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Comuni, trattate bene i vostri tirocinanti: Anci Giovane e Repubblica degli Stagisti lanciano le linee guida per la formazione di qualità negli enti locali

I tirocinanti negli enti pubblici sono moltissimi: il numero esatto è sconosciuto, ma partendo dai dati Almalaurea e facendo delle proiezioni si può stimare che siano tra i 150mila e i 200mila ogni anno. Da qui sono partiti la Repubblica degli Stagisti e l'Anci Giovane per stringere un'alleanza volta a sensibilizzare e stimolare i Comuni a comportarsi in maniera virtuosa con i propri tirocinanti, trattandoli con rispetto e assicurando percorsi formativi di qualità. Il risultato è un protocollo d'intesa, presentato ieri pomeriggio a Roma dal direttore della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina e dal coordinatore di Anci Giovane Giacomo D'Arrigo [nella foto a destra]. Insieme a loro anche il giuslavorista e senatore Pietro Ichino e l'ex ministro Giorgia Meloni, oltre al padrone di casa Graziano Delrio.«Considerato condivisibile l’obiettivo generale di favorire tutte le iniziative che abbiano lo scopo di contribuire allo sviluppo di buone prassi», si va direttamente al sodo con una serie di linee guida per delineare le «orientamenti applicativi utili per un utilizzo dello strumento corretto, che sia funzionale ed utile al percorso formativo dei giovani tirocinanti e nello stesso tempo si riveli proficuo per l’Amministrazione ospitante».  Ponendo questioni centrali: trasparenza, qualità e tutoraggio, sostenibilità economica e anche perfino sbocchi lavorativi. Nel dettaglio, le linee guida invitano a «fare in modo che il percorso di reclutamento dei tirocinanti sia il più possibile trasparente e funzionale alle esigenze di individuare risorse altamente motivate allo svolgimento di attività proprie della pubblica amministrazione, per completare ed arricchire il proprio percorso formativo»: pubblicando quindi su internet le posizioni di stage aperte, in modo che non siano solo i figli dei dipendenti o una ristretta cerchia di conoscenti ad avere notizia di eventuali opportunità.Prendendo poi direttamente spunto dalla Carta dei diritti dello stagista, le linee guida caldeggiano «che i tirocinanti siano giovani e non in possesso di significative esperienze lavorative precedenti» e che vada incentivato «lo svolgimento di stage da parte di persone che stiano ancora compiendo un percorso di studi, proprio per assicurare alle stesse l’acquisizione di competenze idonee, spendibili successivamente nel mercato del lavoro delle pubbliche amministrazioni».Viene affrontato anche il tema del rimborso spese, più spinoso che mai in tempi di crisi e di tagli agli enti locali: «Le amministrazioni ospitanti, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, dovrebbero valutare l'opportunità di prevedere per i tirocinanti un rimborso spese, sotto forma di borsa di studio» dando anche una dritta ai Comuni interessati rispetto a dove andare a reperire fondi: «può essere di particolare utilità l’individuazione di forme specifiche di sostegno per stage formativi e/o di inserimento svolti presso le pubbliche amministrazioni nell’ambito dei fondi strutturali comunitari (Fondo di sviluppo regionale – FESR, Fondo sociale europeo – FSE)». E che, se proprio non si riuscisse a trovare neanche un soldo nelle casse dell'Ue, si potrebbe sempre provare a «inserire il singolo programma di tirocinio in accordi di collaborazione (ed eventuale co-finanziamento) fra l’Ente locale proponente e altri soggetti pubblici e/o privati interessati. Si fa qui riferimento alle università, alle fondazioni bancarie, al sistema camerale, alle SSPAL locali, alle organizzazioni datoriali e dei lavoratori, a singole imprese».Le linee guida si chiudono con una proposta innovativa, che offre una possibile utilità futura dei tirocini svolti presso gli enti locali non solo in termini di formazione ma - cosa che finora sembrava impossibile - anche in termini di occupazione. La proposta è infatti quella, già supportata da centinaia  di firme, di «valorizzare il patrimonio professionale maturato dai tirocinanti». Come? «Nel bando del pubblico concorso» suggeriscono Anci Giovani e Repubblica degli Stagisti «è opportuno che, tra i titoli valutabili, venga considerata l’esperienza professionale acquisita in qualità di stagista, dando alla stessa adeguato peso, attraverso l’attribuzione di uno specifico punteggio aggiuntivo». Ora la palla passa ai giovani amministratori: l'Anci Giovane ne federa migliaia tra consiglieri comunali, assessori, sindaci, dalle grandi realtà metropolitane ai piccoli paesi. Starà a loro recepire le linee guida e decidere di allinearsi, per dare una dimostrazione di serietà nei confronti delle giovani generazioni.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stage negli enti pubblici, la proposta: che valgano qualche punto in sede di concorso- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici? Ministro Brunetta, dia i numeri

Stage a Milano: opportunità per i giovani oppure business senza controlli?

Almeno 13mila stage sono stati realizzati nel 2010 nel solo territorio del Comune di Milano, e il numero aumenta a 16mila prendendo anche in considerazione l'«area metropolitana». Sono i numeri emersi dalla prima «mappatura» degli stage di Milano, svolta dalla Repubblica degli Stagisti  su richiesta dell'assessorato al lavoro del Comune.La mappatura  ha coinvolto 11 soggetti promotori, per un totale di quasi 24mila stage "censiti" che rappresentano  presumibilmente i 2/3 del totale: hanno partecipato tutte e 7 le università cittadine, la Provincia con 3 suoi uffici dedicati (Jobcaffè, centro per l'impiego di viale Jenner, centro per l'impiego Afol Est di Melzo) e la sede milanese dell'istituto di formazione Ifoa. Fuori dalla rilevazione sono restati invece ACTL Sportello Stage (che ha scelto di non partecipare), Four Stars Sportello Stage (che non ha risposto all'invito), e le agenzie interinali, troppo numerose per essere contattate filiale per filiale.I risultati, inediti e innovativi, sono stati presentati l'altroieri a Palazzo Marino: «L'amministrazione comunale non ha potere legislativo su questo tema, ma noi abbiamo un forte interesse a promuovere il networking tra tutti i soggetti coinvolti e a elaborare una policy in merito, per promuovere comportamenti virtuosi» ha spiegato la 33enne Cristina Tajani, assessore al lavoro e università: «Vogliamo aiutare e valorizzare le imprese che agiscono in maniera responsabile rispetto al territorio e alle giovani generazioni».La presentazione dei dati è stata occasione per un workshop a cui hanno partecipato addetti ai lavori provenienti da università, sindacati, servizi per l'impiego e associazioni datoriali. Portando sul tavolo pareri anche molto diversi: dibattuta è stata sopratutto l'importanza della percentuale di assunzione al termine dello stage. Per Barbara Rosina, responsabile del Centro per l'orientamento allo studio e alle professioni della Statale, questo fattore è «importantissimo, ben più della presenza di un rimborso spese», mentre per i suoi colleghi di Bocconi e Politecnico è invece un aspetto secondario: «L'unica cosa che conta è l'opportunità di accumulare esperienza e imparare» hanno detto infatti sia Isabelle Lhuillier sia Marco Taisch. E la voce di Confindustria, rappresentata da Laura Mengoni responsabile Formazione di Assolombarda, è suonata ancora più netta: «Benissimo gli stage anche per aziende che non hanno posizioni aperte: specialmente i grandi nomi possono offrire ottimi percorsi di formazione, funzionando da "navi scuola", e avere quei nomi nel cv è un vantaggio che compensa ampiamente la mancanza di inserimento lavorativo». Assolombarda sta peraltro lavorando insieme ai sindacati sul fronte stage: «È in preparazione un decalogo sugli stage di qualità» ha anticipato Renato Zambelli della Cisl.Nel suo intervento Luca Riva [nella foto a sinistra], responsabile del JobCaffé di corso di Porta Vittoria, ha voluto poi sottolineare la necessità per i soggetti promotori di mantenere la propria indipendenza: «Chi attiva tirocini deve avere un ruolo neutrale rispetto sia allo stagista sia al soggetto ospitante: e perchè questa neutralità sia garantita non deve prendere soldi da nessuna delle due parti. Altrimenti lo stage diventa un business». Riva ha fatto anche un accenno alla scarsità di fondi - «Per svolgere bene questo lavoro, dando la giusta attenzione all'orientamento e al tutoraggio, c'e bisogno di avere risorse numericamente e professionalmente adeguate» - subito ripreso e confermato anche dalla Rosina: «Quando si attiva un grande numero di stage ogni anno, nell'ordine delle migliaia e migliaia, si ha grande difficoltà a monitorare i tirocini: la verità è che i tutor sono troppo pochi per seguire ciascun tirocinante».In effetti una delle notizie della mappatura è che gli uffici che promuovono tirocini sono fortemente "sottostaffati": la proporzione tra numero di stage attivati e numero di addetti è 400 a 1, con punte di 600 a 1 in realtà come l'università Cattolica (che promuove il più alto numero di stage a Milano: 5.500 nel solo 2010); e per giunta il 40% degli addetti è part-time. Numeri che rendono molto difficile un controllo capillare della qualità degli stage. E dove mancano i controlli rischiano di annidarsi gli abusi.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Dati Unioncamere 2010, per la prima volta in dieci anni diminuiscono (di pochissimo) gli stage. Ma è una buona notizia solo a metà- Stagisti laureati, solo nelle imprese private sono 100mila. Un esercito che però difficilmente trova lavoro: gli ultimi dati dell'indagine Excelsior-UnioncamereE anche:- Universo stage, panoramica sugli enti promotori: il JobCaffè della Provincia di Milano- Uno stagista su cinque è in Lombardia, uno su quindici a Milano: anteprima dal dossier Formazione dell'indagine Excelsior 2010

Aspiranti eurostagisti, ecco le migliori opportunità di tirocinio nelle istituzioni Ue di qui alla primavera

Da sempre le istituzioni europee sono un buon luogo dove cercare uno stage di qualità, formativo e con rimborsi di tutto rispetto. In attesa che questi e gli altri principi della Carta europea dei diritti degli stagisti vengano unanimamente recepiti, sia nel pubblico sia nel privato, si può fare domanda per uno dei molti bandi istituzionali "garantiti" aperti in questo momento. Ecco i principali.   Come di consueto scade alle ore 12 del 31 gennaio quello - gettonatissimo tra gli italiani - della Commissione europea, che offre 600 winter internships da cinque mesi l'uno, con un contributo di 1070 euro mensili (maggiorato fino al 50% se lo stagista ha una disabilità comprovata) più rimborso delle spese di viaggio. La sede di riferimento principale è Bruxelles, ma anche Strasburgo o le varie sedi europee di rappresentanza sono delle opzioni. Per candidarsi - lo si fa innanzitutto online, inviando poi anche la documentazione cartacea di corredo, sempre entro il 31 gennaio - è sufficiente un diploma di laurea e una buona conoscenza di inglese, francese o tedesco. Chi ce l'ha fatta ne parla con entusiasmo [leggi tutte le testimonianze], ma la concorrenza è agguerrita: per la tornata di stage di ottobre 2011 sono arrivate circa 10mila candidature, 2.300 solo dall'Italia.Un'altra vecchia conoscenza dei lettori della Repubblica degli Stagisti è il programma stage del Parlamento europeo. La finestra di candidatura aperta in questo momento interessa i traduttori (o chi, oltre a possedere una laurea triennale, conosce perfettamente due lingue straniere): a bando fino al 15 febbraio ci sono 400 tirocini da tre mesi (estendibili fino ad un massimo di sei) presso la Direzione generale della traduzione, a Lussemburgo [a fianco, nella foto]. Il contributo offerto per il 2012 è di oltre 1200 euro mensili, a cui anche in questo caso va aggiunto rimborso viaggi, e le trasferte verso le altri sedi del Parlamento sono pagate. Le candidature vanno inoltrate online (per farsi un'idea del form, da completare entro 30 minuti, si può dare prima uno sguardo al fac simile), e solo se prescelti bisognerà inviare attestati e certificati cartacei - anche in italiano. La risposta definitiva è attesa entro un mese dall'avvio degli stage, previsto per luglio. Chi è interessato ad un tirocinio general option, o in ambito giornalistico, ha ancora tempo: il bando si aprirà solo a metà marzo.Rimarrà invece aperta dal primo febbraio al primo marzo la finestra di candidatura all'EDPS - European Data Protection Supervisor (Garante europeo della protezione dei dati), l'istituto belga che assicura la correttezza del trattamento dei dati personali da parte degli corpi dell'Ue. Il programma di tirocini pagati, inaugurato nel 2005, è aperto a tutti i neolaureati europei con una buona conoscenza di almeno due lingue straniere, di cui una deve essere inglese o francese. Prevede solo due posti per sessione, ciascuna della durata di 5 mesi, con un rimborso di 950 euro al mese (a cui nel caso di tirocinanti disabili viene aggiunta un'indennità fino ad un massimo di 475 euro). È possibile ricevere anche un contributo per le spese di viaggio da a per Bruxelles, ma l'ammontare è ancora in fase di definizione. Ci sono anche posti per stage senza rimborso, riservati a chi è ancora studente - anche di dottorato. In entrambi i casi per candidarsi è necessario spedire form, cv e una lettera di presentazione - tutto compilato in inglese o francese - all'indirizzo stage [at] edps.europa.eu. Le copie di certificati e diplomi verranno richiesta solo ai candidati preselezionati, mentre la decisione finale è attesa entro fine luglio.A Bruxelles, il Comitato delle Regioni (CoR) rappresenta poi la voce delle realtà locali nello sviluppo delle politiche Ue e fino al 31 marzo offre una ventina di tirocini semestrali in tutte le unità, prevedendo un contributo di quasi 1100 euro mensili (pari a un quarto dello stipendio di un funzionario a inizio carriera). Previste anche un'indennità di disabilità (fino ad un massimo di 450 euro) e una familiare (100 euro mensili per ogni figlio a carico o se coniugati), più il rimborso delle spese di viaggio. Chi possiede una laurea triennale e conosce bene almeno una lingua straniera può compilare il form online - solo in inglese, francese o tedesco - e attendere l'esito delle preselezioni (entro il maggio). A quel punto ciascuna unità gestirà indipendentemente l'ultima fase selettiva, che si concluderà entro giugno. E da settembre tutti in ufficio.Deadline un giorno più avanti (1° aprile) invece per provare a ottenere uno dei quindici stage messi a bando dal Comitato economico e sociale europeo, sempre nella capitale belga. Sono previste due tipologie di tirocini: "lunghi", da cinque mesi e con un rimborso di oltre mille euro al mese; e "corti", da tre mesi non pagati. Tutti, se non residenti nelle zone limitrofe della capitale, hanno invece diritto al rimborso delle spese di viaggio, calcolate sul chilometraggio. Può partecipare chi ha completato il primo ciclo universitario studiando una delle discipline rilevanti per il Comitato, e conosce almeno una lingua straniera. Le candidature, valide per i tirocini in avvio il prossimo autunno, vanno inoltrate online in una delle lingue ufficiali dell'Ue; molte quelle in arrivo per ciascun in-service period, quasi un migliaio. Solo i preselezionati, contattati entro metà maggio, dovranno presentare la documentazione cartacea di supporto.Da Bruxelles a Strasburgo. Qui il Mediatore europeo, o European Ombudsman, gestisce le denunce contro le istituzioni e gli organi dell'Ue. Fino al 30 aprile accetta candidature di brillanti laureati in legge e giovani avvocati per tirocini di quattro mesi (prorogabili fino a dodici a discrezione delle unità), offrendo un rimborso di ben 1400 euro al mese e rimborso delle spese viaggio. C'è comunque anche la possibilità di operare dalla capitale belga, e in questo caso la cifra scende a 1200 euro. Oltre alla laurea in giurisprudenza, è indispensabile conoscere perfettamente inglese. Solo in questa lingua è per altro disponibile tutta la documentazione, candidatura compresa, che va compilata e inviata in forma cartacea all'ufficio Personale insieme a una lettera di presentazione, copia di tutti i diplomi e certificati e un'autodichiarazione dello stato economico. Il riscontro è atteso in tempi brevi, entro un mese dalla chiusura delle candidature, valide per gli internships in partenza il 1° settembre.In ambito giuridico c'è però anche un'altra strada aperta, quella che conduce alla Corte di giustizia dell'Ue, a Lussemburgo, che tiene aperta fino al 30 aprile la finestra di candidatura per una ventina di tirocini trimestrali da 1120 euro l'uno. Tre i titoli, anche triennali, ammessi alle selezioni: laurea in Giurisprudenza, Scienze politiche a indirizzo giuridico o diploma di interprete. Ed è bene essere fluenti in francese. In questa lingua deve essere compilato il modulo di domanda cartaceo, che va spedito insieme a cv e certificazioni all'ufficio Risorse umane. I vincitori partiranno nel prossimo autunno, ma attenzione: a differenza di quanto in genere avviene i viaggi da e per Lussemburgo non sono rimborsati.Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Lanciata a Parigi la European Quality Charter of Internships. Melandri, Ichino, Mosca, Vaccaro e Simoncini i primi politici italiani a sostenerla- A Parigi la conferenza internazionale sull'occupazione giovanile promossa dallo European Youth Forum: intervista al vicepresidente Luca Scarpiello - Emergenza Neet, all’Europa i giovani che non studiano e non lavorano costano 2 miliardi di euro a settimana

Approvate le linee guida per la riforma dell'Ordine dei giornalisti: fino al 13 agosto si continua a diventare pubblicisti senza esame (e senza intoppi)

Il “decreto salva Italia”, con la riforma degli Ordini professionali, ha creato confusione e incertezze sul destino futuro dei pubblicisti. Nei giorni passati, la Repubblica degli Stagisti aveva contattato i singoli ordini regionali per fare chiarezza e per capire come stessero procedendo le richieste di iscrizione all'albo dei pubblicisti pervenute da settembre ad oggi, e come le segreterie si stessero regolando per le richieste di iscrizione da qui a luglio. La maggior parte degli ordini aveva risposto di essere a sua volta in attesa di indicazioni da parte del Consiglio nazionale o del legislatore rispetto al post 13 agosto 2012, data in cui entrerà in vigore l'obbligo dell'esame di Stato per l'accesso a tutte le professioni regolamentate. Nel frattempo, tutti avevano assicurato che le procedure per le iscrizioni all'elenco dei pubblicisti non avevano subito stop e venivano gestite come di consueto, secondo la vecchia prassi. Ieri il Consiglio nazionale dell'Ordine ha infine pubblicato le proprie linee guida per attuare la riforma della professione giornalistica, approvate all'unanimità il 19 gennaio (l'altroieri). Il documento ribadisce innanzitutto il principio in base al quale l'accesso alla professione giornalistica è libero. L'albo resta unico e permangono sia i due elenchi, quello dei professionisti e quello dei pubblicisti, sia i diritti acquisiti di chi è stato iscritto ad uno dei due prima della data di entrata in vigore della riforma. Chi è o sarà già pubblicista alla data del 13 agosto, insomma, non dovrà sostenere l'esame di Stato. Dal 14 di agosto in poi, gli aspiranti giornalisti dovranno possedere una laurea ed avere effettuato un tirocinio di 18 mesi per poter essere ammessi all'esame professionale, che dovranno sostenere anche i pubblicisti per entrare a far parte dell'Ordine. Chi ha già svolto un esame di Stato per accedere a un'altra professione, e ha svolto il tirocinio giornalistico, potrà accedere direttamente all'elenco dei pubblicisti.  L'accesso all'esame avviene secondo norme transitorie in vigore per un arco massimo di cinque anni. Le altre disposizioni delle linee guida chiariscono gli aspetti dell'attività disciplinare (esercitata dai consigli regionali e da quello nazionale), il tema dell'aggiornamento formativo (obbligatorio per tutti gli iscritti) e dell'assicurazione professionale (che invece non è obbligatoria). Qui il testo completo delle linee guida.di Andrea CuriatPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Che fine faranno i pubblicisti? Ordine dei giornalisti in subbuglio per la riforma delle professioni;- Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine;- Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni;- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigliano?

30mila giovani italiani lavorano sulla base di un accordo verbale. Ma senza contratto, che lavoro è?

Ci sono almeno 30mila under 30 in Italia occupati solo sulla base di un accordo verbale. Ovvero, che non hanno un contratto. In altre parole, che lavorano in nero. Un dato preoccupante quello contenuto nel rapporto «I nuovi contratti di lavoro per i giovani. Un confronto tra il 2007 e il 2010», realizzato da Datagiovani elaborando dati Istat-Rcfl e pubblicato nei giorni scorsi da linkiesta.it.Lo studio mette in luce uno dei portati della crisi, la riduzione cioè dell'occupazione degli under 30. In particolare, evidenzia come, tra il 2007 ed il 2010, ci sia stata una riduzione del 15% dei giovani occupati. Ancora più preoccupante, però, è il dato relativo alle nuove assunzioni, calate in quattro anni del 25%. Non è tutto. Tra le tipologie di contratto ricomprese nello studio, una in particolare ha attirato l'attenzione di Repubblica degli Stagisti. Si tratta, appunto, dell'«accordo verbale». Nel corso del 2010 - il dato più recente - sono stati attivati 31mila nuovi rapporti di lavoro di questo tipo e più di 12mila giovani hanno ottenuto la prima occupazione in assoluto della loro vita sulla base di un'intesa di questo tipo. Ma cosa sarà mai? Possibile che oltre 30mila persone lavorino senza nemmeno aver firmato un contratto e che l'istituto nazionale di statistica li conti? Possibile. Anche se serve qualche precisazione.L'Istat infatti raccoglie questi dati della «Rcfl» - la rilevazione continua sulle forze di lavoro - sulla base di un questionario. «Tra le domande» spiega Michele Pasqualotto, responsabile di Datagiovani «si chiede anche se il rapporto sia regolato da un contratto o da un accordo verbale con il datore di lavoro». Lo stesso Pasqualotto ammette che si tratta di un quesito «sibillino: potrebbe essere interpretato anche nel senso che alcuni aspetti, ad esempio gli orari o le mansioni, siano stati definiti verbalmente e che pertanto l'intervistato percepisca il suo rapporto di lavoro come un accordo verbale». In altre parole «non è detto che si tratti tout court di situazioni irregolari». Peraltro questo dato non è fornito da Istat per le elaborazioni. Datagiovani lo ha calcolato facendo la differenza tra quanti hanno un contratto a termine e quanti ne hanno indicato la tipologia: chi non lo ha fatto viene inserito tra gli accordi verbali.Mario Albisinni, membro del gruppo di lavoro Istat che ha raccolto i risultati a partire dai quali Datagiovani ha elaborato il proprio studio, spiega alla Repubblica degli Stagisti che «sono i soggetti intervistati a comunicare che la loro occupazione si basa su un semplice accordo verbale». Dopodiché «noi non indaghiamo sul fatto che si tratti di lavoro nero oppure no». Viene da chiedersi allora quanto siano aderenti alla realtà i numeri forniti dall'Istituto nazionale di statistica. Il punto è che quella realizzata dall'Istat è «un'indagine campionaria: ogni tre mesi intervistiamo circa 70mila famiglie». Datagiovani, nel suo rapporto, ha indicato il valore medio dei quattro trimestri. Rimane il fatto che i numeri forniti non rappresentano la situazione 'reale'. Allora probabilmente i giovani che hanno trovato lavoro sulla base di un accordo verbale sono molti più di 30mila.Ma come si può capire di quanto i numeri relativi ai contratti di lavoro avviati siano sottostimati? Per farsi un'idea delle dimensioni del fenomeno può essere utile un raffronto con il Monitoraggio sull'apprendistato realizzato dall'Isfol in collaborazione con il ministero del Lavoro, una sorta di 'contatore' dei contratti di apprendistato avviati e in essere. Un raffronto che si presta bene perchè si tratta di una formula attivabile solo su persone entro i 29 anni, che quindi de facto riguarda esclusivamente gli under 30. Ebbene, nel 2008 l'Isfol segnalava l'attivazione di 331mila contratti di apprendistato. Nell'anno immediatamente precedente secondo Datagiovani-Istat gli apprendistati attivati erano stati poco più di 60mila. Un rapporto di 1 a 5! Potrebbe essere dunque questo l'ordine di grandezza del numero effettivo dei giovani che lavorano senza un contratto scritto. In ogni caso l'Istituto di statistica nega che un'occupazione basata su un accordo verbale sia necessariamente da considerarsi come lavoro nero. Questo perché l'intervistato potrebbe mentire e comunque perché non è questo il dato ricercato nell'elaborazione delle statistiche trimestrali da Istat. Alla Repubblica degli Stagisti, per venire a capo della questione, basta però la logica:  o un rapporto di lavoro è regolato da un contratto, o si va nel campo del sommerso. E allora i dati contenuti nel rapporto Datagiovani potranno non essere esaustivi, ma rappresentano comunque un segnale di allarme importante, perché una media di 31mila under 30 che, nel 2010, hanno ottenuto un'occupazione sulla base di un «accordo verbale» sono tanti quanti gli abitanti di Verbania, Oristano o Vibo Valentia. In pratica, è come se tutti i cittadini di uno di questi capoluoghi di provincia lavorassero senza un contratto scritto. E quindi in un'economia sommersa che inquina quella reale.Certo, resta il dato incoraggiante legato al fatto che la media annua dei contratti a tempo indeterminato, attivati nel corso dei quattro trimestri del 2010, è di 142mila. Assunzioni che si sono verificate soprattutto nel commercio (27.300), nelle costruzioni (21.820) e nell'industria (18.124). Si tratta, però, di una magra consolazione: nel 2007, sempre secondo Datagiovani, erano state quasi il doppio (252mila). Di pochi giorni fa, poi, il dato fornito, sempre da Istat, relativo alla disoccupazione giovanile che, a novembre del 2011, si è attestata al 30,1 per cento, il dato più alto da quando - nel 2004 - l'istituto di statistica ha iniziato questo tipo di rilevazioni.Riccardo SaporitiPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Giovani e disoccupazione, binomio sempre più stretto: l'Istat traccia un quadro cupo per le nuove generazioni in cerca di lavoro- I giovani italiani lavorano troppo poco e sono i più colpiti dalla crisi: lo conferma il Rapporto Censis 2011 E anche:- Contratti di apprendistato in calo, nasce un sito per rilanciarli- Un esercito immobile: l'editoriale di Alessandro Rosina su giovani disoccupati e precari

Emergenza Neet, all’Europa i giovani che non studiano e non lavorano costano 2 miliardi di euro a settimana

I Neet sono quei giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non compiono una formazione e non lavorano. L’acronimo – not in employment, education or training – è stato coniato in Inghilterra alla fine degli anni ’80 ma si è diffuso solo negli ultimi anni, specie da quando la crisi ha aggravato la disoccupazione giovanile. In Europa rientrano nella categoria ben 7 milioni e mezzo di persone, distribuite tra tutti gli stati membri a eccezione del Lussemburgo (che però non fa molto testo, avendo una popolazione pari a meno di mezzo milione di abitanti).L’anteprima di una recentissima ricerca dell’Eurofound – European foundation for the improvement of living and working conditions – evidenzia che i Neet non solo sono uno spreco di risorse umane ma rappresentano anche un enorme costo sociale e un pericolo politico. Essere Neet non è infatti solo un problema individuale ma un danno per tutta la società e l’economia. A livello privato, fare parte di questa fascia anche per un breve periodo equivale a un aumento dell’isolamento sociale, della possibilità di trovare solo lavori sottopagati e temporanei, di essere più portati alla criminalità e più soggetti a malattie e problemi mentali. A livello pubblico il rapporto calcola che il costo della disoccupazione dei Neet nella sola Europa sia di 2 miliardi di euro a settimana, sommando mancati guadagni e spesa per sussidi pubblici. Il fenomeno è più grave in Bulgaria, dove incide per una cifra pari al 2,6% del Pil, in Irlanda con il 2,1%, e in Italia, che con più di 1 milione di Neet perde annualmente 26 miliardi, mezzo miliardo a settimana: cioè l’1,7% del Pil. E i numeri potrebbero essere anche più alti perché il rapporto non tiene conto dei costi di giustizia e sanità, né delle tasse non pagate. Se poi si prende in considerazione la fascia d’età 15-29 anni come ha fatto poche settimane fa Bankitalia nella sua indagine sulle Economie regionali i Neet risultano essere addirittura 2,2 milioni.Il dilagare dei Neet è anche connesso alla sfiducia nelle istituzioni, considerate incapaci di risolvere i problemi dei cittadini. Così rispetto alla media dei giovani che lavorano è molto più bassa la percentuale di Neet, specialmente se disoccupati, che votano o almeno si dicono interessati alla politica. Quali sono le risposte al problema? La maggioranza degli Stati usa un approccio combinato per fornire ai Neet competenze professionali e creare maggiori e migliori opportunità occupazionali, specie nei confronti dei più svantaggiati, come disabili poveri e figli d’immigrati. Anche se un alto livello di educazione non è più una garanzia di ottenere un posto, uno degli obiettivi principali dell’Unione europea rimane quello di ridurre gli abbandoni scolastici a meno del 10%. Le misure in questo senso sono diverse: aumentare e ampliare i corsi di formazione professionale, allungare l’istruzione obbligatoria e incrementare la presenza di insegnanti di sostegno per gli studenti a rischio. Un altro modo per diminuire il numero dei Neet è facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro. Anche qui sembra più efficace diversificare i metodi: è importante dare prima di tutto orientamento e poi informazioni e aiuto su come cercare un’occupazione. Possono essere validi gli stage e soprattutto gli apprendistati, che qualcuno riesce a svolgere anche all’estero grazie alle borse di mobilità europea come il programma Leonardo. Ma questi strumenti nascondono anche abusi, come hanno dimostrato l’europarlamentare Emilie Turunen, lo European Youth Forum e per l’Italia la Repubblica degli Stagisti promuovendo la Quality Charter of Internships and Apprenticeships: quindi certamente il loro utilizzo può contrastare il fenomeno dei Neet, ma a patto di essere ben normato e monitorato, cosa che ad oggi non sempre avviene. Inoltre molti Paesi hanno introdotto incentivi per le aziende che assumono giovani o aiuti per i ragazzi che vogliono creare un business o mettersi in proprio.Per avere dati certi sull’efficacia concreta di queste iniziative bisognerà però attendere la metà del 2012, quando l’Eurofound renderà pubblici i risultati di una rilevazione ad hoc sulle strategie anti-Neet. Nel frattempo purtroppo l’esercito dei Neet continua ad ingrandirsi, soprattutto in Italia: probabilmente il fatto che queste persone non vadano ad aumentare le statistiche dei disoccupati determina un certo disinteresse da parte della classe politica. La speranza è che il mezzo milione di euro di perdita a settimana calcolato da Eurofound induca i governanti ad avviare una riflessione quantomeno economica: se il problema non viene ritenuto urgente dal punto di vista sociale, forse guardarlo dal punto di vista delle casse dello Stato potrebbe innescare finalmente una reazione. Valentina NavonePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Emergenza neet, la Città dei Mestieri di Milano lancia la ricetta per incrementare l'occupazione giovanile- Tre milioni di giovani esclusi o sottoinquadrati: Monti, questa è la vera sfida da vincere- I giovani italiani lavorano troppo poco e sono i più colpiti dalla crisi: lo conferma il Rapporto Censis 2011- Lanciata a Parigi la European Quality Charter of Internships. Melandri, Ichino, Mosca, Vaccaro e Simoncini i primi politici italiani a sostenerla

Che fine faranno i pubblicisti? Ordine dei giornalisti in subbuglio per la riforma delle professioni

Passaparola, petizioni, proposte, dibattiti in Rete: per i giornalisti pubblicisti e aspiranti non si può dire che le vacanze appena concluse non siano state «movimentate». Lo scorso 27 dicembre è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 214 del 22 dicembre, di conversione del cosiddetto decreto “salva Italia” (201 del 6 dicembre 2011), che prevede, tra le varie disposizioni, la riforma degli ordini professionali. La novità è l’abrogazione, a partire dal 13 agosto 2012, di tutte le norme  in contrasto con l’obbligo dell’esame di Stato per l’accesso alle professioni regolamentate. La  disposizione ha subito gettato scompiglio proprio tra i pubblicisti, per i quali la prova non è prevista.La Repubblica degli Stagisti ha cercato di vederci più chiaro: è bene ricordare che la legge 69 del 3 febbraio 1963 fa una distinzione tra professionisti e  pubblicisti. I primi esercitano «in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista» e vengono iscritti all’Albo, in un apposito elenco, solo dopo il superamento di un esame di idoneità professionale. Pubblicista è, invece, chi svolge «attività giornalistica non occasionale e retribuita», pur avendo altri impieghi. Per questi ultimi non è previsto l’esame di Stato, ma un accertamento amministrativo dell’attività svolta: per essere iscritti al relativo elenco dell’Albo, è sufficiente, cioè, aver pubblicato articoli per due anni in maniera continuativa e retribuita e ottenuto una certificazione da parte del direttore della propria testata. Da qualche anno alcuni Ordini regionali, tra cui quello del Lazio, hanno istituito un colloquio di diritto e cultura generale che l’aspirante pubblicista deve sostenere di fronte a una commissione di giornalisti, rappresentativa dell’Ordine stesso, ma comunque non si tratta di esami di Stato. Il problema, quindi, rimane per i circa 80mila pubblicisti e per tutti coloro che stanno svolgendo o stanno per concludere i 24 mesi previsti per ottenere il «tesserino». A creare ulteriore confusione ha contribuito il dibattito a distanza tra Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, e Franco Abruzzo, consigliere e presidente per quasi vent’anni dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Uno dei primi a intervenire è stato proprio il presidente dell'Ordine, che, in una lunga nota pubblicata sul sito dell’Odg, ha provato a tirare le fila, soffermandosi soprattutto su un punto: l’abrogazione riguarda le leggi che violano i principi previsti dalla lettera a) alla g), comma 5, dell’articolo 33 del decreto 138/2011.  Quali sono? Accesso libero alla professione; obbligo della formazione continua; tirocinio della durata massima di 18 mesi (in ambito giornalistico è chiamato praticantato); compenso del professionista stabilito per iscritto in base alla complessità dell’incarico; obbligo di assicurazione; divisione tra organi che esercitano funzioni disciplinari e organi con compiti amministrativi, a livello nazionale e territoriale; libera pubblicità informativa su qualità e titoli professionali. Per Iacopino, l’Ordine dei giornalisti sarebbe in linea con queste direttive. La necessità di sostenere l’esame di Stato è citata nella parte introduttiva dell’articolo 33, ma non nei principi in questione, che da questo momento devono essere rispettati da qualsiasi disposizione che riguardi gli ordini professionali. Di parere diverso Franco Abruzzo, che sul proprio sito ha dato un’altra interpretazione della norma, citando la nota di Iacopino e definendo l’intervento del presidente dell’Ordine dei giornalisti «una mossa disperata» a fini elettorali. Per il consigliere dell’Ordine non è possibile slegare i principi prima elencati dalla loro premessa, ossia la previsione dell’esame di Stato come condizione di accesso alla professione. Una disposizione che si lega all’articolo 33 della Costituzione, che, al quinto comma, prevede l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale, e alla direttiva comunitaria 89/48, che parla di una prova attitudinale, equivalente all’esame. Stando così le cose, dal prossimo agosto gli aspiranti pubblicisti e gli attuali iscritti all’Albo potrebbero non avere più un futuro. Quello che avrebbe dovuto essere un tentativo di fare chiarezza si è, in realtà, trasformato in uno scambio reciproco di accuse e in una vera e propria disputa giuridica. Al di là delle tante parole spese sull’argomento, che ne sarà in concreto dei pubblicisti? A ottobre il ministero della Giustizia ha invitato i presidenti degli Ordini professionali a elaborare proposte. Nel frattempo, sono già  state avanzate diverse possibili soluzioni. Lo stesso Franco Abruzzo nel suo intervento traccia alcuni scenari: una prima ipotesi potrebbe essere quella di ammettere all’esame di Stato i pubblicisti che dimostrino, sulla base del proprio reddito, di vivere esclusivamente di giornalismo. In questo caso, a essere penalizzato sarebbe chi è iscritto all’Albo, ma di fatto non ha nell’attività giornalistica la sua fonte principale di entrate. Questa soluzione creerebbe, però, una situazione anomala, con pubblicisti che svolgono attività giornalistica prevalente, ma non sono inquadrati più come tali. Resta, poi, da capire se si tratterebbe di un’iscrizione d’ufficio oppure dopo l’esame di Stato. Questa seconda ipotesi porterebbe un enorme sforzo organizzativo, ma anche e soprattutto economico, per l’Ordine, che si troverebbe a predisporre sessioni d’esame per un numero di gran lunga maggiore rispetto a quello dei candidati che sostengono annualmente la prova di idoneità.Un’altra possibile strada potrebbe portare a fare di quello dei pubblicisti un elenco ad esaurimento: fino al 13 agosto 2012 gli ordini continueranno a iscrivere pubblicisti, mentre dal giorno successivo verranno bloccate le iscrizioni e l’elenco rimarrà chiuso. L’Albo, quindi, esisterà solo per garantire i diritti contrattuali e previdenziali di chi è assunto a tempo pieno, parziale, come collaboratore fisso, corrispondente o nelle redazioni decentrate. Una terza alternativa, potrebbe essere quella di mantenere i due elenchi con rispettive prove di idoneità, dando vita a un nuovo esame per i pubblicisti.Un altro problema da non sottovalutare, legato al destino dell’Albo, riguarda la sorte dei contributi versati dagli iscritti all’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani, fino alla scadenza prevista dalla norma. Al momento sono svariate le ipotesi sul tavolo. Per capirci qualcosa in più, bisognerà aspettare la prossima riunione dell’Ordine dei giornalisti, programmata per i giorni 18, 19 e 20 gennaio, dove verrà formulata una proposta da sottoporre al governo Monti, con l’obiettivo di trovare al più presto una soluzione che adegui la situazione attuale alle disposizioni della nuova manovra.Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:- Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine- Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigliano?E anche:- La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»

Il ministero dell'università cerca 300 assistenti di lingua italiana da spedire in Europa. Aperte le candidature al nuovo bando

Quasi trecento posti di lavoro per assistenti di lingua italiana in istituzioni scolastiche europee. È l'offerta dell'edizione 2012-2013 dell'annuale bando di concorso del Miur, il ministero dell'università, destinato a studenti di nazionalità e cittadinanza italiane sotto i 30 anni di età. Le maggiori possibilità si avranno in Francia, dove i posti a disposizione sono 180, seguita a pari merito da Austria, Germania e Spagna (dove ce ne sono 30), e poi Regno Unito (15), Irlanda (6) e infine Belgio (3). Ogni anno, in media, giungono circa 2mila candidature. Forse perché gli stipendi sono piuttosto buoni: tra i 700 e i mille euro per un impegno che si aggira attorno alle 12 ore settimanali - a seconda delle esigenze del docente da affiancare, come specificato nel bando. L’Austria è fra quelli che pagano di più: 1.020 euro netti al mese, insieme alla città di Londra, dove si percepiscono 1.050 sterline nette (circa 1.250 euro). Per le altre destinazioni ci si deve accontentare invece di compensi sugli 800-900 euro al mese, eccetto la Spagna che ne offre 700. Ci si può candidare fino al 20 gennaio prossimo. L’incarico durerà più o meno otto mesi, dal 1° ottobre al 31 maggio: ma il periodo esatto dipende dalle usanze dei diversi paesi in fatto di scansione dell’anno scolastico.I requisiti: oltre a non aver compiuto il 30esimo anno di età alla scadenza del bando, e a non risultare vincitori del bando in anni precedenti, vanno rispettate una fitta serie di regole per quanto riguarda l’iscrizione all’università. Al punto B dell'avviso si specifica che saranno accolte le candidature di chi è iscritto a un corso di laurea o post laurea (che non siano semplici corsi di perfezionamento; per i dottorati poi deve trattarsi di materie linguistiche) presso un’università italiana, oppure abbia conseguito una laurea quadriennale o magistrale dal 1° giugno scorso in poi e non sia più iscritto all’università (purchè l’immatricolazione non risalga a prima dell’anno accademico 2005-2006). Chi è ancora studente non potrà invece partecipare se si è iscritto a un anno accademico precedente al 2007-2008. Quanto alle aree di studio, il bando ammette la partecipazione di chi abbia una laurea triennale in Scienza della mediazione linguistica, Lettere, Lingue e culture moderne, Storia e filosofia, oppure una quadriennale in Interpreti e traduttori, Lettere, Lingue e culture europee, Lingue e letterature moderne e Studi comparatistici, e sia contemporaneamente iscritto alla specialistica o magistrale (qualsiasi corso) oppure a un master o dottorato in lingue straniere o letteratura italiana. Ma non finisce qui: chi è in possesso di una triennale o quadriennale qualsiasi deve essere iscritto a un corso di laurea specialistica o magistrale in una delle materie indicate nella tabella a pagina 3, tutte nell’ambito umanistico-letterario, o ancora frequentare una scuola, master o dottorato in lingue. Non è facile districarsi in questa densa rete di requisiti: sul sito è disponibile infatti un link con le risposte alle domande più frequenti.Infine, il capitolo esami sostenuti: se ne dovranno certificare almeno due relativi alla lingua, letteratura o linguistica del paese scelto (nel bando sono indicati anche i settori disciplinari richiesti). Nel caso di quadriennale, esistono ulteriori requisiti per quanto riguarda le materie. E ancora, è obbligatorio aver sostenuto almeno due esami in lingue, letteratura o linguistica italiana. Anche in questo caso il bando elenca nel dettaglio i settori scientifici, e le materie specifiche in caso di laurea quadriennale. La domanda di partecipazione (che potrà essere presentata per un solo paese di destinazione). Occorre dapprima registrarsi al sistema introducendo un codice identificativo, a cui seguirà l’invio di una password. Solo allora sarà possibile compilare il modulo online, con relativi dati personali e di formazione (è necessario inserire anche gli esami con relativa votazione), modificabile fino alla scadenza del bando. Una volta pubblicato l’elenco degli ammessi (entro il 4 febbraio), la domanda – pena l’esclusione dalla selezione - andrà sottoscritta e inviata per raccomandata all'indirizzo indicato, allegando la documentazione universitaria che attesti i propri requisiti e una lettera di presentazione - per la Francia e l’Austria sono richiesti rispettivamente anche un certificato medico di sana e robusta costituzione e un curriculum vitae in formato europeo.  La graduatoria. «La selezione dei candidati sarà determinata dal  punteggio totale ottenuto arrotondando al secondo decimale», si legge nel bando. Alla somma concorreranno due elementi fondamentali: il percorso formativo accademico e i voti ottenuti. A formare il punteggio complessivo contribuiranno in particolare il voto di laurea, la somma dei voti degli esami, i crediti formativi maturati e in più dei punti “premio” assegnati dalla commissione agli studenti «più solleciti negli studi», fino a un massimo di 40 punti (nel bando la tabella indicativa). Per la graduatoria provvisoria bisogna attendere indicativamente fino a fine marzo, ma attenzione: l'eventuale rinuncia – a meno che non sia tempestiva - va giustificata con validi e comprovati motivi, altrimenti si rischia l’esclusione dalla partecipazione per gli anni successivi. Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Ricerca e start-up, centinaia di opportunità di lavoro per giovani imprenditori e ricercatori- Claudia Cucchiarato, la portavoce degli espatriati: «Povera Italia, immobile e bigotta: ecco perché i suoi giovani scappano»- Prospettive per i giovani, in Italia si gioca solo in B e C. Per la serie A bisogna andare all'estero       Hai altre domande? usa StageCheck!

Tirocini Leonardo in giro per l'Europa, oltre 300 posti a bando per il mese di gennaio: tutte le scadenze

Si apre il penultimo anno del programma di formazione permanente approvato dal Consiglio europeo nel 2006. Il programma Leonardo è uno degli assi d'azione più in vista tra i giovani e anche quest'anno oltre 5mila diplomati e laureati partiranno per uno stage europeo spesato dall'Ue. Ecco le scadenze più imminenti.Ultimamente si moltiplicano i moniti e le prese di posizione  - dal presidente Napolitano in giù - rispetto all'importante tema della cittadinanza degli immigrati "di seconda generazione", cresciuti (o magari addirittura nati) in Italia, ma stranieri agli occhi della Prefettura e privi dei diritti di cittadini. A loro («giovani di seconda generazione» oppure nati e/o ricongiunti in Italia e con almeno un genitore immigrato) il Circolo Africa di Ancona dedica 20 percorsi formativi da 9 settimane a Londra (in radio e tv web), Bruxelles (per studiare il fenomeno dei flussi migratori), Almada (in Portogallo, nel settore dell'educazione non formale), e Maribor (in Slovenia, in realtà da individuare ma su misura per ciascun vincitore). Diploma e buona conoscenza dell'inglese sono altri due requisiti indispensabili; non c'è invece un limite di età. L'organizzazione paga viaggio e alloggio (utenze incluse), mentre i vincitori amministrano 300 euro al mese per vitto e trasporti locali, versati in rate settimanali da 75 euro. La domanda - lettera motivazionale e cv - va spedita via mail agli indirizzi segreteria [at] circoloafrica.eu e vpacini [at] circoloafrica.eu entro il 10 gennaio. Due giorni sarà pubblicata sul sito la graduatoria degli ammessi al colloquio, che si terrà pochi giorni dopo; e si parte subito, a fine mese.Il Comune di Macerata Campania promuove invece Build Europe: 34 stage da 13 settimane l'uno in studi di architettura e aziende edilizie di Spagna e Germania, destinati ai residenti della provincia di Caserta con non più di 35 anni compiuti. Il contributo amministrato dall'ente, ancora da definire con esattezza, non scenderà sotto i 2500 euro (circa 770 euro al mese) e coprirà tutte le spese: viaggio, alloggio, vitto, trasporti locali, assicurazione. I candidati eleggibili devono possedere titoli attinenti al progetto: maturità da geometra, perito industriale o elettrico, liceale ad indirizzo scientifico o tecnologico; oppure una laurea - anche triennale - in Ingegneria, Architettura, Geologia e simili. La divisione delle borse tra laureati e diplomati è da definire: verrà rispettata la proporzione riscontrata nelle candidature, per il momento non prevedibile. In ogni caso, come per molti Leonardo, non sono ammessi gli studenti, di qualsiasi tipo. C'è tempo fino alle 12.30 di lunedì 9 gennaio per far pervenire il plico al Comune: domanda, fotocopia del documento, del titolo di studi, cv e lettera motivazionale. È previsto anche un colloquio orale a febbraio, e poi si procederà a stilare le graduatorie. Lo stesso giorno scade anche  Ways - Work and Youth in the Social Sector del Consorzio Fcn di Firenze, che ai residenti in Toscana riserva 40 posti (metà dei quali a donne) per tirocini di 3 mesi nell'ambito formazione e servizi sociali. Si vola a Belfast (10 posti), Siviglia (6) e Lisbona (4), con un contributo a copertura totale delle spese, abbonamento ai trasporti compreso, amministrato per intero dall'ente. Possono candidarsi i diplomati e laureati con meno di 35 anni e una formazione coerente con l'ambito del progetto; e ovviamente è sempre bene sapere la lingua del Paese di destinazione - in questo caso il livello chiesto è quello base, A1, ma una conoscenza più approfondita è premiata in graduatoria. Domanda, cv e foto vanno inoltrate entro il 9 gennaio sia in forma cartacea che digitale all'indirizzo info [at] fcnmobility.eu. Si parte in primavera. Dall'associazione Giovani per l'Europa di Vibo Valentia arriva poi Build your future in a professional way: 50 tirocini da 13 settimane l'uno nel turismo in Spagna (10 posti), Inghilterra (10), Irlanda (15) e Malta (15), completamente spesati dall'ente. Sono ammessi i residenti in Calabria con meno di 34 anni non compiuti, un diploma e buone conoscenze linguistiche - che verranno sondate in un colloquio previsto per il mese di febbraio. Avvantaggiati in graduatoria donne, disoccupati di lungo corso e giovani con basso reddito famigliare. Le candidature (domanda, lettera motivazionale, cv e copia del documento) devono pervenire all'ente a mano o per posta entro martedì 10 gennaio. Ad aprile le prime partenze.C'e tempo fino al 16 gennaio poi per partecipare a uno dei 60 stage da 23 settimane di Cornelius Hertling, progetto capeggiato dall'Ordine degli architetti di Roma. Ciascun ordine locale - una trentina gli aderenti - è titolare di borse diverse, e per mete e contributi è bene consultare l'avviso. Le cifre variano dai 4200 euro di Varsavia e Lisbona (circa 700 al mese) ai 5200 di Parigi (870 euro) e vengono versate direttamente ai vincitori. Gli architetti iscritti a uno degli ordini promotori, purché con meno di 36 anni compiuti, possono inviare ad esso domanda e curriculum; la lettera un potenziale studio ospitante è un plus, ma viene valutato positivamente in graduatoria.  Tutto deve pervenire entro le ore 12 di lunedì 16 gennaio; non sono previste altre fasi di selezione e le prime partenze avverranno ad aprile. Easy local marketing della provincia di Macerata offre invece ai suoi residenti laureati 30 borse per tirocini di 14 settimane, a partire da aprile, nel settore del marketing territoriale: valorizzazione ambientale, del patrimonio culturale, nuove tecnologie. Le mete a disposizione sono Spagna (9 posti), Germania (5), Francia (4) e Inghilterra (12), per le quali l'ente gestisce interamente il contributo europeo: i vincitori dovranno integrare solo le spese personali. Sono ammessi i giovani non occupati, senza limiti di età, iscritti a uno dei centri per l'impiego locali e con una laurea in Architettura, Beni culturali e ambientali, Comunicazione, Turismo, Informatica (nel bando un elenco completo). Il plico di domanda, tra cui si segnala una copia dell'iscrizione al cpi, certificato storico e di laurea e attestazione Isee, vanno spediti in provincia entro mercoledì 25 gennaio (fa fede il timbro). È previsto un colloquio a febbraio, ma solo in presenza di un alto numero di candidature; in ogni caso, la graduatoria finale è attesa per marzo. Infine l'Iscom Formazione Modena è capofila del progetto Tur.New.Job per 86 tirocini di 13 settimane l'uno nei settori turismo, ristorazione e marketing. Tra le mansioni ce ne sono alcune di basso profilo, come cameriere e aiuto chef, ma si può fare un training anche come guida turistica o giornalista; e intanto migliorare una lingua straniera. Molte le mete a disposizione: Brighton, Cork, Siviglia, Lisbona, Bordeaux, Malta, Creta, Amsterdam e Praga. I vincitori amministreranno un contributo mensile di 400 euro per le spese di vitto: il resto è coperto dal contributo europeo. Il bando è aperto a tutti i non occupati fino a 40 anni (un terzo dei posti sono riservati alle Regioni Sicilia, Sardegna e Calabria), purché in possesso di un titolo o di esperienza lavorativa pregressa nel settore. La candidatura va inoltrata per raccomandata A/R entro il 1 febbraio e perfezionata, entro il giorno successivo e pena l'esclusione, tramite la registrazione online sul sito dell'Iscom. E ad aprile si parte.Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanenteE anche:- Quattro stage a cinque stelle e tanta grinta, la storia dell'avvocato Raffaella Canal: «Alla Commissione europea niente fotocopie»

La Regione Veneto avvia Welfare to Work: 1.250 stage con rimborso di 600 euro al mese per gli under 30

La regione Veneto attiva il progetto «Welfare to Work»: 1.250 tirocini con un rimborso spese di 600 euro. Il bando si è aperto lo scorso 26 novembre e sarà attivo fino all'esaurimento dei fondi disponibili.WtW prevede, come detto, l'avvio di un massimo di 1.250 tirocini della durata di quattro mesi ciascuno, da svolgere in aziende private. L'unico limite riguarda il fatto che il tirocinio non può essere attivato all'interno di enti pubblici. Questo significa che, come avviene in Sardegna, ma anche in provincia di Cuneo, i tirocini potranno riguardare ogni tipo di professione, dal cameriere all'operaio, fino all'avvocato. Le aziende possono attivare anche più di uno stage contemporaneamente e non hanno alcun tipo di obbligo di assumere al termine del periodo di tirocinio. Il bando non prevede poi limiti di partecipazione per quelle imprese che abbiano ridotto il personale di recente o stiano ricorrendo alla cassa integrazione. L'idea è che sia il centro per l'impiego a valutare l'opportunità di attivare dei tirocini in aziende in difficoltà. Lo scopo del progetto, infatti, è quello di favorire l'inserimento o il reinserimento lavorativo, circostanza che un'impresa in cassa integrazione non può ovviamente favorire. Ma se ci fosse un'azienda che ha messo in cig gli operai della catena di montaggio, ma volesse attivare un tirocinio WtW per un ingegnere nel settore della progettazione, potrebbe farlo.Possono partecipare al bando i giovani che non abbiano ancora compiuto 30 anni entro il giorno diattivazione dello stage e che siano domiciliati in Veneto. Non ci sono limiti legati al titolo di studio,  mentre è invece necessario essere iscritti alle liste di disoccupazione-inoccupazione e aver dato la disponibilità alla segnalazione del proprio curriculum per l'attivazione degli stage previsti dal bando «Welfare to Work». Occorre recarsi di persona al cpi cui fa riferimento il proprio comune per segnalare questa disponibilità, visto che la modulistica non è reperibile on-line. Il bando è gestito esclusivamente dai centri per l'impiego, quindi un neo-laureato non può chiedere l'attivazione di tirocini relativi a WtW alla propria università.Gli stagisti riceveranno un rimborso spese di 600 euro lordi mensili, che sarà erogato dall'Inps. L'Istituto di previdenza normalmente collabora con la regione per l'erogazione della cassa integrazione, il cui importo viene integrato da un contributo regionale. Non è prevista alcuna suddivisione territoriale rispetto alle diverse provincie della regione. I tirocini saranno assegnati sulla base della presentazione delle domande, fino all'esaurimento dei posti disponibili. Dato che per accedere al bando è necessario rivolgersi al centro per l'impiego al quale fa riferimento il comune nel quale si è domiciliati. Allo stesso modo, le aziende che vorranno accogliere un tirocinante dovranno inviare la propria adesione al progetto inserendo una richiesta di personale attraverso i servizi on-line forniti dai cpi, specificando, nelle note finali, la comunicazione di adesione al bando WtW. Diversamente, dai siti dei centri per l'impiego è possibile scaricare un modulo di adesione, che deve essere compilato e restituito via email o via fax.Per quanto riguarda l'erogazione dei rimborsi da parte dell'Inps, il giorno 15 di ogni mese, la regione trasmetterà l'elenco dei beneficiari all'istituto di previdenza, che alla fine del mese pagherà quanto dovuto ai tirocinanti. In base a questo meccanismo, lo stagista che avrà iniziato il rapporto entro il giorno 14 del mese riceverà la prima indennità alla fine dello stesso mese. Se invece lo stage sarà iniziato dopo il 15, per la prima indennità dovrà attendere la fine del mese successivo. Meccanismo complesso, che si lega al fatto che non è permessa l'erogazione di frazioni del contributo da 600 euro.Se uno stagista decidesse di interrompere il tirocinio, riceverebbe soltanto le mensilità di borsa lavoro interamente prestate. Diversamente, se fosse l'azienda a decidere per una conclusione anticipata del rapporto, senza procedere ad un'assunzione, allo stagista verrebbero riconosciute le mensilità svolte, arrotondate però all'unità più vicina. Questo significa che per uno stage interrotto dopo tre mesi e 14 giorni il tirocinante riceverebbe soltanto tre mensilità. Se invece il tirocinio venisse chiuso dopo tre mesi e 15 giorni, allo stagista andrebbe l'importo dovuto per quattro mensilità. E ancora:  se entro i quattro mesi di durata dello stage il datore di lavoro scegliesse di procedere con un'assunzione, sarebbe lui a ricevere le mensilità residue. Questo è, in effetti, l'unico vero meccanismo che incentivi le aziende ad assumere i tirocinanti. Sarà la regione a tenere il conto degli stage attivati, fino ad arrivare alla quota massima di 1.250, e a stilare, a fine progetto, un report che evidenzi il numero di tirocini che hanno portato ad un'assunzione. Per ogni informazione, oltre che rivolgersi ai centri per l'impiego presenti sul territorio, è possibile contattare il numero verde 800998300.Riccardo SaporitiSe ti ha interessato questo articolo, leggi anche:-La Regione Sardegna promuove stage-vergogna: 10 milioni di euro per tirocini di 6 mesi come inservienti, operai, camerieri. 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