Alle nuove norme sui praticanti manca l'equo compenso, lo dice anche la commissione giustizia del Senato
Piccola battuta d'arresto per il decreto liberalizzazioni. Il provvedimento d'urgenza, voluto dal premier Monti e dal ministro Passera e presentato due settimane fa, arriva ora al vaglio del Parlamento. E finiscono in discussione, a sorpresa, le nuove disposizioni per i praticanti. Il decreto prevede al comma 5 dell'art. 9 che il periodo di "pratica" per le professioni regolamentate, ribattezzato "tirocinio per l'accesso alle professioni", non possa durare più di 18 mesi. Una notizia che aveva fatto esultare decine di migliaia di giovani aspiranti professionisti: specialmente i futuri avvocati, che vedevano ridursi di 6 mesi (da 24 a 18) il tempo di addestramento professionale, e soprattutto commercialisti, per i quali il periodo sarebbe stato addirittura dimezzato (un anno e mezzo anziché 3).Ma la Commissione Giustizia del Senato la settimana scorsa ha espresso parere contrario su alcuni articoli, tra cui proprio il 9, richiedendone la totale soppressione. Così viene spiegata, nel resoconto della sessione, la perplessità rispetto al comma relativo ai praticanti: «reca innovazioni in materia di disciplina dei tirocini professionali che appaiono difficilmente compatibili con la natura propria di tale istituto, che è quella di formare la competenza pratica minima necessaria per l'accesso alle professioni regolamentate». L'incompatibilità, secondo la commissione presieduta dall'avvocato Filippo Berselli, 71enne senatore del PdL alla sua ottava legislatura (la prima elezione alla Camera risale al 1983, nelle fila del Msi) riguarderebbe in particolare il tirocinio per l'accesso alla professione forense e consisterebbe nel mancato accoglimento «dell'obbligo - che è stato inserito nel testo di riforma della professione attualmente all'esame del Parlamento, e che rappresenta un'innovazione ritenuta indispensabile e condivisa da tutte le forze politiche e dagli operatori - di riconoscere un equo compenso all'attività lavorativa svolta dal tirocinante». «Quando mercoledì scorso abbiamo discusso il decreto liberalizzazioni in Commissione, la prima critica alla parte sui tirocini professionali è arrivata dal senatore Franco Mugnai del PdL, che si è detto contrario al comma 5 perché non prevedeva esplicitamente l'obbligo di retribuzione dei praticanti» racconta alla Repubblica degli Stagisti Alberto Maritati [nella foto], vicepresidente della Commissione: «Una posizione del tutto sorprendente dato che il suo partito nei mesi scorsi non ha mai sostenuto, nell'esame della riforma della professione forense, la necessità di introdurre un equo compenso per i praticanti avvocati. In ogni caso la soluzione era semplice, e noi del gruppo Pd in Commissione l'avevamo proposta: sarebbe bastato aggiungere la condizione della retribuzione al testo del comma. Invece poi su altri articoli si è inasprita la posizione del PdL e della Lega, e alla fine hanno avuto la maggioranza e sono riusciti a esprimere un parere negativo su tutto l'articolo 9, compreso il comma dei praticanti. Il Pd ha votato per un parte positivo, ma ovviamente è rimasto in minoranza». I praticanti sono finiti insomma in mezzo a un gioco più grande di loro: «La mia opinione è che nella commissione, come in aula, stiamo assistendo ad una pericolosa "ricostituzione" dell'asse PdL-Lega» conclude Maritati: «Anche in questo caso si sono ritrovati uniti: la Lega per dare comunque fastidio all'inviso governo, il PdL perché rappresentato in netta prevalenza da avvocati intenzionati a difendere monopoli di fatto e privilegi dei grandi studi». Fortunatamente il parere della Commissione Giustizia è obbligatorio ma non vincolante: Monti e Passera potrebbero quindi procedere senza curarsene. Il suggerimento al governo a questo punto potrebbe venire dall'Aula: aggiungere al comma 5 il riferimento all'equo compenso, per la felicità di moltissimi giovani (a cominciare da Ilaria Lani della Cgil, la prima a denunciare il mancato riferimento all'aspetto retributivo) senza perdere l'altra importante innovazione apportata, l'accorciamento dei praticantati. Altrimenti il rischio è quello di "buttare per così dire il bambino con l'acqua sporca", con un grave danno per decine di migliaia di giovani aspiranti professionisti.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Aspiranti professionisti, con le liberalizzazioni si riduce la durata del praticantato. Ma scompare l'equo compenso- Praticanti Inps non pagati, il caso sollevato dalla Repubblica degli Stagisti diventa un'interrogazione parlamentare- La testimonianza di Francesca Esposito: «Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perchè non mi davano un euro»E anche:- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubblici: l'editoriale di Eleonora Voltolina- «Praticanti, ora la retribuzione è obbligatoria: ma è giusto non fissare un minimo» - Intervista al presidente dei giovani avvocati