Categoria: Notizie

Approvate le linee guida per la riforma dell'Ordine dei giornalisti: fino al 13 agosto si continua a diventare pubblicisti senza esame (e senza intoppi)

Il “decreto salva Italia”, con la riforma degli Ordini professionali, ha creato confusione e incertezze sul destino futuro dei pubblicisti. Nei giorni passati, la Repubblica degli Stagisti aveva contattato i singoli ordini regionali per fare chiarezza e per capire come stessero procedendo le richieste di iscrizione all'albo dei pubblicisti pervenute da settembre ad oggi, e come le segreterie si stessero regolando per le richieste di iscrizione da qui a luglio. La maggior parte degli ordini aveva risposto di essere a sua volta in attesa di indicazioni da parte del Consiglio nazionale o del legislatore rispetto al post 13 agosto 2012, data in cui entrerà in vigore l'obbligo dell'esame di Stato per l'accesso a tutte le professioni regolamentate. Nel frattempo, tutti avevano assicurato che le procedure per le iscrizioni all'elenco dei pubblicisti non avevano subito stop e venivano gestite come di consueto, secondo la vecchia prassi. Ieri il Consiglio nazionale dell'Ordine ha infine pubblicato le proprie linee guida per attuare la riforma della professione giornalistica, approvate all'unanimità il 19 gennaio (l'altroieri). Il documento ribadisce innanzitutto il principio in base al quale l'accesso alla professione giornalistica è libero. L'albo resta unico e permangono sia i due elenchi, quello dei professionisti e quello dei pubblicisti, sia i diritti acquisiti di chi è stato iscritto ad uno dei due prima della data di entrata in vigore della riforma. Chi è o sarà già pubblicista alla data del 13 agosto, insomma, non dovrà sostenere l'esame di Stato. Dal 14 di agosto in poi, gli aspiranti giornalisti dovranno possedere una laurea ed avere effettuato un tirocinio di 18 mesi per poter essere ammessi all'esame professionale, che dovranno sostenere anche i pubblicisti per entrare a far parte dell'Ordine. Chi ha già svolto un esame di Stato per accedere a un'altra professione, e ha svolto il tirocinio giornalistico, potrà accedere direttamente all'elenco dei pubblicisti.  L'accesso all'esame avviene secondo norme transitorie in vigore per un arco massimo di cinque anni. Le altre disposizioni delle linee guida chiariscono gli aspetti dell'attività disciplinare (esercitata dai consigli regionali e da quello nazionale), il tema dell'aggiornamento formativo (obbligatorio per tutti gli iscritti) e dell'assicurazione professionale (che invece non è obbligatoria). Qui il testo completo delle linee guida.di Andrea CuriatPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Che fine faranno i pubblicisti? Ordine dei giornalisti in subbuglio per la riforma delle professioni;- Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine;- Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni;- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigliano?

30mila giovani italiani lavorano sulla base di un accordo verbale. Ma senza contratto, che lavoro è?

Ci sono almeno 30mila under 30 in Italia occupati solo sulla base di un accordo verbale. Ovvero, che non hanno un contratto. In altre parole, che lavorano in nero. Un dato preoccupante quello contenuto nel rapporto «I nuovi contratti di lavoro per i giovani. Un confronto tra il 2007 e il 2010», realizzato da Datagiovani elaborando dati Istat-Rcfl e pubblicato nei giorni scorsi da linkiesta.it.Lo studio mette in luce uno dei portati della crisi, la riduzione cioè dell'occupazione degli under 30. In particolare, evidenzia come, tra il 2007 ed il 2010, ci sia stata una riduzione del 15% dei giovani occupati. Ancora più preoccupante, però, è il dato relativo alle nuove assunzioni, calate in quattro anni del 25%. Non è tutto. Tra le tipologie di contratto ricomprese nello studio, una in particolare ha attirato l'attenzione di Repubblica degli Stagisti. Si tratta, appunto, dell'«accordo verbale». Nel corso del 2010 - il dato più recente - sono stati attivati 31mila nuovi rapporti di lavoro di questo tipo e più di 12mila giovani hanno ottenuto la prima occupazione in assoluto della loro vita sulla base di un'intesa di questo tipo. Ma cosa sarà mai? Possibile che oltre 30mila persone lavorino senza nemmeno aver firmato un contratto e che l'istituto nazionale di statistica li conti? Possibile. Anche se serve qualche precisazione.L'Istat infatti raccoglie questi dati della «Rcfl» - la rilevazione continua sulle forze di lavoro - sulla base di un questionario. «Tra le domande» spiega Michele Pasqualotto, responsabile di Datagiovani «si chiede anche se il rapporto sia regolato da un contratto o da un accordo verbale con il datore di lavoro». Lo stesso Pasqualotto ammette che si tratta di un quesito «sibillino: potrebbe essere interpretato anche nel senso che alcuni aspetti, ad esempio gli orari o le mansioni, siano stati definiti verbalmente e che pertanto l'intervistato percepisca il suo rapporto di lavoro come un accordo verbale». In altre parole «non è detto che si tratti tout court di situazioni irregolari». Peraltro questo dato non è fornito da Istat per le elaborazioni. Datagiovani lo ha calcolato facendo la differenza tra quanti hanno un contratto a termine e quanti ne hanno indicato la tipologia: chi non lo ha fatto viene inserito tra gli accordi verbali.Mario Albisinni, membro del gruppo di lavoro Istat che ha raccolto i risultati a partire dai quali Datagiovani ha elaborato il proprio studio, spiega alla Repubblica degli Stagisti che «sono i soggetti intervistati a comunicare che la loro occupazione si basa su un semplice accordo verbale». Dopodiché «noi non indaghiamo sul fatto che si tratti di lavoro nero oppure no». Viene da chiedersi allora quanto siano aderenti alla realtà i numeri forniti dall'Istituto nazionale di statistica. Il punto è che quella realizzata dall'Istat è «un'indagine campionaria: ogni tre mesi intervistiamo circa 70mila famiglie». Datagiovani, nel suo rapporto, ha indicato il valore medio dei quattro trimestri. Rimane il fatto che i numeri forniti non rappresentano la situazione 'reale'. Allora probabilmente i giovani che hanno trovato lavoro sulla base di un accordo verbale sono molti più di 30mila.Ma come si può capire di quanto i numeri relativi ai contratti di lavoro avviati siano sottostimati? Per farsi un'idea delle dimensioni del fenomeno può essere utile un raffronto con il Monitoraggio sull'apprendistato realizzato dall'Isfol in collaborazione con il ministero del Lavoro, una sorta di 'contatore' dei contratti di apprendistato avviati e in essere. Un raffronto che si presta bene perchè si tratta di una formula attivabile solo su persone entro i 29 anni, che quindi de facto riguarda esclusivamente gli under 30. Ebbene, nel 2008 l'Isfol segnalava l'attivazione di 331mila contratti di apprendistato. Nell'anno immediatamente precedente secondo Datagiovani-Istat gli apprendistati attivati erano stati poco più di 60mila. Un rapporto di 1 a 5! Potrebbe essere dunque questo l'ordine di grandezza del numero effettivo dei giovani che lavorano senza un contratto scritto. In ogni caso l'Istituto di statistica nega che un'occupazione basata su un accordo verbale sia necessariamente da considerarsi come lavoro nero. Questo perché l'intervistato potrebbe mentire e comunque perché non è questo il dato ricercato nell'elaborazione delle statistiche trimestrali da Istat. Alla Repubblica degli Stagisti, per venire a capo della questione, basta però la logica:  o un rapporto di lavoro è regolato da un contratto, o si va nel campo del sommerso. E allora i dati contenuti nel rapporto Datagiovani potranno non essere esaustivi, ma rappresentano comunque un segnale di allarme importante, perché una media di 31mila under 30 che, nel 2010, hanno ottenuto un'occupazione sulla base di un «accordo verbale» sono tanti quanti gli abitanti di Verbania, Oristano o Vibo Valentia. In pratica, è come se tutti i cittadini di uno di questi capoluoghi di provincia lavorassero senza un contratto scritto. E quindi in un'economia sommersa che inquina quella reale.Certo, resta il dato incoraggiante legato al fatto che la media annua dei contratti a tempo indeterminato, attivati nel corso dei quattro trimestri del 2010, è di 142mila. Assunzioni che si sono verificate soprattutto nel commercio (27.300), nelle costruzioni (21.820) e nell'industria (18.124). Si tratta, però, di una magra consolazione: nel 2007, sempre secondo Datagiovani, erano state quasi il doppio (252mila). Di pochi giorni fa, poi, il dato fornito, sempre da Istat, relativo alla disoccupazione giovanile che, a novembre del 2011, si è attestata al 30,1 per cento, il dato più alto da quando - nel 2004 - l'istituto di statistica ha iniziato questo tipo di rilevazioni.Riccardo SaporitiPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Giovani e disoccupazione, binomio sempre più stretto: l'Istat traccia un quadro cupo per le nuove generazioni in cerca di lavoro- I giovani italiani lavorano troppo poco e sono i più colpiti dalla crisi: lo conferma il Rapporto Censis 2011 E anche:- Contratti di apprendistato in calo, nasce un sito per rilanciarli- Un esercito immobile: l'editoriale di Alessandro Rosina su giovani disoccupati e precari

Emergenza Neet, all’Europa i giovani che non studiano e non lavorano costano 2 miliardi di euro a settimana

I Neet sono quei giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non compiono una formazione e non lavorano. L’acronimo – not in employment, education or training – è stato coniato in Inghilterra alla fine degli anni ’80 ma si è diffuso solo negli ultimi anni, specie da quando la crisi ha aggravato la disoccupazione giovanile. In Europa rientrano nella categoria ben 7 milioni e mezzo di persone, distribuite tra tutti gli stati membri a eccezione del Lussemburgo (che però non fa molto testo, avendo una popolazione pari a meno di mezzo milione di abitanti).L’anteprima di una recentissima ricerca dell’Eurofound – European foundation for the improvement of living and working conditions – evidenzia che i Neet non solo sono uno spreco di risorse umane ma rappresentano anche un enorme costo sociale e un pericolo politico. Essere Neet non è infatti solo un problema individuale ma un danno per tutta la società e l’economia. A livello privato, fare parte di questa fascia anche per un breve periodo equivale a un aumento dell’isolamento sociale, della possibilità di trovare solo lavori sottopagati e temporanei, di essere più portati alla criminalità e più soggetti a malattie e problemi mentali. A livello pubblico il rapporto calcola che il costo della disoccupazione dei Neet nella sola Europa sia di 2 miliardi di euro a settimana, sommando mancati guadagni e spesa per sussidi pubblici. Il fenomeno è più grave in Bulgaria, dove incide per una cifra pari al 2,6% del Pil, in Irlanda con il 2,1%, e in Italia, che con più di 1 milione di Neet perde annualmente 26 miliardi, mezzo miliardo a settimana: cioè l’1,7% del Pil. E i numeri potrebbero essere anche più alti perché il rapporto non tiene conto dei costi di giustizia e sanità, né delle tasse non pagate. Se poi si prende in considerazione la fascia d’età 15-29 anni come ha fatto poche settimane fa Bankitalia nella sua indagine sulle Economie regionali i Neet risultano essere addirittura 2,2 milioni.Il dilagare dei Neet è anche connesso alla sfiducia nelle istituzioni, considerate incapaci di risolvere i problemi dei cittadini. Così rispetto alla media dei giovani che lavorano è molto più bassa la percentuale di Neet, specialmente se disoccupati, che votano o almeno si dicono interessati alla politica. Quali sono le risposte al problema? La maggioranza degli Stati usa un approccio combinato per fornire ai Neet competenze professionali e creare maggiori e migliori opportunità occupazionali, specie nei confronti dei più svantaggiati, come disabili poveri e figli d’immigrati. Anche se un alto livello di educazione non è più una garanzia di ottenere un posto, uno degli obiettivi principali dell’Unione europea rimane quello di ridurre gli abbandoni scolastici a meno del 10%. Le misure in questo senso sono diverse: aumentare e ampliare i corsi di formazione professionale, allungare l’istruzione obbligatoria e incrementare la presenza di insegnanti di sostegno per gli studenti a rischio. Un altro modo per diminuire il numero dei Neet è facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro. Anche qui sembra più efficace diversificare i metodi: è importante dare prima di tutto orientamento e poi informazioni e aiuto su come cercare un’occupazione. Possono essere validi gli stage e soprattutto gli apprendistati, che qualcuno riesce a svolgere anche all’estero grazie alle borse di mobilità europea come il programma Leonardo. Ma questi strumenti nascondono anche abusi, come hanno dimostrato l’europarlamentare Emilie Turunen, lo European Youth Forum e per l’Italia la Repubblica degli Stagisti promuovendo la Quality Charter of Internships and Apprenticeships: quindi certamente il loro utilizzo può contrastare il fenomeno dei Neet, ma a patto di essere ben normato e monitorato, cosa che ad oggi non sempre avviene. Inoltre molti Paesi hanno introdotto incentivi per le aziende che assumono giovani o aiuti per i ragazzi che vogliono creare un business o mettersi in proprio.Per avere dati certi sull’efficacia concreta di queste iniziative bisognerà però attendere la metà del 2012, quando l’Eurofound renderà pubblici i risultati di una rilevazione ad hoc sulle strategie anti-Neet. Nel frattempo purtroppo l’esercito dei Neet continua ad ingrandirsi, soprattutto in Italia: probabilmente il fatto che queste persone non vadano ad aumentare le statistiche dei disoccupati determina un certo disinteresse da parte della classe politica. La speranza è che il mezzo milione di euro di perdita a settimana calcolato da Eurofound induca i governanti ad avviare una riflessione quantomeno economica: se il problema non viene ritenuto urgente dal punto di vista sociale, forse guardarlo dal punto di vista delle casse dello Stato potrebbe innescare finalmente una reazione. Valentina NavonePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Emergenza neet, la Città dei Mestieri di Milano lancia la ricetta per incrementare l'occupazione giovanile- Tre milioni di giovani esclusi o sottoinquadrati: Monti, questa è la vera sfida da vincere- I giovani italiani lavorano troppo poco e sono i più colpiti dalla crisi: lo conferma il Rapporto Censis 2011- Lanciata a Parigi la European Quality Charter of Internships. Melandri, Ichino, Mosca, Vaccaro e Simoncini i primi politici italiani a sostenerla

Che fine faranno i pubblicisti? Ordine dei giornalisti in subbuglio per la riforma delle professioni

Passaparola, petizioni, proposte, dibattiti in Rete: per i giornalisti pubblicisti e aspiranti non si può dire che le vacanze appena concluse non siano state «movimentate». Lo scorso 27 dicembre è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 214 del 22 dicembre, di conversione del cosiddetto decreto “salva Italia” (201 del 6 dicembre 2011), che prevede, tra le varie disposizioni, la riforma degli ordini professionali. La novità è l’abrogazione, a partire dal 13 agosto 2012, di tutte le norme  in contrasto con l’obbligo dell’esame di Stato per l’accesso alle professioni regolamentate. La  disposizione ha subito gettato scompiglio proprio tra i pubblicisti, per i quali la prova non è prevista.La Repubblica degli Stagisti ha cercato di vederci più chiaro: è bene ricordare che la legge 69 del 3 febbraio 1963 fa una distinzione tra professionisti e  pubblicisti. I primi esercitano «in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista» e vengono iscritti all’Albo, in un apposito elenco, solo dopo il superamento di un esame di idoneità professionale. Pubblicista è, invece, chi svolge «attività giornalistica non occasionale e retribuita», pur avendo altri impieghi. Per questi ultimi non è previsto l’esame di Stato, ma un accertamento amministrativo dell’attività svolta: per essere iscritti al relativo elenco dell’Albo, è sufficiente, cioè, aver pubblicato articoli per due anni in maniera continuativa e retribuita e ottenuto una certificazione da parte del direttore della propria testata. Da qualche anno alcuni Ordini regionali, tra cui quello del Lazio, hanno istituito un colloquio di diritto e cultura generale che l’aspirante pubblicista deve sostenere di fronte a una commissione di giornalisti, rappresentativa dell’Ordine stesso, ma comunque non si tratta di esami di Stato. Il problema, quindi, rimane per i circa 80mila pubblicisti e per tutti coloro che stanno svolgendo o stanno per concludere i 24 mesi previsti per ottenere il «tesserino». A creare ulteriore confusione ha contribuito il dibattito a distanza tra Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, e Franco Abruzzo, consigliere e presidente per quasi vent’anni dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Uno dei primi a intervenire è stato proprio il presidente dell'Ordine, che, in una lunga nota pubblicata sul sito dell’Odg, ha provato a tirare le fila, soffermandosi soprattutto su un punto: l’abrogazione riguarda le leggi che violano i principi previsti dalla lettera a) alla g), comma 5, dell’articolo 33 del decreto 138/2011.  Quali sono? Accesso libero alla professione; obbligo della formazione continua; tirocinio della durata massima di 18 mesi (in ambito giornalistico è chiamato praticantato); compenso del professionista stabilito per iscritto in base alla complessità dell’incarico; obbligo di assicurazione; divisione tra organi che esercitano funzioni disciplinari e organi con compiti amministrativi, a livello nazionale e territoriale; libera pubblicità informativa su qualità e titoli professionali. Per Iacopino, l’Ordine dei giornalisti sarebbe in linea con queste direttive. La necessità di sostenere l’esame di Stato è citata nella parte introduttiva dell’articolo 33, ma non nei principi in questione, che da questo momento devono essere rispettati da qualsiasi disposizione che riguardi gli ordini professionali. Di parere diverso Franco Abruzzo, che sul proprio sito ha dato un’altra interpretazione della norma, citando la nota di Iacopino e definendo l’intervento del presidente dell’Ordine dei giornalisti «una mossa disperata» a fini elettorali. Per il consigliere dell’Ordine non è possibile slegare i principi prima elencati dalla loro premessa, ossia la previsione dell’esame di Stato come condizione di accesso alla professione. Una disposizione che si lega all’articolo 33 della Costituzione, che, al quinto comma, prevede l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale, e alla direttiva comunitaria 89/48, che parla di una prova attitudinale, equivalente all’esame. Stando così le cose, dal prossimo agosto gli aspiranti pubblicisti e gli attuali iscritti all’Albo potrebbero non avere più un futuro. Quello che avrebbe dovuto essere un tentativo di fare chiarezza si è, in realtà, trasformato in uno scambio reciproco di accuse e in una vera e propria disputa giuridica. Al di là delle tante parole spese sull’argomento, che ne sarà in concreto dei pubblicisti? A ottobre il ministero della Giustizia ha invitato i presidenti degli Ordini professionali a elaborare proposte. Nel frattempo, sono già  state avanzate diverse possibili soluzioni. Lo stesso Franco Abruzzo nel suo intervento traccia alcuni scenari: una prima ipotesi potrebbe essere quella di ammettere all’esame di Stato i pubblicisti che dimostrino, sulla base del proprio reddito, di vivere esclusivamente di giornalismo. In questo caso, a essere penalizzato sarebbe chi è iscritto all’Albo, ma di fatto non ha nell’attività giornalistica la sua fonte principale di entrate. Questa soluzione creerebbe, però, una situazione anomala, con pubblicisti che svolgono attività giornalistica prevalente, ma non sono inquadrati più come tali. Resta, poi, da capire se si tratterebbe di un’iscrizione d’ufficio oppure dopo l’esame di Stato. Questa seconda ipotesi porterebbe un enorme sforzo organizzativo, ma anche e soprattutto economico, per l’Ordine, che si troverebbe a predisporre sessioni d’esame per un numero di gran lunga maggiore rispetto a quello dei candidati che sostengono annualmente la prova di idoneità.Un’altra possibile strada potrebbe portare a fare di quello dei pubblicisti un elenco ad esaurimento: fino al 13 agosto 2012 gli ordini continueranno a iscrivere pubblicisti, mentre dal giorno successivo verranno bloccate le iscrizioni e l’elenco rimarrà chiuso. L’Albo, quindi, esisterà solo per garantire i diritti contrattuali e previdenziali di chi è assunto a tempo pieno, parziale, come collaboratore fisso, corrispondente o nelle redazioni decentrate. Una terza alternativa, potrebbe essere quella di mantenere i due elenchi con rispettive prove di idoneità, dando vita a un nuovo esame per i pubblicisti.Un altro problema da non sottovalutare, legato al destino dell’Albo, riguarda la sorte dei contributi versati dagli iscritti all’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani, fino alla scadenza prevista dalla norma. Al momento sono svariate le ipotesi sul tavolo. Per capirci qualcosa in più, bisognerà aspettare la prossima riunione dell’Ordine dei giornalisti, programmata per i giorni 18, 19 e 20 gennaio, dove verrà formulata una proposta da sottoporre al governo Monti, con l’obiettivo di trovare al più presto una soluzione che adegui la situazione attuale alle disposizioni della nuova manovra.Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:- Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine- Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigliano?E anche:- La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»

Il ministero dell'università cerca 300 assistenti di lingua italiana da spedire in Europa. Aperte le candidature al nuovo bando

Quasi trecento posti di lavoro per assistenti di lingua italiana in istituzioni scolastiche europee. È l'offerta dell'edizione 2012-2013 dell'annuale bando di concorso del Miur, il ministero dell'università, destinato a studenti di nazionalità e cittadinanza italiane sotto i 30 anni di età. Le maggiori possibilità si avranno in Francia, dove i posti a disposizione sono 180, seguita a pari merito da Austria, Germania e Spagna (dove ce ne sono 30), e poi Regno Unito (15), Irlanda (6) e infine Belgio (3). Ogni anno, in media, giungono circa 2mila candidature. Forse perché gli stipendi sono piuttosto buoni: tra i 700 e i mille euro per un impegno che si aggira attorno alle 12 ore settimanali - a seconda delle esigenze del docente da affiancare, come specificato nel bando. L’Austria è fra quelli che pagano di più: 1.020 euro netti al mese, insieme alla città di Londra, dove si percepiscono 1.050 sterline nette (circa 1.250 euro). Per le altre destinazioni ci si deve accontentare invece di compensi sugli 800-900 euro al mese, eccetto la Spagna che ne offre 700. Ci si può candidare fino al 20 gennaio prossimo. L’incarico durerà più o meno otto mesi, dal 1° ottobre al 31 maggio: ma il periodo esatto dipende dalle usanze dei diversi paesi in fatto di scansione dell’anno scolastico.I requisiti: oltre a non aver compiuto il 30esimo anno di età alla scadenza del bando, e a non risultare vincitori del bando in anni precedenti, vanno rispettate una fitta serie di regole per quanto riguarda l’iscrizione all’università. Al punto B dell'avviso si specifica che saranno accolte le candidature di chi è iscritto a un corso di laurea o post laurea (che non siano semplici corsi di perfezionamento; per i dottorati poi deve trattarsi di materie linguistiche) presso un’università italiana, oppure abbia conseguito una laurea quadriennale o magistrale dal 1° giugno scorso in poi e non sia più iscritto all’università (purchè l’immatricolazione non risalga a prima dell’anno accademico 2005-2006). Chi è ancora studente non potrà invece partecipare se si è iscritto a un anno accademico precedente al 2007-2008. Quanto alle aree di studio, il bando ammette la partecipazione di chi abbia una laurea triennale in Scienza della mediazione linguistica, Lettere, Lingue e culture moderne, Storia e filosofia, oppure una quadriennale in Interpreti e traduttori, Lettere, Lingue e culture europee, Lingue e letterature moderne e Studi comparatistici, e sia contemporaneamente iscritto alla specialistica o magistrale (qualsiasi corso) oppure a un master o dottorato in lingue straniere o letteratura italiana. Ma non finisce qui: chi è in possesso di una triennale o quadriennale qualsiasi deve essere iscritto a un corso di laurea specialistica o magistrale in una delle materie indicate nella tabella a pagina 3, tutte nell’ambito umanistico-letterario, o ancora frequentare una scuola, master o dottorato in lingue. Non è facile districarsi in questa densa rete di requisiti: sul sito è disponibile infatti un link con le risposte alle domande più frequenti.Infine, il capitolo esami sostenuti: se ne dovranno certificare almeno due relativi alla lingua, letteratura o linguistica del paese scelto (nel bando sono indicati anche i settori disciplinari richiesti). Nel caso di quadriennale, esistono ulteriori requisiti per quanto riguarda le materie. E ancora, è obbligatorio aver sostenuto almeno due esami in lingue, letteratura o linguistica italiana. Anche in questo caso il bando elenca nel dettaglio i settori scientifici, e le materie specifiche in caso di laurea quadriennale. La domanda di partecipazione (che potrà essere presentata per un solo paese di destinazione). Occorre dapprima registrarsi al sistema introducendo un codice identificativo, a cui seguirà l’invio di una password. Solo allora sarà possibile compilare il modulo online, con relativi dati personali e di formazione (è necessario inserire anche gli esami con relativa votazione), modificabile fino alla scadenza del bando. Una volta pubblicato l’elenco degli ammessi (entro il 4 febbraio), la domanda – pena l’esclusione dalla selezione - andrà sottoscritta e inviata per raccomandata all'indirizzo indicato, allegando la documentazione universitaria che attesti i propri requisiti e una lettera di presentazione - per la Francia e l’Austria sono richiesti rispettivamente anche un certificato medico di sana e robusta costituzione e un curriculum vitae in formato europeo.  La graduatoria. «La selezione dei candidati sarà determinata dal  punteggio totale ottenuto arrotondando al secondo decimale», si legge nel bando. Alla somma concorreranno due elementi fondamentali: il percorso formativo accademico e i voti ottenuti. A formare il punteggio complessivo contribuiranno in particolare il voto di laurea, la somma dei voti degli esami, i crediti formativi maturati e in più dei punti “premio” assegnati dalla commissione agli studenti «più solleciti negli studi», fino a un massimo di 40 punti (nel bando la tabella indicativa). Per la graduatoria provvisoria bisogna attendere indicativamente fino a fine marzo, ma attenzione: l'eventuale rinuncia – a meno che non sia tempestiva - va giustificata con validi e comprovati motivi, altrimenti si rischia l’esclusione dalla partecipazione per gli anni successivi. Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Ricerca e start-up, centinaia di opportunità di lavoro per giovani imprenditori e ricercatori- Claudia Cucchiarato, la portavoce degli espatriati: «Povera Italia, immobile e bigotta: ecco perché i suoi giovani scappano»- Prospettive per i giovani, in Italia si gioca solo in B e C. Per la serie A bisogna andare all'estero       Hai altre domande? usa StageCheck!

Tirocini Leonardo in giro per l'Europa, oltre 300 posti a bando per il mese di gennaio: tutte le scadenze

Si apre il penultimo anno del programma di formazione permanente approvato dal Consiglio europeo nel 2006. Il programma Leonardo è uno degli assi d'azione più in vista tra i giovani e anche quest'anno oltre 5mila diplomati e laureati partiranno per uno stage europeo spesato dall'Ue. Ecco le scadenze più imminenti.Ultimamente si moltiplicano i moniti e le prese di posizione  - dal presidente Napolitano in giù - rispetto all'importante tema della cittadinanza degli immigrati "di seconda generazione", cresciuti (o magari addirittura nati) in Italia, ma stranieri agli occhi della Prefettura e privi dei diritti di cittadini. A loro («giovani di seconda generazione» oppure nati e/o ricongiunti in Italia e con almeno un genitore immigrato) il Circolo Africa di Ancona dedica 20 percorsi formativi da 9 settimane a Londra (in radio e tv web), Bruxelles (per studiare il fenomeno dei flussi migratori), Almada (in Portogallo, nel settore dell'educazione non formale), e Maribor (in Slovenia, in realtà da individuare ma su misura per ciascun vincitore). Diploma e buona conoscenza dell'inglese sono altri due requisiti indispensabili; non c'è invece un limite di età. L'organizzazione paga viaggio e alloggio (utenze incluse), mentre i vincitori amministrano 300 euro al mese per vitto e trasporti locali, versati in rate settimanali da 75 euro. La domanda - lettera motivazionale e cv - va spedita via mail agli indirizzi segreteria [at] circoloafrica.eu e vpacini [at] circoloafrica.eu entro il 10 gennaio. Due giorni sarà pubblicata sul sito la graduatoria degli ammessi al colloquio, che si terrà pochi giorni dopo; e si parte subito, a fine mese.Il Comune di Macerata Campania promuove invece Build Europe: 34 stage da 13 settimane l'uno in studi di architettura e aziende edilizie di Spagna e Germania, destinati ai residenti della provincia di Caserta con non più di 35 anni compiuti. Il contributo amministrato dall'ente, ancora da definire con esattezza, non scenderà sotto i 2500 euro (circa 770 euro al mese) e coprirà tutte le spese: viaggio, alloggio, vitto, trasporti locali, assicurazione. I candidati eleggibili devono possedere titoli attinenti al progetto: maturità da geometra, perito industriale o elettrico, liceale ad indirizzo scientifico o tecnologico; oppure una laurea - anche triennale - in Ingegneria, Architettura, Geologia e simili. La divisione delle borse tra laureati e diplomati è da definire: verrà rispettata la proporzione riscontrata nelle candidature, per il momento non prevedibile. In ogni caso, come per molti Leonardo, non sono ammessi gli studenti, di qualsiasi tipo. C'è tempo fino alle 12.30 di lunedì 9 gennaio per far pervenire il plico al Comune: domanda, fotocopia del documento, del titolo di studi, cv e lettera motivazionale. È previsto anche un colloquio orale a febbraio, e poi si procederà a stilare le graduatorie. Lo stesso giorno scade anche  Ways - Work and Youth in the Social Sector del Consorzio Fcn di Firenze, che ai residenti in Toscana riserva 40 posti (metà dei quali a donne) per tirocini di 3 mesi nell'ambito formazione e servizi sociali. Si vola a Belfast (10 posti), Siviglia (6) e Lisbona (4), con un contributo a copertura totale delle spese, abbonamento ai trasporti compreso, amministrato per intero dall'ente. Possono candidarsi i diplomati e laureati con meno di 35 anni e una formazione coerente con l'ambito del progetto; e ovviamente è sempre bene sapere la lingua del Paese di destinazione - in questo caso il livello chiesto è quello base, A1, ma una conoscenza più approfondita è premiata in graduatoria. Domanda, cv e foto vanno inoltrate entro il 9 gennaio sia in forma cartacea che digitale all'indirizzo info [at] fcnmobility.eu. Si parte in primavera. Dall'associazione Giovani per l'Europa di Vibo Valentia arriva poi Build your future in a professional way: 50 tirocini da 13 settimane l'uno nel turismo in Spagna (10 posti), Inghilterra (10), Irlanda (15) e Malta (15), completamente spesati dall'ente. Sono ammessi i residenti in Calabria con meno di 34 anni non compiuti, un diploma e buone conoscenze linguistiche - che verranno sondate in un colloquio previsto per il mese di febbraio. Avvantaggiati in graduatoria donne, disoccupati di lungo corso e giovani con basso reddito famigliare. Le candidature (domanda, lettera motivazionale, cv e copia del documento) devono pervenire all'ente a mano o per posta entro martedì 10 gennaio. Ad aprile le prime partenze.C'e tempo fino al 16 gennaio poi per partecipare a uno dei 60 stage da 23 settimane di Cornelius Hertling, progetto capeggiato dall'Ordine degli architetti di Roma. Ciascun ordine locale - una trentina gli aderenti - è titolare di borse diverse, e per mete e contributi è bene consultare l'avviso. Le cifre variano dai 4200 euro di Varsavia e Lisbona (circa 700 al mese) ai 5200 di Parigi (870 euro) e vengono versate direttamente ai vincitori. Gli architetti iscritti a uno degli ordini promotori, purché con meno di 36 anni compiuti, possono inviare ad esso domanda e curriculum; la lettera un potenziale studio ospitante è un plus, ma viene valutato positivamente in graduatoria.  Tutto deve pervenire entro le ore 12 di lunedì 16 gennaio; non sono previste altre fasi di selezione e le prime partenze avverranno ad aprile. Easy local marketing della provincia di Macerata offre invece ai suoi residenti laureati 30 borse per tirocini di 14 settimane, a partire da aprile, nel settore del marketing territoriale: valorizzazione ambientale, del patrimonio culturale, nuove tecnologie. Le mete a disposizione sono Spagna (9 posti), Germania (5), Francia (4) e Inghilterra (12), per le quali l'ente gestisce interamente il contributo europeo: i vincitori dovranno integrare solo le spese personali. Sono ammessi i giovani non occupati, senza limiti di età, iscritti a uno dei centri per l'impiego locali e con una laurea in Architettura, Beni culturali e ambientali, Comunicazione, Turismo, Informatica (nel bando un elenco completo). Il plico di domanda, tra cui si segnala una copia dell'iscrizione al cpi, certificato storico e di laurea e attestazione Isee, vanno spediti in provincia entro mercoledì 25 gennaio (fa fede il timbro). È previsto un colloquio a febbraio, ma solo in presenza di un alto numero di candidature; in ogni caso, la graduatoria finale è attesa per marzo. Infine l'Iscom Formazione Modena è capofila del progetto Tur.New.Job per 86 tirocini di 13 settimane l'uno nei settori turismo, ristorazione e marketing. Tra le mansioni ce ne sono alcune di basso profilo, come cameriere e aiuto chef, ma si può fare un training anche come guida turistica o giornalista; e intanto migliorare una lingua straniera. Molte le mete a disposizione: Brighton, Cork, Siviglia, Lisbona, Bordeaux, Malta, Creta, Amsterdam e Praga. I vincitori amministreranno un contributo mensile di 400 euro per le spese di vitto: il resto è coperto dal contributo europeo. Il bando è aperto a tutti i non occupati fino a 40 anni (un terzo dei posti sono riservati alle Regioni Sicilia, Sardegna e Calabria), purché in possesso di un titolo o di esperienza lavorativa pregressa nel settore. La candidatura va inoltrata per raccomandata A/R entro il 1 febbraio e perfezionata, entro il giorno successivo e pena l'esclusione, tramite la registrazione online sul sito dell'Iscom. E ad aprile si parte.Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanenteE anche:- Quattro stage a cinque stelle e tanta grinta, la storia dell'avvocato Raffaella Canal: «Alla Commissione europea niente fotocopie»

La Regione Veneto avvia Welfare to Work: 1.250 stage con rimborso di 600 euro al mese per gli under 30

La regione Veneto attiva il progetto «Welfare to Work»: 1.250 tirocini con un rimborso spese di 600 euro. Il bando si è aperto lo scorso 26 novembre e sarà attivo fino all'esaurimento dei fondi disponibili.WtW prevede, come detto, l'avvio di un massimo di 1.250 tirocini della durata di quattro mesi ciascuno, da svolgere in aziende private. L'unico limite riguarda il fatto che il tirocinio non può essere attivato all'interno di enti pubblici. Questo significa che, come avviene in Sardegna, ma anche in provincia di Cuneo, i tirocini potranno riguardare ogni tipo di professione, dal cameriere all'operaio, fino all'avvocato. Le aziende possono attivare anche più di uno stage contemporaneamente e non hanno alcun tipo di obbligo di assumere al termine del periodo di tirocinio. Il bando non prevede poi limiti di partecipazione per quelle imprese che abbiano ridotto il personale di recente o stiano ricorrendo alla cassa integrazione. L'idea è che sia il centro per l'impiego a valutare l'opportunità di attivare dei tirocini in aziende in difficoltà. Lo scopo del progetto, infatti, è quello di favorire l'inserimento o il reinserimento lavorativo, circostanza che un'impresa in cassa integrazione non può ovviamente favorire. Ma se ci fosse un'azienda che ha messo in cig gli operai della catena di montaggio, ma volesse attivare un tirocinio WtW per un ingegnere nel settore della progettazione, potrebbe farlo.Possono partecipare al bando i giovani che non abbiano ancora compiuto 30 anni entro il giorno diattivazione dello stage e che siano domiciliati in Veneto. Non ci sono limiti legati al titolo di studio,  mentre è invece necessario essere iscritti alle liste di disoccupazione-inoccupazione e aver dato la disponibilità alla segnalazione del proprio curriculum per l'attivazione degli stage previsti dal bando «Welfare to Work». Occorre recarsi di persona al cpi cui fa riferimento il proprio comune per segnalare questa disponibilità, visto che la modulistica non è reperibile on-line. Il bando è gestito esclusivamente dai centri per l'impiego, quindi un neo-laureato non può chiedere l'attivazione di tirocini relativi a WtW alla propria università.Gli stagisti riceveranno un rimborso spese di 600 euro lordi mensili, che sarà erogato dall'Inps. L'Istituto di previdenza normalmente collabora con la regione per l'erogazione della cassa integrazione, il cui importo viene integrato da un contributo regionale. Non è prevista alcuna suddivisione territoriale rispetto alle diverse provincie della regione. I tirocini saranno assegnati sulla base della presentazione delle domande, fino all'esaurimento dei posti disponibili. Dato che per accedere al bando è necessario rivolgersi al centro per l'impiego al quale fa riferimento il comune nel quale si è domiciliati. Allo stesso modo, le aziende che vorranno accogliere un tirocinante dovranno inviare la propria adesione al progetto inserendo una richiesta di personale attraverso i servizi on-line forniti dai cpi, specificando, nelle note finali, la comunicazione di adesione al bando WtW. Diversamente, dai siti dei centri per l'impiego è possibile scaricare un modulo di adesione, che deve essere compilato e restituito via email o via fax.Per quanto riguarda l'erogazione dei rimborsi da parte dell'Inps, il giorno 15 di ogni mese, la regione trasmetterà l'elenco dei beneficiari all'istituto di previdenza, che alla fine del mese pagherà quanto dovuto ai tirocinanti. In base a questo meccanismo, lo stagista che avrà iniziato il rapporto entro il giorno 14 del mese riceverà la prima indennità alla fine dello stesso mese. Se invece lo stage sarà iniziato dopo il 15, per la prima indennità dovrà attendere la fine del mese successivo. Meccanismo complesso, che si lega al fatto che non è permessa l'erogazione di frazioni del contributo da 600 euro.Se uno stagista decidesse di interrompere il tirocinio, riceverebbe soltanto le mensilità di borsa lavoro interamente prestate. Diversamente, se fosse l'azienda a decidere per una conclusione anticipata del rapporto, senza procedere ad un'assunzione, allo stagista verrebbero riconosciute le mensilità svolte, arrotondate però all'unità più vicina. Questo significa che per uno stage interrotto dopo tre mesi e 14 giorni il tirocinante riceverebbe soltanto tre mensilità. Se invece il tirocinio venisse chiuso dopo tre mesi e 15 giorni, allo stagista andrebbe l'importo dovuto per quattro mensilità. E ancora:  se entro i quattro mesi di durata dello stage il datore di lavoro scegliesse di procedere con un'assunzione, sarebbe lui a ricevere le mensilità residue. Questo è, in effetti, l'unico vero meccanismo che incentivi le aziende ad assumere i tirocinanti. Sarà la regione a tenere il conto degli stage attivati, fino ad arrivare alla quota massima di 1.250, e a stilare, a fine progetto, un report che evidenzi il numero di tirocini che hanno portato ad un'assunzione. Per ogni informazione, oltre che rivolgersi ai centri per l'impiego presenti sul territorio, è possibile contattare il numero verde 800998300.Riccardo SaporitiSe ti ha interessato questo articolo, leggi anche:-La Regione Sardegna promuove stage-vergogna: 10 milioni di euro per tirocini di 6 mesi come inservienti, operai, camerieri. E perfino braccianti agricoli-Sardegna, il direttore dell’Agenzia per il lavoro difende i TFO: «Anche per un benzinaio 6 mesi di stage hanno senso: forse dopo vorrà aprire una stazione di servizio sua»-Tirocini per operai, inservienti e camerieri in Sardegna: il consigliere regionale Marco Meloni prepara un'interrogazione per l'assessoreE anche:-Tirocini per gommisti, fresatori e scalpellini: a Cuneo la Fondazione CRC finanzia 140 percorsi formativi di 6 mesi per under 30 o over 40

Tirocini per gommisti, autisti e scalpellini: a Cuneo la Fondazione CRC finanzia 140 percorsi formativi di 6 mesi per under 30 o over 40

Il gommista, il pasticcere, il verniciatore, il fresatore. E ancora, l'autista, l'operatore edile polivalente, l'addetto alla stiratura. Sono profili professionali che richiedono un periodo di tirocinio, nemmeno necessariamente finalizzato all'assunzione? La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo è convinta di sì: e insieme alla Provincia, a Confartigianato e a Coldiretti ha lanciato «Esperienza Lavoro».Similmente ai TFO 2011 della Regione Sardegna, anche nella «Granda» – così è chiamato il cuneese – il progetto finanzia l'inserimento di circa 140 tirocinanti nelle aziende della provincia, anche in settori per i quali, fino a qualche anno fa, mai si sarebbe immaginata la necessità di periodi di stage. In questo caso però i fondi arrivano dai privati: i 600mila euro necessari a garantire i rimborsi spese da 530 euro lordi mensili verranno erogati dalla Fondazione CRC. Sono diciannove i settori lavorativi nei quali potranno essere inseriti gli stagisti. Per quanto riguarda l'artigianato, si tratta di servizi alla persona, del settore alimentare, dell'autoriparazione, la lavorazione del legno, l'installazione di impianti, la meccanica, l'edilizia, la lavorazione della pietra, la grafica, il tessile, il trasporto e la lavanderia. L'agricoltura offrirà invece tirocini nella produzione e nella trasformazione agricola, così come nella produzione frutticola e vitivinicola. La ricerca delle imprese interessate ad accogliere stagisti, fanno sapere dalla Fondazione, è ancora in corso e verrà completata anche in base al profilo delle persone che presenteranno la propria candidatura. L'obiettivo è comunque quello di attivare tirocini in settori che, stando alle indicazioni fornite dalle associazioni di categoria, offrono le maggiori possibilità di sbocchi professionali al termine dello stage.Davvero, però, in settori come l'edizilia o la meccanica servono stage di 6 mesi? Non si sarebbe potuto finanziare contratti di apprendistato? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto direttamente alla Fondazione. La risposta: per statuto l'ente non può erogare fondi ad aziende – e in effetti i rimborsi vengono assegnati direttamente ai tirocinanti, cosa che sarebbe più difficile in caso si trattasse di una quota di una vera e propria retribuzione. Resta l'impegno, da parte delle associazioni di categoria coinvolte, a fare pressioni sugli associati perché in caso di soddisfazione rispetto al lavoro svolto il tirocinio si trasformi in un contratto, anche solo di apprendistato. Una trasformazione, sottolineano dalla Fondazione, che potrebbe avvenire addirittura prima del termine dei sei mesi di tirocinio. Il bando è rivolto ai giovani di età compresa tra i 17 ed i 29 anni, inoccupati o con poche esperienze lavorative pregresse, in possesso di diploma, laurea o attestato di formazione professionale. Ma anche agli adulti over 40 espulsi dal mercato del lavoro, con un diploma o un'attestato di formazione professionale. Oppure con una comprovata esperienza almeno trimestrale in uno o più dei settori interessati dal bando. Per partecipare è necessario essere domiciliati in provincia di Cuneo, essersi iscritti ai centri per l'impiego della provincia entro il 31 dicembre del 2011 e compilare un apposito modulo, disponibile ai cpi. Sono esclusi dal progetto i lavoratori che godano di ammortizzatori sociali come l'indennità di mobilità e quella di disoccupazione ordinaria.Il progetto vuole avere una doppia valenza. Da un lato quello di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, per quanto non sia previsto alcun tipo di incentivo per le aziende che, al termine dei sei mesi di stage, decideranno di procedere all'assunzione del tirocinante. Dall'altro, si punta ad un percorso di orientamento e formazione del tirocinante, al fine di definirne quello che la Fondazione definisce come «progetto professionale».«Esperienza Lavoro» prevede infatti una serie di incontri, individuali e di gruppo, per gli stagisti, nel corso del periodo di tirocinio. Questo sia per far emergere eventuali criticità che consentano di rimodulare in corsa il progetto, sia per un'attività di tutoraggio nei confronti del tirocinante. A garantire la qualità degli stage offerti sarà un'associazione temporanea di scopo creata ad hoc da tre realtà scelte attraverso un bando per occuparsi degli aspetti formativi del bando. Ad essere coinvolte sono Poliedra, società di consulenza con sede a Torino, l'agenzia di formazione professionale Alba Barolo e la cooperativa sociale Orso. Controlli periodici verranno invece eseguiti da tutti i partner del progetto – oltre alla Fondazione: la provincia di Cuneo, Confartigianato e Confagricoltura. Chiamati a garantire che il tirocinante impari davvero a fare il saldatore, il sarto o lo scalpellino.Riccardo SaporitiPer saperne di più, leggi anche:- La Regione Sardegna promuove stage-vergogna: 10 milioni di euro per tirocini di 6 mesi come inservienti, operai, camerieri. E perfino braccianti agricoli- Tirocini per operai, inservienti e camerieri in Sardegna: il consigliere regionale Marco Meloni prepara un'interrogazione per l'assessore

Borse di studio e di laurea, 40mila euro premiano merito e talento dentro e fuori l'università. Ultimi giorni per le candidature

L'anno volge al termine e le scadenze si affollano. Sono in chiusura anche sette bandi per borse di  studio e di laurea che vanno dai 10mila ai 500 euro, per un ammontare complessivo di quasi 40mila euro. Eccoli.Lef, associazione romana nata per promuovere legalità ed equità fiscale, bandisce tre premi da 2mila euro lordi l'uno (le trattenute dipendono dalla situazione economica di ciascun vincitore) per tesi di laurea magistrale discusse tra il 2010 e il 2011 e incentrate sulla tematica più infuocata del post riforma Monti, l'equità fiscale appunto. Particolarmente apprezzati saranno i focus sulla criticità del sistema tributario italiano e sulle proposte «innovative e praticabili» per arginarla. La candidatura va inoltrata per mail all'indirizzo lef.amministrazione [at] fiscoequo.it entro il 31 dicembre, composta di domanda, certificato di laurea, cv, tesi e breve sommario. Entro il 31 maggio la premiazione. La Camera di commercio di Lecco guarda invece al mondo dell'imprenditoria femminile e riserva 4 mila euro totali ai migliori elaborati di taglio economico, sociale, gestionale, scientifico - persino pedagogico - su questo tema. Al migliore (o alla migliore) vanno 2mila euro netti, mentre secondo e terzo classificato ricevono rispettivamente 1500 e 500 euro. Possono partecipare tutti i laureati con meno di 27 anni che hanno discusso la tesi tra inizio 2010 e fine novembre 2011 riportando una votazione di almeno 105. Sperimentazione e originalità del tema specifico (particolarmente interessante per la commissione quello della conciliazione famiglia-lavoro) sono due elementi che fanno salire in graduatoria. Le domande vanno consegnate a mano o spedite in Camera entro giovedì 23 dicembre (fa fede il timbro postale) insieme a due copie della tesi, una cartacea e una digitale, ed abstract. Per il responso bisognerà attendere giugno 2012.La Fondazione Gesualdo Bufalino di Comiso, provincia di Ragusa, promuove la quinta edizione del premio intitolato ad uno dei suo più famosi scrittori [a fianco]: 1.500 euro netti da destinare alla migliore tesi biennale o di dottorato che ne approfondisca la figura letteraria. Sono ammessi gli elaborati discussi tra il 2007 e quest'anno, senza limiti di età o di votazione - ma ovviamente il merito accademico rientra tra i criteri di valutazione. Per partecipare è sufficiente spedire per raccomandata A/R alla Fondazione copia cartacea dell'elaborato e certificato di laurea (o dottorato) entro il 31 dicembre. Spediti i tempi di scrutinio, guidati dal direttore scientifico Nunzio Zago: la cerimonia di premiazione è fissata per il mese di febbraio.L'Aicun - Associazione italiana comunicatori d'università, dipartimento afferente alla facoltà di Economia di Tor Vergata, si rivolge a tutti i laureati (triennali, specialistici, di dottorato o master) che nell'anno accademico 2009-2010 abbiano presentato in commissione di laurea uno studio compilativo o sperimentale in ambito Comunicazione o Marketing. Per provare a vincere i 1500 euro di contributo c'è tempo fino al 31 dicembre (fa fede il timbro): vanno spediti domanda, certificato di laurea e storico (con gli esami sostenuti), una copia della tesi ed eventuali pubblicazioni all'attivo. La proclamazione del vincitore è attesa per la prossima primavera.L'ultimissimo giorno dell'anno è una data da segnare sul calendario anche per quanti hanno affrontato il tema del nazional-socialismo e dei genocidi e vogliono partecipare ad uno dei due Auschwitz Foundation Prizes, istituiti dall'omonima fondazione belga: 6.250 e 3.125 euro netti andranno alle due migliori tesi di laurea - o dottorato, master, o ricerche universitarie - di tutta Europa. La giuria si riserva anche di corrispondere una somma ai candidati menzionati, o di avviare con loro un contratto di collaborazione. Il dossier di candidatura, indirizzato sia per posta che per mail alla Fondazione, deve contenere tra gli altri allegati: un abstract, una sintesi dettagliata da pubblicare sul sito, una lista completa delle fonti e naturalmente l'elaborato - in tre copie - che non necessita di traduzione (finora solo una connazionale si è aggiudicata l'ambito premio).  La sessione di premiazione è prevista per giugno 2012 al municipio di Bruxelles. Dall'Europa alla provincia: ai diplomati eccellenti del territorio vicentino che quest'anno si sono iscritti ad un'università veneta sono destinati le tre borse di studio della Fondazione Monte di Pietà. Si tratta di tre contributi da 1500 euro netti l'uno rinnovabili fino al terzo anno accademico, a patto che si conseguano almeno 40 crediti formativi all'anno, i due terzi del totale; nessuna restrizione basata sulla media universitaria, ma per partecipare bisogna aver lasciato le superiori a pieni voti, 100/100. In segreteria vanno spediti entro fine anno: domanda, certificato di diploma, di iscrizione universitaria, modello Isee per appurare la condizione economica famigliare e «tutti quei documenti che possono provare l’attitudine agli studi» del candidato. I tempi si prevedono lunghi: intanto entro il 31 ottobre 2012 la candidatura va perfezionata, pena l'annullamento, inviando certificazione degli esami sostenuti nell'anno accademico. Per le graduatorie poi si dovrà attendere un altro 31 dicembre, quello del 2012.La panoramica si chiude in musica: ben 10mila euro lordi arrivano dall'Accademia nazionale dei Lincei con il premio internazionale in memoria dell'architetto Leonardo Paterna Baldizzi, che però omaggia una composizione musicale. La migliore, tra quelle che dovranno essere spedite in partitura (la registrazione è facoltativa) entro fine anno insieme a domanda, curriculum artistico e qualsiasi altro titolo pertinente. Fatta eccezione per i soci dell'accademia, la competizione è aperta davvero a tutti: studenti o laureati talentuosi, musicisti, appassionati. Il nome del vincitore? A giugno 2012 a Roma, nel corso dell'Adunanza solenne che chiude l'anno accademico.Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Tre milioni di giovani esclusi o sottoinquadrati: Monti, questa è la vera sfida da vincere- Campus Mentis, 9 milioni di euro dal ministero della Gioventù per investire sui talenti laureati: ma il gioco vale la candela?- Il deputato Aldo Di Biagio spiega la sua interrogazione: «Bisogna difendere chi ha lauree "deboli" dalla discriminazione nelle selezioni»

Tirocini per operai, inservienti e camerieri in Sardegna: il consigliere regionale Marco Meloni prepara un'interrogazione per l'assessore

Poche ore dopo la pubblicazione dell'articolo «La Regione Sardegna promuove stage-vergogna: 10 milioni di euro per tirocini di 6 mesi come inservienti, operai, camerieri. E perfino braccianti agricoli», venerdì 16 dicembre, il consigliere regionale Marco Meloni (PD) ha scritto alla Repubblica degli Stagisti: «Preparerò e presenterò al più presto un'interrogazione su questo tema». Ed è stato di parola: «Ci sto lavorando: la sovrapposizione di normative nazionali, bandi e linee guida è un ginepraio. Quel che è certo è che la Regione sta promuovendo dei tirocini che non sono né formativi né di inserimento». L'interrogazione verrà presentate al presidente della Giunta regionale e all’assessore al Lavoro della Regione Sardegna entro la fine della settimana, forse già domani.Una delle prime problematiche saltate all'occhio di Meloni rispetto ai tirocini formativi del progetto Voucher TFO 2011 è quella che siano aperti solo a persone maggiori di 26 anni e di 30 anni se laureati: «Questa  decisione dell’amministrazione regionale ci lascia perplessi. Si incentiva l'utilizzo dello stage per la formazione non di soggetti giovani, quelli ovviamente più bisognosi di addestramento e pratica,  bensì di  persone già in età adulta, per le quali il tirocinio rischia di essere inutile. Anzi, peggio: di costituire una sterile ripetizione di esperienze lavorative già vissute in precedenza».Qualcuno dice che la scelta dell'età minima è stata fatta per non sovrapporre l'iniziativa Voucher TFO 2011 a un'altra iniziativa analoga promossa dalla Regione Sardegna, denominata PIP e destinata ai più giovani. «Ma la spiegazione non è convincente, anche perché le due misure hanno "regole del gioco diverse", e il TFO essendo completamente gratuito per le imprese finisce per essere un concorrente sleale del PIP - dove invece l'impresa è chiamata, più correttamente a mio avviso, a compartecipare allla retribuzione facendo fifty-fifty con il contributo pubblico».Ma anche lasciando perdere la «discutibile scelta anagrafica», e accettando parzialmente la logica del "due misure diverse e alternative per due fasce d'età diverse", Meloni focalizza «l’aspetto più grave della vicenda»: cioè il fatto che «i tirocini sono per la stragrande maggioranza per mansioni di basso profilo, in settori commerciali e d'impresa nei quali la formazione necessaria è molto veloce». I famosi stage di 6 mesi per imparare a fare gli inservienti in cucina, gli addetti all'autolavaggio o alla pompa di benzina, i cassieri al supermercato, i commessi in negozio. Addirittura i braccianti agricoli e le stiratrici. I timori di Meloni sono dunque concentrati sulla «qualità formativa inesistente» e sulla incapacità dell'agenzia regionale per il lavoro di effettuare un controllo sugli annunci «col risultato che su un sito ufficiale della Regione appaiono al momento annunci con profili di illegalità: ne abbiamo individuati non pochi destinati a persone di un solo genere, o al di sotto di una certa età». E poi sulla probabilità che alcune imprese finiscano per prendere più tirocinanti di quanto la legge consenta, violando la proporzione numerica stagisti/dipendenti, e sulla opacità delle procedure di follow-up del progetto: «Il rischio più grosso» riflette Meloni «è che questo progetto abbia l'unico esito di fornire manodopera gratuita a centinaia di imprese, che potranno giovarsi dell'apporto di personale per ben 6 mesi senza doverli pagare e senza essere vincolate ad assumerne nemmeno una parte. I tirocinanti-lavoratori si troverebbero, da parte loro, a ricevere un compenso pari a meno della metà di quanto previsto dai contratti nazionali di lavoro».Il consigliere è anche perplesso rispetto a una modifica che le "regole del gioco" del bando TFO 2011 hanno subito in itinere: mentre nella prima delibera, del 1° giugno, si diceva che la partecipazione sarebbe stata aperta «esclusivamente a soggetti disoccupati o inoccupati che non abbiano avuto alcuna esperienza di lavoro o con qualsiasi altro strumento di inserimento lavorativo presso l’azienda in cui intendono svolgere il tirocinio», nella seconda delibera datata 13 ottobre il divieto è stato inspiegabilmente ammorbidito: «Per usufruire del voucher i tirocinanti non devono aver avuto una esperienza lavorativa superiore a tre mesi presso l’azienda in cui intendono svolgere il tirocinio al momento della pubblicazione dell’avviso pubblico». «Di fatto in questo modo si permette alle aziende di prendere in stage persone che già hanno avuto come stagisti o addirittura come dipendenti precedentemente» conclude preoccupato Meloni. Si vedrà cosa risponderà la giunta regionale della Sardegna all'interrogazione.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- La Regione Sardegna promuove stage-vergogna: 10 milioni di euro per tirocini di 6 mesi come inservienti, operai, camerieri. E perfino braccianti agricoli