Nel gran caos che ha caratterizzato i primi giorni di entrata in vigore delle ordinanze che hanno prima caldeggiato, poi imposto il lavoro da remoto – il cosiddetto lavoro agile, o Smart Working – per tutte le attività per cui fosse possibile, una situazione particolare da gestire è stata quella dei tirocini. Perché gli stagisti non sono lavoratori: non sono dipendenti né collaboratori, ma svolgono una attività formativa “on the job” all'interno di uffici, negozi, fabbriche.
Se per chi lavora l’opzione “lavoro agile” – formalmente, «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro» – ha senso, in condizioni normali fare uno stage da casa propria non ne ha molto. Si impara con gli occhi, si impara guardando, si impara facendo domande, si impara sotto la supervisione del proprio tutor: tutte cose che non si possono fare da remoto.
Ma l’emergenza Coronavirus ha cambiato tutte le carte in tavola, ed è stato subito chiaro che piuttosto che sospendere tutti gli stage, l’idea di trasformarli in smart working – o, con il nostro neologismo, “smart-internshipping” – era nettamente migliore. Perché avrebbe garantito una certa continuità nell’esperienza formativa, e permesso agli stagisti di continuare a ricevere l’indennità mensile.
Non in tutta Italia, però, la situazione è la stessa. Le università hanno preso scelte diverse per i tirocini curricolari, così come le Regioni per quelli extracurricolari: sul territorio della Regione Lombardia per esempio è espressamente prevista la possibilità di proseguire gli stage da remoto, mentre una comunicazione della Direzione Istruzione e Formazione della Giunta regionale della Toscana, datata 10 marzo e firmata dal direttore Paolo Baldi, con oggetto “Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus Covid-2019" in materia di formazione professionale” prescrive che debbano essere sospese tutte «le attività didattiche individuali, compresi gli stage e i tirocini extracurricolari».
«I tirocini attivi in questo momento in Spindox sono ventuno, tutti extracurricolari» racconta alla Repubblica degli Stagisti Paolo Costa, cofounder di Spindox, società di consulenza informatica che fa parte dell’RdS network dal 2014. Nessuno è stato sospeso: gli stagisti sono stati messi all’opera da remoto, così come i dipendenti: «Abbiamo creato connessioni dirette verso i sistemi dei clienti e spazi di collaborazione virtuale. Sappiamo di essere privilegiati, perché abbiamo una certa consuetudine con questo tipo di cose e perché lavoriamo sull’immateriale. Immagino che per altre aziende tutto questo sia molto più difficile, o addirittura impossibile».
Numeri decisamente diversi ma stessa attenzione anche in Sic, piccola società di consulenza tra le prime aziende ad aderire, ormai undici anni fa, all’RdS network. Al momento Sic ospita un solo stagista, un 22enne perito informatico che vive a Usmate Velate e che sta facendo un tirocinio semestrale, iniziato a novembre 2019: «Da lunedì 9 marzo e fino al 3 aprile lavorerà in modalità smart working» spiega Fiammetta Magugliani, responsabile dell’amministrazione e del personale. Unica differenza, «in questo periodo la copertura Inail sarà a carico nostro e non dell’ente promotore». Per cambiare la modalità di stage c’è stato bisogno di fare una comunicazione «tramite portale di Jobfarm-Actl», il soggetto promotore utilizzato da Sic per l’attivazione «scaricando il modulo “Trasferta” e indicando il nome dello stagista, il nome del tutor e l’indirizzo di casa».
In Danone, altra azienda che fa parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti da quasi un decennio, gli stage al momento attivi sono ventiquattro, di cui tre curricolari, tutti in Lombardia dove ha sede l’headquarter. «Abbiamo contattato il nostro ente promotore per avere delucidazioni in merito alla gestione degli stage e abbiamo ricevuto la conferma che in seguito alle disposizioni regionali lo smart working poteva essere esteso anche ai ragazzi in stage» dice Sonia Malaspina, HR Director South Europe Danone Specialized Nutrition di Danone: «Come nel caso del welfare aziendale, che abbiamo esteso a partire da luglio a tutti i nostri ragazzi in stage, anche in questa particolare situazione di emergenza ciò che ci ha guidato è stato l’inclusione degli stagisti in tutte le iniziative e l’assicurare loro lo stesso trattamento», spiegando che l’unico accertamento è stato, sia per gli stagisti sia per i dipendenti, quello relativo alla sicurezza sul lavoro. «La gestione dello stage in modalità “smart” ci ha permesso di continuare a riconoscere l’indennità di partecipazione mensile» aggiunge «nonché il buono pasto giornaliero».
Certo, organizzare uno smart internshipping come si deve ha le sue sfide. «È chiaro che lo smart working penalizza la formazione face to face» riflette Magugliani di Sic «ma riteniamo che possa essere anche strumento di crescita e di ulteriore professionalizzazione». Un ruolo importante in questo frangente è giocato dal tutor, la cui attenzione diventa «ancora più fondamentale nell’ottica di continuare a garantire un’esperienza formativa e di valore e la prossimità con gli attuali strumenti digitali» aggiunge Malaspina di Danone.
Ma non è detto che, in tutta questa situazione, gli stagisti siano poi quelli più “fragili” e in difficoltà. «Dipende anche dalla situazione che ciascuno di noi ha a casa» dice ancora Costa di Spindox: «Credo che non sia semplicissimo gestire nello stesso ambiente domestico il lavoro e dei bambini piccoli, i quali reclamano continuamente l’attenzione dei genitori. Magari da questo punto di vista gli stagisti sono privilegiati, perché, essendo giovanissimi, raramente hanno figli».
Ovviamente il grande tema è che quello che l’Italia sta vivendo in questo momento, durante il lockdown, non è il miglior modo possibile per sperimentare lo smart working, perché c’è poco di “smart” nel dover stare obbligatoriamente a casa: «Il punto è che oggi siamo costretti a fare uno strano tipo di smart working» concorda Paolo Costa: «Forse sarebbe più giusto chiamarlo home working».
Alcune aziende stanno predisponendo un vademecum: Spindox per esempio vi elencherà "le 10 regole d’oro dello smart working”, non solo informazioni di tipo tecnico e amministrativo «ma anche consigli su come allontanare la solitudine e il senso di smarrimento». E userà inoltre il suo canale Spindox Radio e la newsletter interna, InSide: «cercheremo di raccontare le storie più smart e – perché no? – più divertenti, fra quelle che si stanno consumando in questi giorni in azienda» chiude Costa.
Ma ci sono anche situazioni in cui sono stati gli stagisti stessi a optare per la sospensione dello stage. In Meta System per esempio tra febbraio e marzo l’ufficio HR ha gestito due stage: gli stagisti erano entrambi studenti di ingegneria dell’università di Bologna, uno pugliese e uno da Ravenna, che avrebbero dovuto fare un tirocinio curricolare “light” (solo 150 ore) all’interno di un arco temporale molto ampio. «Uno degli stage è stato attivato per due settimane, ma si è dovuto interrompere perché il collega è rimasto bloccato a casa, dove era tornato per il weekend» racconta Chiara Iacono, recruiter specialist di Meta System: «Mentre l’altro, dovendo prendere i mezzi pubblici per venire qua in azienda» [la sede di Metasystem è a Reggio Emilia, ndr] «ha preferito rinunciare» ancor prima che il tirocinio fosse avviato. Ma «c’è la possibilità di concludere le ore obbligatorie entro l’inizio del prossimo anno» specifica Iacono: «Per cui quando sarà finita l’emergenza, speriamo presto, i due studenti se lo vorranno potranno concludere il percorso di tirocinio».
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