Categoria: Approfondimenti

Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio

Contare correttamente le assunzioni post stage è difficile, è vero. Perché gli stage partono in ogni momento dell’anno, hanno durate diverse, e a volte – anzi, molto spesso –“scavallano” da un anno all’altro.Inoltre, le assunzioni non sono tutte uguali: è ben diverso ottenere un contratto a tempo indeterminato dopo uno stage dall’ottenere un contratto di pochi giorni. Quali contratti allora vale la pena conteggiare? Quando si può considerare che un contratto “valga” è una decisione significativa. Alcune assunzioni poi non avvengono immediatamente: possono passare settimane, mesi, a volte perfino anni prima che lo stagista venga assunto. Quanto indietro si decide di voler andare – quanto lungo si permette che sia il tempo intercorrente tra la conclusione dello stage e l’avvio del contratto di lavoro, quello che si potrebbe definire il “periodo di intervallo” – è un altro fattore non indifferente quando si raccolgono i dati.E ancora, bisogna capire se per “assunzione post stage” si intende strettamente l’assunzione nello stesso posto in cui è stato svolto il percorso di formazione (circostanza che il ministero del Lavoro definisce “presso stesso datore”, che noi qui sulla Repubblica degli Stagisti a volte per brevità chiamiamo “assunzioni omologhe”) o se si vuole prendere in considerazione il semplice fatto che l’ex stagista abbia ottenuto un contratto di lavoro: il ministero definisce queste come “assunzioni presso datore differente” (noi le chiamiamo “eterologhe”).Infine, per definire un periodo di riferimento bisogna decidere se considerare la data di avvio del tirocinio, oppure la data della sua conclusione.Il modo più facile e intuitivo per calcolare la percentuale di assunzione post stage è prendere tutti gli stage attivati in un certo anno solare (quindi dal 1° gennaio al 31 dicembre) e “seguire” ciascuno di questi stage per vedere che esito ha avuto. Una cosa che, grazie al sistema delle Comunicazioni obbligatorie, si può – potrebbe – fare tranquillamente per tutti i tirocini extracurricolari (mentre per i curricolari no, perché essi sono esclusi dall’obbligo di CO e di fatto, ahinoi, non vengono tracciati né monitorati).Posto dunque che la rilevazione si può fare, bisogna decidere quando effettuare – e chiudere – la raccolta dei dati. Non è così facile come potrebbe sembrare. Il problema è infatti che, essendo la durata media dei tirocini extracurricolari di circa 6 mesi, ed essendo che la durata massima prevista dalle varie normative è quasi sempre 12 mesi, una parte rilevante dei tirocini attivati in un dato anno va a terminare nell’anno successivo. E non solo nei primi mesi dell’anno: vi possono anche essere tirocini attivati in un certo anno che terminano nell’estate o addirittura nell’autunno dell’anno successivo. Senza dimenticare che i tirocini per disabili o per categorie di persone particolarmente fragili – meno numerosi, certo, ma comunque esistenti – possono durarne addirittura 24, di mesi.Vuol dire che, per poter essere certi di offrire un dato completo ed esaustivo, queste rilevazioni dovrebbero essere effettuate a oltre un anno di distanza dal termine del periodo indagato: per seguire con esattezza l’esito occupazionale dei tirocini attivati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2020 dovremmo attendere il 1° gennaio 2022, e poi ancora la finestra (sessanta giorni? Novanta? Di più?) stabilita per il periodo di “intervallo” tra la fine dello stage e l’avvio del contratto di lavoro, per poter registrare anche le ultimissime potenziali assunzioni; e solo allora interrogare il database ed estrapolare i dati. Il pro di questo scenario è l’accuratezza: a quel punto avremo una fotografia precisissima dell’esito di tutti-tutti gli stage del 2020 dal punto di vista dello sbocco lavorativo – praticamente mancherebbero solo pochissime eventuali assunzioni di stagisti disabili e/o svantaggiati. Il contro è il tempo intercorso, che rende i dati un po’ “vecchi” già al momento della loro pubblicazione, e non permette di fare analisi tempestive dell’efficacia dello strumento stage.Noi vorremmo moltissimo che il ministero offrisse questo tipo di analisi esaustiva; e poiché il Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie esce ogni anno a maggio-giugno, dunque già 5-6 mesi in ritardo rispetto ai dati che presenta (che si riferiscono, ovviamente, all’anno precedente), non ci sembrerebbe così drammatico dover aspettare 8-9 mesi in cambio di un bel focus sui tirocini che fornisse ogni anno un quadro esaustivo delle assunzioni post stage.In alternativa, per non aspettare troppo, si può tenere come punto di riferimento un solo anno solare e fornire tre dati specifici: il numero di tirocini attivati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre di un dato anno (poniamo, il 2020), e poi il numero di contratti stipulati in quell’anno a seguito di uno stage, suddividendo questo dato in due tranche: i contratti che sono scaturiti da uno stage attivato e concluso in quello stesso anno (nel nostro esempio, il 2020), cioè la fattispecie che noi della Repubblica degli Stagisti abbiamo ribattezzato “assunzioni in doppietta”, e i contratti scaturiti invece da uno stage attivato l’anno precedente (sempre seguendo il nostro esempio, il 2019) e concluso nel 2020, oppure negli ultimi mesi del 2019 (in coerenza con il periodo di intervallo stabilito). Una rilevazione di questo tipo potrebbe essere svolta in tempi più brevi: basterebbe attendere che passi il periodo di intervallo – cominciando a contare dal 31 dicembre – per poter intercettare le assunzioni relative a stage conclusi a novembre-dicembre 2020: quindi di fatto a primavera 2021 potrebbero già esserci i risultati, senza bisogno di attendere addirittura il 2022.Inevitabilmente una parte dei tirocini 2020, quella dei tirocini “scavallanti” nel 2021, resterebbe fuori da questa rilevazione. Ma le nuove rilevazioni di anno in anno “recupererebbero” comunque le informazioni andate perse nell’anno precedente, fornendo un quadro esaustivo e chiaro, e rimandando alla rilevazione successiva per le informazioni sulle persone che, al momento della chiusura della raccolta dei dati, non avevano ancora terminato il proprio stage.In entrambi i casi, noi pensiamo che sarebbe opportuno fornire separatamente i dati sulle assunzioni “presso stesso datore” e quello sulle assunzioni “presso datore differente”: l’efficacia occupazionale di uno stage risulta chiaramente validata in maniera incontrovertibile da un’assunzione presso lo stesso datore, ma è vero anche che se subito dopo uno stage la persona viene assunta da un’altra parte, è verosimile che le competenze acquisite durante quello stage abbiano pesato.Ci sembra però inappropriato considerare come un buon esito di “assunzione post stage” un’assunzione avvenuta troppo tempo dopo la fine dello stage in questione. Ecco perché la scelta del ministero del Lavoro, che abbiamo scoperto e rivelato in questo approfondimento, di definire e considerare come assunte “a seguito di una precedente esperienza di tirocinio”  tutte le persone assunte in un certo posto in cui nei tre anni precedenti abbiano/avessero effettuato un tirocinio – ripetiamo: nei tre anni precedenti – ci appare arbitraria ed eccessivamente generosa.Il nostro avviso è che dovrebbero essere conteggiate solo le assunzioni avvenute nei primi sessanta (o al massimo-massimo novanta) giorni dopo la fine del tirocinio.Inoltre, risulta imprescindibile non solo rendere esplicito con quale tipo di contratto le assunzioni di stagisti vengono effettuate, ma anche specificare all’interno del grande insieme dei “contratti a tempo determinato” quali sono quelli che stanno al di sotto e al di sopra di una determinata durata, per evitare di conteggiare nello stesso modo contratti di una settimana e contratti di 12 mesi. Qui il nostro suggerimento è quindi che il ministero dettagli, nel report di questa rilevazione, il numero di contratti a tempo determinato separandoli per tranche di durata – eventualmente accorpando tra loro un contratto di durata breve cui sia seguita immediatamente una seconda CO con un altro contratto a favore della stessa persona da parte dello stesso datore di lavoro.Le difficoltà nel tracciare gli stage che “scavallano” da un anno all’altro, insomma, non dovrebbero essere usate come alibi per continuare a tenere i cittadini all’oscuro dei dati sull’esito occupazionale dei tirocini in Italia. Moltissimi giovani (e non solo giovani) vedono in questo strumento proprio una via per trovare lavoro: dar loro i numeri precisi su quanto spesso in effetti il tirocinio si trasformi in un contratto è davvero il minimo.Gli altri articoli di questo approfondimento:- Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubbliciLa foto di apertura è di Trent☮n Hampton tratta da Flickr in modalità Creative Commons

Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)

Quando una persona inizia un lavoro, anche solo temporaneo, arriva immediatamente al ministero del Lavoro una notifica che si chiama “Comunicazione Obbligatoria” (in gergo: CO, o COB). Così il ministero sa che quella data persona da quel dato giorno sta lavorando in quel dato posto. Serve per avere contezza delle persone occupate in Italia, per la copertura in caso di incidenti sul lavoro, per la previdenza sociale. Nella CO ci sono tutti i dati del datore di lavoro e del lavoratore. Grazie a questo database il ministero del Lavoro può conoscere in ogni momento la situazione di assunzioni/licenziamenti, e non solo: tracciando il lavoratore attraverso il suo codice fiscale può anche seguire la sua “carriera”, sapere se a un certo punto della sua vita è rimasto disoccupato, se ha avuto bisogno di sussidi di disoccupazione, se si è rivolto a un centro per l’impiego, se ha ricevuto delle prestazioni di “politiche attive per il lavoro”, e se ha poi ritrovato un posto di lavoro. Insomma le CO sono una radiografia perenne del mercato del lavoro italiano, e permettono anche di tracciare all’indietro la storia di ogni lavoratore.La CO viene fatta obbligatoriamente anche in caso di avvio di un tirocinio (solo se extracurricolare però). Dunque in ogni momento il ministero è al corrente del numero dei tirocini in atto, ma non solo. Conosce anche l’esito di ogni tirocinio. Perché se lo stagista viene assunto, il suo codice fiscale risulterà in un’altra CO che notifica l’assunzione al termine dello stage (anche settimane o mesi o perfino anni dopo, ovviamente); assunzione che può avvenire nella stessa realtà dove ha avuto luogo lo stage, oppure in un’altra realtà. Il ministero conosce tutti i dettagli di ciascun contratto: sa se si tratta di tempi indeterminati, determinati, apprendistati. Sa tutto, perché è tutto nelle comunicazioni obbligatorie. Basta interrogare il database, tirare fuori i dati, incrociarli, metterli in ordine, pubblicarli.Alla domanda “Quanto serve il tirocinio a trovare lavoro? La probabilità di essere assunti dopo uno stage è aumentata o diminuita rispetto all'anno scorso?”, dunque, c’è – o meglio, ci sarebbe – una risposta certa, precisa, basata sui dati. Disponibile anno dopo anno. Ma questa risposta non viene elaborata e non viene resa pubblica. Quello che il ministero fa, e solo da pochi anni – precisamente dal 2014 – è inserire nel suo Rapporto annuale sulle Comunicazioni obbligatorie una piccola sezione sui tirocini extracurricolari. Poche pagine, pochi dati. E nessuna trasparenza sull’efficacia occupazionale di questo strumento. A proposito proprio di quest'ultimo aspetto, ecco cosa si trova nell’ultimo Rapporto disponibile, quello uscito a giugno 2021 e relativo ai tirocini attivati nel 2020: «Il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a poco più di 92mila (1,0% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2019), di cui il 26,7% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno (-12,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente)».Ma attenzione. Nel Rapporto non c’è scritto da nessuna parte il denominatore che bisogna applicare se si vuole utilizzare questo numero come numeratore, e ricavarne una percentuale – che sarebbe, appunto, l’agognata percentuale di assunzione post stage. Ancor più importante del solito, in questo frangente, per capire quanto abbia impattato il Covid sulle probabilità degli stagisti di essere assunti al termine dell’esperienza formativa.La Repubblica degli Stagisti ha scoperto, dopo lunghe interlocuzioni col ministero, che il numero riportato nei Rapporti è relativo a tutte le persone che hanno svolto un tirocinio negli ultimi tre anni e poi ottenuto un contratto di lavoro – anche mesi o anni dopo, appunto: l’importante è che si tratti del primo contratto post stage – nella medesima azienda (o ente, o quant’altro). Il ministero assicura aver preso precauzioni per non “sovrastimare” l’efficacia occupazionale del tirocinio – il numero che starebbe al nominatore, per capirci: quei 92mila indicati nel Rapporto 2021 – conteggiando solo la prima assunzione successiva al termine del tirocinio (e non, per esempio, due o tre assunzioni spalmate nell’arco dei 2 o tre anni successivi attraverso magari contratti temporanei/stagionali). E rispetto al denominatore? Lo vedremo tra un momento.Certo, c’è almeno un miglioramento rispetto al tempo in cui non c’era proprio nessuna informazione in merito. Basti pensare che nel primo Rapporto sulle Comunicazioni obbligatorie – lungo cinquanta pagine e pubblicato nel 2012 con i dati del 2011 – la parola “tirocinio” non era nemmeno presente; idem l’anno successivo, nel Rapporto 2013. (A quell’epoca la Repubblica degli Stagisti già esisteva da anni: prova provata che il tema tirocini era già molto “caldo”!).Gli stage sono apparsi timidamente, per la prima volta, nell’edizione 2014: due sole pagine dedicate sulle 78 totali, con una tabella con il numero di attivazioni di tirocini extracurricolari – per i curricolari la CO non è necessaria – nel 2011, 2012 e 2013 con qualche dato sul genere e sulla classe di età dei tirocinanti, e una panoramica geografica sui numeri delle attivazioni Regione per Regione. In questo Rapporto però non vi è alcun cenno alla percentuale di assunzione post stage.Un cenno al tema dell’assunzione post stage viene fatto per la prima volta nel Rapporto 2015: «Il tirocinio è sempre più utilizzato come strumento di selezione da parte dei datori di lavoro. Nel 2014, infatti, il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a 60mila (0,6% del totale contro lo 0,4% registrato nel 2013)». Fine. 60mila rispetto a cosa? La risposta più semplice da inferire, in assenza di una guida precisa, è che il dato si debba in qualche modo correlare ai 227mila tirocini che, come il Rapporto indica, sono stati attivati nel corso del 2014. Vorrebbe dire una percentuale di assunzione post stage pari al 26,4%: non impossibile, no? Il Rapporto non fornisce dettagli al riguardo, e sopratutto non fornisce una percentuale.D’ora in poi, sarà sempre così. «Nel 2015 […] il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a 92mila (0,9% del totale contro lo 0,6% registrato nel 2014 e lo 0,2% nel 2013)» si legge nel Rapporto 2016. Nessun altro dettaglio su chi sono questi 92mila persone “assunte a seguito di una precedente esperienza di tirocinio”. O su quando abbiano fatto il tirocinio.«Nel 2016 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato superiore a 103mila, segnando una crescita in termini percentuali rispetto agli anni precedenti (1,1% del totale, contro lo 0,8% registrato nel 2015 e lo 0,3% nel 2014)» informa il Rapporto 2017. Anche in questo caso, il lettore va automaticamente a rapportare questi 103mila ai 318mila tirocini attivati nel corso del 2016: la percentuale di assunzione post stage si attesterebbe, così, per quell’anno a 32,3% – il che sembra perfino verosimile, considerando che quell’anno c’era il poderoso vantaggio economico di Garanzia Giovani a sostenere le assunzioni post stage.«Nel 2017 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato superiore a 116mila (1,1% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2016)» dice il Rapporto 2018. Come al solito, nient’altro. Facendo la proporzione con i 368mila tirocini attivati quell’anno, fa(rebbe) 31,5%.Nel Rapporto 2019 c’è una minima informazione in più. «Nel 2018 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a circa a 134mila (1,2% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2017), di [cui] il 36,6% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno» si legge: per la prima volta appare un accenno al tema di come si conteggiano i tirocini che “scavallano” da un anno all’altro, e delle assunzioni che possono avvenire a distanza di tempo. Non che venga fornito alcun dettaglio, beninteso: il ministero permette solo di calcolare che, di quei 134mila, circa 49mila hanno finito (non necessariamente anche iniziato) il loro stage nel 2018, e poi ottenuto un contratto di lavoro nello stesso 2018.Nel 2018 gli stage extracurricolari complessivamente attivati risultano essere 348mila. Chiaramente, quelli attivati nei primissimi mesi dell’anno si sono probabilmente conclusi prima della fine (anche considerando il fatto che la durata media dei tirocini extracurricolari si attesta sui sei mesi, e che circa uno su cinque dura meno di tre mesi). Ma quelli attivati nell’ultimo quadrimestre altrettanto probabilmente no. La specificazione contenuta nel rapporto sui “tirocini conclusi nello stesso anno” risulta dunque quasi criptica. Se abbiamo 49mila ex stagisti che sono stati assunti nel 2018 dopo aver finito lo stage nel 2018 (stage cominciati nel 2018 o tutt’al più l’anno prima, nel 2017), dove collochiamo gli altri 85mila ex stagisti assunti nel 2018? Potrebbero essere persone che hanno terminato lo stage a fine 2017 e che sono poi state assunte all’inizio dell’anno successivo? Il ministero non offre dettagli.Ma la frase si ripete pedissequamente nel Rapporto 2020:  «Nel 2019 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a circa a 129mila (1,1% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2018), di cui il 39,5% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno (+3 punti percentuali rispetto all’anno precedente)». Anche qui, dunque, i calcoli permettono di inferire che dei 129mila assunti a seguito di uno stage nel 2019, circa 51mila lo avevano concluso proprio nel 2019. E infine, come accennato, anche nel Rapporto 2021, che racconta il mercato del lavoro investito dalla pandemia di Covid, la frase è sempre la stessa: «Nel 2020 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a poco più di 92mila (1,0% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2019), di cui il 26,7% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno (-12,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente)».(Da notare, peraltro, che gli zero virgola e uno virgola cambiano non solo da anno in anno, ma anche da Rapporto a Rapporto in relazione allo stesso anno. Sigh).Ma, piccolo colpo di scena: la Repubblica degli Stagisti ha appunto scoperto che le persone assunte in un dato anno “a seguito di una precedente esperienza di tirocinio” conteggiate dal ministero del Lavoro per il rapporto non sono necessariamente persone che hanno svolto lo stage nell'anno in questione, o appena prima. Il ministero, interrogato in maniera specifica, ha spiegato che vengono conteggiate le «prime assunzioni post tirocinio presso medesimo datore, avvenute nell’arco temporale dei 3 anni precedenti». Tre anni. Dunque se qualcuno ha fatto uno stage in un’azienda X all’inizio del 2017, e poi è rimasto disoccupato per anni, e poi è stato richiamato da quell’azienda X alla fine del 2020, quindi a praticamente tre anni di distanza dallo stage, quel qualcuno viene considerato dal ministero come parte di una statistica di “assunzione post stage”.Il fatto di conteggiare i tre anni è ovviamente una decisione su cui il ministero ha libero arbitrio. Quel che è opinabile è che in nessuno dei sette Rapporti annuali (dal Rapporto 2015 all’ultimo, il 2021) che riportano l’informazione sul “numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio” venga specificato a quanto indietro questa “precedente esperienza di tirocinio” può risalire.Ciò comporta, ovviamente, anche un notevole problema nella modalità corretta per calcolare la probabilità di assunzione post stage. Logica vuole che si debba rapportare per ogni anno il numero dei contratti riportati nel Rapporto alla somma del numero dei tirocini attivati in quell’anno e nei due precedenti, per avere una percentuale verosimile della probabilità statistica di assunzione post-stage, e affinare il calcolo “ripulendolo” degli ex stagisti già assunti nei due anni precedenti.Dunque di fatto, per esempio, nel 2019 la percentuale di assunzione post stage calcolata dalla Repubblica degli Stagisti è 15,6%: 129mila contratti su un denominatore di poco meno di 828mila tirocini (370.751 nel 2017 + 351.308 nel 2018 + 355.863 nel 2019, cioè 1.077.922, cui però vanno sottratti i 116mila contratti post stage del 2017 e i 134mila del 2018).Mentre nel 2020 tale percentuale risulta scesa a 13,5%: 92mila contratti su un denominatore di circa 679mila tirocini (351.308 nel 2018, 355.863 nel 2019 e 234.513 nel 2020, cioè 941.684, cui però vanno sottratti i 134mila contratti post stage del 2018 e i 129mila del 2019).Il problema è che questo tasso non è per nulla compatibile con quelli emersi negli ultimi anni dei due Rapporti Anpal sui tirocini (pur riportando essi dati aggregati riferiti al numero di stage e al tasso di assunzione post stage di più anni). Secondo il Rapporto Anpal del 2021, sui 1.704.841 tirocini attivati nei sei anni dal 2014 al 2019 di durata non inferiore a 14 giorni e terminati, la percentuale media di assunzione “presso stesso datore” entro 6 mesi è 29,9%.Il tasso è ancor meno compatibile con i dati  Rapporto Excelsior di Unioncamere – che però, è bene ricordarlo, riguarda solo i tirocini svolti in imprese private, senza differenziare tra curricolari ed extracurricolari, ed è spesso criticato per le sue modalità di raccolta dei dati specie rispetto alle assunzioni programmate (autodichiarazioni delle aziende). Per esempio, secondo la rilevazione Excelsior 2020 gli stage nelle imprese private realizzati nel 2019 – escludendo l'alternanza scuola-lavoro – risultavano essere 231mila, di cui circa 84.500 poi sfociati in assunzione: il 36,6%. Insomma, si può dire che, secondo i dati ufficiali del ministero del Lavoro basati sul Rapporto annuale sulle Comunicazioni obbligatorie, la percentuale media di assunzione post stage è stata 15,6% nel 2019 e 13,5% nel 2020? E quindi che il Covid ha comportato, oltre a una notevole diminuzione delle opportunità di stage, anche una diminuzione di due punti percentuali nella probabilità di trovare lavoro a seguito di uno stage? Interpellata, la Direzione generale dei sistemi informativi, dell’innovazione tecnologica, del monitoraggio dati e della comunicazione guidata da Grazia Strano risponde di no, spiegando che il modo corretto per calcolare tale percentuale media di assunzione post stage è quello che non sottrae le assunzioni dei due anni precedenti, in quanto «questo affinamento può sembrare efficace, ma risulta grossolano se l’obiettivo è arrivare a quadrare con i numeri del rapporto Anpal». Inoltre, ricorda Strano, «le percentuali non restano costanti nel tempo ed ogni anno  in più o in meno apporta delle variazioni a quella che è la percentuale di assunzione post tirocinio. La considerazione o l’esclusione di alcuni anni può avere impatti più o meno significativi sulla percentuale risultante sull’intero periodo».Dunque nel 2019 la percentuale di assunzione post stage “presso stesso datore” che il ministero del Lavoro considera correttamente calcolata è 12% (129mila contratti su 1.076.855 tirocini - 370.751 nel 2017 + 351.223 nel 2018 + 354.881 nel 2019); nel 2020 tale percentuale è 9,8% (92mila contratti su 941.684 tirocini - 351.308 nel 2018, 355.863 nel 2019 e 234.513 nel 2020). L'effetto del Covid rispetto alla diminuzione nella probabilità di trovare lavoro a seguito di uno stage resta comunque, anche con questa metodologia di calcolo, di due punti percentuali. «Quale premessa generale se si confrontano due documenti statistici, analisi è che va considerato sempre quale fenomeno stanno descrivendo, quali criteri vengono applicati e se il fenomeno è analizzato dalla medesima prospettiva» scrive Grazia Strano alla Repubblica degli Stagisti: «I rapporti Anpal osservano i tirocini conclusi che hanno un rapporto entro sei mesi negli anni presi in considerazione, [mentre] i numeri di cui sopra si discuteva sono i rapporti di lavoro attivati in un anno di osservazione in rapporto ai tirocini attivati nei tre anni precedenti. Può sembrare simile ma questo cambio prospettiva ha delle differenze sostanziali: il rapporto Anpal limita la platea a quanti possono avere questo periodo di osservazione successivamente alla conclusione tutti i tirocini giunti a conclusione ma che non hanno almeno sei mesi fra la data [di] conclusione e l’estrazione non vengono conteggiati ed inseriti nel denominatore (numero inferiore --> rapporto maggiore); Non si soffermano sui rapporti attivati in un determinato anno ma forniscono una percentuale complessiva».Resta il fatto che fare confronti tra statistiche sullo stesso argomento è necessario, anzi essenziale per poter inquadrare un fenomeno e valutarne l'evoluzione nel corso degli anni. Basterebbe allora accordarsi su alcuni parametri definiti, esplicitare che esiste un margine di imprecisione ineludibile, ma fornire finalmente dati precisi anno per anno sull’esito occupazionale dei tirocini e dunque sulla probabilità di ottenere un lavoro dopo aver fatto uno stage. Si tratta di informazioni fondamentali non solo per i giovani – per sapere cosa aspettarsi dal mondo del lavoro – ma anche per la classe politica, per gestire le policy in materia di stage. E noi della Repubblica degli Stagisti abbiamo una proposta su come costruire una buona, esaustiva informazione utilizzando i dati delle Comunicazioni obbligatorie sui tirocini e sulle assunzioni “a seguito di una precedente esperienza di tirocinio”. A cominciare da quella di considerare “assunzione a seguito di una precedente esperienza di tirocinio” solo le assunzioni avvenute nei primi 60, massimo 90 giorni dopo la fine di quest’ultimo.Nel frattempo, che dati ha ottenuto la Repubblica degli Stagisti dal ministero del Lavoro negli ultimi anni, dati che non sono contenuti in nessun Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie o dell'Anpal, sul tema delle assunzioni post stage? Ve li presentiamo qui:- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubbliciLa foto di apertura è di One Clic Group UK tratta da Flickr in modalità Creative Commons

Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto

Le informazioni sulla probabilità di assunzione post stage in Italia sono molto poche. L’accenno contenuto a questo proposito – e solo dal 2015 – nel Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie pubblicato dal ministero del Lavoro si riduce a due righe: un numero senza nemmeno un denominatore, nessuna percentuale.Nel suoi due Rapporti sui tirocini l'Anpal ha approfondito, dedicando una quindicina di pagine all'argomento, ma senza purtroppo fornire i dati scorporati anno per anno. Nel primo Rapporto, datato 2019, ci sono informazioni sull'esito dei tirocini attivati nel quadriennio 2014-2017 a partire dai dati delle CO, le Comunicazioni obbligatorie. L'Anpal ha preso in considerazione in quel caso il milione e 263mila tirocini di durata superiore a 14 giorni e terminati da almeno sei mesi rispetto alla data di estrazione della Banca Dati, evidenziando come ad essi abbiano fatto seguito entro i primi sei mesi dal termine dell'esperienza di tirocinio quasi 586mila contratti di lavoro: un 26% di tasso di assunzione medio post stage presso lo stesso datore (poco più di 330mila assunzioni), più un 20% (quasi 256mila assunzioni) presso datore differente. Da ricordare che proprio nel quadriennio preso in considerazione sono stati più poderosi gli incentivi pubblici all'assunzione degli under 30, compresa la misura di Garanzia Giovani che premiava tra le altre cose proprio l'assunzione dopo il tirocinio.Secondo il Rapporto Anpal del 2021, la percentuale media di tirocini cui ha fatto seguito entro i sei mesi dalla conclusione del tirocinio un rapporto di lavoro con lo stesso datore che ha ospitato l’esperienza di tirocinio è 29,9%. In questo caso sono stati presi in considerazione i tirocini attivati nei sei anni dal 2014 al 2019, sempre di durata non inferiore a 14 giorni e terminati da almeno sei mesi: ne emerge un insieme di 1.704.841 tirocini. 29,9% è la media nazionale, ma c'è maggiore probabilità  di essere assunti se si fa il tirocinio in una Regione del Centro Italia (31,6%) o del Nord Ovest (31,5%). Seguono le Regioni del Nord Est con 31%. Fanalino di coda le regioni del Mezzogiorno, dove la percentuale di assunzione post stage si ferma a 25,2%. Il Rapporto indica poi che, a sei mesi dalla conclusione di un tirocinio, il 34,6% degli ex tirocinanti risultava privo di “esito”, il 53,9% impegnato in un rapporto di lavoro (presso stesso datore o datore differente), e l'11,5% impegnato in un nuovo tirocinio.In particolare in quel blocco di sei anni vi sono 509.039 assunzioni “presso stesso datore” e 409.147 assunzioni “presso datore differente” (i dati numerici, non contenuti nel rapporto, ci sono stati comunicati direttamente dall'Anpal), conteggiando le assunzioni avvenute entro sei mesi dalla fine del tirocinio – sempre sull'insieme dei 1.704.841 tirocini attivati nei sei anni 2014-2019 e conclusi da almeno sei mesi al momento dell'estrapolazione dei dati, avvenuta a marzo 2020. Ciò si traduce in un 24% di tasso di assunzione post stage medio presso altro datore, più appunto il già indicato 29,9% presso stesso datore.Queste analisi di Anpal sono importanti ma hanno due limiti. Il primo è che arrivano con grande ritardo: nel caso dell'ultimo Rapporto, pubblicato a fine maggio del 2021, le informazioni contenute in grafici e tabelle si riferiscono a un'estrapolazione dei dati dal database avvenuta addirittura oltre un anno prima, a marzo 2020, quando molti dei tirocini del 2019 non erano nemmeno terminati! Il secondo limite è che tali analisi accorpano molti anni – quattro nel primo caso, ben sei nel secondo – rendendo difficile analizzare gli eventuali cambiamenti nelle pratiche relative allo stage e nei suoi esiti. Per questo la Repubblica degli Stagisti ha chiesto a più riprese al ministero del Lavoro di fornire dei dati più precisi, di anno in anno, sopratutto considerando che questi dati sono già esistenti e immediatamente disponibili: non serve insomma attendere mesi o anni, basta interrogare il sistema delle CO e estrapolarli. Ecco le ultime informazioni che abbiamo ottenuto sul 2019 (e, molto parzialmente, sul 2020).Una prima tabella, ricevuta dalla Repubblica degli Stagisti a marzo 2021, riguarda le “Attivazioni di tirocini extracurriculari per genere e trimestre. Valori assoluti e tasso di assunzione post tirocinio entro i sei mesi dalla fine del tirocinio ed entro il 31/12/2020”. La tabella riporta i dati suddivisi per anno, affiancando il 2019 e il 2020, e dettagliati per “trimestre di attivazione del tirocinio”. A fronte dei 234.513 tirocini attivati nel 2020, al ministero al ministero risultava un tasso di assunzione post stage (con contratti stipulati “entro sei mesi dalla fine del tirocinio”) pari al 17%. Tale 17% consiste in poco più di 40mila persone (per la precisione 40.285) che hanno cominciato uno stage nel 2020, anno della pandemia, e hanno poi ottenuto entro sei mesi dalla fine del tirocinio un contratto di assunzione Ma tale conteggio è incompleto, poiché termina con la fine dell’anno, dunque esclude tutti quelli assunti dopo. Fermandosi infatti la rilevazione a fine 2020, essa non ha potuto prendere in considerazione (come invece per i dati analoghi che vedremo poco sotto, relativi al 2019) anche l’anno successivo per tracciare le assunzioni avvenute dopo la conclusione degli stage attivati negli ultimi mesi del 2020 o che avessero in altro modo “scavallato” da un anno all’altro.  Le percentuali contenute nella tabella escono mettendo a numeratore i “tirocini attivati nel trimestre X che hanno trovato un rapporto successivo entro i 6 mesi dalla conclusione” e a denominatore i “tirocini attivati nel trimestre X”, come confermato alla Repubblica degli Stagisti da Grazia Strano, direttrice generale del ministero del Lavoro. Poichè la tabella registra il “tasso di assunzione post tirocinio entro i sei mesi dalla fine del tirocinio ed entro il 31/12/2020”, è inutile ripercorrere qui la progressione per trimestri del 2020, dato che chiaramente parte del secondo, e poi tutto il terzo e il quarto trimestre risultano azzoppati dalla circostanza del Covid e dalla “chiusura” della registrazione dei dati a fine dicembre. Basti qui indicare che dei 69.588 avviati in tirocinio nel primo trimestre 2020 (l'ultimo Covid-free e lockdown-free, almeno in larga parte), il 36% cioè oltre 25mila sono poi stati assunti con un contratto di lavoro entro sei mesi dal termine dello stage ed entro la fine del 2020. Per il 2019 invece vale la pena fornire il dato generale e quelli particolari di tutti e quattro i trimestri. Nelle colonne dedicate al 2019, accanto al numero 355.863 che rappresenta il totale dei tirocini extracurricolari attivati quell’anno, il ministero indica 43%. Il che equivale, in numeri assoluti, a 154.308 contratti di assunzione stipulati, grossolamente nell’arco di 24 mesi – tra il gennaio del 2019 e il dicembre del 2020 – a seguito di stage attivati nel corso del 2019.Dettagliando per trimestre: delle 84.727 persone avviate in tirocinio tra gennaio e marzo 2019 quasi 39mila (il 46%) risultano essere state assunte entro i 6 mesi dalla fine del tirocinio – nello stesso posto dove avevano svolto l’esperienza on the job, oppure altrove. Dei 100.428 tirocini del periodo aprile-giugno 2019 il 42% (cioè oltre 43mila) sono sfociati nei sei mesi successivi in un contratto. Per il periodo successivo – da luglio a settembre 2019 – risultano 78.048 attivazioni e un tasso di assunzione post tirocinio pari a 43%, pari all’incirca a 33.500 assunti. E infine il quarto trimestre 2019, con 92.660 tirocini attivati di cui il 42% – quasi 39mila – ha portato entro sei mesi a un’assunzione.Il confronto tra il risultati del primo trimestre 2019 (46%) e il primo trimestre 2020 (36%) non si può comunque fare, perché con l'arrivo della pandemia moltissimi stage avviati in quel primo trimestre 2020 sono stati sospesi, poi sono ripresi, e dunque in molti casi alla fine del 2020 non si erano nemmeno conclusi – e tantomeno era terminato, quasi per tutti, il periodo di intervallo di sei mesi tra la fine dello stage e l'eventuale assunzione. Dunque, in questo caso, che il Covid abbia ridotto di 10 punti percentuali la probabilità di assunzione post stage non si può dire. Per fare questo calcolo avremmo bisogno di altri dati, di cui al momento non disponiamo.E per quanto riguarda i dati di cui disponiamo – quelli tratti dai Rapporti Anpal, o quelli inediti che il ministero del Lavoro ha fornito per il 2019? Sono dati accurati? Verosimili? Se è vero che in Italia da quattro a cinque stagisti su dieci trovano lavoro dopo lo stage, nell’arco di sei mesi – o almeno trovavano, in epoca pre-Covid – possiamo chiederci: quanto durano questi contratti di assunzione? Una cosa è l'ingresso “nell'occupazione”, una cosa è la permanenza in essa. La domanda sorge quando ci si trova di fronte a dati che riportano assunzioni a tempo determinato senza specificarne la durata. Qual è la percentuale di stagisti assunti che però ottengono solo contratti molto brevi, magari di durata inferiore a sei mesi?Il Rapporto sulle Comunicazioni obbligatorie non fornisce informazioni specifiche sulle assunzioni entro i sei mesi dalla fine del tirocinio: nel Rapporto 2020 per esempio si legge che “nel 2019 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a circa a 129mila”. Ma viene specificato che di questi 129mila “il 39,5% [è] derivante da tirocini conclusi nello stesso anno”. Ovviamente qui le condizioni della rilevazione sono molto differenti rispetto alla tabella esaminata poco sopra: il numero 129mila comprende tutti i contratti di lavoro stipulati nel corso del 2019 a seguito di uno stage, non solo quelli stipulati entro i primi sei mesi dalla fine dello stage; e più importante ancora – questa la recente scoperta della Repubblica degli Stagisti – conteggiando tutte le “prime assunzioni post tirocinio avvenuto nell’arco temporale dei 3 anni precedenti”, cioè prendendo in considerazione anche persone che hanno effettuato lo stage anche anni addietro (fino appunto un limite massimo di tre anni) e assunte dunque ben oltre i sei mesi dopo la fine dello stage in questione. Ma estrapolando dal Rapporto 2020 quel 39,5% di assunzioni, pari grossomodo a 51mila, realizzate nel corso di 12 mesi – l’intero 2019 – a seguito di uno stage terminato in quello stesso anno, possiamo avere un dato abbastanza coerente con quello delle “assunzioni entro sei mesi”: certo non tutte le 51mila assunzioni saranno avvenute proprio-proprio entro i sei mesi dalla fine dello stage (in questo conteggio potrà esserci, per esempio, un'assunzione effettuata a dicembre 2019 di una persona che aveva terminato il suo stage a gennaio 2019, dunque oltre undici mesi prima), ma molte di esse invece sì. Per semplice logica già si può dire che tutte le assunzioni conteggiate in questa estrapolazione e con una data (di CO) anteriore al 1° luglio sono per forza dentro alla definizione “contratto di lavoro attivato nel 2019 derivante da un tirocinio concluso nello stesso anno”; poiché l'assunzione non può che essere successiva alla conclusione dello stage, e poichè da gennaio a giugno vi sono esattamente sei mesi, tutte le assunzioni effettuate dal primo gennaio al 30 giugno conteggiate in questa tabella sono, di fatto, per forza assunzioni entro i sei mesi dalla fine dello stage. Purtroppo non sappiamo quante delle 51mila in questione siano collocate in tale finestra temporale però! Ovviamente, in aggiunta anche una parte delle assunzioni effettuate nella seconda metà dell'anno sono certamente riferite a stage terminati meno di sei mesi prima; anche questo dato però è ignoto.  Va ricordato che nel dato fornito dal Rapporto vengono conteggiate solamente le assunzioni “presso stesso datore”, a differenza della tabella inedita fornita alla Repubblica degli Stagisti, analizzata poco sopra.In quella tabella (ricordiamo, fornita alla RdS dal ministero del Lavoro a marzo 2021), invece, abbiamo un 43% di 356mila stage, per la precisione 154.308 assunzioni effettuate nel corso di 24 mesi – l’intero 2019 e l'intero 2020 – a seguito di uno stage, conteggiando le assunzioni “presso stesso datore” e anche quelle “presso datore differente”, ma limitando l’arco temporale ai tirocini attivati – non necessariamente conclusi – nel corso di un solo anno (il 2019: il denominatore almeno qui è chiaro) e – per quanto riguarda il nominatore – alle assunzioni scaturite nei primi sei mesi dal termine di questi tirocini, e non più invece fino a tre anni dalla attivazione del tirocinio. «Come principio generale forniture [di] dati differenti non è detto che possano essere immediatamente confrontabili», nelle parole della dirigente Strano, «in quanto dipendenti dai criteri applicati in funzione della richiesta». Certamente vero. Ma possiamo almeno ragionare sulla coerenza dei dati. E’ chiaro che il dato del tasso di assunzione post stage rilevato aumenta o diminuisce a seconda dei criteri scelti. Per esempio: quanto è più ampio l’arco temporale considerato (sia rispetto a quando è stato effettuato lo stage, sia sopratutto rispetto a quanto tempo dopo la conclusione di esso si è verificata l’assunzione), tanto più alto risulterà questo tasso. Dunque se abbiamo due dati simili, ma per i quali uno di questi criteri – o entrambi – sono differenti, sarà difficile, se non impossibile, paragonare i dati.Allo stesso modo, ovviamente, se si considerano solo le assunzioni “presso stesso datore” il tasso di assunzione post stage rilevato sarà inferiore rispetto a se si considerano anche le assunzioni “presso datore differente”.Ma non è che si possa bilanciare “a casaccio”. Bisogna trovare uno standard adeguato e poter avere dei dati confrontabili di anno in anno.Gli altri articoli di questo approfondimento:- Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso) - Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici

Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa

Se la risposta alla domanda “Quante probabilità ci sono di venire assunti dopo uno stage extracurricurricolare?”, con un po’ di fatica e di approssimazione, si può trovare… La stessa domanda declinata sui tirocini curricolari resta invece senza risposta.I tirocini curricolari sono quelli che vengono svolti durante un percorso formalmente riconosciuto di istruzione e formazione: i più frequenti sono quelli fatti da studenti universitari, studenti di master post-laurea, e studenti di corsi di formazione / professionalizzanti post-diploma o post-laurea. Secondo una circolare del ministero del Lavoro del settembre 2011 sono definibili come curriculari tutti gli stage che soddisfino contemporaneamente questi criteri: l’ente promotore è un’università o un ente di formazione abilitato al rilascio di titoli di studio; il soggetto beneficiario è uno studente di scuola superiore, università, master e dottorati universitari, o un allievo di istituti professionali e corsi di formazione; lo stage è svolto durante il percorso di studio, anche se non direttamente correlato all’acquisizione di crediti.(Andrebbero quindi inseriti in questo gruppo anche i brevissimi periodi – da una a tre settimane solitamente – di alternanza scuola lavoro degli studenti di scuola superiore; ma considerando che la stragrande maggioranza di questi ragazzi è minorenne, noi preferiamo tenere i due segmenti separati).Il grande problema dei tirocini curricolari è che sono un buco nero. Letteralmente. Nessuno li monitora, nessuno raccoglie dati sul loro svolgimento. Non esiste nemmeno un numero preciso totale di quanti di questi tirocini vengano attivati ogni anno in Italia: noi della Repubblica degli Stagisti calcoliamo che possano essere tra 150mila e 200mila ogni anno, ma si tratta appunto di una stima. Questo accade perché i tirocini curricolari sono (assurdamente!) esentati dalla procedura di CO, la “comunicazione obbligatoria”. Secondo quanto prescritto dal ministero del Lavoro dal febbraio del 2007 attraverso la nota prot. 13 / SEGR / 0004746, a differenza degli altri i tirocini quelli curriculari non devono essere comunicati ai centri per l’impiego attraverso le CO. E pertanto sfuggono quindi a una delle poche rilevazioni sistematiche svolte dallo Stato sul numero e la destinazione dei tirocini.La decisione è frutto di un ripensamento rispetto a una precedente indicazione che lo stesso ministero del Lavoro aveva divulgato soltanto un mese prima (cioè nel gennaio del 2007), ripensamento spiegato così: «Perplessità sono emerse circa l’opportunità di estendere l’obbligo anche a quelle esperienze previste all’interno di un percorso formale di istruzione o di formazione, la cui finalità non è direttamente quella di favorire l’inserimento lavorativo, bensì di affinare il processo di apprendimento e di formazione. Pertanto, alla luce del suesposto criterio interpretativo, basato su esigenze di monitoraggio e di prevenzione del lavoro irregolare, rivedendo il primo orientamento, si ritiene di escludere l’obbligo di comunicazione per i “tirocini promossi da soggetti ed istituzioni formative a favore dei propri studenti ed allievi frequentanti, per realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro”». Questa formulazione è stata negli anni interpretata in maniera estensiva esonerando non solo le scuole per l'attivazione dei “mini” tirocini di alternanza scuola-lavoro (oggi pcto), ma anche le università.Già se questa esenzione fosse stata limitata ai tirocini di durata inferiore alle 200-250 ore (5-6 settimane), essa sarebbe stata molto più ragionevole. Invece, per come è formulata e per come è stata applicata negli ultimi 14 anni, ha completamente impedito qualsivoglia monitoraggio dei tirocini curricolari.In alternativa, basterebbe che il ministero dell'Istruzione e Università si muovesse e approntasse un modo per raccogliere ogni anno i dati direttamente dai soggetti promotori di questi tirocini. Ma anche questo non viene fatto.Si può aggiungere a tutto questo, per amore di precisione, che Unioncamere indica nel suo rapporto Excelsior il numero di laureandi – quindi studenti universitari, ergo destinatari di tirocini curricolari – che fanno ogni anno stage nelle imprese private italiane: peccato che li accorpi con i laureati, rendendo letteralmente impossibile conteggiare i tirocini extracurricolari dei laureati da quelli curricolari dei laureandi. Il gruppo “laureandi e laureati” contava nel 2019 104.190 stagisti sui 231.120 totali analizzati da Unioncamere, di cui 38.150 poi assunti. Ma è ignoto quanti di questi 104mila e 38mila provenissero da un’esperienza di tirocinio curricolare e quanti da una di tirocinio extracurricolare.Dunque, insomma: niente dati sui curricolari. Ne discende che, non venendo in alcun modo tracciati, resti completamente indeterminato anche l’esito di questi tirocini dal punto di vista occupazionale.Si può obiettare che, quando si parla di curricolari, il focus non sia sulla possibilità di essere assunti dopo lo stage, bensì debba essere spostato sulla qualità dell’esperienza formativa, e semmai con la coerenza tra il progetto formativo e il piano di studi.Non è completamente vero. Nel grande gruppo dei curricolari ci sono almeno due segmenti di persone per le quali la prospettiva di assunzione post-tirocinio è rilevante. Il primo segmento è quello dei tirocini fatti da laureandi: cioè da studenti universitari prossimi alla laurea. Sono peraltro inquadrati come curricolari anche un gran numero di stage finalizzati alla redazione della tesi di laurea (i cosiddetti “stage per tesi”). Una volta finita l’università, a meno che non decidano di proseguire (dalla triennale alla specialistica, dalla specialistica a un master o a un dottorato…), queste persone andranno con tutta probabilità alla ricerca di un lavoro. E dunque per chi fa un tirocinio curricolare a ridosso della fine degli studi che uno stage possa o non possa aprire la porta a un’assunzione ha una rilevanza innegabile.Il secondo segmento è quello dei tirocini fatti da studenti di master e corsi di formazione post-diploma e post-laurea: in questo caso è ancor più evidente che proprio la fase dello stage, solitamente collocata al termine delle lezioni in aula, venga considerata come un modo di entrare in un determinato settore professionale; anche perché gli studenti di questi percorsi formativi sono di solito anche un po’ più “vecchi”. Nell’attività di marketing e pubblicità di molti master l’aspetto dello “stage garantito” viene addirittura usato – più o meno aggressivamente – come vero e proprio argomento di vendita: non pochi sono coloro che si decidono a iscriversi a un master, sborsando somme a volte anche considerevoli, spesso convinti proprio dalla prospettiva di poter usare lo stage del master come volano per trovare – o cambiare – lavoro.Quando la Repubblica degli Stagisti, su incarico dell’assessorato al Lavoro del Comune di Milano, ha mappato gli stage attivati sul territorio milanese, ha indagato anche i curricolari, tirando fuori dei dati inediti molto interessanti.Nella mappatura – presentata al pubblico nel giugno del 2019 – sono stati raccolti i dati relativi a oltre 22mila tirocini curricolari, tutti attivati nel corso del 2017 da undici diversi soggetti promotori: il Politecnico di Milano, l’università  Bocconi, la Statale di Milano, la Iulm, l’università Vita-Salute San Raffaele, l’università Cattolica, la Fondazione Enaip Lombardia, Ciofs Lombardia, lo IED Istituto europeo di design, s.c. Formaprof e l’associazione Cnos-Fap Lombardia.In particolare l'università Cattolica ne aveva attivati, nell’anno preso in esame, 7mila; il Politecnico 5.554; la Bocconi 4.112; la Statale 3.350; la Iulm 1.147; il San Raffaele 18; manca il dato della Bicocca, l’unica università milanese a non aver voluto prendere parte all’indagine.Di quei 22mila tirocini curricolari attivati nel corso del 2017, oltre 14mila si erano svolti sul territorio di Milano e della sua città metropolitana, più un po’ meno di 3mila nelle altre regioni lombarde.Purtroppo, la mappatura ha rivelato che solamente il 30% dei soggetti promotori monitora la percentuale degli stage curricolari che si trasformano in contratto di lavoro – e tra questi nessuna delle istituzioni universitarie milanesi.Sapere quanti tirocini curricolari portano a un lavoro è importante. Quando finalmente verrà ripristinato l’obbligo di CO anche per i curricolari, e avremo finalmente dei dati sul loro numero anno dopo anno, la durata, la destinazione, auspicabilmente potremo conoscerne anche gli esiti occupazionali.Gli altri articoli di questo approfondimento:- Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Quanto vengono pagati gli stagisti? 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Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza

Lo stage è una misura per aiutare i giovani a completare la formazione ed entrare nel mondo del lavoro. Giusto? Non proprio. Talvolta, specie in Italia, questo strumento viene usato anche su persone che giovani non sono più. Anzi, i dati dimostrano che nell’ultimo decennio sono raddoppiati i tirocini extracurricolari attivati a favore di persone tra i 35 e i 54 anni, e sono triplicati quelli che coinvolgono over 55.Nello specifico, tra il 2012 e il 2019 il numero di  persone tra 35 e 54 anni coinvolte in esperienze di tirocinio extracurricolare è passato da poco meno di 26mila a poco meno di 49mila all’anno. E il numero di persone di oltre 55 anni da poco più di 3mila a quasi 10mila all’anno. Per quanto riguarda gli effetti del Covid, se in generale nel 2020 il numero di attivazioni si è ridotto di oltre un terzo (meno 34%) rispetto al 2019, in proporzione i giovani sono stati molto più colpiti rispetto agli adulti. La tendenza tracciata dai numeri è chiara: più si sale di età, meno l’effetto del Covid è stato forte. Osservando le quattro classi anagrafiche in cui il ministero del Lavoro suddivide tutte le persone che fanno tirocini extracurricolari si vede che per gli under 25 il calo delle attivazioni è stato del 36%. La classe immediatamente successiva, che comprende le persone che hanno tra 25 e 34 anni, ha patito un calo del 33%. Per gli stagisti (o aspiranti tali) tra i 35 e i 54 anni l’impatto è stato del -32%. Ma il risultato più inaspettato, come anticipato, è quello degli stagisti attempati: le persone di più di 55 anni avviate in stage hanno visto una riduzione delle opportunità molto contenuta: solamente un -20%. Ben 8mila tirocini per over 55 hanno preso avvio nel 2020, mentre nel 2019 erano stati un po’ meno di 10mila.Ma i tirocini servono davvero a questo esercito di stagisti adulti-quasi-anziani?Nel caso di persone over 35 è chiaro che non si può fare il giochino – un po’ ipocrita, a dirla tutta, anche quando si tratta di giovani – della “formazione come unico obiettivo”: non si può dire, insomma, che una persona che fa uno stage a quaranta o cinquant’anni lo faccia senza avere lo scopo di essere assunta. Gli stage, a quell’età, sono nella stragrande maggioranza dei casi un male necessario per chi è rimasto disoccupato e ha bisogno di ritrovare un lavoro e uno stipendio. E’ davvero raro trovare qualcuno che a quell’età desidera davvero fare uno stage per il solo “gusto” di apprendere competenze nuove, senza un obiettivo occupazionale.E qui torna in gioco il ministero del Lavoro, che attraverso il sistema delle CO (le Comunicazioni Obbligatorie) ha modo di conoscere nel dettaglio l’efficacia di ogni tirocinio proprio dal punto di vista occupazionale. C’è dunque, in teoria, modo di sapere con precisione assoluta quanto il tirocinio serva agli over 35 per trovare lavoro.Ma in pratica non si sa. Questo perché il ministero non fornisce dati specifici sulla percentuale rilevata di assunzioni che seguono le esperienze di tirocinio extracurricolare. Non li fornisce in generale, e di conseguenza non li fornisce specificamente per gli adulti-anziani.Una cattiva notizia è che nessuno dei due Rapporti Anpal sui tirocini, il primo pubblicato nel 2019 e il secondo pubblicato nel 2021, nel capitolo sugli esiti dei tirocini extracurricolari riporta dati disaggregati rispetto all'età degli stagisti assunti, fatta salva una tabella pressoché incomprensibile che fa cenno agli “Effetti marginali medi. Valori percentuali” secondo un “modello logistico” che “utilizzando i predittori descritti in precedenza [stima] la probabilità di ingresso nell’occupazione nei 6 mesi successivi alla fine del tirocinio”. Gli over 40, per la cronaca, sono quelli che hanno il valore più negativo di tutti.Una buona notizia è che la Repubblica degli Stagisti dispone di alcuni dati inediti, che potete leggere in un altro articolo di questo approfondimento. Tali dati confermano che purtroppo che lo stage non è granché efficace a livello occupazionale per gli adulti. L’appello della Repubblica degli Stagisti è alla massima trasparenza: il ministero renda pubblici ogni anno, nel Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie, classe di età per classe di età, i dati su quanti stagisti vengono assunti dopo aver effettuato uno stage. Lo faccia da subito, dal prossimo Rapporto (la cui uscita è prevista per maggio-giugno 2022, con i dati del 2021). La trasparenza è importante per valutare l’efficacia di questo strumento per ogni classe anagrafica, ma diventa fondamentale quando si parla di tirocinanti adulti, per i quali la prospettiva di essere assunti è ancor più vitale che non per gli stagisti ventenni.Il ministero dovrebbe dare anche i dettagli sul numero di attivazioni e sul numero di assunzioni post stage scorporati Regione per Regione e settore professionale per settore professionale – e può farlo, sempre grazie al database di CO già in suo possesso. In questo modo si potrà capire quanto, per esempio, siano frequenti e siano utili a livello occupazionale i tirocini per gli ultracinquantacinquenni siciliani, o veneti, o laziali; quanto sia probabile che un 40enne venga assunto dopo uno stage svolto nel settore dell’Industria, o dei Trasporti, o del Commercio. Se le stagiste cinquantenni abbiano più o meno probabilità di essere assunte degli stagisti coetanei maschi.  Dare questi dettagli permetterebbe anche di capire quali sono le Regioni (a naso, quelle del Mezzogiorno) dove il tirocinio è più utilizzato verso persone adulte, e in quali settori professionali (a naso, il Pubblico impiego) questi stagisti anzianotti vengono collocati.Non pubblicare questi dati equivale, di fatto, a nasconderli, e a privare i cittadini e i politici di elementi-chiave per valutare quanto, quando e dove possano (o non possano) essere utili i tirocini per persone adulte e, nel caso degli over 55, quasi anziane. E quanto valga la pena finanziare con milioni di euro ogni anno programmi di tirocinio destinati a persone over 35, quando tali programmi, come già avevamo denunciato in vari articoli qui sulla Repubblica degli Stagisti, sono spesso dei “depositi” dove vengono scaricate persone scarsamente occupabili in attesa che raggiungano l’età per la pensione, quando sono scadute tutte le altre possibilità di ammortizzatori sociali. Ecco, perché lo stage su persone quarantenni e cinquantenni non continui ad essere un improprio ammortizzatore sociale di ultima istanza c’è bisogno dei dati sulla sua efficacia occupazionale. Si tratta di dati in possesso del ministero: ora tutto sta a renderli pubblici.Gli altri articoli di questo approfondimento:- Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici

Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)

Come chiarito più volte nel corso di questo approfondimento, i dati ufficiali sulla probabilità di essere assunti dopo un tirocinio sono pochi e poco precisi. In particolare, per i tirocini curricolari questo dato è assente. Per i tirocini extracurricolari l'informazione è stata pubblicata solo in forma aggregata unendo più anni (come nel caso dei due Rapporti sui tirocini dell’Anpal, pubblicati nel 2019 e nel 2021), oppure in forma vaga e incomprensibile (con due righe nei Rapporti annuali sulle comunicazioni obbligatorie pubblicati dal ministero del Lavoro).La Repubblica degli Stagisti ha però ottenuto dal ministero del Lavoro dei dati inediti che sono molto interessanti per conoscere in maniera più approfondita il fenomeno. Non permettono di definire un Nel 2019 sono stati registrati 129.600 rapporti di lavoro “attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio avuta nei tre anni precedenti”; nel 2020 tale numero è sceso a 92.285, con grande probabilità a causa del Covid. Si tratta di tutte assunzioni “presso stesso datore”, cioè nello stesso posto dove la stessa persona aveva svolto lo stage.Certamente questo dato è vago, perché le assunzioni si riferiscono a tirocini che possono essere avvenuti molti mesi o addirittura anni prima. Allora la Repubblica degli Stagisti ha chiesto al ministero di specificare quanti di questi contratti fossero stati attivati subito dopo la fine del tirocinio, e quanti dopo.Siamo quindi qui in grado di dire quanto spesso accade che a un tirocinio segua immediatamente un contratto di lavoro. E per immediatamente intendiamo proprio: immediatamente – cioè entro un mese dalla fine del tirocinio. Emerge che sono stati 103.372 nel 2019 i contratti stipulati immediatamente dopo la fine del tirocinio extracurricolare. I tirocini in questione sono dunque stati attivati nel 2018 oppure nel 2019, ma sono tutti finiti nel 2019 (tranne quelli relativi alle assunzioni di gennaio 2019, che porrebbero essere riferite a tirocini terminati a dicembre 2018 – cioè fino a 30 giorni prima del 1° gennaio 2019). Parimenti, nel 2020 sono stati 67.478 contratti di immediata assunzione post stage. I tirocini in questione sono stati attivati nel 2019 oppure nel 2020 e anche qui sono tutti finiti nel 2020 (tranne quelli relativi alle assunzioni di gennaio 2020, potenzialmente legate tirocini terminati a dicembre 2019). Dunque la prima informazione che se ne deduce è che l’80% dei contratti di lavoro post stage presso stesso datore stipulati nel 2019 e il 73% degli analoghi contratti del 2020 è relativo ad assunzioni immediate. Guardando i dati forniti dal ministero si scopre che il 51,4% delle assunzioni immediate del 2020 ha riguardato uomini (34.665 sul totale di 67.478), mentre le donne sono state il 48,6% (32.813). L’anno prima, nel 2019, la percentuale era invece stata perfettamente al 50-50 (con 51.669 assunzioni immediate di uomini e 51.703 di donne).Purtroppo il ministero non fornisce dettagli specifici sulle classi di età, dunque non si può specificare se questi contratti immediati, entro un mese dalla fine dello stage, vengano ottenuti più spesso dai giovanissimi, o dai giovani adulti, o dagli adulti, o dai quasi anziani. Inoltre, non è possibile calcolare una percentuale perché, volendo usare queste 103.372 e 67.478 assunzioni immediate post stage come nominatore, non è a disposizione il dato totale che andrebbe messo a denominatore. Tale dato sarebbe il numero totale di tirocini finiti nel 2019 + dicembre 2018, e il numero totale di tirocini finiti nel 2020 + dicembre 2019.Il modo in cui sarebbe più proficuo avere a disposizione questa specifica informazione sarebbe quello di conoscere quanti tra i tirocini attivati in un dato anno – cioè il totale, per esempio, dei 356mila tirocini attivati nel 2019 e dei 234.500 tirocini attivati nel 2020 – sono sfociati, entro un mese dalla loro conclusione, in un'assunzione presso stesso datore; e magari anche, separatamente, quanti sono sfociati in quello stesso intervallo di tempo in un'assunzione presso datore differente.Gli altri articoli di questo approfondimento:- Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici

Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020

Continua la grande “operazione verità” della Repubblica degli Stagisti rispetto alle assunzioni post stage, basata sui dati inediti del ministero del Lavoro.In un precedente articolo abbiamo messo a confronto alcune tabelle – la fonte è sempre quella ufficiale: il ministero – per capire quali siano le tipologie contrattuali più utilizzate quando si vuole assumere un ex stagista. In particolare abbiamo analizzato la tabella “Numero dei rapporti di lavoro attivati nel 2019 e nel 2020 a seguito di una precedente esperienza di tirocinio avuta nei tre anni precedenti”, contenente alcuni dati sui contratti di lavoro stipulati nel 2019 e nel 2020 “presso stesso datore” (cioè considerando solo le assunzioni avvenute nello stesso posto dove la persona aveva fatto lo stage), a qualsiasi distanza temporale dalla fine del tirocinio.Qui il punto di partenza è lo – scarnissimo – dato fornito dai Rapporti annuali sulle Comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, e in particolare dal dato del 2019: «Nel 2019 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a circa a 129mila [...], di cui il 39,5% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno» (contenuto nel Rapporto 2020); e dal dato del 2020 «Il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a poco più di 92mila [...], di cui il 26,7% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno» (Rapporto 2021).Questo campo così enorme – persone assunte per la prima volta dopo aver svolto un tirocinio, prendendo in considerazione tutti i tirocini fatti non solo nell’anno in questione, ma anche indietro di ulteriori due, dunque in un arco temporale di tre anni – necessita di qualche dettaglio per affinare la comprensione. Per esempio: quante delle 129.600 assunzioni del 2019 e delle 92.285 assunzioni del 2020 riportate nella tabella sono avvenute subito, immediatamente dopo la conclusione del tirocinio, e quante invece sono avvenute più tardi, mesi o addirittura anni dopo?Con la tabella inedita fornita alla Repubblica degli Stagisti il ministero del Lavoro svela che delle 129.600 assunzioni 2019, 103.372 – cioè l’80% del totale – sono state effettuate immediatamente entro un mese dalla fine del tirocinio e 26.228 a oltre un mese. Nel 2020, anno in cui è scoppiato il Covid, le assunzioni “immediate” sono state 67.478 su 92.285 (quindi proporzionalmente meno dell’anno prima: il 73%), e quelle realizzate a più di un mese di distanza dalla fine dello stage sono state 24.807.Ne consegue che sono poche – certamente meno di 26mila nel 2019 e 24mila nel 2020, probabilmente ancora meno – le assunzioni che riguardano persone che avevano fatto lo stage in quella determinata realtà molto tempo addietro (fino ai famosi tre anni conteggiati dal ministero) e che hanno dovuto attendere a lungo per essere assunti. Considerando dunque quanto poco spesso avvenga, c’è da chiedersi: che senso ha mantenere questo dato così ampio?Tornando all’analisi dei dettagli: dei 129.600 rapporti di lavoro attivati nel 2019 a seguito di un tirocinio, 51.232 riguardano una “precedente esperienza di tirocinio avuta nello stesso anno”. Vuol dire che più o meno il 40% di queste assunzioni post stage “presso stesso datore” è stato effettuato nel 2019 a seguito di un tirocinio che si è interamente realizzato nel 2019 – cioè è stato attivato nel 2019, si è svolto nel 2019, si è concluso sempre nel 2019, ed è poi sfociato appunto in un’assunzione... ancora nel 2019. Tutto insomma nello stesso anno solare.Qui la differenza tra 2019 e 2020 è particolarmente significativa: i rapporti di lavoro attivati nel 2020 a seguito di una esperienza di tirocinio “avuta nello stesso anno” sono solo 24.645 su 92.285, che in termini percentuali vuol dire 27% del totale. Le ragioni di questi tredici punti in meno rispetto all’anno precedente sono probabilmente varie: da una parte la comprensibile minore propensione all’assunzione in un momento di incertezza economica. Dall’altra però anche, più prosaicamente, il fatto che molti tirocini attivati nei primi mesi del 2020 sono stati sospesi o interrotti e poi ripresi tra la primavera e l’estate, causa lockdown, e dunque è verosimile pensare che vi siano stati meno tirocini conclusi e di conseguenza meno ex tirocinanti “papabili” per la doppietta stage+assunzione nello stesso anno. Senza dimenticare che nel 2020 vi sono stati, in pressoché tutta Italia, un paio di mesi di “freeze” totale: tra fine marzo e la seconda metà di maggio la maggior parte delle Regioni aveva posto il temporaneo divieto di attivare nuovi stage, con la conseguenza di far scendere ancor di più il numero – già in picchiata causa lockdown – di tirocini attivati nel 2020.Per quanto riguarda la parità di genere in questo tipo di opportunità, le 51.232 persone per il quale il 2019 è stato un anno proficuo per il binomio stage+assunzione risultano bilanciate tra 25.259 assunti uomini (49%) e 25.973 assunte donne (51%). Lo stesso accade per i 24.645 “fortunati” del 2020, ma attenzione, a generi invertiti: in questo caso a ottenere un contratto nello stesso anno dello stage sono stati 12.581 uomini (51%) e 12.064 donne (49%).In entrambi gli anni presi in esame, nel 46-47% dei casi il contratto sottoscritto dagli assunti è stato quello di apprendistato, nel 37-38% dei casi invece un contratto a tempo determinato (purtroppo non vi sono altri dettagli, dunque non è dato sapere quanti di questi tempi determinati avessero una durata breve – per esempio inferiore a sei mesi – e quanti una durata maggiore). Il contratto più ambito, quello a tempo indeterminato, è stato scelto dai datori di lavoro solamente nel 12-13% dei casi: ma la buona notizia è che almeno non sia “crollato” nel 2020.E dove sono avvenute, geograficamente, queste assunzioni? Va da sé, sopratutto in Lombardia: 10.985 è qui il dato relativo alle  assunzioni del 2019, pari al 21,5% delle 51.232 assunzioni di questo tipo sull'intero territorio nazionale, perfettamente in linea col fatto che in Lombardia ha luogo un quinto degli stage di tutta Italia (21% nel 2019, 20% nel 2020). Si registra però un lieve peggioramento nel 2020 della performance di “assunzioni in doppietta”, con 4.662 assunzioni, pari solo al 19% delle 24.645 che rappresentano per quello stesso anno il totale; e probabilmente non potrebbe essere altrimenti, essendo la Lombardia la Regione che ha patito gli sconquassi più grandi per lo scoppio della pandemia.A seguire Veneto e Lazio, che fanno una buona figura: il Veneto totalizza 6.723 assunti “in doppietta” nel 2019 e 3.336 nel 2020, che per entrambi gli anni rappresentano oltre il 13% di questo tipo di assunzioni, quando il numero dei suoi stagisti è stabile intorno al 10-11% di quelli di tutta Italia. Il Lazio porta a casa invece 6.495 assunzioni nel 2019 e 3.078 nel 2020, anche qui curiosamente realizzando la stessa identica percentuale per entrambi gli anni presi in esame – 12,5% – quando il numero dei suoi stagisti è, per il 2019 e 2020, intorno al 9-10% di quelli di tutta Italia.La Regione dove si assume di meno è la Calabria. Qui le assunzioni “in doppietta” sono state nel 2019 solamente 498, e 195 nel 2020, meno dell’1% del totale: peccato però che in Calabria siano stati realizzati il 3,5% di tutti i 355.863 tirocini extracurricolari del 2019, e addirittura oltre il 4% dei 234.513 tirocini 2020. Anche la Campania non ne esce benissimo: è il territorio dove si negli ultimi anni si è realizzato il 7% degli stage di tutta Italia (23.736 nel 2019, 17.167 nel 2020), ma le assunzioni “in doppietta” sono state solo 1.939 nel 2019, al di sotto del 4%; un lievissimo miglioramento si è verificato nel 2020 con 1.111 assunzioni di questo tipo, il 4,5% del numero complessivo a livello nazionale.Gli assunti “in doppietta” in Sicilia sono stati 1.413 nel 2019 (quasi 3% del totale) e 753 nel 2020 (3%). Un risultato non eccezionale ma nemmeno pessimo per una “terra di tirocini”, dove nel solo 2019 sono partiti ben 13.681 percorsi extracurricolari, e 10.570 nel 2020 - il che vuol dire il 4% di tutta Italia nel 2019, e il 4,5% nel 2020.Per concludere: il dato sugli “assunti in doppietta” è certamente simpatico, e a suo modo significativo; ma è troppo incompleto per rappresentare in maniera esaustiva l’aspetto della efficacia dei tirocini a livello occupazionale.Gli altri articoli di questo approfondimento:- Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici

Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti

Quanto ha inciso il Covid sulla possibilità di trovare un’opportunità di stage è noto: il numero delle attivazioni tra il 2019 e il 2020 si è ridotto di oltre un terzo (meno 34%), passando dalle quasi 356mila del 2019 alle 234.500 del 2020. Ma quanto ha inciso il Covid sulla probabilità di essere assunti dopo lo stage? Questa informazione, in forma generale e dettagliata e pubblica, non esiste. Ma ne esiste una, più circoscritta, che la Repubblica degli Stagisti ha ottenuto in inedito dal ministero del Lavoro, e che oggi pubblica in questa “operazione verità”.Si tratta di un dato che fotografa solo quelle persone che hanno avuto molta fortuna, e hanno realizzato in uno stesso anno l’agognata doppietta stage+assunzione. Qui si parla dunque, perché non ci siano fraintendimenti, di persone che hanno avuto una esperienza di tirocinio extracurricolare e poi sono state assunte (pressoché) immediatamente. La terminologia – “esperienza di tirocinio avuta nello stesso anno” – è proprio quella del ministero del Lavoro e indica una fattispecie particolare in cui il tirocinio ha preso avvio in un dato anno, si è svolto in quell'anno, si è concluso in quell'anno, sfociando poi in quello stesso anno in un vero contratto di lavoro in quello stesso posto (“presso stesso datore”, sempre nella terminologia ministeriale). Insomma, il sogno di ogni persona che attraverso uno stage spera di trovare un posto di lavoro.I dati inediti del ministero ci dicono che ciò è accaduto 51.232 volte nel 2019. Ciò vuol dire, nel dettaglio, che 25.259 uomini e 25.973 donne (notare che il bilanciamento di genere è perfetto in questo caso – anzi lievissimamente a favore delle donne, che sono qui il 51% a fronte di un 49% di uomini) si sono viste attivare un rapporto di lavoro appunto “a seguito di una precedente esperienza di tirocinio avuta nello stesso anno”.Questi 51.232 rappresentano il 14% dei circa 356mila tirocini complessivamente attivati nel 2019; ovviamente non rappresentano, invece, tutti i tirocini attivati nel 2019 e poi sfociati in assunzione, perché molti di quei tirocini hanno “scavallato” nel 2020 e risulteranno dunque nei dati delle assunzioni (non in doppietta, ovviamente) effettuate nel 2020.E poi cos’è successo? E’ successo che come sappiamo è arrivato il Covid. I dati forniti dal ministero ci dicono che nel 2020 la doppietta “stage+assunzione presso stesso datore tutto in un anno” è capitata solamente 24.645 volte: nel 51% dei casi a favore di uomini, con 12.581 ex stagisti subito assunti, e nel 49% dei casi a favore di donne, con 12.064 ex stagiste subito assunte.Rapportando questi 24.645 casi fortunati al totale dei 234.513 tirocini extracurricolari avviati nel corso del 2020, la percentuale che esce è 10,5%.Il Covid ha dunque diminuito di 3 punti e mezzo percentuali la probabilità di essere assunti dopo lo stage – quantomeno considerando questo particolare confronto omogeneo tra dati identici dei due anni 2019 e 2020.Ricordiamo per amor di completezza che i dati di questa tabella non sono interamente esaustivi dato che conteggiano solo, dei tirocini di un dato anno, solo quelli conclusi nello stesso anno in cui solo iniziati; e delle assunzioni solo alcune, e cioè quelle avvenute proprio in quell’anno – mentre altre assunzioni a seguito di tirocini avviati in quell’anno sono certamente avvenute l’anno successivo, e non sono state prese in considerazione. Inoltre, in questo caso non c’è nessuna restrizione rispetto al tempo intercorso tra la fine del tirocinio e l’inizio del rapporto di lavoro successivo, a patto che tale rapporto di lavoro fosse iniziato nell’anno giusto. Dunque: qui dentro il ministero ha conteggiato, per fare un esempio, persone che hanno fatto uno stage di un mese, l’han finito a marzo del 2019 e poi sono state assunte nove mesi dopo, a dicembre 2019, e persone che hanno fatto uno stage di sei mesi, l’han finito a settembre del 2020 e poi sono state assunte immediatamente a settembre 2020. In realtà, però, sempre il ministero ci dice che è raro che passi troppo tempo, in questi casi di doppietta: solo il 10% di tali assunzioni, nel 2019 e nel 2020, sono avvenute a oltre un mese di distanza dalla conclusione del tirocinio. Nove su dieci, per entrambi gli anni, sono avvenute entro un mese.Ultimo elemento da tenere in considerazione: nel 2020 c’è stato, proprio a causa del Covid, un inaudito rallentamento di migliaia e migliaia di stage, con un utilizzo mai visto prima dello strumento della “sospensione” del tirocinio, e in molti casi anche della proroga: e dunque è anche probabile che, in proporzione, vi siano stati nel 2020 meno tirocini avviati, svolti e conclusi che non negli anni precedenti.Tornando ai dati: la doppietta “stage+assunzione presso stesso datore tutto in un anno” nel 2019 è accaduta sopratutto nei settori “Trasporti, Comunicazioni, Attività  finanziarie ed altri servizi alle imprese” (15.114 assunzioni post stage, oltre il 29,5% delle occorrenze), nel settore “Commercio e riparazioni” (12.507 assunzioni, pari al 24,5% del totale) e nell’ “Industria in senso stretto” (10.439 assunzioni, pari al 20% delle 24.645 assunzioni complessive).I tre settori sono in cima alla “classifica” anche nel 2020, e con percentuali praticamente identiche: nell’area “Trasporti, Comunicazioni, Attività  finanziarie ed altri servizi alle imprese” sono avvenute 7.551 assunzioni post stage, pari a oltre il 30,5% delle occorrenze; nel settore “Commercio e riparazioni” 6.414 assunzioni, pari al 26% del totale; e nell’ “Industria in senso stretto” 5.178 assunzioni, pari al 21% delle 24.645 assunzioni complessive. C’è da notare che nel primo  e secondo caso le assunzioni sono equamente distribuite tra uomini e donne. Anzi, con leggera maggioranza di queste ultime: 3.366 a fronte di 3.048 uomini e 7.038 a fronte di 5.469 nel Commercio rispettivamente nel 2020 e 2019; 3.862 a fronte di 3.689 uomini nel 2020 e 7.691 a fronte di 7.423 uomini nel 2019 nei Trasporti, Comunicazioni, Attività  finanziarie etc. Mentre nel settore dell’industria le 5.178 assunzioni sono nella grande maggioranza di uomini: 6.424, pari al 61,5%, nel 2019; 3.334, pari al 64%, nel 2020.La percentuale però in qualche modo non potrebbe essere diversa, dato che le persone che fanno stage in questo settore sono in netta maggioranza uomini. Nell’anno 2019 i tirocini avviati nell’industria risultano essere stati 63.582, di cui il 63% (39.961) a favore di uomini; l’anno successivo sono stati 40.965, di cui addirittura il 65% (26.694) a favore di uomini. Mentre negli altri due settori menzionati c’è molto gender balance fin dalle attivazioni di stage.Il settore che l'anno scorso ha effettuato invece meno doppiette “stage+assunzione presso stesso datore tutto in un anno” – proporzionalmente con gli stagisti accolti – è stato, prevedibilmente, quello degli Alberghi e ristoranti con sole 1.388 assunzioni (nel 57% a favore di donne), fortemente colpito dalle chiusure imposte dalle misure per il contenimento della pandemia di Covid. Questo 1.388 rappresenta il 5% delle doppiette complessive del 2020: un valore più che dimezzato rispetto all’anno precedente, in cui la doppietta si era verificata 5.638 volte, pari all’11% delle 51.232 assunzioni complessive. Gli altri articoli di questo approfondimento:- Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici

Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici

Perché l’efficacia del tirocinio formativo in chiave di inserimento nel mondo del lavoro possa essere monitorata, valutata e discussa, c’è bisogno di dati. Dati che due ministeri possono reperire, raccogliere, ordinare e pubblicare: quello del Lavoro per i tirocini extracurricolari, e quello dell’Istruzione e dell’università (oggi diviso in due) per i tirocini curricolari.Si tratta di dati che devono essere pubblicati ogni anno, il prima possibile; non dati accorpati di trienni o quadrienni o decadi, non dati pubblicati anni dopo. Dati freschi, aggiornati, precisi.In particolare, serve conoscere quanti stage vengono attivati ogni anno (sembra un primo punto ovvio, ma per i curricolari manca perfino questo) e quanti stage portano a un contratto di lavoro. Bisogna dettagliare queste informazioni specificando quanti sono gli assunti entro un mese dalla conclusione del tirocinio, quanti assunti tra i 30 e i 90 giorni da quel momento, e quanti tra i 90 e i 182 giorni (cioè 6 mesi). Le assunzioni avvenute dopo i 6 mesi dalla fine dello stage non sono francamente così rilevanti, ma volendo si possono aggiungere, separatamente.Serve conoscere quali sono i tipi di contratto utilizzati per le assunzioni post tirocinio; e, in caso di contratti a tempo determinato, è indispensabile specificare quanti sono i contratti brevi (es., di durata inferiore a 6 mesi) e quanti invece più lunghi. Perché altrimenti in questo calderone un contratto di tre settimane finisce per “valere” tanto quanto un contratto di un anno, e questo mina il valore della statistica.Serve sapere i dati anagrafici degli assunti. Quanti uomini e quante donne? Quanti assunti giovanissimi, quanti giovani, quanti adulti, quanti senior? E serve avere il numero assoluto e anche il numero proporzionato a quante persone di ciascuna fascia di età hanno fatto stage nel periodo considerato.Serve sapere il grado di istruzione degli assunti. Solo così si può capire quanto lo strumento dello stage sia efficace per una persona con la licenza media, quanto per un laureato e così via.Serve sapere dove, geograficamente, avvengono le assunzioni. Regione per Regione, il numero assoluto e anche il numero proporzionato al totale degli stagisti in quella determinata Regione nel periodo considerato. Il dato geografico va incrociato con il dato delle classi di età, per capire se le Regioni che usano di più lo stage per le persone adulte-anziane sono anche quelle dove l’efficacia di questo strumento dal punto di vista dell’inserimento lavorativo è maggiore.Serve sapere dove, a livello di settore professionale, avvengono le assunzioni. Settore per settore, il numero assoluto e anche il numero proporzionato al totale degli stagisti in quel settore nel periodo considerato. Anche in questo caso, tale dato va incrociato con quello delle classi di età, specialmente per monitorare l’utilizzo – e il senso – dello strumento dello stage per le persone adulte-anziane in determinati settori.Serve sapere quali assunzioni avvengono nello stesso posto dove si è svolto lo stage (“presso stesso datore”) e quante invece in una realtà diversa (“presso datore differente”). Incrociando i dati con quelli anagrafici e quelli relativi alla tipologia contrattuale utilizzata.Serve sapere quante assunzioni fanno seguito a un tirocinio “corto” (indicativamente, fino a tre mesi), “medio” (tra tre e nove mesi) e “lungo” (oltre i 9 mesi).Serve sapere quanto vengono pagati gli stagisti, e quanto e come l'ammontare dell'indennità ricevuta si relaziona con la probabilità di essere assunti dopo lo stage: quanto cioè, nel caso delle assunzioni post tirocinio “presso stesso datore”, il fatto di erogare una indennità generosa o al contrario dare il minimo-minimo previsto dalla normativa regionale di quel dato territorio sia legato alla propensione ad assumere gli stagisti alla fine dell'esperienza formativa. Incrociando naturalmente i dati con quelli anagrafici e con quelli relativi ai settori professionali. Tutti questi dati non sono curiosità. Non sono dettagli ininfluenti. Sono informazioni dense di significato e indispensabili per poter inquadrare al meglio lo strumento dello stage e valutare la sua efficacia dal punto di vista dell'inserimento lavorativo. E siccome questi dati già esistono, quantomeno per gli extracurricolari, fare un'operazione trasparenza e renderli disponibili al pubblico è davvero ormai non più procrastinabile.Eleonora VoltolinaAltri articoli di questo approfondimento:- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio

Scuole superiori di quattro anni, come sta andando?

Approvato nel 2017 e in vigore dall’anno scolastico 2018/2019, il liceo sperimentale di quattro anni è nato con l’obiettivo di consentire agli adolescenti italiani di sostenere l’esame di maturità nell'anno in cui si compiono i diciott'anni, in analogia con quanto accade in altri paesi europei, senza variazione di tipologia di esame di Stato e titolo di studio finale.Il sistema scolastico italiano prevede infatti prevalentemente percorsi di cinque anni (dunque gli studenti fanno l’esame di maturità nell'anno in cui compiono diciannove anni), a differenza di quanto accade in molti paesi europei dove la durata è di quattro anni, come Spagna o Francia.In questa fase sperimentale sono attualmente 192 gli istituti con percorsi quadriennali: 100 stabiliti in una prima fase con il decreto 567 del 3 agosto 2017 e 92 in una successiva (decreto 89 del 2 febbraio 2018). Si tratta di scuole sia pubbliche che privati di differente tipologia, dai licei agli istituti tecnici o professionali, distribuite su tutto il territorio nazionale.Data la tempistica con cui furono autorizzati gli ulteriori 92 percorsi, non tutte le scuole sono state in grado di raccogliere le iscrizioni per far partire i loro percorsi dall’anno scolastico 2018/2019, per cui quell'anno sono stati attivati soltanto 122 percorsi, mentre i rimanenti hanno trovato avvio da quello successivo.Dal 2018 a oggi gli studenti iscritti ai percorsi quadriennali sono stati 13.984, per un totale di 870 classi – di cui 322 di istituti paritari, un 37% del totale. Ogni scuola ha la facoltà di far partire una classe prima per ogni anno scolastico, sì da costituire una unica sezione dedicata ai percorsi quadriennali.La maggior parte è attualmente presente, secondo i dati del ministero dell’Istruzione, in Lombardia con 45 istituti, seguita da Campania e Lazio entrambi con 21 e dalla Puglia con 16 scuole. Nei licei scientifici sono attivi la maggior parte dei percorsi quadriennali, 77 su 192 totali, seguiti dai licei classico e linguistico, rispettivamente con 23 e 21 istituti. I rimanenti sono licei artistici, delle scienze umane, musicale e coreutico, sportivo e istituti tecnici.Nel preparare questo articolo di approfondimento La Repubblica degli Stagisti ha provato più volte a contattare senza successo lo staff di Maria Palermo, che risulta essere la responsabile del progetto all’interno del ministero dell'Istruzione. Desideravamo analizzare e capire meglio  alcuni punti: purtroppo non è stato possibile, perchè dallo scorso maggio a oggi l'intervista non ci è stata accordata.In ogni caso, ecco le informazioni raccolte. Per accedere al percorso sperimentale vi sono dei requisiti: ogni dirigente scolastico poteva attivare una sola sezione quadriennale, con in media 25-30 alunni. Tra le caratteristiche da rispettare non accogliere iscrizioni di studenti che avessero già usufruito di abbreviazioni del percorso scolastico e di studenti provenienti per trasferimento da percorsi quinquennali, come nel caso di studenti bocciati. Ulteriori vincoli ed indicazioni riguardano l’operare senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.Nella proposta dovevano essere indicati: quadri orari annuali e settimanali; indicazione delle modalità di potenziamento dell’apprendimento linguistico attraverso l’insegnamento di almeno una disciplina non linguistica con metodologia CLIL, ossia che prevede l’insegnamento di contenuti in lingua straniera, a partire dal terzo anno di corso; descrizione delle attività laboratoriali e delle tecnologie didattiche innovative utilizzate per l’acquisizione di specifiche competenze disciplinari e trasversali; insegnamenti opzionali attivati; le modalità e tempi di attivazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro; criteri di priorità da applicare in caso di eccedenza di iscrizioni.«Questo è il terzo anno di sperimentazione, il prossimo anno si dovrebbero tirare le prime somme» racconta alla Repubblica degli Stagisti Massimo Di Paolo, dirigente scolastico del liceo scientifico Enrico Fermi di Sulmona in Abruzzo: «Ci sono state varie motivazioni a sostegno di questa scelta: innanzitutto quella del percorso quadriennale è stata una scelta sensata che dà cambiamenti reali nell’impostazione scolastica. C’è poi una motivazione di tipo tecnico: al centro della discussione tornano la valorizzazione della didattica e della sperimentazione che sono la componente strategica più caratterizzante della professione dell’insegnante. Un terzo fattore di tipo generale è la trasversalità dei saperi, con la contaminazione di programmi didattici che viaggiano parallelamente. Tutti elementi che, a mio avviso, andrebbero messi al centro della riforma della Pubblica Istruzione».Il dirigente abruzzese spiega in dettaglio come sono elaborati i percorsi di quattro anni: «I consigli di classe elaborano una pianificazione annuale interdisciplinare orientata all’attualizzazione di saperi con una forte contaminazione tra discipline. Questo approccio di tipo generale permette di individuare e rimuovere ripetizioni e ridondanze rintracciabili nei programmi annuali di cinque anni. Inoltre sempre il consiglio di classe assume una vera veste di team di lavoro che pianifica ogni 22 giorni le unità di apprendimento ben focalizzate sui nuclei fondanti e sulle competenze di programma. Il sistema di valutazione, poi, prevede, oltre alla tradizionale valutazione frontale con gli studenti, prove pluridisciplinari. Aspetto ancora più importante è un forte lavoro di attività laboratoriale in aula e un uso attento dei cicli di attenzione da parte della componente docente caratterizzato da 30 minuti di informazione, 20 di esercitazione e 10 per ricapitolare i concetti chiave. Importante sottolineare anche la specifica formazione dei docenti in possesso di competenze sulle didattiche differenziate e sul lavoro d’equipe».I riscontri tra docenti e studenti «sono molto positivi, i nostri ragazzi sono molto motivati e pronti ad affrontate il mercato del lavoro in cui c’è una grande richiesta di competenze scientifiche. Questo tipo di percorso consente ai ragazzi di acquisire un’adattabilità cognitiva più alta dello standard comune».A un anno dalla conclusione del primo ciclo di sperimentazione il rammarico di Di Paolo è che manchi ancora un momento di confronto con il ministero per tirare le somme: «C’è stata solo una giornata di studio diverso tempo fa, a cui non sono seguiti aggiornamenti».«Trovo la sperimentazione di quattro anni un’ottima opportunità in chiave europea, in quanto diverse nazioni propongono una formazione di dodici anni contro la nostra che è di solito di tredici», spiega Antonio Iaconianni, dirigente scolastico del liceo classico Bernardino Telesio di Cosenza, che attualmente conta 1100 studenti. «Molti vedono questo percorso come un liceo “compresso” ma in realtà c’è dietro un grande lavoro sia sulla metodologia che sui contenuti, con copresenze e attività innovative e interessanti».Come si fa allora a passare da un percorso di studi di cinque anni a uno di quattro? «Dato che siccome l’azione didattica viene distribuita in quattro anni anziché cinque bisogna agire in modo da sviluppare le stesse competenze in quell’arco temporale. Questo significa che il docente non finisce la lezione demandando tutto all’alunno ma c’è quello che noi definiamo laboratorio continuo, inteso non come spazio fisico ma didattico. Un altro punto è l’allineamento temporale dei contenuti, che deve essere rigorosamente rispettato».Secondo del dirigente calabrese oggi qualcosa andrebbe però rivisto: «Andrebbe potenziata l’attività di comunicazione: molte famiglie ancora non conoscono l’esistenza di questo percorso. Inoltre integrerei il percorso con dei laboratori in più per sperimentare sul campo quanto imparato ed essere ancora più pronti per il mondo del lavoro». In generale, secondo il dirigente scolastico di Cosenza, «le conoscenze acquisite sono le stesse di un percorso di quattro anni, il vantaggio consiste nell’ingresso anticipato nel mondo del lavoro e dell’acquisizione di una modalità di apprendimento basta sugli obiettivi più che sui tempi».Entro il prossimo anno il ministero dovrà decidere se andare avanti con la sperimentazione: «non sappiamo cosa deciderà il ministero, ci è stato detto che si sarebbe fatto un punto per capire come procedere, ma penso e spero si vada avanti» è l'auspicio di Antonio Iaconianni.Chiara Del Priore