Tirocinanti della giustizia in Calabria, arriva l’ok del ministero: “Per noi una boccata di ossigeno”

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 04 Dic 2018 in Notizie

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Alla fine il via libera è arrivato e il nuovo anno di stage negli uffici giudiziari calabresi è confermato. La Repubblica degli stagisti ha raccontato, pochi giorni fa, la loro vicenda: mille persone ancora una volta ferme al termine di un anno di tirocinio e in attesa di un ok da parte del ministero della giustizia per fare altri dodici mesi, come previsto dalla convenzione. Venerdì scorso il ministero ha pubblicato la notizia ufficiale della proroga, che consentirà «di proseguire un percorso di qualifica avviato un anno fa, con importanti ricadute sul piano della formazione e del rafforzamento dei servizi dell’amministrazione della giustizia».

Non solo, il ministro parla di un provvedimento che «dà continuità agli impegni presi dal precedente governo, che aveva espressamente previsto la possibilità di un rinnovo della convenzione alla sua scadenza per un periodo di altri 12 mesi improrogabili» e ricorda come la convenzione preveda l’impegno della Regione Calabria a favorire «il successivo inserimento dei tirocinanti nel mondo del lavoro».

Improrogabile vuol dire che finalmente si metterà un punto a questo programma di stage abnorme e contra legem, che ha impegnato a vario titolo centinaia e centinaia di disoccupati calabresi, molti dei quali anche over 50, negli ultimi otto anni? Sembra di sì, ma è presto per dirlo.
 
Per ora la Regione pubblicizza la news dell’autorizzazione della richiesta di proroga come una buona notizia, con il presidente Mario Oliverio che dice soddisfatto della decisione parla della possibilità di «proseguire il percorso già avviato lo scorso anno con importanti ricadute sul piano della formazione e del rafforzamento dei servizi dell’amministrazione della giustizia». Il tutto coperto da circa 13 milioni di euro (impegnati per la biennalità, dunque 6 milioni e mezzo di euro all'anno), su risorse del Piano di azione e coesione.

«La proroga di un altro anno di tirocinio negli uffici giudiziari può essere paragonata a una bombola di ossigeno utilizzata in emergenza per chi versa in gravi condizioni. Per chi non ha altra fonte di reddito, l’indennità di tirocinio rappresenta proprio questo: una boccata di ossigeno», spiega alla Repubblica degli Stagisti Patrizia Carere, tirocinante della giustizia calabrese. «Gli stagisti che per anni hanno contribuito con serietà e professionalità a mandare avanti la macchina della giustizia sofferente di personale, in una realtà come quella calabrese con il più alto tasso di disoccupazione, sono purtroppo costretti ad accettare soluzioni precarie perché soggetti al ricatto della fame e della disperazione. Ecco perché ci appresteremo ad affrontare questo nuovo anno, con la serietà che ci ha sempre contraddistinto, ma con la consapevolezza che meritiamo molto di più. Per questo da domani torneremo a lottare per uscire da questo stato di precarietà, insieme a chi vorrà stare al nostro fianco per ridarci quella dignità che fino ad oggi ci è stata negata».

Leggendo la convenzione, c'è un punto in particolare che è difficile capire: quello in cui il presidente Oliverio fa riferimento alle «importanti ricadute sul piano della formazione». Visto e considerato che i compiti nello specifico vanno dalla fotocopiatura o scansione informatica, alla catalogazione del materiale e alla fascicolazione di atti e documenti, dalla ricerca dati alla consultazione dei registri di cancelleria. Compiti che, presumibilmente, gli stagisti hanno imparato già nel corso dei precedenti dodici mesi di tirocinio. E in quelli antecedenti – per alcuni partecipanti, non va dimenticato, questo è in maniera totalmente assurda l'ottavo anno di tirocinio negli uffici giudiziari.

La Repubblica degli Stagisti segue da anni il caso più ampio dei tirocinanti della giustizia – che riguarda tutte le regioni italiane – e ha sempre denunciato che questi sono falsi tirocinanti, in realtà lavoratori a tutti gli effetti, che dovrebbero essere stati inquadrati con contratti veri, con una vera copertura previdenziale e non con un tirocinio. «Lo stage avrebbe un senso in quanto politica attiva del lavoro se fatto in azienda dove crea una professionalità che dopo può essere utilizzata con un contratto a termine, un part time, o a tempo indeterminato» ha detto Antonio Viscomi, deputato Pd in Commissione giustizia e autore di un'interrogazione parlamentare sul tema del blocco dei tirocini negli uffici giudiziari calabresi indirizzata al ministro della Giustizia, in un'intervista rilasciata alla RdS pochi giorni fa: «Quando, invece, è effettuato presso la pubblica amministrazione, è sicuramente utile per la collettività ma poi non si tradurrà in un’assunzione. Così l’esperienza del tirocinio rimane buttata lì».

“Buttata lì”, è vero, per le scarsissime prospettive di assunzione post stage, ma certamente ormai più che consolidata, visto che la gran parte dei tirocinanti in questione i primi stage li ha iniziati sin dal 2010, quando si pensò alla figura dello stagista negli uffici giudiziari per aiutare lo smaltimento delle pratiche e il funzionamento di tribunali e corti di appello.

Con il passare degli anni e con l’avvio, nel 2015, dell’ufficio per il processo gli stagisti sono stati divisi in due percorsi, uno seguiva l’avvio del nuovo progetto di riqualificazione degli uffici giudiziari, l’altro si affidava a progetti regionali e inglobava gli esclusi dal programma ministeriale.

Così si è andati avanti e a tutt’oggi, fine 2018, una soluzione reale non si è ancora trovata. Per questo Viscomi si è spinto a dire che «Allo stato dell’arte, con le leggi esistenti non c’è una soluzione» per evitare continui rinnovi a questi stagisti, sottolineando come la conversione, da molti richiesta, da tirocinio a contratto a tempo determinato sia un passaggio «un po’ forte» rispetto alle «tradizioni italiane nelle pubbliche amministrazioni».

Qualcosa, però, forse bolle in pentola. Perché se anche Viscomi evidenzia che al momento non ci sia molto da fare visto che si sta «aspettando il decreto del ministro Bongiorno sulla riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni per comprendere gli spazi di nuove assunzioni e di allungamento della validità delle graduatorie di stabilizzazione» e, senza una proposta conosciuta «è evidente che si può fare ben poco», dal Governo potrebbero arrivare delle novità.

Nel condividere, infatti, la notizia del rinnovo del tirocinio, Elisabetta Barbuto, Movimento 5 stelle e componente della II Commissione Giustizia, ha voluto ricordare che «nei giorni scorsi il Governo aveva precisato che si impegnerà a valorizzare chi ha effettuato un tirocinio, grazie alle politiche di assunzione che il ministro promuoverà con le risorse già stanziate e quelle programmate nella legge di bilancio, in modo che venga assicurata la massima valorizzazione delle competenze acquisite attraverso i percorsi formativi negli uffici giudiziari».

Ancora nulla di certo e definito, è bene ricordarlo, motivo per cui non resta che aspettare e vedere se veramente ci saranno «politiche di assunzione» e, in questo caso, di che tipo. E se, finalmente, dopo anni in cui la macchina della giustizia è andata avanti anche grazie al lavoro di migliaia di tirocinanti, il governo riuscirà a mettere la parola fine a questa lunga storia.

Marianna Lepore

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