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Giornalisti precari alla riscossa: a Firenze due giorni di dibattito per approvare una Carta deontologica che protegga dallo sfruttamento

I giornalisti precari di tutta Italia si riuniscono oggi e domani a Firenze per parlare dei problemi della professione, a partire da quello più impellente e vergognoso: le retribuzioni al di sotto della soglia della dignità.Due giorni organizzati dall'Ordine e dal sindacato dei giornalisti, al Teatro Odeon, per mettere sotto i riflettori una situazione troppo spesso taciuta: con il risultato paradossale che in questi ultimi anni molti articoli, inchieste, trasmissioni televisive, reportage che hanno avuto come tema lo scandalo del precariato e del lavoro gratuito sono stati scritti, girati, montati, realizzati da giornalisti precari e sottopagati.Un primo segnale era già arrivato nel 2010 con la ricerca "Smascheriamo gli editori", condotta dall'allora segretario - oggi presidente - dell'Odg Enzo Iacopino, da cui era emerso che perfino le grandi testate pagavano i collaboratori esterni pochi spiccioli, fino a soli tre-quattro euro ad articolo. Per non parlare delle testate online, con compensi infimi e per giunta legati al numero di "clic". In particolare venerdì mattina è prevista una taola rotonda dal titolo «Cinquanta centesimi a pezzo: è dignità?» in cui si confronteranno il presidente della Fieg Carlo Malinconico, il deputato Enzo Carra relatore del disegno di legge sull'equo compenso giornalistico e il segretario della Fnsi Franco Siddi, con il segretario dell'Odg Giancarlo Ghirra come moderatore.Perché questi due giorni fiorentini non restino fini a se stessi ma lascino il segno, è già pronta una bozza di Carta deontologica, subito battezzata Carta di Firenze, che verrà discussa e approvata tra oggi e domani. Vi si legge che «corrispondere un compenso inadeguato è in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione ed è lesivo non solo della dignità professionale ma anche della qualità e dell’indipendenza dell’informazione, essenza del ruolo sociale del giornalista», impegnando i Consigli Regionali dell'Ordine dei Giornalisti ad adottare e rendere pubblici «criteri e parametri di riferimento che tengano conto anche del mercato del lavoro su base territoriale». Cioè un nuovo Tariffario, con la speranza che stavolta venga rispettato.La Carta sposta però anche parte della responsabilità sui singoli, che non devono rendersi complici del sistema: «Gli iscritti all’Ordine sono tenuti a non accettare corrispettivi inadeguati o indecorosi per il lavoro giornalistico prestato». Insomma, se qualcuno ti propone quattro euro per un articolo e tu accetti, il problema è lui che ti sottopaga ma sei anche tu che non pretendi un trattamento economico adeguato. Un aspetto interessante della Carta è il tentativo di abbattere la divisione tra insiders e outsiders, creando un terreno comune di solidarietà in cui i giornalisti che hanno la fortuna di avere un contratto e di lavorare stabilmente in una redazione diventino alleati dei precari. A questo proposito tutti quelli che rivestono ruoli di coordinamento del lavoro giornalistico, a cominciare dai caporedattori e dai membri dei comitati di redazione, vengono chiamati a «non impiegare quei colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati», a garantire «che i lavoratori abbiano giorno di riposo, ferie, orari di lavoro compatibili con i contratti di riferimento della categoria», e ancora a «impegnarsi affinché il lavoro commissionato sia retribuito anche se non pubblicato o trasmesso». Per evitare infine che la bella dichiarazione d'intenti non trovi poi applicazione pratica la Carta prevede che l’Ordine dei Giornalisti e la Fnsi promuovano «la costituzione di un “Osservatorio permanente per lo studio delle condizioni professionali dei giornalisti” legato alle presenti e future dinamiche dell’informazione, anche in rapporto alle innovazioni tecnologiche» che avrà tra le altre cose il compito esplicito di «segnalare quelle condizioni di sfruttamento della professione che ledano la dignità e la credibilità dei giornalisti, anche nei confronti dell’opinione pubblica».Andando così a sanare una contraddizione non più tollerabile: e cioè che sui giornali si parli di precariato a 359 gradi, si denunci che gli artisti e i ricercatori e gli operatori dei call center lavorino per pochi euro e in condizioni di precarietà estrema, e si taccia sulla situazione di decine di migliaia di giornalisti che svolgono la professione a condizioni anticostituzionali.Eleonora VoltolinaLa diretta video del convegno',width:'100',height:'100'" width="100" height="100" align="" />Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti- Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni- Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare giornalisti pubblicisti e quali sono le altre differenze tra le varie regioni- Stage gratuito ma valido per il tesserino da giornalista: i lettori della Repubblica degli Stagisti segnalano l'annuncio "impossibile" di una testata giornalisticaE anche:- Praticantato d'ufficio, il calvario di A., giornalista free lance, per diventare professionista- La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»- Stagista per tre anni, Ilaria denuncia: «Tv, radio, giornali, uffici stampa: ho fatto sei tirocini e nessuno mi ha portato un lavoro»

Fondo Mecenati, 40 milioni di euro per la valorizzazione dei giovani talenti

Il Fondo Mecenati è un finanziamento erogato dal ministero della Gioventù a favore di soggetti privati che intendono investire sul talento giovanile in campo imprenditoriale, artistico-culturale e tecnologico.Si tratta di una dotazione di 40 milioni di euro, che si aggiungono ai 60 stanziati dai cosiddetti «mecenati»: un totale di 100 milioni di euro per promuovere progetti i cui beneficiari sono singoli individui che non superino i 35 anni d’età o imprese costituite per la maggior parte da under 35. Chi sono, invece, i «mecenati»? L’avviso pubblico della Gazzetta Ufficiale parla di «persone giuridiche private e raggruppamenti temporanei di persone giuridiche private costituite da almeno cinque anni, che non si trovino in stato di fallimento, liquidazione o concordato preventivo e che abbiano realizzato, negli ultimi due esercizi approvati, un fatturato globale di almeno 8 milioni di euro». Gli investitori devono essere, quindi, realtà consolidate; sono esclusi, invece, i singoli soggetti. I «mecenati» hanno tempo fino al prossimo due novembre per presentare la domanda, da inviare al ministero esclusivamente tramite raccomandata. La richiesta  va accompagnata da una descrizione articolata del progetto, che deve seguire alcune linee guida, tra cui «avere rilevanza nazionale, rispettare il principio delle pari opportunità tra uomo e donna, avere una durata compresa tra i 12 e i 36 mesi». Può riguardare la nascita e lo sviluppo di nuove imprese o il supporto a quelle già costituite, il sostegno al talento e alla creatività dei giovani, con l’istituzione di premi, borse di studio o altre esperienze formative, e il campo dell’innovazione tecnologica, ad esempio attraverso l’acquisizione e l’utilizzo di brevetti. L’esame delle richieste avviene secondo un criterio cronologico: vengono analizzate le domande che arrivano prima, fino a esaurimento delle risorse del Fondo. Il ministero finanzia il 40% del costo complessivo di ciascun progetto, in ogni caso non oltre i tre milioni di euro. Sono, poi, i privati a mettere il resto, e a stabilire, in concreto, quali iniziative finanziare, anche se il «controllo pubblico» non dovrebbe scomparire: «il ministero effettuerà un controllo costante sull’utilizzo dei fondi e sul fatto che vengano effettivamente destinati ai beneficiari del progetto», promette il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, intervistato dalla Repubblica degli Stagisti.  Non è previsto, però, che un giovane che abbia qualche idea brillante, ma non disponga delle risorse necessarie a metterla in pratica, possa accedere direttamente al fondo pubblico. L’iniziativa del Fondo Mecenati punta, infatti, in un’altra direzione: dare spazio ai giovani cercando di ridurne la dipendenza dal sistema creditizio, nel nostro Paese notoriamente «diffidente» nei confronti degli under 35, e facendo leva sulle imprese. Come afferma iI ministro, «il modello di riferimento è una realtà già affermata all’estero, in cui le aziende consolidate investono costantemente in start-up». Lo Stato dà sicuramente un contributo importante, ma nell’intento di stimolare le imprese a investire sempre più autonomamente. Resta da vedere, ora, quale sarà la risposta dei privati, soprattutto in una realtà come quella italiana, dove scommettere sui giovani è spesso considerato un rischio più che un’opportunità.Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:Il ministro Giorgia Meloni: «Per investire sui giovani è necessario un cambio di mentalità»Paolo Esposito: «Noi giovani dobbiamo salire sul palcoscenico». E sabato a Napoli chi vuole un'Italia diversa è invitato al barcamp "Giù al nord"Giovani, riprendiamoci la scena: «Non siamo figli controfigure». La 27enne Benedetta Cosmi lancia la sfida in un libro

20mila posti per il servizio civile, aperto il nuovo bando. Ma Giovanardi chiede alle Regioni un cofinanziamento: «La coperta è sempre più corta»

Si è aperto il 20 settembre e scadrà venerdì 21 ottobre il bando di partecipazione a uno dei progetti promossi dall'Ufficio nazionale per il servizio civile. Oltre 20mila i posti a disposizione per volontari da impiegare per un anno nei settori assistenza, educazione, ambiente, promozione artistica e culturale, con un compenso mensile di rispettivamente 434 euro netti in Italia e e 900 all'estero. Il crollo dell'offerta già evidenziato lo scorso ottobre dalla Repubblica degli Stagisti non accenna quindi a comprimersi e sono molto distanti i numeri record di qualche anno fa: se nel 2005 e 2006 erano stati 45mila i percorsi avviati, oggi siamo a meno della metà. Il principio su cui si basa il servizio civile è l'ideale di difesa della Patria, sancito dall'articolo 52 della Costituzione e qui perseguito con mezzi non violenti e di cittadinanza attiva. Un punto - riporta il sito del Tavolo ecclesiale sul Servizio civile - su cui ha insistito il sottosegretario con delega al Servizio civile Carlo Giovanardi [a fianco], puntualizzando che i programmi devono essere attinenti a quei principi «e non tappabuchi del welfare delle regioni», invitando nel contempo gli enti locali a mettere a disposizione le proprie risorse perché a livello nazionale «la coperta è sempre più corta». Quest'anno il finanziamento ammonta a quasi 111 milioni di euro, per un totale di 20.123 posti divisi tra bando nazionale (poco più di 10mila, di cui 462 all'estero) e bandi locali. La distinzione è puramente "tecnica" e dipende dalla tipologia di albo a cui sono iscritti gli enti promotori. La residenza in una particolare regione o provincia autonoma non è rilevante - un laziale può candidarsi senza problemi all'avviso della Regione Lombardia, ad esempio. L'unico paletto importante è l'età, e viene spostato più in là: sono ammessi tutti gli italiani maggiorenni che al 21 ottobre non abbiano compiuto 29 anni (finora il limite era stato di 28 anni), allargando così la platea dei potenziali candidati di oltre 700mila unità; rimane fuori chi è più vecchio e chi ha (oppure ha avuto nell'anno precedente e per più di tre mesi) rapporti di lavoro o collaborazione retribuita con l'ente, gli appartenenti a corpi militari o alle forze di polizia e chi ha già prestato servizio o l'ha interrotto prima del termine. È possibile fare domanda per un solo progetto scelto tra tutti i bandi. La suddivisione tra nazionale e locale sembra creare confusione nei ragazzi, che nelle edizioni passate hanno faticato non poco a trovare l'iniziativa giusta per loro - cercando quella più vicina a casa nella maggioranza dei casi. Il punto di partenza più agevole per orientarsi tra i quasi 2mila progetti approvati è il motore di ricerca, dove si possono incrociare vari dati; oppure si può scorrere l'allegato 1 di ciascun avviso, una lista dei siti dei soggetti promotori; in qualche caso le informazioni sono scarse ma si possono sempre chiedere chiarimenti all'ente, che rimane il punto di riferimento per tutto l'iter burocratico. Entro le ore 14 del 21 ottobre vanno anche fatte pervenire le domande cartacee: allegato 2 e 3 compilati, cv, copia del documento di identità e di tutti i titoli; e solo se vincitori bisognerà presentare anche un certificato medico. Il processo di selezione varia per ciascun progetto, ma in genere prevede almeno un colloquio orale. Quel che è sicuro è che si concluderà entro il 21 febbraio 2012, perchè questo è il termine ultimo a disposizione degli enti per presentare le graduatorie finali all'Unsc. Oltre alla copertura assicurativa, a tutti i vincitori spetta un assegno mensile di 433,80 euro netti, che concorrono a formare reddito imponibile e sono assimilati ai compensi da lavoro dipendente. Per chi parte all'estero va aggiunta un'indennità giornaliera di 15 euro [450 euro al mese, che portano il mensile a circa 900 euro], i due viaggi di andata e ritorno pagati e un contributo di 20 euro giornalieri su vitto e alloggio, quest'ultimo amministrato dall'ente.Rispetto al 2010 non ci sono quindi grandi novità: identico il trattamento economico, nonostante la crisi continui ad erodere i valori monetari, mentre aumentano leggermente i posti a bando, che l'anno scorso (erano stati 19.600) sono bastati a coprire il 97% della richiesta totale di volontari. A continuare a sognare il servizio civile  malgrado la grande contrazione del numero di posti disponibili sono soprattutto i giovani del sud e delle isole, anche se meno rispetto al passato: l'anno scorso erano il 45% del totale, contro il 54% di due anni fa. Si tratta soprattutto di ragazzi - e ragazze, dato che i due terzi sono donne - in uscita dalle superiori, alle prese con i primi anni di università o con un mercato occupazionale immobile: la fascia più rappresentata è la quella 21-24 (più di un terzo), seguita dal range 24-26, e per oltre due su tre l'ultimo titolo di studi conseguito è il diploma. I numeri sono un po' diversi all'estero, dove si realizzano intorno 2% dei progetti totali: qui i volontari sono mediamente più grandi (oltre la metà ha tra i 27 e i 28 anni) e più istruiti (il 48% ha una laurea). L'assistenza con oltre i due terzi di volontari all'attivo rimane il settore più gettonato, seguito da educazione e promozione culturale, protezione del patrimonio artistico, ambiente e protezione civile.Annalisa Di PaloPer saperne di più leggi anche:- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»- Leonzio Borea, direttore dell' Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi» - Al via il nuovo bando per il servizio civile: 20mila posti a disposizione in Italia e all'estero, 433 euro il rimborso spese mensile

Al via il nuovo Progetto Fixo: 115 milioni di euro per evitare il "job mismatch" e aumentare la qualità dell'occupazione dei neolaureati

Attivare 30mila tirocini formativi, promuovere 5mila contratti di alto apprendistato per giovani qualificati e cercare lavoro a 1.900 tra laureati e dottori di ricerca e a 55mila diplomati: sono questi gli obiettivi del programma Formazione e Innovazione per l’Occupazione (FIxO) Scuola e Università 2012/2013. La nuova edizione, finanziata per 115 milioni di euro dal ministero del Lavoro in partnership con quelli della Gioventù e dell’Istruzione e attuato da Italia Lavoro, vuole favorire il passaggio dalla carriera accademica al mondo del lavoro.Per farlo si prende spunto dal primo progetto FIxO, risalente al 2009. Sul sito ufficiale viene ricordato per il suo “significativo” esito occupazionale, ma i numeri in realtà non confermano questa lettura. Su 15.859 tirocini di “inserimento lavorativo” attivati dagli uffici di placement delle 73 università che aderirono al primo FIxO, i laureati che ottennero un contratto al termine dello stage furono solo 1.597, quindi poco più del 10%. Un risultato piuttosto deludente visto che la media nazionale degli inserimenti post tirocinio è tra il 10-12% "fisiologicamente", senza alcun incentivo da parte dello Stato. Per questo primo progetto erano stati stanziati 43 milioni di euro: Italia Lavoro rimborsava lo stagista per le spese sostenute con soli 200 euro lordi al mese per massimo sei mesi. Un contributo pressoché simbolico perché il grosso del finanziamento era stato destinato a finanziare gli incentivi all’assunzione, premiando con un contributo di 2.300 euro lordi le imprese che avessero deciso di formalizzare il rapporto di lavoro alla fine dello stage con un contratto di almeno 12 mesi. Nemmeno questo incentivo alle aziende, però, riuscì in effetti a portare un incremento delle assunzioni. Tra il 2010 e il 2011 è partita, poi, la Fase II del progetto: in questo caso si è data la possibilità a laureati, dottorandi e dottori di ricerca di inserirsi in azienda attraverso un tirocinio extracurriculare per il quale il ministero del lavoro prevedeva fino a 7mila euro di borsa di studio. Per questa seconda fase, in alcuni casi ancora in corso, le scadenze per le domande e i tirocini variavano da università a università: l’ateneo di Cagliari, ad esempio, ha avviato tirocini di sei mesi da aprile a ottobre 2011, l’università Ca’ Foscari di Venezia da febbraio ad agosto, mentre l’università di Trieste ha selezionato già a fine dicembre 2010 i candidati che dal febbraio al luglio di quest’anno hanno svolto stage presso aziende del settore turistico. In tutti questi casi gli stagisti hanno ricevuto una borsa di studio di 5mila euro lordi erogata una tantum alla fine dello stage, direttamente da Italia Lavoro sui fondi assegnati dal ministero. Più fortunati i laureati che hanno partecipato all’avviso pubblico dell’università Iulm di Milano, che hanno ricevuto una borsa di studio, questa volta in due tranche, dell’importo totale di 7mila euro. Anche per la Fase II l’obiettivo è ridurre i tempi di transizione tra la formazione e il mondo del lavoro. Nonostante i risultati ottenuti finora non siano incoraggianti, il ministero del Lavoro continua a credere in FIxO, tanto da aver stanziato a inizio anno altri 115 milioni di euro per sostenerlo. Per il nuovo triennio 2011-2013 ha però modificato alcuni elementi del progetto, ribattezzandolo FIxO Scuola & Università. L’ambizione è aumentare la qualità dell’occupazione ed evitare il fenomeno del job mismatch, cioè l’incongruenza tra il titolo di studio acquisito e l’occupazione trovata, molto alto in Italia. Obiettivo: dare immediata operatività a Italia 2020, il piano di azione messo a punto dai ministeri del Lavoro e dell’Istruzione, che evidenzia l’importanza di non concentrarsi solo sui fattori formali del percorso di studio, ma piuttosto di porre attenzione alle specifiche conoscenze, abilità e competenze acquisite dalla persona. In questo modo si dovrebbe favorire l’integrazione tra offerta di istruzione e sistema produttivo, potenziando gli strumenti utili per svolgere una prima esperienza lavorativa. Traguardo principale di questo progetto FIxO è avvicinare il tasso di occupazione dei giovani laureati alla media dell’Unione europea e agli obiettivi della Strategia di Lisbona. Perciò si punta molto sulla valorizzazione del contratto di apprendistato e sui tirocini formativi. Il programma è partito nel mese di luglio in 5 regioni, Lombardia, Lazio, Abruzzo,  Molise e Sicilia e via via sarà attivato in tutte le altre. I destinatari diretti del progetto sono 1.900 tra laureati, dottorandi e dottori di ricerca tramite percorsi di inserimento lavorativo e supporto all’autoimprenditorialità; 5mila laureati attraverso la promozione del contratto di apprendistato di terzo livello; 30mila laureati attraverso tirocini di orientamento e formazione e 55mila diplomati mediante servizi di orientamento al lavoro e di intermediazione. Destinatari indiretti sono invece le Regioni, 70 università statali e non statali che dovranno seguire le indicazioni dell’art.48 della legge 183/2010 (collegato lavoro) in materia di autorizzazione all’incontro tra domanda e offerta di lavoro e 365 istituti di scuola secondaria di secondo grado da individuare in tutto il territorio nazionale. FIxO Scuola & Università vuole quindi, nel periodo che va dal 2011 al 2013, potenziare i servizi di placement (di collocamento) delle università attraverso il sistema Clicklavoro e la pubblicazione dei curricula vitae degli studenti e dei laureati sui siti degli Atenei. Il programma non dimentica, poi, di utilizzare il Libretto Formativo: uno strumento per la raccolta e la documentazione delle esperienze di apprendimento e delle competenze acquisite, già previsto dal decreto ministeriale del 10 ottobre 2005 ma fino ad oggi quasi totalmente dimenticato. Il nuovo programma FIxO individua quattro linee di intervento su cui agire nell’arco 2011-2013: creare un rapporto strutturato tra le Regioni, la scuola e l’università; modificare l’organizzazione del sistema scolastico inserendo dei servizi di orientamento nelle scuole secondarie di secondo grado, soprattutto negli istituti tecnici e professionali; qualificare i servizi di placement nelle università che aderiranno al sistema ClickLavoro in un’ottica di premialità a fronte dei servizi forniti e delle politiche attive promosse a favore dei laureati e dottori di ricerca; e promuovere l’inserimento lavorativo di laureati e dottori di ricerca attraverso il contratto di apprendistato e il sostegno all’autoimprenditorialità. Il progetto dovrebbe raggiungere la piena operatività nel 2012 e nel 2013. Conviene quindi controllare il sito di Italia Lavoro e, per quanti frequentano le università, i siti dei propri atenei per controllare la pubblicazione dei nuovi bandi. Riuscirà questo nuovo FIxO a creare un’unica rete tra università, imprese, politiche di sviluppo regionali e nazionali per riuscire a facilitare, finalmente, la transizione tra il mondo della formazione e il mondo del lavoro? Visti gli esiti non entusiasmanti dei precedenti programmi c’è da sperare che le modifiche introdotte riescano effettivamente a rendere il programma efficace rispetto all’obiettivo di aiutare i giovani a trovare un’occupazione in linea con le proprie competenze. Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Giovani e lavoro, il manifesto dei ministri Sacconi e Gelmini: «Non c'è bisogno di grandi riforme, basta avvicinare la scuola alle imprese» - Lavoro e giovani: ce l'abbiamo un'idea? L'associazione Rena mette pepe al dibattito- Basta davvero un clic per trovare lavoro? Il ministero del lavoro investe 400mila euro in un nuovo portale per l'impiego

Un sondaggio dello European Youth Forum svela il prototipo dello stagista europeo: giovane, fiducioso e squattrinato

Conoscere a fondo un problema, si sa, è il primo passo per risolverlo. Per questo l'European Youth Forum, organizzazione transnazionale di tutela dei diritti dei giovani, ad aprile aveva avviato il sondaggio online «Internship experience in Europe», allo scopo di monitorare la qualità dello stage a livello comunitario ed ipotizzare delle linee correttive mirate. Dopo quattro mesi di raccolta dati e oltre 3mila questionari completati, sono stati da poco diffusi in anteprima i risultati all'interno del rapporto «Interns revealed» curato dalla 26enne lettone Santa Ozolina, responsabile Lavoro e affari sociali dello EYF. Ed ecco svelato il prototipo dell'eurostagista: è giovane, tra i 20 e i 25 anni, ha all'attivo una o due esperienze significative, a cui è arrivato in genere via web mosso dalla volontà di essere più competitivo sul mercato occupazionale - anche se poi proprio la mancanza di lavoro è una leva motivazionale forte, che spinge allo stage ma declassandolo a ripiego in attesa di tempi migliori. L'eurostagista è comunque fiducioso, e pensa all'internship come ad un investimento su di sè - poco redditizio, dicono i dati - per cui è disposto a soprassedere alla mancanza di una remunerazione, a cui in genere supplisce la famiglia di origine. Dal rapporto, molto simile all'«Identikit degli stagisti italiani» promosso dalla Repubblica degli Stagisti nel 2009, emerge che in Europa si diventa intern (o trainee) per la prima volta piuttosto presto, e in un caso su due all'interno di percorsi di studio formale: il 50% dei partecipanti ha dichiarato che all'epoca del primo stage aveva un'età compresa tra i 21 e i 25 anni, ben il 40% tra i 16 e i 20. Ed è su questo che lo stagista europeo si distanzia maggiormente da quello made in Italy, dove non ha mai preso piede la cultura dello stage a partire dalle scuole superiori. Se ad essere preso in esame è invece l'ultimo stage effettuato, magari ancora in corso, comprensibilmente l'età media sale: la fascia più rappresentata è ancora quella 21-25 anni, che raccoglie questa volta i due terzi del totale, mentre si assottiglia al 12% quella dei giovanissimi; quasi il doppio poi (il 23%) hanno tra i 26 e i 30 anni. In Italia invece quest'ultimo è il segmento di gran lunga più affollato e rappresenta il 70% degli stagisti totali - come ha evidenziato l'indagine promossa dalla Repubblica degli Stagisti con l'Isfol. Solo l'1% invece ha fatto un'esperienza lavorativa alle superiori da minorenne, la metà di quelli che sono entrati in stage dopo aver varcato la soglia dei 40 anni (il limite anagrafico massimo posto dal sondaggio dello Youth Forum è invece 30 anni e li ha superati da tirocinante solo l'1,7% del totale).  Il divario tra Italia ed Europa si appiana parlando di numero di esperienze maturate: poco più di un terzo si è fermato ad un solo tirocinio e una quota simile ne ha all'attivo due. II dato più significativo è quello più contenuto in termini strettamente numerici: quasi un decimo dei partecipanti è composto da serial stagisti e ha dichiarato di aver portato a termine addirittura cinque o più traineeships. Troppi.Tanto più se si considera che non si parla proprio di stage flash: il 15% del totale ha superato i sei mesi, con la restante parte equamente distribuita tra il range quattro-sei mesi e quello uno-quattro. Per questi periodi solo uno su due ha beneficiato di un rimborso da parte dell'organismo ospitante, sufficiente per altro solo nella metà dei casi; gli altri hanno dovuto integrare. Come? In parte attingendo ai risparmi personali (il 35%) o ad una borsa universitaria (20%), ma la stragrande maggioranza ha chiesto aiuto in famiglia: nel 65% dei casi un tirocinio non sarebbe stato sostenibile senza l'aiuto dei genitori [a fianco, una resa grafica di questi dati, dove la colonna rossa che svetta è quella di coloro che hanno fatto affidamento sul sostegno economico di mamma e papà]. Sacrifici che le famiglie fanno volentieri se in ballo c'è la carriera del pargolo. Purtroppo però il riscontro non è positivo: succede solo nel 16% dei casi che uno stagista venga assunto, percentuale estremamente bassa. Il resto sono speranze e un terzo dei partecipanti (non tutti a dire il vero in cerca di occupazione, basti ricordare che quasi la metà sono under 20) si dice convinto che il tirocinio renderà più agevole l'ingresso nel mondo del lavoro, se non subito, quantomeno in futuro. Molto gettonato l'estero: uno stagista su due ha dovuto varcare i confini nazionali (anche se il dato è in parte viziato dalla particolare tipologia di bacino di indagine). Il Paese più intern friendly? ll Belgio, centro diplomatico internazionale - e sede dello stesso Youth Forum - che ha accolto un quarto degli intervistati; seguono Francia e Germania, con poco meno del 10% a testa. Come prevedibile a partecipare al sondaggio sono stati soprattutto i Paesi in cui gli under 35 soffrono maggiormente la loro condizione di sottoprecariato. Ben la metà dei questionari totali sono pervenuti da sei Stati, e tra questi c'è anche l'Italia. È anzi seconda tra quelli meglio rappresentati, con l'11% di partecipazione dopo la Germania (13% per 81 milioni di abitanti, 20 milioni in più al nostro); seguono Francia (10%) e a breve distanza Gran Bretagna, Spagna e la piccola Romania. Il rapporto insomma dipinge gli stagisti europei come giovani pronti a spostarsi, volenterosi e speranzosi, ma spesso delusi. E quasi sempre squattrinati. Per cambiare rotta l'European Youth Forum promette battaglia, anche dalle aule del Parlamento europeo dove ha un posto riservato al tavolo di lavori capitanato dalla giovane europarlamentare e pasionaria dei diritti degli stagisti Emilie Turunen. Un altro posto invece è riservato all'Italia, con la Repubblica degli Stagisti. La battaglia è appena cominciata.Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Lo Youth Forum lancia il sondaggio «Internship experience in Europe» per tracciare un identikit degli stagisti europei- Lo Youth Forum: «Gli stage gratuiti e senza prospettive ci sono in tutta Europa, e spesso sono sacrifici inutili»E anche:- Identikit degli stagisti italiani, ecco i risultati: troppo spesso i tirocini disattendono le aspettative- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti

Duecento stage da 1.200 euro al mese al Parlamento europeo, tutte le informazioni su come rispondere al bando

Mentre proprio in questi giorni a Bruxelles si discute della necessità di elaborare linee guida uniformi per gli stage, si avvicina il termine per fare domanda per uno dei quasi 200 stage a bando al Parlamento europeo, con un rimborso che quest'anno supera la soglia dei 1.200 euro mensili - in lieve incremento rispetto ai 1.190 del 2010. Si chiude dunque alla mezzanotte di sabato 15 ottobre la seconda e ultima finestra di candidatura valida per i traineeships in avvio a marzo 2012. Due le categorie per cui si può concorrere: tirocini "Robert Schuman", distinti tra opzione generale e giornalismo (180 posti in tutto) e tirocini per persone con disabilità (poco meno di una decina quelli a disposizione). I tirocini Schuman durano cinque mesi, non estendibili, e sono aperti a chi possiede almeno una laurea triennale e abbia prodotto - magari anche pubblicato - un lavoro scritto di una certa consistenza, una tesi di laurea ad esempio (se l'elaborato è stato dedicato ai  rapporti tra Ue e Usa si può competere per una borsa Chris Piening, il funzionario che per primo curò i rapporti con il governo americano). Per l'opzione giornalismo ci sono a disposizione quasi 40 posti e può provarci chi dimostri competenza nel settore tramite prove di pubblicazione dei propri lavori, o con l'iscrizione all'ordine dei giornalisti. In entrambi i casi è indispensabile sapere una lingua straniera europea e non aver avuto già esperienze di tirocinio o lavoro superiori alle quattro settimane consecutive presso un'istituzione Ue. Per le persone con disabilità che volessero candidarsi per uno dei sette o otto posti disponibili valgono gli stessi requisiti eccetto il titolo di studi: in questo caso è sufficiente il diploma. La politica sul rimborso è la stessa, a valere su una disponibilità finanziaria di 2,4 milioni di euro per l'anno in corso: 1.213 euro di basic grant, contibuto forfettario sulle spese di viaggio di andata e ritorno (una distanza Roma-Bruxelles ad esempio dà diritto a circa 120 euro a tratta) e copertura di eventuali trasferte presso le altre sedi del Parlamento. Ci si muove tra Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, tutte probabili mete di destinazione, ma per i tirocinanti italiani anche le sedi di rappresentanza milanese e romana sono delle opzioni. Per gli stagisti sposati o con figli a carico è poi prevista una maggiorazione sul rimborso fissata a circa 240 euro mensili per il 2011, mentre gli stagiaires con disabilità ricevono fino a 600 euro in più al mese per le spese direttamente imputabili alla loro condizione.Prima di candidarsi per una delle due tipologie è sempre bene leggere i regolamenti e avere un'idea dei dipartimenti potenzialmente disponibili, per i quali verrà richiesto di specificare una preferenza. Il passo successivo sono i form online (per i candidati disabili l'ufficio tirocini si rende disponibile a fornire il modulo anche in altri formati, con caratteri più grandi o braille ad esempio), da compilare in una sola sessione e senza lasciare inattiva la pagina per più di mezz'ora, pena la perdita dei dati inseriti. Il corretto invio sarà confermato da una mail automatica di risposta con in allegato il riassunto della domanda, che va stampato e firmato, e servirà solo se la prima fase di candidatura andrà a buon fine. Se si viene preselezionati infatti bisognerà spedire una plico dei documenti cartacei richiesti: copia della domanda, di un documento di identità, dei diplomi, certificato storico e, per gli Schuman, di lettera di «di un professionista che sia in grado di fornire una valutazione oggettiva» dell'idoneità del candidato. Come avviene per i tirocini in Commissione o in Consiglio Ue, il nostro è di gran lunga il Paese meglio rappresentato in fase di candidatura: ben un terzo delle application per gli Schuman sono italiane, con un vistoso aumento negli ultimi anni (nel 2008 rappresentavano "solo" il 23% del totale). Nel 2010 sono state 2.290, su un totale di  poco meno di 7mila richieste a livello europeo e 373 posti disponibili. In risposta al bando dello scorso maggio, valido per i 180 tirocini in partenza proprio in questi giorni, al Parlamento UE sono arrivate 3.636 domande, di cui oltre un migliaio dall'Italia. La percentuale dei connazionali ammessi è di circa il 17%, il che equivale a poco più di 30 stagisti all'anno, per lo più donne - i due terzi - e con lauree in scienze politiche, giurisprudenza ed economia. Per quel che riguarda i tirocini per disabili, il programma è piuttosto recente - nasce nel 2007 - e da allora sono stati solo una decina gli italiani ospitati; del resto i posti a bando sono limitati, circa 15 all'anno. Nel 2010 sono pervenute 473 domande (una settantina in più rispetto al 2009), mentre quest'anno l'incremento è stato ben più pronunciato: 445 le application pervenute finora, quando manca quasi un mese alla chiusura dei termini. Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Parlamento europeo: risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Emilie Turunen, pasionaria dei diritti degli stagisti al Parlamento europeo: «L'Italia è fra i Paesi messi peggio»

Corte di giustizia dell'Unione europea: venti stage da oltre mille euro al mese. Candidature entro il primo ottobre

Scadono sabato primo ottobre i termini per candidarsi alla seconda tornata di tirocini in avvio alla Corte di giustizia dell'Unione europea a partire da marzo 2012: ventidue i posti a bando, per ciascuno dei quali è previsto un rimborso netto mensile di 1120 euro - tra i più altri offerti dalle istituzioni di questo tipo - e una durata massima di cinque mesi.La "Curia" è la maggiore autorità giudiziaria europea: ha il compito di assicurare l'applicazione e l'interpretazione uniforme del diritto Ue, vigilando anche sull'osservanza dei principi dei trattati da parte degli Stati membri -  come è successo con la recente bocciatura del reato di clandestinità previsto dalla normativa italiana, in contrasto con una direttiva Ue. Fondata nel 1952, ha sede a Lussemburgo e due volte all'anno da quasi 15 anni - il programma è partito nel 1997 - apre le candidature per stage di durata variabile dai due ai cinque mesi, in base all'unità di destinazione. Per la scadenza del 1° ottobre il periodo di in-service di riferimento va dal 1° marzo al 31 luglio 2012; in alternativa si può fare domanda entro inizio maggio, con avvio del tirocinio nell'ottobre successivo. I criteri di candidatura sono stringenti per quel che riguarda le tipologie di studi ammesse, tre: può concorrere chi ha almeno un diploma di laurea in Giurisprudenza, Scienze politiche a indirizzo giuridico o un diploma d'interprete di conferenza. Quattro invece le possibili destinazioni negli uffici lussemburghesi: i "giuristi" potranno essere assegnati alla Direzione ricerca e documentazione, al Servizio stampa e informazione oppure alla Direzione generale della traduzione. In quest'ultimo caso, sottolinea alla Repubblica degli Stagisti l'assistente dell'unità Risorse umane Pia Fischer, si tratta di traduzioni giuridiche in cui è indispensabile una specifica competenza in materia, oltre che una conoscenza linguistica solida. La padronanza del francese non è esplicitamente richiesta, ma è consigliabile candidarsi solo se si ha dimestichezza anche con questa lingua. Per gli stagisti interpreti, che verranno assegnati appunto alla Direction de l'interprétation, è invece obbligatorio saper almeno leggere agevolmente in francese. Qui cambia anche la durata del tirocinio, che viene dimezzata: massimo due mesi e mezzo, e per la scadenza del primo ottobre si deve esprimere una preferenza tra due periodi,  dal 1 marzo al 15 maggio e dal 16 maggio al 15 luglio. Il modulo di domanda, disponibile solo in francese, va stampato, compilato e inviato per posta all'ufficio Risorse umane con allegati un curriculum vitae dettagliato e copia di tutti i diplomi e i certificati dichiarati. L'invio per posta raccomandata non è indispensabile, ma preferibile. Nel corso dell'autunno l'ufficio poi procederà alla scrematura delle domande e i potenziali futuri stagisti verranno contattati intorno a fine anno per l'offerta formale di tirocinio, che comprende un rimborso spese di 1120 euro netti mensili ma non la copertura dei costi di viaggio di andata e ritorno, come di solito avviene nelle istituzioni europee.Per i tirocini in avvio un anno esatto fa, su un totale di 21 posti disponibili, sono arrivate in Corte 270 candidature totali, sessanta provenienti solo dall'Italia - un buon 20% quindi. Percentuale molto alta, considerando che a concorrere sono tutti i 27 Paesi membri, e che conferma un trend già ampiamente registrato per altri programmi di stage europei - in primis quelli avviati dalla Commissione e dal Consiglio Ue - che vuole l'Italia il Paese di gran lunga più "affamato" di opportunità retribuite all'estero. Delle sessanta candidature italiane pervenute per i traineeship di ottobre 2010 nessuna però è andata a buon fine e dunque dei 21 stagisti ammessi - 6 maschi e 15 femmine - nessuno era di nazionalità italiana. Non è andata meglio nella tornata successiva, quella da marzo a luglio 2011: di nuovo nessun italiano, su un numero di candidature e di posti disponibili sostanzialmente invariato. Tra le lauree ammesse, Legge rappresenta ben il 95% del totale e l'età media degli eurostagisti - 27 anni - suggerisce che a fare questo tipo di esperienza siano soprattutto giovani professionisti che vogliono impreziosire (ulteriormente) il proprio curriculum.Annalisa Di Palo- Consiglio dell'Unione europea: quasi cento tirocini da mille euro al mese, candidature entro fine agosto- Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande- Parlamento europeo: risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti

Normativa sui tirocini, clamoroso retrofront del ministero del Lavoro: in una circolare tutti i dettagli che riducono il raggio d'azione dei nuovi paletti

È stata pubblicata ieri una circolare del Ministero del Lavoro che, con un mese esatto di ritardo, chiarisce i punti oscuri sull'articolo 11 del decreto 138/2011 che nelle ultime settimane aveva scatenato il caos nell'universo stage. Il documento, firmato da Grazia Strano - direttore generale delle politiche dei servizi per il lavoro del ministero - e da Paolo Pennisi - direttore generale per l'attività ispettiva - a sorpresa chiarisce che i paletti non si applicano in caso di stage attivati a favore di disoccupati e inoccupati. È utile ricordare che per essere definiti «inoccupati» bisogna non aver mai svolto attività lavorativa, pur essendo disponibili a lavorare, ed essere alla ricerca di un’occupazione da più di dodici mesi ed essere iscritti ai centri per l’impiego; «disoccupati» invece sono coloro che hanno già avuto esperienze di lavoro ma al momento hanno perso il posto o cessato l’attività di lavoro autonomo. Quindi secondo la circolare praticamente ogni italiano, di qualsiasi età e con qualsiasi titolo di studio, potrà sfuggire alle maglie della nuova normativa: basterà che sostenga di fare uno stage non a scopo formativo, bensì di inserimento lavorativo, e si iscriva a un centro per l'impiego.Ecco nel dettaglio i contenuti della circolare.Raggio d'azione. «In un'ottica di sostegno alla riforma dell'apprendistato» si legge, l'articolo 11 del decreto legge 138 ha per oggetto esclusivamente «i tirocini formativi e di orientamento». Cioè, secondo il ministero «quei tirocini (attualmente disciplinati a livello nazionale dall'articolo 18 della legge 196/1997) che sono espressamente finalizzati ad agevolare le scelte professionali e la occupabilità dei giovani nella delicata fase di transizione dalla scuola al lavoro mediante una formazione in ambiente produttivo e una formazione diretta del mondo del lavoro». Specificando che non rientrano nel campo d'azione dell'art. 11 della manovra «i tirocini di cosiddetto reinserimento / inserimento al lavoro svolti principalmente a favore dei disoccupati, compresi i lavoratori in mobilità, e le altre esperienze a favore degli inoccupati». Di fatto questa è una novità assoluta introdotta dalla circolare: nessuna normativa aveva mai stabilito una tale distinzione, e il decreto attuativo della legge 196, cioè il decreto ministeriale 142/1998, univa esplicitamente tra i destinatari dei «tirocini formativi e di orientamento» studenti, laureati, inoccupati, disoccupati, portatori di handicap.Tirocini curriculari. Arriva attraverso la circolare anche una definizione di tirocini curriculari: «i tirocini formativi e di orientamento inclusi nei piani di studio delle università e degli istituti scolastici sulla base di norme regolamentari ovvero altre esperienze previste all'interno di un percorso formale di istruzione o di formazione, la cui finalità non sia direttamente quella di favorire l'inserimento lavorativo, bensì quella di affinare il processo di apprendimento e di formazione con una modalità di cosiddetta alternanza». In pratica i tirocini curriculari sono tutti quelli «promossi da soggetti e istituzioni formative a favore dei propri studenti e allievi frequentanti», a tre condizioni. Uno, che gli stage siano promossi da «università o istituto di istruzione universitaria abilitato al rilascio di titoli accademici, di una istituzione scolastica che rilasci titoli di studio aventi valore legale, di un centro di formazione professionale operante in regime di convenzione con la Regione o con la Provincia». Due, che «destinatari della iniziativa siano studenti universitari (compresi gli iscritti ai master universitari o ai corsi di dottorato), studenti di scuola secondaria superiore, allievi di istituti professionali e di corsi di formazione iscritti al corso di studio e di formazione nel cui ambito il tirocinio è promosso». Tre,  che  il tirocinio si svolga «all'interno del periodo di frequenza del corso di studi o del corso di formazione anche se non direttamente in funzione del riconoscimento di crediti formativi», e qui si fa il classico esempio del tirocinio fatto per la tesi di laurea. Porte aperte agli studenti di ogni ordine e grado (o quasi). Insomma, un'interpretazione estensiva del tirocinio curriculare, che permette di farvi rientrare praticamente tutti gli stage svolti nell'ambito di percorsi formativi. Restano apparentemente esclusi solo i master non universitari, a meno che non si possa farli rientrare con qualche forzatura fra gli «istituti di istruzione universitaria».  Chiarito dunque che tutti i tirocini curriculari possono continuare come prima, e sono esclusi dall'articolo 11 del decreto 138/2011, la circolare ribadisce comunque che «i tirocini formativi e di orientamento non sono preclusi agli studenti, compresi laureandi, masterizzandi e dottorandi, a condizione tuttavia che vengano promossi dalle scuole e dalle università e svolti all'interno di periodi di frequenza del relativo corso di studi o corso di formazione anche se, come sopra ricordato, non direttamente in funzione del riconoscimento di crediti formativi». Insomma gli studenti hanno le porte spalancate verso il tirocinio: possono svolgere sia quelli curriculari sia quelli  di «formazione e orientamento» (per chi crede che ci sia una differenza, ma tant'è: il ministero sembra crederci).Non retroattività. Tutti i tirocini attivati prima del 13 agosto non devono sottostare alla nuova normativa: «Le disposizioni non riguardano i tirocini formativi e di orientamento avviati o comunque formalmente approvati prima del 13 afoso che potranno dunque proseguire in base alla vecchia normativa e fino alla scadenza indicata nel relativo progetto formativo». Se però dovessero seguire proroghe, quelle chiaramente dovranno attenersi alla nuova disciplina.  Ispezioni. La circolare promette una stretta nei controlli degli ispettori del lavoro sui tirocini: «Il personale ispettivo è tenuto a verificare la tipologia di tirocinio, se di formazione e orientamento ovvero se di reinserimento/inserimento». C'è dunque, almeno sulla carta, l'intenzione da parte del Ministero di intensificare i controlli sugli abusi, che sono stati sempre scarsi per non dire nulli, e di punire le aziende che sfruttano gli stagisti obbligandole a «procedere a riqualificare il rapporto come di natura subordinata», cioè ad assumere il tirocinante, o comunque almeno «a consentire al lavoratore di recuperare in ogni caso il credito retributivo maturato a fronte dell'utilizzo abusivo o fraudolento del tirocinio».  Regioni. Il riferimento all'attività ispettiva è anche occasione per specificare la competenza regionale in materia di tirocini: «In assenza di una regolamentazione a livello refguionale continua a trovare applicazione la legge 196/1997 e il relativo regolamento di attuazione».   Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE anche:- Nuova normativa sui tirocini, non ci si capisce niente e si rischia la paralisi: le rimostranze di lettori e aziende sui punti oscuri e sul silenzio del ministero- Nuove norme sui tirocini, per applicarle bisogna capirle: ecco i punti ancora oscuri- La lettera di un addetto ai lavori: «Le nuove norme impediscono di utilizzare il tirocinio per i disoccupati in situazione di svantaggio ed emarginazione»

Consiglio dell'Unione europea: quasi cento tirocini da mille euro al mese, candidature entro fine agosto

Le istituzioni comunitarie da molti anni offrono buone opportunità di tirocinio, permettendo di fare un'esperienza formativa internazionale senza rinunciare a un congruo rimborso spese, spesso superiore ai mille euro. Tra i programmi meno conosciuti c'è quello del Consiglio dell'Unione europea, l'organo che insieme al Parlamento detiene il potere legislativo nella comunità; da non confondere con il Consiglio europeo - istituzione Ue dal 2009 con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona - che definisce gli orientamenti e le politiche riunendosi ma non può approvare atti di legge, né con il Consiglio d'Europa, che non è un corpo comunitario ma un'organizzazione internazionale di promozione dei diritti umani che riunisce 47 Paesi di tutto il mondo. Il programma, che si apre una volta all'anno, è in chiusura proprio in questi giorni: scade infatti alle ore 11 italiane del 31 agosto il termine per candidarsi a uno dei 95 tirocini da cinque mesi l'uno promossi dal Segretariato generale. Il rimborso previsto per il 2012 è di 1070 euro netti mensili (che diventano 1500 nel caso di tirocinanti con disabilità) ma se lo stagiaire «dispone di un qualsiasi reddito esterno al Segretariato può aspirare al contributo finanziario soltanto se tale reddito è inferiore all'importo della borsa di tirocinio», che verrà versata "per differenza" fino al raggiungimento della soglia di 1070 euro. Si può candidare chiunque possieda almeno una laurea triennale, purché non abbia già all'attivo esperienze di stage nelle istituzioni europee e abbia una conoscenza soddisfacente di un'altra lingua Ue - preferibilmente francese o inglese, le due lingue ufficiali di lavoro del Consiglio. Chi poi ha dedicato uno studio (una tesi o una pubblicazione scientifica ad esempio) al tema dell'integrazione europea guadagna qualche punto in più in graduatoria. Si fa domanda online. È necessario innanzitutto avere un account sul sito dell'Epso, l'European Personnel Selection Office, dove poi l'application verrà registrata e resa consultabile da tutte le direzioni del Consiglio, a cui spetta la scelta finale dei tirocinanti. Dopo aver preso visione dell'informativa sulla privacy si può poi accedere al form vero e proprio, disponibile in inglese e francese: tre le sezioni principali, su cui si può tornare in tempi diversi salvando man mano i dati - il consiglio è di cliccare il bottone "Save and next", che a differenza di "Save" controlla anche che il formato dei dati inseriti sia valido, evitando di dover tornare indietro per le correzioni durante la validazione della domanda. In questa fase non serve inoltrare materiale cartaceo di supporto: copia del documento di identità e di tutti i diplomi e i certificati verranno richieste solo dopo l'offerta formale del tirocinio. Le candidature verranno esaminate tra settembre e gennaio e verosimilmente l'ufficio tirocini contatterà i preselezionati (ma anche i quelli esclusi ricevono una comunicazione) a cavallo dell'anno nuovo. Due i periodi di traineeship, sui quali i candidati possono esprimere delle preferenze: dal primo febbraio al 30 giugno 2012 e dal primo settembre al 31 gennaio 2013; è possibile chiedere una proroga di un mese, arrivando a un semestre totale di stage, ma l'estensione non viene coperta dal rimborso. La meta più probabile rimane Bruxelles, headquarter del Consiglio [a fianco, una foto del palazzo Justus Lipsius, che lo ospita], ma una piccola percentuale di stagiaires potrebbe essere assegnata a uno degli uffici di supporto. Come avviene anche per il programma di stage della Commissione Ue, tra i 27 Paesi che partecipano alle selezioni l'Italia è quello meglio rappresentato. Nel 2009 delle 1549 application valide, 268 venivano dal nostro, più del 17% del totale; e l'anno successivo la percentuale era salita a un quinto (1534 domande e 314 erano italiane). Nel 2011 le candidature complessive sono diventate addirittura 1805, aumentando del 16% rispetto in due anni e ancora maggiore è stato l'incremento di quelle italiane, passate a 368. Rimane invece più o meno invariato il numero di posti riservati agli stagisti provenienti dal nostro Paese, una decina; a conti fatti quindi le possibilità di farcela sono davvero basse, il 2%. Giurisprudenza, scienze politiche e studi europei sono prevedibilmente le lauree più frequenti tra chi fa domanda, ma ci sono anche direzioni - Agricoltura e pesca,  Ambiente, Cultura e sport - con esigenze diverse, quindi tutti i background universitari sono validi. Non resta che provare.Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande- Stage retribuiti al Parlamento europeo, candidature aperte fino al 15 maggio per tutte le tipologie. 400 posti a disposizione- Parlamento europeo: risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti  

Master finanziati dallo Stato: nel catalogo Alta formazione corsi di dubbia utilità e prezzi molto alti rispetto al mercato

È scaduto all'inizio di agosto il catalogo interregionale dell’Alta formazione, che dava la possibilità di richiedere dei voucher formativi per partecipare gratuitamente a corsi di specializzazione e master. Grazie al co-finanziamento del Fondo sociale europeo, dodici Regioni finanziano cioè con oltre 30 milioni di euro lo studio specialistico dei loro residenti. Come spesso capita in Italia, però, un’iniziativa tesa a favorire la specializzazione di giovani e meno giovani attraverso l’erogazione di finanziamenti necessari per coprire i costi, spesso alti, dell’istruzione si trasforma in un escamotage per attingere a soldi pubblici gonfiando un po' le spese.Basta dare un’occhiata all’elenco dettagliato degli oltre 2.400 tra master e corsi di formazione e raffrontarli con altri simili, presenti non sul catalogo bensì sul mercato, per rendersi conto che qualcosa è sfuggito di mano. Innanzitutto, nell'elenco appaiono insegnamenti davvero molto strani - un corso in Pet Therapy, un altro in Tourist Assistant - per i quali è lecito chiedersi se sia adeguato permettere l'accesso a finanziamenti così importanti. A un’analisi più attenta si scopre che ci sono anche molti corsi con un rapporto tra ore di lezione e costo totalmente sproporzionato rispetto ai prezzi di mercato. Nella prima categoria c’è il già citato corso di formazione in Pet Therapy – Operatore di Terapia e Attività Assistita dagli Animali organizzato dall’ Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi (ABAP) per la modica cifra di 6mila euro con la promessa di fornire le basi per comprendere le dinamiche di relazione uomo-animale. La figura professionale formata non è, però, tra le più richieste sul mercato e un altro aspetto che stupisce è che, nonostante l’alto costo, le lezioni siano organizzate solo il venerdì pomeriggio e il sabato. C’è poi il corso per Tourist Assistant and Personal Shopper (TAPS) organizzato dai Centri Istruzione e Formazione Professionale Istituti Rogazionisti (C.I.F.I.R.) di Bari: 6mila euro per 240 ore per diventare urban tourist guide, shopping consultant e guest assistant. Qualche dubbio però resta sulla richiesta di questi ruoli nel mercato del lavoro. Nella categoria dei corsi con un rapporto tra ore di lezione e costo poco proporzionato c'è innanzitutto il corso di Specialist in photoshop, dreamweaver, flash, in cui previo pagamento di 6mila euro (per 240 ore) l’Associazione Logos Formazione insegna a usare alcuni software che in realtà quasi tutti imparano a maneggiare da soli. Idem per il corso di Specialist in word e excel, due programmi-base che ogni persona che possiede un computer sa usare, venduto dalla Selform Consulting srl per 4.750 euro (quasi 20 euro a ora).  Nel catalogo interregionale rientrano anche molti corsi in giornalismo, tra cui un master. La differenza non è da poco perché nel caso dei corsi la frequenza non permette l’acquisizione del tesserino da giornalista praticante, possibile invece con il master biennale di I livello in giornalismo dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti. Il costo è di 13.800 euro per il biennio (costituito da 3mila ore di lezione), ma attenzione: l’ammontare massimo del voucher è di 6mila euro e non è detto che l’anno prossimo ci sia lo stesso tipo di finanziamento. Quindi chi deciderà di beneficiarne dovrà mettere in conto di pagare di tasca propria da 1.800 a 7.800 euro. Se almeno però questo master è davvero una porta sulla professione giornalistica, lo stesso non si può dire per gli altri corsi di giornalismo inseriti nel catalogo, che non consentono l’acquisizione del tesserino da giornalista praticante, eppure hanno un più alto rapporto ore/costo. La Arte e Mestieri Onlus per esempio offre per 6mila euro 240 ore di lezioni sul giornalismo online, ma il corso non permette il praticantato e alla fine gli allievi non potranno accedere all’esame professionale. Il master per professionisti della comunicazione nel mondo dello spettacolo organizzato dal Conservatorio di musica G. Martucci di Salerno propone per 6mila euro ben 1.500 ore di lezione: peccato che oltre la metà - per la precisione 830 - siano previste come "studio individuale". Nella lista non mancano le lezioni di inglese: si va da 200 a 280 ore di lezione per un esborso (pubblico) tra i 5mila e i 6mila euro. Il Corso Upper Intermediate B2 organizzato dall’Accademia informatica srl per 5mila euro offre un corso di 200 ore (40 di stage) mentre il Success in Advanced English per 6mila euro propone 280 ore di insegnamento di cui alcune svolte nel college Dulwich a Londra (con la specifica che nel pomeriggio dopo i corsi saranno organizzate anche delle visite guidate in città). C’è poi il First Certificate in English del Centro Studi Mecenate di Bitonto in provincia di Bari: 5mila euro per 200 ore di lezione di cui 30 di viaggio studio presso la Commissione europea a Bruxelles. E qualche dubbio che quel viaggio studio possa davvero «integrare il lavoro teorico svolto durante il corso», come è scritto nella locandina, sembra lecito porselo. In una nota è poi specificato che oltre all’attestato di frequenza sarà rilasciata la certificazione valida a livello comunitario FCE. Senza precisare che l’esame va svolto a parte e non è detto che venga superato da tutti. Totalmente diverso il costo dei corsi normalmente proposti per la preparazione all’esame del First: il British Council per il nuovo corso annuale 2011/2012 chiede 1410 euro o un prezzo ridotto per i corsi intensivi, mentre il Centro linguistico dell’università di Salerno per un corso di livello B2 chiede 400 euro per 100 ore (tra lezioni frontali e autoapprendimento) e altri 80 euro per un minicorso dedicato alle esercitazioni pre-esame, quindi 480 euro contro 5mila. I corsi presi in esame aderenti all’Alta formazione sono certo più lunghi, ma il prezzo sembra un po' gonfiato. Stessa situazione anche per i master di italiano come seconda lingua: l’università Kore di Enna offre per 6mila euro il master di II livello in italiano lingua seconda in contesti multiculturali, ma delle 1.700 ore totali solo 175 sono attività in aula e ben 920, quindi quasi due terzi del totale, sono previste come studio individuale. Il master dell’università di Palermo in Teoria, progettazione e didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera costa sempre 6mila euro ma allo studio individuale sono lasciate 550 ore, quindi "solo" un terzo delle ore totali. Prezzi poco congrui se paragonati a master più accreditati come il master in didattica dell’italiano lingua non materna organizzato dall’università di Perugia, alla ottava edizione e internazionalmente riconosciuto, o quello dell’università di Padova in Didattica dell’italiano come lingua 2: il primo costa 3mila euro per 1.500 ore di lezione, il secondo 2.600 euro.  Insomma, gli oltre 30 milioni di euro finanziati dal Fondo sociale europeo e dalle regioni finiscono per coprire anche corsi e master con scarsi sbocchi lavorativi o che hanno dei costi sproporzionati rispetto al mercato, senza garantire effettivamente un inserimento nel mondo occupazionale. Col risultato di far proliferare master utili più alle tasche di chi li organizza che ai giovani.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Soldi pubblici per pagarsi il master: a disposizione oltre 30 milioni di euro in 12 regioni. Ancora dieci giorni per partecipare al bando- Apprendistato, ancora indietro l'alta formazione. Fiorella Farinelli: «Il mondo produttivo non sembra interessato»