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Il Covid non ferma i tirocini da 1300 euro al mese al Parlamento europeo, nuovo bando aperto fino a fine giugno

Sono una delle opportunità più conosciute dai giovani: i tirocini al Parlamento europeo, dopo un periodo di incertezza, non si sono fermati nemmeno durante la pandemia.Quando nel mese di febbraio sembrava che il Covid19 riguardasse solo il nord Italia, i futuri stagisti sono stati contattati con una mail per informarli che la partenza del loro tirocinio era stato rinviato dal primo marzo al primo ottobre. Poi, grazie all’interessamento del presidente dell’Europarlamento David Sassoli, la situazione si è sbloccata: è stata dapprima introdotta una quarantena obbligatoria di 14 giorni per chi proveniva da Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna prima di cominciare lo stage. Quando la situazione è peggiorata, con il diffondersi dell’epidemia in tutta Europa e con l’adozione di nuove modalità di lavoro agile anche per gli stessi parlamentari, la gestione degli stagisti in partenza è cambiata ancora. «Il Parlamento ha scritto a tutti i tirocinanti per informarli sulle due opzioni a loro disposizione: continuare il tirocinio seguendo le stesse misure preventive adottate per tutto lo staff, quindi lavoro in smartworking totale fino a successiva comunicazione, o interrompere lo stage e intraprenderne uno nuovo in futuro» racconta alla Repubblica degli Stagisti Mireia Aguilar Pardo, ufficio stampa della Direzione generale per la Comunicazione del Parlamento europeo: «Per quanti hanno continuato, i loro compiti sono stati coordinati, come sempre, dai supervisori e dal Capo dell’unità a cui erano stati assegnati».Dei 389 stagisti reclutati, solo «il venti per cento ha deciso di interrompere lo stage. Per quanti hanno deciso di continuare in telelavoro, l’applicazione di questa misura comportava il rispetto delle stesse regole adottate dal personale interno, quindi smartworking vicino al luogo di lavoro», in pratica nella stessa città, aggiunge Aguilar Pardo. Ora è tempo di nuove domande per la prossima sessione di tirocini che cominceranno a ottobre, anche se naturalmente sullo sfondo resta lo spauracchio di una seconda ondata della pandemia. Per il momento è stato pianificato lo svolgimento normale dei tirocini nelle sedi di destinazione, che sono sparpagliate su tutto il territorio europeo, ma se il Covid19 dovesse ritornare «il Parlamento europeo adotterà tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere la salute e il benessere dei tirocinanti, che riceveranno in tempo tutte le informazioni», assicurano dall’ufficio stampa. La scadenza per fare domanda per la prossima tornata dei tirocini, che si svolgeranno dal primo ottobre 2020 al 28 febbraio 2021, è fissata per il prossimo martedì 30 giugno. Gli stage offerti sono ben 399 e si distinguono in due tipi: i tirocini presso il Segretariato del Parlamento europeo (tirocini Schuman) e quelli presso i Membri del Parlamento. A partire dal 2019 i tirocini di traduzione sono stati accorpati ai tirocini Robert Schuman, quindi chi fosse interessato a uno stage di questo tipo deve cercarlo nell’elenco degli stage presso il Segretariato. Le destinazioni potranno essere sia Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo, sia un ufficio di collegamento in uno dei singoli Stati membri.Per avere un’idea di che tipo di tirocini si sta parlando si può dare un’occhiata alla pagina delle offerte dove sono elencate tutte le opportunità che possono essere facilmente filtrate per ambito di applicazione (relazioni internazionali, amministrazione, comunicazione), per direzione generale (ovvero l’ufficio a cui fare capo) e per luogo di destinazione.«Il rimborso spese mensile per questo tipo di tirocini nel 2020 ammonta a 1.362,40 euro per quelli svolti nelle città di Bruxelles e Lussemburgo», spiega alla Repubblica degli Stagisti Mireia Aguilar Pardo, ufficio stampa della Direzione generale per la Comunicazione del Parlamento europeo. E aggiunge «Il rimborso spese cambia a seconda del Paese in cui si svolge il tirocinio». E, infatti, a partire dal 2019 si è passati alla modalità "differenziata", che prevede che uno stage in Bulgaria venga pagato intorno ai 740 euro mensili, mentre uno in Danimarca quasi 1.800. Gli stagisti non hanno, però, solo il rimborso spese. Hanno, infatti, diritto «a un’indennità di viaggio di un importo forfettario di 250 euro a testa per coprire parte delle spese sostenute per spostarsi dal proprio domicilio al luogo di destinazione del tirocinio», conferma Mireia Aguilar Pardo: «Il Parlamento poi stipula per tutti gli stagisti un’assicurazione medica complementare e un’altra contro gli infortuni sul lavoro anche al di fuori del luogo di lavoro. In più ogni stagista ha diritto a uno sconto di cinquanta centesimi sui piatti principali dei ristoranti all’interno del Parlamento».Anche questo tipo di stage, come tutti quelli nelle istituzioni europee, è molto ambito dai giovani. Per gli ultimi due periodi di tirocinio (marzo – luglio 2020 e poi ottobre 2019 – febbraio 2020), sono arrivate, in entrambi i casi, oltre 20mila domande per un numero di richiedenti rispettivamente di 8.352 e 8.536. La differenza tra domande e aspiranti stagisti si spiega con il fatto che ognuno può inviare fino a tre diverse richieste. Tra gli oltre 8mila richiedenti gli italiani erano rispettivamente 2.507 e 2.004, per un numero di applications inviate pari a 6.230 e 4.978. Insomma, il 30% delle candidature proveniva dall'Italia: una percentuale come al solito completamente spoporzionata, e impressionante.In totale gli stagisti reclutati sono stati 389 per il primo periodo del 2020 e 418 per il secondo del 2019, di cui gli italiani rispettivamente 76 e 74. I requisiti per candidarsi a questo tipo di stage sono: essere maggiorenni, possedere le competenze linguistiche richieste, avere un diploma universitario, non aver lavorato per oltre due mesi consecutivi in un’istituzione o organismo dell’Unione europea, non aver effettuato una visita studio presso il Segretariato del Parlamento europeo nei sei mesi precedenti l’inizio dello stage. Prima di fare domanda è bene dare un’occhiata all’elenco di tutte le offerte, per leggere le descrizioni dei ruoli, le competenze richieste, il luogo in cui si svolgerà lo stage e anche il numero di domande già arrivate per la stessa mansione. Per quanti, per esempio, fossero interessati a rimanere in Italia, al momento sono offerti quattro stage: uno a Milano e altri tre a Roma, tutti presso la Direzione generale della Comunicazione.Per procedere alla compilazione della domanda conviene poi leggere tutte le istruzioni, dare un’occhiata al file delle faq per togliersi ogni ulteriore dubbio e avere a portata di mano tutte le informazioni richieste perché una volta compilata non potrà essere modificata. Bisogna quindi visitare la pagina delle offerte di stage, selezionare quella per cui si vuole partecipare, cliccare su apply online e completare il form di registrazione con i dati personali. Si può decidere di mandare la propria candidatura fino a tre tirocini. Si deve quindi selezionare l’offerta, autenticarsi con il proprio account, caricare il curriculum in formato Europass e una lettera di motivazione. Una volta completata la domanda il Parlamento informa i candidati selezionati via mail in un periodo che va dal primo agosto al 15 settembre. Tutti i candidati saranno informati sull’esito della propria application, sia in positivo che in negativo, ma in questo secondo caso «non saranno informati dei motivi per i quali non sono stati preselezionati o non hanno ricevuto un'offerta di tirocinio».  Il Parlamento europeo si autodefinisce «un datore di lavoro che garantisce pari opportunità», ecco perché sono incoraggiati a fare domanda tutti i candidati senza alcuna distinzione di genere, orientamento sessuale, background culturale, etnico e religioso o disabilità, con la disponibilità di accomodamenti ragionevoli per quest’ultimo caso. Se selezionato, il disabile sarà invitato a un colloquio con uno dei medici del Parlamento che esaminerà ogni singolo caso per decidere la percentuale di disabilità a cui si applicherà un’indennità aggiuntiva mensile, che può andare dal venti al cinquanta per cento. Non resta, quindi, che affrettarsi e fare domanda per questa opportunità. Sapendo che la competizione è altissima ma che vale decisamente la pena, visto che l’obiettivo è contribuire all’istruzione e formazione professionale europea dei cittadini dell’Unione e che si avrà l’opportunità di vedere da vicino il lavoro dell’organo legislativo europeo. Marianna LeporeFoto di apertura: di Alexis Haulot European Union copyrightFoto in alto a destra e in basso a sinistra: di Dominique Hommel European Union copyright

Oltre 10mila tirocini sospesi in Lombardia, ma per la Regione non c'è bisogno di un sostegno economico per gli stagisti

Oltre diecimila tirocini extracurricolari sono stati interrotti o sospesi durante l'emergenza Coronavirus nella sola Regione Lombardia, a partire da fine febbraio. È Melania Rizzoli, assessora all'Istruzione, formazione e lavoro della Giunta Fontana, a fornire – indirettamente – questo numero. E ad annunciare che per questi diecimila stagisti non ci sarà nessuna forma di sostegno economico da parte della Regione Lombardia.È ciò che è emerso l'altroieri nel corso della seduta del consiglio regionale in cui gli assessori sono stati chiamati a rispondere alle interrogazioni dei consiglieri. E Rizzoli ha dovuto rispondere all'interrogazione presentata da cinque consiglieri del Partito Democratico: Pietro Bussolati, Paola Bocci, Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni (tutti "consiglieri di minoranza", dato che la Regione è governata dal centrodestra), avente come oggetto «Tirocini curricolari ed extracurricolari».«I tirocini extracurricolari attivi in Lombardia alla data del 25 febbraio erano 15.576, di cui solo una parte, circa un terzo, sono proseguiti con modalità a distanza» ha detto l'assessora, ricordando che «il volume dei tirocini extracurricolari attivati storicamente in Regione Lombardia è molto diverso da quello di tutte le altre Regioni, compresa l’Emilia Romagna». Il che è certamente vero, dato che in Lombardia si svolge di solito un quinto degli stage di tutta Italia, e i dati più recenti pubblicati dal ministero del Lavoro attestano che per esempio nel corso del 2019 sono stati attivati in Lombardia 74mila tirocini, contro i 31mila scarsi dell'Emilia Romagna.Perché l'assessora abbia citato l'Emilia Romagna è presto detto: nella loro interrogazione i consiglieri PD chiedevano «per quale motivo Regione Lombardia non abbia sin qui stanziato, al pari di altre Regioni, un contributo ad hoc a favore degli stagisti che si sono trovati senza indennità di tirocinio in seguito all'interruzione dello stesso dovuta all’emergenza sanitaria del CoVid 19». Facendo l'esempio dell'Emilia Romagna e di altre Regioni che «per fronteggiare questa delicata situazione, hanno già oggi previsto l’erogazione di un contributo una tantum a favore dei tirocinanti sospesi» e specificando che In particolare, «l’Emilia Romagna erogherà 450 euro [...] a fronte di 11 milioni di stanziamento totale; la Toscana 433 euro (5,1 milioni di stanziamento totale) ed il Lazio 600 euro (di 5,4 milioni di stanziamento totale)».La Regione Lombardia, invece, non ha intenzione di stanziare fondi per indennizzare gli stagisti rimasti fermi a marzo, aprile e maggio. Né adesso né in futuro. «Le politiche attive di Regione Lombardia valorizzano la natura del tirocinio che non è quella di un rapporto di lavoro a cui connettere misure di sostegno del reddito» è la posizione dell'assessora Rizzoli, che cerca conforto anche nelle decisioni del Governo aggiungendo «come peraltro non hanno fatto nemmeno i diversi provvedimenti emergenziali adottati dal Governo, che ha previsto interventi una tantum per diverse platee, escluse i tirocinanti extracurricolari».Dunque, riassumendo. Siccome il Governo non ha stanziato fondi per sostenere economicamente gli stagisti, secondo la Giunta Fontana nemmeno la Regione Lombardia è tenuta a farlo. A parere dell'assessora il fatto che in Lombardia ci siano più stagisti che nelle altre Regioni, anziché essere un motivo per prendere più in considerazione il tema e attivare delle misure di sostegno per questa platea, al contrario è un motivo in più per non attivare questo tipo di misure. [qui l'intero video con gli interventi dell'assessora Rizzoli e del consigliere Bussolati]Forse perché costerebbero troppo? Davvero vogliamo credere che la Regione più produttiva d'Italia non potrebbe mettere a budget 5 milioni di euro per offrire anche solo 500 euro di indennità una tantum ai suoi 10mila stagisti rimasti sospesi, o che hanno subito la fine anticipata del proprio tirocinio, a causa della pandemia?Molto deluso Pietro Bussolati, uno dei consiglieri firmatari dell'interrogazione, che subito dopo l'intervento dell'assessora nell'aula consiliare ha preso la parola per una replica: «Il Lazio, la Toscana e l’Emilia Romagna hanno messo risorse importanti per indennizzare gli stagisti che non lavorano più e che magari hanno affittato una casa e che non hanno un euro. Sono stupidi questi presidenti di Regione? Bonaccini, Rossi e Zingaretti? Perché voi non mettete queste risorse?». L'affondo politico è chiaro: le tre Regioni citate sono guardacaso tutte guidate da giunte di centrosinistra.Ma davvero tutelare i tirocinanti è qualcosa di sinistra? In altri territori anche esponenti politici di centrodestra hanno dimostrato attenzione. Sembra piuttosto che vi sia una specifica posizione di disinteresse della giunta Fontana al tema delle necessità economiche dei tirocinanti. Nel suo intervento di risposta all'interrogazione l'assessora Rizzoli ha ripercorso le decisioni positive della Regione Lombardia in materia di svolgimento dei tirocini durante la pandemia: «L’assessorato è intervenuto con indirizzi tesi ad ampliare il più possibile la possibilità di continuità ai percorsi di tirocinio già avviati, disciplinando alcune fattispecie che non sono state previste dalle Linee guida: è stata introdotta la modalità del tirocinio a distanza, applicabile a tutti quei tirocini che per tipo di attività avevano la possibilità di continuare a svolgersi con modalità simili allo smart-working, assicurando la continuità del tuto raggio. Poi è stata introdotta la possibilità di proroga del tirocinio anche oltre i termini previsti dalle Linee guida per consentire il recupero del periodo di interruzione. E infine è stata consentita la continuità del tirocinio anche presso soggetti ospitanti che hanno richiesto la cassa integrazione per il Covid-19 sia a ore che a rotazione, anche nei casi dove i lavoratori della stessa unità operativa adibiti alle stesse mansioni del tirocinante sono stati sospesi». Tutto vero. La Regione Lombardia è stata la prima a mettere nero su bianco la possibilità di fare smart internshipping.Ma per stessa ammissione dell'assessora, questi provvedimenti hanno riguardato solamente un terzo dei circa 16mila tirocini attivi al momento dello scoppio della pandemia. E chi ha potuto proseguire il suo stage ha continuato senza problemi a percepire la sua indennità mensile, e dunque non ha avuto una diminuzione delle sue entrate economiche. Ma gli altri due terzi? Gli oltre diecimila tirocinanti che si son trovati impossibilitati a proseguire da casa, e a causa della sospensione o interruzione del proprio percorso di formazione on the job hanno visto polverizzarsi anche l'indennità mensile con cui si mantenevano? La Regione Lombardia ha detto chiaro e tondo, l'altroieri, che non ritiene sia necessario attivare per loro misure di sostegno al reddito.

Decreto Rilancio, i quattro emendamenti per un sostegno economico agli stagisti presentati alla Camera

Sul sito della Camera è disponibile la “bozza non corretta” di tutti gli emendamenti presentati per il procedimento di conversione il legge del “Decreto Rilancio” (che, come noi avevamo titolato nel nostro articolo del 14 maggio, rilanciava tutti... tranne gli stagisti). In particolare, spulciando tra le oltre 2.300 pagine, si trovano quattro “proposte emendative” che riguardano l'introduzione di un sostegno economico a favore dei tirocinanti rimasti danneggiati dalla pandemia. Eccole nel dettaglio.Il primo e il secondo emendamento propongono di modificare l’articolo 78 del decreto, quello che riguarda il “Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori danneggiati dal virus Covid-19”.In particolare, il “78.17” è firmato da Chiara Gribaudo – parlamentare piemontese del Partito Democratico, da subito attenta al tema stagisti e già firmataria di un “ordine del giorno” successivo alla conversione del precedente decreto legge, a fine aprile – e dall’ex presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, e inoltre dal calabrese Antonio Viscomi, il piemontese Stefano Lepri responsabile Terzo settore nella segreteria PD, l’ex leader dei pensionati Cgil Carla Cantone, la sarda Romina Mura, la bergamasca Elena Carnevali – nota per la sua attenzione ai disabili e per la legge sul "Dopo di noi” – e il pediatra napoletano Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo Siani ucciso dalla camorra negli anni Ottanta. Questo il testo: «Al comma 1, prima della lettera a), premettere la seguente: 0a) al comma 1, dopo le parole “ lavoratori dipendenti e autonomi ” sono aggiunte le seguenti: “ , nonché tirocinanti di tirocini extracurriculari”». Stessi identici firmatari per l’emendamento “78.01”, che invece propone: «Dopo l’articolo 78, aggiungere il seguente:1. Ai fini del riconoscimento di un’indennità per i soggetti che hanno interrotto o sospeso un’attività di tirocinio extracurriculare a causa dell’emergenza Covid-19, sono trasferiti alle regioni e province autonome 100 milioni di euro a valere sui fondi di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, previo accordo in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sulle modalità di assegnazione ed erogazione di tale indennità».In questo caso, cioè, la gestione di quanto e come erogare agli stagisti per indennizzarli rispetto a tirocini interrotti o sospesi durante la pandemia sarebbe demandata alle Regioni, che riceverebbero 100 milioni dallo stato e poi potrebbero gestirli con bandi regionali, così come hanno già fatto per esempio il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Valle D’Aosta e in parte la Calabria.Gribaudo è anche firmataria insieme a Massimo Ungaro di Italia Viva di un terzo emendamento che ha per tema l'indennizzo degli stagisti, il n. “85.02”, che propone: «Dopo l’articolo 85, inserire il seguente: Art. 85-bis. (Indennità stagisti)1. I lavoratori soggetti alla disciplina dei tirocini, ovvero ad altre forme contrattuali a contenuto formativo che abbiano in essere, alla data del 23 febbraio 2020, un contratto di tirocinio per una durata complessiva pari o superiore a 250 ore è riconosciuta, per i mesi di aprile, maggio e giugno 2020, un’indennità mensile pari a 500 euro, per ciascun mese.2. l’indennità di cui al presente articolo è erogata dall’INPS in un’unica soluzione, previa domanda corredata da relativa autocertificazione» e specifica che «Conseguentemente, all’articolo 263, comma 5, le parole: 800 milioni sono sostituite dalle seguenti: 425 milioni».L’articolo 85, cui questo emendamento è legato, disciplina la “Indennita' per i lavoratori domestici”; l’emendamento ne mima l’importo – 500 euro al mese – e la modalità, “erogata dall'INPS in unica soluzione”.Ungaro, eletto nella circoscrizione Estero, ha al centro del suo programma il miglioramento delle condizioni dei giovani italiani nel mondo del lavoro, ed è firmatario di una proposta di legge per riordinare il quadro normativo dei tirocini curricolari prevedendo anche per loro, tra le altre cose, una indennità minima mensile.Altro colore politico invece per l’emendamento “252.02” sottoscritto da sedici deputati del Movimento 5 Stelle – oltre alle due prime firmatarie, l’avvocata calabrese Elisabetta Maria Barbuto e l’abruzzese Carmela Grippa, figurano Piera Aiello, Stefania Ascari, Roberto Cataldi, Gianfranco Di Sarno, Iolanda Di Stasio, Devis Dori, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Valentina Palmisano, Mario Perantoni, Eugenio Saitta, Angela Salafia, Giulia Sarti ed Elisa Scutellà. L’emendamento è legato all’articolo 252, intitolato “Misure urgenti per lo svolgimento di concorsi per il  personale  del Ministero della giustizia”; riguarda esclusivamente le persone in stage presso uffici pubblici e recita: «Dopo l’articolo 252, aggiungere il seguente: Art. 252-bis. (Disposizioni urgenti per il personale tirocinante)1. Al fine di garantire sostegno al reddito di tutti i soggetti impegnati in attività di tirocinio/stage con la pubblica amministrazione al momento della dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi della Delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, senza che ne facciano richiesta, è assicurata la retribuzione delle indennità mensili per tutto il periodo di sospensione dell’espletamento del rapporto, in seguito alle misure che hanno portato alla sospensione dei tirocini per contenere l’emergenza epidemiologica.2. Agli oneri derivanti dal comma 1 si provvede mediante le risorse già stanziante al Fondo sociale per occupazione e formazione, istituito dall’articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2».«La crisi colpisce tutti», ha detto ieri pomeriggio Ungaro durante la diretta web dell’evento “Prospettive normative per stagisti e tirocinanti: le categorie invisibili” organizzato dall’associazione InOltre-Alternativa Progressista e trasmesso in su Facebook, «ma colpisce alcune categorie in maniera più pesante: i lavoratori più precari o chi magari non è un lavoratore vero e proprio, come i tirocinanti che stanno facendo un percorso di formazione. Da qui l’importanza di intervenire. Si è provato con il reddito di emergenza, che però» ha ammesso il deputato «non è specifico per i tirocinanti». Da qui l’idea che Ungaro ha ribattezzato “l’indennità di emergenza”. La sua speranza è che qualcuno di questi emendamenti «possa andare avanti nella selezione» nel lavoro di conversione in legge del decreto rilancio, «il più grande disegno di legge della storia della Repubblica italiana», che vale «55 miliardi di euro, quasi due finanziarie in una». Uno sforzo finanziario enorme ma «ci sono alcune categorie escluse: i professionisti, gli artisti e sopratutto i tirocinanti e gli stagisti», dice Ungaro, «che hanno faticato tanto per raggiungere una sudata autonomia e qui rischiano, per via della crisi, di vedere tutto d’un tratto i propri sogni di emancipazione infranti e di ricadere sulle famiglie d’origine». Una ipotesi che andrebbe «a scapito della già difficile mobilità sociale per i nostri giovani». «Questo durante l’emergenza», chiude Ungaro, ma l’impegno per gli stagisti non si ferma alla situazione Covid: «Rimane la battaglia per trovare nuove tutele per i tirocinanti, sia curricolari sia extracurricolari. Io ho presentato una proposta di legge che ho costruito con Eleonora Voltolina due anni fa che stava per essere incardinata in Commissione Lavoro alla Camera proprio prima dell’arrivo della pandemia: speriamo di riuscire il prima possibile a ri-incardinarla, in modo che venga discussa il prima possibile e poi approvata: mi sembra che ci siano grandi convergenze da più parti politiche su quella proposta di legge, per cercare di dare nuove tutele a chi ne ha bisogno. Garantire una stabilità maggiore agli stagisti e ai tirocinanti garantisce un maggior agganciamento al mercato del lavoro, ma soprattutto permette a una generazione che fino adesso è rimasta un po’ – consentitemi il termine – “fregata”, di emanciparsi e di trovare un modo di riscatto».

Diritti umani, otto stage da 880 euro al mese all'Istituto europeo dedicato all'uguaglianza di genere: candidature fino al 15 giugno

Ancora una manciata di giorni e si chiuderà la call per prendere parte al programma di tirocini dell'Eige (European Institute for Gender Equality), l'agenzia europea per l'uguaglianza di genere con sede a Vilnius, capitale della Lituania. Le candidature potranno essere inviate fino alle ore 13 di lunedì 15 giugno. Per chi volesse non c'è insomma tempo da perdere, anche perché i posti disponibili sono «solamente otto per ogni anno» fanno sapere alla Repubblica degli Stagisti dall'ufficio risorse umane. E non c'è una data prestabilita per l'inizio: «Il tirocinio può iniziare in qualunque momento a seconda della disponibilità dei vari uffici» proseguono. Da mettere in conto poi come anche, specifica invece il regolamento, «non possano essere presenti più di quattro tirocinanti al contempo». L'Eige è infatti un piccolo istituto, con poco più di una cinquantina di dipendenti – stagisti compresi! Logico quindi che il reclutamento sia ridotto. Eppure, anche per le selezioni per così dire «minori» gli italiani primeggiano sempre per numero di candidature: «Tra il 2011 e il 2019 l'Eige ha ricevuto circa trecento application all'anno» spiegano le HR. Di queste «la media delle richieste da parte degli italiani è stata di 93 candidature all'anno», praticamente una su tre. Il totale degli stagisti italiani «è stato finora pari a 17». Il rimborso mensile non è però dei più generosi: 880 euro al mese soggetti all'eventuale tassazione nel proprio Paese di residenza, per una durata «di sei mesi» proseguono dall'ufficio tirocini, «che può essere prolungata per ulteriori cinque mesi massimo». A parte ci sono le spese di rimborso del viaggio, a cui possono aggiungersi «fino a 250 euro a tratta» si legge sul regolamento «nel caso di esborsi extra dovuti a bagagli aggiuntivi da imbarcare in aereo». E infine va stipulata «l'assicurazione contro gli infortuni, che è a carico dello stagista» chiarisce ancora la normativa.Sui paletti per accedere, la prima regola è l'essere un cittadino europeo munito di titolo di laurea – anche la triennale è ammessa. Se si è ancora studenti va presentato «un certificato che indichi la media dei voti». E chi avesse in corso la preparazione della tesi di laurea, «ci sarà la possibilità di utilizzare al massimo mezza giornata a settimana per portare avanti il proprio lavoro». Serve poi una conoscenza fluente dell'inglese e di una seconda lingua europea. In più, va dimostrato un minimo di specializzazione nelle aree in cui opera l'agenzia: «è ammissibile per esempio un progetto sviluppato nel corso degli studi accademici oppure una esperienza professionale in questo campo». L'application va formulata attraverso una mail in lingua inglese indirizzata all'ufficio risorse umane con tutti i dettagli della propria candidatura, il proprio curriculum e le motivazioni. Si procede poi con la selezione da parte di un comitato che si occuperà di scegliere i finalisti da sottoporre in ultima battuta a un colloquio. La decisione finale spetta al direttore dell'Istituto, e infine sarà l'ufficio risorse umane a contattare i selezionati. Per gli esclusi non ci sarà nessuna comunicazione, ma la possibilità di ritentare una seconda volta. E attenzione perché, prima dell'inizio dello stage, dovrà pervenire negli uffici dell'Eige una lunga serie di documenti: il casellario giudiziale, un certificato medico di sana e robusta costituzione, certificati che indichino le proprie retribuzioni per altri lavori (in caso ve ne siano), la polizza assicurativa. E ancora i diplomi di laurea, quelli per le conoscenze delle lingue. Lo stagista sarà poi inserito nel team di riferimento, ma non sempre – redarguisce il regolamento – le richieste potranno essere assecondate. «Ci si baserà infatti sulle esigenze dei singoli uffici». Quanto alle aree di attività per cui si potrà manifestare interesse, le principali sono l'uguaglianza di genere, la comunicazione, il management, le relazioni con gli stakeholders, la ricerca e statistiche. Una volta «arruolati» nell'istituto, un tutor prenderà lo stagista sotto la propria responsabilità e cercherà «nei limiti del possibile di coinvolgerlo nel lavoro quotidiano dell'agenzia». Per gli stagisti non ci saranno missioni «a meno di circostanze eccezionali». Ma «a seconda della disponibilità del budget, potranno esser previste visite fuori dalla capitale».Parecchio stringenti le norme sulla riservatezza, che va mantenuta «su tutte le attività dell'agenzia per gli aspetti non di dominio pubblico anche oltre la fine dello stage». Gli orari saranno infine quelli del resto dell'organico, «con la possibilità di recuperare le ore "straordinarie" tramite riposi concessi dal tutor». E per le assenze, il massimo consentito è di due giorni al mese. Ilaria Mariotti    

Parte l'Academy di illimity, candidature aperte per il primo master per diventare asset manager

C’è un settore, nelle attività delle banche, che sta crescendo molto – e per il quale non si trovano abbastanza candidati. Si tratta della gestione dei “crediti difficili”, cioè quei prestiti che alcuni debitori, in particolare aziende in crisi, fanno fatica a ripagare.  Una nicchia di mercato per la quale trovare professionisti già formati è arduo e a cui i percorsi universitari non danno particolare attenzione. Una nicchia che una banca in particolare, illimity, ha deciso di presidiare. E per trovare le risorse giuste ha deciso di fare da sé, creando un master all’interno di un più ampio progetto di “Academy”.Non è la prima volta che un’azienda privata decide di approntare un percorso di formazione ad hoc; è forse la prima, però, in cui questo percorso di formazione riguarda la figura professionale dell’“asset manager”.Di cosa si tratta? Un passo indietro: illimity è una banca fondata da Corrado Passera nel 2018. Tra le sue attività vi è quella legata ai crediti “non performing”. «All’interno di illimity la banca fa l’attività di acquisizione di questi crediti, poi tutta l’attività di gestione viene fatta da neprix» spiega Andrea Clamer, 42 anni, responsabile della divisione Distressed Credit Investment & Servicing. Neprix è un’azienda a sé che fa parte della galassia illimity; conta in questo momento 170 dipendenti ed è in forte crescita: aumentano i crediti che acquisisce e, conseguentemente, la necessità di assumere persone che siano in grado di gestirli: «Abbiamo bisogno di una professionalità che in questo momento non è facile trovare sul mercato. La nostra struttura HR cerca queste figure professionali, e quindi nei mesi scorsi abbiamo fatto una infinità di colloqui, ma fatichiamo a trovare le persone giuste. Dunque ci siamo detti: dato che abbiamo un’idea chiara di quello che vogliamo, abbiamo la possibilità di crescere molto e di offrire possibilità concreta di lavorare, perché non costruiamo il nostro percorso di formazione su questo tipo di competenze?».Da qui è nata l’idea del master. Sei mesi di full immersion con frequenza giornaliera e alternativamente distribuita tra 400 ore previste in aula e altre 540 presso la sede milanese di illimity. Il master ha un valore commerciale calcolato di circa 10mila euro, ma ai partecipanti – il cui numero massimo è di venticinque – verrà chiesto di pagare solo una quota di iscrizione di 2mila euro, che peraltro verrà rimborsata in caso di assunzione. La probabilità di assunzione è abbastanza alta, dato che tutto il progetto del master è nato proprio per rispondere a un’esigenza di recruiting dell’azienda. Inoltre durante i sei mesi di master i partecipanti verranno inquadrati da subito come tirocinanti extracurricolari e riceveranno i buoni pasto e l’indennità standard prevista da illimity – che ha un’ottima policy e fa parte anche dell’RdS network – pari a 700 euro al mese, che verranno corrisposti pienamente anche se per il circa 50% delle ore gli stagisti-masteristi saranno impegnati in aula. Il calcolo è presto fatto: per i sei mesi ciascun giovane riceverà 4.200 euro, più del doppio del costo di iscrizione al master. Inoltre, per chi presentasse un Isee inferiore a 13mila euro la quota di iscrizione verrebbe coperta da un’ulteriore borsa di studio, rendendo quindi il master completamente gratuito.Quello che illimity punta a creare è «un professionista che abbia delle competenze forti in materia di diritto fallimentare, analisi di bilancio e matematica finanziaria. Non si tratta di un qualcosa di “classico” in un normale percorso di studi» dice Clamer: «abbiamo creato questo percorso con una faculty composta da professionisti interni all’azienda, dai nostri principali partner, nonché da docenti delle principali università italiane. Se ai miei tempi ci fosse stato un master del genere, sicuramente sarei corso ad iscrivermi!»Il master è stato strutturato in collaborazione con MIP del Politecnico di Milano, che assicura il coordinamento scientifico. «Con il MIP avevamo già varie collaborazioni aperte» racconta Marco Russomando, 46 anni, direttore HR di illimity: «La nostra ambizione è sempre stata quella di contaminarci con le diversità e con l’eccellenza e il MIP è stato con noi fin dall’inizio, sia sul mondo del digitale che sul quello della formazione. Quando abbiamo avuto la scintilla di questa idea di master, il MIP ci ha aiutato nel co-design del programma di studio per tradurre cosa deve essere l’asset manager del futuro in un programma di formazione». La persona di riferimento per il master di illimity è Laura Grassi, che è Assistant Professor of Investment Banking al Politecnico di Milano e vicedirettrice dell’International MBA del MIP Graduate School of Business.Ma cosa significa in concreto, all’interno di una banca, occuparsi della “gestione dei crediti distressed corporate”? «Facciamo un esempio concreto» propone Clamer: «Una grande banca italiana concede un prestito a un’azienda, questa azienda a un certo punto ha un momento di difficoltà finanziaria e dunque non riesce più a restituire i soldi. Nel caso in cui l’azienda sia mediamente in difficoltà il credito viene definito “unlikely to pay” quindi di difficile ripagabilità; se la difficoltà è grande allora diventa una sofferenza e si parla invece di “non performing loan”». Le grandi banche tendono a voler «portar fuori dai propri bilanci queste posizioni di credito» aggiunge Clamer: «quindi dal 2008 in avanti hanno iniziato a vendere questi portafogli fuori e qualcuno ha comprato questi crediti». Comprare il credito significa, molto semplicemente, comprare il diritto ad essere ripagato ma nel momento in cui lo si compra occorre anche avere la capacità di gestirlo. Cosa vuol dire? «Vuol dire entrare in una nuova relazione con il debitore, come nuovo soggetto creditore, individuando una modalità utile al rientro del debito» sintetizza Cramer: «Banalmente, mi dovevi questi soldi in cinque anni con una certa rata e un certo tasso, bene, proviamo a rimodulare, a trovare una nuova modalità – magari paghi un po’ meno, in maniera più dilazionata – in modo di consentire a te azienda di far fronte al tuo debito e andare avanti come azienda, consentendo a me nuovo creditore di rientrare dell’investimento fatto. Gli asset manager sono i soggetti che fanno da collante tra colui che ha investito, e cioè ha comprato i crediti – la banca – e il mondo reale, quindi i soggetti in difficoltà, le aziende che hanno bisogno di un interlocutore per capire come ripartire e in alcuni casi non affondare».Vista da questo punto di vista la faccenda assume anche un valore sociale. «Certo» concorda Clamer: «Il pregiudizio classico in relazione a questo tipo di operatività è che c’è un soggetto che acquisisce i crediti e che in qualche modo “prende per la gola” il debitore. Questo stereotipo antico non è più applicabile: una realtà quotata, che vuole fare questo business nel medio e lungo termine, ha bisogno di trovare con i soggetti debitori delle logiche di dialogo diverse rispetto a quelle della banca che ha ceduto il credito. Si tratta di una nuova modalità di relazione con questi soggetti debitori che consiste nel “prendersene cura” e che non è tipicamente nelle corde delle grandi banche commerciali, le quali, in genere, delegano questo tipo di processo a un settore della banca ai margini della banca stessa. Prendere questo tipo di settore, che ad oggi ha delle redditività importanti, e portarlo al centro di un progetto banca, è quello che noi abbiamo cercato di fare».Del resto, sottolinea Russomando, nel “set di valori” di illimity «c’è scritto che noi vogliamo fare utili cercando di essere utili: è il nostro posizionamento culturale, la nostra corporate identity».Per candidarsi occorre inviare entro il 30 giugno la propria candidatura con un video motivazionale attraverso questo sito e i candidati selezionati verranno poi invitati al colloquio. Il master è rivolto a laureandi e neolaureati in materie umanistiche o scientifiche. Ma davvero anche chi ha una laurea in lettere o lingue può affacciarsi al settore del credito? Non c’è bisogno di competenze pregresse? «Noi non chiediamo di avere un background in diritto fallimentare, analisi di bilancio oppure matematica finanziaria: andremo a formare noi, con il master, questo tipo di competenze» assicura Clamer. Non serve arrivare “imparati”, insomma, ma c’è una cosa indispensabile: la voglia di apprendere. «Noi pensiamo che in sei mesi queste competenze si possano acquisire» conferma Russomando: «La velocità di apprendimento dipenderà certamente dal punto da cui si parte – perché siamo realisti e pragmatici – ma in gran parte anche dalla volontà, dal desiderio e dalla fame di conoscenza». L’idea è quella di portare nel corso del master «tutti i ragazzi a livello “proficient”» e poi proseguire in un percorso di apprendimento continuo. «Crediamo che sei mesi siano un tempo sufficiente… anche se dovessimo scegliere solo candidati laureati in archeologia!» scherza l'HR manager: «Abbiamo disegnato un percorso formativo in modo che sia una sorta di intensive course, i professori sanno fin dall’inizio che la classe sarà mista. E portarli sul campo mettendo alla prova quello che hanno imparato velocizzerà l’apprendimento».Ovviamente poi i venticinque prescelti avranno qualche settimana per “mettersi in pari”: «Un laureato in legge sulla parte di diritto fallimentare si sentirà sicuro, per esempio, ma magari si metterà a studiare un po’ di più statistica» riflette l’HR manager: «Noi li aiuteremo. La giornata del master ha dei momenti in cui i ragazzi possono studiare e quelli che su una determinata materia si sentono un po’ più indietro saranno incentivati a recuperare. Ancora prima dell’inizio del master sarà messa a disposizione dei partecipanti una serie di risorse – letture, dispense, materiali – per poter ripassare dei concetti o per cominciare ad avvicinarsi a una materia sconosciuta».Interessante notare che, coerentemente con un approccio di “corporate university”, ogni studente avrà un tutor interno che sarà co-responsabile del percorso e con cui si potrà confrontare per avere suggerimenti, indicazioni, risolvere dubbi anche su questioni tecniche. Probabilmente la proporzione sarà due a uno, ovvero a ogni tutor non verranno assegnati più di due studenti, per garantire la possibilità di un rapporto diretto e intenso.Tra i materiali da preparare per candidarsi a partecipare al master c’è anche un video motivazionale, «che per noi è molto utile perché va anche incontro al modo di essere dei ragazzi più giovani: è un canale a cui sono sempre più abituati» dice Russomando: «Stiamo cercando illimiter. Persone che siano ispirate dai nostri valori – libertà, responsabilità e innovazione – e che siano curiose, innovative, con un pensiero che si spinge un po’... “oltre”. Che siano collaborative, resilienti, disposte a saper ascoltare, comprendere gli stati emotivi degli altri con un approccio realmente interessato all’ambiente di lavoro dell’azienda, come se fosse un po’ casa loro. E poi persone naturalmente inclini alla positività, capaci di lavorare sotto pressione, di prendersi delle responsabilità e portarle avanti da soli».Ma come si impara concretamente ad essere “asset manager”? Cosa faranno cioè, nella vita di tutti i giorni, i partecipanti al master nella parte non in aula? «Andiamo a vedere quello che è il lavoro concreto di un asset manager» risponde Clamer: «Questo parte quando avviene l’onboarding, ovvero il “caricamento” delle posizioni sui gestionali di neprix. A questo punto la posizione diventa reale: c’è un credito, c’è un debitore, ci sono dei beni a garanzia. Qui c’è una prima fase di istruttoria, che vuol dire acquisire tutti gli elementi e analizzarli per comprendere qual è la soluzione migliore per la banca e per il creditore. Dunque, fase 1: analisi, acquisizione degli elementi e studio». I ragazzi si metteranno a fianco degli asset manager già esperti, i senior, guardandoli e interagendo con loro. «Poi c’è una fase 2 che è la negoziazione, in cui c’è un avvio dell’interlocuzione col debitore per instaurare un rapporto volto ad arrivare alla fase 3, che è la definizione della corretta modalità di rientro sul debito, di ristrutturazione della posizione, e di monitoraggio nel tempo di come le cose stanno andando. Può capitare che ci siano delle trasferte legate all’analisi su alcuni asset, o per incontrare il debitore per trovare un accordo, anche se non è una cosa che accade spesso». I venticinque partecipanti «saranno a fianco degli asset manager in tutte e tre le fasi».In illimity c’è un grande entusiasmo per questo progetto: «Se tutto andrà come deve andare, e io sono molto fiducioso, considerata la crescita del mondo di neprix, istituzionalizzeremo questo master a livello annuale» anticipa Russomando: «Questo potrebbe diventare il grande primo pilota per creare un nostro pilastro di formazione interna. Potremo estendere questa formula ad altre figure professionali del presente o del futuro, e/o pensare a un corporate master di livello 2 per le persone interne». All’orizzonte ci sono due direttrici «una orizzontale di estensione ad altri master, e una verticale andando a usare la stessa formula su profili interni».

Perché la Regione Lombardia non ha stanziato dei fondi per sostenere gli stagisti? «Non si può aspettare oltre»

Perché la Regione Lombardia – la Regione più importante d’Italia per molti aspetti, dal PIL alla concentrazione di aziende, e anche la prima per numero di stagisti: sul suo territorio si svolge oltre un quinto degli stage extracurricolari di tutta Italia – non ha stanziato dei fondi per sostenere, appunto, gli stagisti?E’ una domanda che in questi mesi noi abbiamo fatto più volte pubblicamente, e che i giovani ci hanno posto incessantemente. Com’è possibile che il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Calabria e perfino la piccola Valle D’Aosta abbiano capito che la sospensione o interruzione di migliaia di tirocini avrebbe messo in difficoltà gli stagisti, e invece la Lombardia abbia ignorato il problema?A porre questa domanda direttamente alla giunta regionale lombarda, presieduta dal leghista Fontana, arrivano cinque consiglieri regionali. Due di loro sono legati alla Repubblica degli Stagisti dal “Patto per lo stage”, sottoscritto durante la campagna elettorale, che li impegna a occuparsi delle tematiche e problematiche legate allo stage: si tratta di Pietro Bussolati e Paola Bocci, entrambi del Partito Democratico. Gli altri tre firmatari sono Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni, anche loro eletti nelle fila del PD.I cinque hanno depositato ieri una interrogazione a risposta immediata intitolata “Tirocini curriculari ed extracurriculari”, che chiede proprio «per quale motivo Regione Lombardia non abbia sin qui stanziato, al pari di altre Regioni, un contributo ad hoc a favore degli stagisti che si sono trovati senza indennità di tirocinio in seguito all'interruzione dello stesso dovuta all’emergenza sanitaria del CoVid 19».Nel testo dell’interrogazione i cinque consiglieri sottolineano che «il blocco delle attività formative dovuto all’emergenza Covid 19 ha colpito duramente sia i tirocini curriculari che extracurriculari» e che la sospensione o interruzione di questi percorsi formativi «al netto di coloro i quali si sono potuti avvalere dello strumento dello smart working, ha lasciato migliaia di tirocinanti lombardi senza alcun reddito per molte settimane».E quindi si appellano all’assessore competente – che in realtà è una assessora: Melania De Nichilo Rizzoli, responsabile per le materie Istruzione, formazione e lavoro all’interno della giunta Fontana – chiedendo appunto come mai la Lombardia non abbia ancora agito concretamente per sostenere il reddito di queste migliaia di tirocinanti.Intersecato a questa richiesta vi è anche, nella stessa interrogazione, un riferimento alle problematiche specifiche legate ai tirocini curricolari: «Nonostante la riapertura della quasi totalità delle attività» denunciano i cinque consiglieri «si è venuto a creare un serio problema per tanti studenti in tirocinio curriculare che, oltre ad avere accumulato tre mesi di ritardo nella parte pratica a causa del lockdown, si sono trovati impossibilitati a rientrare in azienda o presso le attività commerciali a causa delle persistenti norme di contenimento e distanziamento di sicurezza» e chiedono quindi all’assessora «come intenda procedere per scongiurare che gli studenti possano perdere l’anno scolastico ed anche i soldi per cause che non dipendono dal loro impegno, dalla loro capacità, dalla loro volontà».In Lombardia nel corso del 2019 sono stati attivati – i dati sono quelli freschi freschi contenuti all’interno del Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie appena pubblicato dal ministero del Lavoro – oltre 74mila tirocini extracurricolari, cui vanno aggiunti più o meno 30-35mila (il numero preciso è ignoto) curricolari. Si può quindi calcolare che al momento del lockdown, tra la fine di febbraio e la metà di marzo, fossero in corso almeno 50mila tirocini sommando insieme quelli curricolari e quelli extracurricolari. E se è vero che una parte di questi percorsi ha potuto essere “salvata” dalla modalità dello smart internshipping, subito autorizzata esplicitamente dalla Regione Lombardia, è vero anche che diverse migliaia non hanno avuto la stessa fortuna. «L’assessora Rizzoli dovrà rispondere alla nostra interrogazione il prossimo martedì, il 9 giugno, nel corso del question time, nel corso della seduta del consiglio regionale» dice alla Repubblica degli Stagisti Paola Bocci: «Per molti dei ragazzi che hanno dovuto interrompere dall’oggi al domani il tirocinio per la pandemia, l'indennità mensile dello stage era l’unica entrata, ed è un loro diritto avere un riconoscimento anche economico per uno stop forzato. Come è un dovere della Regione Lombardia provvedervi con fondi propri. Altre regioni, come l’Emilia Romagna, lo hanno già fatto. È tempo che anche Lombardia si attivi. Per Regione Lombardia,  che si dice attenta alla valorizzazione delle sue giovani generazioni, è il momento di passare dalle generiche parole ai fatti: non si può aspettare oltre». «Stiamo caricando sui più giovani un grande carico di spese per il futuro, prendendo risorse a debito per l’oggi» aggiunge Pietro Bussolati: «Occorre quindi una doppia attenzione per le loro esigenze. Alcune Regioni lo hanno fatto prevedendo indennizzi, la Lombardia no: e questa assenza di attenzione è uno schiaffo al futuro della nostra Regione».

Reddito di emergenza, se e quando possono richiederlo gli stagisti

Gli stagisti sono rimasti fuori dal circuito di bonus stanziati dal Decreto Rilancio e sostegni di altro tipo previsti dalle Regioni (allo stato attuale Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Calabria e Valle D'Aosta). Per alcuni di loro, ovvero quelli non fiscalmente a carico dei propri genitori, c'è una strada residuale: quella del reddito di emergenza (Rem), istituito grazie all'articolo 82 del Decreto Rilancio e per cui qualche giorno fa è partito l'iter per la presentazione delle domande sul sito Inps. Ai beneficiari andrebbero due quote mensili, ognuna pari a un minimo di 400 euro, che possono crescere fino a 840 euro in caso di nuclei familiari in cui vi siano componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienti.A poterlo richiedere sono esclusivamente i nuclei familari “in condizioni di necessità economica”. A fare domanda insomma è l'intera famiglia, e non il singolo: e deve trattarsi di un nucleo familiare particolarmente in difficoltà, dato che si è automaticamente esclusi se anche un solo membro della famiglia rientra in una serie di categorie come quella di pensionato, o percettore di reddito di cittadinanza, o fruitore di una delle indennità previste dagli ultimi decreti – ad esempio quella destinata ai liberi professionisti titolari di partita IVA iscritti alla gestione separata, o quella per i lavoratori stagionali del turismo – oppure se anche un solo membro della famiglia ha un contratto di lavoro dipendente con uno stipendio superiore ai massimi consentiti (grossolanamente, basta che anche solo uno abbia una busta paga di più di mille euro lordi al mese ed automaticamente l'intero nucleo è escluso).Questi paletti rendono davvero arduo, in condizioni di difficoltà ma non di indigenza, pensare che gli stagisti possano accedere a questa misura. Come potrebbe infatti una persona sui vent'anni, spesso convivente con i propri genitori e già parte di un nucleo familiare, aver accesso al Rem? Potrebbe averne diritto perché quando si superano i 24 anni di età e si guadagna, in un anno – anche attraverso borse di studio o indennità di stage – più di 2.840 euro (per superare questa soglia basterebbe per esempio aver svolto l'anno precedente un tirocinio semestrale con una indennità di 500 euro al mese), si esce automaticamente dal nucleo familiare di provenienza per quel dato anno.  Qui la parola chiave è “automaticamente”: cioè potrebbero esserci migliaia di giovani che nemmeno sanno di essere già nella condizione di fare nucleo familiare a sé stante al momento. Senza averne fatto richiesta, senza aver compilato nessun modulo all'anagrafe. Se si sono soddisfatti quei due criteri, età e reddito, non si è più ricompresi secondo la legge italiana nel nucleo familiare dei propri genitori. Perfino se si vive ancora con loro.Per questo stabilire quand'è che si è 'nucleo familiare' è così importante. Quest'ultimo è costituito dai soggetti che compongono la famiglia anagrafica. «Se ne fa parte insieme ai genitori fino alla maggiore età» precisa alla Repubblica degli Stagisti il consulente del lavoro Enzo De Fusco [nella foto a destra]. I maggiorenni però continuano a farne parte anche oltre «qualora risultino a carico fiscale dei genitori, non siano coniugati e non abbiano figli». A carico fiscale dei genitori risultano infatti i minori di 24 anni «con un proprio reddito entro i 4mila euro lordi annui; mentre per chi supera i 24 anni d'età il reddito annuo deve essere entro i 2.840,51 euro lordi». Non è più di conseguenza a carico fiscale dei genitori chi ha meno di 24 anni e nell'arco nel 2019 ha guadagnato oltre 4mila euro (un tirocinio extracurricolare semestrale in Lazio per esempio basterebbe da solo a far sì che si soddisfi il requisito, dato che in quella Regione l'indennità minima mensile è pari a 800 euro al mese). Per gli altri invece la dipendenza fiscale dai genitori viene meno con un reddito superiore ai 2.840 euro. Come anticipato, per questi soggetti l'uscita dal nucleo familiare è automatica, e non serve cambiare residenza. Avrebbero pertanto diritto al Rem, qualora rispettassero tutta la griglia dei requisiti, in primis l'Isee. La convivenza, è bene specificarlo, non è determinante per costituire un nucleo familiare. Del resto non sempre abitare sotto lo stesso tetto è requisito sufficiente a determinare il perimetro del nucleo familiare perché di norma «ne fanno parte coniugi e figli minori pur non conviventi». E ancora, sottolinea De Fusco, «nel nucleo rientrano i coniugi che hanno diversa residenza anagrafica, a condizione che non si tratti di coniugi separati, di genitori a cui sia stata tolta la potestà sui figli o per cui sia stato disposto un provvedimento di allontanamento dalla casa famigliare». Sono considerate poi nel nucleo familiare le persone a carico dei genitori pur non conviventi. Classico esempio ne è lo studente fuorisede. Perciò per lo stagista che non convive con la sua famiglia l'opportunità del Rem scatterà solo qualora non risulti fiscalmente a  carico dei genitori – esattamente come per chi convive con loro. Sempre a condizione per chi ha meno di 24 anni che il reddito 2019 sia stato superiore ai 4mila euro; mentre per gli over 24 che abbia superato i 2.840 euro annui. Per quanto riguarda invece gli stagisti che attualmente vivono in casa con i genitori e che non sono autonomi fiscalmente ma vogliono comunque provare ad accedere al Rem, si può procedere a un'uscita dal nucleo familiare, qui sì attraverso un cambio di residenza. Un trasloco vero e proprio, ancora più complesso in tempi di pandemia. In questo caso specifico bisogna insomma dimostrare l'uscita dal nucleo familiare con un alloggio per conto proprio (e non si può fingere perché i Comuni fanno controlli). Ma è bene valutare con attenzione pro e contro, perché gli svantaggi potrebbero superare i benefici: in primis a causa delle ricadute di tipo fiscale sul nucleo di origine, in quanto i genitori potrebbero ritrovarsi a pagare tasse maggiori, non potendo scaricare le spese relative al figlio a carico. Un aumento, sottolinea De Fusco, «che potrebbe aggirarsi sui 1000 euro l'anno per i genitori». Polverizzando, dunque, il vantaggio di poter richiedere i 400 euro di Rem.Per richiedere attivamente di togliersi dal nucleo familiare bisogna munirsi di tutta la documentazione e i certificati necessari, tra cui «l'aggiornamento della famiglia anagrafica» puntualizza Antonello Orlando, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro [nella foto a sinistra]: «Un'operazione oggi smaterializzata in molte amministrazioni anche in ragione della emergenza sanitaria da Covid 19». I tempi non dovrebbero essere troppo lunghi: a Roma, ad esempio, bastà presentarsi agli uffici anagrafici anche senza appuntamento e fare richiesta del certificato. Ma meglio farsi due calcoli: è vero che per il cambio di residenza i Comuni non chiedono un obolo, ma è vero anche che a meno di poter disporre di un alloggio gratuito andar via di casa comporterà l'obbligo di pagare un affitto; e in più non vanno dimenticati i già menzionati aspetti di un possibile aumento delle tasse per i genitori e l'importi tutto sommato basso del Rem, pari a soli 400 euro al mese.I requisiti per richiedere questo tipo di sussidio. sono però anche altri. I paletti riguardano il reddito, che «nel mese di aprile 2020 deve essere inferiore al Rem spettante» prosegue Orlando. Dunque per un nucleo composto da una sola persona, poniamo lo stagista, il reddito relativo a quel mese non può superare i 400 euro. Mano mano che si sale poi nel numero dei componenti del nucleo familiare, cresce anche il limite di reddito secondo il coefficiente calcolato dall'Inps, come specificato qui.Inoltre «il patrimonio mobiliare familiare per l’anno 2019 deve essere inferiore a 10mila euro, accresciuto di 5mila euro per ogni componente successivo al primo, fino a un massimo di 20mila euro, e l'Isee non può superare i 15mila euro» chiarisce l'esperto. Tutta una serie di elementi che lasciano intendere che ad accedervi saranno pochi nuclei familiari, privi di proprietà se non la prima casa – per la quale, sottolinea De Fusco, «sono previste agevolazioni soprattutto se acquistata con la richiesta di un mutuo ipotecario». Ma non si può stabilire a priori: per capire chi rientra nella soglia Isee che consente l'accesso al Rem «si deve verificare caso per caso, essendo rilevanti anche le dimensioni dell'abitazione». Per fare domanda la scadenza è il 30 giugno. Per quelle presentate entro il 31 maggio, precisa il sito Inps, «saranno erogate le mensilità di maggio e giugno, mentre per le altre arriveranno le mensilità di giugno e luglio». Esclusi sono anche i soggetti già percettori di altre indennità (caso comunque da escludere per la quasi totalità degli stagisti italiani): «Se uno dei componenti già beneficia di uno dei sostegni al reddito previsti dai decreti Covid non è possibile richiedere il Rem» specifica De Fusco: «Si tratta di liberi professionisti, titolari di cococo, autonomi iscritti all’Ago, stagionali e somministrati, intermittenti, incaricati alle vendite a domicilio, iscritti al Fondo pensioni, lavoratori dello spettacolo, operai agricoli». Via libera invece per tutti gli altri. Almeno, a provarci.Ilaria Mariotti 

Opportunità nelle istituzioni UE nonostante la pandemia, 15 stage all'Agenzia per la cooperazione tra i regolatori nazionali dell'energia

Nonostante la pandemia in corso non si fermano le opportunità di tirocinio per laureati nelle organizzazioni europee. Una di queste è presso Acer, agenzia per la cooperazione tra i regolatori nazionali dell'energia con sede a Lubiana, in Slovenia, ente che aiuta – spiega il sito - «a garantire il corretto funzionamento del mercato unico europeo del gas e dell'energia elettrica». Il programma di stage «è partito nel 2013» fa sapere Goran Vaskrsic, responsabile del programma tirocini, alla Repubblica degli Stagisti. «Dal 28 aprile 2019 è attiva una call che non prevede deadline» e per cui è quindi possibile candidarsi sempre. «Siamo noi di volta in volta a scegliere i candidati nel momento in cui si aprono delle posizioni» prosegue Vaskrsic. Anche se in verità gli stage hanno solitamente due date di inizio standard, che sono il primo marzo e il primo settembre. «Ma tutto dipende dalla durata dei tirocini che sono ancora in corso, dal fatto che abbiano subito o meno una proroga oppure che siano stati interrotti in anticipo su decisione degli stessi tirocinanti». La durata dei tirocini è infatti solitamente fissata in sei mesi, estendibili di ulteriori sei. Per chi si candidasse adesso dunque, l'inizio dello stage sarebbe presumibilmente a inizio settembre, sempre nell'ipotesi in cui si creassero per allora alcune vacancies, altrimenti non vi sarebbero possibilità di entrare. «Le posizioni in totale sono quindici» chiarisce il responsabile, «e vengono regolarmente ricoperte in base alle richieste che riceviamo». La questione del rischio contagio da Coronavirus non rappresenta un impedimento al regolare svolgimento delle selezioni. Prima di tutto «perché si svolgono sulla base delle application, dunque avviene tutto da remoto» precisa alla Repubblica degli Stagisti David Merino, addetto stampa dell'agenzia. «E anche qualora ci fosse bisogno di un colloquio, si svolgerebbe per telefono». Chi poi si trovava in stage all'entrata in vigore delle misure restrittive (partite anche in Slovenia circa a metà marzo), «è stato subito trasferito a casa, tutti ci troviamo al momento in modalità smart working» aggiunge Merino. In più per i prossimi stagisti l'inizio del tirocinio slitterà a settembre quando – almeno in teoria – l'emergenza sarà rientrata e gli uffici si riempiranno di nuovo. Al solito, come riferisce Vaskrsic, le application degli italiani sono tra le più numerose, un fenomeno che si ripete a ogni bando per un posto da tirocinante nelle istituzioni europee. «Delle 510 application ricevute, 195 provenivano da italiani», oltre un terzo insomma. E dire che il rimborso spese che offre Acer non è neppure tra i più generosi: 600 euro mensili, a cui vanno aggiunti però alcuni benefit. In primis una indennità di affitto «per chi vive a oltre 50 km di distanza dalla sede dell'agenzia» spiega il regolamento, e un rimborso delle spese di viaggio «per chi si è spostato per oltre 200 kim e abbia completato almeno tre mesi di tirocinio». In aggiunta è garantita anche la copertura del trasporto pubblico. L'application si scarica a questo link. Oltre ai propri dati e a una lettera motivazionale di almeno 250 parole va affiancata la copia del diploma di laurea. Ammessi alla selezioni sono i cittadini degli Stati membri con un diploma di laurea e un livello di conoscenza dell'inglese pari a C1. Basta un livello di competenza B2 invece per la seconda lingua europea richiesta. Criterio preferenziale, specificano le faq, è anche che «il campo della laurea sia compatibile con le attività dell'agenzia». Più nel dettaglio, i dipartimenti in cui saranno accolti gli stagisti saranno «la comunicazione, le risorse umane, l'IT, le politiche, il marketing, l'analisi dei dati». Ed è a uno di questi profili che l'aspirante stagista dovrà candidarsi a seconda delle proprie preferenze. Ad esempio per uno stage presso l'ufficio del direttore sarà richiesta una laurea in giornalismo, comunicazione o discipline analoghe, perché il compito principale sarà quello di «collaborare alle modifiche del sito, al monitoraggio dei media, assistere alla pianificazione della comunicazione» si legge nel regolamento. Se invece si opta per l'Amministrazione, occorrerà una laurea in Scienze sociali per «fornire assistenza nella stesura delle politiche e dei documenti dell’agenzia e del piano di comunicazione delle risorse umane, in particolare nel coordinamento delle procedure di selezione». Una laurea in Ingegneria è invece richiesta per il Dipartimento Gas, in cui «collaborare all’installazione, alla configurazione e alla gestione dei sistemi informatici e delle reti dell’agenzia». Una volta spedito il proprio curriculum bisognerà aspettare il responso di Acer, che sarà sempre per iscritto, anche in caso di esito negativo. Ilaria Mariotti 

Sostegno per i tirocinanti, da un mese c'è una proposta ma la Regione Campania non la discute

Grande assente degli ultimi mesi, in questa crisi causata dal Coronavirus, è una misura a sostegno degli stagisti. Il Governo nemmeno con il decreto Rilancio ha pensato ai tirocinanti, nonostante i ripetuti appelli arrivati da più parti, in primo luogo proprio dalla Repubblica degli Stagisti. Così per ora sono le regioni a cercare una soluzione adottando dei provvedimenti a favore degli stagisti, come hanno fatto l’Emilia Romagna, il Lazio, la Calabria, la Toscana. O in alcuni casi solo con delle proposte, come l'Umbria o il Piemonte. Moltissimi tirocinanti, però, restano ancora senza aiuti, con stage senza nemmeno sapere nella maggior parte dei casi quando e se riprenderanno il loro percorso formativo. In questo contesto nasce la nota presentata a inizio maggio da Gianpiero Zinzi, avvocato e consigliere regionale della Campania al Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per chiedere l’adozione di misure di sostegno a favore degli stagisti. «Durante questa emergenza ho potenziato i canali di comunicazione già attivi per accogliere le richieste di intervento che arrivavano da diversi settori e categorie. Gli stagisti sono stati una di queste», spiega Zinzi alla Repubblica degli Stagisti: «Tanti ragazzi mi hanno scritto illustrandomi la loro situazione e manifestandomi l’insoddisfazione per essere stati dimenticati a livello nazionale e regionale». La Campania infatti è tra le tante Regioni che non ha ancora preso in considerazione un sostegno a favore dei tirocinanti che hanno visto sospeso il proprio stage extracurriculare a partire dall’11 marzo, sospensione poi prolungata fino al 18 maggio. Con l'ordinanza 48/2020, datata 17 maggio, si è permessa la riattivazione in presenza dei tirocini sospesi, ma solo per quelli per cui lo smart internshipping non era possibile e comunque sempre nel rispetto delle medesime prescrizioni di sicurezza applicate ai lavoratori dipendenti. Requisito che in alcuni casi continua a posticipare la ripresa del tirocinio. In Campania si svolgono in media 22mila tirocini all’anno. Molte migliaia di tirocini erano dunque attivi a marzo, e le persone che li stavano svolgendo sono da oltre due mesi in attesa di un segnale di interessamento da parte dei propri rappresentanti politici. In questo solco si cala la nota di Zinzi che racconta: «In questa fase molto particolare, come rappresentante dell’opposizione di centrodestra, ho assunto con i miei colleghi un atteggiamento di collaborazione istituzionale, nell’esclusivo interesse della Campania. E in questa direzione mi sono mosso protocollando questa nota indirizzata al Presidente della Giunta e sottoposta direttamente al suo vaglio. Mi aspetto, quindi, che come ogni proposta di buon senso venga discussa in Consiglio, magari migliorata e infine adottata».Una precisazione va fatta: la nota non ha un obbligo di discussione o risposta come ad esempio l'interrogazione. Di fatto, quindi, nonostante le buone intenzioni, proposte di questo tipo finiscono per rimanere nel cassetto e non attirare l'interesse di Consiglio o Giunta regionale. Non sembrerebbe quindi la migliore arma per convincere una Regione ad adottare un provvedimento di questo tipo. Perché, quindi, non procedere in maniera diversa? «Nessuno degli strumenti normalmente utilizzati dai consiglieri regionali, mozioni, interrogazioni e proposte di legge, era utile al caso specifico» è la spiegazione di Zinzi: «Il presidente De Luca ha chiesto la collaborazione dei consiglieri regionali nell'elaborare proposte utili ad affrontare questa Fase due. Proposte splicitate in una lettera che è stata protocollata e posta tra gli atti all'attenzione diretta di De Luca». Al momento non è arrivata alcuna risposta; il consigliere rimarca che «a molte [altre] nostre proposte è stato dato seguito direttamente in queste settimane». La proposta di Zinzi è quella di adottare misure di sostegno simili a quelle dell’Emilia Romagna, dove è stata prevista un’indennità una tantum di 450 euro agli stagisti extracurriculari e un’indennità pari al doppio per i disabili, per ripagarli dell’investimento in un percorso di tirocinio bruscamente interrotto. Una spesa che il consigliere del gruppo Misto – inizialmente eletto con Forza Italia che ha poi lasciato nel settembre 2018 dichiarandosi indipendente – pensa potrebbe essere sostenuta dalla Regione senza problemi. «Le risorse ci sono: i fondi si possono trovare nelle pieghe del bilancio regionale. Solo una piccola percentuale del Piano Socio economico Campano è finanziato con il bilancio regionale. Si tratta nella stragrande maggioranza di soldi che arrivano dal Fondo sociale europeo, dai fondi Fesr e dal Fondo di sviluppo e coesione».Il riferimento è al Piano per l’Emergenza Socio economica varato dalla Regione Campania, che contiene specifiche misure di sostegno a famiglie e imprese per affrontare le conseguenze del fermo dell’attività sociale e lavorativa. L’investimento è stato di 908 milioni di euro per provvedimenti che mirano ad aiutare microimprese, professionisti, famiglie, casa e migranti. Uno sforzo di risorse notevole che non ha visto, però, ad oggi alcun intervento a favore di stagisti. E su cui Zinzi è abbastanza critico: «Si è pensato solo a macro categorie, senza fare alcuna valutazione né del reale fabbisogno dei cittadini campani né delle esigenze di tutte le categorie, vedi l’esempio degli stagisti ad oggi esclusi».L’avvocato resta però ottimista, e confida che la sua nota venga presa in considerazione e discussa in Consiglio per portare nel breve periodo a un aiuto concreto per gli stagisti. Esclude, però, provvedimenti che prendano in considerazione il clickday e, quindi, che siano diretti a una platea ampia con l’unica selezione affidata alla velocità di connessione e “clic”. «Trovo mortificante pensare che i miei concittadini trascorrano la giornata davanti al pc nel tentativo di collegarsi prima di altri ad una piattaforma che nella maggioranza dei casi va in tilt». Per questo motivo è convinto che vadano valutati i singoli casi e prese in considerazione, per esempio, le casistiche particolari come quelle di chi ha sostenuto anche le spese di alloggio e oltre ad aver perso un’indennità si è trovato a dover far fronte anche a dei costi non più necessari.Certo parlare di modalità al momento è quasi velleitario, quantomeno fino a quando dal restante mondo politico regionale non arriverà un segnale di interessamento al tema. Certo, da alcuni giorni è stata permessa la ripresa in azienda dei tirocini, ma come in altre regioni spesso l'ordinanza regionale non basta perché non tutte le aziende riescono a coprire le spese per le adeguate misure di sicurezza anche per gli stagisti. Resta la possibilità di proseguire i percorsi formativi on the job a distanza, e del resto anche secondo Zinzi «lo smart internshipping è al momento la soluzione migliore». Da parte sua però resta il rammarico per il silenzio e il ritardo che il mondo politico regionale ha impiegato nel trovare una soluzione per gli stagisti: «Il lungo periodo di serrata totale avrebbe dovuto essere utilizzato proprio per elaborare una strategia di ripartenza per tutti: anche per i tirocinanti».Marianna Lepore

Sussidio agli stagisti, uscito il bando della Regione Toscana: i soldi a partire da luglio

Potranno richiedere un sussidio di 433 euro a partire dal 28 maggio gli stagisti della Toscana che si sono visti sospendere lo stage a causa del Coronavirus. Rientrano nella misura gli stagisti extracurriculari ma anche i praticanti delle professioni ordinistiche; esclusi invece i tirocinanti curriculari. Per tutti vale la regola per cui lo stop del tirocinio debba essere stato tale da escludere anche l'attività da remoto, inibendo di conseguenza l'erogazione dell’indennità.  Il bando, che sarà ufficialmente pubblicato dopodomani – mercoledì 27 maggio – è già consultabile online. La finalità, si legge sul sito, è «fornire una misura di sostegno al reddito, in seguito alle misure che hanno portato alla sospensione dei tirocini per contenere l’emergenza epidemiologica». I contributi serviranno a «mitigare gli effetti economici negativi causati dalla mancata corresponsione del rimborso spese o dell’indennità di partecipazione mensili durante il periodo di sospensione» attraverso la corrisponsione di 433 euro. Il bando stabilisce diversi paletti: «Il contributo è erogato infatti per il periodo di sospensione, ma solo se superiore a 15 giorni, e fino ad un massimo di due mesi» chiariscono le linee guida.Per ricevere la somma i requisiti prevedono due opzioni. In caso di tirocinio tuttora in corso, la condizione è che vi sia stata «una sospensione per un periodo superiore a 15 giorni» è scritto nel bando. Nel caso invece in cui il tirocinio sia concluso, «la data di fine tirocinio deve cadere nel periodo di sospensione per emergenza Covid-19». E ancora, altra condizione è che il tirocinio deve «essere stato sospeso per un periodo superiore a 15 giorni prima della data di fine tirocinio». Vale a dire insomma che la pausa deve essere stata lunga necessariamente almeno due settimane, altrimenti si è esclusi dal sussidio. Ma in tutti i casi, sia che si sia trattato di sospensione che di vera e propria interruzione a causa del Covid, il contributo verrà erogato, assicurano gli uffici tecnici, a patto naturalmente che lo stop coincida con le tempistiche del lockdown. Un primo problema è che una parte dei potenziali fruitori di questa misura sembra essere stata dimenticata nel testo del bando. Sebbene nelle premesse, spiegando la ratio del provvedimento, venga specificato che «l’improvvisa sospensione, e in alcuni casi interruzione, delle esperienze di tirocinio in corso causata dalle misure finalizzate a contrastare il diffondersi dell’epidemia Covid-19, ha determinato il venir meno dell’importo mensile erogato a titolo di rimborso spese e indennità di partecipazione ai tirocinanti e ai praticanti, causando una imprevista situazione di difficoltà», poi di fatto tutto il resto del documento parla solo dei sospesi. Dunque paradossalmente le persone il cui tirocinio è stato direttamente interrotto causa Coronavirus resterebbero escluse da questa indennità. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto chiarimenti su questo punto. Mattia Chiosi, delegato ai tirocini della Cgil Toscana, assicura che «in tutti i casi, sia che si sia trattato di sospensione che di vera e propria interruzione a causa del Covid, il contributo verrà erogato», a patto che lo stop coincida con le tempistiche del lockdown. Le complicazioni non finiscono qui. Stando a quanto riportato nel file della domanda, il calcolo dell'importo va fatto dallo stesso richiedente, e cioè sta creando non poca confusione tra i candidati: «Se la sospensione è durata più di 15 giorni le mensilità sono due?» chiede ad esempio Ilenia S. nel gruppo Facebook della Repubblica degli Stagisti. «E chi ha ripreso lo stage, ha ancora diritto ai due mesi sospesi?» chiede ancora una lettrice. «Ma a chi è scaduto il tirocinio, toccherà pure fare i conti?» domanda Sonia F. A quanto pare sì, secondo le spiegazioni date alla Repubblica degli Stagisti dall'assessora al Lavoro della Regione Toscana Cristina Grieco. «In linea di massima le sospensioni sono state di due mesi, dunque si potrà fare domanda per un importo pari a 867 euro» precisa. Ma per i casi di chi ha avuto delle sospensioni che sono avvenute solo parzialmente sotto il periodo del Covid «bisognerà frazionare le cifre». Per fare un esempio, se lo stage doveva terminare a fine marzo e a causa delle misure anticontagio è stato sospeso a metà mese, «allora lo stagista potrà richiedere solo mezzo contributo, ovvero circa 216 euro». Per chi invece si fosse trovato solo per qualche settimana impossibilitato a rientrare in azienda, ad esempio per soli venti giorni, «allora si dovrà fare il calcolo del dovuto sulla base delle giornate di assenza» chiarisce ancora l'assessora. «Abbiamo deciso di lasciare che siano gli stagisti che fanno domanda a fare i calcoli tramite un'autocertificazione, per velocizzare le pratiche» commenta. «Poi gli uffici faranno un minimo di istruttoria per i controlli». C'è poi il paletto dell'età: l'erogazione sarà garantita solo alla fascia di età dai 18 anni ai 29 anni. «Il che non significa che saranno presi in carico esclusivamente i soggetti che partecipano al programma GiovaniSì, e che cofinanziamo attraverso la regione» prosegue l'assessore. Vi rientrano insomma tutti i tirocini extracurriculari e i praticantati svolti in Toscana sospesi a causa del Covid, a patto che si rientri nel limite di età. «È un tetto che ci viene posto dal fondo europeo a cui attingiamo per i finanziamenti» sottolinea Grieco, e quindi non dipende dalla Regione. Il fondo, per la cronaca, è pari a 5 milioni e 107mila euro. Le domande saranno accolte dal 28 maggio fino a esaurimento dei fondi. A fare fede sarà «l’ordine cronologico di arrivo registrato sul sistema informativo Fse» specifica la nota informativa. Per spedirla serviranno «la propria carta sanitaria elettronica Cse della Regione Toscana, o la Carta nazionale dei servizi abilitata Cns e un lettore smart card». In alternativa la compilazione online è ammessa «anche tramite il sistema Spid». Sulle tempistiche di accreditamento dei bonifici il bando tace, quindi nessuna certezza. Grieco però si sbilancia: «Le domande arriveranno fino a tutto giugno». Da luglio quindi «si partirà con le valutazioni di ammissibilità e inizieranno le liquidazioni».Attenzione infine anche alla cumulabilità con altri bonus: nell'autocertificazione da inviare si richiede come condizione per l'accredito della somma «di non usufruire di altri contributi assegnati dalla Regione Toscana o da altri soggetti pubblici per la medesima tipologia di intervento per il quale richiede il contributo». Niente contributo insomma per chi dovesse risultare beneficiario di qualche misura di sostegno in conseguenza della pandemia. Ma tanto, almeno per ora, il Decreto Rilancio non prevede nulla a favore degli stagisti. Ilaria Mariotti