“Poi è arrivato il lockdown, ed è cambiato tutto”: un 25enne racconta la sua laurea e il suo primo lavoro... da casa
Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Filippo Barzaghi, 25 anni, oggi con un contratto di apprendistato in Prometeia.Ho sempre avuto una forte passione per le materie tecnico-scientifiche, motivo per cui ho scelto prima il liceo scientifico e poi una laurea in Ingegneria. Durante la scuola superiore ho dato ripetizione di matematica per guadagnare qualcosina ed essere indipendente economicamente e fino allo scorso anno ho giocato agonisticamente a calcio, poi purtroppo non riuscendo a conciliarlo con il lavoro ho dovuto mollare. Credo che aver praticato uno sport di squadra sia stato fondamentale per la mia crescita personale: il calcio è una scuola di vita e mi ha insegnato molte dinamiche tipiche del lavorare in team oltre ad aiutarmi a potenziare le mie soft skills.La mia prima esperienza all’estero è del 2012, quando ero ancora alle superiori, e grazie al progetto Estate INPSieme, erogato dall’Inps, ho passato due settimane a Warwick, nel Regno Unito. Era un progetto di potenziamento della lingua inglese che cosentiva ai giovani tramite una borsa di studio di partecipare a una vacanza studio. Il programma comprendeva alloggio e pasti, per cui le spese sono state minime.Nel settembre del 2014 ho cominciato il mio percorso universitario al Politecnico di Milano, scegliendo la laurea triennale in Ingegneria Gestionale che ho conseguito nel settembre del 2017. A quel punto ho deciso di continuare gli studi con la magistrale dello stesso indirizzo. Grazie all’iscrizione al Politecnico ho potuto in questa seconda fase svolgere ben due semestri di studio all’estero. Ad aprile dell'anno successivo infatti, contemporaneamente al corso universitario mi sono iscritto al Master QTEM, Quantitative Techniques for Economics and Management, un programma valido solo per gli studenti della facoltà di Ingegneria gestionale a cui il Politecnico di Milano aveva appena aderito. È un network che riunisce studenti talentuosi da diversi atenei che possono quindi svolgere due semestri di studio all’estero beneficiando di un network di aziende partner. La selezione si è basata inizialmente solo sui risultati accademici degli studenti di Ingegneria gestionale. Superata questa prima fase ho dovuto sostenere come requisito obbligatorio il GMAT, Graduate Management Admission Test [un test per determinare l'attitudine personale agli studi aziendali a livello universitario e post-universitario, ndr]. Grazie a questo master ho svolto parte del secondo anno, dal luglio al dicembre del 2018, a Melbourne in Australia e il terzo anno, da settembre a maggio del 2019 a Montreal, in Canada. In pratica ho svolto all’estero l’anno che avrei dovuto seguire al Politecnico e ho potuto conseguire contemporaneamente al diploma di laurea magistrale anche il master. Visto che è un progetto di cui fa parte la mia università non ho dovuto pagare nulla per partecipare al di fuori di vitto e alloggio e in entrambi i casi ho ricevuto una borsa di studio mensile di circa 340 euro. In Australia ho vissuto insieme ad altri due studenti italiani del Politecnico che sono partiti nell’ambito dello stesso programma: l’affitto era pari a 440 euro al mese. Siamo stati fortunati perché di solito i costi sono ben più alti. In Canada, invece, ho voluto provare un’esperienza diversa così sono andato a vivere con studenti non italiani. Ero in un appartamento con altri quattro ragazzi, tre americani e un canadese, e pagavo circa 440 euro al mese di affitto. Ma anche in questo caso i costi sono solitamente più alti. In entrambe le esperienze le principali differenze che ho trovato rispetto all’università italiana sono sia nella modalità di insegnamento, con classi più piccole e di conseguenza una partecipazione attiva degli studenti, sia nella valutazione, con buona parte del voto finale che si basa su lavori di gruppo e progetti fatti durante il semestre. Mi sono trovato molto bene in entrambi i paesi e le due culture mi hanno sorpreso positivamente per disponibilità e apertura mentale delle persone. Ambientarsi è stato facile e anche qui il calcio ha avuto la sua parte! Sia in Australia sia in Canada sono entrato a far parte di una squadra di soccer e questo mi ha permesso di conoscere ancora di più la cultura e fare amicizie. In futuro mi piacerebbe tornare in questi due paesi: la loro mentalità e modo di vivere in maniera spensierata rispecchia molto i miei ideali. Tornato in Italia mi sono messo a completare gli studi e a lavorare sulla tesi. Nel frattempo, durante l’estate dello scorso anno, ho partecipato al Career Day organizzato dal Politecnico. Stavo cercando un’esperienza lavorativa perché non volevo chiudere il mio percorso universitario senza aver mai fatto un’esperienza sul campo. Alla fine mi sono candidato per uno stage di sei mesi presso Prometeia e nel giro di una/due settimane sono stato contattato per un primo colloquio conoscitivo. A questo sono seguiti altri due colloqui, più tecnici, con il partner e il senior manager. Finiti i tre colloqui pensavo di cominciare lo stage e, invece, sono stato ricontattato dall’Hr che mi ha proposto direttamente un contratto di apprendistato di tre anni. Entusiasta per la proposta ho subito accettato e cominciato questo cammino. La proposta era di una Ral che ammonta a 25mila euro lordi annui, più una parte variabile fino al 30 per cento della retribuzione in base alla performance, buoni pasto del valore di 100 euro al mese e benefit aziendale che si aggira sui mille euro. Ho cominciato la mia prima esperienza lavorativa il 10 ottobre dell'anno scorso, pochi mesi prima che tutto fosse chiuso causa Covid. Ricordo bene il mio primo giorno di lavoro in azienda: avevo l’adrenalina a mille, con le stesse sensazioni dei primi giorni di scuola. I miei colleghi sono stati subito molto disponibili e l’ambiente mi è parso familiare. Credo questo abbia facilitato il mio inserimento: riuscire a entrare sin da subito nei meccanismi di un team positivamente è sempre merito dei tuoi compagni di squadra. In Prometeia sono entrato come Junior Consultant, ma in questi mesi ho fatto esperienza su diversi fronti. La cosa più positiva ad oggi è avere mansioni diverse e non ripetitive: ogni giorno sei alle prese con varie attività: ho supportato il project manager nello sviluppo operativo dei tasks, steso dei requisiti business per il cliente, redatto analisi funzionali, testato software e gestito processi bancari. Giornate piene che iniziano tra le 8.30-9.30 del mattino e vanno avanti fino alle 19.30.Poi è arrivato il lockdown ed è cambiato tutto. Non solo abbiamo iniziato a lavorare in smartworking, ma anche la mia fase finale di studio pre laurea è stata a distanza! Lavorare da casa mi ha sicuramente consentito di essere più concentrato sulla tesi. Quando la sera finivo di lavorare mi concentravo sulla stesura e il fine settimana non poter uscire causa lockdown mi ha permesso di passare il tempo libero scrivendo! È stata un’esperienza provante ma sicuramente gratificante. La mia relatrice è stata sempre disponibile a organizzare incontri via Skype per monitorare la stesura del testo. Ad aprile, il giorno della laurea: sembrava uno come tanti, l’ho vissuto con molta serenità. Ero nella casa a Milano che ho preso in affitto insieme alla mia fidanzata, quindi lei era l’unica persona presente fisicamente nella stanza durante la discussione. Ma famiglia e parenti erano collegati in remoto tramite un link che l’università ci ha permesso di condividere con i parenti più stretti. Mi piace pensare che questa modalità atipica di laurearmi mi distingua e mi dia la possibilità di poter raccontare ai miei figli, in futuro, questa esperienza con un pizzico di orgoglio. È stata una laurea diversa da quella di primo livello, principalmente è mancata la possibilità di festeggiare fisicamente con famiglia, amici e parenti. Ma la mia università ha deciso di organizzare una cerimonia di proclamazione quando l’ergenza sarà conclusa: avrò così modo di festeggiare per bene con tutti.Intanto sto continuando a lavorare da remoto, ormai da febbraio. I mesi passati da ottobre all’inizio dello smart working mi hanno dato la possibilità di costurirmi una base solida grazie a cui ho potuto lavorare con più autonomia. Credo che Prometeia abbia gestito al meglio questa situazione di emergenza: la comunicazione è sempre stata ineccepibile e pur lavorando da remoto ho continuato a interagire costantemente con il mio team. Questa modalità consente più flessibilità e una maggiore gestione del proprio tempo però, certo, riduce i contatti umani. Sotto questo punto di vista ho risentito dell’impossibilità di entrare in contatto fisicamente con il mio team. Penso che in futuro un compromesso tra lavoro in ufficio e da remoto possa essere la soluzione migliore, che giova sia al dipendente sia all’azienda. Sono contento della scelta fatta e di aver puntato sulla consulenza e in futuro mi piacerebbe provare anche l’esperienza lavorativa all’estero.Non sono passato attraverso uno stage, ma conosco i problemi, vedendoli nei miei amici. Il principale è il rimborso spese: vedere ripagati anni di sacrifici con rimborsi spesso bassi non è un incentivo per giovani laureati. E poi spesso non sono finalizzati all’assunzione. In questo senso credo che la Carta dei diritti dello stagista sia un ottimo strumento per mettere in evidenza i diritti dei giovani neolaureati, spesso trascurati, e i doveri delle aziende. Credo che proprio per questo dovrebbe essere sponsorizzata di più dalle università.Scegliere il mondo della consulenza significa fare dei sacrifici e a chi volesse intraprenderlo consiglio di seguire corsi di formazione e tenersi aggiornati costantemente per padroneggiare le conoscenze di propria competenza e crearsi un network. E non perdere il contatto con la realtà: perché il lavoro è importante ma la vita e l’aspetto sociale contano di più. Marianna Lepore