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Stage al Consiglio dell’Unione europea, solo una trentina i posti quest'anno a causa del Covid

Tempo di domande per uno degli stage più amati dai giovani italiani: i tirocini presso il Segretariato generale del Consiglio dell’Unione europea, un programma nato tredici anni fa per cui dall’Italia è arrivato sempre costantemente il numero più alto di candidature.Da ieri, lunedì 31 agosto, e fino a mezzogiorno di lunedì 28 settembre c'è tempo per inviare la domanda per i tirocini che prenderanno il via il primo febbraio 2021 e termineranno il 30 giugno. I posti disponibili sono 54, in linea con i cinquanta della sessione precedente.Per la seconda volta in assoluto potranno fare domanda anche i laureati con una disabilità riconosciuta, partecipando al Positive Action Programme che vedrà i suoi primi tre tirocinanti negli uffici proprio nel settembre di quest’anno. Le candidature per questo programma sono arrivate da 17 dei 27 Paesi dell’Unione, per un totale di 68 applications. Anche per questa seconda sessione di domande ci saranno tre stage a disposizione per i partecipanti con disabilità che «oltre al rimborso spese mensile», aveva spiegato Tamàs Zahonyi, capo dell’ufficio tirocini, alla Repubblica degli Stagisti già a marzo, «riceveranno un’indennità di invalidità fino al cinquanta per cento della borsa di tirocinio».Per candidarsi è necessario essere cittadino dell’Unione Europea e avere un’ottima conoscenza di almeno due lingue ufficiali dell’Ue. È richiesta anche una buona conoscenza dell’inglese o francese attestata almeno a livello C del quadro comune europeo di riferimento per le lingue, visto che queste due lingue sono ampiamente utilizzate negli uffici del Segretariato per la comunicazione interna.Il 2020 è stato un anno particolare anche per gli stage al Consiglio dell’Unione europea che non sono stati risparmiati dall’emergenza Covid. «Ai tirocinanti è stata data la possibilità di lavorare in smart internshipping», spiega Kristine Vdovicenko, assistente alle Risorse umane dell’ufficio tirocini del Segretariato. «Alcuni hanno deciso di continuare il tirocinio dai propri paesi di origine, altri da Bruxelles. L’ufficio tirocini ha dato ai tirocinanti le informazioni sull’approccio generale del Consiglio in merito al Covid e sulle condizioni da applicare agli stage. Ogni dipartimento ha dato direttamente ai suoi stagisti i compiti da svolgere durante la quarantena». I tirocini, quindi, non sono mai stati bloccati ed è stata una scelta del singolo stagista continuare o meno fino al termine della data originale. Il Consiglio, spiega Vdovicenko alla Repubblica degli Stagisti, nonostante la situazione emergenziale non ha, però, «previsto nessun tipo di beneficio extra», come per esempio un laptop o il rimborso per le spese di connessione Internet. Una volta ricevute tutte le informazioni un solo tirocinante ha deciso di interrompere lo stage prima del previsto: tutti gli altri hanno continuato fino alla fine, nonostante il tirocinio a distanza. C’è però una sorta di risarcimento per questi giovani che hanno affrontato una situazione al di fuori della normalità. «Poiché questi stagisti non hanno avuto la vera esperienza istituzionale, gli abbiamo offerto la possibilità di svolgere un altro periodo di tirocinio», spiega Vdovicenko. «Abbiamo sperato che le cose tornassero ad una parziale normalità e che fosse possibile una maggiore presenza in ufficio, ma c’è ancora qualche incertezza». Dei 50 stagisti in epoca di Coronavirus, 15 hanno deciso di non ricominciare lo stage a Settembre. A questi si aggiunge il tirocinante che ha interrotto in anticipo il tirocinio. «Gli altri 34 ricominceranno lo stage nel mese di Settembre e nuovi stagisti sostituiranno quelli che hanno deciso di non ripetere l’esperienza». In pratica, quindi, solo una parte dei 50 tirocinanti della sessione autunnale saranno nuovi, perché molti stagisti varcheranno le porte degli uffici per la seconda volta sperando in un’esperienza in linea con le annate precedenti. Una vera e propria rivoluzione quella prevista dall’ufficio tirocini, visto che abitualmente le uniche candidature che non sono prese in considerazione sono proprio quelle di chi ha già beneficiato di un tirocinio all’interno di un’istituzione, organo, agenzia o ufficio dell’Unione europea. Anche se al momento confermano che c’è ancora qualche incertezza sulla possibilità di riprendere lo stage dagli uffici: «prenderemo questa decisione sulla base dello sviluppo dell’emergenza».Gli stagisti selezionati riceveranno un rimborso mensile di 1.220,78 euro netti al mese a cui si aggiunge un’assicurazione contro gli infortuni e un’indennità di viaggio per chi proviene da una città a più di cinquanta chilometri da Bruxelles – che viene calcolata in base alla distanza  e che può arrivare fino a un massimo di 800 euro. L’assicurazione sanitaria è obbligatoria e va bene anche la tessera europea di assicurazione malattia. Se sprovvisti si può attivare una copertura sanitaria tramite il Consiglio. In questo caso i tirocinanti pagano circa 13 euro al mese che corrispondono a un terzo del premio, per un totale di 65 euro.Stesso trattamento anche per i tirocinanti che prenderanno parte al Positive Action Programme e in aggiunta è previsto un “accomodamento ragionevole” che consenta alle persone con disabilità di svolgere un lavoro su una base di uguaglianza con gli altri. Per richiedere questo accomodamento bisogna inviare un messaggio all’indirizzo reasonable.accomodation [chiocciola] consilium.europa.eu subito dopo aver inviato la candidatura, indicando il nome completo e il numero ricevuto dopo la presentazione della domanda. Accomodamento ragionevole che può concretizzarsi in fornitura o modifica di attrezzature o dispositivi tecnici, o in adeguamento delle politiche o delle prassi, ma non essendoci una soluzione valida per tutti, ogni singolo caso viene esaminato per sé.Una volta inviata la propria domanda di partecipazione, se selezionati, i candidati saranno contattati al più tardi nel mese di dicembre e invitati a presentare alcuni documenti a sostegno delle informazioni indicate in fase di candidatura. Anche i candidati esclusi riceveranno una risposta, in questo caso negativa, entro la fine di dicembre e potranno eventualmente ritentare questa opportunità nella sessione seguente.Gli italiani, si diceva, sono da sempre quelli che più fanno domanda per questi stage: fin dall’avvio del programma, nel 2007, sono stati sempre al primo posto tra i richiedenti, con il picco registrato nel 2014, quando ben 2.558 delle 5.265 candidature arrivate sono state di italiani, pari a poco meno della metà del totale – il 49 per cento: un candidato su due era italiano. Numeri alti anche nel 2016 con 892 domande su 2.056 totali, pari al 43 per cento delle richieste. Per gli stage che prenderanno il via il primo settembre – un giorno dopo l’apertura delle nuove candidature per la sessione 2021 – il numero di application non è cambiato nonostante fossero i tempi di inizio diffusione della pandemia da Coronavirus. «Il numero totale di candidature arrivate è 5.121, di cui 1.709 italiane», spiega Vdovicenko, pari a poco più del 33 per cento. Di queste, alla fine sono stati selezionati dieci italiani, pari a quasi un quinto dei tirocinanti totali. Anche per gli stage che ora prenderanno il via, quindi, è l’Italia il primo paese per numero di candidature seguito da Spagna a 688 e Francia a 350. Con i dieci italiani che varcheranno le porte del Segretariato a settembre, il numero totale di stagisti dal Bel Paese a partire dal 2014 salirà a 104, distribuiti all’interno di tutti gli uffici del Consiglio dell’Unione europea, che conta un totale di 3.024 dipendenti, di cui 1724 donne e 1.300 uomini.Attenzione perché c’è un altro tipo di tirocini presso il Segretariato del Consiglio dell’Ue: undici posti che non prevedono rimborso spese ma includono la tessera mensa e l’assicurazione sanitaria interamente a carico del Consiglio europeo. Sono i tirocini diretti agli studenti universitari, a partire dal terzo anno, che abbiano l’obbligo di uno stage durante gli studi e a quelli che devono fare ricerca per la tesi o il dottorato. In questo caso si hanno delle chance in più visto che le domande per questo genere di tirocinio sono circa 150-200 per ogni periodo. Nello specifico, per lo stage in partenza a Settembre «sono arrivate 260 application: 23 italiane di cui alla fine tre sono state accettate».Ma che cosa fa nello specifico uno stagista al Segretariato? Sul sito si trovano informazioni dettagliate con una sezione dedicata alle testimonianze degli ex stagisti. In aggiunta dal 2020 il Consiglio ha pubblicato un nuovo documento dove per ogni dipartimento un ex stagista spiega cosa ha fatto e perché scegliere quel settore.A questo punto non resta che candidarsi: creare un account e fare l’application. Sul sito non solo è disponibile una sezione faq ma è anche possibile scaricare un documento di ben 22 pagine con ulteriori domande per tutte le fasi della selezione. Tra le informazioni utili da tenere a mente una stima delle spese che verranno anticipate prima dell’inizio del tirocinio: volo aereo, assicurazione di viaggio e un deposito per l’affitto tra i 700 e i mille euro. Marianna Lepore

Indennizzo per gli stagisti ultratrentenni in Toscana, provvedimento in ritardo: «Domande dal primo ottobre»

C’è ancora da attendere per i toscani over 30 che hanno visto sospeso causa Covid 19 il proprio stage e vorrebbero chiedere il contributo regionale per i mesi persi. «L’avviso che estende l’indennità agli ultra trentenni sarà messo in procedura nella prima settimana di settembre e pubblicato entro lo stesso mese», assicura alla Repubblica degli Stagisti l’assessora al lavoro Cristina Grieco, precisando anche che «le domande potranno essere presentate dal primo ottobre».Inizialmente era stata annunciato che il provvedimento avrebbe visto la luce entro la metà di agosto: la scelta di posticipare la pubblicazione è probabilmente dovuta anche alla volontà di non sovrapporre le due finestre, quella (già aperta da luglio e ancora attiva) per i tirocinanti under 30 con questa nuova. «Fino al 30 settembre», aggiunge l’assessore Grieco «resterà aperto l’avviso attuale». Il che significa che dopo quella data chi ha meno di trent'anni non potrà più fare richiesta.Del nuovo avviso, però, nessuno sembra sapere molto al momento. «Non avevamo nessuna notizia di questo nuovo provvedimento per gli over 30 e quindi non siamo pronti a dare una valutazione nel merito» risponde alla Repubblica degli Stagisti Mattia Chiosi, delegato ai tirocini per la Cgil Firenze. «Certo aiutare la fascia sopra i trent'anni è positivo, perché sicuramente un aiuto in un momento come questo a chi è rimasto senza tutele è una cosa buona. Ma la domanda di rimbalzo è: ci sono tirocinanti sopra i trent'anni in Toscana? E cosa vanno a fare? Per ora siamo curiosi di leggere la bozza dell’avviso pubblico e nell’eventualità ci faremo sentire per dire la nostra». L’osservazione di Chiosi è che troppo spesso il tirocinio non è “genuino”, ma viene invece proposto «in sostituzione dell’apprendistato, che è più tutelante per il lavoratore, e questo è un punto sul quale vorremmo interloquire con le istituzioni». Per questo motivo le varie strutture provinciali Cgil della Toscana stanno in questo periodo facendo un lavoro di analisi dello stato dell’arte dei tirocini «per capire cosa è cambiato e sta succedendo agli stage».Qualche corto circuito in questa fase, però, deve esserci stato. In fase di stesura del primo provvedimento ai primi di maggio l’assessore Grieco ipotizzava una platea di beneficiari di circa 7mila soggetti. Le domande presentate al 14 agosto, però, sono solo 2.550. Cinquanta in più di quelle presentate entro luglio. Molto lontano comunque dai numeri inizialmente ipotizzati. «L’avviso non è probabilmente arrivato alla totalità delle persone che ne potevano beneficiare, ma è stato un periodo difficile quindi non mi sento di accusare nessuno. Questa politica non ha facilitato, però, nemmeno gli addetti ai lavori come noi per una ricognizione completa delle modalità» aggiunge Chiosi, che non sottovaluta un altro aspetto decisivo: «La platea dei destinatari, i tirocinanti, non sente di poter essere rappresentata. Il sostegno ai tirocinanti, poi, ha fatto un po’ da coda a tutte le forme di tutela» con la conseguenza che in pochissimi hanno fatto riferimento proprio ai sindacati per chiedere informazioni. Proprio lo scarso utilizzo dei servizi e consulenze della Cgil ha spinto il sindacato a «voler procedere a un tentativo di costruzione di rappresentanza con una categoria che non si sente mai pienamente tirocinante perché ha l’obiettivo di essere contrattualizzato perciò diventa difficile costruire una comunicazione a loro diretta». C’è poi un aspetto da non sottovalutare e che riguarda le richieste dell’indennità inferiori alle aspettative: «Tanti finiscono a fare tirocini anche per questioni di marginalizzazione» riflette il sindacalista «e questa è la categoria più difficile da intercettare perché già in difficoltà con i meccanismi istituzionali». Nel frattempo ci sono buone notizie per quanti abbiano fatto domanda a partire dal 28 maggio al primo bando aperto, ovvero i giovani fra i 18 e i 29 anni, inoccupati e disoccupati, impegnati in tirocini extracurriculari o per l’accesso alle professioni ordinistiche in Toscana. Ai primi di agosto è stata pubblicata anche la terza graduatoria di ammessi e non ammessi al contributo, con pagamenti partiti da metà mese. I nuovi 400 giovani che riceveranno il sussidio di 433 euro (o 866 in caso di due mensilità), si aggiungono ai precedenti 804, tra primo e secondo elenco pubblicato, per un totale di 1.204 stagisti indennizzati. Ammontano a 36, invece, quanti hanno visto negato il sussidio per mancanza di requisiti. I numeri non sono definitivi, però, perché per questo avviso «saranno predisposte ulteriori tre graduatorie, di cui la prima, quindi la quarta dall’inizio, ai primi di settembre», assicura l’assessore. Quindi per quanti rientrassero nella categoria del primo avviso conviene affrettarsi perché chiuso il mese in corso non ci sarà più possibilità di fare domanda.L’importo complessivo stanziato per entrambi gli avvisi è di 5 milioni 137mila euro, mediante l’utilizzo di risorse del Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo 2014-2020, di cui 1 milione 884mila euro solo per il primo bando uscito a maggio. Ma nel nuovo decreto in corso di adozione, aveva già anticipato l’assessore Grieco alla Repubblica degli Stagisti, si preciserà anche «quante di queste risorse saranno destinate a finanziare le domande presentate sul primo avviso e quante per il nuovo». In questo modo, quindi, sarà possibile sapere con certezza il numero di tirocinanti over 30 raggiungibili, anche se già un mese fa l’assessore aveva calcolato che sarà possibile «finanziare ancora 3.450 domande». Per il momento gli over 30 devono solo armarsi di pazienza e aspettare ancora un po’ per vedere finalmente il testo dell’avviso. Mentre per gli altri che ancora non abbiano beneficiato di questa opportunità conviene affrettarsi per beneficiare dell’indennità. Marianna Lepore

Veneto, 800mila euro per quasi 200 opportunità di servizio civile per i giovani: il bando è aperto

Non sono moltissime in tempi di Covid le occasioni per i giovani, e dunque degno di nota è il bando pubblicato pochi giorni fa sul Bur della Regione Veneto che propone quasi duecento opportunità di servizio civile. I giovani veneti hanno la possibilità di visionare la tabella con tutti diciassette enti che hanno progetti in corso e che hanno dichiarato, a fine 2019, disponibilità ad accogliere giovani in servizio civile; per inoltrare la propria candidatura c’è tempo fino alla fine di settembre.Si tratta di un bando parallelo, «complementare» al servizio civile nazionale «e al futuro servizio civile universale» si legge nel Bur. I percorsi dureranno tutti dodici mesi e prenderanno il via entro la fine di novembre. Data l’attuale situazione di emergenza epidemiologica, sono stati rimodulati in corsa ed è previsto che si svolgano in «modalità mista»; il bando anche mette le mani avanti specificando che «a progetto avviato, attività, sedi, modalità operative potrebbero modificarsi a seconda dell’evolversi dell’emergenza sanitaria da Covid-19» e sopratutto che «in caso di attività svolte da remoto, le dotazioni strumentali e la connessione dati sono a carico del volontario» (sic). L’iniziativa è accessibile a tutti i giovani tra i 18 e 28 anni (29 non compiuti) residenti o domiciliati in Veneto, compresi i giovani non comunitari con regolare permesso di soggiorno. Obbligatorio avere un conto corrente (anche una carta prepagata) o impegnarsi ad aprirne uno entro l’avvio del progetto – per poter ricevere l’indennità, che non può essere erogata in contanti.Non possono invece candidarsi gli appartenenti ai corpi militari e alle forze di polizia; oppure chi abbia riportato condanne – anche non definitive – «alla pena della reclusione superiore ad un anno  per delitto non colposo»; il limite minimo di un anno non vale se il motivo della condanna sia un «delitto contro la persona» o riguardi «detenzione, uso, porto, trasporto, importazione o esportazione illecita di armi o materie esplodenti» oppure «l’appartenenza o il favoreggiamento a gruppi eversivi, terroristici o di criminalità organizzata». Esclusi, infine, i giovani che abbiano già fatto un percorso di servizio civile regionale, sia completandolo sia interrompendolo prima della scadenza prevista, oppure che abbiano «in corso con l’ente che realizza il progetto rapporti di lavoro o di collaborazione retribuita a qualunque titolo». Nessun accenno invece a incompatibilità con il servizio civile nazionale: chi avesse fatto già una esperienza di servizio civile nazionale può dunque partecipare anche a questo. Tutti i requisiti «devono essere posseduti alla data di scadenza del termine di presentazione delle domande e mantenuti sino al termine del servizio» – chiaramente ad eccezione del limite di età: cioè se si fa domanda a ventotto anni e mezzo, chiaramente si compieranno i ventinove anni durante lo svolgimento del proprio percorso di servizio civile, e questo è consentito.Per quanto riguarda l’aspetto economico, l’emolumento previsto è purtroppo un po' più basso di quello del normale servizio civile, quello nazionale (scn). Quest'ultimo infatti ammonta a 439 euro mensili, mentre l'indennità del servizio civile promosso dalla Regione Veneto è pari a 12 euro al giorno – vanno conteggiati per fortuna anche i giorni festivi e di riposo – a condizione che i giovani “prestino servizio ventiquattro ore la settimana”. 360 euro al mese dunque, circa il 18% più bassa di quella del scn. Tale indennità viene ridotta del 40% “se i volontari prestano servizio diciotto ore la settimana”, che è l’impegno minimo consentito – e “in proporzione” qualora il monte orario settimanale sia “compreso tra le diciotto e le ventiquattro ore”. Dal 2018 è direttamente la Regione, attraverso la sua controllata Azienda Zero, a corrispondere l'indennità di servizio ai giovani impegnati in “quest'esperienza di formazione, solidarietà e collaborazione allo sviluppo del territorio veneto”.L’iter che ha portato al bando di questi giorni è iniziato a ottobre dell’anno scorso, con l’approvazione del bando destinato agli enti, affinché potessero presentare progetti di servizio civile regionale volontario. A febbraio è uscita la graduatoria dei progetti valutati: trentadue di essi sono stati «ammessi a finanziamento» con una «assegnazione complessiva» di 192 posti.  La misura comporta per la Regione una spesa di 800mila euro a valere sul “capitolo 103555 Azioni regionali per favorire il servizio civile regionale volontario - Acquisto di beni e servizi” del Bilancio triennale 2020/2022 «che presenta sufficiente disponibilità», come si legge sul Bur.Al termine del percorso, tutti i partecipanti riceveranno dall’ufficio regionale per il Servizio Civile un “attestato di espletamento”. Tra le 192 opportunità contenute nel bando spiccano i quarantacinque percorsi  presso l’ente Amesci nelle sue sedi di Padova, Rovigo, Vicenza e Verona. In particolare tredici ragazzi saranno destinati al progetto “Inclusione è partecipazione” di assistenza e servizio sociale; dieci al progetto “Bene comune, Bene di tutti” che prevede un lavoro di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale; diciassette parteciperanno alla realizzazione del progetto “La cultura mi sta a cuore”, anch’essa per la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale; e infine cinque giovani faranno la loro esperienza di servizio civile all’interno del progetto “Saltare fossi per lungo” focalizzato sulla promozione ed organizzazione di attività di protezione civile.Ventitré posti sono poi disponibili presso il Comitato d'Intesa tra le Associazioni Volontaristiche della Provincia di Belluno per il progetto “Promotori di solidarietà nella provincia di Belluno”, giunto alla sua ottava edizione.L’università di Padova ha predisposto ben nove progetti, per un totale di ventotto percorsi di servizio civile disponibili che spaziano dalla promozione ed organizzazione di attività educative e culturali (progetti “Ask me”, “ComunicAzione”, “In movimento: le biblioteche dell'Università di Padova verso il futuro”) alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale (progetti “#Comunicazione. Archivio e Biblioteca allo IUAV”, “Biblioteca luogo di cultura”, “SCR all'Orto Botanico”, “Connect to MUSME”, “Musei UNIPD: patrimonio da scoprire”) alla Assistenza e servizio sociale (progetto “Per un welfare inclusivo”). [nella foto a sinistra i volontari del Serviziocivileuniversale all'evento “Università Aperta 2019”, il Career Day dell'Università di Padova, a maggio 2019].Tredici sono i posti messi a disposizione a Vicenza dalla Cooperativa Zattera Blu sul progetto “Rilanciamo il sasso nello stagno” nella categoria assistenza e servizio sociale; altri dieci a Padova, nell’ambito della stessa categoria, presso la Fondazione La Grande Casa – che realizza iniziative di affido familiare a favore di minori in situazioni di disagio personale e familiare e lavora per reperire strutture abitative da destinare all’ospitalità e all’accoglienza familiare di persone in condizioni di bisogno e fragilità con particolare attenzione ai minori e ai giovani e alla convivenza fra nuclei familiari e singole persone affidatarie – per un progetto dal suggestivo titolo “Il passeggero più piccolo continua a portare il bagaglio più importante”.L’elenco completo dei progetti è annesso al bando (allegato B). Le candidature devono essere inviate entro le 14 di mercoledì 30 settembre, indirizzandole direttamente all’ente che realizza il progetto prescelto attraverso posta raccomandata, posta elettronica certificata o consegnandola a mano. Attenzione: non si può presentare domanda per più di un progetto, «a pena di esclusione dalla partecipazione a tutti i progetti cui si riferisce il presente bando». Sarà poi ciascun ente a fare una valutazione delle candidature pervenute e a scegliere i candidati più idonei – seguendo naturalmente le indicazioni regionali in proposito – e a fornire alla Regione, entro il 26 ottobre, la graduatoria con l’elenco dei candidati idonei selezionati, quelli idonei non selezionati (in caso si rendano necessari dei subentri) e dei candidati non idonei.

Il Covid riduce le opportunità di stage: 20% in meno in Toscana e Veneto nel primo trimestre del 2020

Quanto sta incidendo il Covid sul mondo degli stage in Italia? In particolare, quanto le opportunità di tirocinio stanno diminuendo, dal punto di vista numerico, a causa della crisi economica scatenata dalla pandemia?Per rispondere bisogna analizzare i dati relativi al numero di tirocini attivati, confrontando quest’anno con gli anni precedenti e in particolare con il 2019. Questo lavoro si può fare esclusivamente per i tirocini extracurricolari, dato che quelli curricolari non vengono in alcun modo conteggiati né monitorati, né dallo Stato né dalle Regioni.I dati relativi al numero di tirocini extracurricolari attivati vengono invece archiviati attraverso le “comunicazioni obbligatorie” e sono a disposizione del ministero del Lavoro e delle singole Regioni, ma non sono purtroppo facilmente accessibili.La Repubblica degli Stagisti li ha rintracciati per due Regioni – Veneto e Toscana. Si tratta di due Regioni molto rilevanti: la Toscana è stata la primissima a introdurre l’obbligo di erogare agli stagisti extracurricolari una indennità, già nel 2012, facendo di fatto da apripista alle normative poi promulgate negli anni successivi da tutte le Regioni italiane. Sul suo territorio vengono effettuati all’incirca 25mila tirocini ogni anno – circa 15mila extracurricolari più un numero ignoto di curricolari, che noi di RdS stimiamo possa essere intorno ai 10mila. Il Veneto è invece la seconda Regione in Italia per numero di stage svolti sul suo territorio, dopo la Lombardia e negli ultimi anni addirittura prima del Lazio (il “sorpasso” è avvenuto nel 2017): parliamo di circa 65mila all’anno, di cui più o meno 40mila di tipologia extracurricolare e 25mila – di nuovo, tale numero è una nostra stima – di tipologia curricolare. Per la precisione, secondo l’ultimo Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie pubblicato dal ministero del Lavoro a fine maggio, in Toscana nel 2019 si sono svolti 15.342 stage extracurricolari mentre in Veneto se ne sono svolti 38.441. Ma questi naturalmente sono i dati “normali”, quelli dell'epoca pre-Covid. Cosa sta succedendo quest’anno? Secondo i numeri contenuti nella piattaforma di Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione che svolge un ruolo di sostegno alle politiche del lavoro, nel primo trimestre del 2020 sul territorio veneto risultano essere stati attivati poco meno di 7.700 tirocini extracurricolari: per la precisione 7.695. La provincia con più attivazioni di stage è Padova, con 1.930, seguita da Treviso con 1.400, Vicenza con 1.325 e Verona con 1.310. Venezia sta poco sopra i mille (1.045), mentre Rovigo si ferma a 500 e Belluno a 180.Facendo il confronto con l’anno precedente – i dati sono disponibili sulla piattaforma, nella sezione “Dati del mercato del lavoro / occupazione / attivazioni stage” – si scopre che nel primo trimestre del 2019 erano stati attivati 9.615 tirocini. Negli anni precedenti il numero era stato più o meno costante su quell’ordine di grandezza: 9.990 nel primo trimestre 2018, 10.310 nel 2017, 9.230 nel 2016.Per trovare un numero simile a quello del 2020 bisogna andare indietro di ben sei anni: i dati del 2014 riportano infatti, per il primo trimestre di quell’anno, un numero di attivazioni pari a 7.100. Dunque, considerando un confronto con gli anni più recenti, in Veneto nei primi tre mesi del 2020 siamo di fronte a una riduzione secca del 20% delle posizioni di tirocinio disponibili a causa del Covid.In Toscana invece i tirocini extracurricolari partiti nel primo trimestre 2020 risultano essere 3.522: questo è il numero contenuto nel database regionale relativo alle Comunicazioni di avviamento di tirocini pervenute ai Servizi per l'Impiego. Nei tre anni precedenti questo numero, prendendo in considerazione il medesimo lasso di tempo, era sempre stato intorno ai 4mila: nel 2019 le attivazioni erano state 4.237, nel 2018 4.209, nel 2017 4mila spaccate. I dati specifici del primo trimestre 2020 in Toscana attestano quella di Firenze come la provincia con più attivazioni in assoluto, 1.195, pari al 34% di tutta la Regione; a seguire Pisa (dove sono stati attivati in quello stesso periodo 721 stage extracurricolari) e Lucca (414).La flessione in questo caso è un poco più lieve, meno 17 per cento, ma c’è da considerare che in Veneto – così come in Lombardia, Regione per la quale i dati non sono disponibili online – l’emergenza è scoppiata a fine febbraio, mentre nelle altre Regioni – tra cui appunto la Toscana – a inizio marzo. Dunque la Toscana ha potuto godere di un paio di settimane di “normalità” in più, prima che anche sul suo territorio arrivasse la scure del lockdown.Sopratutto c’è da considerare che stiamo parlando solo del primo trimestre del 2020, quello in larga parte non toccato dal Covid: per oltre la metà di tale trimestre le attivazioni – e la vita economica in generale – sono andati avanti normalmente. I dati del secondo trimestre, quello che comprende i mesi di aprile, maggio e giugno – cioè il pieno del lockdown e l’inizio della fase 2 – dovrebbero uscire tra qualche settimana. E conterranno senza dubbio una flessione enormemente più pronunciata, anche per il fatto che la maggior parte delle Regioni tra marzo e aprile ha introdotto, durante il lockdown, anche specifici divieti rispetto all'attivazione di nuovi tirocini.Questa non è dunque che la punta dell’iceberg. Man mano che i dati verranno resi pubblici, lo scenario più probabile è che emergerà per il 2020 un crollo delle posizioni aperte di tirocinio a disposizione dei giovani non solo nei mesi di lockdown, ma anche nelle fasi successive. E a quel punto, dati alla mano, sarà fondamentale interrogarsi su come affrontare la questione e lavorare per ripristinare un sistema in grado di offrire opportunità per i giovani italiani.

Decreto agosto, il Governo ignora gli impegni: di nuovo nessuna misura a favore degli stagisti

Nuovo provvedimento, stesso (triste) esito. È uscito il testo del nuovo decreto che il Governo ha predisposto per affrontare la situazione di emergenza Covid. Ma nelle 197 pagine del Dpcm 7 agosto 2020,  il cosiddetto “decreto agosto”, non vi è traccia di misure a favore degli stagisti. Il Governo presieduto da Giuseppe Conte va quindi esplicitamente a ignorare – come già aveva fatto tre mesi fa – l’impegno preso con il Parlamento, giusto giusto un mese fa, attraverso l’ordine del giorno a prima firmataria Chiara Gribaudo del PD. Un documento che aveva impegnato il governo a prevedere di fare qualcosa per le persone che si erano viste interrompere o sospendere il tirocinio che stavano svolgendo, a partire da fine febbraio, causa Coronavirus.L’ordine del giorno “9/02500-AR/085” firmato da altri otto parlamentari (Massimo Ungaro di Italia Viva più altri sette deputati del Partito Democratico – Enza Bruno Bossio, Lia Quartapelle, Matteo Orfini, Giuditta Pini, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo Luca e Angela Schirò) era stato accolto lo scorso 9 luglio, con la supervisione del sottosegretario all’Economia Antonio Misiani. Questo il testo:“La Camera, premesso che:al fine di garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro rapporto di lavoro, l'articolo 44 del decreto-legge Cura Italia istituisce, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo denominato «Fondo per il reddito di ultima istanza» volto a garantire il riconoscimento a tali soggetti di una indennità;la pandemia, tra le varie categorie, sta colpendo economicamente soprattutto i più giovani, i quali già prima del virus soffrivano di un tasso di disoccupazione giovanile intorno al 30 per cento e si trovavano dunque in una posizione contrattuale molto debole, costretti spesso ad accettare qualsiasi offerta;allo scoppio dell'emergenza COVID-19, molti giovani erano impegnati in un tirocinio extracurriculare, che dovrebbe essere un momento formativo e non un contratto lavorativo, tuttavia spesso è abusato come forma di lavoro sottopagato e sottotutelato per assumere giovani in mansioni ordinarie: tante Regioni hanno consentito (in alcuni casi obbligato) la sospensione o la terminazione anticipata dei tirocini, a differenza di quanto invece prevede per i lavoratori dipendenti l'articolo 46 del Decreto Cura Italia; è stato così interrotto il percorso e la retribuzione di quei tirocinanti, i quali non essendo lavoratori dipendenti non hanno ricevuto alcun ammortizzatore sociale e non sono stati tutelati da alcuna forma di tutela emergenziale all'interno del Decreto;questi giovani, spesso trasferitisi rispetto al luogo di origine, si trovano dunque in questi mesi a sostenere senza più entrate le spese alimentari e di affitto, ricadendo quindi sulle loro famiglie il cui reddito è stato in molti casi già danneggiato dall'emergenza COVID; nella grande maggioranza dei casi, i tirocinanti non possono nemmeno richiedere il Reddito di emergenza, poiché ancora facenti parte del nucleo familiare di origine che non rispetta gli stringenti requisiti previsti dall'articolo 82 del decreto Rilancio;il decreto Rilancio inoltre prevede all'articolo 78 un incremento del Fondo per il reddito di ultima istanza di 650 milioni di euro, senza però prevedere alcuno strumento di sostegno al reddito per i tirocinanti extracurriculari;alcune regioni nel frattempo hanno previsto un'indennità per i tirocinanti: si è così creata una disparità fra questi giovani a seconda della regione nella quale svolgono questa prima esperienza lavorativa;il 24 aprile 2020, il Governo ha accollo l'ordine del giorno 9.02463.032 a prima firma Gribaudo, ad oggi disatteso, nel quale si impegnava «a valutare l'opportunità di prevedere, attraverso il primo strumento normativo utile, misure di sostegno al reddito per tutti coloro il cui tirocinio extracurriculare è stato sospeso o terminato in anticipo, consentendo ai giovani e a tutti gli interessati di mantenersi e riconoscendo la dignità del loro lavoro»;sarebbe quindi giusto e auspicabile disporre uno specifico finanziamento alle Regioni e province autonome, da redistribuire sulla base del numero di tirocinanti attivi nei diversi territori, affinché tutte le Regioni e province autonome possano erogare un'indennità a tutti coloro il cui tirocinio extracurriculare è stato sospeso o terminato in anticipo,impegna il Governoa valutare l'opportunità di prevedere, attraverso il primo strumento normativo utile, misure di sostegno al reddito per tutti coloro il cui tirocinio extracurriculare è stato sospeso o terminato in anticipo, attraverso uno specifico fondo dedicato alle Regioni e province autonome, per garantire l'erogazione di un'indennità le cui modalità siano stabilite in sede di Conferenza permanente fra Stato, Regioni e province autonome, consentendo ai giovani e a tutti gli interessati di mantenersi e riconoscendo la dignità del loro lavoro”.Nell’ordine del giorno di luglio vi era dunque un esplicito riferimento al precedente ordine del giorno disatteso, quello accolto ad aprile e però rimasto lettera morta nella formulazione e poi nella conversione in legge del “Decreto Rilancio”. Della serie: caro governo, non fare come l’altra volta, e non ignorare gli stagisti. Cosa che invece si è purtroppo verificata.«Il governo aveva preso un impegno avendo accolto vari ordini del giorno su questo tema, come quello di Chiara Gribaudo e del sottoscritto» conferma alla Repubblica degli Stagisti Massimo Ungaro, riferendosi alle iniziative a sostegno degli stagisti realizzate negli ultimi mesi anche da altri parlamentari come Rosalba Testamento, Carmela Grippa e Maria Elisabetta Barbuto del Movimento Cinque Stelle, Wanda Ferro di Fratelli D’Italia, Alessandro Fusacchia del gruppo misto: «Mi rammarico di constatare che tra i 25 miliardi del terzo scostamento di bilancio non si sono trovati 100 milioni di euro per sostenere tirocinanti e stagisti, spesso giovani e giovanissimi che senza sostegno rischiano di vedere infranti le proprie aspirazioni di emancipazione».Anche la Repubblica degli Stagisti si rammarica. Mai come in questi mesi è stato chiaro come quella dei tirocinanti sia una categoria non solo invisibile, ma anche ignorata perfino quando i suoi problemi vengono gridati a gran voce e racchiusi in documenti parlamentari ufficiali come emendamenti e ordini del giorno.

Smart working, la Summer school della Cattolica è online e gratis per tutti

Il Covid ha innegabilmente cambiato il mondo del lavoro, portando alla ribalta la necessità di inventare modi per lavorare al di fuori dell’ufficio. O meglio, di cominciare a utilizzare massicciamente modi che già esistono da molti anni, e che erano già moderatamente diffusi, anche se guardati con diffidenza da molte realtà che ancora identifica(va?)no la presenza fisica in ufficio come principale o unico fattore di “prova” dell’impegno sul lavoro. Il Covid ha messo alle corde questa visione, obbligando a riparametrare le policy in modo da poter far continuare le attività ai dipendenti (e, come noi della Repubblica degli Stagisti abbiamo testimoniato “intensivamente”, anche ai tirocinanti!) da casa durante il lockdown.Si chiama “smart working” e significa letteralmente “lavorare in maniera intelligente”, cioè senza vincolare l’attività lavorativa a un dato luogo e orario prefissato, e basandosi più sui risultati ottenuti che sulle modalità di lavoro. Non è certo una cosa nuova, ma in questi sei mesi c’è stata una accelerazione incredibile dell’utilizzo di questo strumento: praticamente ogni struttura produttiva che poteva trasferire anche solo in parte la sua attività da remoto l’ha fatto. E anche il mondo universitario, che ormai da anni osserva e analizza il fenomeno, ha rinnovato il suo interesse per il tema.Da metà luglio e fino al 25 settembre è aperta la summer school “Smart working: sfide e opportunità per il futuro” della università Cattolica. Una serie di brevi video lezioni e contributi disponibili online – tecnicamente si tratta di un corso MOOC, cioè “Massive open online education” – ad accesso gratuito, a disposizione di tutti coloro che desiderano approfondire il tema: professionisti e manager con responsabilità nella organizzazione aziendale e nella gestione delle risorse umane, ma anche studenti universitari e neolaureati interessati alle trasformazioni in corso nel mondo del lavoro. [→ Qui il video di presentazione]A coordinare la Summer school due docenti della Cattolica: Ivana Pais, professoressa associata di Sociologia dei processi economici e del lavoro presso la facoltà di Sociologia, e Giuseppe Scaratti, direttore del Servizio di Psicologia del lavoro al Dipartimento di Psicologia. «È un momento importante per ripensare il nostro modo di lavorare e di vivere, come comunichiamo e come impariamo, le nostre città e i nostri territori» dice Pais: «Se avete voglia di parlarne, i forum del corso possono essere uno spazio di incontro e confronto».Il tema dello smartworking viene affrontato «sotto differenti punti di vista grazie a docenti attivi in  diversi ambiti – economia, diritto, psicologia, sociologia  – con inoltre contributi di esperti di grandi aziende e importanti istituzioni. Sei moduli, di cui cinque prettamente universitari e uno composto da contributi esterni, che spaziano dall’area del diritto del lavoro (“Le regole dello smartworking”) a quella della psicologia (“L’esperienza dello Smart Working dal punto di vista psicologico”), dal punto di vista sociologico/demografico (“Lo sguardo sociologico sullo Smart Working”) a quello economico (“Management ed economia dello smart Working), fino a declinare addirittura il tema da una prospettiva filosofica (“Ancoraggi filosofici ed educativi dello smart working”).Anche la Repubblica degli Stagisti è stata invitata a dare il suo contributo: la giornalista Eleonora Voltolina, fondatrice della testata, ha partecipato al sesto modulo – quello delle “Testimonianze dal mondo delle istituzioni e delle aziende” – portando il focus sullo smart internshipping, e cioè la versione dello smart working dedicata allo stage. Tra le testimonianze aziendali anche quelle di ben cinque aziende virtuose – Nestlé, Bip, Trust4Value, Spindox ed Everis – del network della Repubblica degli Stagisti, che hanno potuto raccontare come hanno gestito gli stage al momento dello scoppio dell’emergenza Covid. È dunque possibile visionare i contributi di Gregorio Bonaldi, Corporate Affairs  Specialist di Nestlè; di Camilla  Castaldo, Media  Relations di Bip Consulting; di Francesca  Muscillo, Recruitment & Employer Branding Specialist di Everis. Due le testimonianze per Trust4value – quella della talent manager Monica Cremaschi e dello stagista Gilberto  Guglielmo. Spindox ha messo in campo addirittura una tripletta con le voci e i volti di Alessandra  Bossi dell’ufficio Marketing e Comunicazione, della direttrice HR Elena Merlanti e la testimonianza diretta di uno stagista, Lorenzo  Montalti.Tra gli altri contributi anche quello di Cristina  Tajani, assessora alle Politiche del lavoro del Comune  di  Milano; di Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl; di Diego Ciulli, manager di Google; e di Davide  Dal Maso, partner presso Avanzi Sostenibilità per Azioni.Le videolezioni sono liberamente fruibili dal 15 luglio al 25 settembre 2020. La partecipazione è gratuita previa iscrizione online; una volta completata l'iscrizione si riceve una email automatica con indicata la procedura da seguire per accedere alla piattaforma di Open Education in cui il corso è erogato. L'attestato di frequenza – che non richiede il superamento di test o esami – è automaticamente rilasciato dalla piattaforma dalla quale è erogato il corso. Chi è interessato non ha che da connettersi online, e immergersi nelle mille sfaccettature dell'analisi del lavoro e dello stage da remoto.

Sussidio Covid per gli stagisti, la Toscana amplia la platea: il prossimo avviso sarà per gli over 30

Una buona notizia per i tirocinanti toscani che fino ad ora non avevano i requisiti per richiedere il sussidio da 433 euro destinato a chi aveva visto lo stage sospeso causa Coronavirus. La Regione Toscana ha, infatti, annunciato il 7 luglio con un comunicato stampa che sarà «ampliata la platea destinatari per tutelare soggetti svantaggiati». I destinatari saranno i tirocinanti e praticanti con oltre 30 anni con «priorità per i soggetti disabili e per i tirocini svolti in aree di crisi o da donne inserite in percorsi di uscita dalla violenza». «Il decreto di approvazione dell’avviso pubblico sarà pubblicato entro la metà di agosto. Gli uffici stanno lavorando alla redazione del testo definitivo», spiega alla Repubblica degli Stagisti l’assessore al lavoro Cristina Grieco, precisando che «l’avviso è in continuità con il precedente per i soli under 30 che resta aperto fino alla data di pubblicazione del nuovo avviso». Quindi per quanti rientrassero nelle categorie del primo avviso e non abbiano ancora fatto richiesta del sussidio conviene affrettarsi onde evitare di essere automaticamente esclusi.L’importo complessivo stanziato per entrambi gli avvisi è di 5 milioni 137mila euro, mediante l’utilizzo di risorse del Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo 2014-2020 di cui 1 milione 884mila euro solo per finanziare il primo bando uscito a maggio. Su questo punto, però, l’assessore spiega che all’epoca «era in corso la relativa variazione di bilancio per poter usufruire dell’intero importo stanziato» e che il decreto in corso di adozione preciserà anche «quante di queste risorse saranno destinate a finanziare le domande presentate sul primo avviso e quante per il nuovo». Fino ad oggi i beneficiari dell’avviso in corso erano giovani fra i 18 e i 29 anni, inoccupati o disoccupati, che stanno svolgendo o hanno svolto un tirocinio extracurriculare o per l’accesso alle professioni ordinistiche in Toscana. Un limite, quello dell’età, che finiva per escludere molti soggetti. Ora si supera il limite dei 30 anni, evitando anche che i destinatari finiscano per coincidere con i partecipanti al programma GiovaniSì, in vigore dal 2011 e cofinanziato dalla regione. Anche se su questa possibilità l’assessore Grieco aveva già precisato alla Repubblica degli Stagisti che sarebbero stati presi in carico tutte le persone che stavano svolgendo in Toscana tirocini extracurriculari o praticantati, sospesi a causa del Covid, rientranti nell’iniziale limite di età.Nel frattempo ci sono buone notizie anche per quanti abbiano fatto domanda a partire dal 28 maggio al primo bando aperto. Il 10 luglio, infatti, è stato pubblicato il primo elenco di 350 ammessi e sei non ammessi al contributo, con il relativo importo beneficiario: 433 euro per un mese di sospensione che sale a 867 per massimo due mesi. Poi con il decreto dirigenziale 11348 del 17 luglio si assume l’impegno di spesa di 283mila 271euro per l’erogazione del pagamento dei beneficiari presenti nel primo elenco, di cui oltre 141mila euro con fondi europei, 97mila di quota statale e 44mila di quota regionale. «La Contabilità sta elaborando i mandati di pagamento che dovrebbero arrivare entro questa settimana o al massimo nei primissimi giorni di agosto», assicura l’assessore. A due settimane dalla pubblicazione della prima lista, il 24 luglio è stato poi pubblicato il decreto dirigenziale con l’approvazione della seconda graduatoria, con 454 ammessi al contributo e 18 esclusi. Ora «gli uffici stanno lavorando al relativo decreto di impegno e liquidazione. Al momento visto che sono state presentate circa 2.500 domande sul primo avviso per un importo pari a 2milioni 100mila euro», spiega Grieco, «residuano circa 3milioni per il nuovo avviso e quindi potremo finanziare ancora 3.450 domande per le quali sarà data priorità a disabili e agli svantaggiati, alle aree di crisi e alle donne vittime di violenza».Nessuna paura per coloro che non risultano presenti al momento in nessuno dei due elenchi pubblicati: «Si sta lavorando alla terza graduatoria che dovrebbe essere pronta entro il 10 agosto. Le prime tre graduatorie assorbono solo le domande presentate entro il 31 maggio che erano ben 1.350». Quindi chi non rientrasse in queste date dovrà pazientare ancora un po’ di tempo.  Marianna Lepore

«Cambiare il mondo del lavoro e dare dignità ai meno rappresentati», le priorità post Covid per il sindacato

«Ancora una volta a pagare il prezzo più alto sono i più vulnerabili, donne e giovani»: secondo recenti dati Istat il dodici per cento delle imprese intende ridurre l’organico quando finirà la cassa integrazione e «in questo contesto la disoccupazione giovanile potrebbe toccare il 23,5 per cento». Una fotografia sul futuro del lavoro in Italia che Massimiliano Tarantino, direttore Fondazione Feltrinelli, presenta insieme a una serie di dati poco incoraggianti per il mercato del lavoro – un crollo del pil stimato dalla Commissione europea di oltre l’undici per cento, un’impresa su tre a rischio fallimento, più di due terzi delle aziende italiane con un calo di fatturato negli ultimi sei mesi, quattro anni di lenti miglioramenti spazzati via sul fronte dell’occupazione e mezzo milione di persone che hanno perso il lavoro da inizio pandemia.Il mercato del lavoro ha sofferto in questi mesi di chiusura e continuerà a farlo. Ma ci sono stati anche dei piccoli risultati quasi positivi, come la rivoluzione dello smart working, prepotentemente diventato realtà proprio causa Covid. Lavorare da casa però significa anche essere in grado di farlo, quindi migliorare le proprie competenze per essere al passo con i tempi e farlo attraverso la formazione, che non deve mai essere abbandonata, ricorda Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Group.Ma non tutti hanno potuto lavorare da casa e per alcuni la pandemia e il lungo lock down hanno significato rimanere senza lavoro e senza stipendio. È capitato soprattutto alle categorie di lavoratori e lavoratrici meno contrattualizzati – quelle più a rischio proprio per la mancanza di tutele. In questo senso l’Italia è molto lontana da un concetto di dimensione europea del lavoro – nota l'avvocata Cathy La Torre – e per farlo sarebbe necessario estendere gli ammortizzatori sociali ai tanti che solo in emergenza Covid hanno avuto un aiuto economico dallo Stato: «Alcune forme di lavoro atipico sono state escluse e questo forse perché sono talmente tante che legislatore e governo si dimenticano che esistono». D'accordo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil dal 2019, che ricorda come il governo abbia dovuto inventare in questa fase forme di tutela per una vasta gamma di soggetti. «È vero, il Governo ha fatto provvedimenti senza conoscere tutte le forme di lavoro esistenti. Il paradosso è che siamo arrivati a farli anche per i lavoratori in nero. Non dovrebbero esistere, ma poiché ci sono e senza quel lavoro non mangiano abbiamo introdotto un bonus invece di affrontare il problema».Bonus per tutti, tranne per gli stagisti, obietta Marianna Lepore della Repubblica degli Stagisti – ricordando i grandi risultati ottenuti negli ultimi anni sul tema stage, come l’introduzione in ogni Regione del diritto a un’indennità mensile per i tirocini extracurriculari. Che restano, però, sempre in secondo piano quando si parla di lavoro, «tanto che in emergenza Covid nessuno sembrava preoccuparsi degli stagisti». E solo dopo diversi mesi alcune regioni hanno appoggiato la proposta della Repubblica degli Stagisti di introdurre un bonus per questa categoria, decisione presa da Lazio, Toscana, Valle d’Aosta, Calabria, Emilia Romagna e Marche. Uno scarso interesse verso gli stagisti che nasconde poca conoscenza sul tema, visto che la platea è tutt’altro che esigua: «circa 500mila tirocinanti nel solo 2019 in Italia, 355mila quelli extracurriculari registrati dal Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie e gli altri circa 150mila curriculari, stimati dalla RdS». E forse, rimarca Lepore, lo scarso interesse verso questa platea è causato anche dall’assenza di una rappresentanza sindacale dedicata esclusivamente a questi soggetti, che possa fare da ponte con il mondo politico. «Sono assolutamente d’accordo che i giovani non debbano essere sfruttati, fare uno stage ma in realtà lavorare come gli altri lavoratori: se però vogliamo cambiare questa situazione dobbiamo far tornare il lavoro un elemento centrale di valorizzazione», concorda il segretario Landini, spingendosi a suggerire che questa battaglia dovrebbe essere fatta da tutto il sindacato in Europa. Il futuro dell’occupazione in Italia non sembra roseo per i più giovani e sono ancora una volta i numeri a confermarlo. «Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro più di un giovane su sei ha perso il lavoro da marzo ad oggi e nonostante questo le qualifiche richieste aumentano, con la richiesta indispensabile di stage che spesso sono contratti di lavoro gratuito» spiega Arianna Preite, coordinatrice della testata giovanile Scomodo, formata da under 25. Preite ricorda anche il silenzio assordante sul mondo universitario, «non è stata prevista nessuna riduzione delle tasse o facilitazioni verso i giovani ora in maggiore difficoltà», con il rischio di un calo di iscrizioni. Eppure già esiste «un gap su numero di laureati nel confronto tra Italia ed Europa». Negli ultimi anni però in Europa sono stati fatti molti progressi nell’ambito del lavoro secondo Reiner Hoffman, presidente della Confederazione tedesca dei sindacati (DGB), «ma devono essere ancorati con misure concrete. Le persone devono sentire che l’Europa protegge il buon lavoro e dobbiamo promuoverlo in Italia, porre fine alla liberalizzazione senza fine». Hoffman aggiunge che i sindacati saranno molto forti se riusciranno a portare avanti la contrattazione collettiva e che è necessaria «una nuova politica per quanto riguarda l’orario di lavoro che metta in primo piano gli interessi dei lavoratori e non solo le richieste di flessibilità dei datori di lavoro». Livia Spera, Segretaria generale dell’European Training Foundation, ricorda come esista un mercato unico che «è stato costruito senza un’adeguata rete di protezione sociale», con la conseguenza che i lavoratori finiscono per mettersi in competizione gli uni con gli altri. Ha ricordato la situazione dei lavoratori dei trasporti che «abbiamo applaudito perché ci consegnavano pasti e medicinali a casa, o merci non essenziali, o rimpatriavano i concittadini, ma ora hanno perso o perderanno il lavoro, senza alcun diritto». La teoria di Spera è che la crisi economica abbia esasperato problemi che già esistevano: «non vinceremo mai la sfida ambientale se non vinceremo quella sociale, non sposteremo mai il traffico merci dalla strada se il lavoro dell’autotrasporto continuerà ad essere estremamente conveniente per i datori di lavoro». E lancia un allarme: «La crisi doveva essere occasione per rilanciare nuovo discorso su trasporto e lavoro, ma nei documenti programamtici preparati dalle prossime tre presidenze della Commissione europea non abbiamo letto nemmeno una volta le parole lavoro e lavoratore». Poi ricorda che il sindacato deve fare delle riflessioni perché il mondo cambia ma i metodi devono rimanere gli stessi. Che il sindacato debba adeguarsi ai nuovi tempi è d’accordo anche Landini: «Abbiamo fatto degli errori in questi anni», riconosce il segretario della Cgil, «e da sindacalista dico che se non ci mettiamo insieme con i giovani, con i precari, per garantire i diritti di tutti non ne usciamo. Questo vuol dire cambiare il sindacato: le persone hanno il diritto di organizzarsi collettivamente e fare coalizione. Questi diritti vanno garantiti. Ma le nuove forme di lavoro, le partite iva, i lavori intermittenti, gli stagisti, questi diritti non li hanno. Perciò va ricostruita una legislazione che dia dignità al lavoro e batterci perché chi non ha diritti ce li abbia. Una battaglia che dobbiamo fare tutti assieme». La discussione ha avuto luogo pochi giorni fa nel corso dell'evento «Riportare il lavoro al centro dell’Europa», secondo appuntamento della rassegna Forza Lavoro! organizzata dalla Fondazione Feltrinelli, moderato da Giada Ferraglioni: «Nei prossimi giorni scriveremo a tutte le associazioni di lavoratori che in questo periodo si sono messe assieme per tutelarsi, per incontrarci, metterci assieme e vedere come ottenere i diritti. Il mondo del lavoro in tutte le sue forme se vuole ottenere qualcosa si deve unire». La proposta è interessante. E la Repubblica degli Stagisti – che non è un’associazione di stagisti, ma una testata giornalistica che da oltre dieci anni cerca di tutelarli e che in questi mesi ha raccolto gli sfoghi, i dubbi, le domande dei tirocinanti dimenticati da tutti, e che si è fatta promotrice di una proposta di un’indennità per gli stagisti rimasti a secco per mesi con tirocini interrotti, senza gli sbocchi professionali previsti – già fin d'ora dà la sua disponibilità a collaborare con la Cgil e con tutti gli altri sindacati, per battersi anche per i diritti dei tirocinanti.

Tirocini alla Commissione europea, mille posti a 1.220 euro: da oggi aperte le candidature

Si aprono oggi, mercoledì 16 luglio, e si chiuderanno il 31 agosto le candidature per la prossima sessione di tirocini presso la Commissione europea, i cosiddetti Blue Book Traineeships. I candidati devono aver completato il primo ciclo di un corso di istruzione universitaria ottenendo una laurea di primo livello (laurea triennale) o un titolo equivalente e non devono aver svolto un altro stage (con o senza compenso) per più di sei settimane presso una delle istituzioni europee. Possono candidarsi i laureati di qualsiasi nazionalità ed età e in qualsiasi disciplina. È richiesta la conoscenza di due lingue dell'Unione europea, mentre l'esperienza professionale e l'istruzione post universitaria sono preferibili ma non indispensabili. Non esistono limiti per ricandidarsi più volte.I fortunati selezionati svolgeranno il proprio tirocinio presso una fra le sedi di Bruxelles (Belgio), Grange (Irlanda) e Lussemburgo nel periodo compreso tra il 1° marzo e il 31 luglio 2021. I tirocinanti riceveranno un rimborso spese di 1.220,78 euro, più un’indennità per coprire le spese di viaggio da e verso il luogo di origine. Inoltre potrà essere riconosciuta dalla Commissione una copertura sanitaria pari a 13,13 euro al mese. A carico dei tirocinanti sarà invece l’alloggio, il cui costo varia generalmente fra i 350 e i 550 euro al mese a seconda della tipologia di ospitalità. Il tirocinio sarà spalmato su 40 ore settimanali, 8 al giorno, secondo gli orari vigenti presso la Commissione, cioè dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 17.30. I tirocinanti selezionati avranno la possibilità di approfondire la conoscenza dell’Unione europea, dei processi e delle politiche delle istituzioni europee e di svolgere un ruolo chiave nel lavoro quotidiano della Commissione. A seconda delle direzioni di assegnazione, essi potranno essere impiegati in mansioni diverse, nei campi del diritto della concorrenza, delle risorse umane, della politica ambientale, della comunicazione etc. Potranno essere chiamati a organizzare gruppi di lavoro e riunioni, redigere documentazioni, preparare relazioni e tanto altro. Le preselezioni si svolgeranno da settembre a novembre, le selezioni tra dicembre e gennaio e i risultati finali saranno comunicati a fine gennaio 2021. Per l’ultima sessione iniziata a marzo, sono state 10.612 le candidature, a fronte delle circa 8.600 delle sessioni di marzo e ottobre 2019. Tradizionalmente, gli italiani sono i più numerosi tra i candidati: in questo caso sono stati 1.840. Le altre nazionalità più rappresentate sono state: francesi, spagnoli, greci e tedeschi.Intanto il 31 luglio, per chi ha scelto di continuare, si concluderà la sessione di tirocini di marzo, iniziata in piena emergenza Covid-19. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto all’Ufficio tirocini come si è comportata l’istituzione nel delicato frangente. «Date le circostanze senza precedenti, la Commissione ha offerto opzioni eccezionali ai tirocinanti, al fine di garantire la loro sicurezza e consentire loro una fruttuosa esperienza di tirocinio» spiega l'ufficio stampa «e in particolare, i tirocinanti hanno potuto decidere di: continuare il tirocinio fino al 31 luglio in condizioni di telelavoro e tornare ad ottobre per ricominciare un tirocinio di cinque mesi; terminare il tirocinio corrente e tornare anche a ottobre; oppure continuare il tirocinio fino al 31 luglio. La maggior parte dei tirocinanti ha scelto la prima opzione». Un’altra sessione ci sarà tra il 1° ottobre e il 28 febbraio 2021.Nonostante il particolare momento storico e le tante incertezze, il tirocinio nelle istituzioni europee continua a rappresentare una opportunità formativa e umana da cogliere per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro e vuole farlo con un’esperienza internazionale prestigiosa e stimolante. Questo anche se, ricordiamo, non prevede alcuna possibilità di sbocco diretto, in quanto alle istituzioni europee si accede solo tramite concorsi indetti a livello centrale dell’Ufficio europeo di selezione del personale.Rossella Nocca

Stagisti in difficoltà per il Covid, arriva la risposta (e forse anche i soldi) della Commissione europea

Là dove il governo italiano non è arrivato nell’aiutare i tirocinanti, nei prossimi mesi forse arriverà l’Europa. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha infatti dichiarato nero su bianco nei giorni scorsi che uno degli strumenti finanziari che l’Ue sta approntando per aiutare gli Stati membri, il Sure, potrebbe essere usato anche per indennizzare le persone che si sono viste sospendere o interrompere lo stage causa Covid.Il Sure è uno strumento finanziario che si propone di mettere a disposizione degli Stati membri dell’Unione europea che ne faranno richiesta un prestito molto agevolato –che complessivamente potrebbe arrivare fino a 100 miliardi di euro – per finanziare misure di sostegno e protezione dei lavoratori. L’acronimo Sure sta per “temporary Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency”, vale a dire: supporto temporaneo per mitigare i rischi di disoccupazione in un periodo di emergenza.In prima linea nella battaglia per l’apertura dello Sure anche all’indennizzo dei tirocinanti è l'italiano Brando Benifei, capodelegazione degli eurodeputati del Partito Democratico, da sempre attento al tema degli stage e dell’occupazione giovanile. «Penso che il Sure debba essere utilizzato anche per indennizzare coloro che hanno perso il tirocinio»: sulla scorta di questa convinzione Benifei a fine aprile ha preso carta e penna e ha mandato una lettera direttamente alla presidente della Commissione europea per sollevare alla sua attenzione «la particolare situazione che sta affrontando una categoria sociale particolarmente vulnerabile, ovvero quella dei giovani impiegati in tirocini e stage formativi extracurriculari», ricordando che «molti di questi giovani hanno visto il loro percorso terminare bruscamente a causa dello scoppio della pandemia, ed essendo al di fuori di un sistema di protezione sociale adeguata, subiscono frontalmente gli effetti della crisi, sotto il profilo personale, educativo, professionale ed economico» e sottolineando la necessità di «assicurare che i ragazzi che si trovano in stage o tirocini oggi non siano lasciati soli, elaborando un piano di aiuto per sostenere la loro condizione attuale e affrontare ad esempio le spese quotidiane, in particolare ove il tirocinio si svolga lontano da casa» oltre che di «garantire continuità del loro processo professionale e formativo». La lettera è stata cofirmata dall'intera delegazione italiana del Gruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo e quindi anche da Pietro Bartolo, Simona Bonafé, Carlo Calenda, Caterina Chinnici, Andrea Cozzolino, Paolo De Castro, Giuseppe Ferrandino, Elisabetta Gualmini, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Giuliano Pisapia, Franco Roberti, Massimiliano Smeriglio, Irene Tinagli e Patrizia Toia.«L’elemento di solidarietà intergenerazionale nell’affrontare l’emergenza deve essere messo al centro della discussione» si legge in uno dei passaggi più significativi della lettera: «Le misure dispiegate hanno necessariamente avuto un impatto significativo sui conti pubblici, producendo alti livelli di debito che finiranno a pesare sulle spalle delle future generazioni, le stesse che oggi si trovano purtroppo trascurate nelle risposte nazionali adottate per la lotta agli effetti economici e sociali del Covid, come stagisti e tirocinanti».Nella sua risposta all’interrogazione di Benifei, datata 1 luglio, Ursula von der Leyen ammette che «nel contesto della recessione provocata dalla pandemia di Covid-19, i giovani avranno effettivamente bisogno di un sostegno supplementare nella transizione dalla scuola al mondo del lavoro e i tirocini dovrebbero costituire una tappa fondamentale di tale processo». Un sostegno supplementare, certo, perché anche per loro il Covid ha avuto conseguenze devastanti. «Prendo atto altresì della posizione del Parlamento europeo, che ha più volte ribadito l’importanza di garantire la realizzazione di tirocini di qualità» scrive ancora Von Der Leyen «e di combattere gli abusi attraverso misure a livello dell’Ue».Visti gli sviluppi dei due mesi intercorsi tra l'invio della lettera e la risposta, si può riassumere che la domanda specifica di Benifei alla presidente della Commissione fosse nel frattempo diventata: si può pensare di utilizzare parte dei fondi Sure anche a favore degli stagisti? «Prendo atto del Suo invito a estendere la portata dello strumento Sure in modo da comprendervi misure nazionali di sostegno al reddito per i giovani tirocinanti che hanno subito l’interruzione o la sospensione del loro percorso» risponde von der Leyen: «L’assistenza finanziaria fornita nell’ambito di Sure è destinata al finanziamento di regimi di riduzione dell’orario lavorativo o misure analoghe volte a tutelare i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi dal rischio di disoccupazione. La concezione di tali misure resta tuttavia una prerogativa degli Stati membri; l’ammissibilità al sostegno dei giovani impiegati in tirocini e stage formativi extracurricolari dipenderà dalle regole dei singoli regimi nazionali». Al di là dell’inevitabile rimpallo alle scelte dei governi nazionali, la chiave è quel passaggio della sua risposta in cui accanto ai lavoratori dipendenti la presidente elenca, nella platea per la quale è pensato il Sure, anche i lavoratori autonomi: «Quindi vengono date risorse non legate a un posto di lavoro in essere che viene mantenuto, seppure in sostegno artificiale con la cassa integrazione» commenta Benifei: «Vengono indennizzate anche situazioni dove il lavoro si interrompe, cioè il lavoratore autonomo viene indennizzato perché di fatto si presume che abbia perso del lavoro». Quindi, andando per analogia, se lo strumento non è rigidamente riservato ai lavoratori dipendenti, si può pensare di usarlo anche per gli stagisti? La risposta della Commissione europea è sì: «Il senso del perché io ho fatto questa domanda alla presidente von der Leyen è perché credo che nel momento in cui le risorse di Sure sono utilizzabili per varie situazioni, vadano utilizzate anche per sostenere con un indennizzo quegli stagisti che – magari secondo alcuni criteri che può stabilire il governo – hanno perso uno stage, che di fatto era un lavoro, e con cui quelle persone avevano iniziato a costruire una famiglia, una carriera». Il fatto che la presidente della Commissione europea non escluda a priori la possibilità che anche gli stagisti possano beneficiare di questo fondo è estremamente importante, perché dopo due batoste – nei due decreti Cura Italia e Rilancio non vi è nemmeno l’ombra di misure a favore dei tirocinanti – vorrebbe dire che forse si potrebbe riaprire uno spazio per risarcire coloro che a causa del Covid hanno perso tra marzo e oggi il loro tirocinio, con conseguente perdita del reddito derivante dall’indennità di stage.«Lo Sure potrebbe mettere a disposizione potenzialmente fino a 100 miliardi di euro a livello generale europeo» riassume alla Repubblica degli Stagisti Brando Benifei: «L’Italia ha già fatto richiesta la settimana scorsa, e possiamo dire realisticamente che potrebbe avere circa un quinto delle risorse: quindi si parla di circa venti miliardi di euro da usare nei prossimi due anni. I soldi dovrebbero arrivare a settembre, perché Sure sarà erogabile nelle casse degli Stati che ne avranno fatto richiesta quando tutti i Paesi europei avranno autorizzato – e alcuni hanno bisogno di passaggi parlamentari che devono fare nelle prossime settimane – la messa a disposizione di una garanzia di risorse pubbliche che vengono usate per emettere dei titoli con cui si finanzia questo finanziamento».E attenzione, sottolinea l’europarlamentare PD: questi soldi possono essere usati anche in maniera retroattiva. «Questo sulla stampa non è uscito molto, ma il Sure può finanziare retroattivamente le misure, cioè può essere usato anche per situazioni – in questo caso, la perdita del tirocinio – che si sono realizzate all’interno del periodo del lockdown».Nel frattempo, in questi giorni in Italia si sta completando l’iter di conversione in legge del Decreto Rilancio. La settimana scorsa l’emendamento Gribaudo / Ungaro e altri che proponeva di destinare cento milioni di euro alle Regioni affinché li distribuissero ai tirocinanti in difficoltà ha ricevuto parere contrario dalla Commissione Bilancio, ed è stato ritirato. «Penso che sia stato un errore non trovare il modo di comprendere dentro il decreto la proposta che stava alla base dell’emendamento, anche in una forma “adattata”» dice Benifei: «Un errore a cui mi auguro che il governo voglia rimediare, per esempio facendo ciò che io ho in qualche modo auspicato facendo questa interrogazione alla Presidente della Commissione europea». L'europarlamentare ricorda che le Regioni in questo frangente possono fare molto, come già alcune hanno fatto: «Il governo ha spinto tutte le regioni, al di là dell’emendamento, a fare delle misure specifiche con le proprie risorse: i fondi strutturali avanzati dalla programmazione europea sono stati, grazie al lavoro del Parlamento europeo, resi più semplici e più flessibili da utilizzare per questa finalità». Ma le risposte delle singole Regioni non bastano: «Capiamo le difficoltà del governo, ma si tratta di una fetta di giovani che rischia di pagare troppo per questa crisi: credo che questo pezzo di mondo giovanile debba avere risposte più incisive» aggiunge Benifei: «Mi auguro che a breve si possano trovare soluzioni con le Regioni, con gli strumenti che dicevo, ma anche una soluzione più generale grazie all’uso delle risorse europee. È una cosa su cui io mi batterò».