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Il Consiglio d'Europa esce dalla black list degli enti internazionali che non pagano gli stagisti: «Da settembre ci sarà una indennità»

Alla fine ha ceduto anche il Consiglio d'Europa (Coe) di Strasburgo, una delle poche organizzazioni europee a non prevedere ancora un rimborso spese per i propri stagisti. L'istituzione, che si occupa di difesa dei diritti umani – in primis l'abolizione della pena capitale – da non confondere con il Consiglio dell'Unione europea, lo ha annunciato sul suo sito, alla sezione tirocini: «Da settembre 2020 sarà prevista una indennità». Decisione benvenuta, anche se tardiva, che alla Repubblica degli Stagisti Cezara Hurduc, coordinatrice del programma di traineeship, spiega così: «Vogliamo assicurare pari opportunità a tutti i tirocinanti provenienti dai 47 Stati membri». Perché di fatto, prosegue, «negli anni, benché aperto a tutti, il bando è stato usufruibile solo da chi potesse permettersi di vivere a Strasburgo per i cinque mesi dello stage». Le borse di studio, «anche se solo per la fase temporanea del percorso di formazione, finanzieranno i futuri stagisti di Strasburgo, e consentiranno di aumentare la rappresentatività del programma». La maggior parte delle istituzioni europee prevede programmi di stage annuali su cui si riversano migliaia di candidature da parte dei ragazzi di tutta Europa. I più attivi sono quasi sempre gli italiani, complici – inutile girarci attorno – oltre che il prestigio dell'esperienza, i cospicui rimborsi spese. Non a caso, per il Coe, i numeri solitamente altissimi degli italiani sembrerebbero più contenuti. Da parte dei nostri connazionali «di solito si ricevono tra le duecento e le duecentocinquanta application all'anno» fa sapere Hurduc. Il totale complessivo è di circa 1.840 candidature ogni anno e di 160 selezionati in totale, spalmati sulle due sessioni annuali. «Tra gli italiani sono circa dieci i selezionati per ogni sessione». Per esempio nel 2019 «abbiamo avuto diciassette stagisti italiani in totale» chiarisce la recruiter. C'è da scommettere che la quota salirà con l'introduzione del rimborso, anche se sulla sue entità nulla è dato sapere. «Non abbiamo un importo ufficiale al momento, per la decisione finale è in corso il dibattito». Così come ancora ignota è la possibilità che siano affiancati al rimborso ulteriori benefits, come per esempio per i trasporti o le spese di viaggio, «che sul momento non prevediamo, ma su cui si sta discutendo». Per l'assicurazione contro gli infortuni invece nessun problema: dalle faq si evince che il Coe garantisce una copertura contro gli infortuni basata sulla Sicurezza sociale francese. Appena fissati tutti gli importi, promette infine Hurduc, «ne sarà data comunicazione sul sito». Qualche ipotesi sulle cifre è forse possibile basandosi di nuovo su quanto scritto nelle faq. Qui si informa infatti che «il costo medio di una stanza a Strasburgo oscilla tra i 400 e i 600 euro», e che «di solito è richiesto il versamento di una caparra». Più in generale le spese da affrontare tra pasti, trasporti e altri costi fanno sì che «la copertura finanziaria necessaria per un mese di vita a Strasburgo raggiunga gli 800 euro». Difficile dunque immaginare che il grant deliberato a favore dei tirocinanti sarà inferiore a questa somma, pena il rischio di incorrere in un controsenso lasciando che il programma continui a essere appannaggio dei più benestanti.  Nel frattempo, alcune informazioni per chi volesse partecipare alle prossime sessioni. Gli stage vanno da marzo a luglio per la prima sessione, da settembre a gennaio per la seconda, e hanno una durata che va dalle otto settimane ai cinque mesi. Sono ormai chiuse le application per settembre 2020 (la chiusura è stata il 19 marzo), quindi le prossime candidature saranno per i tirocini in partenza da febbraio 2021, con apertura delle candidature verosimilmente dopo l'estate. La sede di destinazione non necessariamente sarà Strasburgo (anche se è lì che avrà luogo la maggioranza degli stage, precisano le faq), ma potrebbero essere anche gli uffici di Bruxelles, lo European Youth Center di Budapest o lo European Centre for Global Interdependence and Solidarity di Lisbona. Per partecipare, i requisiti sono quelli standard di tutte le organizzazioni europee: la residenza in uno degli stati membri, una laurea anche solo triennale, una buona conoscenza dell'inglese o del francese oltre a buone competenze di scrittura. Sul sito si trovano indicazioni anche sulle più tipiche mansioni assegnate ai tirocinanti, che saranno «lavoro di ricerca, preparazione di report per riunioni, aggiornamento dei siti». Vale infine anche per il Coe la regola base di ogni istituzione Ue: la partecipazione al programma di stage «non è collegata alle possibilità di impiego, per cui» ribadiscono le faq, «non ci si deve aspettare di essere assunti una volta concluso lo stage». Ilaria Mariotti  

Tirocini durante l'emergenza Covid, diciotto chiarimenti della Regione Lombardia

Giovedì 16 aprile la Regione Lombardia ha messo in circolazione un documento di FAQ (frequently asked questions) per chiarire i principali dubbi sulla gestione dei tirocini nell’ambito dell’emergenza Covid – 19.Le riportiamo qui sotto, a beneficio delle decine di migliaia di stagisti e aziende che ospitano stage ed enti che attivano stage operanti in Lombardia (dove in media si svolgono 75mila stage extracurricolari ogni anno, il 22% del totale nazionale). Il documento al momento non risulta pubblicato sul sito della Regione Lombardia.1.- Alla luce delle disposizioni emanate dal governo, come possono essere gestiti i tirocini in corso?Ad ulteriore chiarimento di quanto indicato nelle note di Regione Lombardia del 12 e del 30 marzo u.s., si precisa che, in ottemperanza alle disposizioni del DPCM 10 marzo 2020, le Regioni hanno concordato di sospendere lo svolgimento dei tirocini extracurriculari e di inclusione sociale. E quindi non possono esserne attivati di nuovi fino al permanere delle attuali restrizioni.  Tuttavia, laddove sussistano le condizioni, è possibile continuare a svolgere il tirocinio in corso mediante forme alternative alla presenza in azienda (modalità a distanza assimilabili allo smart working).Queste disposizioni, stante la continua evoluzione della situazione emergenziale, sono soggette a continui aggiornamenti in base alle decisioni assunte dal tavolo di coordinamento delle Regioni.Si precisa che, a seguito del DPCM del 10 aprile 2020 che proroga le restrizioni fino al 03 maggio 2020 e dell’Ordinanza  Regionale n° 528 del 11 aprile 2020, rimangono invariate le disposizioni sui tirocini.2.- Nel caso di un tirocinio in corso, quali sono le opzioni per lo svolgimento delle attività durante il periodo dell'emergenza Covid – 19 ?E’ possibile adottare una delle seguenti soluzioni:1. interrompere il tirocinio, ritenendo che gli obiettivi formativi del tirocinio non sono conseguibili data l’attuale situazione;2. sospendere il tirocinio per il periodo di emergenza epidemiologica e far riprendere l’esperienza al termine della stessa;3. far svolgere l’esperienza presso il domicilio del tirocinante con modalità alternative alla presenza in azienda. In tal caso dovrà primariamente trattarsi di tirocinio con obiettivi formativi riconducibili a profili professionali che consentono uno svolgimento dell’esperienza con questa modalità.  Il soggetto ospitante dovrà assicurare la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia. Infine, il soggetto ospitante dovrà acquisire il parere relativo allo svolgimento del tirocinio con modalità alternative alla presenza in azienda, sia del tirocinante che del soggetto promotore, garante dell’esperienza formativa.3.- In base a quanto disposto da Regione Lombardia, è possibile presentare nuovi tirocini extracurriculari per cittadini non comunitari residenti all’estero?In virtù delle attuali restrizioni emergenziali, le richieste di ammissibilità dei progetti da parte del Nucleo di Valutazione di Regione Lombardia vengono sospese. Con l’avvio della seconda fase dell’emergenza, in coerenza con gli indirizzi rivolti alla ripresa delle attività produttive (e subordinatamente all’emanazione dei questi ultimi) Regione Lombardia darà nuove indicazioni, attraverso i mezzi di comunicazione istituzionali, in merito alla possibilità di riprendere l’attivazione di nuovi tirocini.4.- Alla luce delle ultime disposizioni di Regione Lombardia (comunicato del 30 marzo), è possibile attivare nuovi tirocini in modalità alternative alla presenza in azienda?NO. Non è possibile attivare nuovi tirocini fino al permanere delle attuali restrizioni. Il divieto di attivazione di nuovi tirocini si applica durante il periodo di emergenza indipendentemente dal settore di attività economica della azienda.Le opzioni per lo svolgimento delle attività indicate nel comunicato del 12 marzo  (tra queste le modalità alternative alla presenza in azienda), riguardano i tirocini avviati prima del periodo di emergenza Covid – 19.  Con l’avvio della seconda fase dell’emergenza, in coerenza con gli indirizzi rivolti alla ripresa delle attività produttive (e subordinatamente all’emanazione dei questi ultimi) Regione Lombardia darà nuove indicazioni, attraverso i mezzi di comunicazione istituzionali, in merito alla possibilità di riprendere l’attivazione di nuovi tirocini.5.- Come viene considerata la sospensione del tirocinio per l'emergenza epidemiologica Covid – 19?Nel caso di sospensione del tirocinio per l'emergenza epidemiologica Covid – 19, il tempo della stessa è determinato dalla durata del periodo di emergenza e dal superamento delle restrizioni previste nelle varie disposizioni governative.6.- In che modo viene comunicata la sospensione del tirocinio?Per i tirocini sospesi in applicazione delle norme sanitarie per l'emergenza epidemiologica Covid – 19 dovrà essere predisposto un addendum alla convenzione di tirocinio indicando il periodo di sospensione. Tale documento, che dovrà riportare la dicitura “Addendum - emergenza epidemiologica Covid – 19”, dovrà essere tenuto agli atti.  7.- Quali sono le condizioni richieste per la prosecuzione del tirocinio con modalità alternative alla presenza in azienda?Le condizioni richieste sono:- Coerenza dei contenuti del progetto formativo e delle attività oggetto del tirocinio con la modalità di svolgimento a distanza,- Disponibilità da parte del soggetto ospitante di tecnologie telematiche,- I sistemi utilizzati in tali casi dovranno ad ogni modo garantire: autenticazione dell'utente; tracciamento delle attività; modalità di formazione a distanza e di tutoraggio che replichino, per quanto più possibile, la formazione on the job.Inoltre, il soggetto ospitante dovrà assicurare la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia.8.- Come si calcola la durata del tirocinio in caso di sospensione?Il periodo di sospensione non rientra nel computo della durata complessiva del tirocinio. La stessa, al netto dei periodi di sospensione, rimane soggetta ai limiti previsti al punto 3.4 delle Linee guida salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.9.- Come vengono recuperati i periodi di sospensione?I tirocini sospesi per l'emergenza epidemiologica Covid – 19 vanno prorogati per un tempo pari al periodo di sospensione e fino al raggiungimento della durata inizialmente prevista, e cioè, a completamento del periodo inizialmente previsto salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.10.- Durante il periodo di emergenza, sono bloccate le proroghe dei tirocini?Durante il periodo emergenziale non sono bloccate le proroghe dei tirocini già attivati, siano questi sospesi oppure svolti con modalità alternative alla presenza in azienda, dato che in questi casi non si tratta dell'attivazione di un nuovo tirocinio.11.- Come si gestiscono le proroghe dei tirocini sospesi per l’emergenza epidemiologica Covid – 19?I tirocini sospesi per l'emergenza epidemiologica Covid – 19 vanno prorogati per un tempo pari al periodo di sospensione e fino al raggiungimento della durata inizialmente prevista, e cioè, a completamento del tempo inizialmente indicato nel PFI salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.12.- Come si gestiscono le proroghe dei tirocini svolti in modalità alternative alla presenza in azienda durante il periodo di emergenza epidemiologica Covid – 19 ?I tirocini svolti con modalità alternative alla presenza in azienda che scadono durante il periodo emergenziale possono essere prorogati, nel rispetto della durata massima complessiva prevista dalle linee guida salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.13.- Quando deve essere comunicata la proroga?La comunicazione di proroga va inserita prima della scadenza naturale (iniziale) del tirocinio sospeso. Le operazioni sul sistema informativo GEFO sono le stesse che si utilizzano per la comunicazione delle proroghe convenzionali.14.- E' possibile prorogare un tirocinio che era stato sospeso e che poi è scaduto durante il periodo di emergenza Covid – 19?Tecnicamente il tirocinio sospeso che non è stato prorogato prima della scadenza naturale (iniziale) risulterà a tutti gli effetti scaduto. L’attivazione, una volta superata la fase di emergenza, di un nuovo tirocinio con la stessa azienda sarà possibile a seguito di eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.15.- Come si gestiscono le proroghe nel caso di tirocini la cui scadenza naturale è prevista a breve?Anche nel caso di tirocini sospesi a breve distanza dalla data di scadenza naturale, la proroga è prevista a completamento della durata complessiva nel rispetto dei limiti previsti dalle linee di indirizzo regionali salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.16.- E' possibile interrompere un tirocinio con scadenza naturale durante il periodo di emergenza Covid – 19?Si. E’ possibile interrompere un tirocinio con scadenza naturale durante la fase emergenziale se si ritiene che nel periodo di svolgimento del tirocinio effettivamente trascorso fino a quel momento, gli obiettivi formativi previsti nel PFI sono stati raggiunti.17. - Come si devono gestire i tirocini nel caso in cui l’azienda richieda la Cassa integrazione per emergenza Covid – 19? a) I tirocini devono essere sospesi dove l’attività lavorativa è sospesa. La sospensione segue le regole già disciplinate per tutti gli altri tirocini (vedi FAQ n° 6, 8 e 9).b) i tirocini possono continuare nel caso in cui la fruizione della Cassa integrazione sia a rotazione o a ore e siano rispettate le seguenti condizioni fondamentali: - l’attività su cui è impegnato il tirocinante non sia stata sospesa - il tutoraggio sia garantito. L’eventuale sostituzione del tutor aziendale è ammessa solo a fronte di modifica della convenzione di tirocinio tramite sottoscrizione di un apposito addendum.Si precisa che, durante il periodo emergenziale, anche i tirocini attivati presso aziende in cui la fruizione della Cassa integrazione sia a rotazione o a ore possono continuare soltanto con modalità alternative alla presenza in azienda, sempre che sussistano le condizioni fondamentali sopra riportate.Anche in questo caso dovrà essere predisposto un addendum alla convenzione di tirocinio indicando il periodo di Cassa Integrazione. Tale documento, che dovrà riportare la dicitura “Addendum Cassa Integrazione - emergenza epidemiologica Covid – 19”, dovrà essere tenuto agli atti.  18.- In caso di sospensione, come si calcola l'indennità di partecipazione?Rispetto all’erogazione delle indennità, valgono i criteri stabiliti al punto 3.8 delle Linee guida “Durata del tirocinio” in merito alla sospensione o all’eventuale riparametrazione dell’indennità.  

Piemonte e Lazio fanno dietrofront: ora lo stage da casa è permesso

Dietrofront di Lazio e Piemonte in merito ai tirocini: adesso si potranno proseguire anche da casa, in modalità “agile”. Le due Regioni scelgono dunque di tornare indietro sui propri passi, e permettere ciò che a metà marzo avevano deciso di vietare: lo “smart internshipping”. Vediamo i due casi nel dettaglio.La Regione Piemonte il 9 marzo, all'indomani del lockdown in tutta Italia, aveva scelto di vietare la possibilità di continuare gli stage da casa: l'aveva messo nero su bianco rispondendo alla sollecitazione di alcune università che chiedevano come comportarsi, specie sul fronte recupero ore. Con una comunicazione datata 9 marzo la Direzione Istruzione, Formazione e Lavoro aveva formalizzato come fosse «possibile procedere alla sospensione delle attività del tirocinante», precisando che non poteva essere applicato lo smart internshipping perché lo stagista non è un lavoratore. Poco più di una settimana fa la Regione era ancora su questa strada, con 6mila tirocini sospesi a inizio marzo. Nel giro di pochi giorni, però, la situazione è cambiata.È stata, infatti, pubblicata venerdì 3 aprile una nuova determinazione dirigenziale, la n. 127, con oggetto «disposizioni straordinarie in materia di Istruzione, Formazione e Lavoro», in cui si permette lo smart internshipping, quindi il tirocinio da casa, anche in Piemonte. Nel paragrafo dedicato proprio ai tirocini extracurricolari, dopo la solita – ormai pleonastica… – precisazione che «il tirocinio non è un rapporto di lavoro» si legge che «laddove le specificità del soggetto ospitante – sia dal punto di vista della disponibilità di tecnologie telematiche, sia dal punto di vista dei contenuti del progetto formativo e, quindi, delle attività oggetto del tirocinio – consentano una modalità di svolgimento dello stesso mediante forme alternative alla presenza in azienda, si ritiene ammissibile, in via del tutto eccezionale ed esclusivamente per i tirocini attualmente in corso e per il periodo di emergenza sanitaria, la possibilità di valorizzare la sperimentazione di tali modalità».La Regione ha, dunque, cambiato idea visto il momento “eccezionale”. Dall’ufficio comunicazione della Direzione istruzione, formazione e lavoro ripetono che «il lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato e il tirocinio non è un rapporto di lavoro. Ma visto il prolungamento dell’emergenza, si è ritenuto di permettere in via eccezionale lo svolgimento in tale modalità esclusivamente per i tirocini attualmente sospesi, al fine di consentire il proseguimento e la conclusione dei percorsi già avviati».Non c’è, però, un’estensione totale di questa modalità di svolgimento del tirocinio. Lo smart internshipping, infatti, «è ammesso solo per i tirocini in corso e attualmente sospesi, e ove sia possibile, fino al loro termine naturale, proroghe comprese», spiega alla Repubblica degli Stagisti Silvia Cotto dalla Direzione istruzione, formazione e lavoro. «Le nuove attivazioni sono sospese fino al perdurare dell’emergenza sanitaria». Perché quelli attivati prima sì e quelli nuovi no? La Repubblica degli Stagisti non ha ricevuto risposta a questa domanda dalla Regione Piemonte. In ogni caso, per riprendere gli stage sospesi causa emergenza Covid-19 bisogna comunque rispettare le indicazioni presenti nella determinazione. Quindi il soggetto ospitante interessato a riattivare lo stage in modalità smart internshipping «deve farne richiesta scritta al soggetto promotore» e poi «il soggetto ospitante dovrà acquisire il parere relativo allo svolgimento del tirocinio, sia del tirocinante che del soggetto promotore». Il che significa, come precisa Cotto, che «non è prevista alcuna attivazione d’ufficio, in quanto occorre valutare la fattibilità del tirocinio in modalità agile da parte del soggetto promotore». Per questo motivo non sono prevedibili i tempi di riattivazione dello stage che «dipendono dall’organizzazione dei due soggetti coinvolti, promotore e ospitante».In pratica quindi non è automatico che tutti gli stage extracurricolari possano ricominciare e comunque non si tratta di una procedura immediata, visto che c’è una documentazione da produrre e deve esserci accordo non solo tra stagista e azienda ma anche tra ente ospitante e promotore. Come indicato dalla determina dirigenziale ci devono essere dei requisiti fondamentali per proseguire da casa l’attività: «la disponibilità di tecnologie telematiche, la specificità delle attività oggetto del tirocinio, contenute nel progetto formativo del tirocinante, che devono essere dichiaratamente svolgibili in modalità alternative alla presenza in azienda».  Il soggetto ospitante, quindi, deve fare richiesta scritta al soggetto promotore con relazione delle attività oggetto del progetto formativo individuale da svolgere a distanza, è necessario descrivere gli strumenti e le modalità che devono essere adottate per il proseguimento del tirocinio in modalità agile, deve essere assicurata costante disponibilità del tutor aziendale tramite adeguata tecnologia e il soggetto ospitante è tenuto a prestare idonea copertura assicurativa e a informare il tirocinante sulla sicurezza nel lavoro agile. In pratica lo stagista non deve essere abbandonato a se stesso una volta autorizzata la modalità di svolgimento dei compiti da casa, ma deve continuare ad essere seguito e tutelato, proprio come se fosse ancora in azienda. Ad oggi, quindi, in Piemonte è permesso lo smart internshipping, contrariamente a quanto stabilito fino a 15 giorni fa.Anche il Lazio cambia idea sulle modalità di svolgimento dei tirocini extracurricolari. È stata una regione che all’inizio dell’emergenza Coronavirus ha fatto da apripista, dando indicazioni su come comportarsi già il 6 marzo, sospendendo gli stage attraverso la circolare 207548. Sospensione confermata fino al 3 aprile con la circolare 218523 del 12 marzo in cui si ribadiva che lo stage non è un rapporto di lavoro e per questo «non è prevista la possibilità di condurre il tirocinio in remoto». A fine marzo «sul sistema regionale di monitoraggio risultano registrate 5.320 sospensioni», spiegava Carlo Caprari della Direzione regionale istruzione, formazione, ricerca e lavoro della Regione Lazio, a cui andavano aggiunti altri 648 stage interrotti definitivamente. Poiché a inizio dello stesso mese risultavano attivi, però, oltre 13mila tirocini e verso fine mese non risultavano sul sistema regionale tutti sospesi, non avendo ricevuto spiegazione dalla Regione sulla non uniformità dei dati, l’unica interpretazione è che le aziende abbiano tardato a comunicare l’effettiva sospensione – oppure che abbiano proseguito i tirocini, in barba ai dettami della Regione. Dagli stessi uffici regionali, però, già a fine marzo confermavano alla Repubblica degli Stagisti che la Regione stava «valutando ulteriori disposizioni che consentano la ripresa dei tirocini sospesi». E, infatti, il 30 marzo è arrivata una nuova circolare la n. 0255844, con nuove disposizioni sui tirocini in riferimento ai progetti formativi individuali attuati con tecnologie digitali.Il testo ribadisce che il tirocinio «non costituisce rapporto di lavoro e non può essere praticato quale alternativo al lavoro subordinato», ma anche che «durante la vigente fase di emergenza sociosanitaria, nel caso in cui i contenuti del progetto formativo individuale si prestino alla loro attuazione mediante tecnologie digitali (…) il tirocinio potrà essere attuato e gestito attraverso tali modalità». In pratica si autorizza lo smart internshipping. Anche qui l’opzione deve essere concordata tra soggetto ospitante, promotore e tirocinante ed inserita nel progetto formativo individuale. Si precisa che i «tutor dovranno adottare idonee modalità di monitoraggio dell’attuazione del progetto formativo e garantire adeguato supporto al tirocinante», che deve essere dotato di adeguati strumenti tecnologici per raggiungere gli obiettivi fissati. Per passare, quindi, dalla sospensione alla riattivazione del progetto formativo individuale già avviato, «il soggetto promotore, in accordo con il soggetto ospitante e il tirocinante, dovrà riportare sull’applicativo Tirocini online le opportune integrazioni nella sezione relativa a Modalità di svolgimento del tirocinio». Integrazioni che devono anche costituire un addendum al piano formativo, sottoscritto e conservato dalle parti per eventuali verifiche della Regione o degli ispettori del lavoro. La circolare precisa anche che la modalità di tirocinio a distanza, attraverso strumentazioni ict, «rimane correlata al perdurare dell’emergenza sanitaria per COVID-19 attualmente in corso, salvo diverse disposizioni della Regione Lazio». Il che significa che una volta terminata questa epidemia lo stage da casa non sarà più permesso. Ci sono, però, alcuni tirocini per cui il Lazio non permette la modalità a distanza, almeno non ancora. Sono quelli a valere sul programma Garanzia Giovani, per cui, però, «sono in corso le dovute interlocuzioni con l’Autorità di gestione nazionale del Pon Iog».  Anche in questo caso, quindi, la situazione è in costante aggiornamento.Per quanto riguarda l’attivazione di nuovi tirocini, nella circolare non si dice nulla di specifico sulla questione e purtroppo la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a ricevere risposte dalla Regione. Ma è bene ricordare che già nella circolare del 12 marzo si affermava che «le attività inerenti ai tirocini progettati ma non ancora avviati, riprenderanno successivamente alla data di sospensione, salvo ulteriori aggiornamenti», che per ora non ci sono stati.Con la riapertura differenziata di attività e comportamenti permessi a seconda della posizione geografica, non meraviglia che anche in ambito di tutela del tirocinante ogni regione si comporti in maniera diversa. Per questo nelle prossime settimane sono probabili nuovi aggiornamenti della disciplina anche in altri territori. È auspicabile che lì dove sia possibile l’attività del tirocinio continui anche da casa: per consentire continuità di rimborso spese per i giovani, una continua formazione e aggiornamento e la possibilità di impegnare il tempo in qualcosa di utile per poter uscire da questa emergenza con qualche competenza in più. Prima fra tutte, la resilienza.Marianna LeporeFoto a sinistra: di Nenad Stojkovic in modalità Creative commons

Contrordine, la formazione professionale non è l'antidoto alla disoccupazione (secondo i nuovi dati dell'Ilo)

Contrordine: la formazione professionale, quella per intendersi del sistema duale alla tedesca, non è più un trampolino di lancio verso una solida carriera professionale né un antidoto alla disoccupazione. Meglio, al contrario, la laurea. A smentire una delle politiche più in voga degli ultimi tempi riguardo la lotta alla disoccupazione giovanile è un recente report dell'Organizzazione internazionale del lavoro Ilo, agenzia delle Nazioni Unite per la promozione del lavoro dignitoso. Si chiama Global Employment Trends for Youth 2020 e viene pubblicato ogni due anni. Lo studio, che analizza le tendenze mondiali sull'occupazione giovanile, conclude in questa nuova edizione concentrata sulle conseguenze della tecnologia sul lavoro giovanile che i soggetti che hanno seguito percorsi legati alla formazione professionale hanno più probabilità di finire disoccupati a causa di una maggiore tendenza di questi mestieri a essere sostituiti dall'automazione. Il motivo? Si tratta di attività che possono trasformarsi presto in obsolete. «I giovani con minori competenze e un background di tipo professionale potrebbero ritrovarsi a passare da un lavoro precario all'altro fino a sfociare nella condizione di Neet» scrivono gli analisti dell'Ilo. E questo perché «le competenze specialistiche di quel tipo di formazione tendono a diventare 'superate' più velocemente rispetto a quelle più generali di problem solving» esemplificano, «di solito impartite da istituti di istruzione di più alto livello».Un bagaglio di conoscenze elevato e più teorico diminuirebbe insomma il rischio di essere sbalzati fuori dal mercato del lavoro. Secondo i calcoli il pericolo cala di 8,8 punti per i paesi Ocse, mentre per quanto attiene alla formazione per così dire 'meno qualificata', le probabilità di essere scalzati via dall'automazione salgono del 2,5%. E ancora, tra i giovani con impieghi – attuali o passati – suscettibili di essere sostituiti da robot, risultava occupato il 53%, contro l'86% tra quelli dotati di un tasso di istruzione più elevata. E l'Italia sembrerebbe anche uno dei Paesi più esposti al rischio automazione, posizionandosi al nono posto su venti Paesi per numero di robot applicati all'industria manifatturiera in rapporto a 10mila dipendenti. Ma davvero la laurea è un'ancora di salvezza contro la disoccupazione? «L'istruzione superiore non garantisce l'immunità dalla perdita del lavoro» chiarisce lo studio, «anche perché i giovani sono di solito disposti, all'inizio della carriera, a accettare lavori al di sotto della loro qualifica al fine di acquisire esperienza». Il vantaggio sta invece nella capacità di adattarsi: «I laureati si collocano in una posizione migliore rispetto all'opzione di intraprendere percorsi di studio o formazione ulteriori per trovare lavoro in un altro settore». C'è poi un'altra criticità sottilineata dal report, e cioè che il generale aumento di giovani laureati riscontrati nella forza lavoro non è stato accompagnato da un'analoga crescita di lavori altamente qualificati. Si è così creato «uno squilibrio tra domanda e offerta di laureati – a partire dalla Grande Recessione della fine degli anni 2000 – che ha visto diminuire il ritorno dell’investimento nell'istruzione terziaria».Eppure il lungo materiale messo a disposizione dall'Ilo evidenzia proprio l'incremento nella popolazione mondiale di giovani impegnati in percorsi di studio. Il che potrebbe «anche se solo parzialmente» motivare la discesa nella quota di partecipazione al lavoro delle giovani generazioni. Rispetto al 1999, i giovani iscritti all'università sono infatti passati dal 18 al 38%. Ne discende che il tasso di occupazione sia calato, in vent'anni, dal 46 al 35%. In Europa e in Asia Centrale la situazione sembrerebbe però incoraggiante. Il tasso di disoccupazione nella zona è passato dal 19% del 2012 al 15% attuale (anche se al di sopra della quota mondiale, pari al 13%). Un dato da accorpare al consistente aumento – mondiale - dei Neet tra i 15 e i 24 anni verificatosi negli ultimi anni nel mondo: erano 259 milioni nel 2016, sono diventati 267 nel 2019, e diventeranno – secondo le stime Ilo – 273 nel 2021. L'Europa va invece in controtendenza: qui la quota di Neet si è alleggerita, scendendo dal 15,8% del 2012 al 14,6 di oggi. Non è tuttavia sufficiente. «Il tasso di Neet non è diminuito in modo sostanziale in nessuna regione dal 2005» ammonisce il report, il che «impedisce il raggiungimento del traguardo 8.6 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile [programma sottoscritto nel 2015 per i Paesi Onu, ndr] che mira a una riduzione significativa della percentuale di Neet entro il 2020».Molto pesante poi la sottoutilizzazione della forza lavoro giovanile, stimata in un 22% secondo l'Ilo. «Il tasso di disoccupazione misura l'esplicita domanda di lavoro» osservano i ricercatori Ilo, «ma non rileva l'intera estensione della sottoutilizzazione della forza lavoro». Perché esistono anche giovani che stanno completando gli studi o che sono disponibili a lavorare ma non si dichiarano in cerca di occupazione. Una forza lavoro non intercettata e che secondo l'Ilo «è formata da circa 41 milioni di giovani». Uno spreco immenso di risorse che si aggiunge a un altro problema, e cioè che i giovani, si evidenzia ancora, «hanno una probabilità tre volte maggiore rispetto agli adulti di essere disoccupati». Questo per «lo svantaggio derivato della poca esperienza lavorativa nel momento in cui ci si candida ai primi lavori ma anche per le barriere strutturali che impediscono ai giovani di entrare nel mercato del lavoro».Ilaria Mariotti

Emilia Romagna, 11 milioni per dare un sussidio agli stagisti rimasti fermi per il Coronavirus

Qualcuno nel mondo della politica pensa finalmente agli stagisti. Con un annuncio apparso a fine marzo sul sito ufficiale della Regione, l'Emilia Romagna ha annunciato di aver stanziato sette milioni di euro destinati ai tirocinanti colpiti dall'emergenza Covid-19 «per assicurare un sostegno economico a coloro che hanno dovuto interrompere i  tirocini». Circa una settimana dopo, la Giunta dell'Emilia Romagna fa un passo ulteriore e fa sapere con un comunicato che il fondo è salito a 11 milioni. A beneficiarne non saranno però gli stagisti più fortunati per così dire, quelli cioè che hanno proseguito lo stage con la formula dello smart working e hanno di fatto continuato a percepire il rimborso spese, bensì la platea di coloro che dall'oggi al domani si sono ritrovati con il tirocinio interrotto loro malgrado, magari per causa di forza maggiore perché il tipo di attività non consentiva l'applicazione del lavoro da remoto. E che quindi hanno perso quell'unica entrata con cui probabilmente si sostentavano, senza poter contare su tutele di nessun tipo. Sul sito dell'Emilia Romagna si mettono da subito alcuni paletti. «I fondi servono a  garantire la quota mensile che viene a mancare a chi ha interrotto il tirocinio» si legge «nell’ambito dei percorsi avviati attraverso i centri di formazione accreditati a causa dell’emergenza Coronavirus e le misure restrittive introdotte per fermare il contagio». Vale a dire che una delle condizioni da rispettare per percepire gli importi sarà quella di fare riferimento a un «centro di formazione accreditato» come recita l'articolo, ma su cui nulla di più dettagliato è dato sapere.Il comunicato successivo specifica poi che i soggetti coperti saranno in primis i disabili e agli appartenenti alle categorie svantaggiate, circa 3.500 persone, a cui andrà un bonus una tantum di 900 euro. Per tutti gli altri stagisti che avranno potenzialmente accesso all'indennità, circa 14.600 soggetti, la cifra sarà intorno ai 450 euro. Manca però ancora qualsiasi precisazione riguardo le modalità di versamento e la definizione esatta di importi e destinatari degli undici milioni.L'atto deve ancora essere formalizzato, fa sapere il collaboratore della vicepresidente della Regione Elly Schlein Giovanni Gaspare Righi. Anche se della certezza degli stanziamenti dà conferma alla Repubblica degli Stagisti l'assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla, senza però aggiungere nessun ulteriore elemento: «Le tempistiche sono in fase di definizione». In più «sono in corso di predisposizione le procedure per garantire la corresponsione delle risorse nei tempi più celeri e riducendo gli oneri a carico dei potenziali beneficiari». Positivo il giudizio di Confindustria Emilia Romagna: «Questa decisione dell'Emilia Romagna offre una importante opportunità ai tirocinanti, che devono poter ricevere in tempi veloci e in modo diretto queste risorse» è il commento di Corrado Beldì, vicepresidente regionale [nella foto sotto]. Si deve però contemporaneamente cominciare a guardare avanti, «pensare alla ripartenza, a interventi innovativi in linea con i cambiamenti che il mondo produttivo dovrà adottare, tra cui la digitalizzazione e lo smart working».Più cauta la voce della Cgil Emilia Romagna. «Parlerò solo quando avremo l'ufficialità, adesso non mi sembra serio» taglia corto con la Repubblica degli Stagisti Diana Luisa, esponente locale di Nidil Cgil, il ramo del sindacato che si occupa dei lavoratori atipici. «Mancano ancora tutte le circolari operative» le fa eco il suo collega Maurizio Lunghi, coordinatore regionale della Cgil: «Non sappiamo come funzionerà». Pur giudicando positivo l'intervento «come tutto ciò che va nella direzione di chi aiutare chi ha bisogno», ci sarebbe, a suo dire, «anche un problema tecnico perché, non essendo i tirocini rapporti di lavoro, si dovrebbe emanare una legge regionale apposita affinché gli stagisti possano usufruire del sussidio». In più, a restare fuori, «sarebbe un'altra categoria di soggetti come colf, badanti e occasionali, per cui ci stiamo battendo perché a loro volta non hanno assicurate tutele di nessun tipo».  Gli undici milioni si inseriscono in un pacchetto complessivo da 24 milioni che contiene misure adottate dalla Regione per fronteggiare le conseguenze sociali e economiche dell’emergenza Coronavirus – una parte delle risorse è destinata a affitti e scuola. Fondi in più che la Regione si è procurata grazie agli stanziamenti del Governo a favore dei Comuni per la solidarietà alimentare. «Di concerto con Comuni e Province abbiamo convenuto di impiegare in questa fase gli ulteriori stanziamenti regionali per ampliare la platea dei benficiari e rispondere alle necessità essenziali» si legge nel comunicato del presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. «Penso alla scuola, per creare condizioni stabili e per tutti di accesso alle nuove tecnologie, all'impegno sugli stagionali o a chi vede interrotti percorsi formativi».Se la misura andasse in porto, come tutto lascia supporre, l'Emilia Romagna si attesterebbe come prima regione di Italia a approntare un provvedimento a favore degli stagisti colpiti dalla pandemia. I sussidi contenuti nel Decreto Cura Italia sono infatti pensati esclusivamente per i lavoratori veri e propri, quelli che versano quote nelle casse previdenziali. Nessuna previsione invece per gli stagisti, a meno che non vadano in porto alcuni degli emendamenti al decreto presentati in Parlamento negli ultimi giorni.In Emilia Romagna come in molte altre regioni italiane i tirocini sono al momento sospesi, e la disposizione è obbligatoria, a meno che non sia attuabile l'opzione dello smart working. Sospensione che arriva per ora fino al 13 aprile, «o a data successiva se le misure di contenimento verranno ulteriormente prorogate da disposizioni nazionali o regionali» specifica la delibera dell'Emilia Romagna. Saranno giorni di attesa dunque, anche per capire chi – e quando – potrà beneficiare dello stanziamento che copra il mancato incasso delle indennità di tirocinio. Ilaria Mariotti 

Il paradosso: aziende pronte a dare opportunità e soldi ai giovani, le Regioni mettono il veto

“Siamo lieti di informarla che ha superato brillantemente la selezione, e che desideriamo offrirle un tirocinio extracurricolare presso la nostra azienda; se accetterà, il tirocinio avrà inizio lunedì 6 aprile”. E invece… no. Perché la Regione Lombardia ha bloccato, a partire dal 30 marzo, tutte le attivazioni di nuovi stage. Dunque le opportunità che erano sulla griglia di partenza sono state sospese. Rimandate a data da destinarsi, nella migliore delle ipotesi. Ma per gli “stagisti mancati” si tratta di opportunità andate (per ora) in fumo: di poter impiegare proficuamente questo tempo di lockdown per acquisire nuove competenze, di poter guadagnare dei soldi. Anche solo, semplicemente, di avere qualcosa da fare dentro casa. Che succede? Diverse delle virtuose del network della Repubblica degli Stagisti ci hanno contattato, negli ultimi giorni, per raccontarci tante versioni della stessa storia: avevamo dei tirocini in partenza, la Regione ci ha bloccato tutto. Ma come, la Regione Lombardia non aveva autorizzato già a fine febbraio la possibilità di svolgere i tirocini da casa, in modalità “smart internshipping”? Certo. Ma era un’autorizzazione prevista sopratutto per poter far proseguire gli stage già in essere: quelli cioè attivati in precedenza. Anziché sospenderli tout-court (come hanno fatto altre Regioni come il Lazio e il Piemonte, per intenderci), la Lombardia aveva espressamente previsto fin dall'inizio questa modalità. E muovendosi per analogia, alcuni soggetti promotori in Lombardia avevano, nel corso del mese di marzo (a partire dal 10 marzo e fino al 30), attivato qualche nuovo tirocinio direttamente in modalità smart: «Nelle ultime settimane abbiamo effettuato otto attivazioni di nuovi stage, tutti in Lombardia» aveva per esempio raccontato all'inizio di aprile alla Repubblica degli Stagisti Adriana Zerboni, direttrice della Divisione Politiche Attive del Lavoro dello Studio Santagostino, specificando di aver gestito «le nuove attivazioni da remoto, con tutte le attenzioni della modalità di svolgimento in smart working». «A marzo abbiamo attivato uno stage in ambito dati per un progetto bancario» conferma Francesca Muscillo del dipartimento People di everis, società di consulenza di matrice spagnola con uffici a Roma, Milano e Torino: «Questo stage è partito in modalità smartworking: il ragazzo ha firmato l’addendum fornito dall’ente promotore. Abbiamo creato una pagina web ad hoc con tutti i documenti e le informazioni necessarie per lo svolgimento della sua attività lavorativa e avviato i colloqui di monitoraggio con l’ufficio HR in modo da verificare strada facendo l’andamento dello stage e la qualità della formazione a distanza». Il neostagista quindi riceve fin dal primo giorno il supporto e l’attenzione del tutor direttamente da casa: attraverso efficienti strumenti tecnologici può essere costantemente in contatto con gli altri membri del team, fare domande, essere guidato nel suo percorso. Come fosse in ufficio? Non proprio. Ma quasi. E a fronte di questo, il ragazzo sta avendo una opportunità di imparare, e contemporaneamente riceve 1000 euro al mese. Eh sì, perché everis è un’azienda virtuosa: fa parte dell’RdS network da oltre un decennio, e ai suoi stagisti offre condizioni ottime. Tra cui una percentuale di assunzione post stage superiore al 90% e una indennità mensile tra le più alte sul mercato. Peccato che quello accolto a marzo sarà, per non si sa quanto, l’ultimo stagista di everis. Perché a molti ragazzi questa esperienza – e questo trattamento economico di tutto rispetto, specialmente considerando la situazione attuale! – è stata preclusa. A causa di una decisione della Regione Lombardia: «Le Regioni hanno concordato di sospendere lo svolgimento dei tirocini extracurriculari. E quindi non possono esserne attivati di nuovi fino al permanere delle attuali restrizioni» si legge in un comunicato datato 30 marzo. «Prevedevamo di attivare sei stage, tutti extracurricolari, tra la prima e la seconda settimana di aprile, per attività di sviluppo software e per attività di application maintenance per progetti in ambito bancario e delle telecomunicazioni» dice ancora Muscillo: «Sembrava tutto a posto, anche perché il soggetto promotore che utilizziamo per attivare i nostri tirocini era tranquillo: dopo un passaggio col loro ufficio legale e addirittura un consulto con un soggetto promotore competitor, erano giunti alla conclusione che si potessero ancora attivare tirocini, direttamente in modalità smart working». Questa interpretazione derivava dall’avverbio “tuttavia” con cui comincia il secondo paragrafo del comunicato del 30 marzo della Regione Lombardia. Che recita: «Tuttavia, laddove le specificità del soggetto ospitante […] consentano una modalità di svolgimento dello stesso mediante forme alternative alla presenza in azienda, le Regioni concordano sulla possibilità di valorizzare la sperimentazione di tali modalità».  Quel “tuttavia” aveva creato un po’ di confusione e non poche aspettative, sia nelle fila delle aziende sia nelle fila dei ragazzi: il 2 aprile, per esempio, il lettore Mnl aveva scritto sul Forum della Repubblica degli Stagisti “dal comunicato della Regione Lombardia sembra che vi sia possibilità di attivare nuovi tirocini in smart working”, citando proprio quel famoso secondo paragrafo del comunicato.  Ma non è così. La parte che fa fede, all’interno di quel documento, sta inequivocabilmente nel primo paragrafo: «non possono esserne attivati di nuovi».  «La referente del nostro soggetto promotore ha chiesto un riscontro diretto da parte della Regione Lombardia, che purtroppo ha confermato l’impossibilità di attivare nuovi tirocini fino al permanere delle attuali restrizioni» prosegue ancora Muscillo di everis. E quindi, dato questo stop, tre ragazzi e tre ragazze – tutti tra i ventidue e i ventinove anni – laureati chi in Matematica, chi in Informatica, chi Editoria e Comunicazione, più un diplomato in ambito informatico, si sono trovati dall’oggi al domani privati della prospettiva di poter iniziare uno stage. «Addirittura due di loro stavano già svolgendo un tirocinio in altre società, e l’hanno interrotto per poter intraprendere il nuovo percorso in everis». La decisione della Regione ha dunque addirittura danneggiato doppiamente queste persone, che avevano lasciato precedenti attività proprio per poter cogliere questa opportunità. Che è... svanita. In realtà non proprio svanita, sia ben chiaro: «Li abbiamo contattati telefonicamente in questi giorni spiegando loro la situazione» dice Muscillo: «I ragazzi erano dispiaciuti, però consci del fatto che non è una responsabilità di everis e che è grande il desiderio di inserirli al più presto nella nostra azienda. Attendono con ansia nostre nuove e incoraggianti disposizioni». Come i sei stagisti mancati di everis ce ne sono tanti altri. E non solo in Lombardia: il Lazio già in una circolare del 12 marzo aveva disposto «la sospensione di tutte le attività di tirocinio attualmente in corso, per causa di forza maggiore» specificando che «le attività inerenti ai tirocini progettati, ma non ancora avviati, riprenderanno successivamente alla data di sospensione». Una posizione rigida basata sull’assunto che «in qualità di istituto formativo, il tirocinio non configura un rapporto di lavoro» e che quindi «non è prevista la possibilità di condurre il tirocinio in remoto (es. FAD) o in modalità “agile”, ossia tramite la configurazione organizzativa tipica del telelavoro e dello smartworking». Interpretazione condivisa, purtroppo, anche da altre regioni: invece la Regione Lombardia aveva preso la strada giusta – non vietare i tirocini a distanza. Ma poi ha sterzato bruscamente, fino a fare quasi dietrofront. I tirocini da remoto già in essere possono proseguire, ma niente nuove attivazioni. In generale la domanda da porsi è solo una: è davvero questo il momento giusto per bloccare delle opportunità per i giovani di avere una attività e di poter portare un po’ di soldi a casa ogni mese? Vietando la prosecuzione dei tirocini già in corso, oppure bloccando l’attivazione di nuovi tirocini, quando sarebbe possibile svolgerli da remoto? E anche la risposta secondo noi della Repubblica degli Stagisti è solo una: no.[L'immagine a corredo di questo articolo è di SupportPDX tratta da Flickr in modalità CreativeCommons]

Il 16 aprile riparte il servizio civile: ammesso per la prima volta l’impiego dei volontari “da remoto”

A partire dal prossimo 16 aprile i progetti di servizio civile universale attualmente sospesi saranno riattivati e quelli non ancora iniziati potranno essere avviati. Lo ho stabilito il 4 aprile, con una circolare, il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale. Resta il fatto che gli operatori volontari saranno chiamati a esprimere il proprio consenso a prestare il servizio. Sono pronti a ripartire, in particolare, 3.600 progetti e 30mila volontari già in servizio prima della sospensione, a cui si aggiungeranno i 10mila il cui avvio era stato rinviato per l'emergenza. «Ho ricevuto i messaggi di centinaia di giovani» ha fatto sapere Vincenzo Spadafora, sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale «che avevano voglia di continuare la loro esperienza, voglia di mettersi in gioco al servizio della propria comunità». E così, scaduto il periodo di sospensione dei progetti fissato, il Dipartimento ha deciso che la cosa più giusta da fare fosse dar spazio e voce a questa voglia di contribuire. I giovani «si occuperanno di dare informazioni, gestire donazioni e comunicazioni,» si legge nel messaggio di Spadafora «cureranno il welfare sociale attraverso l’assistenza domiciliare ai più fragili. Saranno linfa vitale per la nostra ripresa, la nostra leva per risollevare il Paese».Ma come funzionerà la nuova fase? Per quanto riguarda i progetti avviati nei mesi scorsi e rimasti attivi anche dopo la sospensione del 10 marzo, essi proseguiranno e ai volontari attualmente in regime di permesso straordinario sarà chiesto di rientrare non oltre il 16 aprile. I progetti attualmente sospesi, invece, dovranno essere riattivati entro il 16 aprile, anche prevedendo una eventuale rimodulazione: fino ad allora i volontari non attivi resteranno in permesso straordinario. «Insieme alle organizzazioni e agli enti chiameremo ognuno di voi» comunica ai volontari in una lettera Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale servizio civile: «Valuteremo insieme cosa ciascuno può e sa fare, organizzeremo le attività nel rispetto delle condizioni imposte dall'emergenza. Ci aspetta uno sforzo come nessuno di noi se lo aspettava, ma abbiamo l'occasione di vivere la più grande esperienza di servizio civile che giovani ed enti abbiano mai affrontato». Gli enti che non ritengono di trovarsi nelle condizioni di riattivare i progetti potranno disporre una interruzione temporanea. Anche in tal caso, in considerazione del momento di difficoltà generale, il Dipartimento ha stabilito che l’assegno mensile continuerà a essere erogato durante il periodo di inattività, come una sorta di “anticipo” sul servizio che sarà successivamente prestato dai volontari. Per gli enti impossibilitati a ripartire con i propri progetti sarà in alternativa possibile optare per un “gemellaggio”, ovvero impiegare i propri volontari in attività di altri enti accreditati sullo stesso territorio, presso istituzioni pubbliche che segnalano esigenze specifiche o organizzazioni private senza scopo di lucro non accreditate. Quanto ai progetti non ancora avviati, essi potranno essere attivati secondo quanto originariamente programmato oppure rimodulati in funzione dell’emergenza Covid-19. Le attività potranno essere realizzate “sul campo”, nel rispetto delle norme sugli spostamenti, il distanziamento sociale e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale oppure, qualora non fosse possibile garantire queste condizioni, “da remoto”, novità assoluta per il servizio civile.Sarà consentito inoltre, in via eccezionale, riarticolare l’orario di servizio sia nel numero di giorni che di ore di impiego, anche prevedendo ad esempio attività a orario intermittente nel corso di una stessa giornata. E ancora, è stata concessa una proroga per le attività di formazione generale e specifica degli operatori volontari e autorizzata, anche in questo caso, la formula “a distanza”.Le nuove disposizioni sono estese anche ai progetti all’estero e a quelli relativi ai Corpi civili di pace (Ccp), salvo valutazione caso per caso, in raccordo con gli enti titolari. Considerato che la quasi totalità dei volontari ha fatto rientro sul territorio nazionale, sarà assicurata a tutti – anche a chi non aveva ancora avviato il servizio – la possibilità di svolgere una parte del periodo in Italia e poi di procedere a una eventuale interruzione temporanea.I volontari i cui progetti saranno riattivati e che decideranno tuttavia di non riprendere il servizio dovranno comunicare l’ordinaria interruzione, con conseguente rescissione del contratto di servizio civile universale. Novità anche per il bando 2020. Il 30 marzo il Dipartimento ha disposto una nuova proroga del termine per la presentazione dei programmi di intervento – che era stato rinviato inizialmente al 16 aprile – al 29 maggio 2020, per permettere agli enti di servizio civile di dare priorità alla riattivazione dei progetti attualmente sospesi e alla loro rimodulazione. Intanto, anche alla luce del ruolo prezioso dei volontari in questo delicato momento storico, la Conferenza nazionale enti per il servizio civile in un documento del 2 aprile ha manifestato l’esigenza di «uscire da questa emergenza con un servizio civile universale stabilizzato e rinnovato», innanzitutto attraverso «risorse per avviare la programmazione triennale con un contingente di almeno 80mila persone nel 2021», ovvero il doppio rispetto ai posti messi a bando per il 2020.  Rossella Nocca

Almeno 24mila tirocini sospesi da Aosta a Bari causa Coronavirus

Era il 10 marzo quando per la prima volta la Repubblica degli Stagisti ha dato conto dello stravolgimento che il Coronavirus stava portando anche nel mondo degli stage. Tre settimane dopo, il numero totale di tirocini extracurricolari sospesi è certamente superiore ai 24mila, un numero peraltro largamente sottostimato, perché di molte Regioni non sono disponibili i dati. Allo stesso tempo, però, lo smart internshipping – ovvero la prosecuzione dello stage da casa – è al momento autorizzato anche se con applicazioni diverse in Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Campania, Sicilia. Ai 24mila tirocini sospesi bisogna poi aggiungere il numero di quelli che erano in corso in Lombardia, dove si svolge ogni anno ben un sesto di tutti gli stage extracurricolari d'Italia. Al momento non è stato possibile avere i dati, ma i numeri degli stage sospesi in questa Regione dovrebbero oscillare tra i 10 e i 20mila. Per avere una cifra certa bisognerà aspettare i dati dell'Osservatorio regionale. Ma ipotizzando che i numeri lombardi siano questi, e aggiungendo anche quelli delle altre Regioni di cui non si hanno dati, vuol dire che in totale gli stage sospesi potrebbero essere intorno ai 45-50mila.Ricapitolando. Gli stage extracurricolari non rientrano nelle attività formative elencate nella prima ordinanza del Ministero della Salute per cui era stata prevista la sospensione ed essendo la loro disciplina di competenza regionale, avevano portato fin dall’inizio a un’interpretazione diversa da nord a sud.Venti giorni fa le Regioni che non avevano permesso lo smart internshipping – ovvero la prosecuzione dello stage da casa – interrompendo o sospendendo gli stage erano: Piemonte, Sardegna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. A queste bisogna aggiungere: Valle d’Aosta e Molise, che non avevano dato indicazioni in merito, la Liguria che dopo aver optato per la prosecuzione poi il 12 marzo aveva cambiato idea e sospeso tutti i tirocini extra curriculari, e Friuli Venezia Giulia, Veneto e Basilicata. Il Friuli aveva optato per la sospensione permettendo però alcune attività a carattere individuale da casa, il Veneto aveva sospeso tutti i tirocini extracurricolari lasciando però ai soggetti ospitanti la facoltà di proseguire a distanza, idem la Basilicata che lasciava alle aziende la facoltà di sospendere lo stage e in un secondo momento autorizzava, se compatibile con il progetto formativo, a svolgerlo in smart working. E poi c’era la Toscana che aveva autorizzato lo smart internshipping solo in un secondo momento.In pratica, quindi, lo smart internshipping risulta vietato in Valle d’Aosta, Piemonte, Sardegna, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Molise, Liguria. Quindi va da sé che in queste nove Regioni la totalità degli stage è stata improvvisamente sospesa causa Coronavirus, senza possibilità di alternative. E poi ci sono altre quattro Regioni – Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana e Basilicata – che permettono alcuni usi del tirocinio a distanza. Ora dopo quasi un mese la Repubblica degli Stagisti ha cercato di capire quanto queste decisioni abbiano inciso sul mondo degli stage extracurricolari. La Valle d’Aosta non aveva dato precise indicazioni riportando solo le disposizioni del governo e la possibilità di svolgere attività formative a distanza. Nel frattempo la situazione è cambiata e «con nota protocollare n. 1959 del 10 marzo la Regione ha disposto la sospensione di tutti i tirocini extracurriculari in corso», spiega Emiliano Bambace, dirigente del Dipartimento politiche del lavoro della Regione: «Ad oggi, quindi, tutti i tirocini risultano sospesi. Né si sta provvedendo all’attivazione di nuovi stage. Se l’azienda è in grado di garantire l’utilizzo di sistemi che consentono di proseguire a distanza la formazione e il tutoraggio del tirocinio, allora è possibile proseguire in modalità smart working». Anche se i numeri non raccontano un’adesione in questo senso visto che a inizio marzo erano attivi 133 stage extracurriculari e quelli sospesi nell’ultima settimana sono proprio 133. In Piemonte lo stage in smart internshipping continua a non essere possibile. A inizio marzo il numero di stage extracurriculari attivi era di oltre 15mila, di cui 1.258 di inclusione sociale e più di 14mila di inserimento e reinserimento lavorativo. Nella quarta settimana di marzo «gli stage sospesi sono stati 93 su un totale di 6mila dal primo marzo. La maggior parte sono stati sospesi con l’approvazione del primo decreto», spiega Lucia Giannotti dell’ufficio comunicazione della Direzione istruzione, formazione e lavoro della Regione Piemonte. In Veneto la Regione ha disposto che tutti i tirocini finanziati, quindi con indennità di partecipazione a carico di risorse pubbliche, possono solo essere sospesi, mentre per i tirocini non finanziati, quindi con indennità di partecipazione a carico del soggetto ospitante o altri soggetti possono essere sospesi o continuare nella modalità a distanza. Al momento, spiega Giovanna Belloni dalla segreteria della Direzione Lavoro della Regione non è possibile avere informazioni sulle sospensioni dell’ultima settimana perché queste «devono essere comunicate al promotore e al tirocinante, quindi non sono rilevabili dai sistemi di Veneto Lavoro». E in attesa dei dati più aggiornati che saranno disponibili nei prossimi giorni, gli ultimi sono quelli del 10 febbraio dove i tirocini attivi risultano essere 12.848. «Da una stima fatta», però, «la situazione dal 23 febbraio al 22 marzo è di 1.701 attivazioni contro 3.303 cessazioni. Nello stesso periodo del 2009 le attivazioni erano state 3.286 contro 3.033 cessazioni».In Umbria «tutti i 2.101 tirocini extracurriculari attivi al 10 marzo sono a tutt’oggi sospesi e non è consentita la modalità di svolgimento da casa» spiega Santina Dominici di Arpal Umbria. Anche l’attivazione di nuovi tirocini risulta sospesa. Sul portale di Arpal Umbria si danno poi informazioni e istruzioni su come gestire da un punto di vista procedurale questa sospensione. «Di fatto le aziende ospitanti al termine originariamente previsto per la conclusione del tirocinio, potranno prorogarlo per un tempo pari alla durata della sospensione».Nel Lazio la sospensione degli stage extracurricolari è partita già il 6 marzo e dalla Direzione regionale per la formazione e il lavoro confermano che è ancora prevista fino al 3 aprile. «La Regione sta valutando ulteriori disposizioni che consentano la ripresa dei tirocini sospesi laddove sia possibile svolgere e gestire gli specifici progetti formativi con tecnologie elearning o configurate per lo svolgimento delle attività a distanza». Quindi in questo caso si starebbe pensando di orientarsi allo smart internshipping. «Nel mese di marzo risultano attivi 13.121 tirocini extracurriculari. Di questi ne sono stati interrotti definitivamente 648. E alla mattina del 17 marzo risultano registrate sul sistema regionale di monitoraggio dei tirocini extracurriculari 5.320 sospensioni», spiega Carlo Caprari dalla Direzione regionale istruzione, formazione, ricerca e lavoro della Regione Lazio. In Molise la determinazione n. 28 del 19 marzo ha sospeso tutti i tirocini extracurriculari escludendo la modalità in smart internshipping.  Situazione che non è cambiata nel tempo, visto che a tutt’oggi non è permesso «ed è stato consentito solo di chiudere il tirocinio se mancavano pochi giorni alla conclusione, ma con il raggiungimento da parte del tirocinante sia delle comeptenze che dell’indennità mensile», spiega Pasquale Spina, del Dipartimento Terzo – Valorizzazione del Capitale Umano Servizio Politiche per l’Occupazione della Regione Molise. «Il numero di tirocini attivati dal primo al 19 marzo sono 102, da quella data sono stati tutti sospesi, ad eccezione di quelli che sarebbero stati conclusi entro pochi giorni per cui i giorni di assenza non hanno inficiato il raggiungimento da parte del tirocinante sia delle competenze sia dell’indennità mensile». Oggi quindi risultano sospesi tutti i tirocini extracurriculari e non si sta procedendo ad attivarne di nuovi, perché bisognerebbe attivarli e poi sospenderli.In Puglia in seguito all’adozione del Dpcm del 9 marzo e della persistenza della situazione di emergenza sanitaria si è deciso che «tutti i tirocini extracurriculari svolti nell’ambito del territorio regionale pugliese dovessero essere sospesi sino a nuove disposizioni sul punto, per tutelare la salute dei giovani tirocinanti», spiega Valentina Elia, del Dipartimento sviluppo economico, innovazione, istruzione, formazione e lavoro della Regione Puglia. «Ad oggi con riferimento al Programma Garanzia Giovani risultano sospesi 4.356 tirocini». La Regione, però, non ha voluto applicare lo «smart working al tirocinio formativo perché l’adozione del lavoro agile costituisce, ex lege, una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali  e un’organizzazione per fasi, cicli e obliettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro». Per questo motivo secondo la Regione Puglia, «la disciplina del lavoro agile non è applicabile ai tirocini extracurriculari che non costituiscono una forma di lavoro ma una tipologia di formazione caratterizzata da una modalità di apprendimento on the job».Per quanto riguarda la Calabria, invece, a inizio mese era stata disposta la sospensione dei tirocini extracurriculari fino al 3 aprile ma non le attività propedeutiche all’attivazione di nuovi stage. Oggi, invece, per quanto riguarda il Centro per l’impiego di Catanzaro – non è stato possibile ottenere dati totali dalla Regione - «I tirocini extracurriculari in corso attivati attraverso il cpi sono 21. Tutte le aziende ospitanti sono state invitate, per espressa disposizione del Dirigente del dipartimento 7 della Regione Calabria, a sospendere i tirocini in essere e risultano tutti sospesi per l’impossibilità di attivare lo smart working», spiega Paola Ciocci del cpi di Catanzaro. Sempre per la stessa disposizione non sono stati attivati e promossi nelle ultime due settimane tirocini extracurricolari o di inclusione sociale. Il “danno” non si limita, però ai soli 21 stage. Perché a causa dell’emergenza Covid 19 «il cpi ha dovuto sospendere anche la promozione di tirocini di inclusione sociale attivabili con fondi del Programma di azione e coesione a cui hanno aderito enti pubblici e privati che si sono candidati a ospitare come tirocinanti ex percettori di mobilità in deroga previo avviso pubblico». E qui i numeri non sono per niente contenuti, visto che «si tratta di circa 700 tirocini da promuovere e attivare presso Comuni, istituti scolastici e aziende private».In Sardegna la situazione è cambiata rispetto al 10 marzo. Due giorni dopo, il 12, infatti, l’assessore regionale al lavoro Alezzandra Zedda ha sospeso i tirocini per tutto il mese di marzo precisando che potranno ricominciare «non appena cessato il periodo di sospensione». E, infatti, «in questo momento sono sospesi tutti gli stage», spiega Graziano Longu dell’Agenzia sarda per le politiche del lavoro. Al momento i tirocini sospesi sono 2.200, così differenziati: «Gli stage extracurriculari finanziati da risorse europee iniziati nel mese di ottobre 2019 che sono 508 e gli stage dell’avviso pubblicato a inizio marzo sempre con risorse europee che sono 348. Per un totale di 856. A questi si aggiungono i tirocini extracurricolari di tipologia a sportello autofinanziati dalle imprese che erano 1.350». Nessuno stage è stato al momento riattivato e si faranno attente valutazioni sulla determina del direttore generale dello scorso venerdì anche sulle procedure da aggiornare che sono tutte informatizzate quindi non basta un addendum in cartaceo, per eventuali riattivazioni.   Quindi conteggiando insieme Valle d’Aosta, Piemonte, Veneto, Umbria, Lazio, Molise, Puglia, Calabria e Sardegna il totale tirocini sospesi – al ribasso visto che dalla Calabria si è avuto il dato non completo – è di 24.782. Ci sono poi altre regioni che hanno sospeso o permesso il tirocinio in smart internshipping, cosa che in un primo momento non avevano fatto, e di cui però la Repubblica degli Stagisti non è riuscita ad avere i numeri, vista la difficoltà degli uffici in questi tempi di lavoro fuori sede. Sono l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Abruzzo, la Campania, la Sicilia e la Sardegna. In Emilia Romagna – dove i tirocini sono stati sospesi ma si è permesso l’utilizzo di tecnologie telematiche laddove possibile – un comunicato stampa della Regione sembrava presagire alla ripartenza di quelli sospesi causa Coronavirus. Dalla Direzione generale economia della conoscenza, del lavoro, dell'impresa della Regione spiegano che ad oggi non è possibile sapere se un tirocinio è sospeso o in modalità a distanza perché la sospensione non viene comunicata «ma verranno svolti controlli a campione sul rispetto delle disposizioni regionali». E si precisa che «attualmente i tirocini possono proseguire soltanto qualora siano presenti le condizioni per lo svolgimento a distanza; sulla possibile riattivazione dei tirocini è stato avviato il confronto a livello nazionale, che non può prescindere dalle misure nazionali e regionali di contenimento della diffusione del virus». Anche la Toscana aveva inizialmente sospeso tutti i tirocini extracurricolari salvo poi consentire, dal 16 marzo, un tirocinio a distanza se il progetto formativo lo consentiva. «Naturalmente tutti i soggetti coinvolti devono essere d’accordo e deve essere predisposto un nuovo progetto formativo», spiega Miriana Bucalossi del settore “Programmazione in materia di IeFP, apprendistato, tirocini, formazione continua, territoriale e individuale” della Regione Toscana. In più il tutor aziendale deve adottare «idonee modalità di monitoraggio dell’attuazione del progetto formativo e garantire un adeguato supporto al tirocinante», che deve essere dotato di adeguati strumenti tecnologici per raggiungere gli obiettivi formativi. Nelle faq messe a disposizione dalla Regione, si specifica anche che «ad oggi non è possibile fare previsioni sull’attivazione di nuovi tirocini».  Nelle Marche, regione duramente colpita dal virus, si era stabilito che eventuali stage «già avviati devono essere sospesi»  ma l’11 marzo si è deciso di sospendere d’ufficio i tirocini extracurricolari ancora in essere. Si può proseguire il tirocinio «se il progetto formativo prevede attività che possono avvenire nelle forme del lavoro a distanza da remoto». In questo caso la prosecuzione va autorizzata caso per caso. Per quelli sospesi, invece, il recupero dei giorni saltati potrà avvenire alla fine e «non è necessaria una richiesta di proroga ma solo la prescritta comunicazione Unilav, che deve essere inviata entro cinque giorni dall’evento», spiega Rossella Bugatti, dell’ufficio tirocini, garanzia giovane del dipartimento lavoro e formazione professionale della Regione Marche. L’Abruzzo aveva già il 9 marzo sospeso i tirocini ma consentito lo svolgimento in modalità a distanza. Poi con una nuova ordinanza, la numero 5,  il Presidente della giunta regionale, Marco Masilio, ha disposto la sospensione immediata di tutti i tirocini extracurriculari in tutti quei casi «in cui l’azienda che ospita il tirocinio non abbia già provveduto a disporre la chiusura aziendale». Concetto che vale anche per i tirocini extracurriculari attivati tramite Garanzia Giovani. L’articolo 2 dell’ordinanza, però, consente alle aziende che proseguono la loro attività di «autorizzare il tirocinante a proseguire la propria attività formativa a distanza, con esclusione dei tirocini attivati con Garanzia Giovani». E si dispone la sospensione di nuovi tirocini extracurriculari fino al 3 aprile. Non è stato possibile, invece avere dati più precisi sui numeri dalla Regione.In Campania «il blocco degli stage era fino al 3 aprile poi la sospensione è stata prorogata al 4 maggio in attuazione del Dpcm del primo aprile» spiega l’assessore alla formazione Chiara Marciani, «ma con il decreto del 23 marzo è stato stabilito che se una parte dell’attività di tirocinio può essere svolta anche al di fuori dell’ambiente di lavoro allora questi tirocini possono continuare con attività formativa a distanza. Certo dipende dal tipo di tirocinio, per alcuni una parte dell’attività può essere svolta da casa in smart internshipping, ma non tutti». In quel caso, quindi, vige la sospensione.Per quanto riguarda la Sicilia, invece, la differenza la fa la fonte del finanziamento: i tirocini formativi extracurriculari finanziati da fondi pubblici sono stati sospesi. «Quelli extracurriculari autofinanziati, che si svolgono presso aziende le cui attività economiche sono autorizzate, possono proseguire a condizione che la sede operativa consenta il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro», spiega Giuseppa Moreci del centro per l’impiego di Termini Imerese, che aggiunge come nell’attuale normativa sugli stage extracurriculari che «non costituiscono rapporto di lavoro ma periodo di pratica lavorativa finalizzata all’acquisizione di un’esperienza professionale non è prevista la modalità di lavoro agile».Da alcune regioni non è stato possibile ricevere le informazioni, visto anche la difficoltà del momento. Ma ricapitolando si può dire che lo smart internshipping al momento è consentito in Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, – solo per i tirocini non finanziati dalla Regione – in Emilia Romagna, -se presenti le condizioni per lo svolgimento a distanza – in Toscana, nelle Marche, in Abruzzo, – ma solo se l’azienda non ha disposto la chiusura aziendale e ad eccezione degli stage attivati tramite Garanzia giovani – in Campania solo per quei tirocini che consentono la prosecuzione delle attività anche da casa, e in Sicilia – ma solo per quelli autofinanziati, in pratica sono esclusi quelli rimborsati con fondi pubblici. La situazione è probabilmente in divenire soprattutto con le nuove disposizioni che prolungano la chiusura fino al 13 aprile e con l'ipotesi che le chiusure scaglionate possano arrivare fino al mese di maggio sarà necessario adottare una linea comune e convocare una nuova Conferenza Stato Regioni per dare una volta per tutte delle indicazioni univoche sull’interpretabilità della modalità di tirocinio in smart internshipping.  Marianna Lepore

600 euro (e a volte anche di più) per gli autonomi iscritti a casse previdenziali diverse dall'Inps: ecco come richiederli

Sono aperte dal primo aprile le domande per l’indennità di 600 euro destinata ai lavoratori iscritti a casse previdenziali autonome, prevista dall'articolo 44 decreto “Cura Italia”. Il decreto ha previsto per questi professionisti, circa 1 milione e mezzo di persone complessivamente,  la possibilità di attingere a una quota parte di 200 milioni di euro del “Fondo per il reddito di ultima istanza”, destinato ai lavoratori le cui attività hanno subìto una riduzione o cessazione a causa del Coronavirus, attraverso le proprie casse previdenziali.Facendo un rapido calcolo, dividendo i 200 milioni di euro stanziati per marzo per i 600 di indennità si arriva a poco più di 333mila sussidi disponibili per gli iscritti alle casse previdenziali autonome. La platea di un milione e mezzo di beneficiari è quindi potenziale, non solo perché i requisiti previsti dal decreto, specificati sotto, la vanno a ridurre ma anche semplicemente per un fattore non irrilevante che potremmo definire "matematico".Sono complessivamente diciannove le casse previdenziali autonome, nello specifico: Inpgi (giornalisti), CNN (notai), Cassa Forense (avvocati), Cipag (geometri), Cassa ragionieri e periti commerciali, Cndadc (commercialisti), Enpab (biologi), Enpac (consulenti del lavoro), Enpaf (farmacisti), Enpaia (agrotecnici e periti agrari), Enpam (medici), Enpap (psicologi), Enpav (veterinari), Epap (agronomi, forestali, attuari, chimici e geologi), Eppi (periti industriali), Inarcassa (architetti e ingegneri), Enpapi (infermieri, assistenti sanitari e vigliatrici d'infanzia) ed Enasarco (agenti di commercio).Chi ha diritto ai 600 euroLo scorso 28 marzo è stato emanato il decreto che specifica che hanno diritto ai 600 euro i «lavoratori che abbiano percepito, nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo, quindi anche non derivante da lavoro, non superiore a 35mila euro la cui attività sia stata limitata dai provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19» e «i lavoratori che abbiano percepito nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo compreso tra 35mila euro e 50mila euro e abbiano cessato o ridotto o sospeso, la loro attività autonoma o libero-professionale in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19». Nel caso dei lavoratori con reddito inferiore a 35mila non è necessario dimostrare un calo del fatturato. Chi invece è sopra i 50mila di reddito complessivo non è incluso tra i beneficiari.La misura non è cumulabile con l’indennità prevista per i lavoratori autonomi indicati negli altri articoli del decreto (liberi professionisti titolari di partita IVA attiva alla data del 23 febbraio 2020, professionisti non iscritti agli ordini, titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla gestione separata, artigiani, commercianti, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo e lavoratori agricoli, non titolari di pensione o iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie) e con altre misure di sostegno al reddito come il reddito di cittadinanza.A questa misura sono stati riservati 200 dei 300 milioni del Fondo. Nel decreto si parla infatti di «quota parte del limite di spesa», i restanti 100 milioni saranno destinati ad altre tipologie di lavoratori, come già anticipato dall’articolo 44 del decreto Cura Italia. Come fare domandaL’indennità non va richiesta all’Inps ma, spiega il decreto, agli enti di previdenza cui sono obbligatoriamente iscritti «che ne verificano la regolarità ai fini dell’attribuzione del beneficio». La domanda deve essere presentata secondo lo schema predisposto dai singoli enti previdenziali e va corredata dalla dichiarazione dell’interessato di essere lavoratore autonomo/libero professionista, non titolare di pensione; di non essere già percettore delle indennità previste dagli articoli;  di non aver presentato per il medesimo fine istanza ad altra forma di previdenza obbligatoria; di aver percepito nell’anno di imposta 2018 un reddito non superiore agli importi indicati; di aver chiuso la partita IVA nel periodo compreso tra il 23 febbraio 2020 e il 31 marzo 2020 o di aver subito una riduzione di almeno il 33 per cento del reddito relativo al primo trimestre 2020 rispetto al reddito del primo trimestre 2019, o, per i titolari di redditi inferiori a 35mila euro, di essere nelle condizioni già specificate. Non è semplicissimo però, per non dire poco probabile, che a marzo 2020 un lavoratore sia già in grado di dimostrare una riduzione del reddito del primo trimestre di almeno il 33%, il che potrebbe ridurre di molto la platea di beneficiari. Infatti alcune casse previdenziali hanno previsto di spostare più avanti la finestra temporale per dimostrare di essere stati penalizzati nel proprio reddito dalla situazione emergenziale.In ogni caso fanno fede inoltre la fatturazione e le informazioni fornite al momento della presentazione della domanda, al di là dell'effettiva ricezione del denaro derivante da una determinata prestazione lavorativa.Tirando le somme, si può dire che nell’ambito della totalità di iscritti agli ordini, viene quindi identificata una fetta specifica di beneficiari, legata ai criteri del reddito e a condizioni di difficoltà causate dal Coronavirus.All’istanza deve essere allegata fotocopia del documento d’identità in corso di validità e del codice fiscale e coordinate bancarie o postali per l’accredito dei 600 euro. A oggi le casse non hanno fornito indicazioni specifiche sulle tempistiche di erogazione, ad eccezione di Enpam, l'ente di previdenza di medici e odontoiatri, che ha parlato di una tempistica di circa una settimana dalla ricezione della domanda, e Enpacl, ente di previdenza e assistenza dei consulenti del lavoro, che promette che accrediterà l'indennità nel giro di tre-quattro giorni lavorativi dalla ricezione della domanda. La verifica dei requisiti è sempre a carico degli enti di previdenza obbligatoria che provvederanno all’erogazione dell’indennità «in ragione dell’ordine cronologico delle domande presentate e accolte sulla base del procedimento di verifica della sussistenza dei requisiti per l’ammissione al beneficio e trasmettono l'elenco dei soggetti ai quali è stata corrisposta l'indennità all'Agenzia delle entrate e all'Inps per ricevere le informazioni necessarie ad effettuare i controlli secondo modalità e termini da definire con accordi di cooperazione tra le parti». Quindi in questo caso sì che, a differenza della misura dei 600 euro per gli iscritti all'Inps, l'ordine cronologico – e quindi la celerità nel fare domanda – conterà.Già prima dell’emanazione del decreto alcune casse dei professionisti si erano mosse per venire incontro ai propri iscritti freelance in questa situazione d’emergenza. Le casse previdenziali devono attenersi ai requisiti fissati dal decreto per l'erogazione dei 600 euro, ma possono stanziare fondi propri o promuovere in autonomia iniziative a favore dei propri iscritti. Fondi che non sono alternativi, ma possono cumularsi con quelli fissati dal Governo, a patto che ovviamente si soddisfino i requisiti.Consulenti del lavoro / EnpaclL'Enpacl  ha intenzione di discutere nella prossima assemblea dei delegati del 23 aprile l'integrazione dell'indennità con altri 400 euro così da arrivare a mille complessivi, destinati quindi agli stessi beneficiari del bonus di 600 euro. Una platea, spiega il direttore generale Fabio Faretra [nella foto a destra], "identificata in circa 16mila potenziali destinatari su 26mila iscritti totali. Per dare il via all'integrazione abbiamo bisogno dell'approvazione dell'assemblea e dei ministeri del Lavoro ed Economia, che speriamo di ottenere al più presto. Nel frattempo abbiamo previsto per tutti la sospensione del versamento dei contributi previdenziali per il 2020".Medici/ EnpamL'Enpam ha fissato un contributo di mille euro per tre mesi (febbraio-maggio 2020) agli iscritti che stanno avendo un calo di fatturato di almeno il 33% dall'inizio dell'emergenza Coronavirus – contando dal 21 febbraio scorso – rispetto all'ultimo trimestre del 2019. Una misura che non tiene conto del reddito e per la quale l'ente ha previsto una platea di potenziali beneficiari pari a circa 130mila su 370mila iscritti, al quale si aggiungono i destinatari del bonus di 600 euro, in parte sovrapponibili qualora vi fosse coesistenza di tutti i requisiti. Il presidente dell'ente Alberto Oliveti [nella foto a sinistra], a capo anche di Adepp, associazione degli enti previdenziali privati, ha espresso soddisfazione per il provvedimento del Governo: «Anche i professionisti potranno così ottenere l’indennizzo esentasse e direttamente tramite il proprio ente previdenziale, tagliando così i tempi».Psicologi / Enpap«È un inizio, di certo non sufficiente. Oltre che i colleghi con redditi più alti, che sono quelli che forse di più soffrono la riduzione del lavoro visto che in tanti hanno assunto impegni maggiori in termini di costi incomprimibili da sostenere, restano scoperte fasce fragili troppo ampie dei nostri iscritti: i neoiscritti che non hanno prodotto reddito nel 2018 – quasi impossibile – e i  tantissimi pensionati che continuano a lavorare per sopravvivere. Le nostre pensioni sono infatti bassissime, in media alcune decine di euro al mese e tantissimi colleghi sono costretti a continuare a lavorare per sopravvivere»: non è certo lusinghiero il giudizio del presidente dell'ente di previdenza degli psicologi Felice Damiano Torricelli [foto a destra].L'ente ha previsto delle ulteriori misure straordinarie per venire incontro ai propri iscritti: rafforzamento del fondo per sostenere gli iscritti in stato di bisogno e snellimento delle procedure, in modo da consentire la più rapida erogazione dei contributi; maggiore velocità nell’erogazione dell'indennità di malattia, coprendo con una diaria tutti coloro che si ammalano o che sono messi in quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria; attivazione di una nuova, estrema copertura che garantisce un contributo significativo agli eredi di coloro che sfortunatamente dovessero decedere.Giornalisti / InpgiL’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, ha comunicato lo stanziamento di 42 milioni di euro per i propri iscritti, attraverso un’una tantum di 500 euro. Per beneficiare del bonus è necessario essere in possesso di specifici requisiti: aver conseguito un reddito complessivo compreso tra 2.100 e 35mila euro nell’ultimo triennio, aver registrato nel trimestre marzo-maggio 2020 un calo di fatturato di almeno il 33% rispetto all’ultimo triennio dell’anno scorso. Da quest’ultimo requisito si evince quindi che non sarà possibile avere i 500 euro non prima del prossimo giugno – un aspetto non di poco conto, dato che non permette di accedere al bonus in mesi di piena emergenza come questi, ma posticipa il tutto a giugno.La misura può essere richiesta compilando il modulo online sul sito dell’Inpgi ed è cumulabile con l'indennità di 600 euro stanziata dal Governo qualora ci fossero iscritti che soddisfino tutti i requisiti fissati.Tuttavia «i requisiti restringono notevolmente la platea di beneficiari» – commenta Daniela Stigliano (foto a destra), consigliera generale Inpgi – «arrivando a circa 2.800 beneficiari su 35mila iscritti, per cui ritengo che le misure decise siano inadeguate e penalizzanti per i colleghi».Il rischio, quindi, è che questi provvedimenti di cui si è molto parlato, che considerano già in partenza importi ridotti, finiscano per arrivare solamente a pochi, vanificando così il senso delle misure stesse – cioè di essere di supporto a chi in questa fase è più in difficoltà.Resta poi da capire come verranno impiegati i restanti 100 milioni del Fondo per il reddito di ultima istanza, il cui utilizzo verrà formalizzato in questi giorni.Chiara Del Priore

Stop all'attivazione di nuovi tirocini dalla Regione Lombardia “fino al permanere delle restrizioni”

La Regione Lombardia è stata la prima dare indicazioni, già a fine febbraio, sullo svolgimento dei tirocini nella situazione imprevista dovuta all’emergenza Coronavirus, mettendo nero su bianco la possibilità che venissero fatti proseguire da remoto. Uno “smart internshipping” simile allo smart working, per permettere agli stagisti di proseguire la propria attività e di non vedersi interrotta l’indennità mensile.Nelle settimane successive la Regione è intervenuta con altre comunicazioni per dare dettagli relativamente alla possibilità di sospendere i tirocini già in essere al momento dello “scoppio” della crisi (che in Lombardia è partita due settimane prima che nel resto d’Italia) o di proseguirli, appunto, da casa.Le ultime indicazioni della Regione toccano invece un altro argomento: quello relativo alla possibilità di attivare nuovi tirocini. E la risposta è secca: no. In un comunicato dell'altroieri, lunedì 30 marzo, intitolato “Indicazioni per lo svolgimento delle esperienze di tirocinio extracurriculare in situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19”, la Regione Lombardia specifica infatti che «le Regioni hanno concordato di sospendere lo svolgimento dei tirocini extracurriculari. E quindi non possono esserne attivati di nuovi fino al permanere delle attuali restrizioni».Nel comunicato si ribadisce comunque che è possibile proseguire quelli già avviati: «Laddove le specificità del soggetto ospitante – sia dal punto di vista della disponibilità di tecnologie telematiche, sia dal punto di vista dei contenuti del progetto formativo e, quindi delle attività oggetto del tirocinio stesso – consentano una modalità di svolgimento dello stesso mediante forme alternative alla presenza in azienda, le Regioni concordano sulla possibilità di valorizzare la sperimentazione di tali modalità». Fino al 30 marzo, però, seppure a ritmo molto lento le attivazioni di nuovi stage in Lombardia (e altrove) sono comunque avvenute. «Nelle ultime settimane abbiamo effettuato cinque proroghe di tirocini già in essere, con addendum in modalità smart working, e otto attivazioni di nuovi stage, tutti in Lombardia» conferma alla Repubblica degli Stagisti Adriana Zerboni, direttrice della Divisione Politiche Attive del Lavoro dello Studio Santagostino, una realtà di consulenza con uffici a Milano e Varese che si occupa anche di ricerca e selezione del personale ed head hunting – e naturalmente anche di attivazione di stage: «Ovviamente le nuove attivazioni sono state gestite da remoto, con tutte le attenzioni della modalità di svolgimento in smart working, consentito per i tirocini in svolgimento – e a quanto pare adesso inibita per i nuovi». Anche prima che la Regione Lombardia si esprimesse chiaramente sulla (im)possibilità di attivare nuovi tirocini, però, vi erano soggetti promotori avevano adottato in maniera autonoma questa decisione.«La Fondazione Lavoro sin dall’inizio dell’emergenza ha sconsigliato l’attivazione di nuovi tirocini a tutte le aziende che si rivolgono a noi come ente promotore» spiega per esempio Enrico Limardo, direttore della Fondazione Consulenti per il Lavoro, l’ente che probabilmente attiva più tirocini extracurricolari in assoluto in Italia (27mila solo nel 2018, di cui poco meno di 6mila sul territorio lombardo): «Anche in considerazione della peculiarità del tirocinio che non può essere assimilato al rapporto di lavoro e mancando, dunque,  il presupposto della “necessità” dello spostamento per raggiungere il luogo di svolgimento dello stesso».«Abbiamo ricevuto diverse richieste di attivazioni di nuovi tirocini extracurriculari in queste settimane e, nonostante gli orientamenti regionali spesso siano poco chiari, abbiamo dato indicazioni di non procedere con nuove attivazioni» dice a sua volta Diego Rinaldi, responsabile del servizio tirocini dell’agenzia per il lavoro Quanta: «La nostra posizione tiene conto di quanto previsto dai DPCM che autorizzano gli spostamenti solo per comprovate esigenze lavorative. Il tirocinio è un percorso formativo e in quanto tale non rientra in tali casistiche». Essendo Quanta una realtà che opera in tutta Italia, la sua posizione è valida per tutti i suoi clienti, dal nord al sud, e non dipende dalle indicazioni della Regione Lombardia. Niente nuovi tirocini da nessuna parte, insomma, «fino alla conclusione del periodo di emergenza». Mentre per quelli già attivi  «abbiamo acconsentito alla richiesta di gestione del percorso "da remoto”, pur non trascurando alcune perplessità su tale apertura» riflette Rinaldi «in quanto va ad invalidare la regola numero uno delle linee guida: il tirocinio non può essere assimilato ad un rapporto di lavoro dipendente».La questione della possibilità di attivare nuovi tirocini non riguarda, naturalmente, solo la Lombardia. Per comprendere la situazione conviene fare una prima, grossolana distinzione tra Regioni che hanno detto di no alla modalità da remoto per i tirocini e Regioni che hanno invece ammesso questa possibilità: per quelle, come il Lazio e il Piemonte, che da subito han detto di no alla modalità da remoto, va da sé che l’attivazione di nuovi tirocini è stata da subito impossibile. Ma per le altre? La Regione Lombardia ha, appunto, messo nero su bianco questa sua indicazione nel comunicato dell’altroieri. Ma «tutte le regioni, caso unico nella storia recente della pubblica amministrazione locale, anche a fronte di nostre specifiche richieste, hanno escluso la possibilità di attivare nuovi tirocini in modalità “smart internshipping”» chiarisce Maurizio Mirri, direttore Politiche Attive per il Lavoro di GiGroup: «Anche attraverso la nostra associazione Assolavoro abbiamo fin dall’avvio dell’emergenza cercato un contatto con gli assessorati al lavoro delle singole Regioni» e le risposte sono giunte in maniera frastagliata «ma tutte hanno convenuto su di un utilizzo del digitale come risposta di emergenza all’emergenza escludendo la possibilità ad esempio di avviare nuovi tirocini». Una posizione che Mirri condivide poco, perché invece si sarebbe potuta «cogliere l’occasione per sperimentare modalità che consentissero alle persone di intraprendere nuove esperienze pur nella piena disponibilità di molte imprese».Al momento GiGroup sta gestendo, su tutto il territorio della Lombardia, quasi settecento tirocini: 396 proseguono nella modalità da remoto, mentre 272 sono stati sospesi. Le richieste di attivazione sono state bloccate all'indomani delll’uscita del DPCM dell’11 marzo, comunicando ai clienti l’obbligo di sospensione dei tirocini in corso e di conseguenza il divieto di attivarne di nuovi. Secondo Mirri l’impasse rispetto alla transizione veloce da tirocinio standard a tirocinio da remoto è anche stata conseguenza della scarsa capacità delle pubbliche amministrazioni, e in particolare dei cpi, di stare al passo con strumentazioni tecnologiche attuali: «Il prevalere del controllo formale e delle modalità “cartacee” di gestione ad oggi impediscono lo sviluppo di una cultura digitale al servizio delle persone – i tirocinanti – ed imprese – i soggetti ospitanti – pur essendo il tutto oggi già facilmente gestibile in termini di tecnologie».La scelta di non facilitare la trasformazione degli stage in presenza già attivi a stage da remoto, e sopratutto quella di bloccare tout court l’attivazione di nuovi stage direttamente in modalità da remoto, è un modo per tutelare gli stagisti oppure rischia di essere per loro un danno? Il fatto di non poter attivare nuovi percorsi «anche quando le imprese ne garantissero uno svolgimento di qualità per nulla inferiore alla presenza on site» è secondo Mirri poco lungimirante, e «la ragione non risiede di certo nell’iper-tutela dei diritti del tirocinante che a maggior ragione in questo contesto non potrebbe essere impropriamente adibito a mansioni non previste dal progetto, ma semplicemente e tragicamente nell’impossibilità da parte delle pubbliche amministrazioni di gestire in modalità digitale le procedure di avvio e controllo dell’attività».«Non è stato giusto bloccare le nuove attivazioni, se si è concessa la proroga in smart working a quelli in corso – con le dovute informazioni e precauzioni e supporto da parte del tutor aziendale e tutor del soggetto promotore» gli fa eco Adriana Zerboni di Studio Santagostino: «Ritengo che permettere di attivare nuovi stage sarebbe un grande segnale di supporto e di ottimismo verso la ripresa».Ma questa non è la linea scelta dalla Regione Lombardia – e probabilmente dalla maggior parte delle Regioni italiane. «A scorrere le disposizioni regionali che si stanno susseguendo in questi giorni, alcune che sconfessano quanto dichiarato qualche giorno prima dalla stessa regione, ad oggi pare possibile attivare nuovi tirocini seppur in un numero limitato di regioni: la Basilicata, la Sicilia per i soli tirocini autofinanziati, la Sardegna per i soli tirocini finanziati» conferma Enrico Limardo di Fondazione Consulenti per il Lavoro: «In tutte le altre, secondo il nostro parere, è vietata l’attivazione di nuovi percorsi di tirocinio, per alcune per esplicita nota regionale» [Limardo si riferisce al comunicato di Regione Lombardia del 30 marzo] «per altre andando in analogia rispetto alle disposizioni su sospensioni, prosecuzioni e proroghe».Eleonora Voltolina