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Premi di laurea: i bandi aperti, i premi in denaro e le storie di chi ce l’ha fatta

Sono sempre aperte le opportunità per ottenere un riconoscimento per la propria tesi di laurea. Ecco i bandi con scadenze da qui a settembre, per un valore complessivo di circa 57mila euro.Martedì 30 giugno è l’ultimo giorno utile per l’invio della candidatura per il premio di laurea del valore di 3.500 euro bandito da Acat Italia sul tema «Una laurea per fermare la tortura e per i diritti dei migranti», indirizzato a due studenti che abbiano conseguito una laurea magistrale o specialistica sull’argomento presso università statali e non e atenei pontifici negli anni accademici 2017-2018 e 2018-2019. La documentazione va inviata alla sede romana di Acat Italia e comprende copia cartacea e copia digitale della tesi, sintesi di lunghezza non superiore alle due cartelle, copia ufficiale del certificato di laurea, lettera di accompagnamento firmata dal relatore della tesi e contatti del candidato. Il vincitore dello scorso anno è Alessandro Valenti, anno di nascita 1995. Dottore magistrale in Giurisprudenza presso l’università La Sapienza di Roma con 110 e lode e tesi in diritto penitenziario dal titolo “La detenzione amministrativa dei migranti”. Menzioni speciali sono state assegnate a Matilde Botto, autrice di una tesi in Diritto penale dal titolo “Il reato di tortura nell’ordinamento giuridico italiano e nella dimensione sovranazionale” discussa presso la Scuola di Giurisprudenza dell’università di Bologna; e Anna Maraschio, con una tesi in Storia dell’Africa dal titolo “Viaggi di speranza, viaggi disperati. Indagine sui flussi migratori dall’Africa Occidentale (Nigeria, Senegal, Mali)”, discussa presso il dipartimento di Scienze politiche e internazionali dell’università di Siena.Incentrato sul mondo carcerario è invece il premio di laurea Isabella Belli, organizzato dalla Fondazione Balducci, che punta a valorizzare tesi di laurea o di dottorato discusse a partire dall’anno accademico 2019-2020. Per concorrere al premio, di mille euro, c’è tempo anche in questo caso fino al prossimo 30 giugno.Entro domenica 5 luglio è possibile candidarsi ai tre premi di laurea del valore di mille euro ognuno promossi dall'Uaar, l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, rivolti ad autori di tesi di primo e secondo livello o di vecchio ordinamento, discusse tra il primo luglio 2019 e il 30 giugno 2020, e agli altri tre del valore di 600 euro destinati a laureati triennali. Il form per la domanda è disponibile sul sito del premio. Sono cinque i vincitori della precedente edizione del premio: Paolo Scarpellini, 24 anni (tesi in Storia della Filosofia moderna dal titolo “Dalla teologia al naturalismo. Il percorso critico di Ludwig Feuerbach”, Dipartimento di Filosofia e comunicazione presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna), Francesca Perrone, 23 anni (tesi in Filosofia dal titolo “Il testamento biologico. Un esame del dibattito in Italia” presso la facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma), Annalisa Mastronardi, 23 anni (tesi “James Joyce: attrazione e repulsione per la chiesa cattolica” all'interno del corso di laurea magistrale in Letterature e traduzione interculturale dell'università Roma Tre), Pietro Bruno, 24 anni (tesi in Diritto dell'Unione europea “La questione di genere nell'Unione Europea: uguaglianze e discriminazione evidenti” discussa al termine del corso di laurea triennale in Scienze dell’Amministrazione del Dipartimento di Scienze politiche e sociali presso l’università della Calabria) e Beatrice Marconi, 28 anni (tesi in Diritto ecclesiastico “La questione del fine vita tra diritto positivo ed etica religiosa” presso il corso di laurea magistrale in Giurisprudenza dell'Alma Mater di Bologna).I premi in palio in realtà anche l'anno scorso erano sei, ma «la giuria preposta a valutare gli elaborati di “altre discipline”, nè giuridiche nè umanistiche in senso stretto, ha ritenuto che nessuno degli elaborati sottoposti fosse adeguato» spiega alla Repubblica degli Stagisti Giorgio Maone, responsabile eventi dell'Uaar: «e quindi, con decisione sofferta, ha deciso di non assegnare il premio per la categoria».Mercoledì 15 luglio è l’ultimo giorno utile per fare domanda per il premio Elisa Genovese, bandito dalla Fondazione Finanza Etica. Si tratta di un premio di laurea dell’importo di 2500 euro e di due menzioni di 750 euro ciascuna in favore di studenti laureati presso un’università italiana che abbiano prodotto tesi di laurea magistrale o a ciclo unico sui temi della finanza etica e sostenibile nell’anno accademico 2018/2019.Giovanni Flamini ha 27 anni e si è laureato nel 2015 in Economia e finanza all’università di Bologna, attualmente lavora come sustainability analyst in una società di consulenza occupandosi di bilanci di sostenibilità, Dichiarazioni Non Finanziarie e altri progetti in ambito di CSR. Venuto a conoscenza del bando dell'anno scorso tramite una mail che diffondeva l’iniziativa, ha partecipato e vinto l’edizione 2018 del premio con una tesi dal titolo “Green Finance e Carbon Tax: l'economia come strumento di contrasto al cambiamento climatico”, che aveva l’obiettivo di reinterpretare la crisi climatica in un'ottica prettamente finanziaria, concentrandosi su tutti quegli aspetti che possono essere fonte di opportunità e di sviluppo socio-economico. «Da quasi dieci anni sono un cliente e socio di Banca Etica, quindi mi tengo sempre aggiornato su tutte le loro iniziative. È una realtà che mi ha sempre affascinato e con cui sognavo di poter collaborare o lavorare: questo bando mi era sembrata non solo un'ottima occasione per mostrare il mio lavoro, ma anche per entrare in contatto con la Fondazione Finanza Etica» racconta alla Repubblica degli Stagisti. Pietro Marchesano invece ha 26 anni e si è laureato in Economia e management all’università di Padova, conseguendo poi la magistrale in Banking and Finance alla Cattolica di Milano. Attualmente lavora come Impact Investing Analyst presso AXA. Anche lui ha partecipato al premio Elisa Genovese, scoperto attraverso i social, vincendo lo scorso anno con una tesi sulla materialità dei temi non finanziari, ambienti sociali e di governance nei mercati azionari europei: «Ho deciso di partecipare al premio mentre scrivevo la tesi: mi sono reso conto che la mia ricerca empirica avrebbe riguardato temi molto rilevanti per il premio "Elisa Genovese" della Fondazione Finanza Etica e così, una volta laureato, mi sono iscritto».L'Associazione italiana Dimore storiche (Adsi) ha bandito la seconda edizione del premio di laurea sui beni vincolati privati, dell’importo di 1500 euro e scadenza mercoledì 15 luglio 2020.Il bando è rivolto ai laureati che abbiano svolto una tesi di laurea magistrale su tematiche aventi per oggetto uno o più immobili vincolati privati, comprese le loro decorazioni e pertinenze, quali parchi e giardini. Possono partecipare laureati in Architettura, Ingegneria, Storia dell’Arte, Conservazione dei Beni culturali, Scienze della Comunicazione, Economia e Giurisprudenza. Il primo premio lo scorso anno è andato al 26enne Marco Barzanti, neolaureato in Architettura presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna con una tesi dal titolo "Il Complesso Monumentale di Canossa. Studi e proposte per il consolidamento delle rovine del Castello e la valorizzazione del suo contesto"; Barzanti aveva scoperto il premio tramite un articolo online. Secondo e terzo premio sono andati rispettivamente alla 27enne Sara Zoppi, 27 anni (tesi dal titolo “La ‘Favorita’ a Mantova: il restauro di una villa seicentesca. Frammento e decoro”) e alla 28enne Giulia Savoia (tesi dal titolo “Living History in a Landmark, the enhacement of Historic Houses: Villa Saraceno a Finale di Agugliaro and the Landmark Trust”). Entrambe devono invece ringraziare i loro relatori di tesi per aver fatto loro conoscere l'iniziativa dell'Adsi, invitandole a partecipare alla competizione. Ammonta a 6mila euro totali (tremila per il primo, duemila per il secondo e mille per il terzo classificato) l’importo del premio di laurea Artemio Franchi, il cui bando è aperto fino al prossimo venerdì 31 luglio. Il premio, arrivato alla 13ma edizione, è rivolto a laureati che hanno discusso la tesi a partire dal 1 agosto 2016 su temi sportivi, con particolare attenzione quest’anno alle discipline paralimpiche e al calcio femminile.Stessa scadenza per la prima edizione il premio bandito da Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) per cinque tesi di laurea dedicate allo sviluppo della disciplina del lavoro domestico e della cura della persona, discusse tra il primo agosto 2019 e il 31 luglio 2020. La presentazione delle domande, da inviare tramite PEC o raccomandata all’indirizzo dell’associazione, deve avvenire appunto entro il 31 luglio. Il bando è rivolto a laureati in giurisprudenza, scienze politiche, sociologia, economia e commercio e scienze dell’educazione e della formazione.Torna anche quest’anno il premio intitolato a Valeria Solesin, ricercatrice uccisa a Parigi durante l’attentato al Bataclan, incentrato sul ruolo del talento femminile come elemento determinante per lo sviluppo dell’etica e della meritocrazia nel nostro Paese. Le candidature si chiudono il prossimo 7 agosto e sono rivolte a laureati magistrali in Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche, Psicologia, Scienze della Formazione, Ingegneria, Demografia e Statistica. I premi ammontano complessivamente a 30mila euro. Sono due i premi, rispettivamente del valore di 2500 euro, destinati a laureati magistrali in giurisprudenza, economia, scienze politiche e lettere che discuteranno la tesi entro il 31 luglio 2020, e dedicati alla memoria di Luciano Barca. C’è tempo per inviare gli elaborati fino al 7 agosto prossimo. Le tesi devono trattare uno dei seguenti temi: la relazione fra centro e periferia dei partiti, ieri e oggi: muovendo dall’esperienza di Luciano Barca nel Pci, al centro e nel territorio delle Marche; il ruolo del Parlamento come luogo di confronto per raggiungere “accordi”; la programmazione economica per lo sviluppo sostenibile, ieri e oggi: muovendo dall’esperienza di Luciano Barca nel Progetto ‘80 e nella fase del compromesso storico.Lunedì 31 agosto è la data di scadenza per la presentazione delle domande per le borse di studio “Economia d’Anaunia”: si tratta di sei borse del valore cospicuo, 2500 euro ciascuna, per studenti di laurea magistrale che hanno scelto o sceglieranno come argomento della loro tesi di laurea un tema in grado di contribuire alla riflessione sul futuro dell’economia e della società della Val di Non. Scade il giorno dopo, martedì primo settembre, il termine per partecipare al premio bandito dall’Associazione Italiana Sindrome di Pitt-Hopkins – Insieme di più: sei premi per le migliori tesi di laurea o di specializzazione sul tema della sindrome di Pitt-Hopkins, discusse nel periodo agosto 2018 - agosto 2020. L’importo di ciascun premio è di 500 euro.L’Associazione culturale “architetto Simonetta Bastelli” , finalizzata a promuovere la cultura del paesaggio di qualità e del buon paesaggio nella collettività, organizza anche quest’anno il Premio Simonetta Bastelli da assegnare ai migliori progetti che esaltano il rapporto tra architettura e natura negli spazi aperti urbani. Il premio è articolato in quattro sezioni: professionisti, giovani, tesi di laurea e studenti universitari. La data di scadenza per la presentazione delle domande è sabato 5 settembre. Vincitore dell'anno scorso è Michele Sicher, trentino classe 1993, laureato magistrale in Ingegneria edile e architettura presso l'università di Trento con una tesi su “Il paesaggio fluttuante del lago di Santa Giustina. Riscoprire e riattivare paesaggi “invisibili” attraverso interventi puntuali tra acqua, natura e architettura”.Chiara Del Priore

Decreto Rilancio e indennità per gli stagisti, uno degli emendamenti è stato “segnalato”: cosa succede adesso

Il lavoro parlamentare di conversione in legge del Decreto Rilancio, in corso in questi giorni, consiste tra le altre cose nel vaglio degli emendamenti da apportare al testo deciso dal governo, per migliorare - sperabilmente - il provvedimento normativo.Uno dei problemi di questo Decreto Rilancio, come i lettori della Repubblica degli Stagisti sanno bene, è che “rilancia tutti tranne gli stagisti”: cioè non prevede nulla per sostenere chi stava svolgendo un tirocinio al momento dello scoppio dell’emergenza Covid, e si è visto sospendere o interrompere all’improvviso questo tirocinio, restando non solo senza attività ma anche senza il reddito rappresentato dall’indennità mensile.Molte categorie di persone si sono viste assegnare sussidi e sostegni economici, una-tantum o ripetuti di mese in mese; per i tirocinanti lo Stato invece non ha previsto nulla. Almeno finora. Per rimediare a questa criticità, denunciata dalla nostra testata su queste pagine e rimbalzata sui social network e sui giornali grazie alla voce di molti giovani che hanno deciso di farsi sentire, nei giorni scorsi sono stati presentati da alcuni deputati quattro emendamenti. Uno di questi quattro è “sopravvissuto” alle cesoie dei gruppi parlamentari, e verrà discusso – si spera – nei prossimi giorni alla Camera.Piccola digressione esplicativa: quando c’è una legge da discutere e votare, e tanti emendamenti presentati da forze politiche differenti, per evitare il sovraffollamento esiste un sistema chiamato “segnalazione”, noto anche come “contingentamento degli emendamenti”, specialmente quando le leggi arrivano alla commissione Bilancio. Da qualche anno la prassi vuole che le “proposte emendative” debbano cioè essere “segnalate” da ciascun gruppo parlamentare già dal momento della loro presentazione.Dunque, benché formalmente non vi siano limiti numerici alla presentazione di emendamenti da parte dei parlamentari, solo quelli “segnalati” vengono effettivamente messi al voto. Il frutto di questo “sfrondamento”, nel caso specifico della conversione in legge del Decreto Rilancio, è un testo di 700 pagine a fronte del testo iniziale di oltre 2.400. Sono i gruppi parlamentari a scegliere gli emendamenti da segnalare: ogni partito cioè sceglie, tra le proposte emendative formulate dai suoi parlamentari, quelle che ritiene maggiormente rilevanti – o che hanno maggiore possibilità di essere approvate.Per quanto riguarda i provvedimenti a favore degli stagisti da inserire nel Decreto Rilancio, dei quattro che avevamo raccontato la settimana scorsa l’unico che al momento risulta segnalato è il numero “78.01”, e cioè questo:“Dopo l’articolo 78, aggiungere il seguente:1. Ai fini del riconoscimento di un’indennità per i soggetti che hanno interrotto o sospeso un’attività di tirocinio extracurriculare a causa dell’emergenza COVID-19,sono  trasferiti  alle  regioni e province autonome 100 milioni di euro a valere sui fondi di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n.27,previo accordo in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sulle modalità di assegnazione ed erogazione di tale indennità”.L’emendamento risulta firmato da Chiara Gribaudo, Massimo Ungaro, Debora Serracchiani, Antonio Viscomi, Stefano Lepri, Carla Cantone, Romina Mura, Elena Carnevali, Paolo Siani, a cui si sono uniti Enza Bruno Bossio, Matteo Orfini, Nicola Pellicani, Lia Quartapelle Procopio, Giuditta Pini, Stefania Pezzopane. A parte Ungaro, che fa parte di Italia Viva, tutti gli altri quattordici firmatari fanno parte del Partito Democratico.«Mi auguro che la discussione sia approfondita ma veloce, e che entro la fine della settimana si arrivi a discutere dei tirocinanti» dice alla Repubblica degli Stagisti Chiara Gribaudo. A lei chiediamo: i cento milioni dell’emendamento in questione, qualora fosse approvato, verrebbero erogati alle Regioni che poi sceglierebbero autonomamente come distribuirli agli stagisti: ne beneficerebbero anche le Regioni che hanno già stanziato autonomamente fondi, come il Lazio? La priorità nello stendere il testo dell’emendamento è stata quella «di non creare disparità fra i tirocinanti sulla base della regione di appartenenza» risponde la parlamentare: «Le regioni che hanno già erogato un sostegno avrebbero indietro una parte dei fondi spesi, mentre le altre sarebbero a quel punto obbligate a dare questo sussidio ai tirocinanti, anche scegliendo se aggiungere risorse proprie».E chissà cosa farà la Regione Lombardia, se l’emendamento venisse approvato e una parte dei cento milioni arrivasse nelle casse lombarde: solo qualche giorno fa, rispondendo a un’interrogazione di alcuni consiglieri regionali del PD, l’assessora al Lavoro della Regione Lombardia dichiarava che «la natura del tirocinio non è quella di un rapporto di lavoro a cui connettere misure di sostegno del reddito» facendosi forte della posizione del Governo che appunto non ha previsto in tutti questi mesi una misura di sostegno del reddito a favore degli stagisti: «I diversi provvedimenti emergenziali adottati dal Governo [hanno] previsto interventi una tantum per diverse platee, escluse i tirocinanti extracurricolari». «La giunta della regione Lombardia ha poco da insegnare sulla gestione della pandemia» commenta Gribaudo: «Sui tirocini le regioni hanno un ruolo preminente affidato dalla Costituzione, e le regioni amministrate dal centrosinistra hanno dato l'esempio con indennità e misure ad hoc, mentre la maggior parte delle regioni di centrodestra ha lasciati da soli i tirocinanti. La differenza è fra chi li considera solo ragazzi da spremere e chi li vuole incoraggiare per fare il primo passo nel mondo del lavoro».La domanda a questo punto è: lo sottoscriveranno i sedici deputati pentastellati che avevano sottoscritto l’emendamento “252.02” (che il gruppo parlamentare dei Cinque Stelle ha scelto purtroppo di non segnalare, condannandolo a non essere discusso e votato), intitolato “Disposizioni urgenti per il personale tirocinante” e focalizzato sul garantire indennità agli stagisti degli enti pubblici – e cioè Elisabetta Maria Barbuto, Carmela Grippa, Piera Aiello, Stefania Ascari, Roberto Cataldi, Gianfranco Di Sarno, Iolanda Di Stasio, Devis Dori, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Valentina Palmisano, Mario Perantoni, Eugenio Saitta, Angela Salafia, Giulia Sarti ed Elisa Scutellà – sceglieranno di firmare e quindi sostenere l’emendamento “78.01”, in un’ottica bipartisan di sostegno agli stagisti? E la deputata Rosalba Testamento, sempre del M5S, che aveva depositato un ordine del giorno sul tema indennità agli stagisti, approvato a fine aprile ma ignorato poi in fase di stesura del Decreto Rilancio da parte del governo?E Alessandro Fusacchia, Riccardo Magi e Bruno Tabacci, deputati eletti nelle fila di +Europa, che aveva preso posizione all’epoca del CuraItalia sul tema con una campagna web intitolata “Gli stagisti non sono gli ultimi lavoratori, sono i prossimi lavoratori”?«Su questo e su altri temi ho preso contatti con esponenti di vari gruppi parlamentari, compresa l'opposizione, con i quali condividere alcuni punti da affrontare durante la discussione degli emendamenti» chiude Gribaudo: «Non vi nego però che, più che la condivisione fra deputati, servirà il via libera del governo». Il via libera a spendere 100 milioni di euro per gli stagisti, cioè. A noi sembrerebbe proprio il minimo, dopo averli dimenticati per tre mesi.

Tirocini durante la Fase 2 dell’emergenza Covid, nuovi chiarimenti dalla Regione Lombardia in ventitré “FAQ”

Giovedì 11 giugno la Regione Lombardia ha emesso un nuovo documento di FAQ (frequently asked questions) per chiarire i principali dubbi sulla gestione degli stage nell’ambito dell’emergenza Covid.Le riportiamo qui sotto. In Lombardia ogni anno si svolge più di un quinto degli stage di tutta Italia: oltre 74mila nel 2019, considerando solo gli extracurricolari. Secondo i dati dell'assessora regionale al Lavoro Melania Rizzoli, i tirocini extracurricolari «attivi in Lombardia alla data del 25 febbraio erano 15.576, di cui solo una parte, circa un terzo, sono proseguiti con modalità a distanza». Il documento dell'11 giugno si intitola “Allegato FAQ – Gestione dei tirocini extracurriculari e curriculari nell'ambito dell'emergenza Covid-19” con la specifica “Aggiornamento ai sensi delle ultime disposizioni governative e regionali (11 Giugno 2020)”. 1.- Da quando è possibile attivare nuovi tirocini, curriculari ed extracurriculari, e riattivare quelli sospesi per emergenza Covid-19? A partire dal 18 maggio 2020 è possibile attivare nuovi tirocini extracurriculari e curriculari per soggetti maggiorenni (anche universitari) e riattivare quelli sospesi per emergenza Covid-19, unicamente negli ambienti lavorativi e nei laboratori per i quali non sussistano le restrizioni all’esercizio dell’attività derivanti dalle disposizioni governative e regionali. 2.- Quali sono le possibilità alternative previste per la gestione dei tirocini nel periodo di emergenza? Le possibilità alternative previste per la gestione dei tirocini nel periodo di emergenza sono:     1.    Sospendere il tirocinio, su iniziativa del soggetto ospitante, per il periodo di emergenza epidemiologica e far riprendere l’esperienza al termine della stessa. (Per le specifiche sul mantenimento della sospensione anche nel caso in cui l’azienda abbia ripreso l’attività vedi FAQ n° 20). 
    2.    Far svolgere l’esperienza presso il domicilio del tirocinante in modalità a distanza, assimilabili allo smart working. In tal caso dovrà primariamente trattarsi di tirocinio con obiettivi formativi riconducibili a profili professionali che consentono uno svolgimento dell’esperienza con questa modalità.
Il soggetto ospitante dovrà assicurare la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia. Infine, il soggetto ospitante dovrà acquisire il parere relativo allo svolgimento del tirocinio in modalità a distanza assimilabile allo smartworking, sia del tirocinante che del soggetto promotore, garante dell’esperienza formativa. 
    3.    Interrompere il tirocinio, ritenendo che gli obiettivi formativi del tirocinio non sono conseguibili data l’attuale situazione. In relazione agli aspetti formali del caso i soggetti interessati dovranno procedere come da linee guida approvate da Regione Lombardia con DGR 7763 del 17/01/2018 che prevedono la possibilità di interrompere il tirocinio in caso di impossibilità a conseguire gli obiettivi formativi del progetto. 
3.- Quali condizioni è necessario verificare prima della attivazione/riattivazione di un tirocinio? Prima dell’attivazione di un tirocinio è necessario verificare:     .    1)  la presenza, alla luce della normativa vigente, delle condizioni necessarie per lo svolgimento dell’attività lavorativa che costituisce l’oggetto della formazione del tirocinante (e quindi che non vi siano restrizioni all’esercizio dell’attività o alla mobilità, in base ai codici Ateco e alle ordinanze in essere); 
    .    2)  la presenza delle condizioni, come richiesto dalle disposizioni governative e regionali, che assicurino adeguati livelli di protezione per lo svolgimento delle attività in azienda da parte dei lavoratori (uso di dispositivi di protezione individuale, distanza di sicurezza, orari, ecc...). 
In assenza di tali presupposti, il tirocinio non può essere attivato/riattivato. Qualora, nel corso del tempo, tali presupposti venissero a mancare, il tirocinio dovrà essere interrotto. 4.- Quali protocolli di sicurezza si applicano ai tirocinanti? Ai tirocinanti devono essere applicate le disposizioni/protocolli previsti per il settore, l’attività e il luogo di lavoro (struttura/azienda ospitante) ove è esercitata l’esperienza formativa in tirocinio. A tal fine, è necessario tenere conto anche delle misure contenute nelle corrispondenti schede tecniche delle recenti ordinanze regionali. In presenza di più tirocinanti presso la medesima struttura/azienda e in attuazione di detti protocolli potrà essere necessario articolare le attività di tirocinio secondo turni da concordare con il tirocinante, il responsabile dell’azienda/struttura ospitante e/o tutor aziendale. 5.- Quali sono i requisiti che deve verificare il soggetto promotore e con quale modalità? Il soggetto promotore verifica la presenza dei requisiti sopra richiamati nelle seguenti modalità:         -  acquisisce la dichiarazione del soggetto ospitante, a norma del Dpr 28/12/2000 N. 445 ivi comprese le responsabilità di cui agli articoli 75 e 76, nella quale assicura l’applicazione, nei confronti del tirocinante, degli stessi protocolli di sicurezza previsti per i lavoratori, ivi comprese le prescrizioni previste, in capo ai datori di lavoro, dalle ordinanze regionali; 
        -  inserisce nel progetto formativo di tirocinio (anche con un addendum in caso di proroga) l’obbligo, sia per il soggetto ospitante che per il tirocinante, di adottare le misure di sicurezza sopra citate; 
        -  inserisce, nel progetto formativo di tirocinio, la previsione di attività che potranno essere svolte preferibilmente in modalità “a distanza”, come individuate dal soggetto ospitante. La modalità “a distanza” deve essere preferibile, ove possibile, prevedendo un mix distanza-presenza, limitando il tempo di presenza allo stretto necessario a garantire la qualità del tutoraggio. In ogni caso, il piano formativo deve individuare anche le modalità (telematiche o altro) con cui si svolge il tutoraggio; 
        -  nel caso di tirocinanti minorenni, acquisisce l’assenso dei genitori o del soggetto che ne esercita la tutela; 
        -  assicura tutti gli altri elementi che caratterizzano e qualificano l’esperienza di tirocinio, ivi compreso il tutoraggio, anche nello svolgimento delle attività formative da svolgersi “a distanza”. 
6.- Cosa viene richiesto al soggetto ospitante? Il soggetto ospitante:         -  fornisce al tirocinante le prescrizioni previste per la sicurezza sanitaria dai protocolli applicati per i lavoratori; 
        -  applica, per il tirocinante, le stesse misure di carattere sanitario del personale previste dalle recenti ordinanze regionali; 
        -  definisce tempi e modalità per lo svolgimento delle attività formative, individuando quelle che è possibile svolgere in modalità “a distanza” (in analogia a quelle svolte dai lavoratori in regime di smart working); 
7.- È possibile attivare/riattivare nuovi tirocini nella modalità “a distanza” (in analogia a quelle svolte dai lavoratori in regime di smart working)? Nella nuova fase dell’emergenza Covid-19 e fino a tutta la durata della stessa, è possibile attivare/riattivare nuovi tirocini, sia in presenza che nella modalità “a distanza” (in analogia a quelle svolte dai lavoratori in regime di smart working).
Per quanto riguarda i requisiti per l’attivazione e riattivazione dei tirocini, si riportano, di seguito, le disposizioni previste nei precedenti comunicati e nelle ordinanze regionali. 8.- Quali sono le condizioni richieste per la prosecuzione del tirocinio con modalità alternative alla presenza in azienda? Le condizioni richieste sono:
- Coerenza dei contenuti del progetto formativo e delle attività oggetto del tirocinio con la modalità di svolgimento a distanza,
- Disponibilità da parte del soggetto ospitante di tecnologie telematiche, - I sistemi utilizzati in tali casi dovranno ad ogni modo garantire: autenticazione dell'utente; tracciamento delle attività; modalità di formazione a distanza e di tutoraggio che replichino, per quanto più possibile, la formazione on the job. Inoltre, il soggetto ospitante dovrà assicurare la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia. 9.- In quali casi è preferibile la modalità a distanza? La modalità “a distanza” deve essere preferibile ove necessario per assicurare le distanze di sicurezza previste dalla normativa vigente, anche prevedendo un mix distanza-presenza e limitando il tempo di presenza a quanto necessario a garantire la qualità del tutoraggio. In ogni caso, il piano formativo deve individuare anche le modalità (telematiche o altro) con cui si svolge il tutoraggio. 10.- Come si calcola la durata complessiva del tirocinio? Per quanto riguarda il computo della durata del tirocinio, la durata complessiva dello stesso, al netto dei periodi di sospensione, non deve superare la durata massima prevista al punto 3.4 delle Linee di indirizzo regionali in materia di tirocini. 11.- Come si gestisce la sospensione? La sospensione deve essere gestita come se vi fosse stata una sospensione del tirocinio dovuta ad un infortunio o a una malattia del tirocinante. Il soggetto ospitante comunica al promotore e al tirocinante che da tale giorno il tirocinio deve ritenersi sospeso. 12.- Come vengono recuperati i periodi di sospensione? I tirocini sospesi per l'emergenza epidemiologica Covid-19 vanno prorogati per un tempo pari al periodo di sospensione e fino al raggiungimento della durata inizialmente prevista, e cioè, a completamento del periodo inizialmente previsto. La durata complessiva del tirocinio non deve superare la durata massima prevista al punto 3.4 delle Linee di indirizzo regionali in materia di tirocini. 13.- Quando deve essere comunicata la proroga? La comunicazione di proroga va inserita al massimo entro i 5 giorni successivi alla data di scadenza naturale (iniziale) del tirocinio sospeso. Le operazioni sul sistema informativo GEFO sono le stesse che si utilizzano per la comunicazione delle proroghe convenzionali. Per i tirocini scaduti durante il periodo di sospensione per emergenza Covid–19 vedi FAQ n° 14. 14.- È possibile prorogare un tirocinio che era stato sospeso e che poi è scaduto durante il periodo di emergenza Covid–19? Secondo quanto previsto dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale nel mese di aprile, nel caso in cui la scadenza del tirocinio ricada nel periodo di sospensione dell'attività produttiva, lo stesso si intende prorogato e la durata originariamente prevista si intende prolungata per il periodo residuo non effettuato a causa della sospensione. La comunicazione di proroga, prevista dall'articolo 4-bis del Decreto legislativo n. 181/2000, va effettuata entro 5 giorni dalla data di ripresa dell'attività produttiva dell'azienda presso la quale il tirocinio era svolto, ovvero entro 5 giorni dalla data di ripresa del tirocinio ove non coincidente con la data di ripresa dell'attività produttiva. 15.- Come si gestisce la proroga nel caso in cui la scadenza del tirocinio non ricada nel periodo di sospensione dell'attività produttiva? Nei casi in cui la scadenza del tirocinio non ricada nel periodo di sospensione dell'attività produttiva, prima della scadenza naturale del tirocinio, dovrà essere effettuata sul sistema delle Comunicazioni obbligatorie una comunicazione di proroga per il periodo corrispondente alla sospensione. In tal caso dovrà essere predisposto un addendum alla convenzione di tirocinio indicando il periodo di sospensione. Tale documento, dovrà riportare la dicitura “Addendum - l'emergenza epidemiologica Covid-19 “e dovrà essere caricato sul portale regionale allegando una copia al momento della registrazione della proroga da effettuare sul sistema informativo GEFO, come previsto al punto 3.2 delle linee guida. 16.- Come si gestisce il tirocinio qualora le parti interessate decidano di non procedere con il recupero del tempo di sospensione attraverso la proroga della durata iniziale? In entrambi i casi (FAQ 14 e 15), qualora le parti interessate decidano di non procedere con il recupero del tempo di sospensione attraverso la proroga della durata iniziale, la chiusura anticipata del tirocinio dovrà essere formalizzata e motivata. Di conseguenza, al momento dell’inserimento della Comunicazione di Cessazione del tirocinio in GEFO, dovrà essere allegato un documento che riporti le motivazioni del mancato recupero del periodo di sospensione. Si ricorda che tutta la documentazione relativa all’andamento dei tirocini dovrà essere tenuta agli atti dal soggetto promotore. 17.- Quali adempimenti amministrativi richiesti vengono richiesti nel caso di svolgimento del tirocinio a distanza? In relazione agli aspetti formali, se il tirocinio si svolge in questa modalità non è dovuta alcuna ulteriore comunicazione sul sistema delle Comunicazioni obbligatorie, a parte ovviamente la Comunicazione di avvio nel caso di nuovi tirocini o la Comunicazione di proroga al momento del recupero della sospensione nel caso dei tirocini riattivati. Resta inteso che nel fascicolo del tirocinante, o in un addendum alla convenzione di tirocinio, dovrà essere presente idonea documentazione dalla quale evincere che da una certa data il tirocinio si svolge con nuove modalità. Si raccomanda ai datori di lavoro di prestare attenzione alla copertura assicurativa e di inoltrare al tirocinante le dovute informative sulla salute e sicurezza nel lavoro agile. 18.- Come si calcola l’indennità di partecipazione? Rispetto all’erogazione delle indennità, valgono i criteri stabiliti al punto 3.8 delle Linee guida “Indennità di partecipazione” in merito alla sospensione o all’eventuale riparametrazione dell’indennità.
In particolare, per quanto attiene al riconoscimento dell’indennità di partecipazione, quest’ultima non è dovuta per il periodo di sospensione del tirocinio dovuta all’emergenza sanitaria. Qualora, invece, il tirocinio si sia svolto in frazioni di mese prima della sospensione e dopo la sospensione, vista la particolarità della sospensione nel periodo emergenziale dovuto a motivazioni indipendenti dall’azienda ospitante e dal tirocinante, l’indennità dovrà essere riparametrata fermo restando il minimo di 300 euro mensili previsti dalla normativa. 19.- Come si gestiscono i tirocini presso aziende che usufruiscono di ammortizzatori sociali (CIG, CIGD, Fondi bilaterali ecc.)? Nel il rispetto delle linee guida regionali approvate con Dgr 17 gennaio 2018, n. 7763, il soggetto ospitante”: “ad avvio del tirocinio, nell’unità operativa di svolgimento del tirocinio, non deve avere in corso procedure o sospensioni di CIG straordinaria o in deroga, per mansioni medesime a quelle del tirocinio salvo il caso in cui ci siano accordi con le organizzazioni sindacali che prevedono tale possibilità.” Esclusivamente per la fase transitoria legata all’emergenza Covid-19, al fine di assicurare la continuità dei tirocini già avviati, è consentita la continuità o l’eventuale riattivazione di un tirocinio precedentemente sospeso presso aziende che abbiano in corso sospensioni per Cassa Integrazione anche nei casi dove i lavoratori, della stessa unità operativa e adibiti alle stesse mansioni del tirocinante, sono stati sospesi a ore o a rotazione, fermo restando quanto disciplinato dal paragrafo 2.2 delle Linee di indirizzo sopra menzionate (ovvero il tirocinio attivo in modalità “a distanza” e con la presenza operativa del tutor, affinchè il tutoraggio sia comunque garantito) Nel caso in specie, pertanto, in analogia a quanto previsto dalle Linee di indirizzo regionali, la riattivazione sarà possibile unicamente in presenza di “accordi con le organizzazioni sindacali che prevedono tale possibilità”. L’accordo dovrà essere tenuto agli atti dal soggetto promotore. 20.- È possibile mantenere sospeso un tirocinio nel caso in cui l’azienda abbia ripreso l’attività? In caso di ripresa dell’attività, se non ci sono le condizioni per la riattivazione del tirocinio sospeso in modalità a distanza, lo stesso può ulteriormente rimanere sospeso per un periodo massimo di 30 giorni a partire dalla data di ripresa delle attività aziendali, qualora l’impresa non sia immediatamente in grado di garantire le condizioni di sicurezza necessarie per lo svolgimento dello stesso. Il relativo periodo verrà computato al fine del recupero del tempo complessivo di sospensione sempre nel rispetto dei limiti di durata previsti al punto 3.4 delle linee di indirizzo regionali. In relazione alla formalizzazione del caso in specie si rimanda a quanto sopra previsto sulle modalità di gestione delle proroghe.
Il soggetto promotore predispone un allegato al Piano Formativo Individuale nel quale vengono riportati il periodo di prolungamento della sospensione (dalla data di ripresa dell’attività aziendale fino all’effettiva riattivazione del tirocinio) e le relative motivazioni. La documentazione dovrà essere tenuta agli atti. In caso di mancata riattivazione, superato il termine dei 30 giorni, il tirocinio dovrà essere interrotto. 21.- È possibile superare i limiti numerici per l’attivazione di tirocini previsti dalle linee di indirizzo regionali? No. Come disposto al punto 3.2 lettera g) delle linee di indirizzo regionali:
Il soggetto ospitante, deve rispettare i seguenti limiti numerici arrotondati all’unità maggiore, applicati all’unità operativa di svolgimento del tirocinio:     •    strutture composte dal solo titolare o con risorse umane in numero non superiore a 5: presenza contemporanea di un solo tirocinante; 
    •    strutture con risorse umane in numero compreso tra 6 e 20: presenza contemporanea di non più di due tirocinanti; 
    •    strutture con risorse umane in numero superiore a 20: presenza contemporanea di un numero di tirocinanti in misura non superiore al 10% delle risorse umane presenti, con arrotondamento all’unità superiore. 
22.- In base a quanto disposto da Regione Lombardia, è possibile presentare nuovi tirocini extracurriculari per cittadini non comunitari residenti all’estero (tirocini extra UE)? L’’ammissibilità del progetto e l’attivazione del tirocinio è soggetta alle limitazioni sulla mobilità tra paesi vigenti al momento della valutazione della domanda.
Si ricorda che, come previsto dalle disposizioni regionali, il visto di ingresso viene rilasciato dalle Rappresentanze diplomatiche consolari competenti su richiesta della persona straniera, nei limiti del contingente triennale determinato con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro dell'Interno ed il Ministro degli Affari Esteri. Alla richiesta di visto deve essere unito il passaporto, copia della convenzione e del progetto formativo redatti e validati dalla Regione. La persona straniera residente all’estero viene informata dalla Rappresentanza diplomatica consolare dell'obbligo di richiedere al Questore della provincia in cui si trova, entro otto giorni lavorativi dall'ingresso in Italia, il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di tirocinio. 23.- Quali sono le indicazioni per l’attivazione Tirocini nell’ambito dei programmi di politica attiva (ad es. Garanzia Giovani?) Per l’attivazione dei tirocini nell’ambito dei programmi di politica attiva del lavoro promossi dalla Regione a carico di risorse pubbliche, è necessario seguire la disciplina dei singoli bandi. In particolare, per i tirocini attivati nell’ambito di Garanzia Giovani, se il tirocinante non svolge l’attività in modalità “a distanza” ai fini dell’eleggibilità della spesa, è necessario recuperare i giorni di sospensione.

Il Covid non ferma i tirocini da 1300 euro al mese al Parlamento europeo, nuovo bando aperto fino a fine giugno

Sono una delle opportunità più conosciute dai giovani: i tirocini al Parlamento europeo, dopo un periodo di incertezza, non si sono fermati nemmeno durante la pandemia.Quando nel mese di febbraio sembrava che il Covid19 riguardasse solo il nord Italia, i futuri stagisti sono stati contattati con una mail per informarli che la partenza del loro tirocinio era stato rinviato dal primo marzo al primo ottobre. Poi, grazie all’interessamento del presidente dell’Europarlamento David Sassoli, la situazione si è sbloccata: è stata dapprima introdotta una quarantena obbligatoria di 14 giorni per chi proveniva da Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna prima di cominciare lo stage. Quando la situazione è peggiorata, con il diffondersi dell’epidemia in tutta Europa e con l’adozione di nuove modalità di lavoro agile anche per gli stessi parlamentari, la gestione degli stagisti in partenza è cambiata ancora. «Il Parlamento ha scritto a tutti i tirocinanti per informarli sulle due opzioni a loro disposizione: continuare il tirocinio seguendo le stesse misure preventive adottate per tutto lo staff, quindi lavoro in smartworking totale fino a successiva comunicazione, o interrompere lo stage e intraprenderne uno nuovo in futuro» racconta alla Repubblica degli Stagisti Mireia Aguilar Pardo, ufficio stampa della Direzione generale per la Comunicazione del Parlamento europeo: «Per quanti hanno continuato, i loro compiti sono stati coordinati, come sempre, dai supervisori e dal Capo dell’unità a cui erano stati assegnati».Dei 389 stagisti reclutati, solo «il venti per cento ha deciso di interrompere lo stage. Per quanti hanno deciso di continuare in telelavoro, l’applicazione di questa misura comportava il rispetto delle stesse regole adottate dal personale interno, quindi smartworking vicino al luogo di lavoro», in pratica nella stessa città, aggiunge Aguilar Pardo. Ora è tempo di nuove domande per la prossima sessione di tirocini che cominceranno a ottobre, anche se naturalmente sullo sfondo resta lo spauracchio di una seconda ondata della pandemia. Per il momento è stato pianificato lo svolgimento normale dei tirocini nelle sedi di destinazione, che sono sparpagliate su tutto il territorio europeo, ma se il Covid19 dovesse ritornare «il Parlamento europeo adotterà tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere la salute e il benessere dei tirocinanti, che riceveranno in tempo tutte le informazioni», assicurano dall’ufficio stampa. La scadenza per fare domanda per la prossima tornata dei tirocini, che si svolgeranno dal primo ottobre 2020 al 28 febbraio 2021, è fissata per il prossimo martedì 30 giugno. Gli stage offerti sono ben 399 e si distinguono in due tipi: i tirocini presso il Segretariato del Parlamento europeo (tirocini Schuman) e quelli presso i Membri del Parlamento. A partire dal 2019 i tirocini di traduzione sono stati accorpati ai tirocini Robert Schuman, quindi chi fosse interessato a uno stage di questo tipo deve cercarlo nell’elenco degli stage presso il Segretariato. Le destinazioni potranno essere sia Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo, sia un ufficio di collegamento in uno dei singoli Stati membri.Per avere un’idea di che tipo di tirocini si sta parlando si può dare un’occhiata alla pagina delle offerte dove sono elencate tutte le opportunità che possono essere facilmente filtrate per ambito di applicazione (relazioni internazionali, amministrazione, comunicazione), per direzione generale (ovvero l’ufficio a cui fare capo) e per luogo di destinazione.«Il rimborso spese mensile per questo tipo di tirocini nel 2020 ammonta a 1.362,40 euro per quelli svolti nelle città di Bruxelles e Lussemburgo», spiega alla Repubblica degli Stagisti Mireia Aguilar Pardo, ufficio stampa della Direzione generale per la Comunicazione del Parlamento europeo. E aggiunge «Il rimborso spese cambia a seconda del Paese in cui si svolge il tirocinio». E, infatti, a partire dal 2019 si è passati alla modalità "differenziata", che prevede che uno stage in Bulgaria venga pagato intorno ai 740 euro mensili, mentre uno in Danimarca quasi 1.800. Gli stagisti non hanno, però, solo il rimborso spese. Hanno, infatti, diritto «a un’indennità di viaggio di un importo forfettario di 250 euro a testa per coprire parte delle spese sostenute per spostarsi dal proprio domicilio al luogo di destinazione del tirocinio», conferma Mireia Aguilar Pardo: «Il Parlamento poi stipula per tutti gli stagisti un’assicurazione medica complementare e un’altra contro gli infortuni sul lavoro anche al di fuori del luogo di lavoro. In più ogni stagista ha diritto a uno sconto di cinquanta centesimi sui piatti principali dei ristoranti all’interno del Parlamento».Anche questo tipo di stage, come tutti quelli nelle istituzioni europee, è molto ambito dai giovani. Per gli ultimi due periodi di tirocinio (marzo – luglio 2020 e poi ottobre 2019 – febbraio 2020), sono arrivate, in entrambi i casi, oltre 20mila domande per un numero di richiedenti rispettivamente di 8.352 e 8.536. La differenza tra domande e aspiranti stagisti si spiega con il fatto che ognuno può inviare fino a tre diverse richieste. Tra gli oltre 8mila richiedenti gli italiani erano rispettivamente 2.507 e 2.004, per un numero di applications inviate pari a 6.230 e 4.978. Insomma, il 30% delle candidature proveniva dall'Italia: una percentuale come al solito completamente spoporzionata, e impressionante.In totale gli stagisti reclutati sono stati 389 per il primo periodo del 2020 e 418 per il secondo del 2019, di cui gli italiani rispettivamente 76 e 74. I requisiti per candidarsi a questo tipo di stage sono: essere maggiorenni, possedere le competenze linguistiche richieste, avere un diploma universitario, non aver lavorato per oltre due mesi consecutivi in un’istituzione o organismo dell’Unione europea, non aver effettuato una visita studio presso il Segretariato del Parlamento europeo nei sei mesi precedenti l’inizio dello stage. Prima di fare domanda è bene dare un’occhiata all’elenco di tutte le offerte, per leggere le descrizioni dei ruoli, le competenze richieste, il luogo in cui si svolgerà lo stage e anche il numero di domande già arrivate per la stessa mansione. Per quanti, per esempio, fossero interessati a rimanere in Italia, al momento sono offerti quattro stage: uno a Milano e altri tre a Roma, tutti presso la Direzione generale della Comunicazione.Per procedere alla compilazione della domanda conviene poi leggere tutte le istruzioni, dare un’occhiata al file delle faq per togliersi ogni ulteriore dubbio e avere a portata di mano tutte le informazioni richieste perché una volta compilata non potrà essere modificata. Bisogna quindi visitare la pagina delle offerte di stage, selezionare quella per cui si vuole partecipare, cliccare su apply online e completare il form di registrazione con i dati personali. Si può decidere di mandare la propria candidatura fino a tre tirocini. Si deve quindi selezionare l’offerta, autenticarsi con il proprio account, caricare il curriculum in formato Europass e una lettera di motivazione. Una volta completata la domanda il Parlamento informa i candidati selezionati via mail in un periodo che va dal primo agosto al 15 settembre. Tutti i candidati saranno informati sull’esito della propria application, sia in positivo che in negativo, ma in questo secondo caso «non saranno informati dei motivi per i quali non sono stati preselezionati o non hanno ricevuto un'offerta di tirocinio».  Il Parlamento europeo si autodefinisce «un datore di lavoro che garantisce pari opportunità», ecco perché sono incoraggiati a fare domanda tutti i candidati senza alcuna distinzione di genere, orientamento sessuale, background culturale, etnico e religioso o disabilità, con la disponibilità di accomodamenti ragionevoli per quest’ultimo caso. Se selezionato, il disabile sarà invitato a un colloquio con uno dei medici del Parlamento che esaminerà ogni singolo caso per decidere la percentuale di disabilità a cui si applicherà un’indennità aggiuntiva mensile, che può andare dal venti al cinquanta per cento. Non resta, quindi, che affrettarsi e fare domanda per questa opportunità. Sapendo che la competizione è altissima ma che vale decisamente la pena, visto che l’obiettivo è contribuire all’istruzione e formazione professionale europea dei cittadini dell’Unione e che si avrà l’opportunità di vedere da vicino il lavoro dell’organo legislativo europeo. Marianna LeporeFoto di apertura: di Alexis Haulot European Union copyrightFoto in alto a destra e in basso a sinistra: di Dominique Hommel European Union copyright

Oltre 10mila tirocini sospesi in Lombardia, ma per la Regione non c'è bisogno di un sostegno economico per gli stagisti

Oltre diecimila tirocini extracurricolari sono stati interrotti o sospesi durante l'emergenza Coronavirus nella sola Regione Lombardia, a partire da fine febbraio. È Melania Rizzoli, assessora all'Istruzione, formazione e lavoro della Giunta Fontana, a fornire – indirettamente – questo numero. E ad annunciare che per questi diecimila stagisti non ci sarà nessuna forma di sostegno economico da parte della Regione Lombardia.È ciò che è emerso l'altroieri nel corso della seduta del consiglio regionale in cui gli assessori sono stati chiamati a rispondere alle interrogazioni dei consiglieri. E Rizzoli ha dovuto rispondere all'interrogazione presentata da cinque consiglieri del Partito Democratico: Pietro Bussolati, Paola Bocci, Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni (tutti "consiglieri di minoranza", dato che la Regione è governata dal centrodestra), avente come oggetto «Tirocini curricolari ed extracurricolari».«I tirocini extracurricolari attivi in Lombardia alla data del 25 febbraio erano 15.576, di cui solo una parte, circa un terzo, sono proseguiti con modalità a distanza» ha detto l'assessora, ricordando che «il volume dei tirocini extracurricolari attivati storicamente in Regione Lombardia è molto diverso da quello di tutte le altre Regioni, compresa l’Emilia Romagna». Il che è certamente vero, dato che in Lombardia si svolge di solito un quinto degli stage di tutta Italia, e i dati più recenti pubblicati dal ministero del Lavoro attestano che per esempio nel corso del 2019 sono stati attivati in Lombardia 74mila tirocini, contro i 31mila scarsi dell'Emilia Romagna.Perché l'assessora abbia citato l'Emilia Romagna è presto detto: nella loro interrogazione i consiglieri PD chiedevano «per quale motivo Regione Lombardia non abbia sin qui stanziato, al pari di altre Regioni, un contributo ad hoc a favore degli stagisti che si sono trovati senza indennità di tirocinio in seguito all'interruzione dello stesso dovuta all’emergenza sanitaria del CoVid 19». Facendo l'esempio dell'Emilia Romagna e di altre Regioni che «per fronteggiare questa delicata situazione, hanno già oggi previsto l’erogazione di un contributo una tantum a favore dei tirocinanti sospesi» e specificando che In particolare, «l’Emilia Romagna erogherà 450 euro [...] a fronte di 11 milioni di stanziamento totale; la Toscana 433 euro (5,1 milioni di stanziamento totale) ed il Lazio 600 euro (di 5,4 milioni di stanziamento totale)».La Regione Lombardia, invece, non ha intenzione di stanziare fondi per indennizzare gli stagisti rimasti fermi a marzo, aprile e maggio. Né adesso né in futuro. «Le politiche attive di Regione Lombardia valorizzano la natura del tirocinio che non è quella di un rapporto di lavoro a cui connettere misure di sostegno del reddito» è la posizione dell'assessora Rizzoli, che cerca conforto anche nelle decisioni del Governo aggiungendo «come peraltro non hanno fatto nemmeno i diversi provvedimenti emergenziali adottati dal Governo, che ha previsto interventi una tantum per diverse platee, escluse i tirocinanti extracurricolari».Dunque, riassumendo. Siccome il Governo non ha stanziato fondi per sostenere economicamente gli stagisti, secondo la Giunta Fontana nemmeno la Regione Lombardia è tenuta a farlo. A parere dell'assessora il fatto che in Lombardia ci siano più stagisti che nelle altre Regioni, anziché essere un motivo per prendere più in considerazione il tema e attivare delle misure di sostegno per questa platea, al contrario è un motivo in più per non attivare questo tipo di misure. [qui l'intero video con gli interventi dell'assessora Rizzoli e del consigliere Bussolati]Forse perché costerebbero troppo? Davvero vogliamo credere che la Regione più produttiva d'Italia non potrebbe mettere a budget 5 milioni di euro per offrire anche solo 500 euro di indennità una tantum ai suoi 10mila stagisti rimasti sospesi, o che hanno subito la fine anticipata del proprio tirocinio, a causa della pandemia?Molto deluso Pietro Bussolati, uno dei consiglieri firmatari dell'interrogazione, che subito dopo l'intervento dell'assessora nell'aula consiliare ha preso la parola per una replica: «Il Lazio, la Toscana e l’Emilia Romagna hanno messo risorse importanti per indennizzare gli stagisti che non lavorano più e che magari hanno affittato una casa e che non hanno un euro. Sono stupidi questi presidenti di Regione? Bonaccini, Rossi e Zingaretti? Perché voi non mettete queste risorse?». L'affondo politico è chiaro: le tre Regioni citate sono guardacaso tutte guidate da giunte di centrosinistra.Ma davvero tutelare i tirocinanti è qualcosa di sinistra? In altri territori anche esponenti politici di centrodestra hanno dimostrato attenzione. Sembra piuttosto che vi sia una specifica posizione di disinteresse della giunta Fontana al tema delle necessità economiche dei tirocinanti. Nel suo intervento di risposta all'interrogazione l'assessora Rizzoli ha ripercorso le decisioni positive della Regione Lombardia in materia di svolgimento dei tirocini durante la pandemia: «L’assessorato è intervenuto con indirizzi tesi ad ampliare il più possibile la possibilità di continuità ai percorsi di tirocinio già avviati, disciplinando alcune fattispecie che non sono state previste dalle Linee guida: è stata introdotta la modalità del tirocinio a distanza, applicabile a tutti quei tirocini che per tipo di attività avevano la possibilità di continuare a svolgersi con modalità simili allo smart-working, assicurando la continuità del tuto raggio. Poi è stata introdotta la possibilità di proroga del tirocinio anche oltre i termini previsti dalle Linee guida per consentire il recupero del periodo di interruzione. E infine è stata consentita la continuità del tirocinio anche presso soggetti ospitanti che hanno richiesto la cassa integrazione per il Covid-19 sia a ore che a rotazione, anche nei casi dove i lavoratori della stessa unità operativa adibiti alle stesse mansioni del tirocinante sono stati sospesi». Tutto vero. La Regione Lombardia è stata la prima a mettere nero su bianco la possibilità di fare smart internshipping.Ma per stessa ammissione dell'assessora, questi provvedimenti hanno riguardato solamente un terzo dei circa 16mila tirocini attivi al momento dello scoppio della pandemia. E chi ha potuto proseguire il suo stage ha continuato senza problemi a percepire la sua indennità mensile, e dunque non ha avuto una diminuzione delle sue entrate economiche. Ma gli altri due terzi? Gli oltre diecimila tirocinanti che si son trovati impossibilitati a proseguire da casa, e a causa della sospensione o interruzione del proprio percorso di formazione on the job hanno visto polverizzarsi anche l'indennità mensile con cui si mantenevano? La Regione Lombardia ha detto chiaro e tondo, l'altroieri, che non ritiene sia necessario attivare per loro misure di sostegno al reddito.

Decreto Rilancio, i quattro emendamenti per un sostegno economico agli stagisti presentati alla Camera

Sul sito della Camera è disponibile la “bozza non corretta” di tutti gli emendamenti presentati per il procedimento di conversione il legge del “Decreto Rilancio” (che, come noi avevamo titolato nel nostro articolo del 14 maggio, rilanciava tutti... tranne gli stagisti). In particolare, spulciando tra le oltre 2.300 pagine, si trovano quattro “proposte emendative” che riguardano l'introduzione di un sostegno economico a favore dei tirocinanti rimasti danneggiati dalla pandemia. Eccole nel dettaglio.Il primo e il secondo emendamento propongono di modificare l’articolo 78 del decreto, quello che riguarda il “Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori danneggiati dal virus Covid-19”.In particolare, il “78.17” è firmato da Chiara Gribaudo – parlamentare piemontese del Partito Democratico, da subito attenta al tema stagisti e già firmataria di un “ordine del giorno” successivo alla conversione del precedente decreto legge, a fine aprile – e dall’ex presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, e inoltre dal calabrese Antonio Viscomi, il piemontese Stefano Lepri responsabile Terzo settore nella segreteria PD, l’ex leader dei pensionati Cgil Carla Cantone, la sarda Romina Mura, la bergamasca Elena Carnevali – nota per la sua attenzione ai disabili e per la legge sul "Dopo di noi” – e il pediatra napoletano Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo Siani ucciso dalla camorra negli anni Ottanta. Questo il testo: «Al comma 1, prima della lettera a), premettere la seguente: 0a) al comma 1, dopo le parole “ lavoratori dipendenti e autonomi ” sono aggiunte le seguenti: “ , nonché tirocinanti di tirocini extracurriculari”». Stessi identici firmatari per l’emendamento “78.01”, che invece propone: «Dopo l’articolo 78, aggiungere il seguente:1. Ai fini del riconoscimento di un’indennità per i soggetti che hanno interrotto o sospeso un’attività di tirocinio extracurriculare a causa dell’emergenza Covid-19, sono trasferiti alle regioni e province autonome 100 milioni di euro a valere sui fondi di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, previo accordo in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sulle modalità di assegnazione ed erogazione di tale indennità».In questo caso, cioè, la gestione di quanto e come erogare agli stagisti per indennizzarli rispetto a tirocini interrotti o sospesi durante la pandemia sarebbe demandata alle Regioni, che riceverebbero 100 milioni dallo stato e poi potrebbero gestirli con bandi regionali, così come hanno già fatto per esempio il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Valle D’Aosta e in parte la Calabria.Gribaudo è anche firmataria insieme a Massimo Ungaro di Italia Viva di un terzo emendamento che ha per tema l'indennizzo degli stagisti, il n. “85.02”, che propone: «Dopo l’articolo 85, inserire il seguente: Art. 85-bis. (Indennità stagisti)1. I lavoratori soggetti alla disciplina dei tirocini, ovvero ad altre forme contrattuali a contenuto formativo che abbiano in essere, alla data del 23 febbraio 2020, un contratto di tirocinio per una durata complessiva pari o superiore a 250 ore è riconosciuta, per i mesi di aprile, maggio e giugno 2020, un’indennità mensile pari a 500 euro, per ciascun mese.2. l’indennità di cui al presente articolo è erogata dall’INPS in un’unica soluzione, previa domanda corredata da relativa autocertificazione» e specifica che «Conseguentemente, all’articolo 263, comma 5, le parole: 800 milioni sono sostituite dalle seguenti: 425 milioni».L’articolo 85, cui questo emendamento è legato, disciplina la “Indennita' per i lavoratori domestici”; l’emendamento ne mima l’importo – 500 euro al mese – e la modalità, “erogata dall'INPS in unica soluzione”.Ungaro, eletto nella circoscrizione Estero, ha al centro del suo programma il miglioramento delle condizioni dei giovani italiani nel mondo del lavoro, ed è firmatario di una proposta di legge per riordinare il quadro normativo dei tirocini curricolari prevedendo anche per loro, tra le altre cose, una indennità minima mensile.Altro colore politico invece per l’emendamento “252.02” sottoscritto da sedici deputati del Movimento 5 Stelle – oltre alle due prime firmatarie, l’avvocata calabrese Elisabetta Maria Barbuto e l’abruzzese Carmela Grippa, figurano Piera Aiello, Stefania Ascari, Roberto Cataldi, Gianfranco Di Sarno, Iolanda Di Stasio, Devis Dori, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Valentina Palmisano, Mario Perantoni, Eugenio Saitta, Angela Salafia, Giulia Sarti ed Elisa Scutellà. L’emendamento è legato all’articolo 252, intitolato “Misure urgenti per lo svolgimento di concorsi per il  personale  del Ministero della giustizia”; riguarda esclusivamente le persone in stage presso uffici pubblici e recita: «Dopo l’articolo 252, aggiungere il seguente: Art. 252-bis. (Disposizioni urgenti per il personale tirocinante)1. Al fine di garantire sostegno al reddito di tutti i soggetti impegnati in attività di tirocinio/stage con la pubblica amministrazione al momento della dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi della Delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, senza che ne facciano richiesta, è assicurata la retribuzione delle indennità mensili per tutto il periodo di sospensione dell’espletamento del rapporto, in seguito alle misure che hanno portato alla sospensione dei tirocini per contenere l’emergenza epidemiologica.2. Agli oneri derivanti dal comma 1 si provvede mediante le risorse già stanziante al Fondo sociale per occupazione e formazione, istituito dall’articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2».«La crisi colpisce tutti», ha detto ieri pomeriggio Ungaro durante la diretta web dell’evento “Prospettive normative per stagisti e tirocinanti: le categorie invisibili” organizzato dall’associazione InOltre-Alternativa Progressista e trasmesso in su Facebook, «ma colpisce alcune categorie in maniera più pesante: i lavoratori più precari o chi magari non è un lavoratore vero e proprio, come i tirocinanti che stanno facendo un percorso di formazione. Da qui l’importanza di intervenire. Si è provato con il reddito di emergenza, che però» ha ammesso il deputato «non è specifico per i tirocinanti». Da qui l’idea che Ungaro ha ribattezzato “l’indennità di emergenza”. La sua speranza è che qualcuno di questi emendamenti «possa andare avanti nella selezione» nel lavoro di conversione in legge del decreto rilancio, «il più grande disegno di legge della storia della Repubblica italiana», che vale «55 miliardi di euro, quasi due finanziarie in una». Uno sforzo finanziario enorme ma «ci sono alcune categorie escluse: i professionisti, gli artisti e sopratutto i tirocinanti e gli stagisti», dice Ungaro, «che hanno faticato tanto per raggiungere una sudata autonomia e qui rischiano, per via della crisi, di vedere tutto d’un tratto i propri sogni di emancipazione infranti e di ricadere sulle famiglie d’origine». Una ipotesi che andrebbe «a scapito della già difficile mobilità sociale per i nostri giovani». «Questo durante l’emergenza», chiude Ungaro, ma l’impegno per gli stagisti non si ferma alla situazione Covid: «Rimane la battaglia per trovare nuove tutele per i tirocinanti, sia curricolari sia extracurricolari. Io ho presentato una proposta di legge che ho costruito con Eleonora Voltolina due anni fa che stava per essere incardinata in Commissione Lavoro alla Camera proprio prima dell’arrivo della pandemia: speriamo di riuscire il prima possibile a ri-incardinarla, in modo che venga discussa il prima possibile e poi approvata: mi sembra che ci siano grandi convergenze da più parti politiche su quella proposta di legge, per cercare di dare nuove tutele a chi ne ha bisogno. Garantire una stabilità maggiore agli stagisti e ai tirocinanti garantisce un maggior agganciamento al mercato del lavoro, ma soprattutto permette a una generazione che fino adesso è rimasta un po’ – consentitemi il termine – “fregata”, di emanciparsi e di trovare un modo di riscatto».

Diritti umani, otto stage da 880 euro al mese all'Istituto europeo dedicato all'uguaglianza di genere: candidature fino al 15 giugno

Ancora una manciata di giorni e si chiuderà la call per prendere parte al programma di tirocini dell'Eige (European Institute for Gender Equality), l'agenzia europea per l'uguaglianza di genere con sede a Vilnius, capitale della Lituania. Le candidature potranno essere inviate fino alle ore 13 di lunedì 15 giugno. Per chi volesse non c'è insomma tempo da perdere, anche perché i posti disponibili sono «solamente otto per ogni anno» fanno sapere alla Repubblica degli Stagisti dall'ufficio risorse umane. E non c'è una data prestabilita per l'inizio: «Il tirocinio può iniziare in qualunque momento a seconda della disponibilità dei vari uffici» proseguono. Da mettere in conto poi come anche, specifica invece il regolamento, «non possano essere presenti più di quattro tirocinanti al contempo». L'Eige è infatti un piccolo istituto, con poco più di una cinquantina di dipendenti – stagisti compresi! Logico quindi che il reclutamento sia ridotto. Eppure, anche per le selezioni per così dire «minori» gli italiani primeggiano sempre per numero di candidature: «Tra il 2011 e il 2019 l'Eige ha ricevuto circa trecento application all'anno» spiegano le HR. Di queste «la media delle richieste da parte degli italiani è stata di 93 candidature all'anno», praticamente una su tre. Il totale degli stagisti italiani «è stato finora pari a 17». Il rimborso mensile non è però dei più generosi: 880 euro al mese soggetti all'eventuale tassazione nel proprio Paese di residenza, per una durata «di sei mesi» proseguono dall'ufficio tirocini, «che può essere prolungata per ulteriori cinque mesi massimo». A parte ci sono le spese di rimborso del viaggio, a cui possono aggiungersi «fino a 250 euro a tratta» si legge sul regolamento «nel caso di esborsi extra dovuti a bagagli aggiuntivi da imbarcare in aereo». E infine va stipulata «l'assicurazione contro gli infortuni, che è a carico dello stagista» chiarisce ancora la normativa.Sui paletti per accedere, la prima regola è l'essere un cittadino europeo munito di titolo di laurea – anche la triennale è ammessa. Se si è ancora studenti va presentato «un certificato che indichi la media dei voti». E chi avesse in corso la preparazione della tesi di laurea, «ci sarà la possibilità di utilizzare al massimo mezza giornata a settimana per portare avanti il proprio lavoro». Serve poi una conoscenza fluente dell'inglese e di una seconda lingua europea. In più, va dimostrato un minimo di specializzazione nelle aree in cui opera l'agenzia: «è ammissibile per esempio un progetto sviluppato nel corso degli studi accademici oppure una esperienza professionale in questo campo». L'application va formulata attraverso una mail in lingua inglese indirizzata all'ufficio risorse umane con tutti i dettagli della propria candidatura, il proprio curriculum e le motivazioni. Si procede poi con la selezione da parte di un comitato che si occuperà di scegliere i finalisti da sottoporre in ultima battuta a un colloquio. La decisione finale spetta al direttore dell'Istituto, e infine sarà l'ufficio risorse umane a contattare i selezionati. Per gli esclusi non ci sarà nessuna comunicazione, ma la possibilità di ritentare una seconda volta. E attenzione perché, prima dell'inizio dello stage, dovrà pervenire negli uffici dell'Eige una lunga serie di documenti: il casellario giudiziale, un certificato medico di sana e robusta costituzione, certificati che indichino le proprie retribuzioni per altri lavori (in caso ve ne siano), la polizza assicurativa. E ancora i diplomi di laurea, quelli per le conoscenze delle lingue. Lo stagista sarà poi inserito nel team di riferimento, ma non sempre – redarguisce il regolamento – le richieste potranno essere assecondate. «Ci si baserà infatti sulle esigenze dei singoli uffici». Quanto alle aree di attività per cui si potrà manifestare interesse, le principali sono l'uguaglianza di genere, la comunicazione, il management, le relazioni con gli stakeholders, la ricerca e statistiche. Una volta «arruolati» nell'istituto, un tutor prenderà lo stagista sotto la propria responsabilità e cercherà «nei limiti del possibile di coinvolgerlo nel lavoro quotidiano dell'agenzia». Per gli stagisti non ci saranno missioni «a meno di circostanze eccezionali». Ma «a seconda della disponibilità del budget, potranno esser previste visite fuori dalla capitale».Parecchio stringenti le norme sulla riservatezza, che va mantenuta «su tutte le attività dell'agenzia per gli aspetti non di dominio pubblico anche oltre la fine dello stage». Gli orari saranno infine quelli del resto dell'organico, «con la possibilità di recuperare le ore "straordinarie" tramite riposi concessi dal tutor». E per le assenze, il massimo consentito è di due giorni al mese. Ilaria Mariotti    

Parte l'Academy di illimity, candidature aperte per il primo master per diventare asset manager

C’è un settore, nelle attività delle banche, che sta crescendo molto – e per il quale non si trovano abbastanza candidati. Si tratta della gestione dei “crediti difficili”, cioè quei prestiti che alcuni debitori, in particolare aziende in crisi, fanno fatica a ripagare.  Una nicchia di mercato per la quale trovare professionisti già formati è arduo e a cui i percorsi universitari non danno particolare attenzione. Una nicchia che una banca in particolare, illimity, ha deciso di presidiare. E per trovare le risorse giuste ha deciso di fare da sé, creando un master all’interno di un più ampio progetto di “Academy”.Non è la prima volta che un’azienda privata decide di approntare un percorso di formazione ad hoc; è forse la prima, però, in cui questo percorso di formazione riguarda la figura professionale dell’“asset manager”.Di cosa si tratta? Un passo indietro: illimity è una banca fondata da Corrado Passera nel 2018. Tra le sue attività vi è quella legata ai crediti “non performing”. «All’interno di illimity la banca fa l’attività di acquisizione di questi crediti, poi tutta l’attività di gestione viene fatta da neprix» spiega Andrea Clamer, 42 anni, responsabile della divisione Distressed Credit Investment & Servicing. Neprix è un’azienda a sé che fa parte della galassia illimity; conta in questo momento 170 dipendenti ed è in forte crescita: aumentano i crediti che acquisisce e, conseguentemente, la necessità di assumere persone che siano in grado di gestirli: «Abbiamo bisogno di una professionalità che in questo momento non è facile trovare sul mercato. La nostra struttura HR cerca queste figure professionali, e quindi nei mesi scorsi abbiamo fatto una infinità di colloqui, ma fatichiamo a trovare le persone giuste. Dunque ci siamo detti: dato che abbiamo un’idea chiara di quello che vogliamo, abbiamo la possibilità di crescere molto e di offrire possibilità concreta di lavorare, perché non costruiamo il nostro percorso di formazione su questo tipo di competenze?».Da qui è nata l’idea del master. Sei mesi di full immersion con frequenza giornaliera e alternativamente distribuita tra 400 ore previste in aula e altre 540 presso la sede milanese di illimity. Il master ha un valore commerciale calcolato di circa 10mila euro, ma ai partecipanti – il cui numero massimo è di venticinque – verrà chiesto di pagare solo una quota di iscrizione di 2mila euro, che peraltro verrà rimborsata in caso di assunzione. La probabilità di assunzione è abbastanza alta, dato che tutto il progetto del master è nato proprio per rispondere a un’esigenza di recruiting dell’azienda. Inoltre durante i sei mesi di master i partecipanti verranno inquadrati da subito come tirocinanti extracurricolari e riceveranno i buoni pasto e l’indennità standard prevista da illimity – che ha un’ottima policy e fa parte anche dell’RdS network – pari a 700 euro al mese, che verranno corrisposti pienamente anche se per il circa 50% delle ore gli stagisti-masteristi saranno impegnati in aula. Il calcolo è presto fatto: per i sei mesi ciascun giovane riceverà 4.200 euro, più del doppio del costo di iscrizione al master. Inoltre, per chi presentasse un Isee inferiore a 13mila euro la quota di iscrizione verrebbe coperta da un’ulteriore borsa di studio, rendendo quindi il master completamente gratuito.Quello che illimity punta a creare è «un professionista che abbia delle competenze forti in materia di diritto fallimentare, analisi di bilancio e matematica finanziaria. Non si tratta di un qualcosa di “classico” in un normale percorso di studi» dice Clamer: «abbiamo creato questo percorso con una faculty composta da professionisti interni all’azienda, dai nostri principali partner, nonché da docenti delle principali università italiane. Se ai miei tempi ci fosse stato un master del genere, sicuramente sarei corso ad iscrivermi!»Il master è stato strutturato in collaborazione con MIP del Politecnico di Milano, che assicura il coordinamento scientifico. «Con il MIP avevamo già varie collaborazioni aperte» racconta Marco Russomando, 46 anni, direttore HR di illimity: «La nostra ambizione è sempre stata quella di contaminarci con le diversità e con l’eccellenza e il MIP è stato con noi fin dall’inizio, sia sul mondo del digitale che sul quello della formazione. Quando abbiamo avuto la scintilla di questa idea di master, il MIP ci ha aiutato nel co-design del programma di studio per tradurre cosa deve essere l’asset manager del futuro in un programma di formazione». La persona di riferimento per il master di illimity è Laura Grassi, che è Assistant Professor of Investment Banking al Politecnico di Milano e vicedirettrice dell’International MBA del MIP Graduate School of Business.Ma cosa significa in concreto, all’interno di una banca, occuparsi della “gestione dei crediti distressed corporate”? «Facciamo un esempio concreto» propone Clamer: «Una grande banca italiana concede un prestito a un’azienda, questa azienda a un certo punto ha un momento di difficoltà finanziaria e dunque non riesce più a restituire i soldi. Nel caso in cui l’azienda sia mediamente in difficoltà il credito viene definito “unlikely to pay” quindi di difficile ripagabilità; se la difficoltà è grande allora diventa una sofferenza e si parla invece di “non performing loan”». Le grandi banche tendono a voler «portar fuori dai propri bilanci queste posizioni di credito» aggiunge Clamer: «quindi dal 2008 in avanti hanno iniziato a vendere questi portafogli fuori e qualcuno ha comprato questi crediti». Comprare il credito significa, molto semplicemente, comprare il diritto ad essere ripagato ma nel momento in cui lo si compra occorre anche avere la capacità di gestirlo. Cosa vuol dire? «Vuol dire entrare in una nuova relazione con il debitore, come nuovo soggetto creditore, individuando una modalità utile al rientro del debito» sintetizza Cramer: «Banalmente, mi dovevi questi soldi in cinque anni con una certa rata e un certo tasso, bene, proviamo a rimodulare, a trovare una nuova modalità – magari paghi un po’ meno, in maniera più dilazionata – in modo di consentire a te azienda di far fronte al tuo debito e andare avanti come azienda, consentendo a me nuovo creditore di rientrare dell’investimento fatto. Gli asset manager sono i soggetti che fanno da collante tra colui che ha investito, e cioè ha comprato i crediti – la banca – e il mondo reale, quindi i soggetti in difficoltà, le aziende che hanno bisogno di un interlocutore per capire come ripartire e in alcuni casi non affondare».Vista da questo punto di vista la faccenda assume anche un valore sociale. «Certo» concorda Clamer: «Il pregiudizio classico in relazione a questo tipo di operatività è che c’è un soggetto che acquisisce i crediti e che in qualche modo “prende per la gola” il debitore. Questo stereotipo antico non è più applicabile: una realtà quotata, che vuole fare questo business nel medio e lungo termine, ha bisogno di trovare con i soggetti debitori delle logiche di dialogo diverse rispetto a quelle della banca che ha ceduto il credito. Si tratta di una nuova modalità di relazione con questi soggetti debitori che consiste nel “prendersene cura” e che non è tipicamente nelle corde delle grandi banche commerciali, le quali, in genere, delegano questo tipo di processo a un settore della banca ai margini della banca stessa. Prendere questo tipo di settore, che ad oggi ha delle redditività importanti, e portarlo al centro di un progetto banca, è quello che noi abbiamo cercato di fare».Del resto, sottolinea Russomando, nel “set di valori” di illimity «c’è scritto che noi vogliamo fare utili cercando di essere utili: è il nostro posizionamento culturale, la nostra corporate identity».Per candidarsi occorre inviare entro il 30 giugno la propria candidatura con un video motivazionale attraverso questo sito e i candidati selezionati verranno poi invitati al colloquio. Il master è rivolto a laureandi e neolaureati in materie umanistiche o scientifiche. Ma davvero anche chi ha una laurea in lettere o lingue può affacciarsi al settore del credito? Non c’è bisogno di competenze pregresse? «Noi non chiediamo di avere un background in diritto fallimentare, analisi di bilancio oppure matematica finanziaria: andremo a formare noi, con il master, questo tipo di competenze» assicura Clamer. Non serve arrivare “imparati”, insomma, ma c’è una cosa indispensabile: la voglia di apprendere. «Noi pensiamo che in sei mesi queste competenze si possano acquisire» conferma Russomando: «La velocità di apprendimento dipenderà certamente dal punto da cui si parte – perché siamo realisti e pragmatici – ma in gran parte anche dalla volontà, dal desiderio e dalla fame di conoscenza». L’idea è quella di portare nel corso del master «tutti i ragazzi a livello “proficient”» e poi proseguire in un percorso di apprendimento continuo. «Crediamo che sei mesi siano un tempo sufficiente… anche se dovessimo scegliere solo candidati laureati in archeologia!» scherza l'HR manager: «Abbiamo disegnato un percorso formativo in modo che sia una sorta di intensive course, i professori sanno fin dall’inizio che la classe sarà mista. E portarli sul campo mettendo alla prova quello che hanno imparato velocizzerà l’apprendimento».Ovviamente poi i venticinque prescelti avranno qualche settimana per “mettersi in pari”: «Un laureato in legge sulla parte di diritto fallimentare si sentirà sicuro, per esempio, ma magari si metterà a studiare un po’ di più statistica» riflette l’HR manager: «Noi li aiuteremo. La giornata del master ha dei momenti in cui i ragazzi possono studiare e quelli che su una determinata materia si sentono un po’ più indietro saranno incentivati a recuperare. Ancora prima dell’inizio del master sarà messa a disposizione dei partecipanti una serie di risorse – letture, dispense, materiali – per poter ripassare dei concetti o per cominciare ad avvicinarsi a una materia sconosciuta».Interessante notare che, coerentemente con un approccio di “corporate university”, ogni studente avrà un tutor interno che sarà co-responsabile del percorso e con cui si potrà confrontare per avere suggerimenti, indicazioni, risolvere dubbi anche su questioni tecniche. Probabilmente la proporzione sarà due a uno, ovvero a ogni tutor non verranno assegnati più di due studenti, per garantire la possibilità di un rapporto diretto e intenso.Tra i materiali da preparare per candidarsi a partecipare al master c’è anche un video motivazionale, «che per noi è molto utile perché va anche incontro al modo di essere dei ragazzi più giovani: è un canale a cui sono sempre più abituati» dice Russomando: «Stiamo cercando illimiter. Persone che siano ispirate dai nostri valori – libertà, responsabilità e innovazione – e che siano curiose, innovative, con un pensiero che si spinge un po’... “oltre”. Che siano collaborative, resilienti, disposte a saper ascoltare, comprendere gli stati emotivi degli altri con un approccio realmente interessato all’ambiente di lavoro dell’azienda, come se fosse un po’ casa loro. E poi persone naturalmente inclini alla positività, capaci di lavorare sotto pressione, di prendersi delle responsabilità e portarle avanti da soli».Ma come si impara concretamente ad essere “asset manager”? Cosa faranno cioè, nella vita di tutti i giorni, i partecipanti al master nella parte non in aula? «Andiamo a vedere quello che è il lavoro concreto di un asset manager» risponde Clamer: «Questo parte quando avviene l’onboarding, ovvero il “caricamento” delle posizioni sui gestionali di neprix. A questo punto la posizione diventa reale: c’è un credito, c’è un debitore, ci sono dei beni a garanzia. Qui c’è una prima fase di istruttoria, che vuol dire acquisire tutti gli elementi e analizzarli per comprendere qual è la soluzione migliore per la banca e per il creditore. Dunque, fase 1: analisi, acquisizione degli elementi e studio». I ragazzi si metteranno a fianco degli asset manager già esperti, i senior, guardandoli e interagendo con loro. «Poi c’è una fase 2 che è la negoziazione, in cui c’è un avvio dell’interlocuzione col debitore per instaurare un rapporto volto ad arrivare alla fase 3, che è la definizione della corretta modalità di rientro sul debito, di ristrutturazione della posizione, e di monitoraggio nel tempo di come le cose stanno andando. Può capitare che ci siano delle trasferte legate all’analisi su alcuni asset, o per incontrare il debitore per trovare un accordo, anche se non è una cosa che accade spesso». I venticinque partecipanti «saranno a fianco degli asset manager in tutte e tre le fasi».In illimity c’è un grande entusiasmo per questo progetto: «Se tutto andrà come deve andare, e io sono molto fiducioso, considerata la crescita del mondo di neprix, istituzionalizzeremo questo master a livello annuale» anticipa Russomando: «Questo potrebbe diventare il grande primo pilota per creare un nostro pilastro di formazione interna. Potremo estendere questa formula ad altre figure professionali del presente o del futuro, e/o pensare a un corporate master di livello 2 per le persone interne». All’orizzonte ci sono due direttrici «una orizzontale di estensione ad altri master, e una verticale andando a usare la stessa formula su profili interni».

Perché la Regione Lombardia non ha stanziato dei fondi per sostenere gli stagisti? «Non si può aspettare oltre»

Perché la Regione Lombardia – la Regione più importante d’Italia per molti aspetti, dal PIL alla concentrazione di aziende, e anche la prima per numero di stagisti: sul suo territorio si svolge oltre un quinto degli stage extracurricolari di tutta Italia – non ha stanziato dei fondi per sostenere, appunto, gli stagisti?E’ una domanda che in questi mesi noi abbiamo fatto più volte pubblicamente, e che i giovani ci hanno posto incessantemente. Com’è possibile che il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Calabria e perfino la piccola Valle D’Aosta abbiano capito che la sospensione o interruzione di migliaia di tirocini avrebbe messo in difficoltà gli stagisti, e invece la Lombardia abbia ignorato il problema?A porre questa domanda direttamente alla giunta regionale lombarda, presieduta dal leghista Fontana, arrivano cinque consiglieri regionali. Due di loro sono legati alla Repubblica degli Stagisti dal “Patto per lo stage”, sottoscritto durante la campagna elettorale, che li impegna a occuparsi delle tematiche e problematiche legate allo stage: si tratta di Pietro Bussolati e Paola Bocci, entrambi del Partito Democratico. Gli altri tre firmatari sono Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni, anche loro eletti nelle fila del PD.I cinque hanno depositato ieri una interrogazione a risposta immediata intitolata “Tirocini curriculari ed extracurriculari”, che chiede proprio «per quale motivo Regione Lombardia non abbia sin qui stanziato, al pari di altre Regioni, un contributo ad hoc a favore degli stagisti che si sono trovati senza indennità di tirocinio in seguito all'interruzione dello stesso dovuta all’emergenza sanitaria del CoVid 19».Nel testo dell’interrogazione i cinque consiglieri sottolineano che «il blocco delle attività formative dovuto all’emergenza Covid 19 ha colpito duramente sia i tirocini curriculari che extracurriculari» e che la sospensione o interruzione di questi percorsi formativi «al netto di coloro i quali si sono potuti avvalere dello strumento dello smart working, ha lasciato migliaia di tirocinanti lombardi senza alcun reddito per molte settimane».E quindi si appellano all’assessore competente – che in realtà è una assessora: Melania De Nichilo Rizzoli, responsabile per le materie Istruzione, formazione e lavoro all’interno della giunta Fontana – chiedendo appunto come mai la Lombardia non abbia ancora agito concretamente per sostenere il reddito di queste migliaia di tirocinanti.Intersecato a questa richiesta vi è anche, nella stessa interrogazione, un riferimento alle problematiche specifiche legate ai tirocini curricolari: «Nonostante la riapertura della quasi totalità delle attività» denunciano i cinque consiglieri «si è venuto a creare un serio problema per tanti studenti in tirocinio curriculare che, oltre ad avere accumulato tre mesi di ritardo nella parte pratica a causa del lockdown, si sono trovati impossibilitati a rientrare in azienda o presso le attività commerciali a causa delle persistenti norme di contenimento e distanziamento di sicurezza» e chiedono quindi all’assessora «come intenda procedere per scongiurare che gli studenti possano perdere l’anno scolastico ed anche i soldi per cause che non dipendono dal loro impegno, dalla loro capacità, dalla loro volontà».In Lombardia nel corso del 2019 sono stati attivati – i dati sono quelli freschi freschi contenuti all’interno del Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie appena pubblicato dal ministero del Lavoro – oltre 74mila tirocini extracurricolari, cui vanno aggiunti più o meno 30-35mila (il numero preciso è ignoto) curricolari. Si può quindi calcolare che al momento del lockdown, tra la fine di febbraio e la metà di marzo, fossero in corso almeno 50mila tirocini sommando insieme quelli curricolari e quelli extracurricolari. E se è vero che una parte di questi percorsi ha potuto essere “salvata” dalla modalità dello smart internshipping, subito autorizzata esplicitamente dalla Regione Lombardia, è vero anche che diverse migliaia non hanno avuto la stessa fortuna. «L’assessora Rizzoli dovrà rispondere alla nostra interrogazione il prossimo martedì, il 9 giugno, nel corso del question time, nel corso della seduta del consiglio regionale» dice alla Repubblica degli Stagisti Paola Bocci: «Per molti dei ragazzi che hanno dovuto interrompere dall’oggi al domani il tirocinio per la pandemia, l'indennità mensile dello stage era l’unica entrata, ed è un loro diritto avere un riconoscimento anche economico per uno stop forzato. Come è un dovere della Regione Lombardia provvedervi con fondi propri. Altre regioni, come l’Emilia Romagna, lo hanno già fatto. È tempo che anche Lombardia si attivi. Per Regione Lombardia,  che si dice attenta alla valorizzazione delle sue giovani generazioni, è il momento di passare dalle generiche parole ai fatti: non si può aspettare oltre». «Stiamo caricando sui più giovani un grande carico di spese per il futuro, prendendo risorse a debito per l’oggi» aggiunge Pietro Bussolati: «Occorre quindi una doppia attenzione per le loro esigenze. Alcune Regioni lo hanno fatto prevedendo indennizzi, la Lombardia no: e questa assenza di attenzione è uno schiaffo al futuro della nostra Regione».

Reddito di emergenza, se e quando possono richiederlo gli stagisti

Gli stagisti sono rimasti fuori dal circuito di bonus stanziati dal Decreto Rilancio e sostegni di altro tipo previsti dalle Regioni (allo stato attuale Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Calabria e Valle D'Aosta). Per alcuni di loro, ovvero quelli non fiscalmente a carico dei propri genitori, c'è una strada residuale: quella del reddito di emergenza (Rem), istituito grazie all'articolo 82 del Decreto Rilancio e per cui qualche giorno fa è partito l'iter per la presentazione delle domande sul sito Inps. Ai beneficiari andrebbero due quote mensili, ognuna pari a un minimo di 400 euro, che possono crescere fino a 840 euro in caso di nuclei familiari in cui vi siano componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienti.A poterlo richiedere sono esclusivamente i nuclei familari “in condizioni di necessità economica”. A fare domanda insomma è l'intera famiglia, e non il singolo: e deve trattarsi di un nucleo familiare particolarmente in difficoltà, dato che si è automaticamente esclusi se anche un solo membro della famiglia rientra in una serie di categorie come quella di pensionato, o percettore di reddito di cittadinanza, o fruitore di una delle indennità previste dagli ultimi decreti – ad esempio quella destinata ai liberi professionisti titolari di partita IVA iscritti alla gestione separata, o quella per i lavoratori stagionali del turismo – oppure se anche un solo membro della famiglia ha un contratto di lavoro dipendente con uno stipendio superiore ai massimi consentiti (grossolanamente, basta che anche solo uno abbia una busta paga di più di mille euro lordi al mese ed automaticamente l'intero nucleo è escluso).Questi paletti rendono davvero arduo, in condizioni di difficoltà ma non di indigenza, pensare che gli stagisti possano accedere a questa misura. Come potrebbe infatti una persona sui vent'anni, spesso convivente con i propri genitori e già parte di un nucleo familiare, aver accesso al Rem? Potrebbe averne diritto perché quando si superano i 24 anni di età e si guadagna, in un anno – anche attraverso borse di studio o indennità di stage – più di 2.840 euro (per superare questa soglia basterebbe per esempio aver svolto l'anno precedente un tirocinio semestrale con una indennità di 500 euro al mese), si esce automaticamente dal nucleo familiare di provenienza per quel dato anno.  Qui la parola chiave è “automaticamente”: cioè potrebbero esserci migliaia di giovani che nemmeno sanno di essere già nella condizione di fare nucleo familiare a sé stante al momento. Senza averne fatto richiesta, senza aver compilato nessun modulo all'anagrafe. Se si sono soddisfatti quei due criteri, età e reddito, non si è più ricompresi secondo la legge italiana nel nucleo familiare dei propri genitori. Perfino se si vive ancora con loro.Per questo stabilire quand'è che si è 'nucleo familiare' è così importante. Quest'ultimo è costituito dai soggetti che compongono la famiglia anagrafica. «Se ne fa parte insieme ai genitori fino alla maggiore età» precisa alla Repubblica degli Stagisti il consulente del lavoro Enzo De Fusco [nella foto a destra]. I maggiorenni però continuano a farne parte anche oltre «qualora risultino a carico fiscale dei genitori, non siano coniugati e non abbiano figli». A carico fiscale dei genitori risultano infatti i minori di 24 anni «con un proprio reddito entro i 4mila euro lordi annui; mentre per chi supera i 24 anni d'età il reddito annuo deve essere entro i 2.840,51 euro lordi». Non è più di conseguenza a carico fiscale dei genitori chi ha meno di 24 anni e nell'arco nel 2019 ha guadagnato oltre 4mila euro (un tirocinio extracurricolare semestrale in Lazio per esempio basterebbe da solo a far sì che si soddisfi il requisito, dato che in quella Regione l'indennità minima mensile è pari a 800 euro al mese). Per gli altri invece la dipendenza fiscale dai genitori viene meno con un reddito superiore ai 2.840 euro. Come anticipato, per questi soggetti l'uscita dal nucleo familiare è automatica, e non serve cambiare residenza. Avrebbero pertanto diritto al Rem, qualora rispettassero tutta la griglia dei requisiti, in primis l'Isee. La convivenza, è bene specificarlo, non è determinante per costituire un nucleo familiare. Del resto non sempre abitare sotto lo stesso tetto è requisito sufficiente a determinare il perimetro del nucleo familiare perché di norma «ne fanno parte coniugi e figli minori pur non conviventi». E ancora, sottolinea De Fusco, «nel nucleo rientrano i coniugi che hanno diversa residenza anagrafica, a condizione che non si tratti di coniugi separati, di genitori a cui sia stata tolta la potestà sui figli o per cui sia stato disposto un provvedimento di allontanamento dalla casa famigliare». Sono considerate poi nel nucleo familiare le persone a carico dei genitori pur non conviventi. Classico esempio ne è lo studente fuorisede. Perciò per lo stagista che non convive con la sua famiglia l'opportunità del Rem scatterà solo qualora non risulti fiscalmente a  carico dei genitori – esattamente come per chi convive con loro. Sempre a condizione per chi ha meno di 24 anni che il reddito 2019 sia stato superiore ai 4mila euro; mentre per gli over 24 che abbia superato i 2.840 euro annui. Per quanto riguarda invece gli stagisti che attualmente vivono in casa con i genitori e che non sono autonomi fiscalmente ma vogliono comunque provare ad accedere al Rem, si può procedere a un'uscita dal nucleo familiare, qui sì attraverso un cambio di residenza. Un trasloco vero e proprio, ancora più complesso in tempi di pandemia. In questo caso specifico bisogna insomma dimostrare l'uscita dal nucleo familiare con un alloggio per conto proprio (e non si può fingere perché i Comuni fanno controlli). Ma è bene valutare con attenzione pro e contro, perché gli svantaggi potrebbero superare i benefici: in primis a causa delle ricadute di tipo fiscale sul nucleo di origine, in quanto i genitori potrebbero ritrovarsi a pagare tasse maggiori, non potendo scaricare le spese relative al figlio a carico. Un aumento, sottolinea De Fusco, «che potrebbe aggirarsi sui 1000 euro l'anno per i genitori». Polverizzando, dunque, il vantaggio di poter richiedere i 400 euro di Rem.Per richiedere attivamente di togliersi dal nucleo familiare bisogna munirsi di tutta la documentazione e i certificati necessari, tra cui «l'aggiornamento della famiglia anagrafica» puntualizza Antonello Orlando, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro [nella foto a sinistra]: «Un'operazione oggi smaterializzata in molte amministrazioni anche in ragione della emergenza sanitaria da Covid 19». I tempi non dovrebbero essere troppo lunghi: a Roma, ad esempio, bastà presentarsi agli uffici anagrafici anche senza appuntamento e fare richiesta del certificato. Ma meglio farsi due calcoli: è vero che per il cambio di residenza i Comuni non chiedono un obolo, ma è vero anche che a meno di poter disporre di un alloggio gratuito andar via di casa comporterà l'obbligo di pagare un affitto; e in più non vanno dimenticati i già menzionati aspetti di un possibile aumento delle tasse per i genitori e l'importi tutto sommato basso del Rem, pari a soli 400 euro al mese.I requisiti per richiedere questo tipo di sussidio. sono però anche altri. I paletti riguardano il reddito, che «nel mese di aprile 2020 deve essere inferiore al Rem spettante» prosegue Orlando. Dunque per un nucleo composto da una sola persona, poniamo lo stagista, il reddito relativo a quel mese non può superare i 400 euro. Mano mano che si sale poi nel numero dei componenti del nucleo familiare, cresce anche il limite di reddito secondo il coefficiente calcolato dall'Inps, come specificato qui.Inoltre «il patrimonio mobiliare familiare per l’anno 2019 deve essere inferiore a 10mila euro, accresciuto di 5mila euro per ogni componente successivo al primo, fino a un massimo di 20mila euro, e l'Isee non può superare i 15mila euro» chiarisce l'esperto. Tutta una serie di elementi che lasciano intendere che ad accedervi saranno pochi nuclei familiari, privi di proprietà se non la prima casa – per la quale, sottolinea De Fusco, «sono previste agevolazioni soprattutto se acquistata con la richiesta di un mutuo ipotecario». Ma non si può stabilire a priori: per capire chi rientra nella soglia Isee che consente l'accesso al Rem «si deve verificare caso per caso, essendo rilevanti anche le dimensioni dell'abitazione». Per fare domanda la scadenza è il 30 giugno. Per quelle presentate entro il 31 maggio, precisa il sito Inps, «saranno erogate le mensilità di maggio e giugno, mentre per le altre arriveranno le mensilità di giugno e luglio». Esclusi sono anche i soggetti già percettori di altre indennità (caso comunque da escludere per la quasi totalità degli stagisti italiani): «Se uno dei componenti già beneficia di uno dei sostegni al reddito previsti dai decreti Covid non è possibile richiedere il Rem» specifica De Fusco: «Si tratta di liberi professionisti, titolari di cococo, autonomi iscritti all’Ago, stagionali e somministrati, intermittenti, incaricati alle vendite a domicilio, iscritti al Fondo pensioni, lavoratori dello spettacolo, operai agricoli». Via libera invece per tutti gli altri. Almeno, a provarci.Ilaria Mariotti