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L'appello a Mario Monti: nel prossimo governo devono esserci anche giovani e donne

Umberto Veronesi: 86 anni. Gianni Letta: 76 anni. Giuliano Amato: 73 anni. Rolando Mosca Moschini: 72 anni. Carlo Dell'Aringa: 71 anni.  Ugo De Siervo e Cesare Mirabelli: 69 anni. Lanfranco Senn: 68 anni. Carlo Secchi: 67 anni. Lorenzo Ornaghi: 63 anni. Antonio Catricalà: 59 anni. Guido Tabellini, Lorenzo Bini Smaghi, Giampiero Massolo ed Enzo Moavero, tra i 55 e i 57 anni, emergono come i "ragazzini". Unica donna: Emma Bonino.APPELLO A MONTI: che almeno il 50% del suo governo non sia composto da anziani maschi, PER CAMBIARE DAVVERO L'ITALIA.Il totoministri del probabile - ormai quasi certo - governo Monti impazza. Molti dei nomi sono senz’altro di alta qualità, ma è preoccupante osservare che i papabili hanno due caratteristiche sopra tutte le altre, molto coerenti con le anomalie di composizione della classe dirigente italiana: sono tutti maschi, e sono tutti anziani.Rivolgiamo pertanto un appello al senatore Monti: se dal presidente della Repubblica le verrà dato l'incarico di formare un nuovo governo, costruisca una squadra rappresentativa delle forze dinamiche di questo paese, finora largamente escluse, e rivolta al futuro. Ci sono tanti giovani cervelli eccezionali, persone competenti, non appartenenti alle generazioni culturalmente compromesse con gli errori del passato, che hanno già avuto modo di dimostrare le proprie capacità e che potrebbero portare all'Italia una ventata di innovazione.Se è vero che la caratteristica dei cosiddetti governi "tecnici" è la competenza dei suoi componenti, è altrettanto vero che essa non coincide solo ed esclusivamente con gli anni di anzianità e di esperienza. Escludendo dall’esecutivo le più giovani generazioni pensiamo che si rischierebbe di partire, anche simbolicamente, senza quella discontinuità che è invece necessaria per rimettere in gioco le forze di cui ha più bisogno l’Italia di oggi e di domani. Un segnale forte sarebbe invece dimostrare nei fatti che è possibile dare spazio e responsabilità a donne e giovani basandosi esclusivamente sul merito e sulle competenze, al contrario di quanto fatto finora.Le lanciamo quindi un appello: costruisca un esecutivo PARITARIO, o almeno che si avvicini ad esserlo, in cui almeno il 50% dei membri non sia composto da maschi over 50. E anche un un appello nell'appello: che venga possibilmente scelto anche qualche giovane italiano tra i tanti di valore ma misconosciuti che attualmente sono all’estero e che rappresentano l’eccellenza nell’"Italia diffusa" oltre confine.Eleonora Voltolina, giornalista e direttore della testata Repubblica degli StagistiAlessandro Rosina, professore di Demografia all'università Cattolica di Milanoresponsabili dell'associazione Italents CONDIVIDI su  e su

Da Londra arriva un primo alt ai tirocini gratuiti: secondo i consulenti legali del governo violano la legge sul salario minimo

Migliaia di stage gratuiti promossi da enti pubblici e privati di Oltremanica potrebbero essere fuori legge. La denuncia arriva dai consulenti legali del governo inglese, ed è stata ripresa qualche giorno fa dal quotidiano The Guardian.Un’indagine condotta dagli avvocati della Whitehall in seguito ad alcune segnalazioni, ha, infatti, evidenziato come numerosi tirocini abbiano una durata maggiore rispetto a una soglia prevista e possano essere di fatto qualificati come lavoro. Per questo i datori, non pagando lo stagista, violerebbero la legge sul salario minimo, che stabilisce una paga minima per ogni lavoratore, variabile a seconda della fascia d’età. Secondo i legali, tirocini non retribuiti per più di un paio di settimane non rispetterebbero la disposizione.Il National Minimum Wage è stato introdotto per la prima volta dall’omonima legge, elaborata dal partito laburista ed entrata in vigore l’1 aprile 1999. Da ottobre 2011 le soglie minime di retribuzione ammontano a 6,08 sterline all’ora per lavoratori da 21 anni in su, equivalenti a poco più di sette euro (un po' più di 1.100 euro al mese per un full-time). Poi a scendere: 4,98 sterline per la fascia tra i 18 e i 20 anni, 3,68 sterline per i lavoratori di 16 e 17 anni e 2,60 sterline per gli apprendisti con meno di 19 anni o al primo anno di apprendistato (la cosiddetta apprentice rate). Retribuzioni che non sono, ovviamente, applicate a chi si offre volontario per enti di beneficenza o governativi. L’attuazione della legge è stata, però, finora piuttosto blanda: secondo il giornale britannico, dall’introduzione solo sette aziende sono state perseguite per la sua violazione dall’Her Majesty Revenue & Customs, l’ente governativo responsabile.Migliaia di stagisti inglesi potrebbero, ora, avere diritto a un risarcimento. Non è facile quantificare con precisione il numero di stage non retribuiti e quanti tra questi non rispettano la norma sul National Minimum Wage: le stime del Governo inglese, basate sui dati forniti dal Chartered Institute of Personnel and Development, parlano di 50/70mila stage annuali, di cui tra i 10mila e i 15mila gratuiti.Uno degli aspetti più interessanti della vicenda è che a essere penalizzato dalla guerra ai tirocini illegali potrebbe essere proprio il governo britannico: secondo una ricerca fatta dal Guardian, più della metà dei 29mila annunci di stage pubblicati sul Graduate Talent Pool, sito del governo specializzato in offerte di lavoro, si riferiscono a tirocini che non rispetterebbero la soglia minima di retribuzione.La denuncia dei legali inglesi ruota, in pratica, intorno alla distinzione tra stage e lavoro: un tirocinio che supera una certa durata non può più essere considerato tale, ma è in tutto e per tutto assimilabile a un lavoro e, in quanto tale, va regolarmente retribuito. Obiettivo è evitare che lo stage vada di fatto a sostituire l’attività lavorativa, a vantaggio di aziende ed enti pubblici, che hanno, così, lavoratori a costo zero. Chiara Del PriorePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- In Inghilterra un'impresa su cinque usa gli stagisti come lavoratori a basso costo- Gli stagisti inglesi visti dal Guardian: «carne da macello». E non è solo una metafora- Il Daily Telegraph mette il naso nella vita degli stagisti inglesi. Conclusione:non se la passano bene neanche loro- Stagisti inglesi, il Guardian svela: un'ente vigilierà affinché le aziende non li sfruttino- La denuncia del Financial Times: «Le aziende smettano di prendere stagisti per coprire i loro buchi di organico, e comincino a pagarli»

Il Pd apre due posizioni di stage: 400 euro al mese per un part time. E sul web scoppia un'incredibile polemica

Stagisti grafici per quattro ore al giorno in un ufficio creativo, emolumento di 400 euro al mese. Un'offerta più che dignitosa, specie in tempi difficili, eppure questo annuncio pubblicato sul sito del Partito Democratico è stato immediatamente condannato dal Popolo viola come un fatto scandaloso e ha scatenato in rete una tempesta. In un bicchiere d'acqua.Tiziana Cesselon, coordinatrice dell’ufficio grafico del Pd, chiarisce alla Repubblica degli Stagisti: «Qui non siamo alla ricerca di persone che coprano un buco di organico. Abbiamo già tutto il personale necessario. Questo stage è stato pensato piuttosto come un’operazione culturale, quello che vogliamo è entrare in contatto con giovani interessati alla comunicazione politica». Si tratta insomma di uno stage formativo, dove i ragazzi, nella massima flessibilità di orario, «vengono stimolati nella loro creatività. Ma sono poi i dipendenti del partito a svolgere il lavoro bruto». La polemica, a pochi giorni dalla bufala dei dieci stage gratuiti  - inesistenti - all’ufficio stampa dell’Italia dei Valori, appare quantomeno strumentale. Eppure nel giro di qualche ora (la notizia è dell'altroieri) la pagina Facebook del segretario Pierluigi Bersani è stata subissata di critiche e di sarcasmo - che i gestori del sito hanno a un certo punto rimosso. Eccone alcune: «Predicate bene e razzolate male. Siete contro la precarietà dell'esistenza e poi assumente i precari sotto forma di stagisti a 400 euro al mese? Dire che è una vergogna è poco» tuona Emanuele B. Rincara la dose Fabio S.: «Fatti i conti paghiamo sempre noi. Aggiungerei 'noi precari'». «Parlate di voler far ripartire l'Italia, e poi prendete gli stagisti a pochi euro per lavorare?», chiede caustica Antonella P. Qualcuno, come Pierluigi C., prova a controbattere: «Ma per 4 ore al giorno a progettare qualche manifesto seguiti da un tutor che ti insegna come fare con l'unica competenza richiesta l'uso della lingua italiana, 400 euro vi sembrano pochi (tasse pagate e tutto in regola)? I due anni di praticantato da avvocato ed il servizio civile allora cosa sono?». Il commento di Pierluigi coglie nel segno. Le condizioni offerte possono essere definite più che dignitose e soprattutto coerenti con la linea del partito in materia di lavoro e formazione: il Pd non ha mai sostenuto infatti di voler abolire gli stage, lavorando invece a una migliore regolamentazione di questo strumento. Per esempio con il disegno di legge di Cesare Damiano, già ministro e oggi capogruppo Pd alla commissione Lavoro, che prevede appunto per gli stage l'introduzione di un emolumento minimo di 400 euro (e da notare che questa cifra, analoga a quella francese, si riferisce a un full-time).Il Giornale, quotidiano della corrente politica opposta, non ha perso tempo a rilanciare la notizia. «Il solito Pd che predica bene ma razzola male: offre stage ai giovani per quattro euro all'ora», titolava ieri la versione online della testata, arrivando a paragonare la situazione degli stagisti grafici alla tragedia delle operaie di Barletta. L'interesse giornalistico ad alimentare la polemica è comprensibile, ma qualcuno davvero crede che sia intellettualmente onesto paragonare il lavoro nero sottopagato delle lavoratrici pugliesi a uno stage, rispetto a cui la legge non prevede purtroppo obblighi di emolumento?L'annuncio per giunta è aperto a «creativi e copywriter di età compresa tra i 22 e 27 anni, che siano in procinto di conseguire, o abbiano da poco conseguito un titolo di studio nell'ambito della comunicazione (diploma o laurea)». Insomma appare chiaro che non si stia cercando un esperto o una persona già formata da sfruttare a piacimento in assenza di organico, ma un giovane alle prime armi. Una conferma arriva da Facebook. Randa El Tahmy Bayoumy Amar, 29enne neolaureata in Comunicazione sociale e istituzionale, racconta di aver fatto questa esperienza: «Già da tempo controllavo proposte di stage offerte da aziende, agenzie e quant'altro, ma la maggior parte non prevedeva nemmeno un rimborso spese. Così quando sono venuta a conoscenza dello stage del Pd, ho inviato carica di speranza la mia candidatura. Non soltanto perché ritenevo che fare uno stage in una grande organizzazione partitica mi avrebbe certamente formata ulteriormente ma perché questo mi avrebbe consentito, grazie ad un rimborso spese di 400 euro, di pagare quantomeno le spese di alloggio a Roma». Randa risponde poi alle critiche apparse sul web: «Mai mi sono sentita sfruttata per il mio impegno durante lo stage. Sono una giovane precaria anche io, e riesco davvero a comprendere l’indignazione per le condizioni economiche, sociali e professionali che riguardano la mia generazione e quelle future. Ma credo che questo non sia il caso». E in effetti, non pare proprio il caso.Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducente- Mai più stage gratis: parte in Toscana il progetto per pagare gli stagisti almeno 400 euro al mese E anche:- Stage gratuiti, Caterina versus Flash Art: il botta e risposta con Giancarlo Politi. E il web si rivolta- Caso Flash Art, l'indignazione di Caterina arriva al Quirinale: «Presidente Napolitano, non lasciateci soli»

«Cercasi stagista incline alla subordinazione». L'annuncio shock solleva la rete

Cercasi stagista «incline alla subordinazione e al rispetto delle disposizioni che vengono impartite». È il testo di un annuncio pubblicato dal Centro per l’impiego di Livorno. Oggetto: un tirocinio della durata di 6 mesi offerto da un’azienda locale, in cerca di un addetto alla gestione logistica e amministrativa di magazzino. Poche righe, sufficienti a scatenare una piccola sommossa sul web a partire dal blog della sceneggiatrice di fumetti Francesca Santi, che per prima ha segnalato l’annuncio. Per fortuna, verrebbe da dire: segno che sempre meno ragazzi sono disposti ad accettare passivamente richieste improbabili e condizioni despotiche, e che la coppa dell’indignazione è ormai colma sino all’orlo.La Repubblica degli Stagisti ha contattato direttamente il direttore del Cpi di Livorno Paolo Borghi per scoprire origini e retroscena del discusso annuncio. «L’azienda ci ha chiesto di conservare l’anonimato, quindi i dati del datore di lavoro restano assolutamente riservati», premette Borghi. «Posso però dire questo: si tratta di una piccola azienda locale, assolutamente seria e solida, che offre stage finalizzati all’assunzione e che si era già avvalsa dei servizi del Centro senza nessun problema. Anche in questo caso è ricorsa a noi per filtrare le richieste in modo da non essere sommersa da centinaia di curriculum, in un contesto occupazionale difficile come quello attuale».Il responsabile ammette di aver seguito da vicino l’esplodere del caso sul web e di aver avviato le debite verifiche a posteriori: «È stata l’azienda, ovviamente, a scrivere quelle righe sul modulo. Da quanto ci risulta, comunque, si è trattato solo di un caso di formulazione infelice. Bisogna tener presente che parliamo di una piccola azienda locale, che usa un linguaggio, appunto, da piccola impresa. Quello che l’azienda voleva dire era questo: cerchiamo ragazzi disposti ad accettare rapporti di lavoro subordinati, e in grado di seguire indicazioni precise per imparare a lavorare in un contesto organizzativo delicato in vista di un’assunzione».Sarà. Però certo il testo dell’annuncio si prestava, nel migliore dei casi, a tutt’altra interpretazione e con poche possibilità di equivoci. E nel peggiore dei casi si potrebbe quasi dire che, dietro la spiegazione alternativa, si avverte il rumore di unghie in cerca di appigli su uno specchio. Resta inoltre aperta la domanda: ma davvero occorrono sei mesi di stage per formare un addetto al magazzino? Nel frattempo, i commenti dei lettori sul blog di Francesca Santi rendono il polso dell’indignazione popolare. «Ecco cosa intendo quando dico che ci hanno rubato il futuro. Ci hanno rubato anche la speranza di essere trattati un minimo bene, adesso ci dicono direttamente che vogliono schiavi e siamo schiavi», scrive un lettore. «Ma come si misura l'inclinazione alla subordinazione? », chiede ironicamente un altro. Particolarmente a tema questa risposta: «La risposta migliore sarebbe solo se mi fa un contratto di lavoro subordinato. Allora ne possiamo parlare!».C’è però anche chi difende l’azienda, almeno in linea di principio: «Ho a che fare spessissimo con ragazzi giovani che vengono il più delle volte al lavoro con due ore di sonno sulle spalle ancora ubriachi o mezzi fatti». E ancora: «Non capisco tutto questo clamore per la ricerca di un tirocinante che sia diplomato da 4 mesi... se sei uno spirito libero o hai la mentalità da libero professionista non ti candidi, altrimenti ci provi e tutt'al più sarà un'esperienza che non vorrai ripetere... Se poi uno vuole cambiare il mondo, allora, è tutto un altro discorso...». Tanto che alla fine è la stessa Santi a intervenire: «Il fatto che alcuni di voi non si siano resi conto della gravità di quello che c'è scritto nell'annuncio è un chiaro segnale che siamo messi davvero male in Italia, siamo così esasperati e affamati di lavoro che spesso difendiamo l'indifendibile».E cominciano ad arrivare le prime reazioni anche dalle autorità. L’assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini su segnalazione della Repubblica degli Stagisti ha attivato ieri gli uffici regionali affinché la Provincia di Livorno chiarisca la posizione di tale azienda, che vorrebbe anche avvalersi del contributo Giovani Sì, rispetto alla “Carta dei tirocini e stage di qualità in Regione Toscana”, assicurando: «Nessun rimborso per chi cerca tirocinanti “inclini alla subordinazione”». E ricorda secondo che secondo la Carta lo stage dev'essere «una misura di accompagnamento al lavoro finalizzata a creare un contatto diretto tra una persona in cerca di lavoro ed un’azienda allo scopo di permettere al tirocinante di acquisire un’esperienza per arricchire il proprio curriculum e di favorire una possibile costituzione di un rapporto di lavoro con l’azienda ospitante». Altro che stagisti subordinati. di Andrea CuriatPer saperne di più, leggi anche:- Migliaia di precari scesi in piazza il 9 aprile: «Non vogliamo più essere sfruttati»;- La sedia la portiamo da casa... per protesta! Flash mob a Roma contro gli annunci «indecenti» di stage;- «Stagisti sfruttati, ribellatevi: anche il sindacato sarà al vostro fianco»: la promessa di Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil   123RF Stock Photos

Forum delle Risorse umane, le aziende raccontano la crisi. Marco Masella: «In Italia non investe più nessuna multinazionale»

Crisi economica e un sistema Italia sempre più malfunzionante. Sono alcuni dei temi emersi l'altroieri alla terza edizione del Forum delle Risorse umane presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma, appuntamento annuale per manager e addetti ai lavori nel campo del recruiting organizzato da Comunicazione Italiana - società di servizi internet ed eventi - e Aidp - Associazione italiana direttori del personale. L'evento voleva essere aperto anche ai non addetti ai lavori, e per questo un'area era dedicata alla raccolta di curriculum da parte di quattro aziende (tra di loro anche Neomobile, aderente al progetto Bollino OK Stage della Repubblica degli Stagisti), anche se a dir la verità in giro si vedevano soprattutto manager delle risorse umane e ben pochi ragazzi armati di cv.Come prevedibile, vista la crisi che attraversa il nostro paese, nella plenaria di apertura dal titolo «Giovani, donne e welfare» si è parlato della situazione economica e politica dell’Italia, che non ne esce con una bella immagine. Tra i relatori, Marco Masella [nella foto], presidente della scuola di management di Palo Alto, che descrive una situazione allarmante, provocata in primo luogo dal fatto che le multinazionali si rifiutano di investire in Italia, nonostante lo facciano nel resto d’Europa. I principali ostacoli percepiti dalle aziende straniere? La complicazione burocratica - ad esempio la difficoltà a compilare le nostre buste paga composte da decine di voci - e l'eccessiva gravosità del fisco. Ma Masella fa riferimento anche al gender gap, che vede l'Italia al 72esimo posto nella classifica mondiale (preceduta addirittura da stati africani come il Botswana), e allo scarso rispetto dei contratti, talmente evasi che in classifica siamo al 156esimo posto su 188 paesi. Il manager però, oltre a snocciolare dati preoccupanti sulle criticità italiche, lancia anche un «manifesto per lo sviluppo»: sette proposte per ridare competitività all'Italia. Semplificare le leggi (in Italia sono 150mila mentre ad esempio il Regno Unito ne ha appena mille), iniziare a pianificare tutto e non solo i grandi progetti, misurare le performance (abitudine con scarso seguito in Italia), abbattere i privilegi, eliminare il lavoro interinale («sarò impopolare nel dirlo» mette le mani avanti Masella  «ma questo sistema ha fallito, ha creato solo maggiore precarietà e qualche nuovo ricco»), ridurre le tasse («perché nessuno vuole pagarle se ingiuste e questo è uno dei motivi per cui l’estero non investe»), e infine introdurre un’etica in politica, a cominciare dalla regola per cui nessuno possa avere una carriera politica più lunga di dodici anni.Anche Filippo Abramo, presidente di Aidp, rimarca l’arretratezza dell’Italia. Nel suo intervento illustra il modello di flexsecurity danese, un successo lontano anni luce dal sistema italiano asserragliato attorno all’articolo 18: «in Danimarca licenziano come gli pare. Per tre anni lo stato offre un sussidio di disoccupazione che è come uno stipendio e con agenzie apposite si prende in carico la persona per riaddestrarla e renderla occupabile altrove». Un’idea che non piace a Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. «La Danimarca è piccola e ci sono risorse spendibili. In Italia si cresce meno di altri paesi da 15 anni, ben prima della crisi e a causa di un deficit profondo». E ricorda come il tasso di occupazione femminile sia al di sotto del 50%, e i contratti di lavoro precario siano di ben 47 tipologie, due terzi dei quali vanno considerati una truffa, a partire dagli stage dietro cui spesso si maschera lavoro a tutti gli effetti.Nel calderone delle conferenze della giornata, tra crowdsourcing, visual coaching e altre inglesismi un po' ostici, spicca l'intervento di Donatella Lucantoni [nella foto a destra], direttore del personale di Fox Channel. Entusiasta nel raccontrare che il loro team si occupa principalmente di rendere migliore la vita dei dipendenti, organizzandoli come una community con party a tema, festeggiamenti per compleanni e matrimoni degli impiegati e così via. Insomma un mondo a parte, a tratti surreale. Sarà che nel settore tv la crisi non colpisce?Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro col volontariato- Crisi e mercato del lavoro, Tito Boeri: è il momento che i giovani si facciano sentire e lancino delle proposte- Riforma del mercato del lavoro, i giovani vogliono la Flexsecurity

Mercoledì 19 ottobre: al Jobmeeting di Bologna dibattito «Si può mangiare con la filosofia o la semiotica?», a Torvergata tavola rotonda «Trovare lavoro, inventarsene uno»

Stesso giorno, mercoledì 19 ottobre, due città diverse, appuntamenti simili. A Bologna va in scena la tappa emiliana del JobMeeting, la fiera del lavoro che ormai da un decennio favorisce il contatto tra giovani e aziende. A Roma invece l'appuntamento è all'università di Tor Vergata, per la quarta edizione del career day della facoltà di Economia.A Bologna il Jobmeeting dalle 10 alle 17 offre ai partecipanti lo spazio career lab, con incontri e seminari: un appuntamento da non perdere è il dibattito «Il mercato delle lauree deboli: si può mangiare con la filosofia o la semiotica?» organizzato dalla Repubblica degli Stagisti. Un quesito di grande importanza in un Paese con una importante tradizione umanistica ma un mercato del lavoro che sembra diventato allergico a lauree che non siano economia o ingegneria. Dove ogni anno decine di laureati in lettere si vedono scartati a priori ai colloqui, o nel migliore dei casi si sentono suggerire di completare la formazione con un bel master (solitamente costosissimo) che li riscatti e faccia perdonare l'errore di gioventù di essersi laureati in materie poco affini al mercato.Ma davvero il mercato non ha bisogno di filosofi, musicologi, linguisti? Alle 11:30, nella sala bianca del Padiglione Polivalente della Fiera che ospita il Jobmeeting, ne discuteranno tre esperti: Giovanna Cosenza, docente di semiotica e anche presidente del corso di laurea magistrale in semiotica; Giampaolo Colletti, fondatore di AltraTV e animatore dell'evento web La notte dei ricercatori; e Andrea Curiat, giornalista esperto di mercato del lavoro e collaboratore "storico" della Repubblica degli Stagisti. Insieme cercheranno la quadratura del cerchio e faranno il punto sulla situazione delle lauree umanistiche in Italia, confrontandola anche con quella degli altri paesi europei, e sugli sbocchi offerti dalle lauree "deboli" in campo accademico e nel settore privato. Intanto, alla domanda che dà il titolo al dibattito hanno già risposto molti giovani, sulla pagina Facebook dedicata all'evento. La maggior parte è pessimista. «La risposta che darei è un "no"» si rammarica Marco: «No, perché filosofia, semiotica, ma anche antropologia, sociologia, lettere moderne sono discipline morte in questo Paese. In molti altre nazioni quando si pianifica un nuovo quartiere servono, per esempio, antropologi. Da noi, a volte, persino gli architetti sono di troppo. La filosofia serve ad uno Stato moderno che si domanda del suo futuro, del modello di civiltà, della conoscenza di sé. In Italia la conoscenza di sé è limitata alla rassegna stampa della mattina. Ed è già tanto». «Per la mia situazione di laureato in Comunicazione, la risposta è "no"» gli fa eco Fabrizio: «Infatti sto per iscrivermi agli esami singoli per l'accesso al TFA della SSIS e, nei ritagli di tempo, penso di prendere una certificazione Cisco CCNA. Tornassi indietro farei scelte più pratiche e meno dettate dalla passione personale. Il mercato impera ed occorre, ahinoi, sottomettersi». Ma c'è anche qualcuno più ottimista: «Per me sì, ci si può guadagnare da vivere occupandosi di quelle materie» dice Leopoldo, ma poi specifica: «a patto che le università non sfornino qualche migliaio di filosofi e esperti di semiotica l'anno. Ne basterebbero una decina di alto livello». Insomma, il problema insomma è numerico: «Di filosofi e psicologi e sociologi, antropologi, letterati e storici ne abbiamo in quantità industriale, e ogni anno gli atenei ne sfornano altre tonnellate. Come sia possibile occuparli tutti nei loro settori di studio, mi risulterebbe difficile capirlo, anche in un paese funzionante, figuriamoci in Italia». Rosella invece è ottimista in maniera sintetica e senza condizioni: «Certo che si può, mai debolezza fu più apparente».Parallelamente a Roma, al career day di Torvergata, si parlerà di occupazione giovanile nella tavola rotonda «Trovare lavoro, inventarsene uno». La ricercatrice Paola Pianura commenterà i più rilevanti dati Istat sull'occupazione giovanile; poi Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti, farà il punto della situazione sul tema stage anche alla luce dei recenti cambiamenti normativi, e chiamerà a partecipare al dibattito due giovani ex studenti, entrambi classe 1985, con due belle avventure imprenditoriali da raccontare. Il primo, Andrea Giansante [nella foto a destra], è a capo di Rumjungle, una marca di abbigliamento sportivo. L'ha fondata nel 2007 insieme a suo fratello Mattia - di un anno più vecchio - in seno alla Yell, società di cui anche il loro padre faceva parte. «All'inizio eravamo “appoggiati” alla sede di Yell, assunti come dipendenti». Ma quando il management ha proposto una acquisizione i due fratelli hanno rifiutato: «Volevamo che la nostra “creatura” continuasse nella direzione che avevamo pensato per lei». Nella primavera del 2009 hanno dunque deciso di staccarsi e dare avvio a una gestione al 100% autonoma della loro realtà imprenditoriale. Senza il paracadute è stato utto più difficile, ma Elia e suo fratello sono riusciti a ottenere un finanziamento per l’imprenditoria giovanile, 100mila euro erogati dalla Banca delle Marche e garantiti dalla  Imprefidi Lazio con una fideiussione bancaria (pari al 75% dell’importo). «Con questi soldi ci siamo dotati delle attrezzature base per allestire la nuova sede operativa: mobilio, muletti e traspallet per il magazzino, computer». A gennaio 2010 sono stato finalmente pronti a partire con la nuova gestione: i tre fratelli fondatori (ad Elia e Mattia si è nel frattempo aggiunta la giovanissima Martina, 21 anni) e un dipendente per l'ufficio grafico. Oggi, a meno di due anni di distanza, sono in otto: «Abbiamo assunto un responsabile fatturazione e vendite, uno per l’ufficio ordini, un altro in sala grafica, ed un mio ex collega dell’università come part time mentre termina gli studi della specialistica». Il fatturato glielo permette: dagli 850mila euro del 2009 i giovani Giansante sono passati a 1 milione 450mila euro nel 2010, e prevedono di chiudere il 2011 a due milioni di euro: «Forse potremmo toccare i due milioni e 200mila se il maltempo ci assiste: freddo e pioggia potrebbero permetterci di vendere qualche giubbino in più!».Un'altra storia a lieto fine è quella di Francesco Maria D'Apuzzo [a sinistra], proveniente da una famiglia di imprenditori campani. Il padre però opera nel settore automobilistico; Francesco invece ha scelto di tentare la via dell'autonomia, tuffandosi nel ramo alimentare e riprendendo un marchio storico della famiglia, con un passato glorioso a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Ha dunque riacquisito il marchio nel 2007 e due anni dopo, appena terminati gli studi, con 5mila euro di investimento si dedicato anima e corpo al rilancio della «Pasta Francesco D'Apuzzo». «Ho fatto un accordo con un cugino a Gragnano, vicino a Napoli, che si sarebbe occupato della produzione mentre io del marketing e della distribuzione. Poi ho fatto uno studio sulla concorrenza e trovato un packaging accattivante e che lasciasse intendere artigianalità e tradizione». Francesco comincia personalmente a girare per enoteche, ristoranti, gastronomie specializzate a Roma per trovare i primi acquirenti. Oggi la sua piccola azienda personale conta cinque agenti di vendita, centinaia di clienti nel mondo, piccoli furgoni e alcuni giovani che aiutano Francesco a fare consegne e magazzino. Il 2010 per lui si è chiuso con 100mila euro di fatturato: «Siamo in forte crescita, e nel 2012 siamo sicuri di raddoppiare il fatturato, soprattutto all'estero!». Insomma, il lavoro al tempo della crisi può ancora aprire inaspettate finestre di speranza.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Il deputato Aldo Di Biagio spiega la sua interrogazione: «Bisogna difendere chi ha lauree "deboli" dalla discriminazione nelle selezioni»E anche:- Il ministro Giorgia Meloni: «Per investire sui giovani è necessario un cambio di mentalità»- I laureati italiani fotografati da Almalaurea: sempre più disoccupati e meno retribuiti- Censis: in Italia i laureati lavorano meno dei diplomati. E i giovani non credono più nel «pezzo di carta»

Cervelli in fuga: un doppio questionario per capire chi sono, cosa gli manca, e perchè quasi tutti non tornano (e alcuni sì)

Due questionari, un unico obiettivo: censire gli italiani che stanno facendo o hanno fatto un'esperienza di vita all'estero. Individuare chi sono, come vivono, cosa vogliono i giovani e meno giovani che hanno lasciato il nostro Paese. Capire come mai lo hanno fatto, se la loro è stata una libera scelta o piuttosto una fuga da un'Italia incapace di offrire loro un terreno solido su cui costruire carriera professionale e vita privata. Registrare le loro istanze e far tesoro dei loro consigli, per poter poi attivare iniziative e politiche mirate.Per fare tutto questo l'associazione Italents, Controesodo e l'assessorato al Lavoro del Comune di Milano, guidato dalla giovane Cristina Tajani, hanno elaborato due questionari che sono online da pochi giorni e che mirano a raccogliere le testimonianze di chi ancora vive all'estero e di chi dopo un periodo da espatriato ha deciso invece di far ritorno in Italia, magari sfruttando proprio i vantaggi fiscali messi in campo dalla legge Controesodo.Entrambi i questionari, dopo le domande anagrafiche di rito, si dipanano sulla falsariga del censimento dell'Istat, chiedendo quindi notizie sullo stato civile e la situazione familiare (celibe, coniugato, separato…) e sul numero di figli, sul titolo di studio più elevato conseguito (con la possibilità di specificare se conseguito all'estero    o in Italia) e sull'attuale attività. Vi è poi un approfondimento rispetto al lavoro che si faceva in Italia prima di fare fagotto, e uno spazio in cui si chiede direttamente a ciascuno un parere sui motivi più importanti che spingono i giovani a lasciare l'Italia (tra le opzioni: maggiori possibilità di trovare un lavoro stabile, remunerazioni più alte, maggiore meritocrazia) e sulle difficoltà patite da chi sceglie di tornare (e qui si va dalla mancanza di infrastrutture e tecnologie avanzate all'eccesso di burocrazia fino alle tasse troppo alte…).Infine i partecipanti possono lanciare idee su quali misure potrebbero essere messe in atto a livello locale e nazionale per favorire la mobilità e il rientro dei cervelli in fuga. Per il livello comunale ci sono già tre proposte (istituire una riserva di posti negli asili nido per i figli di chi rientra, aprire uno sportello unico che assista nelle pratiche di tutti i tipi, erogare una borsa lavoro per agevolare incontro tra domanda e offerta) ma anche la possibilità di aggiungere la propria idea nel riquadro libero «altro». Il livello nazionale è invece totalmente libero. L'ultima domanda è secca: «Lei prende in considerazione la possibilità di tornare a vivere in Italia?». Staremo a vedere cosa risponderanno i nostri cervelli in fuga. Il secondo questionario, quello dedicato a chi invece ha già fatto il grande passo del rientro, si chiude con due domande libere, chiedendo di raccontare la maggiore difficoltà riscontrata nel periodo all'estero e al rientro in Italia.Per fare in modo che l'indagine circoli sulla Rete e che venga compilati dal numero più alto possibile di espatriati e rimpatriati, i promotori della doppia indagine fanno un appello a tutti i siti, i gruppi, le community sul web: fate circolare questi link e invitate i vostri membri a partecipare!Qui il questionario dedicato a chi è ancora all'estero >>Qui il questionario per chi dopo un periodo all'estero ha fatto rientro in Italia >>Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Claudia Cucchiarato, la portavoce degli espatriati: «Povera Italia, immobile e bigotta: ecco perché i suoi giovani scappano»- Fuga dei cervelli, il 73% dei ricercatori italiani all’estero è felice e non pensa a un rientroE anche:- Sulla Rete i giovani italiani scalpitano per fare rete: ITalents sbarca su Facebook, ed è boom

Leonardo reloaded, 400 stage all'estero a bando tra ottobre e novembre

Con l'autunno anche la macchina Leonardo si rimette in moto e sono molte le opportunità di stage all'estero da valutare, tutte pagate dall'Unione europea.C'è ancora qualche giorno a disposizione per partecipare a "Green skills in motion", con cui Confindustria Marche promuove un'ottantina di borse di 10 settimane l'una in aziende del settore green economy. I 240mila euro di budget finanzieranno 16 stage in Bulgaria, 10 in Spagna, 5 in Slovenia, 15 in Romania, 8 in Gran Bretagna, 12 in Germania e 6 in Grecia, con un contributo forfettario ai vincitori per vitto e alloggio che va dai 1.575 euro netti della Bulgaria ai 2.885 dello UK, versati per l'80% all'inizio. A tutti spetta inoltre una quota fino a 300 euro per coprire le spese di viaggio, che vanno documentate. Può partecipare chi ha meno di 35 anni e  si è laureato da non più di 24 mesi - o lo farà prima del 14 maggio 2012 - presso le università di Camerino, Macerata, Ancona e Urbino. Chi proviene da altri atenei può comunque provarci: le domande in questo caso verranno inserite in una lista di riserva. Il plico di candidatura deve pervenire a mano o per raccomandata entro le ore 17 di venerdì 14 ottobre (quelli giunti dopo confluiranno di nuovo nella lista di riserva) presso l'ufficio Placement dell'università di Camerino. Tra gli allegati necessari, anche prova di studio o lavoro all'estero, se dichiarate, e una certificazione linguistica non inferiore al livello B1 europeo (in alternativa valgono anche il superamento di almeno due esami nella lingua di riferimento o prova di un soggiorno all'estero non inferiore a tre mesi). Il 18 ottobre è attesa la graduatoria degli ammessi alla seconda fase di selezione, che consisterà nella redazione di un elaborato scritto da inviare alla commissione. A fine gennaio le graduatorie finali. Ai laureati e laureandi del polo ravennate dell'università di Bologna è invece destinato "Il futuro è in Europa" della fondazione Flaminia e dell'associazione Educazione all'Europa: dieci tirocini di 16 settimane l'uno in Belgio, Irlanda, Portogallo (un posto ciascuno), Malta e Spagna (due) con un sussidio una tantum variabile tra i 2.370 e i 3.655 euro. Tre borse, due in Belgio e una in Grecia, hanno invece una durata di 24 settimane e ai vincitori spettano rispettivamente 3.920 e 3.265 euro, versati come gli altri per il 60% all'inizio e il 40% a fine stage come contributo su viaggio, vitto, alloggio e trasporti. Può candidarsi chi ha conseguito la laurea a partire dall'anno accademico 2007/2008 e chi lo farà entro il 31 dicembre prossimo - o alla data di scadenza del bando per le opzioni da 24 settimane - purché con meno di 32 anni. Le candidature cartacee (domanda con fototessera, in duplice copia, più copia della domanda di laurea se in periodo tesi) devono pervenire a mano o per raccomandata A/R alla fondazione entro le 12 di venerdì 14 ottobre e in copia digitale all'indirizzo edeu [chiocciola] mclink.net. Tutti i candidati sostengono la prova linguistica scritta il 18 ottobre a Ravenna e, in caso di esito positivo, due giorni dopo c'è il colloquio motivazionale. Il 24 ottobre le graduatorie definitive e si parte tra dicembre e febbraio a seconda degli enti ospitanti - per lo più del settore culturale, ambientale, comuncazione, ong.Il Centro educazione all'Europa coordina anche un altro bando, questa volta promosso dalla Banca credito cooperativo e dalla  fondazione Giovanni Dalle Fabbriche. In palio ci sono otto tirocini di 16 settimane negli ambiti più vari, a cui possono candidarsi laureati residenti in provincia di Ravenna e nel circondario imolese - più una serie di altri comuni indicati nel bando - che non siano occupati o che, al contrario, provengano da imprese del territorio. Il limite di età è di 32 anni e, per i soli lavoratori in situazioni di crisi aziendale, 40 anni. Quattro le mete disponibili, che determinano l'ammontare del rimborso delle spese di vitto, alloggio e trasporti: il vincitore che andrà a Dublino riceverà 3.655 euro netti (oltre 900 al mese), che diventano 3.345 a Parigi o Bordeaux, 3mila a Bruxelles e a Valencia (due posti a bando per ciascuno) e 2.370 euro (quasi 600 al mese) a Malta; tutte le quote verranno versate per il 60% all'inizio dello stage e per il resto alla fine. Chi vuole provarci deve far pervenire la domanda, a mano o per raccomandata (non fa fede il timbro postale), presso l'ufficio relazioni istituzionali della Bcc entro le ore 13 del 21 ottobre. La conoscenza della lingua del Paese scelto verrà accertata in un test scritto il 26 ottobre a Ravenna; due giorni dopo il colloquio individuale e a seguire la pubblicazione delle graduatorie. E con l'anno nuovo si parte.Per diplomati e laureati Afam - Alta formazione artistica e musicale l'Esu Venezia invece mette a bando 30 posti da 20 settimane l'uno presso conservatori e accademie di Francia, Austria, Spagna, Germania, Slovenia eTurchia. Il finanziamento varia tra i 2800 e i 3200 euro totali, chiarisce l'ufficio Formazione, e avviene sotto forma di servizi: i vincitori non amministrano quote in autonomia e l'ente - che a sua volta riceve i fondi europei in tre tranches - provvede alle spese di viaggio, soggiorno, preparazione culturale e assicurazione. La candidatura (tra cui una lettera motivazionale in italiano e in lingua) deve pervenire a mano, per posta o per fax entro le ore 12 di venerdì 21 ottobre all'ufficio protocollo dell'Esu Venezia. La certificazione linguistica non è indispensabile ma - come pure  la provenienza da istituti di sud e isole - fa guadagnare qualche punto in graduatoria. Quella finale è attesa per inizio novembre e gli stage iniziano a gennaio.Tempo fino al 31 ottobre poi per candidarsi a "Desk@Ict" del Comune di Rieti: una quarantina di stage da 13 settimane l'uno, a partire da gennaio 2012, in Portogallo (4 posti), Germania (4) Spagna (13) e a Malta (17), con un contributo forfettario per spese di viaggio, vitto e trasporti  di circa 450 euro netti per tutte le mete; l'alloggio, in appartamenti condivisi, è invece a carico dell'ente - come pure spese di assicurazione e preparazione culturale. Possono provarci tutti i diplomati e laureati, senza limiti di età, purché non siano studenti e abbiano competenze nei settori Information technology e comunicazione, di cui comunque non è richiesta prova esplicita. La domanda deve pervenire a mano o per raccomandata A/R entro le ore 14 di lunedì 31 presso l'Urp del Comune (non fa fede il timbro postale). Previsto anche un test linguistico e un colloquio motivazionale, in data da individuare; seguiranno poco dopo le graduatorie definitive, nelle quali i residenti a Rieti e in seconda battuta nelle province laziali e nella regione ricevono automaticamente qualche punto in più (ma lo stato di disoccupato "vale" doppio).Sempre il 31 ottobre scade "Moving Generation" con cui la cooperativa Uniser organizza 19 tirocini di 13 settimane in svariati settori (l'allegato descrive nel dettaglio le aziende e il loro lavoro) in Belgio, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Regno Unito, Romania, Spagna e Svezia. Viaggio e alloggio sono a carico dell'ente e per tutte le mete è previsto un sussidio una tantum di 1.500 euro, versati per l'80% all'inizio. Sono ammessi i residenti delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini nati dopo il 31 dicembre 1979, con una laurea almeno triennale e non occupati, che devono consegnare o spedire per raccomandata la domanda cartacea entro il 31 ottobre (fa fede il timbro postale) e quella digitale all'indirizzo ldv.mg [chiocciola] uniser.net. Il 14 novembre si terranno i colloqui individuali presso l'ente, ma la decisione finale spetta agli enti ospitanti, che potranno optare per un ulteriore colloquio. A febbraio 2012 le partenze. Da Eurocrea Merchant arriva poi "Motis", che per il 2012 offre trenta tirocini da 17 a 25 settimane presso gli uffici esteri delle Camere di Commercio italiane in Ungheria, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Spagna e Portogallo, con contributi forfettari che vanno dai 3.490 ai 5.600 euro. In palio per il momento ci sono solo 13 posti (gli altri due bandi sono attesi a febbraio e giugno) destinati soprattutto ai residenti del sud e delle isole, a cui vanno il 70% dei posti complessivi - nonostante poi a fare domanda nell'edizione precedente siano stati soprattutto giovani del centro-nord: ben l'80% dei candidati totali, fa sapere il responsabile del procedimento Gianluca Coppola. Chi ha almeno la laurea triennale (scienze politiche, relazioni internazionali, economia e comunicazione quelle in genere più rappresentate), non è più studente e non lavora può compilare il modulo e mandarlo entro il 4 novembre all'indirizzo progettomotis [chiocciola] eurocreamerchant.it insieme agli allegati digitali - nominati come indicato nel bando, pena l'esclusione. A fine novembre ci saranno i colloqui conoscitivi e subito dopo le graduatorie.  Per 22 posti disponibili l'anno scorso sono giunte 600 candidature, per il 70% "rosa". Infine l'università di Foggia è titolare del progetto "South" che offre oltre cento borse per 16 settimane di stage nei settori più diversi ai neolaureati con meno di 35 anni provenienti dal proprio ateneo (30 posti), dal Politecnico di Bari (20), dall'università di Bari (23), del Salento (20) e della Basilicata (12). La conoscenza linguistica va certificata  (gli attestati ammessi sono elencati), ma in alternativa sarà sufficiente sostenere un test con l'ente. Una decina le mete disponibili, con contributi che variano dai 4.200 euro dell'Inghilterra ai 2.500 della Romania, versati per l'80% all'inizio, più una somma fino a 250 euro per eventuali corsi di lingua sostenuti all'estero. Le candidature devono pervenire a mano o per raccomandata entro il 7 novembre insieme agli allegati, tra cui una covering letter. Le partenze? A febbraio. E per decidere meglio si può visitare la sezione del sito dedicata alle storie degli ex stagisti South. Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanente - Un sondaggio dello European Youth Forum svela il prototipo dello stagista europeo: giovane, fiducioso e squattrinato- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducente

Oggi a Milano sesta edizione del career day dell'università Cattolica: c'è anche la Repubblica degli Stagisti

Oggi all'università Cattolica di Milano c'è il career day. Giunta alla sua sesta edizione - il primo risale al 2006 - la manifestazione è aperta a tutti i giovani (quindi non sono gli studenti della Cattolica) ed è organizzata come una classica fiera del lavoro, con gli stand delle aziende a cui ciascuno può rivolgersi per avere informazioni sulle opportunità di lavoro e per lasciare il proprio curriculum.L'edizione numero sei annuncia un numero record di aziende partecipanti, oltre 80, e due novità: un'intera area dedicata a chi sogna una professione nel settore giuridico, con una quindicina di grandi nomi del panorama degli studi legali italiani e internazionali, e il «training point» in cui una ventina di esperti si metteranno a disposizione dei ragazzi per revisionare il curriculum, fare simulazioni di colloquio e lavorare sul "bilancio di competenze".Cinque le aziende del circuito della Repubblica degli Stagisti presenti all'evento: le società di consulenza Accenture e PricewaterhouseCoopers; la filiale italiana della multinazionale del tabacco JT International; il gruppo alimentare Nestlé; e Tetra Pak Packaging Solutions, ormai famosa per la fornitura di soluzioni confezionamento di alimenti.La Repubblica degli Stagisti sarà presente con un suo stand e a disposizione dei partecipanti, specialmente per fornire chiarimenti rispetto ai recenti cambiamenti della normativa. Il direttore Eleonora Voltolina terrà  anche un seminario focalizzato sullo stage con un intervento del neoassessore comunale al Lavoro, la 31enne Cristina Tajani, che racconterà i progetti del Comune di Milano per informare, tutelare e proteggere gli stagisti, incentivando le buone pratiche stagistiche e monitorando il fenomeno per prevenire abusi e sfruttamento. Per questo seminario l'appuntamento è alle ore 14 nell’aula G026 "Vanni Rovighi".Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Normativa sugli stage, salvi anche in Toscana i disoccupati: la Regione non riconosce la circolare ma con una delibera ad hoc istituisce i «tirocini di inserimento»

Il Comune di Milano invita i giovani lunedì 10 ottobre all'«Happy hour Welcome talent»: per progettare insieme nuove politiche che rendano Milano «una città per giovani»

Cos'ha Milano meno di Londra, Parigi, Bruxelles? Perchè l'estero esercita un fascino tanto forte sui giovani italiani? Le risposte sono molte: migliori opportunità, minore gerontocrazia, stipendi più alti, sistemi di welfare più inclusivo, servizi più efficienti. Per questo tanti, troppi giovani italiani una volta conclusi gli studi scelgono di fare la valigia e trasferirsi all'estero: le ultime stime parlano di almeno 50mila giovani under 40 ogni anno.La nuova amministrazione comunale di Milano si è posta un obiettivo: lavorare per rendere la città più attraente e appetibile per i giovani talenti, specialmente per gli italiani che oggi vivono all'estero e che vorrebbero fare rientro in patria. Dotare Milano di servizi e progetti in grado di convincere anche i più scettici a scommettere su un atterraggio ai piedi della Madunina, magari sulla spinta dei vantaggi della legge Controesodo.Come primo passo in questa direzione, l'assessorato al Lavoro insieme alla neonata onlus Italents organizza per oggi lunedì 10 ottobre un "Happy Hour welcome talent!", con la collaborazione dell'associazione Controesodo e la partnership di Campari e di Expo 2015. Un evento all'insegna dell'informalità per raccontare e spiegare i vantaggi della legge, che prevede importanti sgravi fiscali per chi dopo un periodo all'estero decida di far rientro, ma anche - sopratutto - per ascoltare e assorbire idee, consigli, proposte da tutti i giovani che abbiano qualcosa da dire in proposito. In primis coloro che sono già rientrati, ma non solo.L'assessore Cristina Tajani, 31 anni, spiega così l'urgenza della volontà di intervenire su questo tema: «Milano è la principale piattaforma di partenza dei "talenti" italiani che, a volte per scelta, più spesso per mancanza di alternative, prendono la via dell’estero». Ma in questo modo per l'Italia si realizza una perdita netta, un'emorragia di intelligenze, energie e "capitale umano" che dopo i percorsi formativi nelle nostre scuole e università vanno a portare le proprie competenze altrove. «Vogliamo che Milano possa essere anche una pista di atterraggio e ritorno», dice la Tajani, mettendosi alla testa di una ripartenza del sistema Italia basata su merito, trasparenza, opportunità e fiducia alle giovani generazioni. «Siamo impegnati perché l’Italia e Milano, nonostante la grave situazione di crisi, possano tornare ad essere attraenti per le professionalità del mondo»: e per farlo l'assessore chiede un contributo concreto alla «community dei "ritornati" e a chiunque voglia contribuire» per aiutare il Comune di Milano «a progettare le politiche di attrattività per il futuro».L'appuntamento è a Milano in via Rovello 2, dall'ingtesso del Chiostro Piccolo Teatro Grassi, al primo piano in una delle sale di Expo 2015, alle 18.All'evento saranno presenti, oltre a Cristina Tajani, anche la 36enne parlamentare Alessia Mosca, insieme a Guglielmo Vaccaro promotrice della legge Controesodo, e Alessandro Rosina, 43 anni, presidente di Italents. Ma soprattutto saranno presenti i diretti interessati - espatriati, già rientrati, in procinto di partire, in procinto di tornare - che racconteranno la propria storia di rientro e le aspettative, le richieste, le proposte che vogliono avanzare per rendere di nuovo Milano una città per giovani.In un Paese che si lamenta quasi sempre per la distanza dei cittadini dalle istituzioni, poter parlare in una situazione informale, con un bicchiere di vino in mano, dei problemi e delle esigenze di una generazione e stimolare i rappresentanti delle istituzioni suggerendo le rotte da percorrere e gli obiettivi da perseguire è un'occasione da non farsi scappare.   Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Al via Controesodo, lo scudo fiscale per il rientro dei talenti in Italia. La legge spiegata da uno degli ideatori- Controesodo, istruzioni per l'uso: le FAQ utili ai giovani fuggiti all'estero che desiderano tornare in Italia approfittando della legge sugli incentivi fiscaliE anche:- Sulla Rete i giovani italiani scalpitano per fare rete: ITalents sbarca su Facebook, ed è boom- Dieci buoni motivi lasciare l’Italia (e poi tornare): l'editoriale di Alessandro Rosina