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Corte di giustizia dell'Unione europea: venti stage da oltre mille euro al mese. Candidature entro il primo ottobre

Scadono sabato primo ottobre i termini per candidarsi alla seconda tornata di tirocini in avvio alla Corte di giustizia dell'Unione europea a partire da marzo 2012: ventidue i posti a bando, per ciascuno dei quali è previsto un rimborso netto mensile di 1120 euro - tra i più altri offerti dalle istituzioni di questo tipo - e una durata massima di cinque mesi.La "Curia" è la maggiore autorità giudiziaria europea: ha il compito di assicurare l'applicazione e l'interpretazione uniforme del diritto Ue, vigilando anche sull'osservanza dei principi dei trattati da parte degli Stati membri -  come è successo con la recente bocciatura del reato di clandestinità previsto dalla normativa italiana, in contrasto con una direttiva Ue. Fondata nel 1952, ha sede a Lussemburgo e due volte all'anno da quasi 15 anni - il programma è partito nel 1997 - apre le candidature per stage di durata variabile dai due ai cinque mesi, in base all'unità di destinazione. Per la scadenza del 1° ottobre il periodo di in-service di riferimento va dal 1° marzo al 31 luglio 2012; in alternativa si può fare domanda entro inizio maggio, con avvio del tirocinio nell'ottobre successivo. I criteri di candidatura sono stringenti per quel che riguarda le tipologie di studi ammesse, tre: può concorrere chi ha almeno un diploma di laurea in Giurisprudenza, Scienze politiche a indirizzo giuridico o un diploma d'interprete di conferenza. Quattro invece le possibili destinazioni negli uffici lussemburghesi: i "giuristi" potranno essere assegnati alla Direzione ricerca e documentazione, al Servizio stampa e informazione oppure alla Direzione generale della traduzione. In quest'ultimo caso, sottolinea alla Repubblica degli Stagisti l'assistente dell'unità Risorse umane Pia Fischer, si tratta di traduzioni giuridiche in cui è indispensabile una specifica competenza in materia, oltre che una conoscenza linguistica solida. La padronanza del francese non è esplicitamente richiesta, ma è consigliabile candidarsi solo se si ha dimestichezza anche con questa lingua. Per gli stagisti interpreti, che verranno assegnati appunto alla Direction de l'interprétation, è invece obbligatorio saper almeno leggere agevolmente in francese. Qui cambia anche la durata del tirocinio, che viene dimezzata: massimo due mesi e mezzo, e per la scadenza del primo ottobre si deve esprimere una preferenza tra due periodi,  dal 1 marzo al 15 maggio e dal 16 maggio al 15 luglio. Il modulo di domanda, disponibile solo in francese, va stampato, compilato e inviato per posta all'ufficio Risorse umane con allegati un curriculum vitae dettagliato e copia di tutti i diplomi e i certificati dichiarati. L'invio per posta raccomandata non è indispensabile, ma preferibile. Nel corso dell'autunno l'ufficio poi procederà alla scrematura delle domande e i potenziali futuri stagisti verranno contattati intorno a fine anno per l'offerta formale di tirocinio, che comprende un rimborso spese di 1120 euro netti mensili ma non la copertura dei costi di viaggio di andata e ritorno, come di solito avviene nelle istituzioni europee.Per i tirocini in avvio un anno esatto fa, su un totale di 21 posti disponibili, sono arrivate in Corte 270 candidature totali, sessanta provenienti solo dall'Italia - un buon 20% quindi. Percentuale molto alta, considerando che a concorrere sono tutti i 27 Paesi membri, e che conferma un trend già ampiamente registrato per altri programmi di stage europei - in primis quelli avviati dalla Commissione e dal Consiglio Ue - che vuole l'Italia il Paese di gran lunga più "affamato" di opportunità retribuite all'estero. Delle sessanta candidature italiane pervenute per i traineeship di ottobre 2010 nessuna però è andata a buon fine e dunque dei 21 stagisti ammessi - 6 maschi e 15 femmine - nessuno era di nazionalità italiana. Non è andata meglio nella tornata successiva, quella da marzo a luglio 2011: di nuovo nessun italiano, su un numero di candidature e di posti disponibili sostanzialmente invariato. Tra le lauree ammesse, Legge rappresenta ben il 95% del totale e l'età media degli eurostagisti - 27 anni - suggerisce che a fare questo tipo di esperienza siano soprattutto giovani professionisti che vogliono impreziosire (ulteriormente) il proprio curriculum.Annalisa Di Palo- Consiglio dell'Unione europea: quasi cento tirocini da mille euro al mese, candidature entro fine agosto- Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande- Parlamento europeo: risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti

Normativa sui tirocini, clamoroso retrofront del ministero del Lavoro: in una circolare tutti i dettagli che riducono il raggio d'azione dei nuovi paletti

È stata pubblicata ieri una circolare del Ministero del Lavoro che, con un mese esatto di ritardo, chiarisce i punti oscuri sull'articolo 11 del decreto 138/2011 che nelle ultime settimane aveva scatenato il caos nell'universo stage. Il documento, firmato da Grazia Strano - direttore generale delle politiche dei servizi per il lavoro del ministero - e da Paolo Pennisi - direttore generale per l'attività ispettiva - a sorpresa chiarisce che i paletti non si applicano in caso di stage attivati a favore di disoccupati e inoccupati. È utile ricordare che per essere definiti «inoccupati» bisogna non aver mai svolto attività lavorativa, pur essendo disponibili a lavorare, ed essere alla ricerca di un’occupazione da più di dodici mesi ed essere iscritti ai centri per l’impiego; «disoccupati» invece sono coloro che hanno già avuto esperienze di lavoro ma al momento hanno perso il posto o cessato l’attività di lavoro autonomo. Quindi secondo la circolare praticamente ogni italiano, di qualsiasi età e con qualsiasi titolo di studio, potrà sfuggire alle maglie della nuova normativa: basterà che sostenga di fare uno stage non a scopo formativo, bensì di inserimento lavorativo, e si iscriva a un centro per l'impiego.Ecco nel dettaglio i contenuti della circolare.Raggio d'azione. «In un'ottica di sostegno alla riforma dell'apprendistato» si legge, l'articolo 11 del decreto legge 138 ha per oggetto esclusivamente «i tirocini formativi e di orientamento». Cioè, secondo il ministero «quei tirocini (attualmente disciplinati a livello nazionale dall'articolo 18 della legge 196/1997) che sono espressamente finalizzati ad agevolare le scelte professionali e la occupabilità dei giovani nella delicata fase di transizione dalla scuola al lavoro mediante una formazione in ambiente produttivo e una formazione diretta del mondo del lavoro». Specificando che non rientrano nel campo d'azione dell'art. 11 della manovra «i tirocini di cosiddetto reinserimento / inserimento al lavoro svolti principalmente a favore dei disoccupati, compresi i lavoratori in mobilità, e le altre esperienze a favore degli inoccupati». Di fatto questa è una novità assoluta introdotta dalla circolare: nessuna normativa aveva mai stabilito una tale distinzione, e il decreto attuativo della legge 196, cioè il decreto ministeriale 142/1998, univa esplicitamente tra i destinatari dei «tirocini formativi e di orientamento» studenti, laureati, inoccupati, disoccupati, portatori di handicap.Tirocini curriculari. Arriva attraverso la circolare anche una definizione di tirocini curriculari: «i tirocini formativi e di orientamento inclusi nei piani di studio delle università e degli istituti scolastici sulla base di norme regolamentari ovvero altre esperienze previste all'interno di un percorso formale di istruzione o di formazione, la cui finalità non sia direttamente quella di favorire l'inserimento lavorativo, bensì quella di affinare il processo di apprendimento e di formazione con una modalità di cosiddetta alternanza». In pratica i tirocini curriculari sono tutti quelli «promossi da soggetti e istituzioni formative a favore dei propri studenti e allievi frequentanti», a tre condizioni. Uno, che gli stage siano promossi da «università o istituto di istruzione universitaria abilitato al rilascio di titoli accademici, di una istituzione scolastica che rilasci titoli di studio aventi valore legale, di un centro di formazione professionale operante in regime di convenzione con la Regione o con la Provincia». Due, che «destinatari della iniziativa siano studenti universitari (compresi gli iscritti ai master universitari o ai corsi di dottorato), studenti di scuola secondaria superiore, allievi di istituti professionali e di corsi di formazione iscritti al corso di studio e di formazione nel cui ambito il tirocinio è promosso». Tre,  che  il tirocinio si svolga «all'interno del periodo di frequenza del corso di studi o del corso di formazione anche se non direttamente in funzione del riconoscimento di crediti formativi», e qui si fa il classico esempio del tirocinio fatto per la tesi di laurea. Porte aperte agli studenti di ogni ordine e grado (o quasi). Insomma, un'interpretazione estensiva del tirocinio curriculare, che permette di farvi rientrare praticamente tutti gli stage svolti nell'ambito di percorsi formativi. Restano apparentemente esclusi solo i master non universitari, a meno che non si possa farli rientrare con qualche forzatura fra gli «istituti di istruzione universitaria».  Chiarito dunque che tutti i tirocini curriculari possono continuare come prima, e sono esclusi dall'articolo 11 del decreto 138/2011, la circolare ribadisce comunque che «i tirocini formativi e di orientamento non sono preclusi agli studenti, compresi laureandi, masterizzandi e dottorandi, a condizione tuttavia che vengano promossi dalle scuole e dalle università e svolti all'interno di periodi di frequenza del relativo corso di studi o corso di formazione anche se, come sopra ricordato, non direttamente in funzione del riconoscimento di crediti formativi». Insomma gli studenti hanno le porte spalancate verso il tirocinio: possono svolgere sia quelli curriculari sia quelli  di «formazione e orientamento» (per chi crede che ci sia una differenza, ma tant'è: il ministero sembra crederci).Non retroattività. Tutti i tirocini attivati prima del 13 agosto non devono sottostare alla nuova normativa: «Le disposizioni non riguardano i tirocini formativi e di orientamento avviati o comunque formalmente approvati prima del 13 afoso che potranno dunque proseguire in base alla vecchia normativa e fino alla scadenza indicata nel relativo progetto formativo». Se però dovessero seguire proroghe, quelle chiaramente dovranno attenersi alla nuova disciplina.  Ispezioni. La circolare promette una stretta nei controlli degli ispettori del lavoro sui tirocini: «Il personale ispettivo è tenuto a verificare la tipologia di tirocinio, se di formazione e orientamento ovvero se di reinserimento/inserimento». C'è dunque, almeno sulla carta, l'intenzione da parte del Ministero di intensificare i controlli sugli abusi, che sono stati sempre scarsi per non dire nulli, e di punire le aziende che sfruttano gli stagisti obbligandole a «procedere a riqualificare il rapporto come di natura subordinata», cioè ad assumere il tirocinante, o comunque almeno «a consentire al lavoratore di recuperare in ogni caso il credito retributivo maturato a fronte dell'utilizzo abusivo o fraudolento del tirocinio».  Regioni. Il riferimento all'attività ispettiva è anche occasione per specificare la competenza regionale in materia di tirocini: «In assenza di una regolamentazione a livello refguionale continua a trovare applicazione la legge 196/1997 e il relativo regolamento di attuazione».   Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE anche:- Nuova normativa sui tirocini, non ci si capisce niente e si rischia la paralisi: le rimostranze di lettori e aziende sui punti oscuri e sul silenzio del ministero- Nuove norme sui tirocini, per applicarle bisogna capirle: ecco i punti ancora oscuri- La lettera di un addetto ai lavori: «Le nuove norme impediscono di utilizzare il tirocinio per i disoccupati in situazione di svantaggio ed emarginazione»

Consiglio dell'Unione europea: quasi cento tirocini da mille euro al mese, candidature entro fine agosto

Le istituzioni comunitarie da molti anni offrono buone opportunità di tirocinio, permettendo di fare un'esperienza formativa internazionale senza rinunciare a un congruo rimborso spese, spesso superiore ai mille euro. Tra i programmi meno conosciuti c'è quello del Consiglio dell'Unione europea, l'organo che insieme al Parlamento detiene il potere legislativo nella comunità; da non confondere con il Consiglio europeo - istituzione Ue dal 2009 con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona - che definisce gli orientamenti e le politiche riunendosi ma non può approvare atti di legge, né con il Consiglio d'Europa, che non è un corpo comunitario ma un'organizzazione internazionale di promozione dei diritti umani che riunisce 47 Paesi di tutto il mondo. Il programma, che si apre una volta all'anno, è in chiusura proprio in questi giorni: scade infatti alle ore 11 italiane del 31 agosto il termine per candidarsi a uno dei 95 tirocini da cinque mesi l'uno promossi dal Segretariato generale. Il rimborso previsto per il 2012 è di 1070 euro netti mensili (che diventano 1500 nel caso di tirocinanti con disabilità) ma se lo stagiaire «dispone di un qualsiasi reddito esterno al Segretariato può aspirare al contributo finanziario soltanto se tale reddito è inferiore all'importo della borsa di tirocinio», che verrà versata "per differenza" fino al raggiungimento della soglia di 1070 euro. Si può candidare chiunque possieda almeno una laurea triennale, purché non abbia già all'attivo esperienze di stage nelle istituzioni europee e abbia una conoscenza soddisfacente di un'altra lingua Ue - preferibilmente francese o inglese, le due lingue ufficiali di lavoro del Consiglio. Chi poi ha dedicato uno studio (una tesi o una pubblicazione scientifica ad esempio) al tema dell'integrazione europea guadagna qualche punto in più in graduatoria. Si fa domanda online. È necessario innanzitutto avere un account sul sito dell'Epso, l'European Personnel Selection Office, dove poi l'application verrà registrata e resa consultabile da tutte le direzioni del Consiglio, a cui spetta la scelta finale dei tirocinanti. Dopo aver preso visione dell'informativa sulla privacy si può poi accedere al form vero e proprio, disponibile in inglese e francese: tre le sezioni principali, su cui si può tornare in tempi diversi salvando man mano i dati - il consiglio è di cliccare il bottone "Save and next", che a differenza di "Save" controlla anche che il formato dei dati inseriti sia valido, evitando di dover tornare indietro per le correzioni durante la validazione della domanda. In questa fase non serve inoltrare materiale cartaceo di supporto: copia del documento di identità e di tutti i diplomi e i certificati verranno richieste solo dopo l'offerta formale del tirocinio. Le candidature verranno esaminate tra settembre e gennaio e verosimilmente l'ufficio tirocini contatterà i preselezionati (ma anche i quelli esclusi ricevono una comunicazione) a cavallo dell'anno nuovo. Due i periodi di traineeship, sui quali i candidati possono esprimere delle preferenze: dal primo febbraio al 30 giugno 2012 e dal primo settembre al 31 gennaio 2013; è possibile chiedere una proroga di un mese, arrivando a un semestre totale di stage, ma l'estensione non viene coperta dal rimborso. La meta più probabile rimane Bruxelles, headquarter del Consiglio [a fianco, una foto del palazzo Justus Lipsius, che lo ospita], ma una piccola percentuale di stagiaires potrebbe essere assegnata a uno degli uffici di supporto. Come avviene anche per il programma di stage della Commissione Ue, tra i 27 Paesi che partecipano alle selezioni l'Italia è quello meglio rappresentato. Nel 2009 delle 1549 application valide, 268 venivano dal nostro, più del 17% del totale; e l'anno successivo la percentuale era salita a un quinto (1534 domande e 314 erano italiane). Nel 2011 le candidature complessive sono diventate addirittura 1805, aumentando del 16% rispetto in due anni e ancora maggiore è stato l'incremento di quelle italiane, passate a 368. Rimane invece più o meno invariato il numero di posti riservati agli stagisti provenienti dal nostro Paese, una decina; a conti fatti quindi le possibilità di farcela sono davvero basse, il 2%. Giurisprudenza, scienze politiche e studi europei sono prevedibilmente le lauree più frequenti tra chi fa domanda, ma ci sono anche direzioni - Agricoltura e pesca,  Ambiente, Cultura e sport - con esigenze diverse, quindi tutti i background universitari sono validi. Non resta che provare.Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande- Stage retribuiti al Parlamento europeo, candidature aperte fino al 15 maggio per tutte le tipologie. 400 posti a disposizione- Parlamento europeo: risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti  

Master finanziati dallo Stato: nel catalogo Alta formazione corsi di dubbia utilità e prezzi molto alti rispetto al mercato

È scaduto all'inizio di agosto il catalogo interregionale dell’Alta formazione, che dava la possibilità di richiedere dei voucher formativi per partecipare gratuitamente a corsi di specializzazione e master. Grazie al co-finanziamento del Fondo sociale europeo, dodici Regioni finanziano cioè con oltre 30 milioni di euro lo studio specialistico dei loro residenti. Come spesso capita in Italia, però, un’iniziativa tesa a favorire la specializzazione di giovani e meno giovani attraverso l’erogazione di finanziamenti necessari per coprire i costi, spesso alti, dell’istruzione si trasforma in un escamotage per attingere a soldi pubblici gonfiando un po' le spese.Basta dare un’occhiata all’elenco dettagliato degli oltre 2.400 tra master e corsi di formazione e raffrontarli con altri simili, presenti non sul catalogo bensì sul mercato, per rendersi conto che qualcosa è sfuggito di mano. Innanzitutto, nell'elenco appaiono insegnamenti davvero molto strani - un corso in Pet Therapy, un altro in Tourist Assistant - per i quali è lecito chiedersi se sia adeguato permettere l'accesso a finanziamenti così importanti. A un’analisi più attenta si scopre che ci sono anche molti corsi con un rapporto tra ore di lezione e costo totalmente sproporzionato rispetto ai prezzi di mercato. Nella prima categoria c’è il già citato corso di formazione in Pet Therapy – Operatore di Terapia e Attività Assistita dagli Animali organizzato dall’ Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi (ABAP) per la modica cifra di 6mila euro con la promessa di fornire le basi per comprendere le dinamiche di relazione uomo-animale. La figura professionale formata non è, però, tra le più richieste sul mercato e un altro aspetto che stupisce è che, nonostante l’alto costo, le lezioni siano organizzate solo il venerdì pomeriggio e il sabato. C’è poi il corso per Tourist Assistant and Personal Shopper (TAPS) organizzato dai Centri Istruzione e Formazione Professionale Istituti Rogazionisti (C.I.F.I.R.) di Bari: 6mila euro per 240 ore per diventare urban tourist guide, shopping consultant e guest assistant. Qualche dubbio però resta sulla richiesta di questi ruoli nel mercato del lavoro. Nella categoria dei corsi con un rapporto tra ore di lezione e costo poco proporzionato c'è innanzitutto il corso di Specialist in photoshop, dreamweaver, flash, in cui previo pagamento di 6mila euro (per 240 ore) l’Associazione Logos Formazione insegna a usare alcuni software che in realtà quasi tutti imparano a maneggiare da soli. Idem per il corso di Specialist in word e excel, due programmi-base che ogni persona che possiede un computer sa usare, venduto dalla Selform Consulting srl per 4.750 euro (quasi 20 euro a ora).  Nel catalogo interregionale rientrano anche molti corsi in giornalismo, tra cui un master. La differenza non è da poco perché nel caso dei corsi la frequenza non permette l’acquisizione del tesserino da giornalista praticante, possibile invece con il master biennale di I livello in giornalismo dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti. Il costo è di 13.800 euro per il biennio (costituito da 3mila ore di lezione), ma attenzione: l’ammontare massimo del voucher è di 6mila euro e non è detto che l’anno prossimo ci sia lo stesso tipo di finanziamento. Quindi chi deciderà di beneficiarne dovrà mettere in conto di pagare di tasca propria da 1.800 a 7.800 euro. Se almeno però questo master è davvero una porta sulla professione giornalistica, lo stesso non si può dire per gli altri corsi di giornalismo inseriti nel catalogo, che non consentono l’acquisizione del tesserino da giornalista praticante, eppure hanno un più alto rapporto ore/costo. La Arte e Mestieri Onlus per esempio offre per 6mila euro 240 ore di lezioni sul giornalismo online, ma il corso non permette il praticantato e alla fine gli allievi non potranno accedere all’esame professionale. Il master per professionisti della comunicazione nel mondo dello spettacolo organizzato dal Conservatorio di musica G. Martucci di Salerno propone per 6mila euro ben 1.500 ore di lezione: peccato che oltre la metà - per la precisione 830 - siano previste come "studio individuale". Nella lista non mancano le lezioni di inglese: si va da 200 a 280 ore di lezione per un esborso (pubblico) tra i 5mila e i 6mila euro. Il Corso Upper Intermediate B2 organizzato dall’Accademia informatica srl per 5mila euro offre un corso di 200 ore (40 di stage) mentre il Success in Advanced English per 6mila euro propone 280 ore di insegnamento di cui alcune svolte nel college Dulwich a Londra (con la specifica che nel pomeriggio dopo i corsi saranno organizzate anche delle visite guidate in città). C’è poi il First Certificate in English del Centro Studi Mecenate di Bitonto in provincia di Bari: 5mila euro per 200 ore di lezione di cui 30 di viaggio studio presso la Commissione europea a Bruxelles. E qualche dubbio che quel viaggio studio possa davvero «integrare il lavoro teorico svolto durante il corso», come è scritto nella locandina, sembra lecito porselo. In una nota è poi specificato che oltre all’attestato di frequenza sarà rilasciata la certificazione valida a livello comunitario FCE. Senza precisare che l’esame va svolto a parte e non è detto che venga superato da tutti. Totalmente diverso il costo dei corsi normalmente proposti per la preparazione all’esame del First: il British Council per il nuovo corso annuale 2011/2012 chiede 1410 euro o un prezzo ridotto per i corsi intensivi, mentre il Centro linguistico dell’università di Salerno per un corso di livello B2 chiede 400 euro per 100 ore (tra lezioni frontali e autoapprendimento) e altri 80 euro per un minicorso dedicato alle esercitazioni pre-esame, quindi 480 euro contro 5mila. I corsi presi in esame aderenti all’Alta formazione sono certo più lunghi, ma il prezzo sembra un po' gonfiato. Stessa situazione anche per i master di italiano come seconda lingua: l’università Kore di Enna offre per 6mila euro il master di II livello in italiano lingua seconda in contesti multiculturali, ma delle 1.700 ore totali solo 175 sono attività in aula e ben 920, quindi quasi due terzi del totale, sono previste come studio individuale. Il master dell’università di Palermo in Teoria, progettazione e didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera costa sempre 6mila euro ma allo studio individuale sono lasciate 550 ore, quindi "solo" un terzo delle ore totali. Prezzi poco congrui se paragonati a master più accreditati come il master in didattica dell’italiano lingua non materna organizzato dall’università di Perugia, alla ottava edizione e internazionalmente riconosciuto, o quello dell’università di Padova in Didattica dell’italiano come lingua 2: il primo costa 3mila euro per 1.500 ore di lezione, il secondo 2.600 euro.  Insomma, gli oltre 30 milioni di euro finanziati dal Fondo sociale europeo e dalle regioni finiscono per coprire anche corsi e master con scarsi sbocchi lavorativi o che hanno dei costi sproporzionati rispetto al mercato, senza garantire effettivamente un inserimento nel mondo occupazionale. Col risultato di far proliferare master utili più alle tasche di chi li organizza che ai giovani.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Soldi pubblici per pagarsi il master: a disposizione oltre 30 milioni di euro in 12 regioni. Ancora dieci giorni per partecipare al bando- Apprendistato, ancora indietro l'alta formazione. Fiorella Farinelli: «Il mondo produttivo non sembra interessato»

Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi

Anche gli stage finiscono nella manovra che il governo ha appena approvato per contrastare la crisi, pubblicato in Gazzetta ufficiale l'altroieri. All'articolo 11 si incontrano infatti due disposizioni, sotto il titolo «Livelli di tutela essenziali per l’attivazione dei tirocini». La prima, dopo aver ribadito (qui nulla di nuovo) che «I tirocini formativi e di orientamento possono essere promossi unicamente da soggetti in possesso degli specifici requisiti preventivamente determinati dalle normative regionali in funzione di idonee garanzie all’espletamento delle iniziative medesime» e aver chiarito le categorie a cui non si applica la nuova regola («Fatta eccezione per i disabili, gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti e i condannati ammessi a misure alternative di detenzione»),  riduce drasticamente la durata massima: «i tirocini formativi e di orientamento non curriculari non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese». Inoltre delimita anche il perimetro di utilizzo di questo strumento, stabilendo che debba essere riservato a chi sta compiendo o ha appena completato un percorso formativo: «Possono essere promossi unicamente a favore di neo-diplomati o neo-laureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento dei relativo titolo di studio». Resta poco chiaro cosa ne sarà di chi ha una formazione post-laurea (master, dottorati, corsi di specializzazione). La seconda disposizione, infine, rimanda a eventuali leggi regionali o, in caso non ve ne siano, all'articolo del pacchetto Treu e al decreto ministeriale 142/1998, da ormai tredici anni punto di riferimento per l'attivazione di stage. Le nuove disposizioni, già in vigore da ieri grazie all'immediata efficacia dello strumento del decreto legge, sono dunque immediatamente operative e impediranno per i prossimi 60 giorni di attivare stage più lunghi di sei mesi, e di attivarli in favore di persone che abbiano già conseguito l'ultimo titolo di studio da oltre un anno. Una misura condivisa dalla Repubblica degli Stagisti, che nella sua Carta dei diritti dello stagista già da due anni suggeriva fin dal suo primo punto che gli stagisti dovessero essere giovani e privi di significative esperienze lavorative alle spalle («A questo proposito deve essere incentivato lo svolgimento di stage da parte di persone che stiano ancora compiendo un percorso di studi»), e al punto sette indicava proprio i sei mesi come durata massima opportuna: «Lo stage deve avere una durata adeguata al progetto formativo e sopratutto alle mansioni che lo stagista è chiamato ad apprendere. Tale durata può essere quantificata in un massimo di sei mesi».Anche i Giovani non + disposti a tutto della Cgil giudicano positivamente questo specifico punto del decreto legge. «Nel disastro della manovra questo è un punto positivo, esito delle nostre richieste e iniziative comuni e del tavolo con le parti sociali» commenta la 33enne Ilaria Lani [foto sopra], responsabile per le politiche giovanili della Cgil: «Dobbiamo mettere alcuni limiti forti all'uso e spesso all'abuso dello stage, con l'obiettivo di favorire l'apprendistato. Mi pare che dodici mesi e sei mesi siano limiti ragionevoli, funzionali a far fare una esperienza che poi deve trasformarsi in lavoro con tutte le tutele contrattuali». Lani però non dimentica che sono rimasti fuori punti importanti, tra cui quello monetario: «Rimane adesso da concludere il tavolo con le regioni per aggiungere le altre tutele e garantire anche il rimborso spese, un punto che al tavolo era controverso. E poi bisognerà prevedere anche norme di tutela per gli stage curriculari». Il limite di durata dei sei mesi vale infatti solo per gli stage attivati dopo il termine degli studi: per gli studenti universitari invece permane la possibilità di svolgere periodi di formazione più lunghi, fino a dodici mesi.I due nuovi paletti incontrano invece la perplessità delle aziende. Il limite dei sei mesi di durata viene criticato da Paolo Citterio, presidente e fondatore di Gidp - Gruppo intersettoriale direttori risorse umane: «Gli stage di nove o dodici mesi servivano alle imprese come periodo di prova, per valutare le capacità di un candidato». E anche limitare lo stage ai primi dodici mesi dopo la laurea sarà secondo Citterio un boomerang, che renderà più difficile l'incontro domanda-offerta: «Vietando di fare tirocini oltre i dodici mesi dalla laurea il legislatore dimostra purtroppo di vivere in un altro mondo. Non è facile trovare imprenditori che puntino subito su di te, quindi limitare l'arco temporale è una scelta assolutamente miope. Il periodo dovrebbe essere esteso ad almeno 24 mesi dopo il conseguimento del titolo di studio». In ogni caso, avverte il giuslavorista Michele Tiraboschi [qui l'intera intervista], i paletti posti nell'ambito della manovra potranno essere facilmente abbattuti dalle singole Regioni attraverso normative regionali: per esempio i disoccupati, che secondo l'attuale testo al momento non rientrano tra le categorie a favore delle quali possono essere attivati stage, potrebbero essere ricompresi se qualche Regione decidesse di legiferare in questo senso. Allo stesso modo, i massimali relativi alla durata potrebbero essere nuovamente ampliati, o ulteriormente ridotti, così come il limite temporale tra la data di diploma o laurea e la data di avvio dello stage: «La materia è di competenza delle regioni, e il decreto lo ribadisce dopo che lo ha già detto la Corte Costituzionale con la sentenza n. 50 del 2005. Le Regioni possono dunque fare quello che vogliono. Non escludo peraltro, nelle more della conversione del decreto, un accordo tra Stato, Regioni e parti sociali che dica cose più precise a quel punto vincolanti per tutti, anche per le Regioni. Quello del decreto è un segnale di attenzione verso i giovani e contro il lavoro irregolare».Eleonora VoltolinaPer saperne di più, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE anche:- Superstage in Calabria, l'incredibile mossa della Regione: ancora una proroga. Così gli stage dureranno tre anni, anche se per legge il massimo sarebbe uno- Tirocini nei tribunali, per aumentare l'indennità dei disoccupati in mobilità la Regione Abruzzo inventa il nuovo ibrido «lavoratore - stagista»- Stagisti sfruttati, i casi finiti in tribunale- Identikit degli stagisti italiani, ecco i risultati: troppo spesso i tirocini disattendono le aspettative- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducenteE anche:- «Stagisti sfruttati, ribellatevi: anche il sindacato sarà al vostro fianco»: la promessa di Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil- La Cgil scende in campo per stanare gli sfruttatori di stagisti con la campagna «Non + Stage Truffa»- Paolo Citterio: stage sì, anche di un anno. Ma mai gratis! - Lo stage, formidabile strumento di selezione - editoriale di Paolo Citterio per la Repubblica degli Stagisti- Peter Pan non per scelta ma per forza: nelle pagine di «Gioventù sprecata» i motivi che impediscono ai giovani di diventare adulti

Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. Dall'Italia è ancora boom di domande

Manca meno di un mese alla chiusura delle candidature per uno dei 600 tirocini da mille euro al mese presso la Commissione europea, che avranno inizio a marzo 2012 (summer traineeships) e coinvolgeranno per cinque mesi laureati da tutta Europa. La competizione in generale è agguerrita, ma l'Italia rappresenta un unicum: sono una trentina i Paesi ammessi alle selezioni ma oltre un quarto delle application totali proviene proprio dal nostro, con un incremento del 38% negli ultimi due anni - nonostante il numero di posti a disposizione degli italiani sia rimasto invariato, una settantina a tornata. L'ultimo dato a disposizione è del 2010: 1200 tirocini in palio, 21.500 domande considerate valide, oltre 5.800 italiane. Un vero e proprio assalto che sembra non arrestarsi, anzi. Per il bando che si è chiuso lo scorso gennaio, valido per i winter traineeships in avvio il prossimo ottobre, dall'Italia sono partite quasi tremila candidature su un totale di 10.423: il 28%.Il form rimarrà disponibile sul sito fino a giovedì 1° settembre, ma è bene non muoversi all'ultimo momento per evitare di sovraccaricare il sistema e riscontrare difficoltà nell'inoltro. La domanda va preparata con cura; intanto è sempre bene leggere prima la sezione Faq, che risponde chiaramente agli interrogativi più comuni, e il regolamento generale. Il passo successivo è l'application online, che va compilata in una delle lingue di lavoro della Commissione - inglese, francese o tedesco - se si fa domanda per un tirocinio amministrativo, e in una qualsiasi delle lingue ufficiali Ue - italiano compreso quindi - se si è interessati a un translation traineeship. Si accede previa registrazione, poi si può procedere a completare le cinque sezioni (tra cui una motivazionale), anche in più tappe. Dopo aver cliccato il fatidico "Invio" è necessario spedire una copia della domanda al Traineeship Office, preferibilmente per raccomandata, entro il 1° settembre: farà fede il timbro postale [sotto, parte dello staff che vaglia le domande; al centro il capo dell'ufficio Annemarie Bruggink]. Vanno allegate le copie di tutti i documenti chiaramente elencati, che non necessitano di traduzione e possono essere anche autocertificati. Le certificazioni ufficiali (ad esempio la lista degli esami sostenuti autenticata dalla propria università, o l'attestato di laurea) serviranno solo se si passano le selezioni finali, quindi se qualcosa manca è comunque bene prepararsi per tempo. A proposito di laurea: può partecipare esclusivamente chi ha già conseguito almeno il titolo triennale; anche se manca davvero poco si dovrà aspettare la prossima finestra di candidatura, attesa per gennaio 2012 e valida per i winter traineeships in partenza il successivo ottobre. Secondo il sito del settimanale European Voice, si sta facendo strada l'ipotesi di aprire il bando anche a studenti e laureandi, ma per il momento tutto resta immutato rispetto al passato.  Intanto per chi si candida ora l'esito delle preselezioni verrà pubblicato a fine novembre, quando il blue book sarà completo. Si tratta di una database elettronico - fino ai primi anni novanta era davvero un libro - consultabile da tutte le direzioni, in cui vengono caricati i profili migliori, non più del 25% delle application totali (valide solo se debitamente supportate dalla documentazione cartacea). La decisione finale spetta quindi a ciascun dipartimento, che può fissare autonomamente ulteriori criteri di selezione - un'intervista telefonica ad esempio. Per chi diventa ufficialmente eurostagista la destinazione più probabile è il quartier generale di Bruxelles, ma può capitare di essere assegnati anche a Lussemburgo o in una delle sedi europee di rappresentanza della Commissione. I 1.070 euro netti di allowance (un quarto dello stipendio di un funzionario ad inizio carriera) sono in genere più che sufficienti per mantenersi in queste città; i tirocinanti disabili ricevono poi una maggiorazione fino al 50% del rimborso base, e per tutti il viaggio di andata e ritorno è pagato.Il boom di candidature dall'Italia evidenzia in realtà un successo più generale. Nel 2010, anno del cinquantesimo anniversario del programma [per l'occasione è stato creato anche un gruppo Facebook, che oggi conta quasi 2mila iscritti] si è registrato un incremento nelle candidature totali del 20% rispetto al 2009 - percentuale che raddoppia se si considera solo l'Italia. Per gli stage in avvio il prossimo ottobre, sul podio dei Paesi più rappresentati dopo di noi ci sono le solite Spagna e Romania, con rispettivamente 941 e 665 domande. Alto come sempre anche il numero di quelle francesi, 600, ma a stupire è il Belgio stesso: 375 candidature, su una popolazione che è un sesto di quella della Francia. Legge, Economia, Scienze politiche e internazionali sono le lauree più gettonate, ma in misura inferiore ci sono chances anche per tutte le altre, comprese quelle definite "deboli" come lettere, psicologia, architettura, o quelle in ambito sportivo, artistico, multimediale. Per chi sogna l'Europa, i requisiti minimi sono laurea triennale, cittadinanza europea e ottima padronanza di almeno una lingua tra inglese, francese e tedesco. Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Nuovo bando per 600 stage da mille euro al mese alla Commissione europea: ci si può candidare fino al 31 gennaio E scopri tutte le storie degli ex stagisti in Commissione europea raccolte dalla Repubblica degli Stagisti

«Ritorno al Futuro», prorogati i termini per il bando che finanzia i master dei giovani laureati pugliesi: candidature aperte fino al 19 agosto

A sorpresa, ancora due settimane di tempo per i giovani pugliesi interessati a partecipare al bando “Ritorno al Futuro” che vuole sostenere i laureati disoccupati o inoccupati con borse di studio post laurea fino a 15mila euro. L’avviso scadeva il 13 luglio ma è stato prorogato fino alle ore 14 del 19 agosto. Come si legge sul sito Sistema Puglia, il portale per lo sviluppo e la promozione del territorio e delle imprese, gli assessori al diritto allo studio Alba Sasso e all’attuazione del programma Nicola Fratoianni, sulla base delle numerose sollecitazioni pervenute dai giovani interessati a partecipare all’avviso “Ritorno al futuro”, hanno deciso di modificare alcuni requisiti e posticipare la scadenza.La protesta dei giovani pugliesi esclusi dal bando si era infatti organizzata su internet. Su Facebook era nato un gruppo, che ha superato ad oggi i 200 iscritti, dal nome Ritorno al futuro rubato “gli sfortunati dell’anno 2010/2011” rivolto a tutti gli studenti che stessero frequentando un master e che, alla data del 13 luglio 2011, fossero ancora nella fase d’aula o di stage. Condizioni che li escludevano automaticamente dal partecipare all’avviso. Il fine era «promuovere tutte le azioni utili, ricorso giudiziario in testa, tese a far rientrare nel bando ‘Ritorno al futuro, avviso n.3 del 2011’ la categoria dei master in corso, ingiustamente esclusi dal finanziamento». La protesta ha avuto i suoi effetti e così con la determina dirigenziale 1369 del 4 luglio è stato rettificato il bando poi pubblicato sul Burp (Bollettino Ufficiale della Regione Puglia) giovedì 7 luglio.  Slittano non solo i tempi per la procedura online ma anche per l’invio delle domande, con eventuali allegati, che potrà essere effettuato fino alle ore 14 del 22 agosto.  Non cambiano, però, solo le scadenze. Nel bando iniziale erano esclusi dal finanziamento quei percorsi formativi già in corso e i master per cui si faceva domanda - nel caso in cui fossero stati organizzati in università italiane - dovevano essere già stati approvati dai senati accademici alla data di scadenza dell’avviso. Viste però le tante richieste arrivate da giovani che a causa di questi requisiti non potevano partecipare, si è deciso (come si legge dal testo della rettifica) di ammettere al finanziamento gli interventi di formazione che, alla data di scadenza dell'avviso, risultassero in itinere per le fasi di formazione in aula o stage. Una frase piuttosto ridondante che vuole semplicemente significare che i master al momento in corso, anche per la fase finale (usualmente rappresentata da uno stage), rientrano tra i corsi ammessi al finanziamento. Quindi se un giovane alla data del 18 agosto (giorno precedente la scadenza della domanda) stesse frequentando uno degli ultimi giorni dello stage connesso al suo master potrebbe partecipare al bando ‘Ritorno al futuro’ al pari di chi il corso post laurea deve ancora iniziarlo. Nella rettifica è anche specificato che, nel caso di master non ancora iniziati, basterà che siano stati almeno presentati ai Senati accademici delle università per la dovuta approvazione. In quest’ultimo caso tra gli allegati alla domanda dovrà essere presentato, al posto della brochure ufficiale, un documento equivalente in cui risulti l’attestazione dell’avvenuta presentazione al Senato accademico. L’amministrazione pugliese, prevedendo un aumento delle domande di partecipazione, ha deciso di aumentare il finanziamento complessivo per il bando con altri cinque milioni di euro che vengono sommati ai venti già impegnati. Anche in questo caso il finanziamento sarà per il 50% a carico del F.S.E. (il Fondo Sociale Europeo), per il 40% a carico dello Stato (per un totale di 4 milioni e 500mila euro quali residui di stanziamento 2010) e per il 10% a carico del bilancio regionale (quali competenza 2011).Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli:- Il master lo paga la Regione: fino a 25 mila euro. Ai giovani laureati pugliesi ancora una settimana per rispondere al bando «Ritorno al Futuro»- L'Agenzia delle Entrate dà ragione ai giovani pugliesi beneficiari delle borse di studio «Ritorno al Futuro»: non dovranno pagare migliaia di euro alla Regione- Soldi pubblici per pagarsi il master: a disposizione oltre 30 milioni di euro in 12 regioni. Ancora dieci giorni per partecipare al bando

Soldi pubblici per pagarsi il master: a disposizione oltre 30 milioni di euro in 12 regioni. Ancora dieci giorni per partecipare al bando

C’è tempo fino alle ore 18 del 4 agosto per provare a partecipare gratuitamente a uno dei quasi duemilacinquecento corsi di specializzazione e master finanziabili attraverso il catalogo interregionale dell’Alta Formazione,  giunto alla terza edizione. Dodici le regioni che hanno aderito: Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata,  Puglia, Sardegna, Sicilia. Destinatari dei voucher per favorire la formazione professionale sono, con alcune differenze da regione a regione, gli occupati diplomati o i disoccupati/inoccupati laureati. L’investimento complessivo da parte di tutte le Regioni, grazie al cofinanziamento del Fondo sociale europeo, è di oltre 30 milioni di euro. L’offerta formativa - composta da 230 master universitari e 2194 tra non universitari, accreditati Asfor e corsi di specializzazione – si divide in aree tematiche: progettazione tecnica; direzione e management; informatica e ict; marketing e commerciale; gestione e sviluppo delle risorse umane; comunicazione; amministrazione, finanza e controllo; lingue. Primo requisito richiesto per presentare la domanda è la residenza in una delle regioni che aderiscono al progetto. Mentre gli altri criteri preferenziali per ottenere il voucher sono: il voto di laurea, il reddito, l’età e la coerenza con il tipo di formazione pregressa. Tra le regioni più intraprendenti c’è la Campania, con 565 tra master universitari e non, seguita dalla Puglia con 478 corsi e dal Veneto con 308. L’importo massimo dei voucher è di 6mila euro e la finalità del progetto è di favorire l’inserimento nel mercato del lavoro grazie all’incremento delle competenze professionali in seguito alla frequenza di corsi di alta formazione. Il primo passo per ottenere il voucher formativo è iscriversi sul portale Altaformazione effettuando la registrazione. A disposizione di tutti gli interessati c’è anche una guida interattiva che spiega i passi per l’iscrizione. Nella homepage si può selezionare la scritta Registrati e passare alla compilazione del form. Si deve selezionare il tipo di soggetto a cui si collegherà l’account che verrà creato e scegliere l’opzione utente.  Poi compilare tutti i campi contrassegnati dall’asterisco, scegliere una password e cliccare Salva per la richiesta di registrazione. A questo punto si riceverà un’email con i dati necessari per il primo accesso: username, password e codice di verifica (da usare solo la prima volta). Si passa quindi alla scelta del corso per cui chiedere il voucher e quindi alla compilazione della domanda. Tre i possibili percorsi: partire dalla domanda di richiesta voucher selezionando dalla propria area riservata la voce Richiedi un voucher, oppure selezionare la voce Catalogo dal menù in alto ed effettuare una ricerca secondo criteri precisi per individuare  un corso di proprio interesse o, ancora, per chi non fosse a conoscenza del proprio livello di conoscenze e competenze è possibile cliccare sulla voce Autodiagnosi. Risultati alla mano si potranno controllare i suggerimenti relativi ai corsi di formazione disponibili nel Catalogo interregionale per l’alta formazione che consentono di migliorare proprio le competenze critiche.Bisogna quindi scegliere il corso da associare alla domanda di voucher e per farlo è necessario selezionare la regione e la provincia dell’attività formativa, che non devono necessariamente essere quelle in cui si ha la residenza.Ogni regione ha stabilito l’ammontare dei voucher e i requisiti per richiederli. Per conoscere questi requisiti è necessario consultare gli avvisi delle singole regioni e quindi dalla home page del sito Altaformazione selezionare la regione desiderata e accedere alla sezione Avvisi e documenti o alla sezione FAQ. Scorrendo i dettagli dei bandi regione per regione, si scopre che il finanziamento massimo previsto da quasi tutte per ogni voucher è di 6 mila euro, escluse Emilia Romagna e Lazio dove il tetto massimo è di 5 mila.La Sardegna è la regione che ha stanziato più soldi, 11 milioni di euro. La richiesta può essere inoltrata dai residenti in regione disoccupati, inoccupati e occupati in possesso di un titolo di laurea e da occupati o in mobilità in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. La Sicilia ha stanziato invece 8 milioni di euro e la richiesta per i voucher può essere avanzata dai residenti laureati sia occupati sia disoccupati, inoccupati o in mobilità. In Puglia i fondi totali stanziati sono tre milioni di euro e possono fare domanda i laureati e diplomati di scuola secondaria superiore purché occupati, anche in Cigo (cassa integrazione guadagni ordinaria) e Cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria). Sono esclusi dal finanziamento i laureati disoccupati e inoccupati a cui già si rivolge il bando Ritorno al Futuro. La Campania ha stanziato due milioni e mezzo di euro e al bando possono partecipare tutti i residenti in regione che siano disoccupati (quindi iscritti ai Centri per l’impiego dopo aver dichiarato l’immediata disponibilità al lavoro) e in possesso di un titolo di laurea. Il Veneto e la Liguria hanno stanziato un milione e mezzo di euro e in entrambe le regioni i voucher copriranno solo l’80% del costo dei corsi di formazione scelti. Compilando la domanda il sistema calcola automaticamente in base ai requisiti indicati dal richiedente la quota del contributo erogato dalla regione e quella a carico dell’assegnatario del voucher. Sia in Veneto sia in Liguria le domande possono essere inoltrate dai disoccupati o inoccupati in possesso di un titolo di laurea e dagli occupati, o persone in mobilità, purché in possesso almeno di un diploma di scuola secondaria superiore. Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio e Basilicata hanno stanziato un milione di euro per il finanziamento dei voucher. In Friuli Venezia Giulia è previsto un cofinanziamento a carico dell’utente che deve essere pari almeno al 20% del costo del corso. Sono previsti, però, nel caso di frequenza di un corso in una Regione diversa da quella di domicilio, parziali coperture per le spese di trasporto vitto e alloggio. La domanda in questo caso può essere richiesta dai disoccupati o inoccupati in possesso di laurea o dagli occupati, anche in Cig, purché in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. In Emilia Romagna, gli utenti che possono partecipare devono avere tra i 18 e i 64 anni, essere residenti in regione e disoccupati o inoccupati in possesso di un titolo di laurea oppure occupati o in Cigo, Cigs o mobilità ma in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. Nel Lazio la richiesta può essere avanzata dai disoccupati e inoccupati in possesso di una laurea o dagli occupati o persone in Cigo o Cigs ma in possesso di entrambi i seguenti requisiti: laurea o diploma di scuola secondaria e almeno tre anni di esperienza lavorativa attinente al percorso formativo scelto. In Basilicata i voucher possono essere richiesti dai laureati occupati, inoccupati o disoccupati in possesso di un titolo rilasciato anche da atenei stranieri o da diplomati ma occupati anche in Cigo o Cigs. Nelle Marche sono stati stanziati 300 mila euro per i voucher che coprono l’80% del costo dei corsi e possono essere richiesti da chi non abbia superato il 35° anno di età, sia in possesso di una laurea e sia inoccupato o disoccupato e iscritto ai centri per l’impiego. Il fondo messo a disposizione dalla Valle d’Aosta, invece, è di 150 mila euro. Le domande possono essere presentate da residenti in regione disoccupati, inoccupati con un diploma di laurea o persone in Cigo, Cigs, mobilità o cassa integrazione in deroga ma in possesso di almeno un diploma di scuola secondaria superiore. È previsto anche il rimborso delle spese di vitto, alloggio e viaggio per corsi organizzati a più di 80 km dal Comune di residenza.Conviene controllare nei portali regionali tutti i requisiti, che variano di poco da regione a regione (in alcune ad esempio è necessario anche inserire il reddito I.S.E.E. – l’Indicatore della situazione economica equivalente) e accertarsi delle quote di cofinanziamento privato necessarie in alcuni casi. Una volta compilata la domanda bisogna cliccare il pulsante Esegui la validazione finale della domanda. Se il sistema non rileva errori o campi non riempiti si può stampare il facsimile della domanda per verificare il contenuto. Se tutto è corretto si deve selezionare Completa l’invio telematico della domanda e successivamente, più in basso, il pulsante Ho finito! A questo punto si deve selezionare la voce Scarica la domanda compilata, stamparla, firmarla e ricordarsi di inviarla con eventuali allegati, dove previsto, alle sedi competenti con raccomanda A/R. Sui siti dedicati alle singole regioni sono indicati gli indirizzi a cui spedire il materiale. È importante controllare la scadenza del bando regionale interessato. Se la compilazione online scade quasi per tutti il 4 agosto, la spedizione cartacea ha tempistiche diverse da regione a regione: ad esempio in Campania la scadenza sono le ore 12 dell’8 agosto, in Basilicata le ore 18 del 4 agosto, in Valle D’Aosta (dove la scadenza per la compilazione online sono le ore 13 del 25 agosto) le ore 13 del 26 agosto.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Apprendistato, ancora indietro l'alta formazione. Fiorella Farinelli: «Il mondo produttivo non sembra interessato»- Il master lo paga la Regione: fino a 25mila euro. Ai giovani laureati pugliesi ancora una settimana per rispondere al bando «Ritorno al futuro»

Tribunali sotto organico, in Abruzzo 200 adulti in mobilità reclutati per un maxistage di un anno. Fuorilegge e senza sbocchi professionali

Ancora un caso di utilizzo opinabile dello stage, in aperta violazione del decreto 142/98 che ne stabilisce precisi limiti di durata. E di nuovo, al centro della vicenda, compaiono i tribunali italiani. Questa volta accade in Abruzzo, dove la Regione, e in particolare l'assessore al Lavoro Paolo Gatti [nella foto], ha deciso di stanziare un milione e 146mila euro per finanziare un progetto per quasi duecento tirocini formativi presso gli uffici giudiziari del distretto della Corte d'Appello de L'Aquila, rivolti a persone in mobilità. Il progetto durerà un anno: il doppio del massimo previsto dalla legge che dice espressamente, all'art. 7 comma b, che «i tirocini formativi e di orientamento hanno durata massima non superiore a sei mesi nel caso in cui i soggetti  beneficiari siano lavoratori inoccupati o disoccupati ivi compresi quelli iscritti alle liste di mobilità».I 191 beneficiari, per cui l’unico criterio di accesso è l’iscrizione alla mobilità oltre alla residenza in Abruzzo e il possesso di requisiti professionali compatibili con le attività da svolgere, percepiranno un rimborso spese mensile di 500 euro lordi e ricopriranno quelle posizioni vacanti di cui le amministrazioni hanno fortemente bisogno, ma in corrispondenza delle quali non sono previste assunzioni. Le mansioni da svolgere, per circa 20 ore settimanali (dunque un part time) variano dall’impiegato di concetto, all’autista e all’ausiliario, e gli incarichi saranno distribuiti in tutte le province abruzzesi. La Repubblica degli Stagisti ha contattato la Regione Abruzzo per chiedere come mai abbiano previsto una durata di dodici mesi se la normativa prevede un massimo di sei: ma nessuna risposta è finora arrivata dall'assessorato guidato da Gatti.Del resto, di tribunali che per fare fronte alla carenza di organico reclutano stagisti invece di personale regolarmente assunto tramite concorso ce ne sono purtroppo molti, e la Repubblica degli Stagisti se n'è occupata proprio di recente, documentando come il fenomeno sia diffuso un po’ ovunque in Italia. Uno degli episodi più eclatanti è avvenuto nel Lazio, dove 230 persone in cassa integrazione o in mobilità hanno appena concluso un anno di tirocinio nei tribunali di Roma e provincia e altri 300 stage della stessa durata stanno per essere attivati. E in Calabria è appena stata varata un'ulteriore proroga di un anno per tirocini nelle pubbliche amministrazioni, arrivando alla durata record di tre anni per uno stage.«Dall'analisi di due elementi di criticità: lo stato di mobilità di molti lavoratori e la situazione difficile del personale degli uffici giudiziari abruzzesi abbiamo costruito un percorso originale e innovativo per dare risposte concrete» aveva dichiarato Gatti presentando l'iniziativa: «Diamo un contributo al bisogno di rendere più efficace ed efficiente la gestione della giustizia abruzzese e rispondiamo al desiderio di alcuni lavoratori di rientrare nel mercato del lavoro ed essere socialmente utili». Una risposta in palese contrarietà alla legge, e in più assolutamente priva di possibili sbocchi professionali - dettaglio non trascurabile, considerando che i beneficiari del programma sono appunto disoccupati. La Repubblica degli Stagisti ha più volte sollevato il problema della mancanza di opportunità per il futuro degli ex stagisti delle pubbliche amministrazioni, dato che il loro inserimento è sempre e comunque subordinato alla partecipazione a concorsi pubblici di cui per ora non c’è traccia. E poi c'è il ritorno di quella mentalità assistenzialistica che il giuslavorista Pietro Ichino aveva condannato su questo giornale dopo lo scandalo della Calabria. E infine c'è la questione dell’età. Se si parla di lavoratori in mobilità, è difficile che si tratti di ventenni alle prime armi: con ogni probabilità questi 200 stagisti saranno 30-40enni, magari addirittura 50enni. Persone mature da un punto di vista professionale, a cui non serve un iter formativo di avvio al lavoro, bensì un nuovo lavoro. Certo le difficoltà di una terra come l’Abruzzo, martoriata dal terremoto de L’Aquila, sono innegabili. Ma è davvero una buona idea ricorrere agli stage per tappare i buchi di organico invece di creare effettivi posti di lavoro?Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Tribunali al collasso, sempre più stagisti per coprire i buchi di organico- Superstage in Calabria, l'incredibile mossa della Regione: ancora una proroga. Così gli stage dureranno tre anni, anche se per legge il massimo sarebbe uno- Caso Calabria, l'indignazione di Ichino: «Questi stage di tre anni in realtà sono posti di lavoro creati artificialmente, l'opinione pubblica deve reagire»

Superstage in Calabria, l'incredibile mossa della Regione: ancora una proroga. Così gli stage dureranno tre anni, anche se per legge il massimo sarebbe uno

Dice un proverbio che errare è umano ma perseverare è diabolico. Ne dovrebbe sapere qualcosa la Regione Calabria, che pochi giorni fa ha annunciato di aver prorogato per un ulteriore anno il programma dei ‘superstage’, un caso eclatante di cui la Repubblica degli Stagisti si occupa da più di due anni. Tutto era iniziato alla fine del 2008, quando il consiglio regionale aveva promosso un bando per una serie di stage presso enti pubblici locali, con l’obiettivo di premiare i migliori laureati calabresi dando loro un’opportunità formativa. Le poltrone della presidenza di Regione e giunta erano allora occupate rispettivamente da Agazio Loiero e Giuseppe Bova. Le buone premesse c’erano tutte: congrui rimborsi spese, corsi in aula seguiti dal lavoro sul campo, la finalità di premiare le menti più brillanti sottraendole all’esodo obbligato da una terra afflitta da disoccupazione cronica. Ma ciò che aveva spinto la Repubblica degli Stagisti a interessarsi del caso – sollevando un polverone sfociato in una doppia interrogazione parlamentare del giuslavorista e senatore Pietro Ichino – erano stati gli aspetti dubbi, al confine con l'illegalità, di tutta questa vicenda. I principali: la soglia d'età per l'ammissione era infatti di ben 37 anni, fase della vita in cui ci si aspetta che una persona abbia un lavoro vero e non è l'ideale inserirla in un percorso di stage, e – il punto più eclatante – la durata di ben 24 mesi, due interminabili anni di formazione per mansioni poi non così specialistiche, o comunque non tali da giustificare un periodo tanto lungo. E a rincarare la dose proprio su questo ultimo elemento, palesemente contrario alla legge (ai sensi del dm 142/1998 il massimo per uno stage è di 12 mesi compresi i rinnovi, eccezion fatta per i disabili ai quali se ne concedono 24), arriva adesso la notizia della proroga disposta dal presidente del consiglio regionale Francesco Talarico e della giunta Scopelliti [nella foto]: l'ennesima tappa di una storia che restituisce l'immagine di una politica attenta non tanto a costruire progetti sensati quanto ad attrarre consensi. In questo caso quelli dei 367 superstiti del programma (inizialmente erano 500, poi diminuiti dopo una lunga serie di abbandoni), che negli ultimi due anni si sono più volte fatti sentire: talvolta denunciando con sincerità la totale assenza di formazione nel loro percorso, più spesso reclamando il "diritto" di proseguire l'esperienza professionale, cioè di essere assunti: cosa pressochè impossibile dato che nella pubblica amministrazione l'accesso è blindato dai concorsi. Quello che torna a chiamarsi 'programma stage' - dopo la fase in cui era stato ribattezzato 'programma voucher' proprio per coprirne gli aspetti più controversi dietro la facciata di un nome diverso - sarà dunque prorogato fino al 31 agosto 2012, «con un investimento di 3 milioni e 670mila euro, di cui 2 milioni 120mila a carico del bilancio regionale», fa sapere in un comunicato il consiglio. Per Talarico «dovranno poi essere i soggetti istituzionali, dove i giovani svolgono attività di stage, a dover decidere sul futuro dei 367 laureati calabresi». Dunque, a partire dal primo settembre 2012, la Regione se ne laverà le mani. È Scopelliti a ribadire - con toni perfino polemici durante la conferenza stampa - che «tra un anno non vi sarà alcuna proroga e la regola d'accesso alla pubblica amministrazione avrà un’unica via, quella del concorso pubblico, che garantisce tutti e consentirà a ogni laureato pari opportunità». E allora perché una proroga che allunga di altri 12 mesi, per un totale di 36, uno stage che già era fuori norma prima di questo nuovo provvedimento? E che vede coinvolte persone che oggi hanno anche più di quarant’anni (nel 2008 il bando era aperto a chi non ne avesse ancora compiuti 37), che si ritroveranno ancora inquadrate in tirocini con ogni probabilità privi di sbocchi professionali? Le amministrazioni pubbliche calabresi – a cui peraltro era stato anche promesso l'anno scorso un bonus di 10mila euro triennali per ogni assunzione - non hanno dimostrato fabbisogno di personale né hanno probabilmente la liquidità necessaria per indire concorsi. Ed è difficile credere che la formazione ricevuta presso questi enti abbia fornito ai partecipanti un know how spendibile su un mercato del lavoro davvero competitivo, magari privato. Il rischio è, insomma, che questi superstagisti abbiano sprecato due anni della loro vita, in cui sì hanno avuto la garanzia di un’entrata di 800 euro netti al mese, ma a ben vedere non hanno costruito nulla per il futuro. Sotto l’egida di quell’assistenzialismo fortemente criticato anche da Pietro Ichino nei suoi interventi. Risultato finale di questa ulteriore proroga? Si fa perdere altro tempo ai giovani e si alimentano le  loro illusioni, si incrementano sacche di precarietà e si sperpera altro denaro pubblico. È proprio Scopelliti poi a rivelare perplessità sulla misura quando dice che questi giovani da 110 e lode in questo modo «sono sprecati». «Questi ragazzi devono essere valorizzati sia nelle pubbliche amministrazioni che nel privato», ha dichiarato. «I ragazzi sono una ricchezza per questa regione, non un peso. Dobbiamo essere da sprone ed evitare che diventino vittime delle logiche dell'assistenza». Eppure la proroga ci sarà, in barba al rispetto della legge e alla lungimiranza politica.Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento leggi anche: - In Calabria il consiglio regionale attiva i «superstage»- Superstage calabresi, in arrivo un emendamento-traghetto verso l'assunzione- Superstage calabresi, l'interrogazione parlamentare di Ichino- Calabria, approvata la legge per stabilizzare i superstagisti. Nuova interrogazione parlamentare di Ichino: «Esito paradossale» E anche:- Superstagisti calabresi assunti? Una bella notizia solo in apparenza- Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro della Bocconi: «L'emendamento ai superstage avrà ricadute negative sulla Calabria»- Michele Tiraboschi e Michel Martone sui superstage calabresi: «Per i giovani sono un boomerang- Superstage calabresi, ancora nessuna risposta all'interrogazione parlamentare. Pietro Ichino: il governo non sa che pesci pigliare- I superstagisti calabresi a Pietro Ichino: «Ci aiuti a farci assumere». La risposta del senatore: «Non aspettate lo Stato-mamma, datevi da fare per attirare nella vostra terra buoni imprenditori»