbero rivisti per arrivare in maniera efficace a chi ne ha più bisogno».   La seconda area tematica, “Scommettere sulle persone”, si focalizza sull’importanza di investire in capitale umano, fattore chiave per la crescita, attraverso l'istruzione, dalla scuola per l’infanzia fino all’università.  Tra le misure oggetto d’analisi il famoso bonus cultura di 500 euro. «Si tratta di un esempio di politica messa in atto e non valutata» lamenta Armillei «su cui abbiamo raccolto i dati per capirne le distorsioni e come migliorarla». Tortuga propone di spezzare il bonus in più tranche anziché assegnare i 500 euro in un anno e mezzo, considerato che, dai dati raccolti, una buona parte viene spesa negli ultimi quindici giorni. E anche di utilizzare la 18app, l’app che genera i buoni, anche come piattaforma di promozione delle attività culturali, per favorire la conoscenza delle opportunità che il bonus offre. Quindi il quarto capitolo, “Liberare il lavoro”, si sviluppa nella proposta di liberare il mondo del lavoro dalle barriere all’accesso e da ostacoli quali le ferme contrattuali. «Il grande problema oggi è la precarietà» spiega Maddalena Conte, classe ’95, laureata in Economia a Oxford, attualmente impiegata in una start up a Berlino e co-autrice del libro «non tanto intesa come tempo determinato, che anzi oggi molti preferiscono, in un mondo in cui il lavoro è liquido, quanto come impossibilità di crescita dal punto di vista umano e professionale». La proposta principale è di agevolare il ricorso al contratto di apprendistato: «Dovrebbe essere la via maestra per l’ingresso al lavoro» precisa «perché i giovani, dopo tanta teoria, hanno bisogno di educazione al lavoro e perché di solito si trasforma in contratto a tempo indeterminato. Esso ha diversi sgravi, ma anche oneri burocratici, che al momento lo frenano». In particolare, Tortuga propone di rendere facoltative le attività formative previste dal contratto di apprendistato, che ove non assolte portano a gravosi contenziosi giuridici e scoraggiano i datori di lavoro; e allo stesso tempo di triangolare tali attività con centri di formazione professionalizzanti terzi rispetto all'azienda, anche attingendo ai fondi paritetici interprofessionali. Incentivare sì, ma allo stesso tempo circoscrivere la platea degli aspiranti apprendisti. «L'apprendistato dovrebbe essere limitato ai giovani senza esperienza di lavoro e non essere usato come contratto a basso costo», aggiunge infatti Conte. Dovrebbe andare così, in qualche modo, a sostituire il tirocinio come al momento inteso.  «Lo stage deve essere un'esperienza flessibile, leggera e breve, con limite di durata di tre mesi senza possibilità di rinnovo» spiega Armillei «perché la limitazione del periodo aiuta a ridurre le distorsioni e a smascherare un lavoro a tempo prolungato senza contributi». In tanti, nel team Tortuga, hanno deciso di formarsi o fare esperienze lavorative all’estero. «Ma il sogno è di tornare in Italia per poter contribuire, nello spirito di Tortuga, al miglioramento del nostro paese», racconta Maddalena Conte. Una parte dell’ultimo capitolo, “Sentirsi a casa”, ruota proprio intorno al tema della fuga dei cervelli. «Nel 2018 117mila italiani hanno lasciato il paese» spiega Nicoletti «a fronte di 439mila nascite: il 25 per cento della popolazione giovanile decide di andarsene. L’Ocse ha stimato un costo annuo di 5,6 miliardi di euro di investimenti persi». Ma, oltre a diminuire le uscite, è importante anche incentivare gli ingressi. Tra le proposte c'è quella di premiare le università a vocazione internazionale, aventi più attrattiva per gli studenti Erasmus, che rappresentano una grossa fetta degli stranieri che poi decidono di restare in Italia, attraverso fondi premiali assegnati dal Ministero in base al numero di studenti stranieri. E ancora, facilitare i visti di lavoro per gli studenti extracomunitari ed estendere le agevolazioni fiscali agli studenti stranieri che si laureano in Italia per incentivarli a restare. Al momento delle agevolazioni esistono, ma riguardano solo alcune categorie, come docenti e ricercatori (esenzione del 90 per cento del reddito per quattro anni) e lavoratori "impatriati" ricoprenti ruoli direttivi o aventi requisiti di elevata qualificazione o specializzazione (esenzione del 50 per cento per cinque anni).Il team di Tortuga sta presentando ora il libro in giro per l’Italia. «Il 19 marzo saremo alla Camera dei deputati per confrontarci con la politica e implementare le nostre proposte per cambiare l’Italia». Rossella Nocca