Categoria: Notizie

Expat con figli? Questa ricerca è per voi!

Un tuffo nella vita delle famiglie italiane all’estero. È l’intento della grande ricerca aperta proprio in questo momento per indagare il tema della genitorialità “lontano da casa”. Siete italiani e vivete all’estero? Siete partiti portando già con voi figli, oppure ne avete fatti nel Paese dove vi siete trasferiti? Siete tornati dopo un periodo all'estero con qualche figlio al seguito? Allora questa ricerca è proprio dedicata a voi, e ha bisogno di voi: delle vostre voci, esperienze, considerazioni. Tutto, chiaramente, in forma anonima!Basta compilare il questionario qui sotto, elaborato dalla ideatrice della ricerca – la nostra Eleonora Voltolina, giornalista e fondatrice della Repubblica degli Stagisti. I risultati verranno pubblicati nella prossima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo, curato da Delfina Licata, che già da anni ha un occhio attento per le famiglie italiane all’estero. Ma una ricerca così approfondita non era mai stata pensata. Il questionario online indaga infatti tantissime sfaccettature della vita e della quotidianità delle famiglie all’estero, troppo spesso ignorate. Che lingua si parla in famiglia? In che lingua studiano i figli? Come si mantengono i rapporti coi nonni e gli altri parenti rimasti in Italia? Come cambia, a seconda del Paese, la percezione dell'essere genitori, come si distribuiscono le attività di cura?Qui il questionario:Partendo da una riflessione sui dati sempre più bassi della natalità in Italia, la ricerca vuole anche cercare di capire se fare figli all’estero sia più “facile”: se ci siano condizioni migliori per le famiglie, più aiuti e incentivi da parte dello Stato, più servizi, un clima e una cultura più bimbi-friendly. O se, al contrario, la lontananza delle famiglie d'origine e specialmente dai nonni, specie nelle coppie dove entrambi i genitori sono italiani o nei genitori single, renda invece più difficile fare il numero di figli desiderato, per mancanza di un supporto logistico nella gestione della quotidianità.Infine, vuole raccogliere anche considerazioni e confronti tra la realtà italiana e le tante realtà all'estero in cui gli italiani si trovano a vivere, stabilmente o “in transito” per qualche anno.Il questionario online resterà aperto fino a fine settembre, e invitiamo di cuore tutti i genitori expat o ex-expat a partecipare!

Stage alla Commissione UE, rimborso salito del 33% in dieci anni: 1000 posti, domande entro fine mese

Ben mille posizioni di tirocinio disponibili presso la Commissione Europea per la sessione di stage che prenderà il via il primo marzo 2025 e durerà cinque mesi: è possibile fare domanda entro le 10 di venerdì 30 agosto. Il programma di stage, che prende il nome di Blue Book traineeships, nasce nel 1960 e da allora ha accompagnato generazioni di giovani.  I posti a disposizione, come detto, sono mille: da ottobre 2019, infatti, è stato stabilito questo numero per entrambe le sessioni di stage – quella di marzo e quella di ottobre, appunto. «Circa l’ottanta per cento dei mille tirocini per ciascuna sessione sono distribuiti tra i servizi della Commissione, in linea con la loro grandezza, con le priorità politiche della commissione e in base alle disponibilità di bilancio. I posti possono variare da una sessione all’altra», spiega l’ufficio stampa della Commissione europea alla Repubblica degli Stagisti: «Il 20% degli incarichi, circa 200, sono ripartiti tra sedici enti e agenzie. Anche il numero dei posti assegnati agli organi e alle agenzie dipende dalla loro grandezza, con un massimo di trenta posti. Al momento non è ancora possibile sapere il numero esatto per la prossima sessione di stage». Come tutti i tirocini in enti europei, anche in questo caso sono in tantissimi a far domanda – attirati anche dal buon rimborso spese mensile offerto: da ottobre di quest’anno sarà pari a 1.418,20 euro al mese. Una bella progressione della cifra destinata agli stagisti se si pensa che nel 2014 il rimborso era di “soli” 1.070 euro lordi mensili: c’è stato quindi un incremento del 33% in un decennio.Per l’ultima sessione di stage svolta, quella di marzo di quest’anno, sono arrivate quasi 13mila domande, di cui 8.375 da giovani provenienti da Paesi membri dell’Unione europea e 4.614 da Paesi extra europei. I selezionati sono stati 963, di cui 952 europei e 11 extraeuropei. Come spesso capita per tutti i programmi di stage nelle istituzioni europee, gli italiani sono i primi per numero di domande per la sessione di marzo di quest’anno, seguiti da francesi e spagnoli. Stessa graduatoria anche per la sessione di ottobre 2023. Invece per quanto riguarda i selezionati, se nell’ultima sessione avviata – quella di marzo – i Paesi con più persone che si sono aggiudicate un posto sono stati Germania, poi Italia e Francia; per la sessione precedente erano stati Germania, Francia e Spagna. In questo caso il numero di application era stato anche un po’ più alto, 9.083 dai Paesi membri dell’Unione europea e 4.619 da Paesi extra europei, di cui selezionati rispettivamente 929 e 17. Non c’è alcun limite di età per far domanda. I requisiti sono: un diploma di laurea almeno di primo livello, la conoscenza di una delle tre lingue di lavoro della Commissione europea – ovvero inglese, francese e tedesco – a livello C o madrelingua. La lingua materna viene considerata per l’idoneità ma non si riceve alcun punto in graduatoria. Quindi in pratica se si è madrelingua inglese, basta per far domanda ma in graduatoria si potrebbe essere superati per punteggio da un madrelingua italiano che parli l’inglese a livello C: un modo come un altro per limitare l’inevitabile vantaggio linguistico di chi nasce in un Paese in cui la lingua è una di quelle ufficiali della UE. Viene infine considerata la conoscenza di qualsiasi altra lingua ufficiale/di lavoro dell’Unione europea a livello minimo B2, compresa la lingua madre.  Non si può far domanda se si è già svolto un tirocinio, con o senza rimborso spese, di più di sei settimane (per la precisione 42 giorni) in una qualsiasi altra istituzione, organismo, agenzia dell’Unione europea, o per membri del Parlamento europeo. Se selezionati, oltre al rimborso spese mensile pari a 1.418 euro, si riceve anche «un’indennità di viaggio, ovvero una somma forfettaria calcolata in base alla distanza tra l’indirizzo di provenienza e il luogo di lavoro, un’assicurazione infortuni e un’assicurazione malattia: la Commissione contribuisce al 90 per cento, pari a 3,6 euro su 3,96 euro, dell’assicurazione infortuni dei tirocinanti», precisa l’ufficio stampa. Inoltre ai partecipanti è offerta «la possibilità di stipulare un’assicurazione sanitaria tramite il nostro contratto quadro con la compagnia assicurativa selezionata. Per la copertura primaria, la Commissione contribuisce al 66,6 per cento del costo totale, pari a circa 34 euro su un totale di 51 al mese». In più è prevista anche la copertura delle spese di viaggio e di alloggio per i tirocinanti che risiedono fuori Bruxelles e vanno in città soggiornandovi per la conferenza di benvenuto, l’accoglienza, le visite di studio all’inizio dello stage e il viaggio e l’alloggio per la conferenza di saluti finali.  La Commissione europea, e così l’ufficio tirocini, tiene molto al tema della diversità e «adotta misure speciali per massimizzare le pari opportunità, il trattamento e l’accesso a tutti i candidati indipendentemente dal sesso, dalla razza, dal colore della pelle, dall’origine etnica e sociale, religione, convinzioni personali, appartenenza a una minoranza, disabilità, età o orientamento sessuale». Promette dunque di prestare «la massima attenzione all’eliminazione di tutte le forme di discriminazione durante il tirocinio» e di rispettare «l’inclusione nelle procedure di selezione, offrendo a tutti i candidati pari opportunità di dimostrare pienamente le proprie competenze».  Per quanto i compiti dei tirocinanti possano cambiare a seconda dell’ufficio in cui si è inseriti, in linea di massima le attività quotidiane consistono nella partecipazione e organizzazione di riunioni, gruppi di lavoro e audizioni pubbliche; ricerca, redazione e revisione di documenti; sostegno alla gestione dei progetti; traduzione, revisione di traduzioni o ricerca terminologica; rispondere alle richieste di cittadini. La Commissione richiede «un approccio aperto alle questioni europee, disponibilità a lavorare in un ambiente multiculturale, un atteggiamento proattivo e contribuire al lavoro quotidiano da una nuova prospettiva».  C’è da chiedersi a questo punto cosa possa fare la differenza per riuscire ad essere selezionati. «Innanzitutto cominciare a compilare correttamente il modulo di domanda» è il primo suggerimento dell’ufficio stampa: «Consigliamo vivamente ai potenziali candidati di iniziare a preparare con largo anticipo la loro domanda e guardare e leggere attentamente tutte le istruzioni disponibili e le faq presenti sul nostro sito web». Domande che sono aggiornate e migliorate in ogni periodo di preselezione.  La fase di selezione è costituita da due scremature: una volta scaduto il termine per le domande, infatti, si preselezionano alcuni candidati, pari a tre volte il numero di tirocinanti finale – quindi circa 3mila – che sono ammessi al Virtual Blue Book. Questa prima fase, in cui vengono esaminate tutte le domande pervenute, può durare dalle dieci alle dodici settimane. Chi passa riceve una notifica via mail e un messaggio nel proprio account: a quel punto «ciò che conta di più è la motivazione per il posto di stage, le conoscenze, le competenze e l’impressione generale che si ha sul reclutatore».  Come ben spiegato sul sito, se si finisce tra i preselezionati si ricevono le istruzioni per collegarsi al portale del Virtual Blue book, dove sono proposte le varie posizioni di tirocinio. «I candidati possono presentare domanda per un massimo di tre posti e i servizi selezioneranno i candidati più idonei tra tutti quelli che hanno presentato domanda». Bisogna a quel punto caricare la lettera di motivazione personalizzata. Gli uffici scelti dal candidato potranno leggere i documenti e decidere di fare un’offerta di stage. «Solo quando l’ufficio tirocini pubblica l’offerta di tirocinio nel tuo account online e la accetti, la selezione sarà chiusa. In caso di rifiuto dell’offerta si è esclusi da qualsiasi altra futura proposta per la sessione».  Ma una volta concluso lo stage c’è qualche speranza di essere selezionati per qualche posizione lavorativa all’interno della Commissione? «I tirocinanti con meno di tre anni di esperienza professionale possono accedere al Junior Professional Programme della Commissione. Ogni anno vengono pubblicati inviti a manifestare interesse per il programma che consentono di presentare domanda ai tirocinanti idonei delle sessioni di marzo e ottobre. Il Blue Book Traineeship, tuttavia, va oltre l’esperienza di apprendimento presso la Commissione e i vari organismi associati. Attraverso le visite studio organizzato presso le altre istituzioni, le job fairs e le attività di socializzazione post lavoro, i partecipanti possono fare rete con potenziali datori di lavoro anche in altre istituzioni e servizi europei».  In aggiunta i tirocinanti, se vogliono, possono anche candidarsi per le posizioni temporanee in tutte le istituzioni europee che vengono periodicamente pubblicate dall’Ufficio europeo di selezione del personale. E in questo senso il Blue Book Traineeship Programme può essere di aiuto, visto che offre numerose possibilità di formazione su come scrivere un buon curriculum e una buona lettera di presentazione, su come prepararsi per il colloquio, motivo per cui «dovrebbero essere equipaggiati adeguatamente per le loro future opportunità di lavoro». Se si è interessati a tentare questa opportunità, oltre a leggere tutte le istruzioni per far domanda – dalla creazione dell’account alla compilazione del form online – si può dare una lettura anche alle Faq che contengono suggerimenti per trovare un appartamento, informazioni sugli orari di lavoro o sui giorni di ferie che è possibile prendere. In più c’è anche una sezione dedicata alle esperienze degli ex stagisti.Marianna Lepore

Liguria, obbligo di rimborso per tirocini estivi per evitarne l'uso distorto: 500 euro al mese garantiti anche agli studenti

È arrivata giusto a inizio estate la delibera della giunta regionale ligure che introduce l’obbligatorietà di un’indennità per i giovani stagisti che prendono parte a un tirocinio estivo di orientamento. Non è però l'unica regione a farlo: quasi tutte* prevedono per la fattispecie dei “tirocini extracurriculari estivi” una somma mensile obbligatoria. «Abbiamo deciso di modificare la legge perché abbiamo assistito in questi anni a un utilizzo distorto e improprio dell’istituto», ha dichiarato l’assessore al lavoro Augusto Sartori illustrando il provvedimento. La Liguria, sottile striscia di terra a nord est dell’Italia con un territorio pressoché tutto vicino alla costa, è molto gettonata a livello turistico, con alcune delle località balneari più famose d’Italia (nell'immagine qui accanto, Portofino).  Nei primi cinque mesi del 2024, da gennaio a maggio, ha ospitato un totale di 1 milione 550mila presenze, con una crescita dei turisti stranieri rispetto all'anno precedente. La regione ospita sul suo territorio un po' più di mille alberghi, e la scelta dei turisti è principalmente diretta verso queste strutture, visto che nei primi tre mesi del 2024 quasi 500mila persone hanno scelto l’albergo contro circa 170mila che hanno preferito le strutture extra alberghiere. Nel 2023 ci sono state oltre 16 milioni di presenze, con una crescita del tre e mezzo per cento rispetto all’anno precedente, secondo i dati dell’Osservatorio turistico regionale. Crescono sia le presenze alberghiere che extralberghiere: il segno positivo coinvolge tutte e quattro le province, con l’intensità maggiore nella provincia di La Spezia.    Negli ultimi anni, non solo in Liguria ma in tutta Italia, si è visto un incremento dei tirocini nel settore ricettivo-turistico: nel 2012 quelli svolti in alberghi e ristoranti rappresentavano l’8,2% di tutti i tirocini extracurricolari attivati in quell’anno (che erano stati in tutto 186mila: in quegli anni i numeri erano molto più bassi rispetto ai tempi più recenti), mentre nel 2023 secondo l’ultimo rapporto annuale sulle Comunicazioni obbligatorie del ministero del lavoro hanno rappresentato quasi il 10%, e in numeri assoluti questo si traduce in oltre 27mila tirocini in questo settore a livello nazionale.  In molti casi purtroppo la brutta abitudine è quella di ridurre il personale regolarmente assunto con contratto stagionale e sostituirlo proprio con stagisti. In alcuni casi extracurricolari, ma in molti casi anche andando a pescare tra gli studenti di scuole superiore (specialmente quelli degli istituti turistico-alberghieri o linguistici), che d’estate non sono impegnati a scuola e magari hanno voglia di fare un’esperienza sul campo.   «I recenti orientamenti normativi e giurisprudenziali anche sovranazionali», ha aggiunto Sartori, «pur sottolineando il ruolo essenziale dei tirocini nella transizione dei giovani dall’istruzione o dalla formazione professionale al mercato del lavoro, ritengono il diritto alla retribuzione una condizione ottimale di accesso ai tirocini di qualità».    Qualche spiegazione in più sul perché la Liguria abbia voluto modificare la sua disciplina regionale in materia di tirocini estivi di orientamento, che è del 2018, la aggiunge Andrea Cacciavillani, dalla Direzione generale Formazione, istruzione e lavoro: «Abbiamo ritenuto che fosse opportuno riconoscere allo studente un’indennità minima per le prestazioni rese», spiega alla Repubblica degli Stagisti. «Fermi restando gli elementi che distinguono il tirocinio extracurriculare ordinario dal tirocinio estivo di orientamento, si tratta egualmente di un intervento di politica attiva del lavoro che richiede un cospicuo impegno orario, e che pertanto merita di essere retribuito, anche per evitare un utilizzo distorto di questo importante strumento».   Il nuovo provvedimento è già operativo e per i tirocini estivi di orientamento in corso c’è l’obbligo dell’indennità. «Abbiamo agito con una certa urgenza, per rendere la delibera applicativa già alla conclusione dell’anno scolastico» conferma Cacciavillani: «In questo modo ogni tirocinio estivo di orientamento svolto nell’estate 2024 sarà coperto dal provvedimento». La platea coinvolta non è vastissima, «nel corso del 2023 ci sono stati in totale 246 stage di questo tipo», ma il dato è «sensibilmente in crescita di anno in anno, testimonianza della capacità di questo strumento di intercettare le necessità dei giovani studenti».  La scelta regionale prende in considerazione i provvedimenti in materia di stage degli ultimi dieci anni. Iinfatti nel testo della delibera si legge che, considerati la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 2014 sulla qualità dei tirocini che sostiene che gli stage senza rimborso spese «rischiano di limitare le opportunità di carriera di coloro che provengono da ambienti svantaggiati» e la condanna fatta dal Parlamento europeo con ben due risoluzioni, quella del 2022 e quella del 13 giugno 2023, in cui si fa riferimento al «diritto alla retribuzione», la Liguria sceglie di «conformarsi ai recenti orientamenti normativi e giurisprudenziali e rendere obbligatoria la corresponsione dell’indennità di partecipazione al tirocinio estivo di orientamento al pari di quanto previsto per i tirocini extracurriculari».   E qui bisogna fare qualche precisazione. Perché tecnicamente se una persona è iscritta a un percorso di formazione formalmente riconosciuto e svolge un tirocinio, questo è considerato uno stage curricolare. E proprio il ministero del Lavoro nel 2017 ha chiarito, ad esempio, che in ambito universitario vanno considerati come curricolari anche i tirocini svolti senza che ci sia un obbligo accademico o un corrispettivo di crediti formativi: basta che siano attivati quando una persona è iscritta in qualità di studente a un percorso formativo.   Secondo la giurisprudenza, i tirocini estivi di orientamento sono quei «tirocini promossi durante le vacanze estive a favore di un adolescente o di un giovane, regolarmente iscritto a un ciclo di studi presso l’università o un istituto scolastico di ogni ordine e grado, con fini orientativi e di addestramento pratico». In generale hanno una durata massima più breve dei tirocini “normali”, sono sottoposti all’obbligo della comunicazione obbligatoria (inesistente invece quando si tratta di tirocini inquadrati come curricolari, in qualsiasi stagione vengano effettuati) e devono svolgersi nel periodo compreso tra la fine dell'anno accademico e scolastico e l'inizio di quello successivo. La Corte costituzionale con la sentenza numero 50 aveva stabilito che la disciplina «dei tirocini estivi di orientamento, dettata senza alcun collegamento con rapporti di lavoro, e non preordinata in via immediata ad eventuali assunzioni, attiene alla formazione professionale di competenza esclusiva delle Regioni». Sancendo quindi l’impossibilità per governo e Parlamento di legiferare in materia.  Insomma, pur essendo studenti, se questi giovani vengono intercettati per uno stage in mezzo tra la fine di un anno scolastico e l’inizio del successivo, e la scuola non c’entra nulla nell’attivazione dello stage, allora sono considerati tirocinanti extracurricolari, e i loro diritti e doveri nell’ambito di questo tipo di esperienze estive di formazione vengono stabiliti dalla loro Regione.  Già nel 2018  la Liguria aveva esplicitato la distinzione tra i tirocini estivi e i tirocini estivi di orientamento, nella delibera 466, definendo all’articolo 1 i tirocini estivi di orientamento come «tirocini extracurriculari […] specificamente attivati durante la sospensione estiva delle attività didattiche, a favore di un adolescente o di un giovane regolarmente iscritto a un ciclo di studi o a un percorso formativo». Sono quindi intesi come misure di politica attiva con finalità di addestramento pratico e classificati come «di tipo extracurriculare» perché «svolti al di fuori dei piani di studio e/o formativi e, come tale, differisce dai tirocini curriculari, previsti dai piani di studio».   Cacciavillani, dalla Regione, aggiunge che «il tirocinio estivo è un’esperienza con finalità formative e orientative, che offre agli studenti la possibilità di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, facilitare le scelte professionali future e agevolare la transizione fra percorsi di studio e lavoro», e sopratutto «si svolge all’interno di un percorso di istruzione o formazione professionale ed è promosso direttamente dagli enti scolastici». Mentre il «tirocinio estivo di orientamento è attivabile nel periodo di sospensione estiva delle attività didattiche, all’interno dello stesso ciclo di studi, ed è promosso dai soggetti deputati a promuovere i tirocini ordinari», come centri per l’impiego, agenzie per il lavoro, enti di formazione.  Questo, quindi, spiega come mai nonostante siano rivolti a adolescenti tra i 16 e i 18 anni e giovani tra i 18 e i 25 anni compiuti, regolarmente iscritti a un ciclo di studi di ogni ordine e grado, non siano considerati come tirocini curriculari.   La delibera di inizio giugno, pur parlando dell’obbligatorietà del rimborso spese, in realtà non specifica a quanto ammonti. Questo perché «va a incidere sulla normativa dei tirocini estivi di orientamento del 2018, che richiama la disciplina ordinaria sui tirocini extracurriculari del 2017 per tutte le parti non esplicitamente normate dal provvedimento», spiega ancora Cacciavillani alla Repubblica degli Stagisti. In pratica vuol dire che è parametrata a quella dei tirocini extracurriculari ordinari e «si pone come base l’indennità minima dei 500 euro, da rimodulare sulla base dell’effettiva durata del tirocinio». Questo perché è possibile attivare un tirocinio anche di soli 14 giorni e in quel caso l’indennità di riferimento, quindi i 500 euro, deve essere parametrata sul numero effettivo di giorni. Le aziende hanno poi, volendo, anche la possibilità di incrementare l’entità dei rimborsi spesa.  Se come detto questo tipo di stage al momento coinvolge poco più di 200 stagisti l’anno, l’introduzione del rimborso spese obbligatorio forse farà crescere il dato in un settore, quello turistico, che in Liguria gode di ottima salute. Ovviamente il provvedimento copre qualsiasi tirocinio, in qualsiasi settore di attività; ma è altrettanto chiaro che la stragrande maggioranza di questi tirocini avviene e continuerà ad avvenire in strutture turistico-ricettive.  Che la crescita di presenze turistiche si verifichi principalmente d’estate, nonostante la destagionalizzazione (ovvero le politiche che cercano di redistribuire i flussi turistici su periodi diversi e più lunghi), e coincida con provvedimenti che incitano a pagare i tirocinanti anche minorenni nel periodo estivo potrebbe far pensare a una sostituzione degli stagisti a scapito degli stagionali. Va però fatto comunque un plauso alla scelta della regione Liguria di andare incontro agli stagisti “estivi”, anche minorenni, consentendo il riconoscimento di una giusta indennità mensile.  *Altre Regioni prevedono già  un’indennità mensile per questo specifico tipo di tirocini: il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte (con un rimborso di 200 euro per le spese di trasporto e mensa), la provincia autonoma di Trento, la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Veneto, la Toscana, il Lazio,  l’Umbria, le Marche,  l’Abruzzo,  la Puglia, la Campania, la Basilicata,  la Sardegna. Marianna LeporeFoto di apertura: di pressfoto su Freepik

Comune di Milano, quattro progetti dell'assessorato al Lavoro per donne e giovani

L’evento Best Stage organizzato dalla Repubblica degli Stagisti con il patrocinio del Comune di Milano è stato quest’anno anche l’occasione per analizzare quelli che sono i progetti attivi in città e dedicati ai giovani grazie alla partecipazione di Alessia Cappello, da due anni assessora allo Sviluppo economico e politiche per il lavoro, molto attenta alle politiche di coinvolgimento ed empowerment dei giovani milanesi. Cappello ha raccontato a Eleonora Voltolina, direttrice della Repubblica degli Stagisti, tutti i progetti al momento in corso in provincia che riguardano i giovani.   «Stiamo portando avanti alcuni progetti che vedono attuazione per la prima volta in un contesto pubblico», esordisce l’assessora, «prendendo quello che di buono si fa in altri Paesi, come il job shadowing (ndr. un metodo di onboarding che consente di acquisire competenze e familiarizzare con un nuovo ambiente lavorativo). A volte ci sono delle cose ben fatte e basta anche solo copiarle, non serve sempre inventarsi chissà che cosa! E li abbiamo aperti alla popolazione, perché questo è quello che deve fare secondo me il pubblico: cercare di avere un impatto e di rendere le opportunità effettivamente possibili per una popolazione sempre più ampia». Progetti, quindi, a disposizione di chiunque sia domiciliato o residente nella città di Milano, anche nell’area metropolitana.   Primo, il progetto Osserva lavoro, già in corso da un anno e aperto ai giovani della fascia 18-25 anni. «Diamo l'opportunità a ragazze e ragazzi che stanno facendo un percorso di studi professionale o universitario, ma anche ITS o corsi professionali o ultimo anno di scuole superiori di guardare da vicino, come se fossero delle ombre, manager o professionisti che stanno facendo esattamente il mestiere che loro sognano di fare», spiega l’assessora Cappello. Per partecipare non c’è nessuna selezione all’ingresso, basta iscriversi raccontando cosa si sta studiando e qual è il proprio mestiere dei sogni «qual è la professione a cui ambiscono, per fare il matching perfetto con il tutor», cioè la figura che andranno ad osservare. Tra una settimana, il 16 luglio, ci sarà un evento in cui si racconteranno gli esiti di questo percorso: un modo, dice l’assessora, per mostrare «l'impatto della politica che si fa».  C’è poi un altro progetto, “Mentorship Milano” che è interamente dedicato all’empowerment femminile. «Dati alla mano sappiamo che il divario di genere, soprattutto nel contesto lavorativo che abbiamo in Italia, è elevatissimo: dieci punti sotto la media europea. Milano in realtà è in linea con la media, ma se il resto d’Italia non va bene non possiamo essere contenti dei risultati locali. Da qui, però si possono costruire progetti che possono avere un impatto ed essere ripresi anche in altri comuni, come è avvenuto proprio per Mentorship Milano». Ad oggi il progetto è stato adottato a Napoli, Parma, Torino, Monza, Lecco. «L’idea è quella di dare a ragazze tra i 18 e i 30 anni, che stanno studiando o lavorando o sono ferme con dubbi su cosa fare, la possibilità di fare degli incontri singoli con donne che hanno fatto un percorso di carriera, e magari in quella professione sono in posizioni di vertice», spiega Cappello, «e di confrontarsi per capire tante cose di sé». Lo scambio di competenze e l’apprendimento non riguardano, peraltro, solo le partecipanti giovani: «non c'è un'età per cui si smette di imparare e si apprende sempre da entrambi i lati».Come l'incontro tra generazioni possa produrre nuove idee e stimoli lo conferma, nell'incontro seguente, anche Alberta Pelino, Presidentessa della Young Ambassadors Society e Ceo di Fibi, start up a impatto sociale con l'obiettivo di contribuire a ridurre il financial gender gap tramite l'educazione finanziaria. «Sono proprio progetti di Mentorship come questo che possono aiutare. La crescita che ho avuto io e che ha avuto la mia start up, Yasha, è stata possibile grazie ai tanti mentori che ho avuto. E oggi sono felice di fare anche io da mentore».  Adesso, però, bisogna partire a tambur battente per diffondere la notizia della seconda edizione. «La prima ha avvicinato 550 ragazze, con le donne mentor che erano esattamente la metà per cui ogni mentor aveva due ragazze che affiancava in questo percorso. L’impatto è stato davvero importante, oltre l’86 per cento delle ragazze ha scoperto di avere delle competenze che non immaginava, il 63 per cento ci ha detto che ora si sente più libera di inseguire un sogno futuro, che prima teneva nel cassetto», snocciola l’assessora. Ora e fino a metà ottobre è aperto il bando per la seconda edizione, «latita un po’ la platea femminile di giovani ragazze. Perciò bisogna ricordare a tutti che è possibile iscriversi!». Alessia Cappello invita a non lasciarsi frenare da stereotipi e pregiudizi che possono portare a esitare nel mettersi in gioco: «È necessario scardinare un limite che come donne ci auto-imponiamo su vari fronti: percorso stem, carriera, maternità. Bisogna mettersi in gioco, questo è il messaggio. Mandate la candidatura!». L’edizione è aperta a tutti, anche a chi ha già partecipato. Perché nella vita si possono avere tanti mentor.  C’è poi un altro progetto in fieri nella città di Milano, che è stato inventato alcuni anni fa dall’allora assessora Roberta Cocco, ex amministratrice delegata di Microsoft Italia: STEM in the City, «un bellissimo progetto che oggi io raccolgo felicemente, perché è un tema cruciale». Il vero nodo è proprio quello delle fasce d’età a cui rivolgersi, perché «la tecnologia ha un cambiamento rapidissimo, quindi o siamo capaci di cavalcarlo o lo subiamo. E per cavalcarlo il target dovrebbe essere già nell’età della scuola elementare. Non sarà semplice, anche a causa della complessità dell’autonomia scolastica nel nostro Paese: è difficile riuscire a entrare nelle scuole e fare dei progetti di orientamento». L’idea è quella dunque di stringere nei prossimi mesi alleanze con presidi più innovativi delle scuole medie e superiori del territorio milanese per realizzare «in via sperimentale un anno di orientamento gestito con aziende o professionisti, che sono partner del nostro Patto per il lavoro comunale. Attraverso questi professionisti si può andare a raccontare un mestiere vero, una professione, raccontarla, trasmettere l’entusiasmo».  E poi c’è un progetto in fase di lancio che riguarda la genitorialità nei contesti professionali. «Nel nostro Paese, al secondo figlio il tasso di abbandono del lavoro da parte delle madri è elevatissimo», osserva l’assessora, neo mamma di una bimba e molto sensibile a questo tema. Anche qui l'idea è quella di farsi ispirare dai «tanti progetti bellissimi» che molte aziende realizzano, valorizzando queste best practices, «raccontando tutti gli aspetti positivi del fatto che si può continuare a lavorare pur essendo genitori, dividendosi i compiti». Il progetto sarà lanciato a breve, sarà gratuito e aperto a tutti senza limite, «sperando che partendo da Milano sia adottato in tutta Italia: perché poi il cambiamento lo vogliamo non solo per Milano, ma per il nostro Paese».   Alessia Cappello lancia nel suo intervento all’evento della Repubblica degli Stagisti anche un messaggio alle più giovani: partire dall’idea «che non esistono limiti. Pensare da subito che si può raggiungere qualsiasi cosa si voglia nella vita, qualsiasi ruolo. Si può fare qualsiasi tipo di formazione, non c’è un limite di età, di genere, di posizione, non c’è un limite sociale. Se andiamo avanti convinti di questo e mettendoci in gioco nel nostro piccolo quotidiano e nel nostro agire, cambia totalmente l’approccio. C’è quella rivoluzione culturale che è necessaria. Si può fare rumore nel proprio piccolo, nella propria casa, credendoci noi stessi senza porci limiti, perché molto spesso nel contesto femminile il primo limite siamo noi. Poi certo, il cambiamento si fa insieme, e dipende ovviamente anche dalla società intorno a noi, che crea dei condizionamenti di cui spesso non ci rendiamo nemmeno conto. Si finisce per essere noi i nostri primi limiti, il nostro primo nemico. E invece no. Siamo il nostro primo alleato». Marianna Lepore

Tirocini in calo nel 2023: meno 20% di attivazioni rispetto al 2019

Il 2023 ha fatto registrare il numero più basso di tirocini extracurricolari da dieci anni a questa parte (escludendo il 2020, in cui il Covid aveva per ovvie ragioni frenato “innaturalmente” attivazioni e svolgimento di questi percorsi). Poco meno di 284mila tirocini attivati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre dell'anno scorso, 283.985 per la precisione, secondo il Rapporto annuale sulle Comunicazioni obbligatorie pubblicato nelle scorse settimane dal ministero del Lavoro. Un calo del 10% rispetto al 2022; del 14% se confrontato con il 2021; il calo risulta addirittura del 20% se si fa il rapporto con i 356mila tirocini che erano stati attivati nel 2019.Ricordiamo come sempre che qui si parla esclusivamente dei tirocini svolti al di fuori dei percorsi di formazione (extra-curricolari, appunto): solo questi vengono tracciati attraverso le comunicazioni obbligatorie, e dunque solo su questi (con grande scorno della Repubblica degli Stagisti) il ministero del Lavoro dispone di dati precisi. Gli stage in Italia ogni anno sono complessivamente molti più di 300mila: si aggirano invece su una misura doppia, forse tripla, considerando tutti gli stage curricolari che sfuggono ad ogni rilevazione.Lo spaccato dei percorsi extracurricolari, quelli monitorati dal Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie, vede un 52% circa di stagiste donne (poco più di 147mila in termini assoluti) e 48% di stagisti uomini (quasi 137mila); in oltre la metà dei casi gli stage sono stati svolti in una Regione del Nord.Le tre regioni dove i tirocini sono diminuiti in maniera più eclatante sono la Sicilia, dove in un solo anno si è volatilizzato un quarto dei tirocini (erano stati 16.200 nel 2022, nel 2023 si sono invece fermati a 12.200) e poi la Toscana, passata dai quasi 14mila del 2022 a poco più di 11mila l'anno scorso, e l'Umbria, da 4.300 a 3.500 circa. Toscana e Umbria hanno dunque registrato una riduzione di quasi un quinto da un anno all'altro. Brusco calo anche in Lombardia, che scende al di sotto della barra dei 60mila (59.500, quando solo due anni prima erano oltre 10mila in più); e in Veneto, da oltre 29mila a quasi 26mila.Completamente fuori trend invece la Calabria, dove nel 2023 si è registrato un aumento di addirittura il 19%, sfiorando le 9mila attivazioni di tirocini quando nel 2022 erano state solo 7.500.Nella classifica per "volume" la Lombardia resta comunque prima come numero assoluto di tirocini, con i suoi 59.500 percorsi attivati nel 2023, seguita da Lazio (circa 30.500), Piemonte (quasi 27mila), Veneto (quasi 26mila) e poi parimerito Campania ed Emilia Romagna, entrambe intorno ai 23.400.Il calo è distribuito in tutti i settori di attività, ma risulta più marcato in quello delle Costruzioni (al posto dei quasi 16mila stage del 2022, poco più di 13.700) con un 14% in meno. Il calo più vistoso è quello degli stage svolti nel settore delle attività svolte da famiglie e convivenze, -21%: ma si tratta di un settore davvero residuale (per fortuna) per quanto riguarda i tirocini, con solo 41 tirocini attivati nel 2023 (nel 2022 erano stati 52).Reggono invece – nel senso che calano, ma meno della media – i tirocini nel settore del Commercio e riparazioni (erano stati 73mila nel 2022, nel 2023 si sono fermati a 67.500), in quello Alberghi e ristoranti (da 29mila a 27mila), nonché nel settore specifico dell'Istruzione all'interno della macroarea "Pubblica amministrazione": nello specifico, da 7.640 nel 2022 a 7.099 nel 2023.In termini assoluti, le opportunità di stage in meno si sono verificate soprattutto nel settore Trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e altri servizi alle imprese, dove nel 2022 erano partiti quasi 85mila tirocini, mentre nel 2023 le attivazioni si sono attestate un po' al di sotto di 75.500; e poi nel settore dlel'Industria "in senso stretto" (nel Rapporto è proprio definita così), dove si è passati dai 55mila del 2022 a un po' meno di 49mila nel 2023.Purtroppo, pur a fronte di un calo generale del numero di attivazioni, la specifica fascia di età degli stagisti anziani vede invece un aumento: 9.347 tirocini attivati nel 2023 nella fascia delle persone di oltre 55 anni, quando nel 2022 erano state 8.780. Eppure i tirocini a questa età sembrano inefficaci rispetto all'inserimento professionale degli over 50.Leggera diminuzione invece per la fascia di età 35-54 anni: qui i tirocini nel 2023 sono stati quasi 36mila, circa 2mila in meno dell'anno precedente.In ogni caso, la parte del leone per i tirocini la fanno come sempre i giovani: oltre 142mila tirocini, pari al 50%, ha riguardato persone al di sotto dei 25 anni, in maggioranza ragazzi (52,5%). I tirocini attivati su persone tra i 25 e i 34 anni sono stati invece 96.500, in questo caso con una marcata prevalenza di donne: quasi il 57% degli stage in questa fascia di età ha coinvolto giovani donne.Un 14% dei tirocini del 2023 è stato interrotto prima della fine prevista per volontà degli stagisti, in lievissima diminuzione rispetto all'anno precedente (dove le interruzioni di questo tipo avevano sfiorato il 15%), mentre si confermano rari (solo lo 0,4%) i tirocini che cessano su iniziativa del datore di lavoro.Rispetto alla durata dei tirocini, il ministero del Lavoro continua purtroppo a fornire un dato pressoché inutile: nel Rapporto è indicato infatti che "nel 2023 la maggior parte dei tirocini ha avuto una durata da 3 a 12 mesi (73% del totale)". Ma considerare insieme tirocini di 3 mesi e tirocini di 12 vuol dire affogare l'informazione, come da anni denuncia la Repubblica degli Stagisti: non si possono mettere nello stesso calderone esperienze di durata tanto diversa. Eppure, questo è il massimo che il Rapporto riesce a fornire.Ancora nessuna informazione sulla percentuale di assunzione post stage e sulle indennità medie percepite dagli stagisti: dati che il ministero del Lavoro raccoglie, ma che sceglie di non divulgare. Eleonora VoltolinaLa foto di apertura è di Nick Hillier da Unsplash

Giovani vicini o lontani dall'informazione? Dibattito sulla qualità dei contenuti, social media e partecipazione

«Non è che i giovani di oggi non si interessino all’attualità, alla politica. Ma lo fanno in modo diverso; e per questo il mondo dell’informazione sta cambiando, come quello del protagonismo o del creare e distribuire contenuti». Così Eleonora Voltolina, fondatrice della Repubblica degli Stagisti, ha introdotto quest’anno il momento di dibattito sui nuovi modi in cui i giovani cercano e trovano informazione online. L’evento annuale della Repubblica degli Stagisti, “Best Stage 2024”, che si è svolto a fine giugno a Milano con il patrocinio del Comune di Milano e il supporto di Nestlé, aveva come titolo proprio “L'informazione che rende i giovani più forti, il giornalismo che migliora la società” e ha chiamato a raccolta cinque realtà, alcune di nicchia, altre di larga diffusione, ma tutte molto amate dai giovani, – CNC Media, Factanza, Skuola.net, Stampa Giovanile e Young Ambassadors Society – a discuterne alla Fondazione Emit Feltrinelli di Milano. Secondo Lorenzo Agostini, caporedattore di CNC Media, conosciuto da tutti come “quelli della papera gialla”, che è il loro simbolo, tutto sta nel «cercare di fare un’informazione leggera senza però risultare banale, superficiale, mantenere un tono leggero trattando però anche argomenti importanti».  Il percorso di Cnc parte nel 2015 quando Francesco Brocca fonda CNC Media, oggi una holding che contiene anche University Network, Eccellenza Italiana, Pillole di Economia. Ma all’inizio era solo un progetto universitario, «un gruppo su Facebook con meme con l’obiettivo di informare. L’idea era solo creare una community, non diventare un player importante nel settore dell’informazione digitale», precisa Agostini. Oggi Cnc media conta più di 1 milione di follower su Instagram, 750mila follower su Facebook, 40mila su Linkedin, 20mila su YouTube, 70mila su TikTok  e porta avanti anche progetti diversi, come un “Festival universitario” realizzato lo scorso maggio e «dedicato a chi è uscito dall’università e non sa bene cosa fare dopo».  Quello che fa anche Factanza, fondata nel 2019 da Bianca Arrighini e Livia Viganò che oggi conta un team di 20 persone quasi tutte under 35. «Arrighini e Viganò, classe 97, erano studentesse della Bocconi e si accorgono che sui media tradizionali non ritrovavano l’informazione che avrebbero voluto», spiega Alice Giusti, Head of content di Factanza. «Così hanno creato una pagina Instagram per parlare di tematiche vicine alle nuove generazioni. Nel 2020 sono arrivati i primi investitori. Così è diventata un’azienda, e oggi siamo una media company e abbiamo tanti altri canali: TikTok, Newsletter, Podcast, documentari. Oltre alla parte di eventi. Due settimane fa c’è stato l’ultimo, un Community Day in cui abbiamo anche premiato tutti i divulgatori che fanno informazioni sui social». Factanza è anche un Academy. «Un corso di informazione che unisce le varie anime, strutturato in moduli, per chiunque voglia imparare a comunicare in maniera efficace sui social».  La formazione è il cuore dell’attività della terza realtà ospite del Best Stage 2024: Stampa giovanile, una realtà giornalistica che esiste in quattro paesi, Brasile, Italia, Argentina e Colombia che forma giovani e adolescenti attraverso la produzione di contenuti di qualità.  Un progetto di Paolo Lima, giornalista e Ashoka Fellow brasiliano che da ormai molti anni vive e lavora a Trento. «Stampa giovanile nasce da un bisogno: io sono nato in una favela e, così come chi è nato in un quartiere come Scampia, ero invisibile. Così vent'anni fa ho creato Stampa giovanile per far uscire dall’invisibilità la voce dei ragazzi. Credo che comunicare sia un atto politico. E per combattere le fake news è importante investire sulla possibilità di questi ragazzi di raccontarsi. Noi cerchiamo di dargli una formazione così che abbiano degli strumenti, delle opportunità», racconta Lima. «Ogni anno facciamo un bando in ciascun paese e selezioniamo una ventina di ragazzi, facciamo dei corsi di formazione, ci sono dei tutor giornalisti che li seguono per sei mesi. I ragazzi raccontano il loro territorio, le loro tematiche, le loro emozioni. Ed è tutto diffuso sui nostri canali. Non ci interessa che diventino giornalisti: il nostro è un programma sociale, per promuovere un cambiamento sociale attraverso l’utilizzo di strumenti di comunicazione». Dal 2012 Stampa giovanile segue le conferenze Onu sul clima, portando più di cento ragazzi, trentini, in giro per il mondo – l’anno scorso sono stati a Dubai – a fare cronaca e reportage delle negoziazioni sul clima.  Tema caro ad Alberta Pelino, fondatrice nel 2011 di YAS, Young Ambassadors Society, che offre ai giovani l’opportunità di partecipare ai processi ufficiali di definizione delle politiche globali e avere un impatto. YAS è uno dei membri fondatori di Y20 e Y7, i gruppi ufficiali di coinvolgimento dei giovani dei vertici del G20 e G7. A diciannove anni all’università ho partecipato a un progetto in Canada: due settimane in cui ho scoperto la possibilità di lavorare insieme con altre ragazze su proposte politiche e dialogare con i policy maker locali. Essere a contatto con ragazze e ragazzi da tanti paesi diversi dal mondo mi ha cambiato prospettiva, ho capito cosa significa diversità culturale, inclusione. Ho capito che volevo fare altre esperienze di questo tipo e ho fondato la mia associazione». YAS crea e coordina gruppi di lavoro formati da giovani, che seguono i lavori delle riunioni del G7 e del G20 producendo proposta politica dei giovani: si chiamano infatti Y7 e Y20, dove la Y sta per “young". «All’ultimo G7 in Italia abbiamo coinvolto 500 ragazzi e ragazze per lavorare a policy su cambiamento climatico e sostenibilità, inclusione, equal opportunities, giustizia, Imprenditoria e Digital Innovation. Queste proposte sono state raccolte in un comunicato e presentate alla presidenza italiana del G7. Ora stiamo preparando la delegazione per il Brasile. Ma la ricchezza più grande per noi, come per Paolo di Stampa giovanile, è vedere tutti questi giovani seduti a un tavolo. Una realtà diversa dalla narrativa che viene raccontata, perché non è vero che ai giovani non interessa la politica. C’è tantissima voglia di partecipazione e attivismo», conclude Alberta Pelino.  Il momento della formazione è fondamentale anche per Skuola.net, fondata nel 2000 da Daniele Grassucci e Marco Sbardella, all’epoca ventenni, e che oggi non solo è una grande raccolta di contenuti informativi e materiale user generated per scuola e università ma anche un marketplace di appunti universitari e una piattaforma per le lezioni private. Oltre ad essere una testata giornalistica che racconta la quotidianità degli studenti.  «L’idea è nata dopo un compito di latino disastroso, quando Grassucci e Sbardella decidono di realizzare un sito Html per non trovarsi più impreparati ai compiti in classe, alle interrogazioni», spiega Massimo Maiorana, partner di Skuola.net. «L’idea è piaciuta a tutti i compagni di classe e sono diventati tutti content provider. Oggi copriamo scuole medie, università, master: abbiamo 3 milioni e 900 mila ragazzi iscritti alla piattaforma di scambio appunti, 8 milioni di utenti unici al mese. Da oltre dodici anni Skuola.net è anche una testata giornalistica: «Interroghiamo giornalmente i nostri utenti su tematiche sociali che li riguardano e abbiamo una testata che si occupa di orientamento, post-scolastico e post-universitario. E siamo arrivati ad essere circa 40 persone».  Ma i giovani, quindi, oggi sono disponibili più verso i temi leggeri, poco impegnativi che verso quelli complessi? E come si fa a riuscire ad attirarli anche su tematiche più complesse? Paolo Lima non ha dubbi: «Quando i ragazzi si raccontano o raccontano il loro territorio, lo fanno perché hanno piacere e così riescono anche a raggiungere altri coetanei perché usano il loro stesso linguaggio. Riescono a comunicare cose in forma molto più semplice ma, almeno nella mia esperienza, non in modo superficiale, approfondiscono anche».  È anche il linguaggio a fare la differenza: usare quello che usano i giovani può essere un modo per portarli a leggere un sito, seguire delle notizie. «I giovani hanno sia bisogno di contenuti seri che servono per la scuola, l’università, il futuro, sia di contenuti leggeri per alleggerire lo stress», osserva Massimo Maiorana. «Il segreto è scrivere contenuti che li interessano nel loro linguaggio».  «Il tema è come se ne parla e noi usiamo uno stile che unisce molto sia il contenuto, andando su studi, verificando, ma rendendolo poi fruibile» concorda Alice Giusti di Factanza «con un linguaggio informale anche grazie all’uso della grafica, che per noi importante tanto quanto il testo».  Fondamentale per Lorenzo Agosti è poi l’ascolto, «anche parlare per strada, agli eventi, per cercare di capire realmente le tematiche» che stanno a cuore ai giovani. E scoprire magari «che non è vero che ai giovani non interessa la politica. Ai giovani non interessano i politici». Alessia Cappello, assessora al lavoro del Comune di Milano, interviene durante  dibattito chiedendo cosa possa fare una pubblica amministrazione italiana per arrivare ai giovani se non ha «il canale, il budget di comunicazione, il rapporto diretto con i giovani», e quale sia la responsabilità verso i giovani nel creare contenuti per loro. «bisogna rivedere tutto il piano di comunicazione, e pensare come i cittadini stessi possono diventare produttori di comunicazione» suggerisce Paulo Lima. Per Massimo Maiorana «gli enti pubblici devono organizzarsi in termini di comunicazione strategica, con un dipartimento dedicato alla comunicazione»: insomma un po’ di budget e di risorse bisogna metterceli. Alice Giusti fa una riflessione sulla responsabilità, ponendo l’accento sull’importanza di verificare sempre le fonti e assicurarsi che i contenuti siano comprensibili. «E poi leggiamo tantissimo i feedback che ci arrivano. E quando ci sono, rettifichiamo gli errori». In chiusura Lorenzo Agostini sottolinea un altro aspetto della responsabilità, relativo al caso in cui i contenuti pubblicati non riscuotano i numeri aspettati. «La credibilità deve essere sopra i numeri. Noi verifichiamo le fonti, se poi un contenuto su un tema che crediamo debba essere divulgato in una certa maniera non fa i numeri aspettati, alla fine non ci interessa: perché sappiamo che rientra nel quadro di contenuti che vogliamo portare avanti con il nostro progetto».    Marianna Lepore

AwaRdS 2024, premiate le aziende più virtuose con i giovani: con la speranza che le best practice si diffondano

Ogni anno la Repubblica degli Stagisti conferisce, durante l’evento Best Stage, gli AwaRdS ad alcune delle aziende virtuose che hanno brillato per qualche aspetto delle loro policy durante l’anno precedente.  Quest’anno gli AwaRdS 2024 hanno visto molte conferme e alcune novità. Partendo come sempre dai numeri, pubblici e trasparenti come raramente avviene nel mercato del lavoro italiano. «Le aziende che fanno parte dell'RdS network ogni anno si mettono a nudo, dandoci i loro dati. Noi costruiamo sul nostro sito una sintetica narrazione delle condizioni di stage e di recruiting dei profili più giovani che queste aziende mettono in pratica, e in base a tali numeri assegniamo i nostri AwaRdS», spiega Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della Repubblica degli Stagisti e dell'associazione Journalism for Social Change.Il premio per il Miglior rimborso spese quest'anno è andato a Cefriel, che offre fin da subito 1.000 euro di rimborso spese mensile a tutti gli stagisti, senza alcuna differenza tra curriculari ed extracurriculari. «È il terzo anno di fila che riceviamo questo premio» ha spiegato Roberta Letorio, Chief Human Capital Officer, ricevendo il premio  [qui sopra nella foto con la collega Serena Gessi mentre riceve il premio da Eleonora Voltolina] : «Ci impegniamo perché i ragazzi possano iniziare un percorso partendo da un’educazione finanziaria e vedendo riconosciuto il loro contributo. In questo modo iniziano a costruire qualcosa». «Cefriel offriva già un rimborso spese generoso, ma da alcuni anni ha deciso di aggiungere 200-300 euro in più al mese, e senza alcuna distinzione sul tipo di tirocinio attivato» ha aggiunto Voltolina nel conferire l'AwaRdS. Quest’anno Cefriel fa la doppietta, ritirando anche l’AwaRdS per il miglior tasso di assunzione post stage, dato che ha superato il 90% di assunti sugli otto tirocini attivati nel 2023.  «Un premio che conferiamo solo alle aziende che assumono almeno il 90 per cento dei loro stagisti» specifica Voltolina: «E non consideriamo valide le assunzioni che durano meno di 12 mesi, perché non abbiamo simpatia per i contratti troppo precari». L’AwaRdS per il miglior tasso di assunzione è stato vinto anche da Mercer e Bip.  In Mercer, sul totale di 17 stage attivati nel 2023, di cui 4 curriculari, oltre il 90 per cento ha visto la trasformazione in contratto a tempo indeterminato. «Siamo una società di consulenza strategica in ambito HR, quindi come core business abbiamo proprio le persone, i nostri giovani» ha osservato Alice Losa, Talent Acquisition, Employer Branding & Internal Mobility in Mercer: «Saremmo un po’ ipocriti se non guardassimo prima di tutto alle nostre persone, e ci fa piacere che questo porti a risultati come questo premio».Tutti altri numeri ma medesimo risultato eclatante di occupazione per Bip, in cui nel 2023 sono stati attivati 290 stage, di cui 78 curricolari, anche in questo caso praticamente tutti poi assunti con contratto a tempo indeterminato.  A ritirare il premio il recruiter Carlo Gasparro accompagnato proprio da uno stagista, Giacomo Sangalli. «In quanto società di consulenza, per noi l’asset principale sono le persone. Lo stage è un investimento da ambo le parti: puntiamo tanto sui ragazzi e loro puntano su di noi. Perciò cerchiamo di ripagare questa fiducia facendo stage di tre mesi e poi un contratto a tempo indeterminato, che è quello tipico con cui assumiamo» ha raccontato Gasparro alla platea di Best Stage: «La fiducia che ci danno i giovani scegliendo noi tra tantissime aziende, la ripaghiamo dando subito il riconoscimento di un percorso che si spera sia di lungo periodo».  Anche per Bip si verifica la doppietta: l’azienda, infatti, non solo assume più del 90 per cento dei propri stagisti, ma brilla anche per il numero diretto di assunzioni senza nemmeno passare attraverso lo stage. Nel corso del 2023 ha assunto direttamente 432 under 30, quasi tutti a tempo indeterminato, su un organico totale di 3.275 persone in Italia (oltre 5.500 nel mondo). «Quando c’è già l’esperienza, viene riconosciuta: cerchiamo di valorizzarla il più possibile» ha chiarito Gasparro; come per esempio un candidato che abbia fatto un precedente stage in un’azienda diversa: «Per noi entra come entry level, da subito con il contratto a tempo indeterminato. L’obiettivo è valorizzare le persone e consentire loro dei piani a lungo termine, per costruirsi un futuro – senza aspettare un traguardo che troppo spesso in Italia può sembrare un miraggio».  Ad aggiudicarsi l’AwaRdS per il Miglior tasso di assunzione diretta dei giovani insieme a Bip ci sono anche Bene Assicurazioni e EY.  Con 18 assunzioni dirette di under 30 lo scorso anno, quasi tutte con contratto di apprendistato, su un organico di 151 persone, Bene Assicurazioni – che fa parte da due anni e mezzo del network RdS – si aggiudica questo premio per la prima volta. «Per noi questi premi sono uno stimolo per cercare di migliorarci su aspetti che prima non avevamo esaminato» è la considerazione di Martina Casa, People Management di Bene Assicurazioni [qui a fianco nella foto con Eleonora Voltolina] : «Abbiamo notato che il settore assicurativo nelle università non è così approfondito, e abbiamo cercato di sostituirci in qualche modo agli atenei creando dei corsi di formazione ad hoc di cinque settimane, che chiamiamo percorsi di Academy, tramite i quali formiamo neolaureati che poi inseriamo direttamente in azienda con un contratto di apprendistato. Per noi questo premio è un bellissimo risultato».  Quinto anno di fila per EY nell’aggiudicarsi il premio per il Miglior tasso di assunzione diretta, con ben 1.023 under 30 assunti direttamente nel 2023, tra cui 598 in apprendistato e 337 con contratto a tempo indeterminato, su un totale di 6.472 dipendenti. Nel ritirare il premio Eleonora Torre, Employer Branding and Employee Experience in EY [qui accanto nella foto con la collega Jessica Fossati], ha sottolineato quanto sia «importante oggi riuscire a dare questi numeri e parlare di partecipazione giovanile. Valorizzare queste aziende che, come noi, qui oggi cercano di “dare i numeri”, di fare investimenti sulla formazione e di assumere direttamente i giovani. Per noi questo è uno dei tasselli importanti che siamo felici di festeggiare».  Oltre al premio per il Miglior tasso di assunzione diretta, EY e Bene si aggiudicano anche l’AwaRdS Speciale Apprendistato, per l’utilizzo più frequente di questo tipo di contratto.  Nell'introdurre questo premio Eleonora Voltolina ha ricordato come già quindici anni fa, agli albori dell'attività della Repubblica degli Stagisti, nella Carta dei diritti dello Stagista «scrivemmo all’ultimo punto che non bisogna considerare solo lo stage come modalità e canale di formazione, ma anche il contratto di apprendistato». Questo premio va, quindi, a chi usa molto questa modalità di accesso al mondo del lavoro.Nel corso del 2023 EY ha assunto in apprendistato 1.006 giovani, di cui 598 direttamente e 408 a seguito di uno stage. «L’apprendistato ci piace molto per due motivi: perché coinvolge i giovani, e infatti il 57% delle nostre assunzioni riguarda persone che appartengono alla Generazione Z»  ha osservato Jessica Fossati, EY del team Talent Attraction and Acquisition, ritirando il premio, «e perché ci permette di formare ancora, quindi di andare incontro all’esigenza dei giovani di formarsi ulteriormente durante il periodo di lavoro e di sviluppare e aggiornare sempre più le competenze per essere al passo con l’innovazione e le nuove tecnologie». Bene Assicurazioni ha effettuato quasi tutte le sue assunzioni post stage con questa modalità di contratto; e inoltre ben 15 delle già citate 18 assunzioni dirette di under 30 sono avvenute proprio tramite l'apprendistato. Ad aggiudicarsi quest'anno il premio dedicato all'apprendistato sono anche Spindox e Marsh. Spindox nel 2023 ha usato l'apprendistato in nove su dieci delle sue assunzioni post stage (un ragguardevole 72%). Non solo, ben 76 delle 111 assunzioni dirette di giovani sono avvenute proprio con questa modalità contrattuale. Numeri che rendono fiero Paolo Costa, co-founder e presidente del gruppo.  Altra azienda vincitrice per l’AwaRdS Speciale Apprendistato è Marsh, che nel 2023 ha attivato 77 stage, con l’81 per cento di questi poi assunti praticamente tutti con un contratto di apprendistato. Non solo, delle 54 assunzioni dirette di giovani ben 35 sono avvenute tramite apprendistato. «Volevamo ricevere questo premio già l’anno scorso e finalmente siamo riusciti ad averlo!» ha detto ridendo Beatrice Caputo, Talent Acquisition, Employer Branding & Internal Mobility per Marsh: [qui accanto al momento del ritiro del premio]:«Questo AwaRdS va a identificare la nostra cultura aziendale, orientata al merito e al riconoscimento dei ragazzi. Noi operiamo in un settore particolare, quello del brokeraggio e della consulenza sul rischio, e proprio grazie all’apprendistato riusciamo a dare competenze e una formazione non soltanto tecnica, ma proprio trasversale. Ad ogni ragazzo è dedicata una learning experience con delle job rotation per cercare di trasformarli in quelli che sono i professionisti nel nostro futuro».  Oltre ai premi, anche tre menzioni speciali: la prima a Kirey Group  (system integrator che accompagna le aziende nel percorso di evoluzione tecnologica, e una delle più recenti new entry nel network delle aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti) per l’apprendistato, visto che tutte le sue sette assunzioni post stage del 2023 sono avvenute con questo contratto; a Bene Assicurazioni per l’assunzione post stage (in Bene l’86% dei sedici stagisti accolti lo scorso anno è stato poi contrattualizzato); e a Spindox per le assunzioni dirette senza il passaggio intermedio dello stage: 111 l'anno scorso su un totale di 1.160 dipendenti.  Per Spindox c'è stato anche un AwaRdS speciale, quello che ha festeggiato i dieci anni di cammino accanto alla Repubblica degli Stagisti, nell'ottica di costruire un mondo del lavoro più giusto, investire nello stage e valorizzare i giovani. Nel ritirare la targa il presidente Paolo Costa ha ringraziato Eleonora Voltolina [qui accanto i due insieme al momento della premiazione] per il lavoro che quotidianamente compie con la Repubblica degli Stagisti «spronandoci e ricordandoci sempre l’importanza di alcune cose che poi anche le aziende virtuose, nel day by day, talvolta si dimenticano di fare». Ma queste aziende se ne ricordano molto bene, delle cose importanti: e assicurano ai giovani condizioni ben migliori della media per fare i primi passi nel mondo del lavoro. Con l'auspicio che le best practice si diffondano sempre di più.Marianna Lepore

L'informazione rende i giovani più forti: l'evento annuale della Repubblica degli Stagisti il 26 giugno a Milano

I giovani non si interessano. I giovani non si informano. I giovani sono superficiali, menefreghisti. Diciamolo, un po’ scemi. Quanti luoghi comuni dietro queste frasi che molti pensano raccontino davvero i giovani di oggi! I giovani italiani sono pochi, questa è la cosa vera, perché da quasi vent'anni il numero di nuovi nati decresce anno dopo anno, e dopo 13-14 anni, ecco che quei nuovi nati diventano la "coorte" degli adolescenti, la nuova generazione, a un certo punto anche i "maturandi", e poi magari gli studenti di istituti di formazione e università. Ma no, non sono menefreghisti; e tantomeno scemi.La voglia di informarsi, di conoscere, di impegnarsi c’è oggi come ieri. In altri modi, con altri codici, su altre piattaforme: ma c’è. Per scoprire il mondo dell’informazione dei giovani, però, bisogna aprirsi e andare a scoprire realtà diverse dal giornalismo tradizionale, a volte ibride, che spesso hanno inventato nuovi modi di veicolare contenuti, e quasi sempre accompagnano queste attività ad altre, più dedicate al mondo imprenditoriale.L'evento annuale della Repubblica degli Stagisti, Best Stage 2024, che si terrà mercoledì 26 giugno alle 15 a Milano presso la Fondazione Emit Feltrinelli (l'ingresso è libero fino a esaurimento posti, qui il link per pre-accreditarsi) grazie all'ospitalità della segretaria generale della Fondazione, Paola Suardi, e con  il patrocinio del Comune di Milano e il supporto di Nestlé, una delle aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti fin dal lontano 2009 (l'anno della sua fondazione!), quest'anno è dedicato proprio a questo: all'importanza che ha l'informazione per i giovani. Presenteremo al pubblico la nuova "casa" della Repubblica degli Stagisti, l'associazione non profit Journalism for Social Change, che oggi gestisce sia le attività di RdS sia quelle dell'altro progetto creato di recente da Eleonora Voltolina rispetto alla natalità, The Why Wait Agenda.Temi completamente diversi, ma stessa filosofia di fondo: che il giornalismo possa essere usato come leva per rendere più consapevoli i cittadini, dare loro strumenti per poter fare scelte più libere, e nello stesso formulare proposte e chiamare i decisori, i policy-makers e decision-makers, ad agire per migliorare (e sperabilmente risolvere!) i problemi sociali del nostro tempo.Parleremo durante Best Stage di quanto avere accesso a contenuti di qualità possa fare la differenza e rendere più forti le nuove generazioni nel momento di passaggio dalla formazione al lavoro, e in generale al mondo adulto. Quanto oggi i canali per "leggere" il mondo siano cambiati. Ci sintonizzeremo con alcuni dei nuovi canali di informazione, con una piccola e importante selezione di queste realtà, dando voce a iniziative come CNC Media, Factanza, Skuola.net, Stampa Giovanile, e raccontando le esperienze del podcast Fardelli d'Italia dell'Espresso e della Young Ambassadors Society.Realtà diverse tra loro, con un minimo comune denominatore di capitale importanza: mettere i giovani al centro. CNC Media – che sta per Cose Non Cose – nasce nel 2015 come progetto universitario grazie a un'idea del founder Francesco Brocca: utilizzare il meme come strumento di satira informativa. CNC sono "quelli della papera gialla": credono «nell’importanza di raccontare i fatti senza vincoli, avendo come riferimento un pubblico giovane e in continuo movimento sui social network» e nella «informazione aperta alle tematiche giovanili e veicolata attraverso un linguaggio diretto, finalizzata ad aiutare i giovani a capire l’attualità». Con risultati eclatanti sui social network.Obiettivo e risultati social simili, stile molto diverso per Factanza, fondato nel 2019 dalle giovani Bianca Arrighini e Livia Viganò per «raccontare l'attualità e i temi che contano alle nuove generazioni» sui social, rendendoli «più freschi, accessibili e adatti». Factanza ha due claim: “L’informazione che crea (in)dipendenza” e “ti spieghiamo il mondo in 15 secondi”.Skuola.net è la "sorella maggiore" di questi progetti, essendo stata fondata ormai quasi un quarto di secolo fa, nel 2000, da Daniele Grassucci e Marco Sbardella. Oggi è il "media edtech" più utilizzato in Italia - non solo una grande raccolta di contenuti informativi e materiale user generated per scuola e università, ma anche marketplace di appunti universitari e una piattaforma per le lezioni private. Ma sopratutto una testata giornalistica che conosce e racconta la quotidianità degli studenti.Stampa Giovanile è stata invece creata nel 2005 in Brasile durante il Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre, dall'Ashoka Fellow Paulo Lima e oggi è presente in quattro Paesi (Brasile, Italia, Argentina e Colombia) e lavora in quattro lingue (italiano, spagnolo, portoghese e inglese). Ha realizzato oltre 50 coperture giornalistiche nell'ambito della sua filosofia di "educomunicazione", offrendo opportunità di formazione continua per giovani e adolescenti. A Best Stage avremo il suo fondatore, il giornalista e imprenditore sociale Paulo Lima.A Best Stage 2024 racconteremo anche l'esperienza di Ivana Calabrese, che è stata ambasciatrice italiana dell’Anno Europeo dei Giovani, fondatrice della web radio “YouthVox” e tra i 25 Giovani Changemaker dell'iniziativa GenC di Ashoka. Per L'Espresso ha curato l'anno scorso il podcast "Fardelli d'Italia" proprio per raccontare lo spaccato del mondo giovanile - spesso, ahinoi, poco valorizzato dall'ecosistema italiano, con le nuove generazioni considerate più un fardello, appunto, che non una miniera di risorse.E raccoglieremo anche la voce di Alberta Pelino, fondatrice nel 2011 di YAS, la Young Ambassadors Society, per offrire ai giovani l'opportunità di partecipare ai processi ufficiali di definizione delle politiche globali e avere un impatto. YAS è uno dei membri fondatori di Y20 e Y7, i gruppi ufficiali di coinvolgimento dei giovani dei vertici del G20 e del G7; è responsabile di questi gruppi per l'Italia in collaborazione con la Presidenza italiana e il ministero degli Esteri; in occasione del G7 Italia di poche settimane fa, YAS è stata presidente di Y7 Italia.Best Stage è anche l'occasione per parlare delle aziende virtuose che fanno parte del nostro RdS network e per assegnare gli AwaRdS 2024 a quelle fra loro che hanno "brillato" per qualche aspetto delle loro policy 2023 a favore dei giovani: premieremo il miglior rimborso spese, il miglior tasso di assunzione post stage, la miglior performance assunzione dirette di giovani, il miglior utilizzo del contratto di apprendistato, e daremo anche un premio speciale a un'azienda che proprio nel 2024 festeggia dieci anni di percorso al nostro fianco, sostenendo le attività della Repubblica degli Stagisti attraverso la partecipazione all'RdS networkCome accennato, l'evento Best Stage della Repubblica degli Stagisti anche quest'anno ha ottenuto il patrocinio del Comune di Milano e vedrà la partecipazione di Alessia Cappello, da due anni assessora allo Sviluppo economico e politiche per il lavoro del Comune di Milano e molto attenta alle politiche di coinvolgimento ed empowerment non solo dei giovani milanesi ma anche dei tanti che a Milano arrivano da altrove per studiare o cercare lavoro.Vi aspettiamo allora mercoledì 26 giugno alla Fondazione Emit Feltrinelli per parlare di questi temi così importanti, avviare dialoghi e confronti.  

Il nuovo ccnl promuove l'apprendistato: ma gli studi professionali rinunceranno ai tirocinanti gratis?

Una vacatio contrattuale lunga sei anni, ma alla fine a metà marzo è stato approvato il rinnovo del contratto collettivo degli studi professionali. Un aggiornamento che mira a rinnovare gli studi professionali e aiutarli a trovare personale dipendente da assumere, cercando tra le altre cose di favorire l’ingresso attraverso l’apprendistato per il praticantato, disciplinandolo. Ma ora bisognerà attuarlo attraverso i protocolli con i singoli ordini professionali.Secondo l’ottavo Rapporto sulle libere professioni dell’Osservatorio di Confprofessioni, in Italia «nel 2022 poco più di 53mila liberi professionisti hanno gettato la spugna. Dopo oltre dieci anni di crescita continua, interrotta solo dalla pandemia, si ferma la corsa dei liberi professionisti in Italia», con un calo di quasi il quattro per cento rispetto al 2021. In questo contesto negativo si ridisegna, però, la configurazione degli studi, con un aumento di quelli con dipendenti.Gli articoli del nuovo contratto dedicati all’apprendistato sono il 29, 30 e 31: il primo riguarda l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, destinato ai giovani dai 15 ai 25 anni il cui scopo è appunto l’acquisizione di un titolo di studio attraverso la formazione. Apprendistato che può durare fino a un massimo di tre o quattro anni e, una volta conseguito il diploma, può anche essere trasformato in apprendistato professionalizzante.Di primo acchito quando si pensa a un giovane apprendista in uno studio professionale si fa fatica a figurarsi un minorenne: si pensa più facilmente a figure come avvocati, commercialisti, architetti, per le quali è necessaria una laurea. In realtà però l'apprendistato può essere utilizzato «per molte tipologie di figure che sono di tipo ancillare e di aiuto al professionista, quindi tutte quelle che collaborano attivamente all’interno del processo di studio», spiega alla Repubblica degli Stagisti Andrea Zoppo dell’Ufficio studi di Confprofessioni: «Per esempio, gli assistenti di studio odontoiatrico, che possono effettuare un apprendistato di primo livello, o gli assistenti di studio medico di famiglia, ma anche i collaboratori all’interno degli studi dei consulenti del lavoro. È una tipologia di strumento che si adatta bene a tutte quelle figure che collaborano e coadiuvano il professionista all’interno dello studio». Sicuramente questo tipo di apprendistato è molto meno usato in Italia rispetto ad altri Paesi, come la Svizzera o la Germania, che vantano una lunga tradizione di apprendistati svolti da minorenni. Zoppo ricorda però che il lavoro minorile è già esistente e disciplinato in Italia, con una sua normativa: «Certamente in altri contesti all'estero c’è una cultura che ruota proprio intorno all’apprendistato per i minorenni: in Italia meno, ma anche da noi si sta diffondendo. La maggiore differenza, forse, è che qui è visto più come uno strumento per le aziende che come un metodo di trasmissione di insegnamenti e di formazione». Non sono necessarie, però, nuove regole per implementarlo: esistono già, e sono quelle relative al lavoro destinato ai giovani a partire dai 16 anni.All’articolo 30 del nuovo contratto si disciplina, invece, l’apprendistato professionalizzante, che è finalizzato al conseguimento di una qualifica professionale ai fini contrattuali e destinato ai giovani tra i 18 e i 29 anni. Questo apprendistato può durare fino a un massimo di 36 mesi.Gli articoli 31 e 32 sono invece destinati all’apprendistato di alta formazione e ricerca e a quello per l’accesso alle professioni ordinistiche. Entrambi hanno una durata definita in base al percorso per l’acquisizione del titolo di studio universitario o di alta formazione, dottorato, o al periodo di praticantato previsto dai singoli ordini.  Per il primo tipo nel nuovo ccnl si precisa che le parti firmatarie «manifestano la propria disponibilità ad eventuali sperimentazioni che il ministero del Lavoro, le università, le altre istituzioni formative o le singole Regioni intendano promuovere nell’ambito dell’apprendistato in percorsi di alta formazione e ricerca». In pratica bisognerà vedere se ora il ministero o le regioni decideranno di approfittare del nuovo contratto per firmare accordi che incentivino l’uso dell’apprendistato di terzo livello. Destinatari sono i giovani tra i 18 e i 29 anni in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore, o professionale.Altro nodo centrale aggiornato nel nuovo contratto è l’apprendistato per il praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche, disciplinato all’articolo 32, che «deve essere obbligatoriamente svolto presso un professionista abilitato secondo la disciplina del rispettivo Ordine o collegio prima di essere ammessi a sostenere gli esami di abilitazione all’esercizio della professione». Come la Repubblica degli Stagisti aveva già svelato in un lungo approfondimento lo scorso anno, questo tipo di apprendistato esiste da molti anni ma è pressoché inutilizzato: nel 2021 ha coinvolto circa un centinaio di apprendisti, forse addirittura meno, in tutta Italia. E soprattutto è quello su cui si hanno meno dati certi. «Il censimento sul numero di apprendisti negli studi professionali viene fatto ogni anno da Inapp e una parte cospicua è rappresentata dagli apprendisti di tipo professionalizzante, di secondo livello» spiega Zoppo: «Fare una scomposizione ulteriore per il terzo livello per vedere quanti sono i praticanti è più complicato, è un dato che non è mai stato censito». Il dato in realtà in qualche modo esiste ed è registrato dall’Inps, ma non è di facile reperibilità: «Attraverso le nostre associazioni territoriali abbiamo contezza di quello che succede ma c’è una certa difficoltà pratica nel reperire i numeri».L’allarme l’aveva lanciato due anni fa anche il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, sottolineando che l’apprendistato per l’accesso alla professione dovesse essere maggiormente utilizzato e per questo fosse necessario snellire le procedure burocratiche per renderlo davvero efficace. Problematica che non riguarda i primi due tipi di apprendistato – per i quali tutto sommato c’è una tipologia di assunzione «abbastanza snella», osserva Zoppo – quanto quello di terzo livello per il praticantato. «In questo caso giocano un ruolo fondamentale altri soggetti, come le Regioni o gli ordini professionali che non sempre sono a favore del suo utilizzo».La motivazione è presto detta: avere un giovane praticante all’interno dello studio con un vero contratto di lavoro come quello per l’apprendistato significa assumere un dipendente, con un contratto firmato una vera e propria retribuzione, dei contributi. Una situazione completamente diversa dal classico tirocinante che fa il suo percorso per l’accesso alla professione regolamentata, nei confronti del quale il titolare dello studio non ha dei veri obblighi. «Come Confederazione la nostra idea è stata quella di dare nuova linfa allo strumento che non veniva normato da parecchio tempo e renderlo più agevole per poterne ampliare la diffusione, dargli una spinta ulteriore».Saranno ora i protocolli con i singoli ordini professionali a mettere a terra questi principi. Gli avvocati, per esempio, per loro principio fondante non possono svolgere la professione come dipendenti: quindi non possono assumere o essere assunti, in qualità di avvocati, con contratti subordinati. Al punto che, se un avvocato accetta una proposta di lavoro nell'ufficio legale di un'azienda, deve disiscriversi dall'Ordine degli avvocati. Ma la caratteristica tipica dell’apprendistato è proprio di essere un contratto di lavoro di tipologia subordinata: e al termine della fase formativa, se le parti non recedono il rapporto, questo prosegue in automatico a tempo indeterminato. Come si fa allora?Zoppo osserva che «astrattamente anche per un avvocato sarebbe possibile, se permesso dal Consiglio dell’ordine degli avvocati di riferimento della provincia o della regione», procedere all’assunzione di praticanti con un contratto di apprendistato, perché questi praticanti  ancora non sono avvocati a tutti gli effetti, in quanto non ancora iscritti all’Albo. Secondo Zoppo ci sono già casi di questo tipo negli studi legali italiani: «non è raro».  Anche perché «questo tipo di apprendistato per il praticantato è finalizzato appunto all’abilitazione professionale: una volta ottenuta, il contratto si scioglie e si prosegue l’attività lavorativa libero professionale indipendentemente dal contratto di riferimento».L’obiettivo del nuovo contratto è anche quello di promuovere un incremento di nuovi apprendisti; ma tra «l’idea e la pianificazione iniziale e quello che poi si realizzerà» non c’è una certezza di rapporto – motivo per cui Zoppo dice che sarà necessario monitorare l’andamento. «Abbiamo cercato di introdurre lo strumento e ora vedremo come reagisce il settore, non abbiamo però fatto previsioni su chi potrà trarne maggiori vantaggi, perché potrebbero essere un po’ tutte le aree: da quella legale a quella tecnica, economica, amministrativa, sanitaria. Tutte le professioni possono trarre vantaggio».Ora bisognerà aspettare il prossimo rapporto annuale sull’apprendistato di Inapp per vedere almeno a prima vista se i numeri saranno cresciuti anche se sempre col problema della scissione dei numeri non contemplata per il terzo livello che include l’alta formazione e ricerca e quindi l’apprendistato per il conseguimento di master, lauree, dottorati o praticantato, facendo di tutto un unico calderone.Ma un’analisi di questo tipo interesserebbe anche la stessa Confprofessioni. «Vedremo in futuro quali mosse prendere per avere maggiore contezza di quello che accade», spiega Zoppo, precisando comunque che nell’immediato non è stato ancora pianificato nulla    Marianna Lepore

Al voto per il Parlamento europeo, le istanze dei giovani e l'appello: andate a votare

Pochissimi giorni al voto per il Parlamento europeo, e il vero nodo è la partecipazione dei giovani a queste elezioni. Il Parlamento da mesi ormai cerca di attirare le nuove generazioni per convincerle a esprimersi: «Usa il tuo voto o altri decideranno al tuo posto» è lo slogan di un video in cui persone anziane spiegano ai ventenni di oggi perché «non bisogna mai dare per scontata la democrazia ma sostenerla» e ricordarsi che anche se si è nati in tempi di pace e democrazia «la si può perdere». Votare è dunque importante e per farlo bisogna sapere cosa i candidati si sono impegnati a fare. La Repubblica degli Stagisti ha deciso di fare un focus su alcuni candidati che ancora non sono mai stati europarlamentari e promettono di puntare sulle istanze dei giovani. Luca Pietro Ungaro, 31 anni, creatore di Culturit e oggi Head of Development di Barnes International Realty Italia si candida per la lista Nos nella circoscrizione Centro. «Sono dieci anni che faccio parte del mondo dell’associazionismo, sono sempre stato favorevole alla politica ma mai iscritto a un partito. Poi ho visto questo strumento appena nato, NOS, che avvicina le nuove generazioni in modo divulgativo e responsabilizza la classe politica con l’utilizzo dei dati», spiega alla Repubblica degli Stagisti.Nos nasce a Napoli nell’ottobre scorso, ad opera di Alessandro Tommasi, fondatore ed ex Ceo di Will media, realtà nata e cresciuta rapidamente con l’intento di democratizzare l’accesso a una informazione di qualità sui canali social, e oggi a sua volta candidato nella circoscrizione Nord Ovest. «Era importantissimo esserci a queste elezioni europee», spiega Ungaro, «perché la maggior parte dei problemi si risolve proprio a livello europeo». Nos ha fatto un accordo con Azione per inserire alcuni suoi candidati nella lista «Siamo europei» in cui oltre ad Azione sono presenti altri otto tra partiti e movimenti politici. A livello programmatico, Nos suddivide la realtà in quattro piani inclinati: demografico, climatico, tecnologico ed economico. «Noi siamo una sfera che sta rotolando giù sempre più rapidamente: il nostro obiettivo è raddrizzare questi piani, e il focus personale della mia candidatura è legato al tema del lavoro accessibile: neet, immigrati, donne, che spesso rinunciano al lavoro per occuparsi dei figli».Per Ungaro un ruolo importante lo può giocare l’associazionismo. «L’università può essere quel luogo protetto dove dare occasioni agli studenti. Partiamo dai dati: nei 62 atenei italiani non ci sono spazi dedicati: alla Sapienza c’è uno scantinato e sette associazioni su 131mila studenti. Non esistono fondi regolari, per esempio alla Federico II sono più di cinque anni che ben 2 milioni di euro restano bloccati. E non c’è una promozione, con giornate dedicate a presentare le associazioni agli studenti. Strutturandole e dando loro spazi, fondi e una promozione non si aiuterebbero solo le associazioni studentesche, ma si aumenterebbe il senso civico, l’aggregazione tra le persone. Una ricerca Linkedin mostra che il 94 per cento delle aziende ha più interesse a selezionare chi proviene da associazioni perché più preparati al mondo del lavoro». La missione è quella di creare spazi accessibili a tutte le associazioni.Ungaro punta molto anche sul tema del contrasto agli stage gratuiti, prendendo idealmente il testimone dal fratello maggiore Massimo, deputato al Parlamento italiano nella scorsa legislatura: «Abbiamo diversi strumenti per il passaggio tra la scuola e la formazione: uno è il tirocinio curriculare che non prevede un rimborso spese minimo e non è tracciato, dato che questi stage non necessitano della comunicazione obbligatoria. Iniziamo a strutturare quello che esiste. E poi rafforziamo e promuoviamo i contratti di apprendistato. Ci sono passato e posso testimoniare che è un’ottima cosa per l’apprendista e per il datore di lavoro. Infine, penso che bisognerebbe investire sulla transizione scuola lavoro con un orientamento che mostri i vantaggi dell’iscrizione agli Its, con una domanda effettiva da parte delle aziende di diplomati di questo tipo».Ungaro si dice convinto della necessità di abolire i tirocini gratuiti anche se Nos, il suo partito, rientra nella lista Siamo Europei – Azione guidata da Carlo Calenda. Ed era stato proprio Azione, nel 2022, a votare contro un emendamento presentato al Parlamento europeo per mettere al bando i tirocini gratuiti. «Appartenere a una lista non vuol dire che devi pensarla al 100 per cento allo stesso modo. In una situazione simile voterei sicuramente a favore» assicura Ungaro, che chiaramente appoggia la proposta di direttiva e di raccomandazione presentata dal Commissario all’occupazione e politiche sociali Nicolas Schmit per mettere al bando gli stage privi di qualità formativa e indennità. E se eletto, promette che proprio da lì ripartirà. Sui giovani che non si sentono motivati dall’andare a votare dice: «C’è un motivo se non si interessano: la politica non è spiegata in modo accessibile, è complessa. Poi c’è la responsabilizzazione della politica che punta su slogan come “Più o meno Europa” senza pensare ai numeri. Nos vuole scegliere le priorità in base ai dati. E ai delusi che non votano offriamo un’informazione. Forniamo qualcosa di valore, sul nostro canale abbiamo quasi 80mila followers, facciamo tantissimi incontri e fino ad oggi la gran parte di chi ha partecipato era gente che non aveva mai toccato la politica. C’è bisogno di formarsi e dare nozioni accessibili a tutti». «Tendenzialmente i più giovani vanno poco a votare e finiscono per non scegliere chi poi prenderà le decisioni proprio sulla loro vita» aggiunge Giuditta Pini, del Partito democratico, che dei loro temi si è fatta portavoce: «Perciò è importante che vadano a votare: perché altrimenti, banalmente, le scelte sul loro futuro verranno sempre prese da qualcuno che non hanno nemmeno provato a scegliere».Impegnata in politica dal 2001, nel 2008 Pini si iscrive al Partito democratico e nel 2013, a ventinove anni, è eletta in Parlamento dove resta fino al 2022 occupandosi principalmente di lavoro, immigrazione e questioni di genere. Ha una sua peculiare modalità di comunicazione sui social, in cui propone video che spiegano in modo semplice i meccanismi di funzionamento della politica che le sono valsi quasi 50mila follower su Instagram e un podcast, “Chiedi alla Pini – la politica come non l’avete mai sentita” , con cui  nell’ultimo anno e mezzo ha accompagnato ogni settimana il suo pubblico di sostenitori e simpatizzanti.In queste elezioni europee, dove è candidata nella circoscrizione Nord orientale, ha costruito la sua campagna elettorale sulle “sue” tematiche come il diritto a un lavoro dignitoso, «Abbiamo bisogno di politiche che favoriscano la crescita economica e la giustizia sociale per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici». Crede nella necessità di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e sostiene l’introduzione di un salario minimo a livello europeo. Già alla Camera si era battuta per un congedo di paternità di quattro mesi obbligatorio, retribuito per tutti e continua a credere in questa battaglia da riprendere e portare in Europa, – non a caso, ha anche sottoscritto il Pledge di The Why Wait Agenda che tra i suoi punti ha anche quello dei congedi paritari. Un altro punto che sta a cuore a Giuditta Pini è infine il diritto alla disconnessione, ovvero la non reperibilità fuori dall’orario di lavoro, e sul diritto alla casa, con la necessità di un piano nazionale.Scendendo più a sud, per la Circoscrizione Isole, Cinzia Pilo è candidata per il Movimento 5 Stelle. Manager sarda, laurea in Economia e Commercio nel 1999, madre di due figli, è convinta sostenitrice del salario minimo come misura di dignità, perché «Non possiamo avere lavoratori pagati sotto la soglia di povertà». Dopo la laurea in Sardegna è andata all’estero: «Penso sia importante per tutti i ragazzi un’esperienza del genere. Avere la possibilità di scegliere se restare o partire e poter tornare». L’Europa che vorrebbe è quella in cui l’uguaglianza è implementata ovunque, c’è libero accesso all’istruzione e i diritti sono garantiti a tutti.In linea generale quasi tutti i partiti dedicano spazio alle istanze dei giovani, diversificandosi nei vari settori. Partito democratico e Verdi e Sinistra concordano sul vietare ogni forma di stage gratuito. I democratici sono anche favorevoli a una direttiva sul salario minimo, posizione condivisa dal Movimento 5 stelle che preme per l’adozione di una soglia minima stabilita per legge sotto la quale non poter scendere. Verdi e sinistra ha tra i suoi obiettivi una direttiva quadro per un reddito minimo europeo e vuole aumentare le borse di studio europee per la mobilità degli studenti, apprendisti e lavoratori. Una posizione condivisa anche da Forza Italia, Azione e M5S, tutti favorevoli a un Erasmus plus accessibile a tutti con più risorse.Se il Pd vorrebbe rafforzare e rendere permanente il piano Next Generation EU, Forza Italia ha in programma di favorire la mobilità del lavoro con il lasciapassare europeo e Stati Uniti d’Europa punta a un mercato del lavoro unico. Fratelli d’Italia vuole promuovere l’occupazione e l’imprenditoria femminile e incentivare quella giovanile oltre a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, Stati Uniti d’Europa pianifica politiche per promuovere l’imprenditoria giovanile, con accesso a investimenti pubblici europei per le start up mentre Azione è convinta della necessità di finanziamenti europei per la formazione permanente dei lavoratori e di un sussidio di disoccupazione europeo. Il Movimento 5 stelle vorrebbe ridurre il lavoro precario e chiede una direttiva per un reddito di cittadinanza europeo per stabilire i criteri dei redditi minimi per ciascuno Stato. Forza Italia ha in programma una direttiva sulla settimana corta per avere un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata e favorire la mobilitazione dei risparmi dei privati per contrastare la disoccupazione giovanile e femminile. Verdi e sinistra vogliono porre fine al lavoro precario garantendo contratti a tempo pieno e indeterminato e chiedono il diritto alla disconnessione per il telelavoro. Di natalità parla Forza Italia, chiedendo più risorse per la maternità, e il Partito democratico che vuole un congedo paritario tra i genitori: 5 mesi pienamente retribuiti.Fin qui le proposte: resta, però, un po’ di amaro in bocca. Se i partiti in maniera più o meno trasversale cercano di attirare i giovani con tematiche più o meno interessanti, l’età media dei candidati non è certamente giovane, con meno di un candidato su 10 che è under 35. Si poteva certamente fare di più. L’importante ora è entrare nel segreto dell’urna ed esprimere il proprio voto. Per plasmare il futuro della democrazia europea ed eleggere chi nei prossimi cinque anni prenderà le scelte che riguarderanno le nostre vite.Marianna LeporeFoto di apertura: di Parlamento europeo