JPO Programme, fino al 14 dicembre restano aperte le selezioni: lo stipendio è 46mila dollari all'anno

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 06 Dic 2018 in Notizie

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Torna il JPO Programme (Italian associate experts and junior professional officers programme), il programma di cooperazione multilaterale organizzato dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri in collaborazione con il dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite.

Quest’anno la scadenza per partecipare è fissata al 14 dicembre. Il JPO Programme dà l’opportunità ai cittadini italiani di età non superiore ai trent'anni (33 per i laureati in medicina e chirurgia), in possesso di laurea di qualsiasi facoltà, specialistica, magistrale a ciclo unico o triennale con un master e un’ottima conoscenza della lingua inglese, di effettuare un’esperienza lavorativa di due anni presso organizzazioni internazionali del settore della cooperazione, con uno stipendio di 46mila dollari, circa 40mila euro annui, e inquadramento come staff delle Nazioni Unite al livello iniziale della categoria di funzionari (P2). Il contratto comprende oltre al salario, l'assicurazione medica, i contributi pensionistici e altre indennità.

Non è ancora fissato il numero di posti disponibili,
anche quest’anno è prevista l’assegnazione di un numero limitato di posizioni a candidati provenienti da alcuni paesi in via di sviluppo (“Least Developed Countries” e paesi prioritari per la cooperazione allo sviluppo italiana). La scorsa edizione ha coinvolto 46 partecipanti, di cui 25 donne e 21 uomini.


Il programma è interamente finanziato dal ministero degli Esteri. Negli ultimi dieci anni il numero di partecipanti si è attestato su una media di 22, l’anno con un notevole incremento negli ultimi due anni, in cui il numero complessivo è stato di 40 partecipanti per l'anno 2016/2017 e di 46 per quello 2017/2018.


La domanda può essere presentata esclusivamente online, collegandosi all'
applicativo presente sul sito UN/DESA. Nei mesi di dicembre e gennaio avverrà una prima scrematura delle candidature, tra febbraio e aprile del prossimo anno verrà elaborata una prima short list dei candidati, mentre la prossima estate avranno luogo i veri e propri colloqui che porteranno alla selezione finale dei partecipanti, i quali saranno convocati per un corso a Torino a settembre.

Lo scorso anno, spiegano a Repubblica degli Stagisti dalla segreteria del JPO Programme, sono pervenute 2.660 candidature valide di cui 2.533 da cittadini italiani e 127 da cittadini provenienti da Least Developed Countries e paesi prioritari per la cooperazione italiana. Le posizioni JPO messe a disposizione dal governo italiano presso le varie organizzazioni internazionali sono state 46, di cui tre destinate a candidati provenienti da Least Developed Countries e paesi prioritari per la cooperazione italiana. L’età media dei 2.660 candidati era di 27 anni e mezzo; come per le passate edizioni le discipline di laurea maggiormente rappresentate sono state Scienze politiche e relazioni internazionali (42%), Giurisprudenza (15%) ed Economia (13%).

Il JPO non rappresenta solo un’importante esperienza in ambito internazionale, ma, dati alla mano, è anche un buon trampolino di lancio per continuare a lavorare nel mondo delle organizzazioni internazionali. «Da uno studio statistico effettuato nel 2015 risulta che quasi il 65% degli ex JPO ha continuato a prestare servizio nel lungo periodo nelle Organizzazioni Internazionali e nelle istituzioni dell’Unione Europea; il 4,8% lavorava presso ONG italiane e straniere; il 6,3% era impiegato presso il settore pubblico, italiano ed estero; il 6,6% nel settore privato, italiano ed estero; il 5,2% lavorava presso università in Italia o all’estero; il 10,1% era lavoratore autonomo o consulente indipendente».

Quali consigli dare a chi intende candidarsi al programma? «La candidatura al Programma JPO deve essere redatta in maniera chiara e dettagliata; è importante evidenziare lo sviluppo del percorso professionale attraverso una precisa descrizione delle esperienze lavorative: periodo, ruolo ed incarico svolto nelle varie attività. La lettera di motivazione non deve essere un riassunto del CV ma dovrà evidenziare i propri ideali e gli obiettivi professionali, la predisposizione per lavoro di squadra, l'esposizione ad ambienti multiculturali, le capacità organizzative, ecc. È anche una buona opportunità per mostrare capacità di scrittura ed abilità linguistica».

Chiara Del Priore

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