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«Cercasi stagista incline alla subordinazione». L'annuncio shock solleva la rete

Cercasi stagista «incline alla subordinazione e al rispetto delle disposizioni che vengono impartite». È il testo di un annuncio pubblicato dal Centro per l’impiego di Livorno. Oggetto: un tirocinio della durata di 6 mesi offerto da un’azienda locale, in cerca di un addetto alla gestione logistica e amministrativa di magazzino. Poche righe, sufficienti a scatenare una piccola sommossa sul web a partire dal blog della sceneggiatrice di fumetti Francesca Santi, che per prima ha segnalato l’annuncio. Per fortuna, verrebbe da dire: segno che sempre meno ragazzi sono disposti ad accettare passivamente richieste improbabili e condizioni despotiche, e che la coppa dell’indignazione è ormai colma sino all’orlo.La Repubblica degli Stagisti ha contattato direttamente il direttore del Cpi di Livorno Paolo Borghi per scoprire origini e retroscena del discusso annuncio. «L’azienda ci ha chiesto di conservare l’anonimato, quindi i dati del datore di lavoro restano assolutamente riservati», premette Borghi. «Posso però dire questo: si tratta di una piccola azienda locale, assolutamente seria e solida, che offre stage finalizzati all’assunzione e che si era già avvalsa dei servizi del Centro senza nessun problema. Anche in questo caso è ricorsa a noi per filtrare le richieste in modo da non essere sommersa da centinaia di curriculum, in un contesto occupazionale difficile come quello attuale».Il responsabile ammette di aver seguito da vicino l’esplodere del caso sul web e di aver avviato le debite verifiche a posteriori: «È stata l’azienda, ovviamente, a scrivere quelle righe sul modulo. Da quanto ci risulta, comunque, si è trattato solo di un caso di formulazione infelice. Bisogna tener presente che parliamo di una piccola azienda locale, che usa un linguaggio, appunto, da piccola impresa. Quello che l’azienda voleva dire era questo: cerchiamo ragazzi disposti ad accettare rapporti di lavoro subordinati, e in grado di seguire indicazioni precise per imparare a lavorare in un contesto organizzativo delicato in vista di un’assunzione».Sarà. Però certo il testo dell’annuncio si prestava, nel migliore dei casi, a tutt’altra interpretazione e con poche possibilità di equivoci. E nel peggiore dei casi si potrebbe quasi dire che, dietro la spiegazione alternativa, si avverte il rumore di unghie in cerca di appigli su uno specchio. Resta inoltre aperta la domanda: ma davvero occorrono sei mesi di stage per formare un addetto al magazzino? Nel frattempo, i commenti dei lettori sul blog di Francesca Santi rendono il polso dell’indignazione popolare. «Ecco cosa intendo quando dico che ci hanno rubato il futuro. Ci hanno rubato anche la speranza di essere trattati un minimo bene, adesso ci dicono direttamente che vogliono schiavi e siamo schiavi», scrive un lettore. «Ma come si misura l'inclinazione alla subordinazione? », chiede ironicamente un altro. Particolarmente a tema questa risposta: «La risposta migliore sarebbe solo se mi fa un contratto di lavoro subordinato. Allora ne possiamo parlare!».C’è però anche chi difende l’azienda, almeno in linea di principio: «Ho a che fare spessissimo con ragazzi giovani che vengono il più delle volte al lavoro con due ore di sonno sulle spalle ancora ubriachi o mezzi fatti». E ancora: «Non capisco tutto questo clamore per la ricerca di un tirocinante che sia diplomato da 4 mesi... se sei uno spirito libero o hai la mentalità da libero professionista non ti candidi, altrimenti ci provi e tutt'al più sarà un'esperienza che non vorrai ripetere... Se poi uno vuole cambiare il mondo, allora, è tutto un altro discorso...». Tanto che alla fine è la stessa Santi a intervenire: «Il fatto che alcuni di voi non si siano resi conto della gravità di quello che c'è scritto nell'annuncio è un chiaro segnale che siamo messi davvero male in Italia, siamo così esasperati e affamati di lavoro che spesso difendiamo l'indifendibile».E cominciano ad arrivare le prime reazioni anche dalle autorità. L’assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini su segnalazione della Repubblica degli Stagisti ha attivato ieri gli uffici regionali affinché la Provincia di Livorno chiarisca la posizione di tale azienda, che vorrebbe anche avvalersi del contributo Giovani Sì, rispetto alla “Carta dei tirocini e stage di qualità in Regione Toscana”, assicurando: «Nessun rimborso per chi cerca tirocinanti “inclini alla subordinazione”». E ricorda secondo che secondo la Carta lo stage dev'essere «una misura di accompagnamento al lavoro finalizzata a creare un contatto diretto tra una persona in cerca di lavoro ed un’azienda allo scopo di permettere al tirocinante di acquisire un’esperienza per arricchire il proprio curriculum e di favorire una possibile costituzione di un rapporto di lavoro con l’azienda ospitante». Altro che stagisti subordinati. di Andrea CuriatPer saperne di più, leggi anche:- Migliaia di precari scesi in piazza il 9 aprile: «Non vogliamo più essere sfruttati»;- La sedia la portiamo da casa... per protesta! Flash mob a Roma contro gli annunci «indecenti» di stage;- «Stagisti sfruttati, ribellatevi: anche il sindacato sarà al vostro fianco»: la promessa di Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil   123RF Stock Photos

Forum delle Risorse umane, le aziende raccontano la crisi. Marco Masella: «In Italia non investe più nessuna multinazionale»

Crisi economica e un sistema Italia sempre più malfunzionante. Sono alcuni dei temi emersi l'altroieri alla terza edizione del Forum delle Risorse umane presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma, appuntamento annuale per manager e addetti ai lavori nel campo del recruiting organizzato da Comunicazione Italiana - società di servizi internet ed eventi - e Aidp - Associazione italiana direttori del personale. L'evento voleva essere aperto anche ai non addetti ai lavori, e per questo un'area era dedicata alla raccolta di curriculum da parte di quattro aziende (tra di loro anche Neomobile, aderente al progetto Bollino OK Stage della Repubblica degli Stagisti), anche se a dir la verità in giro si vedevano soprattutto manager delle risorse umane e ben pochi ragazzi armati di cv.Come prevedibile, vista la crisi che attraversa il nostro paese, nella plenaria di apertura dal titolo «Giovani, donne e welfare» si è parlato della situazione economica e politica dell’Italia, che non ne esce con una bella immagine. Tra i relatori, Marco Masella [nella foto], presidente della scuola di management di Palo Alto, che descrive una situazione allarmante, provocata in primo luogo dal fatto che le multinazionali si rifiutano di investire in Italia, nonostante lo facciano nel resto d’Europa. I principali ostacoli percepiti dalle aziende straniere? La complicazione burocratica - ad esempio la difficoltà a compilare le nostre buste paga composte da decine di voci - e l'eccessiva gravosità del fisco. Ma Masella fa riferimento anche al gender gap, che vede l'Italia al 72esimo posto nella classifica mondiale (preceduta addirittura da stati africani come il Botswana), e allo scarso rispetto dei contratti, talmente evasi che in classifica siamo al 156esimo posto su 188 paesi. Il manager però, oltre a snocciolare dati preoccupanti sulle criticità italiche, lancia anche un «manifesto per lo sviluppo»: sette proposte per ridare competitività all'Italia. Semplificare le leggi (in Italia sono 150mila mentre ad esempio il Regno Unito ne ha appena mille), iniziare a pianificare tutto e non solo i grandi progetti, misurare le performance (abitudine con scarso seguito in Italia), abbattere i privilegi, eliminare il lavoro interinale («sarò impopolare nel dirlo» mette le mani avanti Masella  «ma questo sistema ha fallito, ha creato solo maggiore precarietà e qualche nuovo ricco»), ridurre le tasse («perché nessuno vuole pagarle se ingiuste e questo è uno dei motivi per cui l’estero non investe»), e infine introdurre un’etica in politica, a cominciare dalla regola per cui nessuno possa avere una carriera politica più lunga di dodici anni.Anche Filippo Abramo, presidente di Aidp, rimarca l’arretratezza dell’Italia. Nel suo intervento illustra il modello di flexsecurity danese, un successo lontano anni luce dal sistema italiano asserragliato attorno all’articolo 18: «in Danimarca licenziano come gli pare. Per tre anni lo stato offre un sussidio di disoccupazione che è come uno stipendio e con agenzie apposite si prende in carico la persona per riaddestrarla e renderla occupabile altrove». Un’idea che non piace a Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. «La Danimarca è piccola e ci sono risorse spendibili. In Italia si cresce meno di altri paesi da 15 anni, ben prima della crisi e a causa di un deficit profondo». E ricorda come il tasso di occupazione femminile sia al di sotto del 50%, e i contratti di lavoro precario siano di ben 47 tipologie, due terzi dei quali vanno considerati una truffa, a partire dagli stage dietro cui spesso si maschera lavoro a tutti gli effetti.Nel calderone delle conferenze della giornata, tra crowdsourcing, visual coaching e altre inglesismi un po' ostici, spicca l'intervento di Donatella Lucantoni [nella foto a destra], direttore del personale di Fox Channel. Entusiasta nel raccontrare che il loro team si occupa principalmente di rendere migliore la vita dei dipendenti, organizzandoli come una community con party a tema, festeggiamenti per compleanni e matrimoni degli impiegati e così via. Insomma un mondo a parte, a tratti surreale. Sarà che nel settore tv la crisi non colpisce?Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro col volontariato- Crisi e mercato del lavoro, Tito Boeri: è il momento che i giovani si facciano sentire e lancino delle proposte- Riforma del mercato del lavoro, i giovani vogliono la Flexsecurity

Mercoledì 19 ottobre: al Jobmeeting di Bologna dibattito «Si può mangiare con la filosofia o la semiotica?», a Torvergata tavola rotonda «Trovare lavoro, inventarsene uno»

Stesso giorno, mercoledì 19 ottobre, due città diverse, appuntamenti simili. A Bologna va in scena la tappa emiliana del JobMeeting, la fiera del lavoro che ormai da un decennio favorisce il contatto tra giovani e aziende. A Roma invece l'appuntamento è all'università di Tor Vergata, per la quarta edizione del career day della facoltà di Economia.A Bologna il Jobmeeting dalle 10 alle 17 offre ai partecipanti lo spazio career lab, con incontri e seminari: un appuntamento da non perdere è il dibattito «Il mercato delle lauree deboli: si può mangiare con la filosofia o la semiotica?» organizzato dalla Repubblica degli Stagisti. Un quesito di grande importanza in un Paese con una importante tradizione umanistica ma un mercato del lavoro che sembra diventato allergico a lauree che non siano economia o ingegneria. Dove ogni anno decine di laureati in lettere si vedono scartati a priori ai colloqui, o nel migliore dei casi si sentono suggerire di completare la formazione con un bel master (solitamente costosissimo) che li riscatti e faccia perdonare l'errore di gioventù di essersi laureati in materie poco affini al mercato.Ma davvero il mercato non ha bisogno di filosofi, musicologi, linguisti? Alle 11:30, nella sala bianca del Padiglione Polivalente della Fiera che ospita il Jobmeeting, ne discuteranno tre esperti: Giovanna Cosenza, docente di semiotica e anche presidente del corso di laurea magistrale in semiotica; Giampaolo Colletti, fondatore di AltraTV e animatore dell'evento web La notte dei ricercatori; e Andrea Curiat, giornalista esperto di mercato del lavoro e collaboratore "storico" della Repubblica degli Stagisti. Insieme cercheranno la quadratura del cerchio e faranno il punto sulla situazione delle lauree umanistiche in Italia, confrontandola anche con quella degli altri paesi europei, e sugli sbocchi offerti dalle lauree "deboli" in campo accademico e nel settore privato. Intanto, alla domanda che dà il titolo al dibattito hanno già risposto molti giovani, sulla pagina Facebook dedicata all'evento. La maggior parte è pessimista. «La risposta che darei è un "no"» si rammarica Marco: «No, perché filosofia, semiotica, ma anche antropologia, sociologia, lettere moderne sono discipline morte in questo Paese. In molti altre nazioni quando si pianifica un nuovo quartiere servono, per esempio, antropologi. Da noi, a volte, persino gli architetti sono di troppo. La filosofia serve ad uno Stato moderno che si domanda del suo futuro, del modello di civiltà, della conoscenza di sé. In Italia la conoscenza di sé è limitata alla rassegna stampa della mattina. Ed è già tanto». «Per la mia situazione di laureato in Comunicazione, la risposta è "no"» gli fa eco Fabrizio: «Infatti sto per iscrivermi agli esami singoli per l'accesso al TFA della SSIS e, nei ritagli di tempo, penso di prendere una certificazione Cisco CCNA. Tornassi indietro farei scelte più pratiche e meno dettate dalla passione personale. Il mercato impera ed occorre, ahinoi, sottomettersi». Ma c'è anche qualcuno più ottimista: «Per me sì, ci si può guadagnare da vivere occupandosi di quelle materie» dice Leopoldo, ma poi specifica: «a patto che le università non sfornino qualche migliaio di filosofi e esperti di semiotica l'anno. Ne basterebbero una decina di alto livello». Insomma, il problema insomma è numerico: «Di filosofi e psicologi e sociologi, antropologi, letterati e storici ne abbiamo in quantità industriale, e ogni anno gli atenei ne sfornano altre tonnellate. Come sia possibile occuparli tutti nei loro settori di studio, mi risulterebbe difficile capirlo, anche in un paese funzionante, figuriamoci in Italia». Rosella invece è ottimista in maniera sintetica e senza condizioni: «Certo che si può, mai debolezza fu più apparente».Parallelamente a Roma, al career day di Torvergata, si parlerà di occupazione giovanile nella tavola rotonda «Trovare lavoro, inventarsene uno». La ricercatrice Paola Pianura commenterà i più rilevanti dati Istat sull'occupazione giovanile; poi Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti, farà il punto della situazione sul tema stage anche alla luce dei recenti cambiamenti normativi, e chiamerà a partecipare al dibattito due giovani ex studenti, entrambi classe 1985, con due belle avventure imprenditoriali da raccontare. Il primo, Andrea Giansante [nella foto a destra], è a capo di Rumjungle, una marca di abbigliamento sportivo. L'ha fondata nel 2007 insieme a suo fratello Mattia - di un anno più vecchio - in seno alla Yell, società di cui anche il loro padre faceva parte. «All'inizio eravamo “appoggiati” alla sede di Yell, assunti come dipendenti». Ma quando il management ha proposto una acquisizione i due fratelli hanno rifiutato: «Volevamo che la nostra “creatura” continuasse nella direzione che avevamo pensato per lei». Nella primavera del 2009 hanno dunque deciso di staccarsi e dare avvio a una gestione al 100% autonoma della loro realtà imprenditoriale. Senza il paracadute è stato utto più difficile, ma Elia e suo fratello sono riusciti a ottenere un finanziamento per l’imprenditoria giovanile, 100mila euro erogati dalla Banca delle Marche e garantiti dalla  Imprefidi Lazio con una fideiussione bancaria (pari al 75% dell’importo). «Con questi soldi ci siamo dotati delle attrezzature base per allestire la nuova sede operativa: mobilio, muletti e traspallet per il magazzino, computer». A gennaio 2010 sono stato finalmente pronti a partire con la nuova gestione: i tre fratelli fondatori (ad Elia e Mattia si è nel frattempo aggiunta la giovanissima Martina, 21 anni) e un dipendente per l'ufficio grafico. Oggi, a meno di due anni di distanza, sono in otto: «Abbiamo assunto un responsabile fatturazione e vendite, uno per l’ufficio ordini, un altro in sala grafica, ed un mio ex collega dell’università come part time mentre termina gli studi della specialistica». Il fatturato glielo permette: dagli 850mila euro del 2009 i giovani Giansante sono passati a 1 milione 450mila euro nel 2010, e prevedono di chiudere il 2011 a due milioni di euro: «Forse potremmo toccare i due milioni e 200mila se il maltempo ci assiste: freddo e pioggia potrebbero permetterci di vendere qualche giubbino in più!».Un'altra storia a lieto fine è quella di Francesco Maria D'Apuzzo [a sinistra], proveniente da una famiglia di imprenditori campani. Il padre però opera nel settore automobilistico; Francesco invece ha scelto di tentare la via dell'autonomia, tuffandosi nel ramo alimentare e riprendendo un marchio storico della famiglia, con un passato glorioso a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Ha dunque riacquisito il marchio nel 2007 e due anni dopo, appena terminati gli studi, con 5mila euro di investimento si dedicato anima e corpo al rilancio della «Pasta Francesco D'Apuzzo». «Ho fatto un accordo con un cugino a Gragnano, vicino a Napoli, che si sarebbe occupato della produzione mentre io del marketing e della distribuzione. Poi ho fatto uno studio sulla concorrenza e trovato un packaging accattivante e che lasciasse intendere artigianalità e tradizione». Francesco comincia personalmente a girare per enoteche, ristoranti, gastronomie specializzate a Roma per trovare i primi acquirenti. Oggi la sua piccola azienda personale conta cinque agenti di vendita, centinaia di clienti nel mondo, piccoli furgoni e alcuni giovani che aiutano Francesco a fare consegne e magazzino. Il 2010 per lui si è chiuso con 100mila euro di fatturato: «Siamo in forte crescita, e nel 2012 siamo sicuri di raddoppiare il fatturato, soprattutto all'estero!». Insomma, il lavoro al tempo della crisi può ancora aprire inaspettate finestre di speranza.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Il deputato Aldo Di Biagio spiega la sua interrogazione: «Bisogna difendere chi ha lauree "deboli" dalla discriminazione nelle selezioni»E anche:- Il ministro Giorgia Meloni: «Per investire sui giovani è necessario un cambio di mentalità»- I laureati italiani fotografati da Almalaurea: sempre più disoccupati e meno retribuiti- Censis: in Italia i laureati lavorano meno dei diplomati. E i giovani non credono più nel «pezzo di carta»

Cervelli in fuga: un doppio questionario per capire chi sono, cosa gli manca, e perchè quasi tutti non tornano (e alcuni sì)

Due questionari, un unico obiettivo: censire gli italiani che stanno facendo o hanno fatto un'esperienza di vita all'estero. Individuare chi sono, come vivono, cosa vogliono i giovani e meno giovani che hanno lasciato il nostro Paese. Capire come mai lo hanno fatto, se la loro è stata una libera scelta o piuttosto una fuga da un'Italia incapace di offrire loro un terreno solido su cui costruire carriera professionale e vita privata. Registrare le loro istanze e far tesoro dei loro consigli, per poter poi attivare iniziative e politiche mirate.Per fare tutto questo l'associazione Italents, Controesodo e l'assessorato al Lavoro del Comune di Milano, guidato dalla giovane Cristina Tajani, hanno elaborato due questionari che sono online da pochi giorni e che mirano a raccogliere le testimonianze di chi ancora vive all'estero e di chi dopo un periodo da espatriato ha deciso invece di far ritorno in Italia, magari sfruttando proprio i vantaggi fiscali messi in campo dalla legge Controesodo.Entrambi i questionari, dopo le domande anagrafiche di rito, si dipanano sulla falsariga del censimento dell'Istat, chiedendo quindi notizie sullo stato civile e la situazione familiare (celibe, coniugato, separato…) e sul numero di figli, sul titolo di studio più elevato conseguito (con la possibilità di specificare se conseguito all'estero    o in Italia) e sull'attuale attività. Vi è poi un approfondimento rispetto al lavoro che si faceva in Italia prima di fare fagotto, e uno spazio in cui si chiede direttamente a ciascuno un parere sui motivi più importanti che spingono i giovani a lasciare l'Italia (tra le opzioni: maggiori possibilità di trovare un lavoro stabile, remunerazioni più alte, maggiore meritocrazia) e sulle difficoltà patite da chi sceglie di tornare (e qui si va dalla mancanza di infrastrutture e tecnologie avanzate all'eccesso di burocrazia fino alle tasse troppo alte…).Infine i partecipanti possono lanciare idee su quali misure potrebbero essere messe in atto a livello locale e nazionale per favorire la mobilità e il rientro dei cervelli in fuga. Per il livello comunale ci sono già tre proposte (istituire una riserva di posti negli asili nido per i figli di chi rientra, aprire uno sportello unico che assista nelle pratiche di tutti i tipi, erogare una borsa lavoro per agevolare incontro tra domanda e offerta) ma anche la possibilità di aggiungere la propria idea nel riquadro libero «altro». Il livello nazionale è invece totalmente libero. L'ultima domanda è secca: «Lei prende in considerazione la possibilità di tornare a vivere in Italia?». Staremo a vedere cosa risponderanno i nostri cervelli in fuga. Il secondo questionario, quello dedicato a chi invece ha già fatto il grande passo del rientro, si chiude con due domande libere, chiedendo di raccontare la maggiore difficoltà riscontrata nel periodo all'estero e al rientro in Italia.Per fare in modo che l'indagine circoli sulla Rete e che venga compilati dal numero più alto possibile di espatriati e rimpatriati, i promotori della doppia indagine fanno un appello a tutti i siti, i gruppi, le community sul web: fate circolare questi link e invitate i vostri membri a partecipare!Qui il questionario dedicato a chi è ancora all'estero >>Qui il questionario per chi dopo un periodo all'estero ha fatto rientro in Italia >>Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Claudia Cucchiarato, la portavoce degli espatriati: «Povera Italia, immobile e bigotta: ecco perché i suoi giovani scappano»- Fuga dei cervelli, il 73% dei ricercatori italiani all’estero è felice e non pensa a un rientroE anche:- Sulla Rete i giovani italiani scalpitano per fare rete: ITalents sbarca su Facebook, ed è boom

Leonardo reloaded, 400 stage all'estero a bando tra ottobre e novembre

Con l'autunno anche la macchina Leonardo si rimette in moto e sono molte le opportunità di stage all'estero da valutare, tutte pagate dall'Unione europea.C'è ancora qualche giorno a disposizione per partecipare a "Green skills in motion", con cui Confindustria Marche promuove un'ottantina di borse di 10 settimane l'una in aziende del settore green economy. I 240mila euro di budget finanzieranno 16 stage in Bulgaria, 10 in Spagna, 5 in Slovenia, 15 in Romania, 8 in Gran Bretagna, 12 in Germania e 6 in Grecia, con un contributo forfettario ai vincitori per vitto e alloggio che va dai 1.575 euro netti della Bulgaria ai 2.885 dello UK, versati per l'80% all'inizio. A tutti spetta inoltre una quota fino a 300 euro per coprire le spese di viaggio, che vanno documentate. Può partecipare chi ha meno di 35 anni e  si è laureato da non più di 24 mesi - o lo farà prima del 14 maggio 2012 - presso le università di Camerino, Macerata, Ancona e Urbino. Chi proviene da altri atenei può comunque provarci: le domande in questo caso verranno inserite in una lista di riserva. Il plico di candidatura deve pervenire a mano o per raccomandata entro le ore 17 di venerdì 14 ottobre (quelli giunti dopo confluiranno di nuovo nella lista di riserva) presso l'ufficio Placement dell'università di Camerino. Tra gli allegati necessari, anche prova di studio o lavoro all'estero, se dichiarate, e una certificazione linguistica non inferiore al livello B1 europeo (in alternativa valgono anche il superamento di almeno due esami nella lingua di riferimento o prova di un soggiorno all'estero non inferiore a tre mesi). Il 18 ottobre è attesa la graduatoria degli ammessi alla seconda fase di selezione, che consisterà nella redazione di un elaborato scritto da inviare alla commissione. A fine gennaio le graduatorie finali. Ai laureati e laureandi del polo ravennate dell'università di Bologna è invece destinato "Il futuro è in Europa" della fondazione Flaminia e dell'associazione Educazione all'Europa: dieci tirocini di 16 settimane l'uno in Belgio, Irlanda, Portogallo (un posto ciascuno), Malta e Spagna (due) con un sussidio una tantum variabile tra i 2.370 e i 3.655 euro. Tre borse, due in Belgio e una in Grecia, hanno invece una durata di 24 settimane e ai vincitori spettano rispettivamente 3.920 e 3.265 euro, versati come gli altri per il 60% all'inizio e il 40% a fine stage come contributo su viaggio, vitto, alloggio e trasporti. Può candidarsi chi ha conseguito la laurea a partire dall'anno accademico 2007/2008 e chi lo farà entro il 31 dicembre prossimo - o alla data di scadenza del bando per le opzioni da 24 settimane - purché con meno di 32 anni. Le candidature cartacee (domanda con fototessera, in duplice copia, più copia della domanda di laurea se in periodo tesi) devono pervenire a mano o per raccomandata A/R alla fondazione entro le 12 di venerdì 14 ottobre e in copia digitale all'indirizzo edeu [chiocciola] mclink.net. Tutti i candidati sostengono la prova linguistica scritta il 18 ottobre a Ravenna e, in caso di esito positivo, due giorni dopo c'è il colloquio motivazionale. Il 24 ottobre le graduatorie definitive e si parte tra dicembre e febbraio a seconda degli enti ospitanti - per lo più del settore culturale, ambientale, comuncazione, ong.Il Centro educazione all'Europa coordina anche un altro bando, questa volta promosso dalla Banca credito cooperativo e dalla  fondazione Giovanni Dalle Fabbriche. In palio ci sono otto tirocini di 16 settimane negli ambiti più vari, a cui possono candidarsi laureati residenti in provincia di Ravenna e nel circondario imolese - più una serie di altri comuni indicati nel bando - che non siano occupati o che, al contrario, provengano da imprese del territorio. Il limite di età è di 32 anni e, per i soli lavoratori in situazioni di crisi aziendale, 40 anni. Quattro le mete disponibili, che determinano l'ammontare del rimborso delle spese di vitto, alloggio e trasporti: il vincitore che andrà a Dublino riceverà 3.655 euro netti (oltre 900 al mese), che diventano 3.345 a Parigi o Bordeaux, 3mila a Bruxelles e a Valencia (due posti a bando per ciascuno) e 2.370 euro (quasi 600 al mese) a Malta; tutte le quote verranno versate per il 60% all'inizio dello stage e per il resto alla fine. Chi vuole provarci deve far pervenire la domanda, a mano o per raccomandata (non fa fede il timbro postale), presso l'ufficio relazioni istituzionali della Bcc entro le ore 13 del 21 ottobre. La conoscenza della lingua del Paese scelto verrà accertata in un test scritto il 26 ottobre a Ravenna; due giorni dopo il colloquio individuale e a seguire la pubblicazione delle graduatorie. E con l'anno nuovo si parte.Per diplomati e laureati Afam - Alta formazione artistica e musicale l'Esu Venezia invece mette a bando 30 posti da 20 settimane l'uno presso conservatori e accademie di Francia, Austria, Spagna, Germania, Slovenia eTurchia. Il finanziamento varia tra i 2800 e i 3200 euro totali, chiarisce l'ufficio Formazione, e avviene sotto forma di servizi: i vincitori non amministrano quote in autonomia e l'ente - che a sua volta riceve i fondi europei in tre tranches - provvede alle spese di viaggio, soggiorno, preparazione culturale e assicurazione. La candidatura (tra cui una lettera motivazionale in italiano e in lingua) deve pervenire a mano, per posta o per fax entro le ore 12 di venerdì 21 ottobre all'ufficio protocollo dell'Esu Venezia. La certificazione linguistica non è indispensabile ma - come pure  la provenienza da istituti di sud e isole - fa guadagnare qualche punto in graduatoria. Quella finale è attesa per inizio novembre e gli stage iniziano a gennaio.Tempo fino al 31 ottobre poi per candidarsi a "Desk@Ict" del Comune di Rieti: una quarantina di stage da 13 settimane l'uno, a partire da gennaio 2012, in Portogallo (4 posti), Germania (4) Spagna (13) e a Malta (17), con un contributo forfettario per spese di viaggio, vitto e trasporti  di circa 450 euro netti per tutte le mete; l'alloggio, in appartamenti condivisi, è invece a carico dell'ente - come pure spese di assicurazione e preparazione culturale. Possono provarci tutti i diplomati e laureati, senza limiti di età, purché non siano studenti e abbiano competenze nei settori Information technology e comunicazione, di cui comunque non è richiesta prova esplicita. La domanda deve pervenire a mano o per raccomandata A/R entro le ore 14 di lunedì 31 presso l'Urp del Comune (non fa fede il timbro postale). Previsto anche un test linguistico e un colloquio motivazionale, in data da individuare; seguiranno poco dopo le graduatorie definitive, nelle quali i residenti a Rieti e in seconda battuta nelle province laziali e nella regione ricevono automaticamente qualche punto in più (ma lo stato di disoccupato "vale" doppio).Sempre il 31 ottobre scade "Moving Generation" con cui la cooperativa Uniser organizza 19 tirocini di 13 settimane in svariati settori (l'allegato descrive nel dettaglio le aziende e il loro lavoro) in Belgio, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Regno Unito, Romania, Spagna e Svezia. Viaggio e alloggio sono a carico dell'ente e per tutte le mete è previsto un sussidio una tantum di 1.500 euro, versati per l'80% all'inizio. Sono ammessi i residenti delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini nati dopo il 31 dicembre 1979, con una laurea almeno triennale e non occupati, che devono consegnare o spedire per raccomandata la domanda cartacea entro il 31 ottobre (fa fede il timbro postale) e quella digitale all'indirizzo ldv.mg [chiocciola] uniser.net. Il 14 novembre si terranno i colloqui individuali presso l'ente, ma la decisione finale spetta agli enti ospitanti, che potranno optare per un ulteriore colloquio. A febbraio 2012 le partenze. Da Eurocrea Merchant arriva poi "Motis", che per il 2012 offre trenta tirocini da 17 a 25 settimane presso gli uffici esteri delle Camere di Commercio italiane in Ungheria, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Spagna e Portogallo, con contributi forfettari che vanno dai 3.490 ai 5.600 euro. In palio per il momento ci sono solo 13 posti (gli altri due bandi sono attesi a febbraio e giugno) destinati soprattutto ai residenti del sud e delle isole, a cui vanno il 70% dei posti complessivi - nonostante poi a fare domanda nell'edizione precedente siano stati soprattutto giovani del centro-nord: ben l'80% dei candidati totali, fa sapere il responsabile del procedimento Gianluca Coppola. Chi ha almeno la laurea triennale (scienze politiche, relazioni internazionali, economia e comunicazione quelle in genere più rappresentate), non è più studente e non lavora può compilare il modulo e mandarlo entro il 4 novembre all'indirizzo progettomotis [chiocciola] eurocreamerchant.it insieme agli allegati digitali - nominati come indicato nel bando, pena l'esclusione. A fine novembre ci saranno i colloqui conoscitivi e subito dopo le graduatorie.  Per 22 posti disponibili l'anno scorso sono giunte 600 candidature, per il 70% "rosa". Infine l'università di Foggia è titolare del progetto "South" che offre oltre cento borse per 16 settimane di stage nei settori più diversi ai neolaureati con meno di 35 anni provenienti dal proprio ateneo (30 posti), dal Politecnico di Bari (20), dall'università di Bari (23), del Salento (20) e della Basilicata (12). La conoscenza linguistica va certificata  (gli attestati ammessi sono elencati), ma in alternativa sarà sufficiente sostenere un test con l'ente. Una decina le mete disponibili, con contributi che variano dai 4.200 euro dell'Inghilterra ai 2.500 della Romania, versati per l'80% all'inizio, più una somma fino a 250 euro per eventuali corsi di lingua sostenuti all'estero. Le candidature devono pervenire a mano o per raccomandata entro il 7 novembre insieme agli allegati, tra cui una covering letter. Le partenze? A febbraio. E per decidere meglio si può visitare la sezione del sito dedicata alle storie degli ex stagisti South. Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanente - Un sondaggio dello European Youth Forum svela il prototipo dello stagista europeo: giovane, fiducioso e squattrinato- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducente

Oggi a Milano sesta edizione del career day dell'università Cattolica: c'è anche la Repubblica degli Stagisti

Oggi all'università Cattolica di Milano c'è il career day. Giunta alla sua sesta edizione - il primo risale al 2006 - la manifestazione è aperta a tutti i giovani (quindi non sono gli studenti della Cattolica) ed è organizzata come una classica fiera del lavoro, con gli stand delle aziende a cui ciascuno può rivolgersi per avere informazioni sulle opportunità di lavoro e per lasciare il proprio curriculum.L'edizione numero sei annuncia un numero record di aziende partecipanti, oltre 80, e due novità: un'intera area dedicata a chi sogna una professione nel settore giuridico, con una quindicina di grandi nomi del panorama degli studi legali italiani e internazionali, e il «training point» in cui una ventina di esperti si metteranno a disposizione dei ragazzi per revisionare il curriculum, fare simulazioni di colloquio e lavorare sul "bilancio di competenze".Cinque le aziende del circuito della Repubblica degli Stagisti presenti all'evento: le società di consulenza Accenture e PricewaterhouseCoopers; la filiale italiana della multinazionale del tabacco JT International; il gruppo alimentare Nestlé; e Tetra Pak Packaging Solutions, ormai famosa per la fornitura di soluzioni confezionamento di alimenti.La Repubblica degli Stagisti sarà presente con un suo stand e a disposizione dei partecipanti, specialmente per fornire chiarimenti rispetto ai recenti cambiamenti della normativa. Il direttore Eleonora Voltolina terrà  anche un seminario focalizzato sullo stage con un intervento del neoassessore comunale al Lavoro, la 31enne Cristina Tajani, che racconterà i progetti del Comune di Milano per informare, tutelare e proteggere gli stagisti, incentivando le buone pratiche stagistiche e monitorando il fenomeno per prevenire abusi e sfruttamento. Per questo seminario l'appuntamento è alle ore 14 nell’aula G026 "Vanni Rovighi".Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Normativa sugli stage, salvi anche in Toscana i disoccupati: la Regione non riconosce la circolare ma con una delibera ad hoc istituisce i «tirocini di inserimento»

Il Comune di Milano invita i giovani lunedì 10 ottobre all'«Happy hour Welcome talent»: per progettare insieme nuove politiche che rendano Milano «una città per giovani»

Cos'ha Milano meno di Londra, Parigi, Bruxelles? Perchè l'estero esercita un fascino tanto forte sui giovani italiani? Le risposte sono molte: migliori opportunità, minore gerontocrazia, stipendi più alti, sistemi di welfare più inclusivo, servizi più efficienti. Per questo tanti, troppi giovani italiani una volta conclusi gli studi scelgono di fare la valigia e trasferirsi all'estero: le ultime stime parlano di almeno 50mila giovani under 40 ogni anno.La nuova amministrazione comunale di Milano si è posta un obiettivo: lavorare per rendere la città più attraente e appetibile per i giovani talenti, specialmente per gli italiani che oggi vivono all'estero e che vorrebbero fare rientro in patria. Dotare Milano di servizi e progetti in grado di convincere anche i più scettici a scommettere su un atterraggio ai piedi della Madunina, magari sulla spinta dei vantaggi della legge Controesodo.Come primo passo in questa direzione, l'assessorato al Lavoro insieme alla neonata onlus Italents organizza per oggi lunedì 10 ottobre un "Happy Hour welcome talent!", con la collaborazione dell'associazione Controesodo e la partnership di Campari e di Expo 2015. Un evento all'insegna dell'informalità per raccontare e spiegare i vantaggi della legge, che prevede importanti sgravi fiscali per chi dopo un periodo all'estero decida di far rientro, ma anche - sopratutto - per ascoltare e assorbire idee, consigli, proposte da tutti i giovani che abbiano qualcosa da dire in proposito. In primis coloro che sono già rientrati, ma non solo.L'assessore Cristina Tajani, 31 anni, spiega così l'urgenza della volontà di intervenire su questo tema: «Milano è la principale piattaforma di partenza dei "talenti" italiani che, a volte per scelta, più spesso per mancanza di alternative, prendono la via dell’estero». Ma in questo modo per l'Italia si realizza una perdita netta, un'emorragia di intelligenze, energie e "capitale umano" che dopo i percorsi formativi nelle nostre scuole e università vanno a portare le proprie competenze altrove. «Vogliamo che Milano possa essere anche una pista di atterraggio e ritorno», dice la Tajani, mettendosi alla testa di una ripartenza del sistema Italia basata su merito, trasparenza, opportunità e fiducia alle giovani generazioni. «Siamo impegnati perché l’Italia e Milano, nonostante la grave situazione di crisi, possano tornare ad essere attraenti per le professionalità del mondo»: e per farlo l'assessore chiede un contributo concreto alla «community dei "ritornati" e a chiunque voglia contribuire» per aiutare il Comune di Milano «a progettare le politiche di attrattività per il futuro».L'appuntamento è a Milano in via Rovello 2, dall'ingtesso del Chiostro Piccolo Teatro Grassi, al primo piano in una delle sale di Expo 2015, alle 18.All'evento saranno presenti, oltre a Cristina Tajani, anche la 36enne parlamentare Alessia Mosca, insieme a Guglielmo Vaccaro promotrice della legge Controesodo, e Alessandro Rosina, 43 anni, presidente di Italents. Ma soprattutto saranno presenti i diretti interessati - espatriati, già rientrati, in procinto di partire, in procinto di tornare - che racconteranno la propria storia di rientro e le aspettative, le richieste, le proposte che vogliono avanzare per rendere di nuovo Milano una città per giovani.In un Paese che si lamenta quasi sempre per la distanza dei cittadini dalle istituzioni, poter parlare in una situazione informale, con un bicchiere di vino in mano, dei problemi e delle esigenze di una generazione e stimolare i rappresentanti delle istituzioni suggerendo le rotte da percorrere e gli obiettivi da perseguire è un'occasione da non farsi scappare.   Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Al via Controesodo, lo scudo fiscale per il rientro dei talenti in Italia. La legge spiegata da uno degli ideatori- Controesodo, istruzioni per l'uso: le FAQ utili ai giovani fuggiti all'estero che desiderano tornare in Italia approfittando della legge sugli incentivi fiscaliE anche:- Sulla Rete i giovani italiani scalpitano per fare rete: ITalents sbarca su Facebook, ed è boom- Dieci buoni motivi lasciare l’Italia (e poi tornare): l'editoriale di Alessandro Rosina

Giornalisti precari alla riscossa: a Firenze due giorni di dibattito per approvare una Carta deontologica che protegga dallo sfruttamento

I giornalisti precari di tutta Italia si riuniscono oggi e domani a Firenze per parlare dei problemi della professione, a partire da quello più impellente e vergognoso: le retribuzioni al di sotto della soglia della dignità.Due giorni organizzati dall'Ordine e dal sindacato dei giornalisti, al Teatro Odeon, per mettere sotto i riflettori una situazione troppo spesso taciuta: con il risultato paradossale che in questi ultimi anni molti articoli, inchieste, trasmissioni televisive, reportage che hanno avuto come tema lo scandalo del precariato e del lavoro gratuito sono stati scritti, girati, montati, realizzati da giornalisti precari e sottopagati.Un primo segnale era già arrivato nel 2010 con la ricerca "Smascheriamo gli editori", condotta dall'allora segretario - oggi presidente - dell'Odg Enzo Iacopino, da cui era emerso che perfino le grandi testate pagavano i collaboratori esterni pochi spiccioli, fino a soli tre-quattro euro ad articolo. Per non parlare delle testate online, con compensi infimi e per giunta legati al numero di "clic". In particolare venerdì mattina è prevista una taola rotonda dal titolo «Cinquanta centesimi a pezzo: è dignità?» in cui si confronteranno il presidente della Fieg Carlo Malinconico, il deputato Enzo Carra relatore del disegno di legge sull'equo compenso giornalistico e il segretario della Fnsi Franco Siddi, con il segretario dell'Odg Giancarlo Ghirra come moderatore.Perché questi due giorni fiorentini non restino fini a se stessi ma lascino il segno, è già pronta una bozza di Carta deontologica, subito battezzata Carta di Firenze, che verrà discussa e approvata tra oggi e domani. Vi si legge che «corrispondere un compenso inadeguato è in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione ed è lesivo non solo della dignità professionale ma anche della qualità e dell’indipendenza dell’informazione, essenza del ruolo sociale del giornalista», impegnando i Consigli Regionali dell'Ordine dei Giornalisti ad adottare e rendere pubblici «criteri e parametri di riferimento che tengano conto anche del mercato del lavoro su base territoriale». Cioè un nuovo Tariffario, con la speranza che stavolta venga rispettato.La Carta sposta però anche parte della responsabilità sui singoli, che non devono rendersi complici del sistema: «Gli iscritti all’Ordine sono tenuti a non accettare corrispettivi inadeguati o indecorosi per il lavoro giornalistico prestato». Insomma, se qualcuno ti propone quattro euro per un articolo e tu accetti, il problema è lui che ti sottopaga ma sei anche tu che non pretendi un trattamento economico adeguato. Un aspetto interessante della Carta è il tentativo di abbattere la divisione tra insiders e outsiders, creando un terreno comune di solidarietà in cui i giornalisti che hanno la fortuna di avere un contratto e di lavorare stabilmente in una redazione diventino alleati dei precari. A questo proposito tutti quelli che rivestono ruoli di coordinamento del lavoro giornalistico, a cominciare dai caporedattori e dai membri dei comitati di redazione, vengono chiamati a «non impiegare quei colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati», a garantire «che i lavoratori abbiano giorno di riposo, ferie, orari di lavoro compatibili con i contratti di riferimento della categoria», e ancora a «impegnarsi affinché il lavoro commissionato sia retribuito anche se non pubblicato o trasmesso». Per evitare infine che la bella dichiarazione d'intenti non trovi poi applicazione pratica la Carta prevede che l’Ordine dei Giornalisti e la Fnsi promuovano «la costituzione di un “Osservatorio permanente per lo studio delle condizioni professionali dei giornalisti” legato alle presenti e future dinamiche dell’informazione, anche in rapporto alle innovazioni tecnologiche» che avrà tra le altre cose il compito esplicito di «segnalare quelle condizioni di sfruttamento della professione che ledano la dignità e la credibilità dei giornalisti, anche nei confronti dell’opinione pubblica».Andando così a sanare una contraddizione non più tollerabile: e cioè che sui giornali si parli di precariato a 359 gradi, si denunci che gli artisti e i ricercatori e gli operatori dei call center lavorino per pochi euro e in condizioni di precarietà estrema, e si taccia sulla situazione di decine di migliaia di giornalisti che svolgono la professione a condizioni anticostituzionali.Eleonora VoltolinaLa diretta video del convegno',width:'100',height:'100'" width="100" height="100" align="" />Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti- Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni- Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare giornalisti pubblicisti e quali sono le altre differenze tra le varie regioni- Stage gratuito ma valido per il tesserino da giornalista: i lettori della Repubblica degli Stagisti segnalano l'annuncio "impossibile" di una testata giornalisticaE anche:- Praticantato d'ufficio, il calvario di A., giornalista free lance, per diventare professionista- La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»- Stagista per tre anni, Ilaria denuncia: «Tv, radio, giornali, uffici stampa: ho fatto sei tirocini e nessuno mi ha portato un lavoro»

Fondo Mecenati, 40 milioni di euro per la valorizzazione dei giovani talenti

Il Fondo Mecenati è un finanziamento erogato dal ministero della Gioventù a favore di soggetti privati che intendono investire sul talento giovanile in campo imprenditoriale, artistico-culturale e tecnologico.Si tratta di una dotazione di 40 milioni di euro, che si aggiungono ai 60 stanziati dai cosiddetti «mecenati»: un totale di 100 milioni di euro per promuovere progetti i cui beneficiari sono singoli individui che non superino i 35 anni d’età o imprese costituite per la maggior parte da under 35. Chi sono, invece, i «mecenati»? L’avviso pubblico della Gazzetta Ufficiale parla di «persone giuridiche private e raggruppamenti temporanei di persone giuridiche private costituite da almeno cinque anni, che non si trovino in stato di fallimento, liquidazione o concordato preventivo e che abbiano realizzato, negli ultimi due esercizi approvati, un fatturato globale di almeno 8 milioni di euro». Gli investitori devono essere, quindi, realtà consolidate; sono esclusi, invece, i singoli soggetti. I «mecenati» hanno tempo fino al prossimo due novembre per presentare la domanda, da inviare al ministero esclusivamente tramite raccomandata. La richiesta  va accompagnata da una descrizione articolata del progetto, che deve seguire alcune linee guida, tra cui «avere rilevanza nazionale, rispettare il principio delle pari opportunità tra uomo e donna, avere una durata compresa tra i 12 e i 36 mesi». Può riguardare la nascita e lo sviluppo di nuove imprese o il supporto a quelle già costituite, il sostegno al talento e alla creatività dei giovani, con l’istituzione di premi, borse di studio o altre esperienze formative, e il campo dell’innovazione tecnologica, ad esempio attraverso l’acquisizione e l’utilizzo di brevetti. L’esame delle richieste avviene secondo un criterio cronologico: vengono analizzate le domande che arrivano prima, fino a esaurimento delle risorse del Fondo. Il ministero finanzia il 40% del costo complessivo di ciascun progetto, in ogni caso non oltre i tre milioni di euro. Sono, poi, i privati a mettere il resto, e a stabilire, in concreto, quali iniziative finanziare, anche se il «controllo pubblico» non dovrebbe scomparire: «il ministero effettuerà un controllo costante sull’utilizzo dei fondi e sul fatto che vengano effettivamente destinati ai beneficiari del progetto», promette il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, intervistato dalla Repubblica degli Stagisti.  Non è previsto, però, che un giovane che abbia qualche idea brillante, ma non disponga delle risorse necessarie a metterla in pratica, possa accedere direttamente al fondo pubblico. L’iniziativa del Fondo Mecenati punta, infatti, in un’altra direzione: dare spazio ai giovani cercando di ridurne la dipendenza dal sistema creditizio, nel nostro Paese notoriamente «diffidente» nei confronti degli under 35, e facendo leva sulle imprese. Come afferma iI ministro, «il modello di riferimento è una realtà già affermata all’estero, in cui le aziende consolidate investono costantemente in start-up». Lo Stato dà sicuramente un contributo importante, ma nell’intento di stimolare le imprese a investire sempre più autonomamente. Resta da vedere, ora, quale sarà la risposta dei privati, soprattutto in una realtà come quella italiana, dove scommettere sui giovani è spesso considerato un rischio più che un’opportunità.Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:Il ministro Giorgia Meloni: «Per investire sui giovani è necessario un cambio di mentalità»Paolo Esposito: «Noi giovani dobbiamo salire sul palcoscenico». E sabato a Napoli chi vuole un'Italia diversa è invitato al barcamp "Giù al nord"Giovani, riprendiamoci la scena: «Non siamo figli controfigure». La 27enne Benedetta Cosmi lancia la sfida in un libro

20mila posti per il servizio civile, aperto il nuovo bando. Ma Giovanardi chiede alle Regioni un cofinanziamento: «La coperta è sempre più corta»

Si è aperto il 20 settembre e scadrà venerdì 21 ottobre il bando di partecipazione a uno dei progetti promossi dall'Ufficio nazionale per il servizio civile. Oltre 20mila i posti a disposizione per volontari da impiegare per un anno nei settori assistenza, educazione, ambiente, promozione artistica e culturale, con un compenso mensile di rispettivamente 434 euro netti in Italia e e 900 all'estero. Il crollo dell'offerta già evidenziato lo scorso ottobre dalla Repubblica degli Stagisti non accenna quindi a comprimersi e sono molto distanti i numeri record di qualche anno fa: se nel 2005 e 2006 erano stati 45mila i percorsi avviati, oggi siamo a meno della metà. Il principio su cui si basa il servizio civile è l'ideale di difesa della Patria, sancito dall'articolo 52 della Costituzione e qui perseguito con mezzi non violenti e di cittadinanza attiva. Un punto - riporta il sito del Tavolo ecclesiale sul Servizio civile - su cui ha insistito il sottosegretario con delega al Servizio civile Carlo Giovanardi [a fianco], puntualizzando che i programmi devono essere attinenti a quei principi «e non tappabuchi del welfare delle regioni», invitando nel contempo gli enti locali a mettere a disposizione le proprie risorse perché a livello nazionale «la coperta è sempre più corta». Quest'anno il finanziamento ammonta a quasi 111 milioni di euro, per un totale di 20.123 posti divisi tra bando nazionale (poco più di 10mila, di cui 462 all'estero) e bandi locali. La distinzione è puramente "tecnica" e dipende dalla tipologia di albo a cui sono iscritti gli enti promotori. La residenza in una particolare regione o provincia autonoma non è rilevante - un laziale può candidarsi senza problemi all'avviso della Regione Lombardia, ad esempio. L'unico paletto importante è l'età, e viene spostato più in là: sono ammessi tutti gli italiani maggiorenni che al 21 ottobre non abbiano compiuto 29 anni (finora il limite era stato di 28 anni), allargando così la platea dei potenziali candidati di oltre 700mila unità; rimane fuori chi è più vecchio e chi ha (oppure ha avuto nell'anno precedente e per più di tre mesi) rapporti di lavoro o collaborazione retribuita con l'ente, gli appartenenti a corpi militari o alle forze di polizia e chi ha già prestato servizio o l'ha interrotto prima del termine. È possibile fare domanda per un solo progetto scelto tra tutti i bandi. La suddivisione tra nazionale e locale sembra creare confusione nei ragazzi, che nelle edizioni passate hanno faticato non poco a trovare l'iniziativa giusta per loro - cercando quella più vicina a casa nella maggioranza dei casi. Il punto di partenza più agevole per orientarsi tra i quasi 2mila progetti approvati è il motore di ricerca, dove si possono incrociare vari dati; oppure si può scorrere l'allegato 1 di ciascun avviso, una lista dei siti dei soggetti promotori; in qualche caso le informazioni sono scarse ma si possono sempre chiedere chiarimenti all'ente, che rimane il punto di riferimento per tutto l'iter burocratico. Entro le ore 14 del 21 ottobre vanno anche fatte pervenire le domande cartacee: allegato 2 e 3 compilati, cv, copia del documento di identità e di tutti i titoli; e solo se vincitori bisognerà presentare anche un certificato medico. Il processo di selezione varia per ciascun progetto, ma in genere prevede almeno un colloquio orale. Quel che è sicuro è che si concluderà entro il 21 febbraio 2012, perchè questo è il termine ultimo a disposizione degli enti per presentare le graduatorie finali all'Unsc. Oltre alla copertura assicurativa, a tutti i vincitori spetta un assegno mensile di 433,80 euro netti, che concorrono a formare reddito imponibile e sono assimilati ai compensi da lavoro dipendente. Per chi parte all'estero va aggiunta un'indennità giornaliera di 15 euro [450 euro al mese, che portano il mensile a circa 900 euro], i due viaggi di andata e ritorno pagati e un contributo di 20 euro giornalieri su vitto e alloggio, quest'ultimo amministrato dall'ente.Rispetto al 2010 non ci sono quindi grandi novità: identico il trattamento economico, nonostante la crisi continui ad erodere i valori monetari, mentre aumentano leggermente i posti a bando, che l'anno scorso (erano stati 19.600) sono bastati a coprire il 97% della richiesta totale di volontari. A continuare a sognare il servizio civile  malgrado la grande contrazione del numero di posti disponibili sono soprattutto i giovani del sud e delle isole, anche se meno rispetto al passato: l'anno scorso erano il 45% del totale, contro il 54% di due anni fa. Si tratta soprattutto di ragazzi - e ragazze, dato che i due terzi sono donne - in uscita dalle superiori, alle prese con i primi anni di università o con un mercato occupazionale immobile: la fascia più rappresentata è la quella 21-24 (più di un terzo), seguita dal range 24-26, e per oltre due su tre l'ultimo titolo di studi conseguito è il diploma. I numeri sono un po' diversi all'estero, dove si realizzano intorno 2% dei progetti totali: qui i volontari sono mediamente più grandi (oltre la metà ha tra i 27 e i 28 anni) e più istruiti (il 48% ha una laurea). L'assistenza con oltre i due terzi di volontari all'attivo rimane il settore più gettonato, seguito da educazione e promozione culturale, protezione del patrimonio artistico, ambiente e protezione civile.Annalisa Di PaloPer saperne di più leggi anche:- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»- Leonzio Borea, direttore dell' Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi» - Al via il nuovo bando per il servizio civile: 20mila posti a disposizione in Italia e all'estero, 433 euro il rimborso spese mensile