Eleonora Voltolina
Scritto il 29 Set 2020 in Notizie
Coronavirus covid dati su stage numero degli stage
Il crollo dei tirocini nei primi sei mesi del 2020 è stato del 48%, considerando la media nazionale. A fronte degli oltre 185mila tirocini che erano stati attivati nel primo semestre 2019, a causa del Covid questo numero nel 2020 si è fermato a poco più di 96mila, creando appunto una riduzione di quasi la metà. Ma non è dappertutto proprio così. La media somma insieme i tirocini attivati in tutte le Regioni italiane: ma in realtà a ben guardare vi sono grandi differenze tra territorio e territorio.
Grazie ai dati inediti del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro la Repubblica degli Stagisti è in grado di tracciare una mappa, una sorta di “termometro” della “intensità” del crollo delle opportunità di stage extracurricolari Regione per Regione. Questo crollo, se scorporato, varia da una riduzione minima del 28%, poco più di un quarto, a una riduzione massima del 66%, che equivale a due terzi in meno.
Le Regioni che in assoluto hanno risentito di più della situazione sono il Friuli Venezia Giulia, la Val D’Aosta e l’Umbria, con un calo certificato di molti punti percentuali superiore alla media nazionale.
In particolare in Friuli la contrazione delle opportunità è stata la più alta d'Italia, vale a dire meno 66%: 969 tirocini attivati nel primo semestre 2020 a fronte di 2.223 che erano stati attivati nello stesso periodo dell’anno scorso. In Val d’Aosta si è registrato un meno 61%, con 97 tirocini attivati a fronte di 249. In Umbria i tirocini sono stati 1.438 nei primi sei mesi del 2020, il 56% in meno rispetto ai 3.241 dell’anno precedente.
All’estremo opposto vi sono la Sicilia, la Calabria, la Provincia di Bolzano, il Molise, l'Abruzzo e la Campania: sei territori che hanno registrato cali molto meno importanti rispetto alla media.
Mettendo i numeri sotto la lente di ingrandimento si vede che la Sicilia con 4.458 tirocini attivati nel primo semestre 2020 è stata la Regione che ha risentito meno della pandemia, registrando un calo di solo il 28% rispetto al dato dell’anno precedente (6.162). La Calabria e la Provincia di Bolzano entrambe con una riduzione del 33% (5.599 attivati in Calabria tra gennaio e giugno 2020 a fronte degli 8.352 dello stesso periodo del 2019; 808 a fronte di 1.201 per Bolzano); e il Molise che, pur con numeri molto piccoli (429 nel 2020, 657 nel 2019) statisticamente ferma la sua riduzione di tirocini a un meno 35%.
E ancora l’Abruzzo, dove nei primi sei mesi del 2020 sono stati attivati 2.044 a fronte dei 3.436 del 2019, con una diminuzione del 41%; e la Campania che si attesta a meno 43% (6.896 a fronte di 12.148)
Nel mezzo ci sono tutte le altre. Liguria e Sardegna a meno 47% (Liguria 3.117 a fronte di 5.933, Sardegna 1.951 a fronte di 3.655), poi Lombardia a meno 48% (19.482 a fronte di 37.740), Puglia a meno 49% (6.291 a fronte di 12.294).
Veneto, Lazio e Basilicata, pur con proporzioni diverse, statisticamente raggiungono tutte e tre esattamente un dimezzamento: un meno 50% che in Veneto consiste in 9.931 tirocini extracurricolari attivati nei primi sei mesi del 2020 a fronte dei 19.789 che erano partiti nello stesso periodo del 2019, in Lazio in 8.870 a fronte di 17.728, in Basilicata in 759 a fronte di 1.522.
Meno 51% nelle Marche, dove tra gennaio e giugno di quest’anno sono stati avviati 2.575 tirocini rispetto ai 5.303 dello stesso lasso di tempo dell’anno scorso.
Piemonte, Toscana e Provincia di Trento si attestano tutte e tre su un meno 52%: in particolare in Piemonte i tirocini sono stati 7.971 nel primo semestre 2020 quando erano stati 16.745 nel 2019; in Toscana 3.867 a fronte di 8.126; a Trento 547 a fronte di 1.139. E infine l’Emilia Romagna, dove ne sono stati attivati 8.276 a fronte dei 17.504 del 2019: qui dunque il calo è del 53%.
Considerando poi esclusivamente i numeri del secondo trimestre del 2020, il calo rispetto all'anno scorso a livello nazionale è del 73%: 27mila attivati tra aprile e giugno di quest'anno contro gli oltre 100mila attivati negli stessi tre mesi del 2019.
Qui i dati regionali indicano che le Regioni in cui la diminuzione nel secondo trimestre è stata più marcata sono la Sardegna (meno 85%), il Piemonte (meno 82%), e poi Lazio, Emilia Romagna e Toscana (tutte e tre a meno 80%).
Invece i territori dove nel secondo trimestre i dati dei tirocini non sono calati così tanto sono la Regione Calabria (meno 29%), la Provincia autonoma di Bolzano (meno 39%), e – molto distaccate – le Regioni Campania e Sicilia entrambe con un risultato di meno 63%.
Le differenze possono dipendere da varie ragioni. La prima e più importante è la policy che ciascuna Regione ha deciso di adottare, all’indomani del lockdown e poi nelle fasi successive, rispetto alla possibilità di attivare nuovi tirocini. Le Regioni che l’hanno vietato prima, o più a lungo, sono verosimilmente anche quelle che hanno poi risentito di cali maggiori. Un altro fattore significativo è quello della situazione economica: là dove la crisi economica “morde” di più le aziende sono restie ad attivare nuovi stage, quando vi è una tale incertezza rispetto a che ne sarà dei dipendenti.
Ma attenzione. In situazioni come questa si profilano due worst-case scenario: il primo è appunto un crollo delle opportunità di stage per i giovani, dunque una drastica riduzione delle posizioni di stage aperte e contendibili. Il secondo, diametralmente opposto, è una “tenuta” del numero delle posizioni di stage sul mercato del lavoro, ma dovuta al tentativo di utilizzare gli stagisti, in un momento di crisi, come dipendenti a basso costo, distorcendo la finalità formativa dello strumento con l'obiettivo di ridurre i costi del personale.
In questo senso le buone performance di Regioni storicamente “deboli” dal punto di vista economico, con mercati del lavoro fragili e solitamente non zeppi di opportunità, fanno sorgere più di un dubbio. Come mai proprio in Sicilia e in Calabria il numero dei tirocini attivati ha subito un calo così mite?
In Sicilia, osservando i dati, si nota che vi è stato nel primo trimestre 2020 un numero di attivazioni molto alto, 3.049, il 28% in più rispetto all’anno precedente. Dunque si può presumere che la maggior parte dei tirocini “in più” sia stata attivata in maniera “innocente” prima che scoppiasse la bomba Covid. E infatti poi nel secondo trimestre i numeri delle attivazioni in Sicilia sono scesi molto, fermandosi a 1.409.
Ma in Calabria invece a fronte di 2.184 attivazioni di stage extracurricolari nel primo trimestre 2020, tra gennaio e marzo, saltano all’occhio le 3.415 attivazioni nel secondo trimestre – come anticipato, solo il 29% in meno che l’anno precedente. Come si giustificano così tanti stage in partenza quest’anno proprio nei mesi di aprile, maggio e giugno, quando ad aprile e per gran parte di maggio si era in piena fase 1?
Questi numeri sono di estremo interesse per chiunque voglia analizzare il “mercato degli stage” in epoca Covid nelle varie Regioni italiane. Non parlano da soli, ma pongono le basi per approfondimenti che sono tanto più necessari quanto più si considera importante, per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, un sano utilizzo dello strumento dello stage.
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