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Crollo degli stage causa Covid: meno opportunità per tutte le età, in particolare per le donne

Nei primi sei mesi di quest’anno il numero degli stage è crollato: si è passati dai  185.152 del 2019 ai 96.376 dello stesso periodo del 2020. Naturalmente la drastica diminuzione è dovuta al Covid: prima il lockdown che ha costretto molte imprese, enti pubblici e associazioni non profit a sospendere le attività, e/o riorganizzarsi per far lavorare dipendenti e collaboratori (e in alcuni casi anche stagisti) da casa; poi il contraccolpo economico, con cali di fatturato anche importanti, e preoccupazione rispetto a come fare per non dover licenziare il personale che ha avuto come conseguenza, in molti casi, la decisione di “congelare” gli ingressi di nuovi stagisti; infine le disposizioni della maggior parte delle Regioni che hanno bloccato tout-court, tra fine marzo e fine maggio, le attivazioni di nuovi tirocini.Ma chi è stato maggiormente impattato da questo crollo? A livello anagrafico non ci sono “vincitori e vinti”. Il calo di opportunità riguarda omogeneamente tutte le classi di età, e dunque le proporzioni restano le stesse, in epoca Covid, rispetto al passato. Come è ormai tipico in Italia gli stage riguardano solo in due casi su cinque persone veramente giovani, cioè al di sotto dei 25 anni. Una parte altrettanto larga di stagisti proviene dalla classe di età successiva, e cioè in altri due casi su cinque le persone avviate in stage hanno tra i 25 e i 34 anni: sono quelli che noi della Repubblica degli Stagisti chiamiamo gli stagisti “anzianotti”. Il restante quinto è rappresentato da persone over 35, con una ulteriore differenziazione tra chi sta sotto i 55 anni e chi invece ha superato anche quella soglia.Il Covid ha ridotto le opportunità per tutte le classi di età in maniera “democratica”. Dei circa 96mila tirocini attivati nel primo semestre 2020, poco pù di 38mila hanno riguardato persone molto giovani: gli stagisti al di sotto dei 25 anni hanno rappresentato, per la precisione, il 39,7%. Un numero pressoché identico alla classe anagrafica successiva: gli stagisti tra i 25 e i 34 anni sono stati 38.539, pari a poco meno del 40% del totale. 15.542 stage hanno poi riguardato, nei primi sei mesi del 2020, persone tra i 35 e i 54 anni, vale a dire il 16% del totale. Gli stagisti over 55, poco più di 4mila, hanno “pesato” per il 4% del totale.Il confronto con i dati dello stesso periodo del 2019 racconta una situazione pressoché identica, con un’unica differenza – tre punti percentuali in più – per la classe degli stagisti giovanissimi. Dei circa 185mila tirocini attivati nei primi sei mesi del 2019, un po' più di 79mila avevano infatti riguardato soggetti under 25: quasi il 43%. La quota di 25-34enni si era fermata al 39%, e gli stagisti tra i 35 e i 54 anni erano stati poco meno del 15% del totale. Gli stagisti over 55, poco meno di 6mila, avevano superato di poco il 3% del totale.Per quanto riguarda il genere non vi sono al momento “allarmi”, ma la situazione va monitorata, nei prossimi mesi, con grande attenzione. Il fenomeno dello stage non ha mai patito, in questi anni, delle discriminazioni di genere che troppo spesso affliggono invece il mercato del lavoro italiano: non sono state rilevate, negli anni, più o meno probabilità di ottenere uno stage in base al fatto di essere maschi oppure femmine.Ma in epoca Covid questa verità sembra cominciare a vacillare. Potrebbe essere un caso, una incongruenza momentanea. Ma va comunque segnalata: scorporando i  96.376 tirocini attivati nei primi sei mesi del 2020 nelle due tranche, grazie ai dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro, si scopre che dei 69.352 attivati nel primo trimestre il 50,9% aveva riguardato donne, e il 49,1% uomini. Dunque fino a quel momento – il primo trimestre è largamente “pulito” dalle conseguenze del Covid, comprendendo i mesi di gennaio e febbraio in cui la pandemia non era ancora scoppiata – la situazione era ancora “standard” e vigeva una situazione di gender equality.Ma prendendo in considerazione invece i numeri del secondo trimestre, le attivazioni in favore di stagiste si fermano al 46,4%, e quelle in favore di stagisti salgono a 53,6%:  dei poco più di 27mila stage attivati tra aprile e giugno del 2020, 14.479 hanno infatti riguardato stagisti maschi e solo 12.545 stagiste femmine.Un confronto con l’anno scorso conferma che è la prima volta che si verifica una differenziazione così marcata – anche se sostanzialmente piccola – tra opportunità per i maschi e opportunità per le femmine: dei tirocini attivati nel primo trimestre 2019, poco meno di 85mila, esattamente il 51% aveva riguardato donne e il 49% uomini; per quanto riguarda i 100.433 del secondo trimestre 2019 la percentuale era praticamente perfetta a 50–50.In particolare, nel secondo trimestre 2020 le opportunità di stage sono aumentate in favore dei maschi per quanto riguarda i tirocini per persone under 25: qui il 56,7% delle attivazioni ha riguardato stagisti maschi. Anche nei primi due trimestri del 2019, nonché nel primo trimestre del 2020, i giovani maschi avevano avuto un leggero “vantaggio”, che si era però fermato a sempre poco sopra il 53%.Un altro calo, per le donne, sta nella fascia di età successiva, quella degli stagisti tra i 25 e i 34 anni. Qui le donne sono sempre state un po’ più numerose degli uomini. Basti pensare che nel primo trimestre del 2019 esse rappresentavano ben il 54,9% degli stage avviati, relegando i coetanei maschi al 45,1%. Idem per il secondo trimestre di quell’anno: il 54,3% dei 25-34enni erano donne, il 45,7% uomini. E ancora idem per il primo trimestre di quest’anno: stessa fascia di età, 45% maschi e 55% femmine. Eppure all’improvviso questo trend si inverte, proprio nel secondo trimestre del 2020: i 25-34enni avviati in stage balzano ad essere il 48% del totale di quella fascia di età, le 25-34enni scendono al 52%.Stesso discorso per la fascia di età 34-55 anni: donne “storicamente” più numerose, e uomini che si attestano sul 45,6% nel primo trimestre del 2019, sul 47,2% nel secondo trimestre 2019, sul 45,6% nel primo trimestre del 2020… Poi arriva il Covid e gli uomini improvvisamente diventano più numerosi: le attivazioni di stage nel secondo trimestre 2020 in quella fascia di età riguardano per un 51,7% uomini e solo per un 48,3% donne.Abbandonando le differenziazioni per classe di età, e considerando solo la variabile del genere, il trend della diminuzione degli stage di donne nel secondo trimestre è particolarmente evidente in Lombardia dove si passa, confrontando i trimestri, da una media di 52-53% a un 47% di stagiste donne, e in Veneto – da un 48-51% a un 45%.La differenza – “l’incongruenza” – del secondo trimestre 2020 complessivamente, a livello nazionale, è solo di quattro punti percentuali, dirà qualcuno. Quattro per cento in più di opportunità di stage per gli uomini, quattro per cento in meno per le donne. Che sarà mai. Forse è vero, che sarà mai. Ma meglio vegliare con attenzione e tenere a fuoco questi dati. Perché nei periodi di crisi economica, come quello che stiamo vivendo e che è cominciato, guardacaso, proprio nel secondo trimestre di quest’anno, il lavoro delle donne “inspiegabilmente” comincia a contare, in alcuni contesti, per alcuni datori di lavoro, meno di quello degli uomini. Mentre è importante che le donne possano continuare a disporre anche in epoca Covid delle stesse opportunità degli uomini. A cominciare dallo stage.

Tirocini in Lombardia prima del Covid, l'assessora regionale ha dato numeri sbagliati

Nei primi tre mesi del 2020 sono stati attivati sul territorio lombardo 14.904 tirocini extracurricolari. Nel secondo trimestre, a causa del Covid e anche del blocco imposto dalla Regione a partire dal 30 marzo e revocato solo il 18 maggio, le attivazioni sono state solamente 4.578. Dunque complessivamente nei primi sei mesi del 2020 in Lombardia, secondo i dati del ministero del Lavoro basati sulle Comunicazioni obbligatorie ottenuti dalla Repubblica degli Stagisti, sono stati attivati 19.482 tirocini extracurricolari. Considerando che nel primo trimestre del 2019 le attivazioni erano state 18.810 e nel secondo trimestre 18.930, ne risulta che la riduzione delle opportunità di tirocinio in Lombardia è perfettamente in linea con il dato nazionale: per la precisione meno 48,4%. Si apre però un “caso”. Il 9 giugno scorso Melania Rizzoli, assessora all'Istruzione, formazione e lavoro della Giunta Fontana, si è presentata nell’aula del consiglio regionale della Lombardia per rispondere alle interrogazioni formulate da alcuni consiglieri regionali. Una in particolare – avanzata da Pietro Bussolati, Paola Bocci, Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni, tutti consiglieri regionali del PD – era focalizzata sui tirocini. Nel suo intervento Rizzoli aveva testualmente affermato: «I tirocini extracurricolari attivi in Lombardia alla data del 25 febbraio erano 15.576» aggiungendo che «solo una parte, circa un terzo, sono proseguiti con modalità a distanza».Ora, mediamente i tirocini durano diversi mesi. In particolare secondo i dati del Rapporto annuale sulle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro tre quarti dei tirocini durano più di tre mesi: secondo le rilevazioni dei tirocini del 2019, per esempio, il 74% dura tra i 91 e i 365 giorni (cioè tra i tre e i dodici mesi), e un 2,7% dura oltre 365 giorni (sperabilmente solo i tirocini che riguardano persone disabili o soggetti svantaggiati, dato che per tutti gli altri il termine massimo di dodici mesi dovrebbe essere invalicabile).Come si diceva, solo nel primo trimestre di quest’anno sono stati attivati in Lombardia 14.904 stage extracurricolari; certo, alcuni saranno stati attivati dopo la data del 25 febbraio citata dall’assessora, ma non molti di meno tutto considerato. Poniamo anche, prudenzialmente, che i tirocini attivati tra il 1° gennaio e il 25 febbraio in Lombardia siano solo un numero intorno ai 10mila. Com’è possibile, oggettivamente, che il dato fornito dall’assessora Rizzoli sia corretto?Perché è impossibile che a questo numero non si debbano  aggiungere migliaia e migliaia di altri tirocini attivati negli ultimi mesi del 2019 e ancora in atto a febbraio. E non si tratta di soli 5mila e rotti che servirebbero per arrivare ai 15.576 di Rizzoli.La Repubblica degli Stagisti ha raccolto dalle Direzioni e Agenzie regionali competenti in materia di Lavoro i dati relativi a quanti tirocini fossero in essere nelle varie regioni al momento del lockdown, ed è dunque in grado di proporre dei dati oggettivi a partire dai quali fare un confronto. In particolare ecco quattro numeri significativi: in Emilia Romagna quando è cominciata la fase 1 erano in corso 17.087 tirocini extracurricolari, di cui – grazie all'incrocio con i dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro – siamo in grado di specificare che meno di 7mila erano stati attivati nel 2020, e i restanti 10mila erano stati attivati in precedenza; in Piemonte  12.597, in Lazio 13.988, e anche in questi due casi la quota di questi tirocini attivata nel 2020 sta sotto i 7mila; infine in Campania quando è scattato il lockdown risultavano attivi 12.101 tirocini, di cui meno di 5mila attivati nel 2020, e tutti gli altri “residuo” di attivazioni risalenti all'anno scorso.Alla data del 25 febbraio in Lombardia bisogna considerare che fossero in corso tutti i tirocini appena iniziati, attivati cioè nelle settimane immediatamente precedenti (dal 1° gennaio al 25 febbraio, appunto – quelli che noi stimiamo, per difetto, essere 10mila), ma anche tutte le migliaia di tirocini avviati nei mesi precedenti e non ancora conclusi.A livello statistico in Lombardia avviene un quinto degli stage di tutta Italia: si tratta in assoluto della Regione più importante per questo tipo di attività a cavallo tra la formazione e il lavoro.  In particolare, l'anno scorso si sono svolti in Lombardia 74.137 tirocini extracurricolari, oltre il doppio che in Lazio e in Piemonte (34.480 e 33.415 tirocini nel 2019, rispettivamente),  quasi due e volte e mezzo l'Emilia Romagna (30.551 nel 2019), e più del triplo che in Campania (che nel 2019 ne ha registrati 23.672).Ma se in Piemonte al momento del lockdown erano in corso un po' meno di 13mila tirocini extracurricolari, in Lazio quasi 14mila, in Campania oltre 12mila, in Emilia Romagna addirittura più di 17mila, risulta arduo credere che in Lombardia – Regione “regina” degli stage – potessero essercene in corso meno di 16mila!Se di solito la Lombardia “doppia” abbondantemente queste Regioni come numero di tirocini, com’è possibile che proprio in quel momento i suoi numeri fossero così bassi da essere solamente il 20% in più del Piemonte e della Campania? Solo il 10% in più del Lazio? Addirittura meno (!) che in Emilia Romagna?I pochi giorni di scarto (25 febbraio a fronte di 8 marzo) tra i periodi rilevati – per la circostanza che il lockdown della Lombardia è cominciato un paio di settimane prima di quello di Piemonte, Lazio e Campania – non bastano a giustificare una differenza così macroscopica.E però, d’altro canto, può l’assessora al Lavoro della Regione più popolosa ed economicamente più importante d’Italia sbagliarsi su un numero tanto importante come quello degli stage che si svolgono nella sua Regione? E per giunta farlo in una circostanza ufficiale, cioè rispondendo a una interrogazione in Consiglio Regionale? Chi ha fornito quei dati all’assessora? E quali sono i numeri corretti?La Repubblica degli Stagisti nelle scorse settimane ha provato a chiedere i dati all’Osservatorio regionale del mercato del lavoro e della formazione, che ha un progetto di Open data del mercato del lavoro in Lombardia. Ma, sorpresa, questo osservatorio – come confermato dal Crisp, il Centro di Ricerca Interuniversitario per i Servizi di Pubblica utilità dell’università Milano Bicocca che lo gestisce – inspiegabilmente non registra i dati relativi al numero di tirocini formativi extracurricolari attivati sul territorio lombardo. Ma allora, chi ha questi numeri? E  quando li renderà pubblici?Eleonora Voltolina

Covid, crollano gli stage in Italia: quasi la metà di opportunità in meno nel primo semestre 2020

Il Covid ha determinato un crollo degli stage in Italia nel primo semestre del 2020. È l’incontrovertibile, anche se non certo inaspettata, verità che emerge dai dati inediti che il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha fornito alla Repubblica degli Stagisti, riguardanti le attivazioni di tirocini extracurricolari nel primo e nel secondo trimestre 2020, con un confronto diretto con gli stessi dati del 2019.I dati permettono di analizzare la flessione dei tirocini rispetto alle quattro principali variabili: quella geografica, Regione per Regione; quella di genere, confrontando i dati degli stagisti con quelli delle stagiste; quella anagrafica, suddividendo gli stagisti per classi di età; e infine il settore di attività dei “soggetti ospitanti”.Il crollo è quantificabile in circa un meno 50%: cioè nel primo semestre del 2020 vi è stata la metà delle opportunità di stage rispetto al 2019. Tale enorme calo si è realizzato, ovviamente, sopratutto nel secondo trimestre. Il primo trimestre ha avuto due mesi su tre di “normalità”, dato che solo a fine febbraio il problema del Coronavirus ha iniziato a prendere forma, dapprima solamente in Veneto e Lombardia; poi, a partire dal’8 marzo, è diventato un problema di rilevanza nazionale, con l’inizio del lockdown e della fase 1.I dati che oggi la Repubblica degli Stagisti è in grado di condividere con i suoi lettori, mettendoli a disposizione dell’opinione pubblica, sono riferiti ai tirocini extracurricolari attivati nel primo semestre del 2020. Non riguardano dunque la sorte dei tirocini che erano stati attivati a fine 2019, e che si sono ritrovati nella “morsa” del Covid quando erano già in corso da tempo, o magari addirittura in dirittura d’arrivo. E non riguardano i tirocini curricolari, quelli che coinvolgono persone impegnate in corsi di formazione formalmente riconosciuti (come per esempio studenti universitari o di master).Riguardano tutti i tirocini svolti al di fuori dei periodi di studio e attivati dal 1° gennaio al 30 giugno del 2020, suddivisi in due grandi insiemi: il primo trimestre, da inizio gennaio a fine marzo, e poi il secondo trimestre, da inizio aprile a fine giugno.Nel primo trimestre del 2020 risultano essere stati attivati in Italia 69.352 tirocini extracurricolari. La differenza con il 2019 non è enorme: l’anno scorso nello stesso periodo erano partiti 84.719 stage, dunque il primo trimestre si è chiuso “solo” con un meno 18%. Ma il motivo, come accennato, è che per larga parte di questo trimestre (due mesi su tre) il Covid ancora non c’era. O se c’era, non era ancora scoppiato l’allarme e dunque non erano ancora state prese le drastiche misure che, a partire dal 22 febbraio in Lombardia e Veneto e a partire dall’8 marzo nel resto d’Italia, hanno portato tantissime aziende a chiudere i battenti, e/o a convertire il lavoro dei dipendenti in attività da remoto.È nei dati del secondo trimestre del 2020 che si trova il vero e proprio crollo. A fronte degli oltre 100mila tirocini extracurricolari attivati nel 2019, per la precisione 100.433, nel 2020 ve ne sono stati solamente  27.024. La variazione in questo caso è pari a meno 73%. Un dato enorme – quasi tre quarti di occasioni di stage in meno – derivante anche dal fatto che nel gestire l'emergenza quasi tutte le Regioni, con una scelta decisamente opinabile, tra marzo e maggio hanno formalmente bloccato l'attivazione di nuovi tirocini. E per la prima volta in questo dato si intravede purtroppo anche una leggera discriminazione di genere. Solitamente negli stage non vi sono differenze di questo tipo. I dati dimostrano, da anni, che la percentuale di genere è stabile sul 50-50 sia rispetto alle opportunità di tirocinio, sia rispetto alle probabilità di assunzione post stage. Non vi sono dunque più o meno chance di ottenere un tirocinio se si è maschi o se si è femmine, o più o meno chance di essere assunti dopo lo stage in base al proprio genere.Ma in questo caso salta all’occhio – sempre che l'occhio sia allenato a rilevare le disparità tra i generi, beninteso –  che nel secondo trimestre del 2020 le attivazioni di stage hanno riguardato più i maschi che le femmine. Ciò vuol dire che, se per i maschi c’è stato un meno 71% di attivazioni, per le femmine c’è stato un meno 75%. Non è una differenza abissale, solo quattro punti percentuali. Ma è una differenza che va rimarcata, proprio perché di solito non si verifica. Solitamente quindi nel mondo degli stage c’è una – alquanto insolita nel mercato del lavoro italiano – gender equality. Questo primo dato potrebbe inaugurare l’inizio di un problema di pari opportunità anche nel campo dei tirocini? Speriamo proprio di no.In generale, sommando il primo e il secondo trimestre del 2020, abbiamo avuto in Italia 96.376 attivazioni di stage. Nello stesso semestre del 2019 le attivazioni erano state 185.152. Il crollo delle opportunità di stage si attesta dunque, per il primo semestre del 2020, su un meno 48%. Nei prossimi articoli sulla Repubblica degli Stagisti, grazie ai dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro, approfondiremo i dati con lo spaccato anagrafico, con quello geografico e con quello dei settori di attività dei soggetti ospitanti.

Comitato delle Regioni, 24 posti di stage a Bruxelles con rimborso di 1.200 euro al mese: modalità da remoto fino a nuove disposizioni

C'è tempo fino al 30 settembre per candidarsi per un tirocinio al Comitato delle Regioni di Bruxelles nella sessione primaverile, prevista dal 16 febbraio al 15 luglio 2021. Per candidarsi a ricoprire uno dei 24 posti disponibili occorre essere cittadini di uno degli Stati membri dell’Unione europea o di uno Stato che è un candidato ufficiale per l’adesione; aver completato almeno il primo ciclo di un corso di istruzione superiore e ottenuto un diploma di laurea entro il termine ultimo per le candidature; avere una conoscenza approfondita di una delle lingue ufficiali dell’Unione europea e una conoscenza soddisfacente di un’altra lingua di lavoro dell’Ue (francese o inglese).Il tirocinio presso il Comitato delle Regioni prevede un impegno full time di quaranta ore settimanali, con un'indennità pari a 1.200 euro. A questa cifra si aggiungono: rimborso dei costi di viaggio; indennità per l'uso dei trasporti pubblici a Bruxelles, pari a 25 euro al mese; un terzo di copertura dell'assicurazione sanitaria (che è opzionale) e l'assicurazione contro gli incidenti sul lavoro. Per candidarsi basta compilare l'apposito form online.   «Per le sessioni primaverile e autunnale del 2020 sono arrivate in totale 6.271 candidature» dice alla Repubblica degli Stagisti Matteo Miglietta della Direzione Press and Relations with Media, «Quasi il 40 per cento, per la precisione 2.281, provenivano da italiani, seguiti da spagnoli, 873, francesi, 303, e greci, 316». Anche nel 2019 l'Italia era stata la nazione più rappresentata, «con 2.213 candidature su 5.932» conferma Miglietta: «seguita sempre dalla Spagna, con 863, poi dalla Grecia, salita sul podio con 376 domande e dalla Francia con 348». In generale, le candidature risultano in crescita, anche se inferiori rispetto a qualche anno fa: si pensi che nel 2015 erano arrivate a 7.802. Grecia, Spagna, Italia e Francia sono i paesi con il più alto tasso di disoccupazione giovanile in Europa. Dato che può spiegare in qualche modo il maggiore appeal di esperienze formative all'estero in cui ricercare nuove e diverse opportunità. Questo nonostante gli stage presso le istituzioni europee non offrano possibilità di sbocco lavorativo diretto, in quanto per essere assunti bisogna superare una delle selezioni dell’Ufficio europeo di selezione del personale (Epso).  La Repubblica degli Stagisti ha chiesto alla Direzione Press come l'istituzione sta affrontando la gestione dei tirocini in fase Covid-19. «I tirocinanti devono seguire fino a nuovo ordine le stesse disposizioni applicate per lo staff del CdR», ha risposto Miglietta, «che significa telelavoro raccomandato per tutti con la possibilità di lavorare in ufficio su base volontaria una settimana su due».Ai tirocinanti viene dato un laptop che permette loro di avere accesso a tutto l'ecosistema informatico del CdR anche da casa. Ma il lavoro da remoto prevede delle limitazioni. «Non è consentito di fare telelavoro dall'estero», aggiunge l'addetto stampa «salvo circostanze eccezionali e debitamente giustificate quali lockdown, assenza di voli o treni per spostarsi. Questo perché la nostra offerta non prevede la possibilità di svolgere un tirocinio completamente "virtuale". Tuttavia, in alcuni casi particolari possono essere concesse delle deroghe».  Ad esempio? «Una deroga può essere concessa sulla base di un parere motivato fornito dai servizi di assistenza medica e sociale del CdR. Una motivazione potrebbe essere», specifica Miglietta, «una situazione familiare particolare che prevede la presenza a casa del tirocinante la sera o nei weekend. Di solito si tratta di situazioni legate alla condizione medica di un familiare, diventate più frequenti ora che le misure anti Covid-19 spesso non permettono di far assistere a domicilio le persone in difficoltà da assistenti sociali, infermieri o badanti».Il tirocinio rappresenta un'occasione per conoscere da vicino il Comitato delle Regioni, organo dell’Unione Europea creato nel 1994 in applicazione del Trattato di Maastricht e il cui obiettivo è quello di incentivare la cooperazione tra le regioni degli stati membri dell’Ue. Questo organo consultivo è composto da 353 membri (e altrettanti supplenti), rappresentanti gli enti regionali e locali.Per ricevere informazioni utili e suggerimenti da chi ha vissuto in prima persona l'esperienza di tirocinio al Comitato ci si può iscrivere al gruppo Facebook Trainee Alumni of the Committee of the Regions.Mediamente, ad oggi, le probabilità di superare le selezioni sono una su 125. Chi non dovesse rientrare nella prossima tornata, la cui selezione è aperta dal 1° aprile e si chiuderà il 30 settembre, potrà ricandidarsi per la sessione autunnale (16 settembre/15 febbraio 2021), per la quale saranno selezionati altri 24 tirocinanti, per un totale di 48 posti annuali. Le candidature in quel caso saranno aperte dal 1° ottobre al 31 marzo 2021.Rossella Nocca

Qual è l'impatto del Covid sui giovani? I dati inediti sul “mercato dello stage” di Piemonte e Liguria

Qual è l'impatto del Covid sui giovani in cerca di lavoro, e più in particolare sul “mercato dello stage” italiano?Alla domanda si può rispondere solo con i dati. Ma avere dati sugli stage è molto più difficile di quel che si potrebbe pensare. In attesa dei numeri e delle percentuali a livello nazionale, che dovrebbero arrivare dal ministero del Lavoro entro fine mese, la Repubblica degli Stagisti sta scandagliando Regione per Regione la situazione.Oggi parliamo di Nord-Ovest e precisamente di Piemonte e Liguria. A grandi linee il quadro che emerge è quello di una riduzione, a causa dell'epidemia, di circa il 50% delle opportunità di stage.Il Piemonte è una delle Regioni più importanti d'Italia rispetto alla possibilità di fare esperienze di tirocinio. Nel 2019 sul suo territorio sono stati attivati all'incirca 50mila esperienze “on the job” di questo tipo, di cui 33.415 extracurricolari (il numero è preciso al millimetro perché monitorato attraverso le comunicazioni obbligatorie, e reso pubblico ogni anno all'interno del Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro) più un numero indefinito di curricolari, che la Repubblica degli Stagisti stima tra i 15mila e i 20mila considerando la popolazione studentesca dell'università di Torino, del Politecnico di Torino, dell'università del Piemonte orientale e delle scuole di master e formazione presenti sul territorio.Dopo Lombardia, Veneto e Lazio, il Piemonte è la quarta Regione quanto a numero di tirocini extracurricolari attivati annualmente: in realtà si potrebbe dire che è terza a parimerito col Lazio, dato che nel 2019 in Lazio si sono registrate solamente mille attivazioni in più.Quando l'emergenza Covid è scoppiata, e precisamente alla data dell'8 marzo 2020, in Piemonte erano in corso 12.597 tirocini extracurricolari (nelle varie declinazioni – ininfluenti ai fini pratici – di “inserimento”, “reinserimento” e “inclusione”). Di questi, tra marzo e maggio ne sono stati sospesi 8.818: esattamente il 70%. Inizialmente la Regione Piemonte aveva fatto la scelta di proibire la prosecuzione degli stage da casa, dunque a marzo non vi era di fatto altra alternativa se non la sospensione o l'interruzione. Poi dopo qualche settimana il governo regionale è tornato sui suoi passi, e ha scelto di consentire questa modalità: a quel punto, a piccola velocità, alcuni tirocini sono ripresi. In particolare «il numero di tirocini riattivati tra il 3 aprile 2020 – data in cui è stato consentito, con atto regionale, di svolgere tirocini con modalità agile – e il 18 maggio 2020» scrive la Direzione Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Piemonte in risposta alle domande della Repubblica degli Stagisti, è pari a 3.998, aggiungendo che questi tirocini sono ripresi «presumibilmente in smart working». Dunque nel pieno della fase 1 meno della metà dei tirocini sospesi – per la precisione il 45% – è ripreso non appena è stato possibile farlo riprendere. Un'altra informazione utile è che, di quei 3.998 che sono potuti ripartire, la metà esatta (1.988) ad oggi risulta “cessata”. Il che, considerando il limite massimo di durata e il fatto che molti di quei tirocini erano già in corso da settimane o mesi, è abbastanza comprensibile.In totale i tirocini extracurricolari attivati in Piemonte nel primo semestre 2020, quindi dal 1° gennaio al 30 giugno 2020, sono stati 7.275. Nello stesso periodo del 2019 erano stati 15.126. Siamo quindi di fronte in Piemonte a una riduzione netta delle opportunità di stage per i giovani (e non solo) pari a quasi la metà: la diminuzione è del 48%. Ovviamente tale diminuzione è spiegata dal lockdown, dal rigore con cui durante la fase 1 e parte della fase 2 vi è stata proprio la proibizione di attivare nuovi tirocini, e poi dalla la comprensibile cautela delle imprese piemontesi ad attivare nuovi stage appena dopo il lockdown: la maggior parte dei datori di lavoro si preoccupa del personale che ha già in azienda, e che spesso sta lavorando a orari ridotti, con la cassa integrazione.E questa è la fotografia del più recente passato. Ma il presente? Qui i dati non sono moltissimi, ma comunque in grado di tracciare un primo quadro.Tra tra il 25 maggio e il 31 agosto del 2020 sono stati attivati sul territorio del Piemonte 5.279 tirocini extracurricolari (sempre considerando nel complesso quelli di inserimento, reinserimento e inclusione). Nello stesso periodo dell'anno scorso ne erano stati attivati 7.607. Ciò significa che la riduzione delle opportunità di stage, tra la fine della primavera e l'ultimo scorcio di estate, è stata nell'ordine di un terzo (precisamente del 31%).Passando alla Liguria, qui il numero complessivo di tirocini è naturalmente inferiore, anche perché la popolazione è numericamente molto inferiore rispetto a quella del Piemonte – un milione e mezzo di residenti contro quattro milioni e 400mila.Il fenomeno degli stage vive da molti anni in Liguria un periodo di auge: il numero di tirocini extracurricolari attivati in questa Regione è in costante aumento anno dopo anno dal 2014. Nel 2019 sono stati circa 17mila le esperienze di stage svolte Liguria sommando il numero certo 11.160 tirocini extracurricolari e il numero stimato dalla Repubblica degli Stagisti relativo ai tirocini curricolari.In particolare, secondo i dati forniti dall'Osservatorio Mercato del Lavoro dell'Alfa Liguria, le attivazioni di stage hanno subito letteralmente un tonfo tra marzo e maggio. La situazione si è leggermente ripresa a giugno, e ha dato un segnale positivo a luglio. In cifre concrete questo vuol dire che a marzo 2020 sono stati attivati 397 tirocini, il 60% in meno rispetto allo stesso mese del 2019, quando le attivazioni erano state 1.003. Ad aprile, in piena fase 1, le attivazioni sono state solamente 21, un meno 98% rispetto ad aprile 2019 che aveva registrato 1.037 attivazioni. Meno 88% anche a maggio, con 116 tirocini attivati rispetto ai 959 dello stesso mese dell'anno scorso. La situazione ha cominciato lievissimamente a riprendersi  a giugno, quando si sono registrate 838 attivazioni, “soltanto” il 29% in meno rispetto alle 1.177 del 2019. E il mese di luglio ha portato con sé un insperato segno più: 1.112 stage avviati, con un incremento del 5,5% rispetto al dato del 2019 (1.054). Purtroppo non sono disponibili dati specifici rispetto a quali sono le caratteristiche principali (numero di addetti, settore di attività) delle aziende che più frequentemente hanno attivato i 1.112 tirocini di luglio. È tuttavia più che probabile, dato che la Liguria è una meta turistica molto gettonata d'estate per le sue coste, che una larga fetta di aziende che hanno attivato questi tirocini siano strutture turistico-ricettive.Ovviamente per "recuperare" lo stallo quasi totale di marzo-aprile-maggio bisognerebbe avere un boom di attivazioni di tirocini nei prossimi mesi. Improbabile che in Liguria si riescano a eguagliare gli 11mila tirocini extracurricolari attivati nel 2019, o che in Piemonte si arrivi ai 33mila.

Stem e stereotipi di genere, IllimitHER smonta i limiti pezzo per pezzo con role-model giovani e brillanti

Ci sono limiti alle potenzialità di un giovane? E di una giovane donna? Certo, ci sono. Ogni persona può arrivare lì dove la portano le sue capacità, la voglia di imparare, la tenacia, l'attitudine ad adattarsi a nuovi ambienti, la proattività. Oltre che naturalmente – la fortuna. Questi sono i limiti “sani”, con cui ognuno di noi fa i conti nella vita. Ci sono poi dei limiti meno sani. Su quelli che derivano dall’ambiente in cui si nasce e dall’agiatezza della famiglia di origine dev’essere lo Stato a intervenire. Ma vi sono anche altri limiti “malati”, meno visibili ma altrettanto pericolosi: come quelli derivanti dagli stereotipi di genere, che frenano tante ragazze dal perseguire le proprie passioni e ambizioni in ambito tecnologico e scientifico perché “quella non è roba da donne”. Quando invece le cosiddette materie Stem (statistics, technology, engineering e mathematics) sono quelle che già oggi, e ancor più nei prossimi decenni, garantiranno le maggiori opportunità di occupazione.Per fortuna negli ultimi anni si stanno moltiplicando, nel mondo e anche in Italia, iniziative volte a capovolgere questi assiomi e a sradicare gli stereotipi. L'esempio più recente è quello di illimitHER, un programma voluto da illimity, banca fondata da Corrado Passera tre anni fa. Si tratta di incontri periodici, sia in presenza sia online, aperti al pubblico in cui vengono chiamate a parlare donne brillanti, prevalentemente –  ma non solo – esperte di materie scientifiche o tecnologiche. Il primo appuntamento dal titolo “Donne Stem, come compiere il salto dalla ricerca allo startupping” è andato in scena a fine luglio: protagonista la biotecnologa Diva Tommei, che guida Eit Digital Italia, una innovation factory per startup ad alto impatto tecnologico. Un avvio più che incoraggiante: 2mila persone hanno visto l'evento in streaming, e la registrazione ha raggiunto più di 40mila persone.Il prossimo evento è previsto per martedì 15 settembre alle 18 a Milano con Edwige Pezzulli, astrofisica appassionata di comunicazione  scientifica, Giuditta  Celli, chimica glaciologa da poco rientrata da una missione in Antartide, e la viceministra all’Istruzione Anna Ascani. «Il format classico degli appuntamenti di illimitHER consiste nella presenza di una sola donna protagonista che racconta la propria storia per ispirare i giovani e, soprattutto, le ragazze a intraprendere strade coraggiose negli studi e nel lavoro, sbloccando il proprio potenziale. Le protagoniste sono in genere donne under 35 che sfruttano la vicinanza generazionale con i più giovani per realizzare connessioni ancora più profonde» spiega Isabella Falautano. Invece l'appuntamento di martedì 15 è triplo: «Lo abbiamo chiamato “Marathon” perché, a differenza degli altri, è un ciclo di talk che avrà come ospiti ben tre personalità. Si tratta inoltre di un evento “phigital” – fisico e digitale – che potrà essere seguito sia dal vivo, presso BAM Biblioteca degli Alberi Milano, nostro partner di ecosistema, che sui canali social dei partner. Aspettiamo tante cittadine della Repubblica degli stagisti!».Isabella Falautano è Chief Communication & Stakeholder Engagement Officer in illimity, e da sempre  è attenta ai temi “di genere”: «Viviamo in un contesto che tradizionalmente indirizza le ragazze verso le materie umanistiche o la cura della persona e i ragazzi verso le materie scientifiche e tecnologiche, molto spesso a prescindere dalle reali attitudini. Il divario culturale inizia da piccoli» dice: «È sufficiente entrare in un negozio di giocattoli per rendersene conto. C’è una divisione netta tra reparti tutti declinati in rosa che vendono ad esempio giochi che simulano pulizia e cura della casa, dall’aspirapolvere ai ferri da stiro, sino a carrellini per servire cibi e mini-cucine, tutti con immagini rigorosamente di bambine e una cancellazione quasi totale dei bambini. Mentre i reparti con giochi scientifici, di scoperta e invenzione, piuttosto che di mini-ingegneria hanno una rappresentazione tutta al maschile, come se non fossero giochi adatti anche alle bambine».Dunque fin da piccole le bambine non si “vedono” in determinate attività, non hanno modelli a cui fare riferimento per proiettarsi nelle professioni tecnico-scientifiche: «C’è una assenza assordante di modelli femminili autorevoli nei libri scolastici» conferma Falautano «e questo porta a convinzioni diffuse e autolimitanti, indotte anche dal contesto, di non poter rivestire quei ruoli. E così via. I contesti incoraggianti familiari sono fondamentali, come quelli scolastici e sociali. È necessario combattere il pericolo della “pinkification” spingendo i e le giovani a cercare la propria strada sulla base di interessi e meriti e per farlo bisogna avviare un processo di consapevolezza e self empowerment fin dalle scuole elementari».Il discorso si lega anche al tema ricorrente – anche in questi giorni c’è stato un caso finito sui giornali: il Festival dell'Eros e della Bellezza a Verona, con un programma composto da #tuttimaschi  – della “rimozione di genere” negli eventi pubblici: dibattiti, talk show, eventi che invitano solo uomini, “cancellando” le donne, come se non ne esistessero di sufficientemente preparate o brillanti. L'obiettivo di IllimitHER è quello di invitare invece donne che ce l'hanno fatta, che brillano di luce propria in campi tradizionalmente percepiti come maschili, che hanno esperienza e cose da dire. Dare una ribalta alle donne esperte di Stem è un passaggio indispensabile per andare verso una parità di genere. «Nel mondo ideale si dovrebbe scegliere e invitare speaker sulla base del merito e del contributo che può dare ciascuno, con genere e altre variabili come invarianti» riflette Isabella Falautano: «Un mondo auspicabile dove ai tanti talenti femminili deve corrispondere anche un loro ruolo riconosciuto, nei vertici aziendali, nelle istituzioni e così via. Nel mondo reale, che soffre di un gender gap stratificato negli anni, le donne in ruoli “pesanti” sono proporzionalmente di meno rispetto ai peer maschili e persistono “soffitti di cristallo”. Serve quindi più impegno nell’individuazione e coinvolgimento di speaker donne: ce ne sono tante bravissime al di là del manipolo delle solite più note e riconosciute».Perché il dibattito pubblico non si può “accontentare” di Samantha Cristoforetti, Fabiola Gianotti  – o più di recente di Ilaria Capua. Gli uomini che parlano pubblicamente sono migliaia: altrettante dovrebbero essere le donne. «Noi nella selezione ci affidiamo al nostro ecosistema di partner in crescita costante che si compone di attori molto attivi sui temi di Diversity & Inclusion e di formazione» spiega Falautano: «Abbiamo creato insieme a loro un comitato editoriale in cui selezioniamo le role model da intervistare durante i nostri appuntamenti che hanno luogo due volte al mese. Ogni partner, a seconda della sua natura, ci consiglia donne under 35 nel mondo dell’innovazione, dell’imprenditoria, della politica, della sostenibilità, della scienza e della tecnologia. A soli due mesi dal lancio di illimitHER contiamo già dodici partner».Uno di essi è la Biblioteca degli alberi (BAM) di Milano, dove avrà luogo appunto incontro di martedì 15. «La collaborazione con ognuno dei partner prevede attività diverse» spiega ancora Isabella Falautano: «dall’individuazione di role model, al coinvolgimento delle loro reti per avere un vero impatto, all’esporre sempre più donne a reti di collaborazione e formazione continua. Con SheTech e Young Women Network abbiamo, ad esempio, iscritto trenta ragazze di illimity ai loro network e destinato 10 “quote sospese”  – esattamente come il “caffè sospeso” a Napoli  – a giovani che si affacciano al mondo del lavoro e che hanno manifestato il loro interesse ad entrare nelle reti al femminile. E sono arrivate oltre duecento candidature!
 Con Scuola di Politiche e Smart Future Academy allarghiamo la rete a studenti e studentesse presenti in tutta Italia e all’estero sostenendo al contempo le loro attività. Con Unstoppable Women di StartupItalia e Most Powerful Women di Fortune Italia raccontiamo invece le storie di ragazze che vanno oltre, attraverso rubriche ad hoc. Ortygia Business School sarà il nostro punto di contatto con le ragazze del Sud Italia dove il bisogno di queste iniziative è ancora più marcato. In una logica di open innovation abbiamo incluso luoghi dell’innovazione come Fintechdistrict e Plug&Play. Siamo connessi in ecosistema anche con Stem in the City, l’iniziativa del Comune di Milano per lanciare la cultura STEM tra le donne e con Valore D, la più grande associazione di imprese impegnate nel promuovere la diversita e l’inclusione. Ora alcune imprese ci hanno avvicinato e a breve ci sarà il primo incontro promosso insieme alla casa editrice Harper Collins con super blogger come role model. E siamo aperti a molti altri nella convinzione che insieme si possa andare lontano ed avere impatto sulla società».Dopo la “marathon” di martedì 15 settembre, l'appuntamento successivo è previsto per il 29 settembre, in occasione del Salone della CSR, e sarà dedicato alla sostenibilità per rispondere alla domanda “a cosa servono gli SDGs, e qual è il ruolo dello stakeholder engagement per costruire la propria strategia di sostenibilità?”. L’ospite dell’evento sarà Martina Rogato, Sustainability Advisor e presidente di Young Women Network, una rete di giovani – prevalentemente neolaureate e ai primi step della carriera – che esiste dal 2012 e che nel 2018 è stata capofila di “Palestre digitali”, un programma di formazione sulle professioni digitali dedicati ai giovani.

Corte costituzionale, stipendi sontuosi a giudici e dipendenti ma con gli stagisti continua l'avarizia

La Corte costituzionale italiana è l’ente con le retribuzioni più alte a favore dei suoi dipendenti. Un giudice costituzionale guadagna l’equivalente di 30mila euro al mese, più dei suoi omologhi in tutto il mondo. Ciò nonostante, a spregio del ridicolo, è straordinariamente avara quando si parla di stagisti. Nel 2013 una ricerca dell’economista Roberto Perotti, già docente alla Columbia University di New York e ora ordinario alla Bocconi, aveva dimostrato, confronti alla mano, quanto il trattamento economico dei nostri giudici costituzionali fosse completamente sproporzionato rispetto agli altri Paesi: oltre mezzo milione di euro all’anno era all'epoca la retribuzione per il presidente della Corte (per la precisione quasi 550mila), 458mila per i singoli giudici componenti. Addirittura il triplo allora (oggi il doppio) rispetto ai “Justice” della celeberrima Corte Suprema degli Stati Uniti. E non solo gli stipendi dei singoli giudici costituzionali italiani erano (e sono) fuori misura: l’intera Corte italiana costa il triplo di quella inglese.Forse anche a causa degli echi di quella ricerca, e in diretta conseguenza di una misura del governo Renzi che aveva imposto il limite di 240mila euro alle retribuzioni annuali lorde di tutti i dipendenti pubblici compreso il primo presidente della Corte di cassazione – cui lo stipendio dei giudici costituzionali è per legge parametrato – a decorrere dal 1° maggio del 2014 la retribuzione dei Giudici costituzionali era stata ridotta di un quinto circa, scendendo a 360mila euro all’anno.Ma la “macchina” della Corte Costituzionale è ancora straordinariamente costosa – per tutte le voci, tranne che guarda un po’ per quella dell’indennità destinata ai tirocinanti.Solo per le “spese correnti” della categoria 1, quella che riguarda i quindici togati, il Bilancio di Previsione della Corte per l’anno finanziario 2019 indica una spesa di quasi otto milioni di euro (per la precisione: 7 milioni 917mila euro) tra retribuzione, oneri previdenziali ed erariali a carico dei giudici, oneri per quiescenza a carico della Corte sulla retribuzione dei giudici, e infine Irap e altri oneri previdenziali a carico della Corte sulla retribuzione dei giudici.Altri 28 milioni e 680mila euro sono indicati, nella categoria 2, per le spese relative al personale in attività di servizio (da notare qui, al capitolo 209, che gli stagisti vengono quantomeno nominati: vi sono 544.500 euro in bilancio nel 2019 per “Compensi ad incaricati esterni, stranieri e componenti Collegio esperti in contabilità pubblica e rimborsi spese di viaggio a stagisti”). Questi 28 milioni e rotti servono a pagare poco meno di trecento “teste”: 155 dipendenti di ruolo, otto dipendenti a contratto, 62 dipendenti “comandati” da altre amministrazioni, 44 carabinieri del comando della Corte più quattro vigili del fuoco, e infine quindici persone con “incarichi conferiti e in svolgimento”, di cui sette al Servizio Studi. Facendo una media ognuna di queste persone – ovviamente sempre ricordando il mezzo pollo di Trilussa* – percepisce dalla Corte Costituzionale una retribuzione di circa 100mila euro all’anno.Quasi 13 milioni di euro vengono infine spesi ogni anno per la categoria 3, “Personale in quiescenza” - per il Riequilibrio del Fondo trattamento previdenziale dei Giudici costituzionali e quello del personale. Parliamo di ventiquattro ex giudici costituzionali più undici loro superstiti, e poi 147 ex dipendenti e ottantotto loro superstiti. Ognuno di questi pensionati d’oro (sempre Trilussa in mente) riceve dalla Corte poco meno di 50mila euro all’anno.E per gli stagisti? Per gli stagisti niente, o quasi. Nel bando attualmente aperto per il nuovo programma di tirocini che si svolgeranno all’interno della Corte costituzionale dal 1° dicembre 2020 al 31 luglio 2021, i cui termini per le candidature sono stati proprio l’altro ieri prorogati (inizialmente la finestra per le candidature era  prevista in chiusura per aprile, poi per maggio, ma la procedura era stata poi bloccata causa Covid; riaperta di recente con scadenza 7 settembre, ora la deadline è stata spostata al 25 settembre) si scoprono i dettagli di questo “niente-o-quasi”. I candidati devono avere curriculum impeccabili: tra i titoli richiesti ci sono una laurea almeno quadriennale in Giurisprudenza o materie equipollenti con un voto minimo di 105 e la conoscenza di più lingue straniere, e punti aggiuntivi derivano naturalmente dall’aver già svolto praticantati professionali o dall’essere autori di pubblicazioni su riviste cartacee e non cartacee. Il limite massimo di età è indicato in trent’anni – e in effetti è improbabile che vi siano molti under 25 in grado di arrivare in cima alla graduatoria, considerando i requisiti.Peccato che a fronte di ciò la Corte costituzionale preveda un trattamento economico veramente inqualificabile. L’emolumento previsto è di soli trecento al mese, e per giunta questi trecento euro vengono erogati solamente a fronte di pezze d’appoggio che comprovino le spese sostenute – quindi i poveri stagisti devono conservare gli scontrini e le ricevute per poter provare che, sì, mangiare e dormire e spostarsi per la città costa. Dulcis in fundo, tale trattamento economico è riservato esclusivamente ai candidati che abitano fuori Roma. Per gli stagisti romani l'indennità è pari a zero.Calcolatrice alla mano, per assicurare ai sei stagisti – già, i posti sono solo sei – 800 euro al mese per gli otto/dieci mesi di durata di questo tipo di tirocini basterebbe un fondo tra i 40 e i 50mila euro all’anno. Briciole su un bilancio con le cifre ripercorse poco sopra. Eppure sembra che la Corte costituzionale non voglia mettere a budget, per gli stagisti, nemmeno un terzo di quella cifra.Già nel 2014 qui sulla Repubblica degli Stagisti avevamo lanciato l’allarme, spiegando nel dettaglio quale inghippo normativo permetteva alla Corte Costituzionale di prendere stagisti gratis, ignorando la normativa della Regione in cui aveva sede (il Lazio) in tema di tirocini extracurricolari e nello specifico l'obbligo a erogare una indennità minima. In estrema sintesi: un buco nella Riforma Fornero, a cui sono legate le Linee guida sui tirocini e di conseguenza tutte le normative regionali. Tale buco consiste nel fatto che le disposizioni della riforma Fornero valgono per tutte le imprese private e le «pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001». Quel decreto del 2001 spiega che «per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale».La Corte costituzionale non c'è. Dunque non è nemmeno assoggettata all'accordo Stato-Regioni sui tirocini extracurricolari, e di conseguenza nemmeno alla legge regionale del Lazio e alle prescrizioni in tema di indennità mensile. «La Corte Costituzionale […] pertanto non è tenuta ad applicare quest’ultima legge, né, di conseguenza, aderire all’accordo adottato dalla Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 24 gennaio 2013»: questa era stata la risposta fornita sei anni fa a un'università che aveva sollevato la questione.Qualcosa nel frattempo è, a onor del vero, lievissimamente migliorato. I tirocini fino al 2014-2015 erano completamente gratuiti – addirittura nel bando del 2010 si leggeva, quasi vessatoriamente, che «lo stage non può in alcun modo e a nessun effetto configurarsi come rapporto di lavoro né può dar luogo a pretese di compensi o ad  aspettative di futuri  rapporti lavorativi. Inoltre non sono configurabili pretese del partecipante in ordine ai contenuti, alle modalità ed ai risultati dello stage o in ordine alle spese ed agli eventuali inconvenienti  che esso potrebbe  comportare a carico dell’interessato» (“pretese”! “eventuali inconvenienti”!). Quantomeno adesso nel bando è scomparsa la parola “pretese” e sono previsti trecento euro al mese per i tirocinanti che arrivano da fuori Roma.Inoltre a livello formale la Corte Costituzionale ha trasformato di recente gli stage di questo suo programma da extracurricolari a curricolari, in quanto il bando adesso impone non solo che i candidati siano laureati ma che siano anche attualmente iscritti «ad un dottorato di ricerca, ad una scuola di specializzazione, ad un master, ovvero l’essere beneficiario di una borsa di studio o di un assegno di ricerca», oppure «agli studiosi che hanno un rapporto di studio con l’Istituto Universitario Europeo». Una mossa furba, perché così può continuare a pretendere che i candidati siano già laureati, ma non le si può più imputare di ignorare la normativa della Regione Lazio sui tirocinanti extracurricolari. Per i tirocini curriculari purtroppo la gratuità continua ad essere permessa, dunque non è illegale non erogare nulla ai tirocinanti se il tirocinio si configura come curricolare. Ma la situazione continua a essere al di sotto della soglia della dignità, specialmente considerando quanti soldi ogni anno vengono spesi per tutte le altre persone che a vario titolo operano all’interno della Corte costituzionale italiana. L’appello della Repubblica degli Stagisti allora è duplice: al Segretario Generale della Corte Costituzionale Carlo Visconti e al direttore del Servizio affari generali e personale, Annibale D'Oro, affinché sanino questa stortura e trovino, nell’opulento bilancio della Corte, qualche decina di migliaia di euro per assicurare a tutti i tirocinanti (anche a quelli curriculari, e anche a quelli residenti a Roma!) una indennità mensile dignitosa: se non gli 800 euro al mese, pari al minimo indicato nella normativa della Regione Lazio, almeno una cifra che vi si avvicini. E poi l’appello va anche ai legislatori, affinché trovino il modo di recidere il legame tra l’obbligo di erogare una indennità agli stagisti e il raggio d’azione della Riforma Fornero, in modo da togliere questo alibi e obbligare anche la Corte costituzionale, qualora prendesse tirocinanti extracurricolari, a destinare loro un emolumento decente.In modo che sia un po’ meno allucinante la compresenza, nelle stanze della Corte, tra giudici pagati 360mila euro all’anno e stagisti pagati zero.*La Statisticadi TrilussaSai ched'è la statistica? È na' cosache serve pe fà un conto in generalede la gente che nasce, che sta male,che more, che va in carcere e che spósa.Ma pè me la statistica curiosaè dove c'entra la percentuale,pè via che, lì, la media è sempre egualepuro co' la persona bisognosa.Me spiego: da li conti che se fannoseconno le statistiche d'adessorisurta che te tocca un pollo all'anno:e, se nun entra nelle spese tue,t'entra ne la statistica lo stessoperch'è c'è un antro che ne magna due.Er compagno scompagno:Io che conosco bene l'idee tueso' certo che quer pollo che te magni,se vengo giù, sarà diviso in due:mezzo a te, mezzo a me... Semo compagni.No, no - rispose er Gatto senza core -io non divido gnente co' nessuno:fo er socialista quanno sto a diggiuno,ma quanno magno so' conservatore.

Job Busters, un podcast per sfatare i luoghi comuni sul mondo del lavoro

Quante cose si sentono ogni giorno sul mondo del lavoro. Un giovane alle prime armi ne sente di tutti i colori, da un estremo all’altro. La verità molto spesso sta in mezzo, e la cosa più importante è avere notizie veritiere da fonti attendibili, per potersi formare una propria opinione basandosi su informazioni accurate e non sul sentito dire, sulle leggende metropolitane. Per questo Adecco, una delle più importanti agenzie per il lavoro, ha deciso di realizzare un progetto ad hoc: un podcast chiamato “Job Busters”. Come i Ghostbusters nel film di quasi quarant'anni fa andavano a caccia di mostri e fantasmi, così in Jobbusters si va a caccia degli stereotipi e dei luoghi comuni che infestano il mercato del lavoro, impedendo ai giovani di vederci chiaro. La struttura è semplice: una giovane youtuber, Federica Mutti, di volta in volta intervista un esperto per andare a “demolire” un luogo comune. Ogni puntata dura una ventina di minuti; nella discussione Mutti interpella sempre anche una senior recruiter di Adecco, che offre la prospettiva dei datori di lavoro rispetto allo stereotipo che in quella puntata viene affrontato. Gli episodi finora pubblicati sono cinque, e uno di questi è dedicato al tema dei tirocini: a raccontare le cose come stanno in questo caso è Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della Repubblica degli Stagisti – la “massima esperta” di stage in Italia, ben consapevole degli aspetti positivi e di quelli negativi di questo strumento di formazione e avvicinamento al mondo del lavoro.Le altre puntate sono dedicate al lavoro dei sogni, ai social network, al curriculum vitae e all’anno sabbatico. Federica Mutti con i suoi venticinque anni è una rappresentante perfetta del target di “Job Busters”, e infatti nelle sue interviste inserisce spesso dei riferimenti alle sue esperienze personali. I suoi interlocutori sono diversi per età, formazione, professione, ma hanno tutti in comune la competenza rispetto agli argomenti trattati. Nella puntata dedicata a sfatare la frase fatta “Se non hai talento non troverai mai il lavoro dei sogni” il protagonista è lo psicologo Luca Mazzucchelli, autore peraltro a sua volta di numerosi video su YouTube dedicati alla divulgazione di temi di psicologia. Speaker nel 2016 al TEDx di Bologna, il suo intervento “Il segreto per cambiare gli altri” è uno dei più visti tra quelli in lingua italiana, con più di mezzo milione di visualizzazioni. Mazzucchelli è stato tra le altre cose vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia; l'anno scorso la casa di produzione ‎Fremantle lo ha ingaggiato per fare il “Mental Coach” dei concorrenti di X Factor.Un’altra puntata di “Job Busters” è dedicata a contestare la convinzione che “I social sono solo una perdita di tempo” – e cioè che stare su Instagram, Youtube o Tik Tok non sia utile, sopratutto nell’ottica di trovare un’occupazione. L’interlocutore a cui Adecco affida il compito di spiegare come stanno in realtà le cose – e cioè che invece i social possono essere, al contrario, funzionali alla ricerca di lavoro – è Riccardo Scandellari, in arte Skande; emiliano, autore di cinque libri dedicati al marketing (di cui uno intitolato “Fai di te stesso un brand”, sottotitolo “Personal Branding e reputazione online”), Scandellari è anche consulente, formatore e sul suo sito si definisce un sostenitore di un marketing “elegante, etico e creativo”.Per l'episodio sul cv Adecco schiera una delle sue senior recruiter, Chiara Carcano, che negli anni ha analizzato decine di migliaia di curriculum. A lei il compito di spiegare quali sono gli aspetti più importanti che ciascuno deve trovare il modo di mettere in luce quando scrive – e manda in giro – il suo cv. E poi molti consigli utili: evitare le foto inadeguate, controllare e ricontrollare che non ci siano errori di ortografia, sintetizzare al massimo in modo da evidenziare le informazioni essenziali, personalizzare il cv di volta in volta all’offerta di lavoro o di stage per cui ci si candida, evitando l’invio “di massa” di curriculum tutti uguali.Un'altra puntata si intitola “Anno sabbatico? Allora non hai voglia di lavorare...” ed esplora la possibilità di fermarsi per qualche mese, magari fare un lungo viaggio, e più in generale darsi il tempo per capire cosa si vuole fare nella vita. In questo caso la domanda a cui “Job Busters” vuole rispondere è: come reagiscono al “buco”  le aziende di fronte a un buco di anno sul cv? A rispondere è Riccardo Caserini, Senior Manager di LinkedIn, che nella sua vita ha scelto di fare non solo uno bensì ben due gap year e li ha raccontati in due libri, “Mollo tutto e parto” e “Out of Office”.Alcune delle puntate – in tutto saranno dieci – sono corredate, sul sito di Adecco, di una “card” scaricabile che riassume i principali consigli emersi durante il dialogo tra Federica Mutti e l'esperto di turno. I podcast si possono ascoltare su iTunes, Spotify, Google e naturalmente si può scaricare il feed RSS per essere sempre aggiornati sulle nuove uscite.

Lombardia, bando per tirocini in Consiglio Regionale a 1.200 euro al mese: ma l'importo dell'indennità è un'eccezione

C'è tempo fino al 21 settembre alle ore 12.00 per partecipare alla selezione pubblica per trentasei tirocini formativi e di orientamento della durata di un anno presso le sedi del Consiglio Regionale della Lombardia di Milano e di Bruxelles. Quello che salta subito all'occhio, consultando il bando, è l'importo dell'indennità di tirocinio, Esso, infatti, ammonta a 14.338 euro annuali, quindi a quasi 1.200 mensili, per i 35 tirocini presso la sede di Milano, e a 21.582 euro totali, ovvero quasi 1.800 euro al mese, per il tirocinio previsto a Bruxelles. Come si legge nel bando, si tratta del 60% dello stipendio tabellare base spettante al personale della Regione appartenente alla categoria D.Somme che si discostano ampiamente rispetto al minimo di 500 euro fissato dalla normativa regionale in materia di tirocini extracurriculari (addirittura questa soglia minima scende a soli 300 euro per i tirocini svolti in enti pubblici!) e quindi applicato nella maggior parte dei casi ai tirocini banditi dalla Regione Lombardia – ancor più considerando che si tratta di percorsi non full time: l'impegno minimo previsto è di 24 ore settimanali, ben lontane dalle 36-40 ore di un full time classico. Come mai questa disparità di trattamento?«Se gli altri tirocini seguono la regolamentazione regionale, quelli presso il Consiglio si rifanno alla legge n° 16 del 2013, pensata per incentivare la formazione dei migliori neolaureati» spiega alla Repubblica degli Stagisti Viviana Busato, funzionaria per l'Organizzazione e programmazione del fabbisogno di personale: «Essa prevede che i risparmi della politica siano destinati a tirocini formativi e ricerca attraverso l'istituzione di trentacinque borse, poi ampliate a quaranta, tra Consiglio Regionale ed ente di ricerca Policy». Insomma, non c'è da illudersi che queste cifre siano stanziate anche per altre tipologie di tirocini della Regione Lombardia. I trentasei stage, della durata di un anno e ovviamente non rinnovabili (12 mesi è appunto la durata massima prevista da quasi tutte le normative regionali, Lombardia compresa), sono finalizzati a promuovere l'acquisizione di conoscenze e competenze nell'ambito delle attività della Regione e, più in generale, della pubblica amministrazione. In particolare, sono previsti venticinque tirocini nell'Area Giuridica, di cui due riservati a persone con disabilità; tre in Area Analisi delle Politiche, Studi e Documentazione; sette nell'Area Comunicazione e relazioni esterne, di cui uno da svolgersi a Bruxelles; e uno in Area Contabile. L’impegno richiesto al tirocinante prevede la presenza presso il Consiglio regionale per un minimo di 24 ore a settimana, da distribuirsi su quattro giornate da 6 ore l'una o o su tre giornate da 8.Per candidarsi è richiesta una laurea triennale o magistrale o un diploma di laurea vecchio ordinamento, conseguiti da non più di 36 mesi nelle classi di laurea individuate per ciascuna area di riferimento; una votazione di laurea non inferiore al 90% del punteggio massimo previsto per ciascun corso di studi; un'età non superiore ai trent'anni; la cittadinanza italiana o di uno stato aderente all’Unione Europea e il godimento dei diritti civili e politici. Si richiede anche la conoscenza della lingua inglese, in particolare per la partecipazione ai progetti dell’Area Comunicazione.La selezione sarà effettuata sulla base della valutazione dei titoli e di un colloquio attitudinale. Sarà redatta una graduatoria per ciascuna delle quattro aree previste dal programma di tirocinio. La domanda di partecipazione dovrà pervenire mediante il portale web del Sistema Informativo Regione Lombardia dedicato ai bandi di concorso Ci si potrà candidare per una sola delle quattro aree previste da bando. Per quanto riguarda l'emergenza Covid-19, il Consiglio Regionale è pronto a prevedere modalità alternative. «Già i tirocini presso la sede di Bruxelles sono stati ridotti da due a uno» comunica Busato «e in caso di limitazioni degli spostamenti all'estero anch'esso sarà trasferito a Milano. Inoltre i tirocinanti della scorsa tornata hanno svolto un periodo di smart e, se necessario, l'esperienza sarà ripetuta». Il tirocinio, come tutti quelli effettuati in uffici pubblici, non prevede uno sbocco lavorativo. Tuttavia, nel caso in cui sia bandito un concorso per titoli ed esami per figure affini, per legge potrà essere valorizzato ai fini del punteggio, a patto che lo stage sia stato portato a termine, con relativo conseguimento del certificato di regolare frequenza e proficuo svolgimento. «Ogni anno il bando riceve tra le cinquecento e le ottocento domande e quest'anno, nei primissimi giorni, ne sono già arrivate un centinaio», conclude la funzionaria regionale. Segnale che l'incertezza della situazione non ferma i giovani nella ricerca di opportunità formative per il proprio futuro. Rossella Nocca

Garanzia Giovani, la Regione Marche mette a bando oltre 200 opportunità di servizio civile

Anche nelle Marche, dopo il Veneto, arriva un nuovo programma di servizio civile regionale che permetterà a oltre duecento giovani di avere un’opportunità di formazione e guadagno per un anno. Si tratta in questo caso di 229 percorsi di servizio civile inscritti nella “Nuova Garanzia Giovani”, l’iniziativa per l’occupazione giovanile finanziata dall’Unione europea. Il concetto di Garanzia Giovani è che gli under 30 che non studiano e non lavorano debbano essere aiutati, mettendo loro a disposizione una rosa di possibilità di cose da fare per aumentare la propria “occupabilità”: cui la più frequente risulta essere il tirocinio ma vi sono anche altre misure, tra cui il servizio civile.Ed ecco quindi la decisione della Regione Marche: destinare 1 milione e 341mila euro al finanziamento di opportunità di servizio civile aperte a giovani “Neet” tra i 18 e i 28 anni, non necessariamente già residenti nel territorio marchigiano: anche se va da sé che i candidati prescelti, qualora ancora non vivano lì, entro novembre dovranno trasferirsi perché tutti i progetti si svolgono nelle cinque province marchigiane – Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro-Urbino.Per candidarsi c’è tempo fino a lunedì 21 settembre; le procedure di selezione si svolgeranno nel mese di ottobre, ed è previsto che la misura sia attiva già dal 1° novembre 2020.«I progetti avranno una durata di dodici mesi» si legge nel bando «con un orario previsto pari a venticinque ore settimanali ovvero 1.145 ore annuali»: a discrezione dei enti di accoglienza che gestiscono i singoli progetti sarà la decisione rispetto alla frequenza, e cioè se spalmare le venticinque ore settimanali su quattro (il minimo, equivalente a poco più di sei ore per ciascuno dei giorni di attività), cinque o sei (il massimo: quattro ore per ciascuno dei giorni di attività) giorni alla settimana. A fronte di questo impegno i volontari riceveranno un emolumento di 439,50 euro lordi al mese. In questo caso la cifra è identica a quella prevista per il servizio civile nazionale (scn), e non inferiore come nel caso del Veneto. «I pagamenti sono effettuati a partire dalla conclusione del terzo mese di servizio» si legge nel bando «dopo le verifiche di regolarità da parte dei controlli di I livello del programma Nuova Garanzia Giovani». Una precisazione piuttosto significativa, considerando che in passato si sono verificati molto spesso, e in quasi tutta Italia, problemi rispetto alle tempistiche di erogazione delle indennità delle misure di Garanzia Giovani.Per candidarsi bisogna essere dunque iscritti a Garanzia Giovani, aver «effettuato la “Presa in carico” presso un Centro per l’impiego della Regione Marche» ed essere stati “profilati”. La profilazione misura «la distanza dal mercato del lavoro» di ciascun iscritto a GG «in termini di occupabilità», in una “scala di svantaggio” da 1 a 4 dove 1 indica i giovani più “facili” da collocare sul mercato del lavoro, e 4 indica all’estremo opposto i più difficili.Vale la pena ricordare che il requisito di base per iscriversi a Garanzia Giovani è quello di non essere studenti (dunque: «non frequentanti un regolare corso di studi (secondari superiori, terziari non universitari o universitari)» né «inseriti in alcun corso di formazione, compresi quelli di aggiornamento per l’esercizio della professione o per il mantenimento dell’iscrizione ad un Albo o Ordine professionale»), e di non essere in alcun modo occupati (neanche in stage: «non inseriti in percorsi di tirocinio curriculare e/o extracurriculare, in quanto misura formativa»).Similmente al bando veneto, anche qui la candidatura è vietata a chi abbia già svolto un percorso di servizio civile regionale, mentre è consentita a chi abbia invece fatto in passato il servizio civile nazionale. «In caso di parità di punteggio», specifica il bando marchigiano, «è prioritariamente preferito il candidato che NON abbia svolto in precedenza un servizio civile nazionale».Ciascun candidato può presentare una sola domanda di partecipazione per un'unica sede inserita nel bando: conviene dunque studiare bene l’allegato 1, con l’elenco dei progetti, e scegliere quello per il quale si hanno più chance di essere selezionati. Attenzione a non presentare domanda «presso un ente in cui si siano avuti nell’anno precedente rapporti di lavoro o di collaborazione retribuita»: questa fattispecie è espressamente vietata e comporta l’immediata esclusione dalla selezione.La domanda va inoltrata online attraverso il sistema informatico Siform2 accedendo in una delle tre modalità di accesso a disposizione: SPID Livello 2, Pin Cohesion oppure Carta Nazionale dei Servizi.Le candidature verranno vagliate direttamente da ciascun ente, che nominerà «la commissione di valutazione» e che «dovrà stabilire e rendere note ai candidati le date e la sede di svolgimento della selezione, almeno dieci giorni prima del loro inizio». Qualche dettaglio sulle modalità di assegnazione del punteggio a ogni candidatura: fino a 40 punti verranno assegnati per la voce riguardante «la competenza e la compatibilità dei candidati con il contesto operativo dove si svolge il progetto/intervento attraverso curriculum vitae autocertificato»; fino a 60 punti per «l’idoneità dei candidati ad operare con la tipologia di utenza alla quale il progetto/intervento si rivolge attraverso le risultanze del colloquio», e infine fino a dieci punti per la profilatura di Garanzia Giovani: chi sarà stato profilato come un quattro, quindi con un “profilo di svantaggio” alto, avrà diritto a dieci punti, chi sarà stato profilato come un tre ne riceverà sette, chi sarà stato profilato come un due ne riceverà quattro, e infine i candidati con il profilo di svantaggio più basso, quelli dunque profilati come un uno, avranno solo un punto.Ne deriva che «il punteggio massimo che un candidato può ottenere è pari a 110 punti (40 + 60 + 10)». «I candidati che abbiano ottenuto un punteggio inferiore a 36/110 sono dichiarati “non idonei” a svolgere il servizio civile nel progetto/intervento» specifica il bando: «I candidati dichiarati non idonei non potranno in nessun caso essere avviati al servizio».Una volta approvate le graduatorie – entro il 15 ottobre – i candidati risultati idonei dovranno «contattare i Centri per l’Impiego territoriali per procedere alla stipula del “Patto di Servizio personalizzato”, individuando la Misura 6: servizio civile»: si tratta di un passaggio indispensabile, pena «la decadenza dell’idoneità».Ciascun giovane selezionato riceverà all’inizio un documento attestante il percorso che sta per intraprendere, il “contratto di servizio civile regionale” nel quale verranno indicati «l’ente ospitante, la data di inizio e fine servizio, le condizioni economiche ed assicurative e gli obblighi di servizio»; e alla fine un «attestato specifico di espletamento del servizio civile regionale»Tra i 31 progetti disponibili ve ne sono di tutti i tipi. La parte del leone la fa il Comune di Fermo con ben settantasei posti (un terzo del totale), di cui quarantaquattro per il progetto “Partecipazione sociale - ATS XIX” nel settore dell’Assistenza, quattro per il progetto “Accogliere/raccogliere - percorsi di agricoltura sociale”, dieci per il progetto “PartecipaAzione Giovani - Promozione culturale” nell’area di intervento della salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale; e infine quattordici posti per il progetto “Partecipazione/Prevenzione – Protezione Civile”.L’Unione Montana Potenza Esino Musone, che federa una dozzina di Comuni intorno alla provincia di Macerata, propone poi trentaquattro percorsi di servizio civile, suddivisi in tre differenti progetti: “Disabilita la disabilità”, “Giovani di ieri” e “Taxi sociale”.Ventidue percorsi sono messi a disposizione da parte dell’Unione Montana dei Sibillini, una Comunità montana di oltre quattrocento chilometri quadrati con sede a Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, a cavallo delle province di Ascoli Piceno e Fermo. Il progetto si intitola “SolidaliEForti” e prevede la «realizzazione di interventi migliorativi della qualità della vita di categorie di soggetti particolarmente fragili come minori, minori a rischio o con problematiche, adulti in condizioni di disagio e anziani».Venti sono invece le opportunità offerte dall’Irifor Onlus, l’Istituto di ricerca, formazione e riabilitazione collegato all’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti: per il suo progetto, “Insieme per crescere”, sul sito viene indicato che «costituirà titolo preferenziale nella selezione il possesso di patente B e la conoscenza di base nell’uso del pc e/o di i-phone, smartphone».Quattordici percorsi di sercizio civile disponibili anche presso la Cgil Marche, dieci presso l’associazione Gulliver Onlus di Pesaro, otto presso la Cooperativa Il Talento che opera nell’ambito della conservazione dell’ambiente della promozione dello sviluppo sostenibile.L’elenco completo delle 229 opportunità è disponibile a questo link. Può essere utile, prima di sottomettere la propria candidatura, dare un'occhiata al documento che raccoglie le FAQ, aggiornato meno di un mese fa.