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Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi

Anche gli stage finiscono nella manovra che il governo ha appena approvato per contrastare la crisi, pubblicato in Gazzetta ufficiale l'altroieri. All'articolo 11 si incontrano infatti due disposizioni, sotto il titolo «Livelli di tutela essenziali per l’attivazione dei tirocini». La prima, dopo aver ribadito (qui nulla di nuovo) che «I tirocini formativi e di orientamento possono essere promossi unicamente da soggetti in possesso degli specifici requisiti preventivamente determinati dalle normative regionali in funzione di idonee garanzie all’espletamento delle iniziative medesime» e aver chiarito le categorie a cui non si applica la nuova regola («Fatta eccezione per i disabili, gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti e i condannati ammessi a misure alternative di detenzione»),  riduce drasticamente la durata massima: «i tirocini formativi e di orientamento non curriculari non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese». Inoltre delimita anche il perimetro di utilizzo di questo strumento, stabilendo che debba essere riservato a chi sta compiendo o ha appena completato un percorso formativo: «Possono essere promossi unicamente a favore di neo-diplomati o neo-laureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento dei relativo titolo di studio». Resta poco chiaro cosa ne sarà di chi ha una formazione post-laurea (master, dottorati, corsi di specializzazione). La seconda disposizione, infine, rimanda a eventuali leggi regionali o, in caso non ve ne siano, all'articolo del pacchetto Treu e al decreto ministeriale 142/1998, da ormai tredici anni punto di riferimento per l'attivazione di stage. Le nuove disposizioni, già in vigore da ieri grazie all'immediata efficacia dello strumento del decreto legge, sono dunque immediatamente operative e impediranno per i prossimi 60 giorni di attivare stage più lunghi di sei mesi, e di attivarli in favore di persone che abbiano già conseguito l'ultimo titolo di studio da oltre un anno. Una misura condivisa dalla Repubblica degli Stagisti, che nella sua Carta dei diritti dello stagista già da due anni suggeriva fin dal suo primo punto che gli stagisti dovessero essere giovani e privi di significative esperienze lavorative alle spalle («A questo proposito deve essere incentivato lo svolgimento di stage da parte di persone che stiano ancora compiendo un percorso di studi»), e al punto sette indicava proprio i sei mesi come durata massima opportuna: «Lo stage deve avere una durata adeguata al progetto formativo e sopratutto alle mansioni che lo stagista è chiamato ad apprendere. Tale durata può essere quantificata in un massimo di sei mesi».Anche i Giovani non + disposti a tutto della Cgil giudicano positivamente questo specifico punto del decreto legge. «Nel disastro della manovra questo è un punto positivo, esito delle nostre richieste e iniziative comuni e del tavolo con le parti sociali» commenta la 33enne Ilaria Lani [foto sopra], responsabile per le politiche giovanili della Cgil: «Dobbiamo mettere alcuni limiti forti all'uso e spesso all'abuso dello stage, con l'obiettivo di favorire l'apprendistato. Mi pare che dodici mesi e sei mesi siano limiti ragionevoli, funzionali a far fare una esperienza che poi deve trasformarsi in lavoro con tutte le tutele contrattuali». Lani però non dimentica che sono rimasti fuori punti importanti, tra cui quello monetario: «Rimane adesso da concludere il tavolo con le regioni per aggiungere le altre tutele e garantire anche il rimborso spese, un punto che al tavolo era controverso. E poi bisognerà prevedere anche norme di tutela per gli stage curriculari». Il limite di durata dei sei mesi vale infatti solo per gli stage attivati dopo il termine degli studi: per gli studenti universitari invece permane la possibilità di svolgere periodi di formazione più lunghi, fino a dodici mesi.I due nuovi paletti incontrano invece la perplessità delle aziende. Il limite dei sei mesi di durata viene criticato da Paolo Citterio, presidente e fondatore di Gidp - Gruppo intersettoriale direttori risorse umane: «Gli stage di nove o dodici mesi servivano alle imprese come periodo di prova, per valutare le capacità di un candidato». E anche limitare lo stage ai primi dodici mesi dopo la laurea sarà secondo Citterio un boomerang, che renderà più difficile l'incontro domanda-offerta: «Vietando di fare tirocini oltre i dodici mesi dalla laurea il legislatore dimostra purtroppo di vivere in un altro mondo. Non è facile trovare imprenditori che puntino subito su di te, quindi limitare l'arco temporale è una scelta assolutamente miope. Il periodo dovrebbe essere esteso ad almeno 24 mesi dopo il conseguimento del titolo di studio». In ogni caso, avverte il giuslavorista Michele Tiraboschi [qui l'intera intervista], i paletti posti nell'ambito della manovra potranno essere facilmente abbattuti dalle singole Regioni attraverso normative regionali: per esempio i disoccupati, che secondo l'attuale testo al momento non rientrano tra le categorie a favore delle quali possono essere attivati stage, potrebbero essere ricompresi se qualche Regione decidesse di legiferare in questo senso. Allo stesso modo, i massimali relativi alla durata potrebbero essere nuovamente ampliati, o ulteriormente ridotti, così come il limite temporale tra la data di diploma o laurea e la data di avvio dello stage: «La materia è di competenza delle regioni, e il decreto lo ribadisce dopo che lo ha già detto la Corte Costituzionale con la sentenza n. 50 del 2005. Le Regioni possono dunque fare quello che vogliono. Non escludo peraltro, nelle more della conversione del decreto, un accordo tra Stato, Regioni e parti sociali che dica cose più precise a quel punto vincolanti per tutti, anche per le Regioni. Quello del decreto è un segnale di attenzione verso i giovani e contro il lavoro irregolare».Eleonora VoltolinaPer saperne di più, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE anche:- Superstage in Calabria, l'incredibile mossa della Regione: ancora una proroga. Così gli stage dureranno tre anni, anche se per legge il massimo sarebbe uno- Tirocini nei tribunali, per aumentare l'indennità dei disoccupati in mobilità la Regione Abruzzo inventa il nuovo ibrido «lavoratore - stagista»- Stagisti sfruttati, i casi finiti in tribunale- Identikit degli stagisti italiani, ecco i risultati: troppo spesso i tirocini disattendono le aspettative- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducenteE anche:- «Stagisti sfruttati, ribellatevi: anche il sindacato sarà al vostro fianco»: la promessa di Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil- La Cgil scende in campo per stanare gli sfruttatori di stagisti con la campagna «Non + Stage Truffa»- Paolo Citterio: stage sì, anche di un anno. Ma mai gratis! - Lo stage, formidabile strumento di selezione - editoriale di Paolo Citterio per la Repubblica degli Stagisti- Peter Pan non per scelta ma per forza: nelle pagine di «Gioventù sprecata» i motivi che impediscono ai giovani di diventare adulti

Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. Dall'Italia è ancora boom di domande

Manca meno di un mese alla chiusura delle candidature per uno dei 600 tirocini da mille euro al mese presso la Commissione europea, che avranno inizio a marzo 2012 (summer traineeships) e coinvolgeranno per cinque mesi laureati da tutta Europa. La competizione in generale è agguerrita, ma l'Italia rappresenta un unicum: sono una trentina i Paesi ammessi alle selezioni ma oltre un quarto delle application totali proviene proprio dal nostro, con un incremento del 38% negli ultimi due anni - nonostante il numero di posti a disposizione degli italiani sia rimasto invariato, una settantina a tornata. L'ultimo dato a disposizione è del 2010: 1200 tirocini in palio, 21.500 domande considerate valide, oltre 5.800 italiane. Un vero e proprio assalto che sembra non arrestarsi, anzi. Per il bando che si è chiuso lo scorso gennaio, valido per i winter traineeships in avvio il prossimo ottobre, dall'Italia sono partite quasi tremila candidature su un totale di 10.423: il 28%.Il form rimarrà disponibile sul sito fino a giovedì 1° settembre, ma è bene non muoversi all'ultimo momento per evitare di sovraccaricare il sistema e riscontrare difficoltà nell'inoltro. La domanda va preparata con cura; intanto è sempre bene leggere prima la sezione Faq, che risponde chiaramente agli interrogativi più comuni, e il regolamento generale. Il passo successivo è l'application online, che va compilata in una delle lingue di lavoro della Commissione - inglese, francese o tedesco - se si fa domanda per un tirocinio amministrativo, e in una qualsiasi delle lingue ufficiali Ue - italiano compreso quindi - se si è interessati a un translation traineeship. Si accede previa registrazione, poi si può procedere a completare le cinque sezioni (tra cui una motivazionale), anche in più tappe. Dopo aver cliccato il fatidico "Invio" è necessario spedire una copia della domanda al Traineeship Office, preferibilmente per raccomandata, entro il 1° settembre: farà fede il timbro postale [sotto, parte dello staff che vaglia le domande; al centro il capo dell'ufficio Annemarie Bruggink]. Vanno allegate le copie di tutti i documenti chiaramente elencati, che non necessitano di traduzione e possono essere anche autocertificati. Le certificazioni ufficiali (ad esempio la lista degli esami sostenuti autenticata dalla propria università, o l'attestato di laurea) serviranno solo se si passano le selezioni finali, quindi se qualcosa manca è comunque bene prepararsi per tempo. A proposito di laurea: può partecipare esclusivamente chi ha già conseguito almeno il titolo triennale; anche se manca davvero poco si dovrà aspettare la prossima finestra di candidatura, attesa per gennaio 2012 e valida per i winter traineeships in partenza il successivo ottobre. Secondo il sito del settimanale European Voice, si sta facendo strada l'ipotesi di aprire il bando anche a studenti e laureandi, ma per il momento tutto resta immutato rispetto al passato.  Intanto per chi si candida ora l'esito delle preselezioni verrà pubblicato a fine novembre, quando il blue book sarà completo. Si tratta di una database elettronico - fino ai primi anni novanta era davvero un libro - consultabile da tutte le direzioni, in cui vengono caricati i profili migliori, non più del 25% delle application totali (valide solo se debitamente supportate dalla documentazione cartacea). La decisione finale spetta quindi a ciascun dipartimento, che può fissare autonomamente ulteriori criteri di selezione - un'intervista telefonica ad esempio. Per chi diventa ufficialmente eurostagista la destinazione più probabile è il quartier generale di Bruxelles, ma può capitare di essere assegnati anche a Lussemburgo o in una delle sedi europee di rappresentanza della Commissione. I 1.070 euro netti di allowance (un quarto dello stipendio di un funzionario ad inizio carriera) sono in genere più che sufficienti per mantenersi in queste città; i tirocinanti disabili ricevono poi una maggiorazione fino al 50% del rimborso base, e per tutti il viaggio di andata e ritorno è pagato.Il boom di candidature dall'Italia evidenzia in realtà un successo più generale. Nel 2010, anno del cinquantesimo anniversario del programma [per l'occasione è stato creato anche un gruppo Facebook, che oggi conta quasi 2mila iscritti] si è registrato un incremento nelle candidature totali del 20% rispetto al 2009 - percentuale che raddoppia se si considera solo l'Italia. Per gli stage in avvio il prossimo ottobre, sul podio dei Paesi più rappresentati dopo di noi ci sono le solite Spagna e Romania, con rispettivamente 941 e 665 domande. Alto come sempre anche il numero di quelle francesi, 600, ma a stupire è il Belgio stesso: 375 candidature, su una popolazione che è un sesto di quella della Francia. Legge, Economia, Scienze politiche e internazionali sono le lauree più gettonate, ma in misura inferiore ci sono chances anche per tutte le altre, comprese quelle definite "deboli" come lettere, psicologia, architettura, o quelle in ambito sportivo, artistico, multimediale. Per chi sogna l'Europa, i requisiti minimi sono laurea triennale, cittadinanza europea e ottima padronanza di almeno una lingua tra inglese, francese e tedesco. Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Nuovo bando per 600 stage da mille euro al mese alla Commissione europea: ci si può candidare fino al 31 gennaio E scopri tutte le storie degli ex stagisti in Commissione europea raccolte dalla Repubblica degli Stagisti

«Ritorno al Futuro», prorogati i termini per il bando che finanzia i master dei giovani laureati pugliesi: candidature aperte fino al 19 agosto

A sorpresa, ancora due settimane di tempo per i giovani pugliesi interessati a partecipare al bando “Ritorno al Futuro” che vuole sostenere i laureati disoccupati o inoccupati con borse di studio post laurea fino a 15mila euro. L’avviso scadeva il 13 luglio ma è stato prorogato fino alle ore 14 del 19 agosto. Come si legge sul sito Sistema Puglia, il portale per lo sviluppo e la promozione del territorio e delle imprese, gli assessori al diritto allo studio Alba Sasso e all’attuazione del programma Nicola Fratoianni, sulla base delle numerose sollecitazioni pervenute dai giovani interessati a partecipare all’avviso “Ritorno al futuro”, hanno deciso di modificare alcuni requisiti e posticipare la scadenza.La protesta dei giovani pugliesi esclusi dal bando si era infatti organizzata su internet. Su Facebook era nato un gruppo, che ha superato ad oggi i 200 iscritti, dal nome Ritorno al futuro rubato “gli sfortunati dell’anno 2010/2011” rivolto a tutti gli studenti che stessero frequentando un master e che, alla data del 13 luglio 2011, fossero ancora nella fase d’aula o di stage. Condizioni che li escludevano automaticamente dal partecipare all’avviso. Il fine era «promuovere tutte le azioni utili, ricorso giudiziario in testa, tese a far rientrare nel bando ‘Ritorno al futuro, avviso n.3 del 2011’ la categoria dei master in corso, ingiustamente esclusi dal finanziamento». La protesta ha avuto i suoi effetti e così con la determina dirigenziale 1369 del 4 luglio è stato rettificato il bando poi pubblicato sul Burp (Bollettino Ufficiale della Regione Puglia) giovedì 7 luglio.  Slittano non solo i tempi per la procedura online ma anche per l’invio delle domande, con eventuali allegati, che potrà essere effettuato fino alle ore 14 del 22 agosto.  Non cambiano, però, solo le scadenze. Nel bando iniziale erano esclusi dal finanziamento quei percorsi formativi già in corso e i master per cui si faceva domanda - nel caso in cui fossero stati organizzati in università italiane - dovevano essere già stati approvati dai senati accademici alla data di scadenza dell’avviso. Viste però le tante richieste arrivate da giovani che a causa di questi requisiti non potevano partecipare, si è deciso (come si legge dal testo della rettifica) di ammettere al finanziamento gli interventi di formazione che, alla data di scadenza dell'avviso, risultassero in itinere per le fasi di formazione in aula o stage. Una frase piuttosto ridondante che vuole semplicemente significare che i master al momento in corso, anche per la fase finale (usualmente rappresentata da uno stage), rientrano tra i corsi ammessi al finanziamento. Quindi se un giovane alla data del 18 agosto (giorno precedente la scadenza della domanda) stesse frequentando uno degli ultimi giorni dello stage connesso al suo master potrebbe partecipare al bando ‘Ritorno al futuro’ al pari di chi il corso post laurea deve ancora iniziarlo. Nella rettifica è anche specificato che, nel caso di master non ancora iniziati, basterà che siano stati almeno presentati ai Senati accademici delle università per la dovuta approvazione. In quest’ultimo caso tra gli allegati alla domanda dovrà essere presentato, al posto della brochure ufficiale, un documento equivalente in cui risulti l’attestazione dell’avvenuta presentazione al Senato accademico. L’amministrazione pugliese, prevedendo un aumento delle domande di partecipazione, ha deciso di aumentare il finanziamento complessivo per il bando con altri cinque milioni di euro che vengono sommati ai venti già impegnati. Anche in questo caso il finanziamento sarà per il 50% a carico del F.S.E. (il Fondo Sociale Europeo), per il 40% a carico dello Stato (per un totale di 4 milioni e 500mila euro quali residui di stanziamento 2010) e per il 10% a carico del bilancio regionale (quali competenza 2011).Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli:- Il master lo paga la Regione: fino a 25 mila euro. Ai giovani laureati pugliesi ancora una settimana per rispondere al bando «Ritorno al Futuro»- L'Agenzia delle Entrate dà ragione ai giovani pugliesi beneficiari delle borse di studio «Ritorno al Futuro»: non dovranno pagare migliaia di euro alla Regione- Soldi pubblici per pagarsi il master: a disposizione oltre 30 milioni di euro in 12 regioni. Ancora dieci giorni per partecipare al bando

Soldi pubblici per pagarsi il master: a disposizione oltre 30 milioni di euro in 12 regioni. Ancora dieci giorni per partecipare al bando

C’è tempo fino alle ore 18 del 4 agosto per provare a partecipare gratuitamente a uno dei quasi duemilacinquecento corsi di specializzazione e master finanziabili attraverso il catalogo interregionale dell’Alta Formazione,  giunto alla terza edizione. Dodici le regioni che hanno aderito: Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata,  Puglia, Sardegna, Sicilia. Destinatari dei voucher per favorire la formazione professionale sono, con alcune differenze da regione a regione, gli occupati diplomati o i disoccupati/inoccupati laureati. L’investimento complessivo da parte di tutte le Regioni, grazie al cofinanziamento del Fondo sociale europeo, è di oltre 30 milioni di euro. L’offerta formativa - composta da 230 master universitari e 2194 tra non universitari, accreditati Asfor e corsi di specializzazione – si divide in aree tematiche: progettazione tecnica; direzione e management; informatica e ict; marketing e commerciale; gestione e sviluppo delle risorse umane; comunicazione; amministrazione, finanza e controllo; lingue. Primo requisito richiesto per presentare la domanda è la residenza in una delle regioni che aderiscono al progetto. Mentre gli altri criteri preferenziali per ottenere il voucher sono: il voto di laurea, il reddito, l’età e la coerenza con il tipo di formazione pregressa. Tra le regioni più intraprendenti c’è la Campania, con 565 tra master universitari e non, seguita dalla Puglia con 478 corsi e dal Veneto con 308. L’importo massimo dei voucher è di 6mila euro e la finalità del progetto è di favorire l’inserimento nel mercato del lavoro grazie all’incremento delle competenze professionali in seguito alla frequenza di corsi di alta formazione. Il primo passo per ottenere il voucher formativo è iscriversi sul portale Altaformazione effettuando la registrazione. A disposizione di tutti gli interessati c’è anche una guida interattiva che spiega i passi per l’iscrizione. Nella homepage si può selezionare la scritta Registrati e passare alla compilazione del form. Si deve selezionare il tipo di soggetto a cui si collegherà l’account che verrà creato e scegliere l’opzione utente.  Poi compilare tutti i campi contrassegnati dall’asterisco, scegliere una password e cliccare Salva per la richiesta di registrazione. A questo punto si riceverà un’email con i dati necessari per il primo accesso: username, password e codice di verifica (da usare solo la prima volta). Si passa quindi alla scelta del corso per cui chiedere il voucher e quindi alla compilazione della domanda. Tre i possibili percorsi: partire dalla domanda di richiesta voucher selezionando dalla propria area riservata la voce Richiedi un voucher, oppure selezionare la voce Catalogo dal menù in alto ed effettuare una ricerca secondo criteri precisi per individuare  un corso di proprio interesse o, ancora, per chi non fosse a conoscenza del proprio livello di conoscenze e competenze è possibile cliccare sulla voce Autodiagnosi. Risultati alla mano si potranno controllare i suggerimenti relativi ai corsi di formazione disponibili nel Catalogo interregionale per l’alta formazione che consentono di migliorare proprio le competenze critiche.Bisogna quindi scegliere il corso da associare alla domanda di voucher e per farlo è necessario selezionare la regione e la provincia dell’attività formativa, che non devono necessariamente essere quelle in cui si ha la residenza.Ogni regione ha stabilito l’ammontare dei voucher e i requisiti per richiederli. Per conoscere questi requisiti è necessario consultare gli avvisi delle singole regioni e quindi dalla home page del sito Altaformazione selezionare la regione desiderata e accedere alla sezione Avvisi e documenti o alla sezione FAQ. Scorrendo i dettagli dei bandi regione per regione, si scopre che il finanziamento massimo previsto da quasi tutte per ogni voucher è di 6 mila euro, escluse Emilia Romagna e Lazio dove il tetto massimo è di 5 mila.La Sardegna è la regione che ha stanziato più soldi, 11 milioni di euro. La richiesta può essere inoltrata dai residenti in regione disoccupati, inoccupati e occupati in possesso di un titolo di laurea e da occupati o in mobilità in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. La Sicilia ha stanziato invece 8 milioni di euro e la richiesta per i voucher può essere avanzata dai residenti laureati sia occupati sia disoccupati, inoccupati o in mobilità. In Puglia i fondi totali stanziati sono tre milioni di euro e possono fare domanda i laureati e diplomati di scuola secondaria superiore purché occupati, anche in Cigo (cassa integrazione guadagni ordinaria) e Cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria). Sono esclusi dal finanziamento i laureati disoccupati e inoccupati a cui già si rivolge il bando Ritorno al Futuro. La Campania ha stanziato due milioni e mezzo di euro e al bando possono partecipare tutti i residenti in regione che siano disoccupati (quindi iscritti ai Centri per l’impiego dopo aver dichiarato l’immediata disponibilità al lavoro) e in possesso di un titolo di laurea. Il Veneto e la Liguria hanno stanziato un milione e mezzo di euro e in entrambe le regioni i voucher copriranno solo l’80% del costo dei corsi di formazione scelti. Compilando la domanda il sistema calcola automaticamente in base ai requisiti indicati dal richiedente la quota del contributo erogato dalla regione e quella a carico dell’assegnatario del voucher. Sia in Veneto sia in Liguria le domande possono essere inoltrate dai disoccupati o inoccupati in possesso di un titolo di laurea e dagli occupati, o persone in mobilità, purché in possesso almeno di un diploma di scuola secondaria superiore. Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio e Basilicata hanno stanziato un milione di euro per il finanziamento dei voucher. In Friuli Venezia Giulia è previsto un cofinanziamento a carico dell’utente che deve essere pari almeno al 20% del costo del corso. Sono previsti, però, nel caso di frequenza di un corso in una Regione diversa da quella di domicilio, parziali coperture per le spese di trasporto vitto e alloggio. La domanda in questo caso può essere richiesta dai disoccupati o inoccupati in possesso di laurea o dagli occupati, anche in Cig, purché in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. In Emilia Romagna, gli utenti che possono partecipare devono avere tra i 18 e i 64 anni, essere residenti in regione e disoccupati o inoccupati in possesso di un titolo di laurea oppure occupati o in Cigo, Cigs o mobilità ma in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. Nel Lazio la richiesta può essere avanzata dai disoccupati e inoccupati in possesso di una laurea o dagli occupati o persone in Cigo o Cigs ma in possesso di entrambi i seguenti requisiti: laurea o diploma di scuola secondaria e almeno tre anni di esperienza lavorativa attinente al percorso formativo scelto. In Basilicata i voucher possono essere richiesti dai laureati occupati, inoccupati o disoccupati in possesso di un titolo rilasciato anche da atenei stranieri o da diplomati ma occupati anche in Cigo o Cigs. Nelle Marche sono stati stanziati 300 mila euro per i voucher che coprono l’80% del costo dei corsi e possono essere richiesti da chi non abbia superato il 35° anno di età, sia in possesso di una laurea e sia inoccupato o disoccupato e iscritto ai centri per l’impiego. Il fondo messo a disposizione dalla Valle d’Aosta, invece, è di 150 mila euro. Le domande possono essere presentate da residenti in regione disoccupati, inoccupati con un diploma di laurea o persone in Cigo, Cigs, mobilità o cassa integrazione in deroga ma in possesso di almeno un diploma di scuola secondaria superiore. È previsto anche il rimborso delle spese di vitto, alloggio e viaggio per corsi organizzati a più di 80 km dal Comune di residenza.Conviene controllare nei portali regionali tutti i requisiti, che variano di poco da regione a regione (in alcune ad esempio è necessario anche inserire il reddito I.S.E.E. – l’Indicatore della situazione economica equivalente) e accertarsi delle quote di cofinanziamento privato necessarie in alcuni casi. Una volta compilata la domanda bisogna cliccare il pulsante Esegui la validazione finale della domanda. Se il sistema non rileva errori o campi non riempiti si può stampare il facsimile della domanda per verificare il contenuto. Se tutto è corretto si deve selezionare Completa l’invio telematico della domanda e successivamente, più in basso, il pulsante Ho finito! A questo punto si deve selezionare la voce Scarica la domanda compilata, stamparla, firmarla e ricordarsi di inviarla con eventuali allegati, dove previsto, alle sedi competenti con raccomanda A/R. Sui siti dedicati alle singole regioni sono indicati gli indirizzi a cui spedire il materiale. È importante controllare la scadenza del bando regionale interessato. Se la compilazione online scade quasi per tutti il 4 agosto, la spedizione cartacea ha tempistiche diverse da regione a regione: ad esempio in Campania la scadenza sono le ore 12 dell’8 agosto, in Basilicata le ore 18 del 4 agosto, in Valle D’Aosta (dove la scadenza per la compilazione online sono le ore 13 del 25 agosto) le ore 13 del 26 agosto.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Apprendistato, ancora indietro l'alta formazione. Fiorella Farinelli: «Il mondo produttivo non sembra interessato»- Il master lo paga la Regione: fino a 25mila euro. Ai giovani laureati pugliesi ancora una settimana per rispondere al bando «Ritorno al futuro»

Tribunali sotto organico, in Abruzzo 200 adulti in mobilità reclutati per un maxistage di un anno. Fuorilegge e senza sbocchi professionali

Ancora un caso di utilizzo opinabile dello stage, in aperta violazione del decreto 142/98 che ne stabilisce precisi limiti di durata. E di nuovo, al centro della vicenda, compaiono i tribunali italiani. Questa volta accade in Abruzzo, dove la Regione, e in particolare l'assessore al Lavoro Paolo Gatti [nella foto], ha deciso di stanziare un milione e 146mila euro per finanziare un progetto per quasi duecento tirocini formativi presso gli uffici giudiziari del distretto della Corte d'Appello de L'Aquila, rivolti a persone in mobilità. Il progetto durerà un anno: il doppio del massimo previsto dalla legge che dice espressamente, all'art. 7 comma b, che «i tirocini formativi e di orientamento hanno durata massima non superiore a sei mesi nel caso in cui i soggetti  beneficiari siano lavoratori inoccupati o disoccupati ivi compresi quelli iscritti alle liste di mobilità».I 191 beneficiari, per cui l’unico criterio di accesso è l’iscrizione alla mobilità oltre alla residenza in Abruzzo e il possesso di requisiti professionali compatibili con le attività da svolgere, percepiranno un rimborso spese mensile di 500 euro lordi e ricopriranno quelle posizioni vacanti di cui le amministrazioni hanno fortemente bisogno, ma in corrispondenza delle quali non sono previste assunzioni. Le mansioni da svolgere, per circa 20 ore settimanali (dunque un part time) variano dall’impiegato di concetto, all’autista e all’ausiliario, e gli incarichi saranno distribuiti in tutte le province abruzzesi. La Repubblica degli Stagisti ha contattato la Regione Abruzzo per chiedere come mai abbiano previsto una durata di dodici mesi se la normativa prevede un massimo di sei: ma nessuna risposta è finora arrivata dall'assessorato guidato da Gatti.Del resto, di tribunali che per fare fronte alla carenza di organico reclutano stagisti invece di personale regolarmente assunto tramite concorso ce ne sono purtroppo molti, e la Repubblica degli Stagisti se n'è occupata proprio di recente, documentando come il fenomeno sia diffuso un po’ ovunque in Italia. Uno degli episodi più eclatanti è avvenuto nel Lazio, dove 230 persone in cassa integrazione o in mobilità hanno appena concluso un anno di tirocinio nei tribunali di Roma e provincia e altri 300 stage della stessa durata stanno per essere attivati. E in Calabria è appena stata varata un'ulteriore proroga di un anno per tirocini nelle pubbliche amministrazioni, arrivando alla durata record di tre anni per uno stage.«Dall'analisi di due elementi di criticità: lo stato di mobilità di molti lavoratori e la situazione difficile del personale degli uffici giudiziari abruzzesi abbiamo costruito un percorso originale e innovativo per dare risposte concrete» aveva dichiarato Gatti presentando l'iniziativa: «Diamo un contributo al bisogno di rendere più efficace ed efficiente la gestione della giustizia abruzzese e rispondiamo al desiderio di alcuni lavoratori di rientrare nel mercato del lavoro ed essere socialmente utili». Una risposta in palese contrarietà alla legge, e in più assolutamente priva di possibili sbocchi professionali - dettaglio non trascurabile, considerando che i beneficiari del programma sono appunto disoccupati. La Repubblica degli Stagisti ha più volte sollevato il problema della mancanza di opportunità per il futuro degli ex stagisti delle pubbliche amministrazioni, dato che il loro inserimento è sempre e comunque subordinato alla partecipazione a concorsi pubblici di cui per ora non c’è traccia. E poi c'è il ritorno di quella mentalità assistenzialistica che il giuslavorista Pietro Ichino aveva condannato su questo giornale dopo lo scandalo della Calabria. E infine c'è la questione dell’età. Se si parla di lavoratori in mobilità, è difficile che si tratti di ventenni alle prime armi: con ogni probabilità questi 200 stagisti saranno 30-40enni, magari addirittura 50enni. Persone mature da un punto di vista professionale, a cui non serve un iter formativo di avvio al lavoro, bensì un nuovo lavoro. Certo le difficoltà di una terra come l’Abruzzo, martoriata dal terremoto de L’Aquila, sono innegabili. Ma è davvero una buona idea ricorrere agli stage per tappare i buchi di organico invece di creare effettivi posti di lavoro?Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Tribunali al collasso, sempre più stagisti per coprire i buchi di organico- Superstage in Calabria, l'incredibile mossa della Regione: ancora una proroga. Così gli stage dureranno tre anni, anche se per legge il massimo sarebbe uno- Caso Calabria, l'indignazione di Ichino: «Questi stage di tre anni in realtà sono posti di lavoro creati artificialmente, l'opinione pubblica deve reagire»

Superstage in Calabria, l'incredibile mossa della Regione: ancora una proroga. Così gli stage dureranno tre anni, anche se per legge il massimo sarebbe uno

Dice un proverbio che errare è umano ma perseverare è diabolico. Ne dovrebbe sapere qualcosa la Regione Calabria, che pochi giorni fa ha annunciato di aver prorogato per un ulteriore anno il programma dei ‘superstage’, un caso eclatante di cui la Repubblica degli Stagisti si occupa da più di due anni. Tutto era iniziato alla fine del 2008, quando il consiglio regionale aveva promosso un bando per una serie di stage presso enti pubblici locali, con l’obiettivo di premiare i migliori laureati calabresi dando loro un’opportunità formativa. Le poltrone della presidenza di Regione e giunta erano allora occupate rispettivamente da Agazio Loiero e Giuseppe Bova. Le buone premesse c’erano tutte: congrui rimborsi spese, corsi in aula seguiti dal lavoro sul campo, la finalità di premiare le menti più brillanti sottraendole all’esodo obbligato da una terra afflitta da disoccupazione cronica. Ma ciò che aveva spinto la Repubblica degli Stagisti a interessarsi del caso – sollevando un polverone sfociato in una doppia interrogazione parlamentare del giuslavorista e senatore Pietro Ichino – erano stati gli aspetti dubbi, al confine con l'illegalità, di tutta questa vicenda. I principali: la soglia d'età per l'ammissione era infatti di ben 37 anni, fase della vita in cui ci si aspetta che una persona abbia un lavoro vero e non è l'ideale inserirla in un percorso di stage, e – il punto più eclatante – la durata di ben 24 mesi, due interminabili anni di formazione per mansioni poi non così specialistiche, o comunque non tali da giustificare un periodo tanto lungo. E a rincarare la dose proprio su questo ultimo elemento, palesemente contrario alla legge (ai sensi del dm 142/1998 il massimo per uno stage è di 12 mesi compresi i rinnovi, eccezion fatta per i disabili ai quali se ne concedono 24), arriva adesso la notizia della proroga disposta dal presidente del consiglio regionale Francesco Talarico e della giunta Scopelliti [nella foto]: l'ennesima tappa di una storia che restituisce l'immagine di una politica attenta non tanto a costruire progetti sensati quanto ad attrarre consensi. In questo caso quelli dei 367 superstiti del programma (inizialmente erano 500, poi diminuiti dopo una lunga serie di abbandoni), che negli ultimi due anni si sono più volte fatti sentire: talvolta denunciando con sincerità la totale assenza di formazione nel loro percorso, più spesso reclamando il "diritto" di proseguire l'esperienza professionale, cioè di essere assunti: cosa pressochè impossibile dato che nella pubblica amministrazione l'accesso è blindato dai concorsi. Quello che torna a chiamarsi 'programma stage' - dopo la fase in cui era stato ribattezzato 'programma voucher' proprio per coprirne gli aspetti più controversi dietro la facciata di un nome diverso - sarà dunque prorogato fino al 31 agosto 2012, «con un investimento di 3 milioni e 670mila euro, di cui 2 milioni 120mila a carico del bilancio regionale», fa sapere in un comunicato il consiglio. Per Talarico «dovranno poi essere i soggetti istituzionali, dove i giovani svolgono attività di stage, a dover decidere sul futuro dei 367 laureati calabresi». Dunque, a partire dal primo settembre 2012, la Regione se ne laverà le mani. È Scopelliti a ribadire - con toni perfino polemici durante la conferenza stampa - che «tra un anno non vi sarà alcuna proroga e la regola d'accesso alla pubblica amministrazione avrà un’unica via, quella del concorso pubblico, che garantisce tutti e consentirà a ogni laureato pari opportunità». E allora perché una proroga che allunga di altri 12 mesi, per un totale di 36, uno stage che già era fuori norma prima di questo nuovo provvedimento? E che vede coinvolte persone che oggi hanno anche più di quarant’anni (nel 2008 il bando era aperto a chi non ne avesse ancora compiuti 37), che si ritroveranno ancora inquadrate in tirocini con ogni probabilità privi di sbocchi professionali? Le amministrazioni pubbliche calabresi – a cui peraltro era stato anche promesso l'anno scorso un bonus di 10mila euro triennali per ogni assunzione - non hanno dimostrato fabbisogno di personale né hanno probabilmente la liquidità necessaria per indire concorsi. Ed è difficile credere che la formazione ricevuta presso questi enti abbia fornito ai partecipanti un know how spendibile su un mercato del lavoro davvero competitivo, magari privato. Il rischio è, insomma, che questi superstagisti abbiano sprecato due anni della loro vita, in cui sì hanno avuto la garanzia di un’entrata di 800 euro netti al mese, ma a ben vedere non hanno costruito nulla per il futuro. Sotto l’egida di quell’assistenzialismo fortemente criticato anche da Pietro Ichino nei suoi interventi. Risultato finale di questa ulteriore proroga? Si fa perdere altro tempo ai giovani e si alimentano le  loro illusioni, si incrementano sacche di precarietà e si sperpera altro denaro pubblico. È proprio Scopelliti poi a rivelare perplessità sulla misura quando dice che questi giovani da 110 e lode in questo modo «sono sprecati». «Questi ragazzi devono essere valorizzati sia nelle pubbliche amministrazioni che nel privato», ha dichiarato. «I ragazzi sono una ricchezza per questa regione, non un peso. Dobbiamo essere da sprone ed evitare che diventino vittime delle logiche dell'assistenza». Eppure la proroga ci sarà, in barba al rispetto della legge e alla lungimiranza politica.Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento leggi anche: - In Calabria il consiglio regionale attiva i «superstage»- Superstage calabresi, in arrivo un emendamento-traghetto verso l'assunzione- Superstage calabresi, l'interrogazione parlamentare di Ichino- Calabria, approvata la legge per stabilizzare i superstagisti. Nuova interrogazione parlamentare di Ichino: «Esito paradossale» E anche:- Superstagisti calabresi assunti? Una bella notizia solo in apparenza- Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro della Bocconi: «L'emendamento ai superstage avrà ricadute negative sulla Calabria»- Michele Tiraboschi e Michel Martone sui superstage calabresi: «Per i giovani sono un boomerang- Superstage calabresi, ancora nessuna risposta all'interrogazione parlamentare. Pietro Ichino: il governo non sa che pesci pigliare- I superstagisti calabresi a Pietro Ichino: «Ci aiuti a farci assumere». La risposta del senatore: «Non aspettate lo Stato-mamma, datevi da fare per attirare nella vostra terra buoni imprenditori»

All'East Forum i pareri degli esperti su crescita economica e lavoro. In attesa che la crisi passi

Una lunga giornata di dibattiti e tavole rotonde, dove però le idee davvero innovative hanno scarseggiato. Si potrebbe sintetizzare così l’edizione 2011 dell’East Forum, convegno internazionale su crescita e occupazione organizzato da Unicredit in collaborazione con l’Ocse, a Roma qualche giorno fa. Obiettivo: come si evince dal titolo (“Una crescita competitiva per una migliore occupazione”), parlare di politiche e strategie per promuovere lo sviluppo e l’impiego. La prima questione da affrontare era la recente crisi economica globale, i cui effetti sull’occupazione si possono adesso calcolare con certezza. «È una rivoluzione copernicana quella che ha colpito il mondo del lavoro» afferma Agostino di Maio, 46enne direttore generale di Assolavoro. «In due anni c’è stata una caduta verticale dell’impiego di lavoratori flessibili, diminuiti del 40-50%, e al contempo si è verificato un progressivo aumento del lavoro nero». «In Italia» precisa «il 18% del Pil è costituito da un’economia sommersa». Certo, c’è il problema dei ‘global trend’. L’invecchiamento della popolazione, i mercati emergenti, la mancanza delle worker skills richieste. E la questione dell'incontro tra offerta e domanda. Ma sono davvero questi i fattori che fanno patire i tanti – soprattutto giovani - in cerca di lavoro? Non per Pierluigi Celli [nella foto], 69enne direttore generale della Luiss e autore nel 2010 del libro La generazione tradita: «il problema è che mondo delle università e lavoro non si parlano quasi più e che oggi i ragazzi quando arrivano in azienda lo fanno a mani alzate perché devono accettare qualunque impiego. Non si tratta quindi di far quadrare domanda con offerta o di ragazzi poco preparati, ma di un incontro ‘choc’ con il mondo del lavoro». Celli esemplifica con il caso dei tanto acclamati ingegneri, modello di occupazione che avviene quasi sempre senza intoppi - almeno nell’immaginario collettivo. A detta del direttore della Luiss hanno invece le stesse difficoltà degli altri: entrano nelle aziende pagati a 500 euro e poi vengono assunti come risorse esterne tramite società di consulenza. Con questo sistema così «poco lungimirante», afferma, «non solo non ci si affeziona più al mestiere che si fa, ma non si costruisce il futuro». Per una volta quindi la palla passa in mano alle aziende, giudicate da Celli incapaci di investire nell’innovazione. E bugiarde: dicono di volere competenze trasversali, ovvero gente capace di reinventarsi ogni giorno (il tanto richiesto problem solving, per intenderci), ma poi si lamentano di trovare personale poco specializzato. La questione retributiva invece è soltanto sfiorata, di passaggio, sempre da Celli. «I salari sono determinanti nell’insoddisfazione dei giovani» sbotta, facendo cenno peraltro alla pratica delle esternalizzazioni. Perciò a suo dire si deve parlare piuttosto di un mismatching tra aspettative che crea la flessibilità dal punto di vista delle imprese e quelle di giovani non disposti a lavorare a certe condizioni.Giovani, appunto: non ce ne sono tra gli accreditati al dibattito, anche se sostanzialmente si sta parlando di loro. Li cita nel suo intervento Federico Ghizzoni, 56 anni, ad di Unicredit, annunciando l’assunzione a tempo indeterminato di duemila giovani entro il 2013 - di cui la metà già dentro come precari. Per lui il problema sta nel costo del lavoro, che andrebbe abbassato come dimostra l'esempio di altri paesi: «in Italia è più alto che in Germania dove con un costo del lavoro più contenuto si è registrato un aumento dei salari». «I giovani per la banca sono una necessità» afferma, non solo «perchè costano meno», ma anche perché «le banche con il personale meno anziano sono le più dinamiche». Proposte analoghe sull'abbattimento dei costi arrivano da chi ha masticato politica per anni.  Gli incentivi fiscali sono infatti la soluzione a cui guarda Giuliano Amato, classe 1938, attuale presidente dell'International Advisory Board di Unicredit. Rimuovere i disincentivi fiscali alla crescita significherebbe «aiutare l’assunzione di personale più qualificato, in un sistema come l’Italia dove la dimensione dell’impresa è normalmente sotto i dieci dipendenti». Inoltre per l’ex presidente del consiglio «aumentare la contribuzione per il lavoro precario produce una diminuzione del salario». «C’è qualcosa di sbagliato in questo», chiosa. Ancora, per Susanna Camusso, 56enne segretario generale della Cgil, uno dei problemi sta nella «divaricazione tra realtà e politica», di cui «la manovra finanziaria in atto è un esempio». È lei, alla guida del sindacato che da mesi promuove la campagna "Non + stage truffa" ispirata alle sollecitazioni della Repubblica degli Stagisti e della Carta dei diritti dello stagista, a puntare il dito contro stage gratuiti «che non sono flessibilità», e ad auspicare una nuova politica industriale «che scommetta sul futuro» di un paese dove 40-50mila giovani sono in fuga all'estero ogni anno. «E questo è un giudizio sul paese». La discussione prende una piega più polemica sui temi del difficile accesso al credito per le donne, e della flessibilità interna alle aziende. È la preside della facoltà di Economia dell’università di Udine e ordinaria di diritto del lavoro, la 51enne Marina Brollo, a lanciare la questione dalla platea dei discussant, chiedendo quali misure sarebbero possibili per rendere il lavoro femminile più semplice in fase di start up attraverso la concessione di prestiti bancari, o all'interno di un'azienda con la flessiblità di orario. «Noi abbiamo ragazze che ci chiedono la flessiblità. Dobbiamo rifletterci» ribatte Ghizzoni, aggiungendo di voler «pensare a un’offerta ad hoc per le donne imprenditrici, spesso più di successo quindi con un ottimo ritorno economico». A chiudere, il monito del messicano Angel Gurria [a destra], 61 anni, segretario generale Ocse, per cui «la crisi non potrà essere superata finché le economie non inizieranno a creare un numero sufficiente di posti di lavoro». Nei paesi Ocse, dove un giovane su cinque è disoccupato e una parte ancora maggiore ha smesso di cercare un impiego, «sono 15 milioni i posti di lavoro necessari a riportare l’occupazione sui livelli del 2007».Ora che il sistema occupazionale è stato analizzato a fondo, arriveranno finalmente i provvedimenti necessari a cambiarlo?Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Lavoro e giovani: ce l'abbiamo un'idea? L'associazione Rena mette pepe al dibattito- «(Pre)occupiamoci»: Rena lancia un sondaggio online per fare il punto sulla condizione lavorativa della generazione 25-35 E anche:- I giovani secondo Pier Luigi Celli? Una «generazione tradita». Di cui continuano a parlare soprattutto i vecchi- La Cgil scende in campo per stanare gli sfruttatori di stagisti con la campagna «Non + Stage Truffa»- La Carta dei diritti dello stagista  

Tribunali al collasso, sempre più stagisti per coprire i buchi di organico

Cercasi stagisti per sopperire alla carenza di organico negli uffici giudiziari italiani. Succede ormai in moltissimi tribunali della Penisola, dove il personale non riesce più a far fronte ai carichi di lavoro imposti alla colossale macchina della giustizia italiana. Al tribunale di Novara  «la situazione è drammatica: su 65 persone in organico attualmente ce ne sono 48», denunciava a fine giugno il presidente Bartolomeo Quatraro presentando uno dei tanti protocolli d'intesa in via di definizione, a livello territoriale, con lo scopo di attivare tirocini formativi all'interno degli uffici giudiziari. A Novara dovrebbero così arrivare  due stagisti dall'università del Piemonte Orientale, ma fino a pochi giorni fa si cercava anche un laureato o laurendo in giurisprudenza su tematiche del lavoro, da spedire dritto dritto nell'ufficio dell'unico magistrato che in quel Tribunale si occupa della materia. Sulla sua scrivania giacciono ben 1200 provvedimenti: se non si può affiancargli un collega, che ci sia quantomeno uno stagista a dargli una mano. Per il futuro si pensa già ad un'iniziativa più corposa: "Adotta uno stagista" è infatti il nome di un progetto caldeggiato dallo stesso Quatraro che - grazie anche al finanziamento delle aziende novaresi socie di Assoindustriali - potrebbe aiutare il tribunale a reclutare altri volenterosi. Un caso limite? Assolutamente no.  Dal monitoraggio della Repubblica degli Stagisti emerge che negli ultimi mesi iniziative simili si sono concretizzate a Torino, Brindisi, Pavia, Foggia, Sulmona, Vasto e in molti tribunali della Sardegna. Dalle Alpi alle Isole non si contano più le convenzioni con università e facoltà di giurisprudenza che mirano ad inserire giovani laureati e laureandi pronti ad affiancare il personale degli uffici nel disbrigo delle pratiche che sommergono la giustizia italiana.Il caso numericamente più eclatante è quello del Lazio, dove 230 persone in cassa integrazione o in mobilità hanno appena concluso un anno di tirocinio negli uffici di Roma e provincia (e chiedono ora di continuare a lavorare); altri 300 stage della stessa durata stanno per essere attivati per dare man forte agli uffici regionali della Corte d'appello di Roma. Peccato che gli stagisti in questione, peraltro selezionati dai locali centri per l'impiego, abbiano svolto di fatto un tirocinio al di fuori dei limiti di legge. Per i lavoratori disoccupati, inoccupati o iscitti alle liste di mobilità, la normativa parla chiaro: il periodo formativo non può durare più di sei mesi. Unica nota positiva il rimborso spese, calcolato in questo caso come la differenza tra l'indennità percepita e il salario che spetterebbe ad un operatore giudiziario. Circostanza più unica che rara nella pubblica amministrazione, dove solitamente non si percepisce un euro di rimborso. Ma che cosa fanno esattamente gli stagisti all'interno dei tribunali? A Firenze, una relazione firmata dal giudice del tribunale civile Barbara Fabbrini testimonia come i tirocinanti siano chiamati a svolgere anche mansioni di grande responsabilità, assistendo i giudici nelle attività preparatorie, contestuali e successive alla celebrazione delle udienze. Tra i compiti assegnati c'è ad esempio la verifica della completezza degli atti dei fascicoli; la scrittura, l'archiviazione e l'invio dei verbali; ma anche la partecipazione, su richiesta del giudice, alla selezione e alla raccolta ragionata di massime giurisprudenziali. Tutte esperienze con elevato valore formativo per gli stagisti fiorentini: ma con altrettanta utilità per lo stesso Trubunale. Non si può dire altrettanto per i due tirocini della durata di un mese svolti lo scorso agosto alla cancelleria dell'esecuzione immobiliare di Bari. Per far fronte ai ritardi accumulati nel corso dei mesi dall'ufficio, qui l'Ordine degli avvocati ha infatti finanziato con 3mila euro due tirocinanti con il preciso compito di inserire dati in sostituzione del personale addetto.Uno degli aspetti più significativi di queste iniziative è la tranquillità con cui molto spesso i promotori ammettono apertamente la necessità di utilizzare stagisti laddove servirebbero invece lavoratori effettivi. Una pratica che viola apertamente l'articolo 1 del decreto ministeriale 142/98 che attualmente regola la materia: «I rapporti che i datori di lavoro privati e pubblici intrattengono con i soggetti da essi ospitati, non costituiscono rapporti di lavoro». Ergo, gli stagisti non possono essere utilizzati in sostituzione del personale.Sottovalutando evidentemente questo particolare, lo stesso procuratore capo di Napoli, Giovandomenico Lepore, commentava così nell'aprile dello scorso anno il protocollo d'intesa firmato tra gli uffici partenopei e l'università Federico II per l'attivazione di 270 stage: «Un malessere comune a tutti gli uffici giudiziari è la mancanza di personale» spiegava Lepore,  «così questo accordo è un'occasione importante sia per noi che per i ragazzi». Ancora più esplicito l'obiettivo dichiarato già due anni e mezzo fa dalla prefettura di Treviso, nell'ambito di un progetto rivolto addirittura a studenti degli istituti professionali: ovvero «coniugare le esigenze didattiche dei giovani studenti della provincia con le croniche carenze di organico delle pubbliche amministrazioni del territorio». Con grande ottimismo, lo scorso aprile, anche il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti commentava così l'intesa raggiunta tra l'Azienda Calabria Lavoro e la Procura della Repubblica di Reggio: «Questi giovani professionisti che andranno ad aiutare gli uffici giudiziari reggini saranno formati e avranno la possibilità in futuro di utilizzare questa importante esperienza professionale». La realtà dimostra invece che stage di questo tipo sono purtroppo ben poco spendibili sul mercato del lavoro. In primo luogo perché non esistono possibilità di assunzione dopo il periodo formativo, considerato il blocco del turn over imposto alla pubblica amministrazione: niente bandi di concorso e quindi niente nuove assunzioni  almeno fino al 2014. Ma anche se qualche concorso venisse prima o poi bandito, questi  tirocinanti  non trarrebbero comunque nessun effettivo vantaggio rispetto agli altri candidati. Non a caso la Repubblica degli Stagisti ha proposto da oltre un anno di attribuire qualche punto in più, in sede di concorso, a chi abbia svolto uno stage in un determinato ufficio pubblico.Spostandosi sulle opportunità nel settore delle imprese private le cose non vanno meglio: raramente  le competenze acquisite all'interno di un tribunale, una procura o una prefettura risultano utili quando si entra in azienda, e sono quindi destinate a restare un bagaglio del tutto personale dello stagista. Quanto ai vantaggi immediati,  è raro imbattersi in "facilitazioni": non solo rimborsi spese, ma anche buoni mensa o benzina. Nella stragrande maggioranza dei casi  gli stage sono  a totale carico dei giovani, o meglio delle loro famiglie.  «La giustizia italiana è alla canna del gas» denuncia Nicoletta Grieco, coordinatrice nazionale del comparto giustizia Fp-Cgil. «Ogni corte d'appello, ogni tribunale si organizza come meglio può: ci sono stati casi di carabinieri e finanzieri in pensione, persino volontari che svolgevano il lavoro di cancellieri. Come sindacato abbiamo partecipato ad accordi per inserire negli uffici giudiziari lavoratori in mobilità o in cassa integrazione. L'alternativa sarebbe chiudere gli uffici». Già, ma se si avallano simili soluzioni, non si finisce per giustificare anche il ricorso sistematico agli stagisti provenienti dalle università? «Noi non siamo contrari al fatto che gli studenti partecipino a stage formativi negli uffici giudiziari, ma non possono essere l'ennesima misura tampone per far fronte all'emergenza. Né possono essere figure che sostituiscono i lavoratori nell'ambito dello svolgimento del procedimento giudiziario. Inoltre sarebbe auspicabile più trasparenza sulla stipula di queste convenzioni».Per funzionare, calcolano alla funzione pubblica della Cgil, la giustizia italiana avrebbe oggi bisogno di almeno 4mila nuove assunzioni, considerando anche i 1000/1500 pensionamenti previsti entro fine anno. Più che un buco di organico, una voragine: che i dirigenti cercheranno di colmare come possono, cioè facendo ricorso sopratutto a risorse a costo zero. Gli aspiranti stagisti sono avvertiti.Ilaria CostantiniPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici? Ministro Brunetta, dia i numeri- L'Inps viola il codice deontologico forense, non paga i suoi 75 praticanti avvocati e ne cerca altri 400. Ed è in buona compagnia- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano

Il master lo paga la Regione: fino a 25mila euro. Ai giovani laureati pugliesi ancora una settimana per rispondere al bando «Ritorno al Futuro»

Nuove opportunità per i giovani pugliesi laureati attualmente disoccupati o inoccupati: la Regione Puglia ha pubblicato il nuovo bando “Ritorno al futuro”, giunto alla sua quarta edizione, con l’intento di finanziare la specializzazione professionale attraverso l’erogazione di borse di studio post laurea. Un’iniziativa che negli anni passati ha già coinvolto 4.644 giovani con oltre 56 milioni 106mila euro di risorse già liquidate. Il bando scade alle 14 di mercoledì 13 luglio ed è aperto a tutti i nati dopo il 16 giugno del 1976. A disposizione ci sono venti milioni di euro e i potenziali destinatari sono 1500 giovani pugliesi. L’importo delle borse va da 7.500 euro per corsi che si svolgono in Puglia o nei territori di Avellino, Benevento, Potenza, Matera e Campobasso, a 15mila euro per corsi che si svolgono nel resto d’Italia, fino a 25mila euro per chi sceglie di andare a completare la propria formazione all’estero.Quali sono i requisiti per partecipare? L’età dei destinatari, rispetto all’ultimo bando, si è alzata di tre anni, fino ai 35 (39 per i disabili); è necessario essere inoccupati, quindi non aver mai svolto attività lavorativa (pur essendo disponibili a lavorare) ma essere alla ricerca di un’occupazione da più di 12 mesi ed essere iscritti ai centri per l’impiego, o essere disoccupati, quindi aver già avuto esperienze di lavoro ma al momento aver perso il proprio posto o cessato l’attività di lavoro autonomo, oppure avere un reddito inferiore agli 8mila euro annui lordi se lavoratore dipendente o inferiore ai 4.800 euro annui lordi se lavoratore autonomo o ancora aver lavorato solo per otto mesi in un anno. Inoltre bisogna essere iscritti all’anagrafe di un Comune pugliese da almeno due anni o aver trasferito la propria residenza altrove da non più di cinque anni; essere in possesso di un diploma di laurea vecchio ordinamento o triennale o magistrale; non aver ricevuto altre borse di studio post laurea dalla regione Puglia; avere un reddito familiare non superiore a 30mila euro individuato sulla base dell’I.S.E.E. (Indicatore della situazione economica equivalente) dell’annualità fiscale 2009. La soglia prevista è molto bassa ma l’assessore alle politiche giovanili della regione Puglia, Nicola Fratoianni, spiega nel video di presentazione del bando [qui a sinistra, un fotogramma] il perché di questa scelta: «In questa fase in cui le risorse disponibili si riducono è bene concentrarsi sulle condizioni di maggiore difficoltà, quelle che sulla base della condizione di partenza non sono in grado di provvedere autonomamente al proprio percorso formativo». I master post laurea per cui si può ottenere la borsa di studio dovranno concludersi, compreso l’eventuale esame finale, inderogabilmente entro il 31 luglio 2013. Attenzione: non si può chiedere il finanziamento per percorsi formativi già iniziati. Le borse di studio saranno assegnate in ordine di graduatoria e fino all’esaurimento dei fondi disponibili.A questo punto, se in possesso di tutti i requisiti per partecipare, si può  accedere alla procedura telematica, registrandosi attraverso i portali Piano Lavoro o Sistema Puglia.  Dopo la registrazione, si apre la sezione “Ritorno al Futuro” e si passa alla procedura online di presentazione delle domande. Il form può essere compilato anche in più sessioni di lavoro e i dati inseriti possono quindi essere modificati fino a quando non si decide di passare alla convalida e chiusura della domanda. Prima di chiudere e generare il pdf definitivo, è opportuno fare una stampa della bozza per controllare il documento. Se il pdf finale non viene creato, vuol dire che alcuni dei dati necessari per la domanda non sono stati riempiti. Una volta chiusa la domanda non si può tornare indietro e si può inviare il documento solo dal proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) all’indirizzo ritornoalfuturo2011 [at] pec.rupar.puglia.it. Chi ancora non avesse un indirizzo PEC può richiederlo gratuitamente al sito Postacertificata.gov.it seguendo la procedura “Attiva la tua casella”.Per non avere dubbi durante la compilazione della domanda, è molto utile leggere il dettagliato iter procedurale e controllare, nella home page del sito sulla sinistra, la sezione FAQ. Oppure, sempre sulla sinistra, consultare le sezioni Richiedi Info e Supporto tecnico per avere assistenza sulla procedura telematica. La risposta sarà inviata via e-mail e, come ha sperimentato la Repubblica degli Stagisti, abbastanza velocemente. Prima di fare la domanda è bene, però, fare attenzione a tutti i particolari: gli importi riconosciuti ai destinatari, infatti, sono erogati al lordo delle ritenute fiscali. Le borse di studio sono soggette al pagamento dell’Irpef perché equiparate a redditi da lavoro dipendente. Il bando del 2008 conteneva degli errori di calcolo con il risultato che i giovani borsisti si sono trovati alla fine con alti conguagli da pagare. Il che aveva scatenato comprensibilmente un’ondata di proteste: la notizia si era diffusa attraverso una lettera aperta che la Repubblica degli Stagisti era stata fra i primi a pubblicare. Contemporaneamente era nato un gruppo su Facebook per favorire il dibattito fra i giovani che avevano partecipato al bando e alla fine era intervenuta l’Agenzia delle entrate a stabilire la quota tassabile.   La Repubblica degli Stagisti ha provato a contattare non solo l’assessore Fratoianni ma anche l’assessore al diritto allo studio e formazione Alba Sasso e Giulia Campaniello, dirigente regionale che l’anno scorso su questo tema aveva inviato un interpello all’Agenzia delle entrate. A loro avrebbe voluto chiedere precisazioni su quanto ammonteranno questa volta le ritenute fiscali. Fino a questo momento non sono giunte risposte e l’unica informazione, piuttosto generica, è quella dell’”esperto” del bando attraverso il portale Sistema Puglia. «Queste borse di studio sono equiparate a reddito da lavoro dipendente pertanto viene applicata la detrazione massima per reddito da lavoro dipendente.» Ma nel caso di borse da 7500 e 15mila euro «la detrazione applicata sarebbe superiore alla ritenuta fiscale, quindi le borse sono erogate per intero. L’anno successivo all’erogazione i beneficiari riceveranno un cud relativo ai redditi percepiti». Certo, con un bando in scadenza sarebbe auspicabile che la Regione si dimostrasse più pronta a rispondere a domande di questo tipo, specialmente su un aspetto del bando che in passato ha creato problemi di non lieve entità. In ogni caso, l’occasione di ricevere un finanziamento per la propria formazione post-laurea è ghiotta e sicuramente moltissimi giovani pugliesi, a prescindere dalle ritenute, saranno interessati a provare a candidarsi. Marianna Lepore Per saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli: - L'Agenzia delle Entrate dà ragione ai giovani pugliesi beneficiari delle borse di studio «Ritorno al futuro»: non dovranno pagare migliaia di euro alla Regione- "Ritorno al futuro", parla Mariella D'Incognito: «Ecco perché non vogliamo e non possiamo ridare migliaia di euro alla Regione Puglia»- La lettera di una giovane pugliese: «La Regione ha sbagliato a calcolare le tasse sulle nostre borse di studio, e ora rivuole indietro migliaia di euro»

Lavoro e giovani: ce l'abbiamo un'idea? L'associazione Rena mette pepe al dibattito

“Lavoro e giovani: ce l'abbiamo un'idea?”. Bella domanda, quella gettata sul tavolo dall'associazione Rena – Rete per l'eccellenza nazionale, fondata tre anni fa da un manipolo di giovani professionisti per promuovere meritocrazia e ricambio generazionale [nella foto a fianco, il presidente Alessandro Fusacchia - che era stato tra l'altro intervistato dalla Repubblica degli Stagisti l'anno scorso come ex stagista del Wto]. Peccato che le risposte siano tante e talvolta contraddittorie, almeno a giudicare dagli interventi del dibattito “(Pre)occupiamoci: creare lavoro pensando al domani”.L'ambizione di Rena è avviare un dialogo privo di preconcetti ideologici, che coinvolga tanto i giovani quanto le istituzioni e gli imprenditori, per capire come tramutare il precariato nocivo in flessibilità virtuosa. Un processo articolato in tre fasi: prima un sondaggio via internet per raccogliere le proposte del pubblico, tuttora in corso; quindi un dibattito pubblico, avvenuto a Milano qualche giorno fa, e subito a seguire due giorni di riunioni e tavole rotonde a porte chiuse per elaborare piani e proposte concrete. Diciamolo subito: gli esiti del convegno non sono particolarmente incoraggianti. Certo, le idee non mancano, ma sono ancora una volta proposte individuali, non organiche né tantomeno condivise da tutte le parti chiamate in causa.Così Filippo Taddei, 34 anni, economista del Collegio Carlo Alberto di Torino, alle spalle un PhD in Economics conseguito alla Columbia University, commenta: «La struttura del mercato del lavoro deve mettere l'Italia in condizioni di crescere. La mia preoccupazione è che pur guardando a Berlino ci si ritrovi a Tokyo: ovvero con un Paese anziano, che non cresce più, nonostante le esportazioni». La ricetta di Taddei è in tre punti: «Primo, lasciar operare il mercato. Secondo, nel momento in cui chiediamo ai lavoratori maggiore flessibilità, dobbiamo anche offrire loro maggiori tutele contro i rischi che gli facciamo correre. Occorrono quindi delle misure di sostegno per i periodi di disoccupazione e di passaggio da un contratto a un altro. Per trovare le risorse necessarie, si può pensare a una riforma del sistema fiscale che aumenti le tasse sugli immobili, oggi decisamente troppo basse rispetto alla media degli altri Paesi europei».Di simile avviso Andrea Di Benedetto, 39enne presidente nazionale dei Giovani imprenditori della Cna, che commenta ironico: «Nella mia famiglia l'imprenditore è stata mia zia, che ha comprato appartamenti per affittarli. Quando ho deciso di avviare un'impresa, i miei mi hanno chiesto perché piuttosto non acquistassi un bell'immobile in centro città. Ecco, la mia ambizione è essere un imprenditore migliore di mia zia. Ma per incentivare l'imprenditoria e al tempo stesso favorire la stabilità dei lavoratori è necessario ridurre il peso della tassazione sul lavoro». Di Benedetto sembra essere riuscito nel suo intento: nel 2000 ha fondato la società 3LogicMK, attiva nel settore delle IT, di cui è attualmente CEO.Monica Lucarelli, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Roma, propone interventi anche sul fronte della formazione: «Ci sono molti italiani che frequentano l'università senza reali motivazioni, laureandosi magari a 29 anni per poi andare a ingrossare le fila dei disoccupati. Ecco, togliamo questa parte di disoccupazione inserendo il numero chiuso alle università. Impieghiamo i test Invalsi nelle scuole e negli Atenei per favorire una formazione d'eccellenza». Lucarelli, 39 anni e due figli, è ingegnere e lavora nell'azienda di famiglia, la Ised Elettronica.Sembra dunque che gli esperti coinvolti nel dibattito concordino almeno su un punto: la necessità di ridurre il costo del lavoro per le aziende, così da incentivare la stabilizzazione, attraverso incentivi o lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alle rendite. La stessa Rena ha elaborato una serie di proposte riassumibili in quattro parole chiave: apertura, responsabilità, trasparenza ed equilibrio.Apertura, intesa come rimozione delle barriere all'ingresso al mercato del lavoro. La flessibilità, rilevano i responsabili dell'Associazione, è a carico quasi esclusivo delle generazioni più giovani. Per porre rimedio a questa situazione, Rena ritiene auspicabile orientare meglio i giovani verso percorsi formativi più orientati alle necessità del lavoro e incoraggiare la meritocrazia anche in un contesto di mobilità lavorativa. Responsabilità va intesa da parte del legislatore, per incentivare la riqualificazione e formazione dei lavoratori; da parte delle imprese, per favorire questo processo; da parte degli individui, perchè si impegnino a migliorare costantemente le proprie conoscenze e competenze. Trasparenza, nella pubblicazione da parte delle imprese dei criteri di selezione dei propri dipendenti, per ridurre le asimmetrie informative. Equilibrio, tramite un nuovo sistema di welfare che rimuova la dualità tra lavoratori "garantiti" e non "garantiti", estendendo a tutte le tipologie di contratto le garanzie che dovrebbero essere patrimonio della collettività: malattia, maternità, ferie, ammortizzatori sociali. La parte politica del dibattito si è invece divisa sulla proposta del senatore Pietro Ichino per combattere il precariato estendendo a tutti i lavoratori il contratto a tempo indeterminato, rendendolo però molto più flessibile e meno “inamovibile”, rilanciata in occasione del recente dibattito sul precariato nella scuola pubblica. «Sono d'accordo con la proposta di "contratto unico" di Ichino» afferma Alessia Mosca, 36enne deputata Pd e componente della Commissione lavoro della Camera. «Prima di tutto, però, bisogna ridurre i costi del lavoro per chi assume gli under 30, integrare la flessibilità con un maggiore welfare. Dove recuperare le risorse? Tagliando i costi della politica, a partire dai vitalizi dei deputati e senatori». Di parere opposto Simone Baldelli, romano, classe 1972, deputato Pdl e anch'egli componente della Commissione lavoro: «La proposta di Ichino è seducente sulla carta. Ma irrigidire la flessibilità è sbagliato. Costringendo le imprese ad assumere soltanto a tempo indeterminato, si rischia soltanto di incentivare il mercato nero del lavoro. E poi anche chi è assunto in un'azienda è precario, se l'azienda stessa può fallire. Bisogna piuttosto ridare dignità a tutte le professioni, evitando l'iperscolarizzazione ad ogni costo». Il dibattito è aperto.Andrea CuriatPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- «(Pre)occupiamoci»: Rena lancia un sondaggio online per fare il punto sulla condizione lavorativa della generazione 25-35;- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano;- Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro col volontariato- Alessandro Fusacchia: «Così, a cavallo dell'11 settembre 2001, lo stage al Wto mi ha cambiato la vita»