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Digital Academy di Dedagroup, ancora pochi giorni per candidarsi

Siete laureati in informatica, ingegneria, matematica, fisica ed economia (o anche umanistica!), avete meno di 28 anni, una buona conoscenza della lingua inglese, siete alla ricerca di un lavoro e interessati alle nuove tecnologie?Se la risposta è sì, allora forse vi può interessare la Digital Academy di Dedagroup. Si tratta di un progetto che ha preso forma a inizio 2017, quando l’azienda ha deciso di approfondire le competenze necessarie per supportare la propria strategia di sviluppo. L’Academy è nata con lo scopo di alimentare costantemente l’ingresso in azienda di figure junior, formandole internamente per avere un modello di reclutamento e sviluppo del capitale umano. In pratica un tirocinio che investe sulle potenzialità dei singoli e sulla formazione per riuscire a formare e poi trattenere le risorse migliori al momento sul mercato.Se, quindi, avete tutti questi requisiti, ci sono ancora pochi giorni per candidarsi alla prossima Academy – si tratta della terza edizione – che partirà il 29 ottobre. E qualora non veniste selezionati per l’imminente percorso, il curriculum potrebbe essere preso in considerazione per le prossime edizioni. «La Digital Academy rappresenta non solo un’occasione unica per trasmettere il know how di Dedagroup, ma permette ai partecipanti di affinare le conoscenze teoriche acquisite nei loro percorsi accademici e di metterle in pratica», spiega Valentina Gilli, Hr Director Dedagroup: «È un percorso che offre la possibilità di mettersi alla prova, rispondendo alle richieste dei giovani che chiedono sempre più non solo di imparare un mestiere, ma soprattutto di allenarsi al come svolgerlo al meglio».Tutto parte dalle sei aziende del gruppo Dedagroup che segnalano alla direzione Hr le nuove richieste di personale in termini di numero e profilo. E in base a queste richieste vengono selezionate le candidature dei giovani. A questo punto parte l’Academy: una quindicina di giorni – quest'anno a partire dal 29 ottobre fino al 20 novembre – di lezioni nella sede base a Trento. Quindici giorni con un impegno full day dal lunedì al venerdì in cui, complice per molti la lontananza da casa e le tante ore di condivisione in azienda, si finisce per creare sempre gruppi molto affiatati e legati. Un percorso di formazione comune a tutti i tirocinanti, indipendentemente dalla sede di destinazione finale, che consente di trasmettere competenze trasversali, necessarie per tutti i ruoli; in questo periodo di permanenza a Trento l'azienda offre la possibilità di usufruire di scontistiche per il pernottamento in un ostello della città ed, eventualmente, anticipi a copertura dei costi.Per capire in cosa consista il lavoro per Dedagroup, si può dare un'occhiata a uno dei video pubblicati sul sito aziendale in cui tre ex partecipanti alla prima edizione della Digital Academy raccontano il loro percorso. Stefano Crepaldi, Andrea Finazzi e Giovanni Marcolla – oggi rispettivamente commerciale nell'unità di business technology & data sales, software developer, e addetto marketing e comunicazione – spiegano tutto quello che hanno avuto modo di imparare grazie a Dedagroup e i risultati che oggi, dal di dentro, hanno raggiunto.Per questa nuova Digital Academy si cercano in particolare ingegneri e laureati in economia da avviare al mondo della consulenza tecnico funzionale per il mercato bancario, e per quello della pubblica amminsitrazione. E poi c’è la richiesta di alcuni profili molto specifici: per esempio di un digital strategist con competenze seo, sem e social media marketing per la sede di Napoli, di un data scientist con competenze statistiche per le sedi di Milano e di Tortona, un software developer per il mondo public services per la sede di Trento e un analista funzionale per il mondo banche per la sede di Milano.Finita quindi la Academy a Trento, gli stagisti vengono mandati nelle sedi di destinazione dei tirocini e cominciano a ricevere un rimborso spese mensile di 550 euro a cui si aggiungono i buoni pasto. Ma, soprattutto, quella che si staglia all'orizzonte è la concreta possibilità di inserimento in azienda. In partenza non c’è già un numero prefissato di quanti saranno assunti, ma in potenza se i partecipanti mostreranno interesse, passione e volontà potrebbero essere tutti confermati. «Siamo sicuri che il continuo confronto con professionalità esperte, quali quelle presenti in Dedagroup, e con le richieste in costante evoluzione derivanti dal mondo della digital economy, offrirà agli stagisti gli strumenti per giungere a una crescita professionale», spiega Gilli. I tirocinanti vengono inseriti nelle varie sedi del gruppo sparse sul territorio nazionale anche sulla base della residenza del partecipante e sulle sue aspirazioni professionali. Solo una tantum, nel corso dei sei mesi, gli sarà chiesto di tornare nel capoluogo trentino per completare una parte della formazione.Dedagroup è oggi uno dei più importanti attori dell’Information technology: con un fatturato di 230 milioni di euro e oltre 1.600 collaboratori, conta più di 3.600 clienti. Azienda italiana con la sede principale a Trento ma filiali in tutta Italia e all’estero, supporta aziende, enti pubblici e istituti finanziari nelle loro strategie It e digitali. Nata nel 2008, ha sviluppato una crescita costante, internazionalizzando le operazioni in Messico, Stati Uniti e Medio Oriente, e nell'autunno 2018 è entrata a far parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti.Per le precedenti edizioni della Digital Academy, Dedagroup ha ricevuto circa 300 candidature e selezionato 26 ragazzi che hanno partecipato al programma. Di questi solo uno ha preferito seguire poi un altro percorso professionale, mentre gli altri sono stati tutti inseriti nelle diverse sedi sul territorio nazionale. «Credo che i risultati raggiunti siano la testimonianza tangibile del successo dell’iniziativa», commenta Gilli.La mission, quindi, è quella di formare figure per il reparto digital e, soprattutto, portare il digital in tutte le attività aziendali. Perché la Digital Academy vuole proprio colmare il gap che ad oggi ancora esiste tra le competenze strategiche richieste dalle aziende e le conoscenze dei candidati. Se, quindi, avete le caratteristiche elencate, bisogna fare in fretta e candidarsi. In palio non c’è solo uno stage, ma probabilmente anche un posto di lavoro. Marianna Lepore

Nuove assunzioni in Rai, finisce la validità della graduatoria 2015: ci sarà un'altra selezione l'anno prossimo?

La validità della graduatoria cesserà domani, lunedì 15 ottobre; e allora oggi è tempo di analisi. La selezione coinvolse in prima battuta circa 2.600 candidati. Eccoli, allora, i numeri: duecento persone a cui è stato proposto un contratto, da alcuni rifiutato, e oltre 150 persone ad oggi assunte con contratti a tempo determinato: è questo il primo bilancio della selezione pubblica per giornalisti in Rai, bandito nel 2014 e svoltosi nell’estate 2015.«Ci fu tanta polemica su quella selezione. Dissero: non chiameranno nessuno. I profeti di sventura, però, hanno avuto torto perché non solo la Rai ha chiamato, ma abbiamo avuto bisogno di più persone di quelle inizialmente immaginate. Chi aprì tutte le polemiche, anche su quella che definirono la “deportazione” a Bastia Umbra per il multiple choice, ha avuto torto su tutta la linea. E oggi in Rai abbiamo più di 150 persone che devono dire grazie solo alla loro capacità di aver vinto una selezione pubblica». Con queste parole Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai, sintetizza il percorso che dal 2014 portò prima alla pubblicazione del bando, poi alla prova preselettiva a cui parteciparono circa 2.600 persone con un'età media tra i 30 e i 40 anni, fino alle ulteriori prove per stilare una graduatoria di 100 professionisti che nell’arco di tre anni sarebbero stati chiamati dalla Rai per contratti a tempo determinato.Il bilancio sembra positivo: «Sono stati offerti contratti a termine per la gran parte in redazioni regionali, ma anche nelle altre testate come tg1, tg2, tg3, raisport» spiega Di Trapani alla Repubblica degli Stagisti. Contratti a termine proposti non da un’azienda qualsiasi, ma dalla Rai: il che significa iniziare sì un percorso di precariato ma all’interno degli accordi Rai – Usigrai, quindi di durata molto ristretta, massimo 36 mesi. Che, in aggiunta, potrebbero anche diminuire visto che «in queste settimane dovremmo discutere ulteriori modifiche derivanti dal cosidetto decreto dignità».Le polemiche all’epoca ci furono anche per la sede di destinazione, che poteva essere qualsiasi regione. Ma anche in questo caso non c’erano tempi minimi necessari per richiedere un eventuale trasferimento. Tanto che ad oggi «abbiamo oltre un centinaio di richieste di trasferimento, che non riguardano solo concorsisti, per essere assegnati a una sede per loro più adeguata. Una richiesta legittima». Rifiutare una proposta di contratto voleva dire perdere la chance di entrare in Rai, ma questo non è successo per tutte le proposte perché alla fine si è fatta una ragionevole distinzione grazie a un accordo tra sindacati e azienda. C’erano, infatti, due grandi fattispecie: i così detti contratti nei fatti di organico, della durata di 12 mesi, e quelli brevi legati a esigenze temporanee e contingenti. «Rifiutare un contratto di 12 mesi comportava inevitabilmente l’esclusione, come previsto da bando. Mentre le offerte per le sostituzioni ferie, di due o tre mesi, o le sostituzioni maternità, di cinque mesi, essendo contratti più brevi e spesso in sedi diverse dai luoghi di residenza, non comportavano un’esclusione». Il ragionamento dietro a questa scelta è semplice: «se devi cambiare vita lasciando un lavoro precedente e una città per un contratto nei fatti di organico di dodici mesi che ti fa entrare nei bacini previsti dagli accordi Rai-usigrai, allora quella è un’offerta solida. Se invece devi lasciare tutto e dare anche una risposta in tempi brevi per un contratto dai 2 ai 5 mesi, oggettivamente era una scelta troppo pesante per il professionista». Per questo motivo la rinuncia non comportava l’esclusione. Nessuna precedenza, però, a chi aveva figli. Perché in ogni caso si è dovuto seguire l’ordine della graduatoria. Che, come da accordi sindacali e come ribadito dal contratto di servizio, scade il 15 ottobre.Contro questa scadenza, però, si è posto il Comitato per l’informazione pubblica, fondato da oltre 100 professionisti risultati idonei alla selezione del 2015, ma classificatisi in graduatoria tra la 201esima e la 392esima posizione. Il Comitato ha chiesto il 27 settembre al neo presidente Foa di “prorogare la graduatoria attualmente in vigore fino al suo esaurimento”. E qualche giorno dopo ha presentato un ricorso al Tar per l’accesso agli atti della selezione. «Come Usigrai abbiamo firmato un accordo che prevedeva una validità triennale della graduatoria» ripete Di Trapani. «Chi ha fondato questo comitato rivendica dei diritti ed è giusto che possano farlo. Noi siamo chiamati a fare accordi. Quello stipulato aveva una validità triennale e su quel solco ci muoveremo».Il 15 ottobre, quindi, la graduatoria cessa di avere valore. A quel punto tutti quelli che hanno inziato a lavorare in Rai attraverso la selezione pubblica si troveranno già in un percorso di organico o in uno di precariato che li porterà all’assunzione. Saranno loro quindi a coprire le eventuali sostituzioni future e a questi si aggiungeranno anche un’altra dozzina di colleghi che avevano partecipato a una selezione interna nel 2014 tra assistenti ai programmi, programmi registi e partite iva che avano però contratti di natura non giornalistica con la Rai. «Per il resto noi auspichiamo che si faccia con urgenza una nuova selezione pubblica. Lo stiamo chiedendo da mesi» sottolinea Di Trapani, «quando ormai era chiaro il percorso e i ritmi di assunzione. Lo abbiamo sottoscritto anche nel contratto di lavoro tra Rai e Usigrai in Primavera, dove c’è un impegno a discutere una nuova selezione pubblica su richiesta del sindacato». Necessaria anche per dare l’opportunità di partecipare ai tanti nuovi professionisti che dal 2014 ad oggi hanno superato l’esame di abilitazione. Questa volta, però, l’Usigrai si augura che nel nuovo bando ci sia un maggiore aggancio territoriale, per dare a chi si candida una maggiore certezza rispetto alle ipotesi e alle opportunità eventuali di collocazione, ma anche per dare alle redazioni, specie regionali, una maggiore sicurezza di continuità di presenza in organico.Se il sindacato, quindi, chiede una nuova selezione pubblica, ritenendo che sia questa l’unica strada irriversibile per accedere, la Rai dal canto suo non si è ancora espressa ma non sembra avere al momento preclusioni sull’argomento. Certo adesso è arrivato un nuovo gruppo dirigente e bisognerà quindi vedere qual è la loro posizione. Ma la speranza Usigrai è che si possa continuare su quella strada. E a chi fosse scettico sulla necessità di reclutare altro personale giornalistico in un’azienda che nell’ultimo bilancio disponibile, quello del 2017, al 31 dicembre contava 1.816 giornalisti, di cui 189 a tempo determinato e 1.627 a tempo indeterminato, ci pensano i dati a dimostrare che non è così. «Quasi tutte le redazioni ci richiedono di adeguare l’organico perché manca personale. Non solo a causa dei pensionamenti, ma anche perché l’aumento della produzione richiede un adeguamento». È il caso delle redazioni regionali dove è partita la sperimentazione sul web e sui social, con la conseguenza di un importante incremento dal punto di vista della produzione «che non può essere fatto a costo zero e a parità di organico». Perché le redazioni regionali già lavorano al limite e un ulteriore produzione rischierebbe solo un abbassamento della qualità. Una nuova selezione, quindi, per ampliare gli organici ma anche per esigenze estemporanee come le sostituzioni maternità. Senza un bacino di reperimento, infatti, «non si possono sostituire le mamme in maternità, cosa eticamente riprovevole», perciò è obbligatorio averne uno da cui attingere. «E per formarlo ho bisogno di una selezione pubblica», dice Di Trapani.Alla vigilia dello scadere di una graduatoria che quattro anni fa sembrava un progetto impossibile e che invece ha dato la possibilità a molti di iniziare una carriera in Rai, si rende sempre più evidente la necessità di una nuova selezione che superi le criticità che all’epoca fecero discutere e che continui la buona pratica recentemente iniziata. Marianna Lepore

Congedo di paternità, il presidente della Camera riceve i promotori della petizione per salvarlo (e ampliarlo)

A fine anno termina la sperimentazione relativa al congedo di paternità obbligatorio, che stabilisce la possibilità per i neo-papà di beneficiare di quattro giorni di congedo retribuiti al 100% entro i primi cinque mesi dalla nascita del figlio. La disposizione era entrata in vigore lo scorso anno a seguito della legge di Bilancio, ampliando i due giorni obbligatori introdotti nel 2012. Fino a quel momento per i padri c’era solo la possibilità di usufruire del congedo parentale, ossia l'astensione facoltativa dal lavoro fino all'ottavo anno di età del bambino per un periodo di tempo continuativo o frazionato e una retribuzione al 30% dello stipendio (che esiste tuttora e può essere richiesta da entrambi i genitori).Nella mattinata di ieri il presidente della Camera Roberto Fico ha ricevuto una delegazione dei promotori e firmatari - nello specifico Titti Di Salvo, ex sindacalista e presidente di LED (Libertà e Diritti), Alessandro Rosina, docente dell'università di Cattolica di Milano e l’imprenditrice Riccarda Zezza - della petizione, online dagli inizi di settembre, che chiede di rendere strutturale il congedo di paternità obbligatorio, estendendone la durata da quattro a dieci giorni. La petizione – che ha finora raccolto oltre 6.300 firme; non ha una scadenza, se non quella temporale legata alla prossima legge di Bilancio – è stata consegnata al presidente della Camera.«La petizione punta a far stanziare le risorse nella legge di bilancio per rendere obbligatorio il congedo di paternità» spiega alla Repubblica degli Stagisti Titti Di Salvo:  «C’è un obiettivo che ha quindi una scadenza temporale legato appunto alla legge». Rendere strutturale questa misura ha ovviamente un costo, stimato in 10 milioni per ogni giorno di congedo obbligatorio di paternità: «Per coprire i 10 giorni servono 100 milioni l’anno su una stima di nascita di 400mila nuovi nati ogni anno». I dati parlano intanto di un crescente utilizzo del congedo obbligatorio: se nel 2015 il numero di beneficiari era di circa 72mila, nel 2017 si è passati a oltre 107mila, mentre i primi dati di quest’anno parlano solo per i primi sei mesi di oltre 56mila beneficiari.La questione però non è meramente numerica, o meglio non solo: «L’architrave di tutto è la condivisione delle responsabilità genitoriali, cambiando un approccio che vede nella madre la persona su cui caricare la cura dei figli» continua Di Salvo: «Tutto questo faciliterebbe al tempo stesso l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro e la conciliazione vita-lavoro. Inoltre c’è anche un fondamentale aspetto motivazionale ed emotivo, legato al desiderio dei padri verso la cura dei figli. Non pensiamo che basti questa misura, ma bisogna partire da qui per fare una rivoluzione culturale». «Io non credo, purtroppo, che attualmente il congedo di paternità sia un tema prioritario» le fa eco Riccarda Zezza: «C’è un tema di costi – e quando si tratta di metterci dei soldi bisogna essere molto motivati – e c’è un problema culturale. Oggi non esiste nessuna parità in termini di occupazione tra uomo e donna: lavorano tre uomini su quattro e due donne su quattro, senza considerare che molte non cercano lavorano o non hanno un’occupazione. La donna che lavora fuori casa vive la dimensione familiare mediamente tre ore al giorno contro una degli uomini».L'incontro con Roberto Fico è stato importante per la sensibilizzazione sul tema: «Il presidente della Camera ha compreso il valore trasversale del congedo di paternità, anche se credo si senta disarmato rispetto al carattere di urgenza e al poco tempo disponibile. Tuttavia ha annuito e concordato sulla necessità di portare il nostro Paese nel terzo millennio: i padri ci sono già, lo Stato ne è consapevole e non può ignorarli».«Il problema è che oggi non ci sono norme che agevolino questa condizione di parità» continua Zezza: «Ci sono meccanismi che invogliano le donne a stare a casa, e non gli uomini. Ad esempio, il nostro congedo di maternità è uno dei più protettivi se rapportato al resto d’Europa, per durata, garanzie, rigidità. Relativamente al congedo parentale, invece, considerando che è retribuito al 30% di solito lo prende chi guadagna meno, che nella maggior parte dei casi è la donna».Confronto con il resto d’Europa che risulta impietoso anche quando si parla dello stesso congedo di paternità: «Nella maggior parte dei paesi europei si parla di settimane, in Italia di giorni. Trovo allucinante che in Italia dopo il matrimonio l'uomo abbia diritto a 15 giorni di congedo, dopo la nascita di un figlio no. Il tema della paternità è ancora tutto da costruire» si rammarica Zezza. Anche per questo il programma Maam è stato esteso da quest’anno anche ai padri, ottenendo una buona risposta, con circa mille partecipanti a oggi.È necessario quindi continuare a promuovere la petizione, per ampliare la conoscenza del congedo di paternità obbligatorio e la mobilitazione: «quelli della petizione sono numeri buoni, ma bisogna fare ancora tanto. Trovo assurdo che ci si attivi di fronte al pericolo, al rischio di perdere dei diritti, ma non quando è necessario difenderli», conclude la Zezza.Il prossimo step è la convocazione di un incontro sul tema anche con il presidente del Senato e i gruppi parlamentari: «Aspettiamo riscontro da loro» conferma Di Salvo.È opportuno anche, tuttavia, che quella del congedo di paternità non sia considerata una misura isolata, ma venga compresa nell’ambito di un insieme più ampio di iniziative legate alla genitorialità, a oggi da costruire o quantomeno ampliare.Chiara Del Priore

Premi di laurea, quasi 90mila euro in palio: tutte le scadenze da oggi a fine anno

L’autunno porta numerosi nuovi bandi relativi a premi di laurea, con scadenze che vanno da ottobre alla fine dell'anno e un "montepremi" che sfiora complessivamente i 90mila euro. Ecco una panoramica, ordinata secondo il criterio della scadenza più imminente. Mancano pochi giorni, la data fissata è lunedì 15 ottobre, per partecipare al premio «Si può fare di più», incentrato sul tema dell'economia circolare e destinato a laureati di qualsiasi ateneo italiano che abbiano discusso la tesi tra il primo luglio 2017 e il primo settembre 2018 in uno dei cinque ambiti che rappresentano le sezioni oggetto del premio: acqua, energia, economia circolare, cultura circolare e principi della Carta della Terra, documento alla cui stesura partecipò Padre Vittorio Falsina, scomparso all'età di 39 anni. L'importo dei premi è di 1500 euro o un tirocinio di sei mesi per le prime quattro sezioni, mentre per la quinta è previsto un viaggio studio di 15 giorni. Il modulo di partecipazione è scaricabile dal sito della Fondazione Cogeme, che promuove il premio, e deve essere inviato insieme alla documentazione prevista dal bando all'indirizzo segreteria.fondazione [chiocciola] cogeme.net.Il premio Giorgio Ambrosoli, intitolato all'avvocato assassinato nel 1979, è promosso dal Comune di Milano ed è rivolto a giovani che abbiano approfondito con i loro studi il tema dell'etica applicata all'attività economica. L'ultimo giorno utile per fare domanda è il prossimo martedì 16 ottobre. Sono previsti tre premi dell'importo di 5mila euro ciascuno. La domanda di partecipazione, insieme alla copia della tesi e al certificato di laurea, possono essere consegnati a mano o spediti al Gabinetto del sindaco presso la sede del Comune di Milano (in particolare all'Unità Affari Legali, Nomine Incarichi in Piazza Scala 2).Sempre il Comune di Milano bandisce il premio Giovanni Marra, intitolato a un presidente del Consiglio Comunale scomparso prematuramente. Anche in questo caso la scadenza per le domande di partecipazione è fissata al 16 ottobre. Possono concorrere laureati e ricercatori autori di elaborati sul tema del bilancio sociale. L'importo del premio è di 5mila euro. La candidatura e la relativa documentazione vanno consegnati a mano o spediti alla sede del Comune di Milano.C'è qualche giorno in più – la scadenza è sabato 20 ottobre – per inviare la propria tesi di laurea per provare ad aggiudicarsi uno dei due premi dell’importo, rispettivamente, di mille (con eventuale pubblicazione) e 500 euro, messi a bando dall’Unione Nazionale Consumatori. Tema la protezione del consumatore, con particolare riferimento alle problematiche di consumo legate a Big Data, intelligenza artificiale, algoritmi, profilazione e, in generale, ambienti digitali e internet. Possono conseguire all’assegnazione i laureati che hanno conseguito il titolo accademici tra il 10 ottobre 2017 e il 10 ottobre 2018. I candidati dovranno inviare tramite raccomandata alla segreteria del premio “Vincenzo Dona” presso l’Unione Nazionale Consumatori – via Duilio 13, 00192 Roma – entro il 20 ottobre domanda di partecipazione, sintetico cv e sintesi dei contenuti della tesi in massimo 5mila battute. Inoltre la copia della tesi su supporto elettronico va inviata all’indirizzo info [chiocciola ]consumatori.it, specificando nell’oggetto “Bando Premio di laurea Vincenzo Dona 2018”. Il premio sarà consegnato il 16 novembre 2018, in occasione della cerimonia di consegna del premio Vincenzo Dona.Sono quattro i premi, del valore di 500 euro ciascuno, messi per l'ottavo anno a disposizione dal Consorzio RFX, di cui due rivolti a laureati magistrali sui temi della fisica dei plasmi e della fusione termonucleare controllata e due sui temi dell'ingegneria dei plasmi e della fusione nucleare controllata. Possono partecipare i laureati di tutti gli atenei italiani che hanno discusso la tesi tra il primo ottobre 2017 e il 30 settembre 2018. La domanda va presentata entro il 30 ottobre. Candidatura e copia della tesi vanno inoltrati in formato digitale all'indirizzo email direzione.rfx [chiocciola] igi.cnr.it.È invece alla prima edizione il premio intitolato allo scrittore Michele Malanca, assegnato a elaborati che illustrino ideali, stile e contenuti delle opere letterarie dello scrittore. Il premio si articola in tre sezioni: saggistica, rivolta ad autori di opere pubblicate tra il primo gennaio 2017 e il 30 settembre 2018, opere letterarie e teatrali, e tesi di laurea, rivolta ad autori di elaborati su Michele Malanca discussi sempre nello stesso intervallo di tempo. Ciascuna sezione prevede un premio dell'importo di cinquemila euro. La documentazione per la selezione va inviata in formato elettronico all'indirizzo premiocriticaletteraria [chiocciola] libero.it, con gli allegati descritti nel bando entro il 31 ottobre prossimo.E ancora: il premio Aifos (acronimo che sta per Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro), con scadenza mercoledì 31 ottobre, è destinato ad autori di tesi sui temi della salute e sicurezza sul lavoro, discusse nell'anno accademico 2017-2018. Le prime sette tesi selezionate avranno diritto a un premio di 500 euro, la pubblicazione della tesi sul sito dell'Aifos e un abbonamento annuale alla rivista dell'Aifos Quaderni della sicurezza. Gli elaborati vanno presentati in formato digitale entro la data segnalata all'indirizzo info [chiocciola] fondazioneaifos.org, insieme alla domanda di partecipazione.Sono complessivamente sette, tre principali e quattro aggiuntivi, i premi previsti dallo Young Academics Award 2018, dedicato alla gestione della sostenibilità dell'acqua nelle Alpi e rivolto a laureati magistrali che hanno discusso i propri elaborati nel 2016, 2017 anche qui entro il 31 ottobre 2018. I primi tre premi ammontano rispettivamente a mille, 750 e 500 euro, gli altri quattro a 500. La domanda di partecipazione va compilata online in lingua inglese e a essa vanno allegati copia e abstratc digitali della tesi e copia del certificato di laurea.Ruota intorno a temi quali gestione del territorio, rifiuti, mobilità, impronta ecologica il premio Dario Ciapetti, intitolato al sindaco di Berlingo, piccolo comune del bresciano, scomparso tragicamente nel 2012. Il premio, del valore di 1500 euro, è rivolto a laureati che hanno discusso tesi di laurea magistrali o specialistiche su questi argomenti di qualsiasi università. La domanda va finalizzata anche in questo caso entro mercoledì 31 ottobre in modalità telematica, scaricando l'apposito modulo dal sito.Scadenza lunedì 5 novembre per il premio Alto Vicentino Ambiente, destinato a tre tesi di laurea discusse tra aprile 2016 e ottobre 2018 sui temi delle nuove tecnologie e dei materiali riciclabili. I premi consistono rispettivamente in 1500, 1000 e 500 euro. La domanda dovrà pervenire via mail entro il 5 novembre all'indirizzo comunicazione [chiocciola] altovicentinoambiente.it, mentre tutta la documentazione cartacea e in formato elettronico dovrà essere inviata entro il 13 novembre. Il premio Matteo è invece intitolato a Matteo Lanzoni, socio del Rotaract Firenze Brunelleschi scomparso all'età di soli venticinque anni. Il premio, dell'importo di 2mila euro, intende valorizzare i lavori accademici – tesi di laurea, dottorato o master discussi tra il primo gennaio 2017 e il 15 novembre 2018 – dedicati al tema della sicurezza stradale. La candidatura va inviata entro venerdì 16 novembre tramite raccomandata A/R all'indirizzo del Rotaract Club Firenze Brunelleschi, riportato sul bando.L'Ancl, Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro - Unione provinciale di Vicenza, ha bandito tre premi di laurea, destinati a laureati presso l'ateneo di Padova nel corso di laurea in Consulente del Lavoro che hanno discusso la tesi tra il primo ottobre 2017 e il 31 ottobre 2018. Gli importi sono per i primi due di 1500 e 500 euro più un percorso formativo gratuito presso l'Ancl, mentre per il terzo classificato è previsto unicamente il percorso formativo gratuito. La candidatura deve essere inoltrata entro il 16 novembre prossimo secondo le modalità previste dal bando.Il premio Filca–Cisl 2018 è dedicato ai migliori elaborati discussi nell'ambito delle facoltà di architettura, ingegneria ed economica sul tema del riutilizzo e della riconversione delle cementerie italiane dismesse e prevede tre riconoscimenti, del valore rispettivamente di 2mila il primo, e mille gli altri due. Le tesi dovranno essere inviate entro martedì 20 novembre in modalità telematica, compilando il modulo disponibile sul sito Filca–Cisl.È fissata invece a venerdì 30 novembre la scadenza per l’invio della candidatura per aggiudicarsi il premio di laurea Jo Cox, indetto dall’associazione iMille e intitolato a Hellen Joanne “Jo” Cox, deputata inglese contraria all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea vittima di un attentato due anni fa, arrivato alla terza edizione. Tema: studi sull’Europa. Il valore del premio è di 1500 euro, destinatari sono laureandi con discussione della tesi in ambito economico, politico o sociale programmata entro sei mesi oppure laureati da non più di un anno. L’elaborato può essere in italiano o inglese, il premio è aperto a cittadini italiani, europei e del Regno Unito. La tesi e il cv in formato elettronico vanno inoltrati tramite posta elettronica all’indirizzo premiocox [chiocciola] gmail.com. Se la tesi è in italiano, va allegato anche un breve riassunto (massimo due pagine) in inglese.Stessa scadenza per il premio Laura Conti, al quale possono concorrere autori di tesi di laurea su temi quali educazione ambientale, mobilità intelligente, rifiuti, discusse negli anni accademici dal 2006-2007 in poi. Sono previsti tre riconoscimenti, dell'importo rispettivamente di 1000, 500 e 250 euro. Gli elaborati vanno spediti entro il 30 novembre alla sede dell'Ecoistituto e della Fondazione ICU, promotori del premio.Il giorno di Sant'Ambrogio, il 7 dicembre, scadono i termini per il premio di laurea intitolato a Irma Battistuzzi, diplomata alla scuola di ostetricia dell'università di Padova il 15 giugno 1940. Il premio, dell'importo di 2500 euro, è rivolto a laureati in ostetricia presso l'ateneo di Padova nell'anno accademico 2017-2018. La domanda deve essere compilata secondo lo schema presente in calce al bando e va inoltrata in formato elettronico all'indirizzo email riportato al suo interno. Alla domanda vanno allegati cv, lettera motivazionale e documento di identità.Sempre il 7 dicembre è l'ultimo giorno utile per candidarsi al premio Vittorio Bachelet, dell'importo di 1500 euro, dedicato al giurista e politico italiano e rivolto a studenti laureati in giurisprudenza, scienze politiche, sociologia, filosofia, storia e affini, la cui tesi abbia attinenza con lo sviluppo e la riforma delle istituzioni democratiche, la partecipazione e la cittadinanza attiva, con particolare riguardo all'esperienza italiana dell'età contemporanea. Sono ammesse tesi magistrali o specialistiche discusse presso università italiane o pontificie, discusse nel periodo compreso tra il 1 dicembre 2017 e il 30 novembre 2018. La domanda va redatta in modalità cartacea e spedita con raccomandata A/R alla sede romana dell'Istituto Bachelet, in via Aurelia 481.Il 20 dicembre è l’ultimo giorno per inviare il proprio elaborato per il premio Giuditta Nanci indetto dall’Associazione Stampa Parlamentare e intitolato alla giornalista parlamentare scomparsa nel 2004, dell’importo di 3mila euro. In questo caso possono concorrere al premio gli autori di una ricerca, studio o tesi di laurea sul giornalismo politico-parlamentare. Sono ammessi anche lavori presentati a partire dal 10 gennaio 2017 come elaborato per l’esame di Stato presso l’Ordine dei giornalisti. Al premio possono concorrere autori di elaborati che non hanno compiuto il quarantesimo anno d’età al 31 dicembre 2018. La domanda di partecipazione va compilata in carta semplice e indirizzata all’Associazione stampa parlamentare entro la data indicata.AgroInnovation Award è un premio istituito dall’azienda Image Line in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili, che prevede sette borse di studio del valore di mille euro ciascuna per le tesi di laurea magistrali e altre sette dell’importo di 500 euro per quelle triennali dedicate a temi quali rapporto economia-ambiente, ingegneria agraria, nutrizione delle piante e zootecnia. Le candidature sono aperte a studenti che si sono laureati nel corso di quest’anno, che hanno tempo fino al 31 dicembre per inviare la domanda in formato elettronico all’indirizzo marketing [chiocciola] imageline.it secondo le modalità indicate nel bando. Alla domanda vanno allegati copia digitale della tesi e relativo riassunto, copia digitale del certificato di laurea e fotocopia del proprio documento di identità.Sono dedicati infine a studi nel settore del diritto della comunicazione e delle tecnologie, del diritto societario e delle life sciences i tre premi di laurea banditi dallo studio Portolano Cavallo, destinati a lavori discussi tra il 16 novembre 2017 e il 15 novembre 2018. Per tutti e tre è previsto un riconoscimento di mille euro. L'elaborato, insieme ad abstract della tesi, cv e certificato di laurea, va inviato online attraverso il form online presente sulla pagina Lavora con noi dello studio entro l'ultimo giorno dell'anno: il 31 dicembre.Chiara Del Priore

Oltre 350 tirocini in consolati, ambasciate e istituti di cultura: nuovo bando Maeci-Crui aperto fino al 12 ottobre

C’è tempo fino alle 17 di venerdì 12 ottobre per candidarsi al nuovo bando Maeci-Crui, che mette in palio 357 tirocini curricolari da svolgere nel periodo compreso tra il 14 gennaio e il 12 aprile 2019 presso rappresentanze diplomatiche, uffici consolari e istituti italiani di cultura.Il precedente bando, uscito a maggio con un numero praticamente equivalente di opportunità (in quel caso 349) aveva fatto registrare ben 1.225 candidature (benché ogni candidatura sia da considerare doppia, dato l’obbligo per ciascun candidato di indicare due sedi di preferenza), di cui tuttavia solamente 355 con tutti i requisiti necessari per essere esaminate dalla Commissione; un numero, dunque, relativamente ristretto e destinato a ridursi ulteriormente a seguito delle rinunce da parte di alcuni candidati: ben 82 ragazzi hanno infatti cambiato idea all’ultimo momento, facendo così sì che i tirocini effettivamente attivati siano stati stati solamente 273.Per questo, se si hanno ben chiari i requisiti di accesso, la concorrenza potrebbe essere in fin dei conti non così spietata. La prima cosa da considerare è che questi tirocini, essendo curricolari, sono diretti solamente agli studenti universitari iscritti a uno dei 50 atenei (due in più rispetto al precedente bando, con l’ingresso dell’università di Napoli “Federico II” e di quella di Torino) aderenti all’iniziativa (l’elenco completo si trova, per comodità, in fondo alla pagina) che frequentino uno dei seguenti corsi di laurea magistrale o a ciclo unico: Giurisprudenza, Finanza, Relazioni internazionali, Scienze dell’economia, Scienze della politica, Scienze delle pubbliche amministrazioni, Scienze economiche per l’ambiente e la cultura, Scienze economico-aziendali, Scienze per la cooperazione allo sviluppo, Servizio sociale e politiche sociali, Sociologia e ricerca sociale, Studi Europei. La rosa delle lauree ammissibili si allarga (anche questo elenco si trova, per comodità, in fondo alla pagina) per le opportunità presso gli istituti italiani di cultura; qui c'è anche Lingue, non accettata invece ai fini dei tirocini in ambasciata dal momento che questo tipo di laurea non è valido ai fini dell’accesso al concorso per diplomatici.Necessari alla candidatura sono poi i seguenti requisiti: la cittadinanza italiana; non essere stati condannati o imputati in procedimenti penali; avere un’età non superiore ai 28 anni; avere acquisito almeno 60 crediti formativi universitari (cfu) nel caso delle lauree specialistiche o magistrali e almeno 230 cfu nel caso delle lauree magistrali a ciclo unico; avere una conoscenza certificata della lingua inglese a livello B2; avere riportato una media delle votazioni finali degli esami non inferiore a 27/30. Non possono candidarsi nuovamente coloro che hanno già svolto un tirocinio Maeci-Crui o che hanno rinunciato in passato al posto offerto, mentre potranno ritentare i candidati selezionati per un subentro che avessero rinunciato a suo tempo al posto offerto.Per i tirocinanti è previsto un rimborso spese «nella misura minima di 300 euro mensili», erogato dall’ateneo di appartenenza, a cui si aggiunge, in alcuni (pochi) casi, un alloggio gratuito, messo direttamente a disposizione dalla sede ospitante. Per questo bando, a fornire gratuitamente tale alloggio sono solo 16 sedi estere e precisamente le ambasciate italiane a Madrid, Riga, Addis Abeba in Etiopia, Algeri, Doha in Qatar, Herare in Zimbabwe, Il Cairo, Khartoum in Sudan, Luanda in Angola, Riad in Arabia Saudita, Tbilisi in Georgia; il consolato generale a Marsiglia; gli istituti italiani di cultura di Stoccolma, Addis Abeba, Algeri e Toronto. Tutti gli altri dovranno far fronte da soli ad alloggio e spese quotidiane: un dato da non sottovalutare, forse, al momento della scelta della meta per la quale si decide di candidarsi.Ma su quali altre basi scegliere? Per aiutare i ragazzi, indicando le mete che sembrano poter offrire più possibilità di essere selezionati, Repubblica degli Stagisti è andata a vedere le application pervenute in occasione dell’ultimo bando: al primo posto per numero di candidature si piazzano gli Stati Uniti (133), seguiti dalla Francia (84), dalla Spagna (78) e dal Belgio (63). Sono invece tra i paesi che hanno ricevuto zero o una candidatura, e che offrono quindi maggiori chances di riuscita, lo Zambia e l’Angola, mentre 2-3 candidature sono pervenute per Perù, India e Bahrein.I tirocini hanno una durata standard di tre mesi, prorogabile eventualmente di un ulteriore mese tramite l’accordo fra la sede ospitante, il tirocinante e l’università di provenienza dello studente, e comportano il riconoscimento di almeno 1 cfu per ciascun mese di attività effettiva. L’impegno richiesto è però «a tempo pieno», precisano sul bando: infatti «i tirocinanti saranno impegnati nella realizzazione di ricerche, studi, analisi ed elaborazione di dati utili all'approfondimento dei dossier trattati da ciascuna sede», nonché «coinvolti nell'organizzazione di eventi» e chiamati ad «assistere il personale del Maeci nelle attività di proiezione esterna».Per coloro che fossero interessati a candidarsi, la procedura è abbastanza semplice: basta collegarsi all’applicativo online e inserire i propri dati anagrafici, curriculum vitae e curriculum universitario, e la candidatura vera e propria, composta dall’autocertificazione della veridicità delle informazioni fornite, una lettera motivazionale di una lunghezza massima di 3mila caratteri e l’indicazione obbligatoria di due sedi, di cui una a scelta tra Ue, Norvegia, Principato di Monaco, Santa Sede, Svizzera e Usa e una al di fuori di queste. Le candidature saranno preselezionate dalle università di appartenenza, che verificheranno la presenza dei requisiti necessari, per inviare successivamente quelle ritenute idonee alla commissione Maeci-Miur-Fondazione Crui, che effettuerà la selezione vera e propria. A giochi fatti, gli atenei informeranno i vincitori del bando, i quali avranno tempo tre giorni lavorativi per accettare o rifiutare la proposta. Giada Scotto Università aderenti - Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" - Politecnico di Bari - Università degli Studi di Bergamo - Alma Mater Studiorum Università di Bologna - Università degli Studi di Brescia - Università degli Studi di Cagliari - Università degli studi di Camerino - Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" - Università degli Studi di Catania - Università degli Studi "G. D'Annunzio" Chieti Pescara - Università degli Studi di Firenze - Università degli Studi di Genova - Università dell'Insubria - Università degli Studi di Macerata - Università degli Studi di Messina - Università degli Studi di Milano - Università degli Studi di Milano-Bicocca - Università Commerciale "Luigi Bocconi" - Università Cattolica del Sacro Cuore - Libera Università di Lingue e Comunicazione – Iulm - Università degli Studi di Napoli “Federico II” - Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" - Università degli Studi di Napoli "Parthenope" - Università degli Studi di Napoli "Suor Orsola Benincasa" - Università degli Studi di Padova - Università degli Studi di Parma - Università degli Studi di Pavia - Università degli Studi di Perugia - Università per Stranieri di Perugia - Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" - Università di Pisa - Scuola Normale Superiore di Pisa - Scuola Superiore "S.Anna" di Studi Universitari e di Perfezionamento - Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Link Campus University - Libera Università Internazionale degli Studi Sociali "Guido Carli" - LUISS - Libera Università "Maria SS. Assunta" - LUMSA - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" - Università degli Studi di Salerno - Università degli Studi di Sassari - Università degli Studi di Siena - Università per Stranieri di Siena - Università degli Studi di Teramo - Università degli studi di Torino - Università degli Studi di Trento - Università degli Studi di Trieste - Università degli Studi di Udine - Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" - Università Ca' Foscari di Venezia - Università degli Studi di Verona Elenco classi di laurea ammesse per candidature presso istituti italiani di cultura: - LMG/01- Giurisprudenza - LM-01 Antropologia culturale ed Etnologia - LM-02 Archeologia - LM-05 Archivistica e Biblioteconomia - LM-10 Conservazione dei beni architettonici e ambientali - LM-11 Conservazione e Restauro dei beni culturali - LM-14 Filologia moderna - LM-15 Filologia, Letterature e Storia dell’antichità - LM-16 Finanza - LM-19 Informazione e Sistemi editoriali - LM-36 Lingue e letterature dell’Asia e dell’Africa - LM-37 Lingue e letterature moderne europee e americane - LM-38 Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale - LM-39 Linguistica - LM-43 Metodologie informatiche per le discipline umanistiche - LM-45 Musicologia e beni culturali - LM-49 Progettazione e gestione dei sistemi turistici - LM-52 Relazioni internazionali - LM-56 Scienze dell’economia - LM-59 Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità - LM-62 Scineza della politica - LM-63 Scienze delle pubbliche amministrazioni - LM-64 Scienze delle religioni - LM-65 Scienze dello spettacolo e produzione multimediale - LM-76 Scienze economiche per l’ambiente e la cultura - LM-77 Scienze economico-aziendali - LM-78 Scienze filosofiche - LM-81 Scienze per la cooperazione allo sviluppo - LM-84 Scienze storiche - LM-87 Servizio sociale e politiche sociali - LM-88 Sociologia e ricerca sociale - LM-89 Storia dell’arte - LM-90 Studi europei - LM-91 Tecniche e metodi per la società dell’informazione - LM-92 Teorie della comunicazione - LM-94 Traduzione specialistica e interpretariato - LMR/02 Conservazione e restauro dei beni culturali 

Stage day, mercoledì 10 ottobre il primo evento dell'università Liuc tutto dedicato allo stage

Mercoledì 10 ottobre l’università Liuc organizza il suo primo “Stage Day”. Un pomeriggio dedicato all’orientamento e focalizzato a far conoscere ai giovani tutto quel che c’è da sapere sullo strumento del tirocinio. «Abbiamo fortemente voluto un’iniziativa che fosse aperta a tutti, per raggiungere il più alto numero di studenti possibile» racconta Luigi Rondanini, che dal 2011 guida l’ufficio placement dell’ateneo: «Un’occasione per condividere una riflessione su un tassello fondamentale del percorso: lo stage».Mercoledì 10 si parte con una tripletta di workshop tematici molto pratici: alle 14:15 quello sul “Personal Branding” tenuto da Cristina Rapisarda di Randstad; alle 15:15 un approfondimento su “Come trarre il massimo vantaggio dallo stage e imparare il più possibile” tenuto dalla fondatrice della Repubblica degli Stagisti, la giornalista Eleonora Voltolina; e infine alle 16:15 “Il punto di vista dell’azienda sullo stage di successo” con Ilaria Cattaneo, Hr specialist di Suominen Corporation.Finita questa full immersion nei workshop, alle 17:30 è in programma l’assegnazione del Premio Meta – un acronomo che sta per “Miglior Esperienza di Tirocinio in Azienda” – in collaborazione con la Scuola di Ingegneria industriale, poi una tavola rotonda e per concludere un aperitivo “di networking”.La Liuc, aperta a Castellanza nel 1991 su iniziativa dell’unione industriali di Varese, è stata una delle prime università a dotarsi di un ufficio apposito per accompagnare i giovani nella transizione dalla formazione al mondo del lavoro: il Career Service è attivo dal lontano 1995. «In questi ventitré anni molto è cambiato nel rapporto tra gli atenei e le imprese» riflette Rondanini: «Il segnale più evidente è stato l’ampliamento delle opportunità di tirocinio» – basti pensare che la prima legge specifica sul tirocini è del 1998! – «che permettono agli studenti di entrare nel mondo del lavoro già durante il percorso di studi o appena laureati. In linea generale, il dialogo è migliorato e le aziende ci percepiscono molto di più come interlocutori importanti per raggiungere in maniera efficace i giovani».Sul portale “Stage e Carriere” del sito della Liuc, recentemente rinnovato, transitano ogni anno oltre 4mila proposte di stage e lavoro. «Le aziende possono accedere per pubblicare offerte non solo per i neolaureati, ma anche per i nostri laureati “senior”». Ci sono 6.500 aziende già convenzionate con la Liuc, ma nuove convenzioni vengono attivate continuamente: «La nostra piattaforma snellisce tempi e processi, ma non si sostituisce mai al contatto diretto dei nostri operatori con imprese e giovani».In effetti una delle caratteristiche del modus operandi del Career Service della Liuc è proprio quella di offrire un servizio personalizzato, conoscendo uno per uno gli studenti. Certo, questo è possibile soltanto grazie alle dimensioni ridotte – 2mila studenti iscritti, 550 laureati ogni anno, di cui 300 solitamente proseguono dalla triennale alla specialistica o a percorsi di master – e al fatto di avere a disposizione risorse economiche più generose. «Il primo step è il colloquio con lo studente che ci consente di valutare aspirazioni professionali e attitudini personali». Attenzione, questo colloquio è obbligatorio: è un passaggio imprescindibile dell’iter pre–laurea. «Successivamente “incrociamo” gli esiti del colloquio con i job profile forniti dalle aziende» continua Rondanini: «In sintesi, riusciamo ad essere particolarmente precisi grazie all’incontro diretto con gli studenti e questo giova anche alle aziende».E appunto, dal lato delle aziende, quali sono le competenze più importanti che cercano nei candidati? «Oltre a quelle linguistiche, ormai imprescindibili, sono quelle non strettamente tecniche. In particolare c’è grande attenzione per le soft skills, quelle competenze trasversali che descrivono l’abilità di una persona nell’interagire con le altre e con il contesto». A questo proposito, gli studenti della Liuc hanno accesso a uno specifico percorso denominato “Skills & Behaviour”, oltre ai consueti workshop organizzati ormai da quasi tutti gli uffici placement universitari su come si scrive un cv, come si affronta un colloquio di lavoro e così via. Come valore aggiunto, alla Liuc questi corsi vengono costruiti focalizzando anche «la dimensione del team working, proprio per preparare al meglio gli studenti alla vita quotidiana del mondo del lavoro». Guardando ai profili più richiesti dalle aziende «spiccano tutti quelli dell’area digital» aggiunge Rondanini: «E fatichiamo a soddisfare le richieste di ingegneri gestionali: per la loro duttilità sono richiestissimi in tutti i settori, non ne abbiamo abbastanza».Ma dal punto di vista di un ufficio stage e placement, che ogni giorno aiuta i giovani a entrare nel mondo del lavoro – come sono, questi giovani? «Freschezza di pensiero e creatività sono i loro punti di forza» risponde Rondanini: «Per questo si stanno sviluppando sempre di più iniziative come gli Innovation Olympics, promossi da IXL Center, in cui la Liuc è coinvolta: si tratta di un progetto in cui gli studenti aiutano le aziende a sviluppare progetti di innovazione strategica». Il cliché dell’azienda gerontocratica e ostile al nuovo, dove l’anzianità conta più dell'innovazione, sta per fortuna perdendo piede. «La situazione si sta complessivamente evolvendo e molte imprese, soprattutto quelle più strutturate, hanno attivato dei graduate program per l’inserimento dei neolaureati o si sono attrezzate per proporre percorsi di carriera definiti. Questo tipo di iniziative permette loro di risultare più attrattive verso i migliori talenti». L’obiettivo della Liuc con lo Stage Day di mercoledì 10 ottobre è migliorare il momento di connessione tra neolaureati e aziende. «Continueremo a rafforzare tutte le iniziative che vedono coinvolte le imprese e le università, dalla partecipazione di manager alla didattica al contributo dei recruiter per seminari e workshop» conferma Rondanini: «Ai ragazzi invece mi sento di dare un consiglio: cogliete da subito le opportunità che un career service può offrire, già durante gli studi. Non vogliamo conoscervi solo alla fine del vostro percorso, ma accompagnarvi fin dai primi anni. Perché per pensare al vostro futuro lavoro… Non è mai troppo presto!».

Tirocini curriculari, il rimborso deve esserci perché «fa parte dell'esperienza»

«Se lo stage è uno strumento per avvicinare al lavoro chi fino a quel momento ha studiato, ricevere un compenso fa parte dell'esperienza di lavoro. La persona deve ricevere tutto il “package”: quindi anche soldi per il lavoro che sta facendo». Parole sante, verrebbe da dire, pronunciate da Manuela Kron, responsabile della Comunicazione istituzionale di Nestlé Italia, azienda del circolo virtuoso della Repubblica degli Stagisti, nel suo intervento alla conferenza stampa per la presentazione della proposta di legge sui tirocini curriculari – quelli svolti  mentre si studia. Alla stesura del testo, il cui primo firmatario è il giovane deputato PD Massimo Ungaro, abbiamo attivamente collaborato anche noi della Repubblica degli Stagisti, che da anni ci battiamo per la regolamentazione degli stage curriculari. Stage curriculari che per la cronaca sono circa 200-250mila ogni anno, ma la cifra è a spanne non esistendo un monitoraggio ufficiale (e le ragioni sono spiegate in questo editoriale). Percorsi formativi per i quali non è obbligatorio erogare una indennità mensile, come la legge prevede invece per gli stage extracurriculari, e che quindi si svolgono sostanzialmente gratis a meno che l'azienda non si dimostri particolarmente generosa. Un controsenso perché – proprio come dice Kron –  ricevere un compenso «fa parte dell'esperienza». E riconosce anche un valore al tempo e all'energia che ogni giovane dedica allo stage. La proposta principale del testo di Ungaro – un passato decennale nel Regno Unito, «dove la campagna contro gli stage gratuiti va avanti da molto tempo» – è che «l'indennità sia pari almeno a 350 euro al mese». Unica eccezione sarebbero gli stage della durata di meno di un mese (160 ore), «ma sopra queste tempistiche il rimborso deve esserci, altrimenti il tirocinio diventa un veicolo di immobilismo sociale che solo alcuni possono permettersi». Tra le novità elencate da Ungaro c'è anche una diminuzione della durata massima, «limitata a tre mesi nel caso di lavori manuali, a sei in caso di mansioni di concetto», perché il «tirocinio è utile se si tratta di un'esperienza formativa, non se si trasforma in lavoro a basso costo». E ancora la nuova regolamentazione prevederebbe la comunicazione dell'avvio dello stage all'Ispettorato del lavoro in modo da consentirne la mappatura. E poi niente turni festivi o notturni per gli stagisti curriculari, divieto di sostituire lavoratori in malattia o che stanno scioperando, quote massime rispetto al numero dipendenti. «Tutte cose di buon senso» commenta Ungaro, «in un Paese che non dà ancora attenzione sufficiente ai giovani e non pensa alla giustizia intergenerazionale».Delle migliorie nel settore degli stage sono già state fatte. «Tra il 2012 e il 2014 le istituzioni sono intervenute e la vita degli stagisti è migliorata» precisa Voltolina, riferendosi in particolare alla legge-pilota della Regione Toscana del 2012, e poi all'approvazione delle linee guida sui tirocini extracurricolari nel 2013 in sede di conferenza Stato-Regioni con tutte le conseguenti normative regionali da lì discese. «Ma questo è avvenuto solo per la metà degli stagisti». Oggi ci sono dunque da una parte tirocinanti extracurriculari che godono di varie tutele e dall'altra parte «stagisti studenti che invece si devono rifare a una normativa che ha vent'anni – mi riferisco al decreto ministeriale 142/1998 – al punto che alcune prescrizioni vanno in conflitto con le normative regionali fatte per gli extracurriculari, perché la differenziazione non esiste da sempre, e certo non esisteva nel 1998». Ma serve proprio una nuova legge? Secondo Voltolina «in questo caso non si può fare altrimenti, per uscire dal paradosso della compresenza di tirocinanti di serie A e serie B, e introdurre garanzie simili». Tra l'altro, come sottolinea Valeria Cotza, responsabile Scuola e università di FutureDem, spesso i tirocinanti sono «disposti a tutto per assicurarsi un contratto dopo», esponendosi quindi al rischio di «un ricatto anche economico». I tirocini «vanno riconosciuti, e non si può solo e sempre ragionare in termini costi ma anche in diritti e tutele» rincara Chiara Gribaudo, deputata PD. Alla fine, dalla platea arriva la domanda di un ragazzo, Federico: «Non temete che così si possa ridurre il numero di aziende disposte a attivare tirocini?». Secondo Ungaro no: ciò che serve è proprio «una battaglia culturale contro ogni forma di lavoro non retribuito». D'altronde se lo stage non prevede indennità, vuol dire «quella mansione non reca valore alla azienda, quindi non dovrebbe esistere». Ma anche i numeri smentiscono questo scenario. Ricorda Voltolina che «si diceva lo stesso per gli extracurriculari nel 2011-2012, prima che venisse introdotto il rimborso obbligatorio». Eppure a oggi il numero complessivo di tirocini è aumentato. Si sono solo date «le stesse opportunità, anzi di più, con una maggiore qualità». Ilaria Mariotti 

Banca centrale europea, 50 tirocini pagati oltre 1000 euro al mese: domande fino all'8 ottobre

C'è tempo fino all'8 ottobre per candidarsi per un tirocinio presso la Direzione Generale Statistiche della Banca centrale europea, a Francoforte. «La European central bank offre circa 400 tirocini ogni anno, distribuiti fra le dodici direzioni», spiega Valentina Geneva della Direzione Generale Comunicazione «con un rimborso spese di 1.050 euro, che sale a 1.900 per gli studenti che hanno completato almeno due anni di dottorato, più un'indennità per l'alloggio».Il bando in scadenza tra una settimana mette in palio per il 2019 circa 50 posti per tirocinanti per un periodo fra i 3 e i 12 mesi. I requisiti per fare domanda sono: laurea o titolo superiore in Statistica, Economia, Matematica, Finanza, Informatica o altro campo pertinente, buone conoscenze informatiche e conoscenza operativa di MS Office (in particolare Word, Excel e Power Point), familiarità con analisi e gestione dei dati e con pacchetti software statistici o matematici e/o database relazionali, conoscenza avanzata dell'inglese e intermedia di almeno un'altra lingua dell'Unione europea.Sono poi graditi quali requisiti opzionali: conoscenza di strumenti finanziari, istituzioni e mercati e metodi statistici, nonché di statistica economica internazionale, contabilità o standard di supervisione, capacità di programmazione o familiarità con linguaggi di programmazione, anche per l'analisi dei dati, esperienza in analisi e ottimizzazione dei processi di business. E ancora, curiosità e desiderio di imparare, migliorando le proprie abilità nell'analisi di informazioni complesse, desiderio di collaborare con altri, perseguire obiettivi di team e imparare dagli altri e dai loro diversi punti di vista, e infine interesse a capire e ad anticipare i bisogni degli stakeholders e a segnalare ogni necessità di cambiamento, proponendo soluzioni alternative.Ci si può candidare compilando l'apposito form online in lingua inglese. Successivamente si potrebbe essere sottoposti a un test online, a una video intervista e, in caso di superamento della preselezione, a un colloquio tramite WebEx.Come si legge nella pagina ufficiale di presentazione dell'offerta, la Bce tende a incoraggiare le candidature femminili, per accrescere la diversità del team, che ad oggi è a predominanza maschile. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto i dati sulle candidature agli ultimi bandi, sia per genere sia per nazionalità, ma la Direzione Comunicazione non è stata in grado di fornirli. La Banca centrale europea, istituita nel 1998 in sostituzione dell'Istituto monetario europeo, è l'istituzione incaricata dell'attuazione della politica monetaria del diciannove paesi che adottano la moneta unica e rientrano nella cosiddetta "zona euro" e della politica di vigilanza sugli enti creditizi. Vi sono impiegati circa 3.400 dipendenti. In particolare, la Direzione Generale Statistiche si occupa della raccolta e diffusione di dati microeconomici e della produzione di analisi statistiche. Essa è suddivisa in sei divisioni, che si occupano di: applicazioni e strumenti statistici, dati analitici sul credito e anagrafi, dati di vigilanza bancaria, dati su titoli e mercati finanziari, statistiche monetarie ed economiche e statistiche su estero e conti settoriali.Questi gli obiettivi fissati per il tirocinante: contribuire al lavoro di una delle divisioni della Direzione, ampliare il punto di vista interno sul lavoro concettuale, metodologico e operativo sulla statistica e la gestione dei dati in un ambiente politico, lavorare in team o individualmente – sotto la guida di un mentore – prendendo iniziativa e interagendo con i membri dello staff e in management. Inoltre ciascun tirocinante avrà la possibilità di condurre un proprio studio, che potrà presentare alla fine del periodo di formazione. Il tirocinio presso la Direzione di Statistica della Bce rappresenta una preziosa opportunità per conoscere da vicino uno degli ingranaggi centrali dell'Unione europea e per affinare le proprie competenze economico-finanziarie nonché tecniche e linguistiche. Chi è interessato a trovare uno sbocco successivo all'interno della Banca può monitorare il sito ufficiale alla sezione "Vacancies", che propone ciclicamente numerose offerte. Rossella Nocca

In Lazio trovati i fondi per prorogare gli stage nei tribunali: “Vanno avanti però da otto anni, il Ministero della Giustizia li assuma”

Un emendamento approvato in Consiglio regionale nel Lazio che garantisce un altro anno di stage per i tirocinanti della giustizia. È il risultato ottenuto dalla giunta Zingaretti che dà un po’ di fiato a quanti rischiavano di fare un tirocinio senza rimborso spese per gli ultimi mesi del 2018 e di rimanere a casa il prossimo anno.«Abbiamo stanziato 700mila euro complessivi, di cui 250mila per il 2018 e 450mila per il 2019, a valere sul programma 03 “Sostegno all’occupazione” della missione 15 “politiche per il lavoro e la formazione professionale”», spiega alla Repubblica degli stagisti Eleonora Mattia, presidente della Commissione lavoro della Regione Lazio e consigliera in quota PD. Grazie ai fondi regionali stanziati e all’emendamento approvato, quindi, i 120 tirocinanti rientranti in questo precedente provvedimento avranno la certezza di continuare il proprio lavoro fino al 31 agosto 2019 e gli uffici giudiziari potranno avvalersi di queste figure chiave per il loro funzionamento. Ma all’orizzonte si prospetta una più ampia discussione che cerchi dopo ben otto lunghi anni di trovare una soluzione.La Repubblica degli Stagisti segue il caso più ampio dei tirocinanti della giustizia – che riguarda tutte le regioni italiane - ormai da anni e ha sempre avanzato la necessità di trovare un modo per includere questi falsi tirocinanti, lavoratori a tutti gli effetti, in contratti veri, che abbiano anche una vera copertura previdenziale e che non siano la reiterazione continua, per di più contra legem, di uno stage. «È naturale che questa non può essere la soluzione a una questione che da otto anni non viene affrontata come avrebbe dovuto» ammette Mattia: «Purtroppo gli uffici giudiziari dipendono dal Ministero della giustizia e non può essere certo la Regione ad assumere chi lavora lì dentro. Noi, però, con l’emendamento approvato in Consiglio regionale, abbiamo voluto garantire ancora per un anno il rinnovo del tirocinio». Un’approvazione possibile grazie a tutte le forze politiche che hanno «sostenuto quella che oggi era l’unica strada possibile per salvaguardare tante donne e uomini che operano all’interno degli uffici giudiziari». In realtà il sindacato Fp Cgil a fine luglio, durante un’audizione in commissione lavoro, aveva chiesto garanzie per la prosecuzione del tirocinio fino a fine anno, ma una soluzione diversa per l’impiego di questi tirocinanti per il 2019. Avanzando anche delle proposte: come quella di «impiegare i lavoratori per altro genere di progetti nelle amministrazioni che gestiscono servizi relativi al “verde pubblico” o alla “valorizzazione dei beni culturali archeologici e ambientali” diffusi sul territorio del Lazio, anche con contratti di lavoro in somministrazione o a tempo determinato a orario ridotto»; o quella di utilizzare i tirocinanti che ormai si possono definire “operatori amministrativi” «come una sorta di “task force” per intervenire sui servizi offerti dalla regione o dove si registrano urgenti interventi improcrastinabili»; oltre a quella di prevedere attraverso il Ministero della giustizia «un progetto che coinvolga le stesse regioni e sia finalizzato all’efficientamento degli uffici giudiziari di tutto il territorio nazionale, così da dare una prospettiva occupazionale al bacino dei tirocinanti».La Fp Cgil, in pratica, chiedeva di non disperdere un patrimonio di conoscenze e competenze acquisite negli anni e di uscire dal sistema dei tirocini reiterati per tutti i tirocinanti, quelli impegnati in progetti regionali di tutta Italia e quelli inseriti nell’Ufficio per il processo. Una richiesta in parte acquisita dalla presidente della Commissione regionale lavoro del Lazio. L’obiettivo dichiarato da Eleonora Mattia, infatti, è quello di arrivare quanto prima a una stabilizzazione di questi lavoratori. «Dopo otto anni in cui l’errore è stato quello di non occuparsi del problema, oggi l’auspicio è che, tutti insieme, si riesca a dare stabilità e prospettive a questi precari presenti in molti uffici giudiziari d’Italia». A fine luglio una interrogazione al ministro della Giustizia e a quello dell’economia, presentata alla Camera dei deputati dal piddino Claudio Mancini e ancora senza risposta, chiedeva ai ministri interrogati «quali iniziative urgenti intendano intraprendere considerata la fattuale non prorogabilità dei “percorsi di formazione” e se e quali iniziative intendano adottare per rimediare alla precarietà dei cosìdetti tirocinanti della giustizia». Il Lazio, quindi, prova ad andare avanti. E, infatti, la Commissione Lavoro ha convocato per la prossima settimana «tutti i soggetti coinvolti, dall’assessore al lavoro, alle parti sociali, a una delegazioni di tirocinanti, per avviare un percorso che ci porti a impegnare il Ministero della giustizia ad affrontare e risolvere, una volta per tutte, una situazione di precarietà e rispetto della dignità dei lavoratori».Per questo motivo si è deciso che la Commissione resterà aperta fino alla risoluzione del problema. «Ripeto, la stabilizzazione non può farla la Regione Lazio, ma il nostro impegno sarà massimo per far sì che il Ministero si faccia carico delle proprie responsabilità». Per questo motivo non sarà un unico incontro interlocutorio, ma l’inizio di un percorso «affinché l’anno di proroga che abbiamo finanziato serva a cambiare una volta per tutte lo status di questi tirocinanti».Anche perché, a parte i fondi regionali, diventa sempre più difficile finanziare questi percorsi con fondi europei: una pratica che era diventata la norma degli ultimi anni. Grazie a varie interrogazioni presentate a partire dal 2014 dall’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara, sull’uso improprio dei finanziamenti europei, e di cui la Repubblica degli Stagisti aveva dato ampia notizia, è infatti partita un’indagine della Commissione che ha portato, di fatto, all’impossibilità di utilizzare questi stessi fondi. «La Commissaria all’occupazione, affari sociali e integrazione ha risposto che, in base alla normativa comunitaria, gli stati membri devono porre in essere misure contro abusi sul ricorso a contratti a tempo determinato. E questo impedisce, di fatto, di reiterare i tirocini con fondi europei».Eppure, anche all’interno dello stesso Movimento 5 Stelle non è chiaro quale sia la linea da seguire. Visto che nonostante l’alto interessamento al problema da parte dei pentastellati nella passata legislatura, ad oggi non c’è stato nessun intervento da parte del Ministro. «Sono convinta che dopo le interrogazioni, l’europarlamentare Ferrara voglia intercedere sul proprio Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, del suo stesso partito» aggiunge Mattia «affinché dia finalmente una risposta strutturale, con stipendi adeguati, a chi ha ormai assunto ruoli e funzioni irrinunciabili all’interno degli uffici giudiziari».Nel frattempo, di fronte alla prospettiva di mandare a casa queste persone, «la Regione ha deciso di far fronte all’emergenza con fondi propri». Perché, ribadisce Mattia, ad oggi «nessuna Regione può reiterare questi tirocini con fondi europei». Per questo motivo è necessario trovare una soluzione. Che deve arrivare, però, dal ministero. Nel frattempo, in attesa che dalla nuova legislatura arrivi qualche iniziativa in tal senso, i “tirocinanti della giustizia” - di tutta Italia - continuano ad aspettare.  Marianna Lepore

Indennità, diritti e garanzie anche per gli stagisti curriculari: da oggi in Parlamento c'è una proposta di legge

Una nuova legge sui tirocini curricolari viene presentata oggi alla Camera dei deputati. Primo firmatario è Massimo Ungaro, eletto lo scorso marzo nelle fila del PD nella circoscrizione estero: un “cervello in fuga” che ha lavorato dieci anni a Londra e che ora, in Parlamento, focalizza il suo impegno sul tema dei giovani.L’aveva promesso all’evento “Best Stage”, Ungaro, che si sarebbe fatto portavoce delle istanze degli stagisti, collaborando con la Repubblica degli Stagisti per stilare una proposta di legge per aggiornare il quadro normativo degli stage curricolari, quelli svolti durante il percorso di studi. 200mila giovani - il numero preciso non esiste, la stima è nostra - che ogni anno si ritrovano a fare tirocini, spesso obbligatoriamente previsti dai piani di studi, per completare il proprio percorso formativo, e che però hanno da cinque anni molte meno tutele dei loro “colleghi” extracurricolari. Una situazione di discriminazione intollerabile, che verrebbe sanata se questa proposta di legge vedesse la luce.Nel testo di Ungaro vi sono alcune novità molto importanti. Innanzitutto uno stop pressoché definitivo agli stage gratuiti: si propone di rendere obbligatorio anche per i tirocinanti curricolari quello che già esiste per gli extracurricolari, e cioè una indennità mensile minima garantita. La cifra minima è fissata in 350 euro al mese e diventerebbe un diritto per tutti i tirocini di durata superiore alle 160 ore, cioè un mese.La seconda novità riguarda la durata massima degli stage, che scenderebbe a tre mesi per gli stage che mirano a far apprendere mansioni prevalentemente manuali o meramente esecutive e a sei mesi per gli stage per mansioni di concetto. Viene poi vietato di lasciare soli gli stagisti, «nemmeno per brevi periodi» recita il testo della proposta di legge: «il tutor o altra persona regolarmente impiegata presso il soggetto promotore deve essere sempre presente all'interno del luogo di lavoro dove lo stagista è impegnato a svolgere il tirocinio». Stop quindi agli stagisti “abbandonati” e caricati di eccessive responsabilità.Molte tutele e garanzie introdotte tra il 2012 e il 2014 dalle leggi regionali a favore dei tirocinanti extracurricolari vengono poi estese anche ai tirocinanti curricolari, come il divieto di sostituire il personale in malattia, maternità, ferie o assente per sciopero.Per la prima volta viene promossa attivamente la modalità di tirocinio part-time, molto adatta a conciliare una formazione “on the job” con gli impegni universitari: se l’impegno orario settimanale richiesto al tirocinante è abitualmente identico all’orario di lavoro standard previsto per un cosiddetto “tempo pieno”, e cioè 36-40 ore settimanali, il testo propone che «qualora lo stagista esprima la preferenza di un tirocinio part-time per un numero di ore settimanali inferiore (comunque non meno di 20), tale richiesta deve essere accolta dai soggetti promotore e ospitante».L’ultima novità è un dettaglio tecnico, da addetti ai lavori, che però ha un risvolto di enorme importanza per tutti: Ungaro propone di ripristinare, dopo 11 anni, l’obbligo di comunicare ufficialmente l’avvio dei tirocini curricolari attraverso la cosiddetta CO, comunicazione obbligatoria. Perché questo è così importante? Perché ad oggi non è possibile tracciare e mappare i tirocini curricolari: la situazione è talmente opaca che nemmeno se ne conosce il numero complessivo. Se però i tirocini curricolari rientreranno nel radar delle Comunicazioni obbligatorie, sarà possibile monitorarli e produrre ogni anno un report, similmente a quanto accade per gli extracurricolari, dando conto dell’utilizzo di questo strumento secondo parametri oggettivi e incontrovertibili.Oggi la proposta di legge viene presentata a Montecitorio, con la presenza anche della fondatrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina che ha collaborato attivamente alla stesura del testo. Ma ovviamente non è che l'inizio del percorso. La speranza è che i diritti degli stagisti trovino un sostegno bipartisan, e che altri deputati, appartenenti anche a schieramenti diversi dal PD, scelgano di appoggiare questa proposta e di evitare che finisca in un cassetto, permettendole di procedere nell’iter parlamentare.