L'informatica è il mestiere del futuro ed è anche «un lavoro creativo, emotivo e psicologico». Parola di esperto
Sicurezza informatica, big data, industria 4.0. L’informatica oggi è una materia sempre più trasversale, le cui competenze stanno diventando indispensabili per alcuni dei settori che influiscono maggiormente sulla vita delle persone. Di conseguenza gli sbocchi occupazionali aumentano e con essi la richiesta di nuove figure specializzate. Secondo l’ultima indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, a un anno dalla laurea triennale in Scienze e tecnologie informatiche il tasso di occupazione è del 64,5% e la retribuzione netta mensile media di 1.269 euro. Ma i numeri crescono considerevolmente dopo la laurea magistrale: a un anno dal titolo il 93,4% dei laureati ha trovato occupazione, con una retribuzione netta mensile media di 1.489 euro. Ma come mai il biennio è così rilevante in un settore in cui fra l'altro l'autodidattica prende sempre più piede? «Il divario nel tasso di occupazione fra laureati triennali e magistrali è dovuto principalmente, a mio avviso, al fatto che nel nostro paese viene dato ancora troppo peso ai titoli a scapito delle reali capacità e potenzialità delle persone e, peggio, alla scarsa considerazione che viene data alle esperienze professionali» sostiene Giovanni Grandesso, presidente dell'Anip, l'albo nazionale degli informatici professionisti.«Il paradosso maggiore consiste nel considerare l'IT un elemento strategico, essenziale per la competitività e lo sviluppo» aggiunge «mentre nello scegliere coloro che ne rappresentano la "materia prima", i mattoni portanti, si procede con criteri di selezione e valutazione legati a modelli vecchi, inefficaci nel campo delle "nuove" tecnologie». L'Anip, che è una associazione no profit, si propone proprio di «colmare i vuoti lasciati dalle varie organizzazioni private di categoria, anche attraverso l'erogazione di percorsi formativi di livello evoluto, non riscontrabile nel mercato della formazione "classica"», spiega il presidente. Formazione e aggiornamento professionale obbligatori, copertura assicurativa, networking e collaborazioni in reti di imprese, lavoro e incarichi professionali: questi alcuni dei temi e attività dell'associazione, orientati al severo rispetto delle regole deontologiche ed etiche. «Dal 2001, anno della nostra fondazione, abbiamo elaborato oltre 8mila curriculum e ne abbiamo cestinati altrettanti privi dei requisiti formali richiesti, dalle soft skills alle esperienze pregresse di almeno cinque anni fino al rispetto dei valori del nostro manifesto» spiega Grandesso: La laurea non è condizione necessaria per iscriversi, e sette domande su dieci provengono da informatici senza titoli specifici ma con all'attivo mediamente dieci anni di esperienza pratica. Secondo il presidente Anip «l'autodidattica oggi incide sul settore per il 90%, se accompagnata dalla pratica. La maggior parte delle informazioni / soluzioni tecniche si trova in rete grazie a un modello di condivisione tipico della categoria. L'offerta formativa inoltre è molto ampia, erogata sia da enti autorevoli che da piccole realtà, sino ad arrivare ai singoli professionisti, tra formazione a distanza, webinar, video conferenze etc». Di pari passo con questo fenomeno, tuttavia, l’appeal degli studi in Informatica cresce di anno in anno. Dall’anno accademico 2006/2007 a oggi gli iscritti al primo anno sono passati da 7.354 a 10.217, con un aumento del 28%. Quello che invece non è cambiato è purtroppo il divario di genere: la percentuale di uomini è rimasta predominante (86-87%). Per invogliare le ragazze a scegliere materie come l'Informatica sono state promosse diverse iniziative sia pubbliche che private. Ad esempio nel dicembre scorso il Miur ha stanziato 3 milioni di euro a favore delle iscrizioni ai corsi di laurea scientifici. In particolare, gli atenei potranno prevedere l'esonero parziale o totale dalle tasse o altre forme di sostegno allo studio, e inoltre riceveranno il 20% di risorse in più per le iscrizioni femminili. Tra i progetti privati, citiamo il "Women in Technology Scholarships", promosso da Booking.com in collaborazione con la University of Oxford e la Delf University of Technology, che a partire dall'anno accademico 2018/2019 assegnerà borse di studio per un totale di 500mila euro alle ragazze che sceglieranno di proseguire la propria formazione nel settore dell'Information Technology. Al momento non è possibile quantificare la platea dei professionisti dell’informatica attivi in Italia. «Non siamo in grado di fornire numeri attendibili o stime. Quella che viene in generale individuata come la categoria degli "informatici"» spiega Grandesso «è in realtà un insieme eterogeneo, non ancora classificato, di attività in rapidissima evoluzione e non regolato dal alcun ente o organismo in via esclusiva».Ma quello che si può dire per certo è che la domanda non manca. «In particolare, il mercato richiede progettisti di software, tecnici specialisti di applicazioni informatiche, progettisti elettronici e tecnici specialisti di linguaggi di programmazione. E in futuro serviranno meccatronici, ovvero figure con un mix di conoscenza meccaniche, elettroniche e software; esperti di intelligenza artificiale ed esperti di VR, realtà virtuale e realtà aumentata».
«Nessun informatico rimane senza lavoro: se i laureati aumentassero di dieci volte troverebbero ugualmente impiego»: è netta l’affermazione di Franco Fummi, direttore del dipartimento di Informatica dell’università degli Studi di Verona, riconosciuto dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario come uno dei dipartimenti universitari di eccellenza 2018-2022 per l’Informatica (gli altri dipartimenti eccellenti sono quello dell'università La Sapienza” e dell'università di Salerno), meritevoli di speciali finanziamenti statali. Il settore nel quale saranno principalmente investiti i fondi sarà quello dell’Industria 4.0. «Si tratta del settore che probabilmente esploderà di più, in quanto l’informatica darà vantaggio alla linea di produzione» spiega Fummi: «Per il futuro si prevede infatti il passaggio da una produzione di massa a una produzione massivamente personalizzata, in cui l’oggetto ordinato online sarà prodotto nel momento in cui lo ordiniamo esattamente come lo vogliamo. Questo determinerà una riconfigurazione continua dei sistemi di produzione e richiederà tante nuove professionalità».
Perciò orientare la propria formazione post laurea verso questo ambito può essere secondo Fummi una scelta vincente: «Tra le possibilità segnalo il master in Computer games development, che può sembrare qualcosa di lontano, ma non lo è. Infatti la realtà virtuale su cui si basano tutti i giochi può essere applicata anche nel mondo industriale: strumenti come la visione aumentata o le tecniche di manipolazione e simulazione possono contribuire alla produzione».Un ruolo importante nella quarta rivoluzione sarà giocato anche dalla robotica, «che diventerà sempre più collaborativa, con i robot che non si sostituiranno – come qualcuno crede – alle persone, ma ricopriranno ad esempio alcuni dei compiti più affaticanti. Come ad esempio la robotica chirurgica, secondo la quale il chirurgo durante gli interventi viene assistito da robot specializzati», aggiunge Fummi. Altro settore in espansione è quello della sicurezza informatica, per il crescente bisogno di rendere più sicure le applicazioni informatiche, diventate vitali per tanti ambiti. Dal report Cybersecurity talent: the big gap in cyber protection del Digital Transformation Institute di Capgemini è emerso che tra le varie competenze quelle legate alla cybersecurity registrano il maggiore divario tra domanda e fornitura interna. E il nostro paese ha cominciato ad adeguarsi da un punto di vista formativo, istituendo corsi di laurea in Sicurezza informatica, come quello dell’università di Milano, che è stato il primo in Italia; e avviando percorsi di formazione post laurea, come il master in Cyber Security della Bologna Business School. Un altro dei “lavori del futuro” sarà quello del data scientist, lo scienziato dei Big data. Secondo la società di consulenza McKinsey solo negli Usa ne mancano all’appello 190mila. I data scientist diventeranno necessari non solo nelle grandi multinazionali, ma anche nelle piccole e medie imprese e nella pubblica amministrazione. E ancora, nuove figure saranno richieste nel settore dei cosiddetti sistemi embedded. «L’informatica oggi è pervasiva, in quanto è diventata la parte intelligente di qualsiasi oggetto» spiega Fummi: «L’obiettivo di questo nuovo ramo è far diventare gli oggetti sempre più intelligenti, dai sensori delle automobili ai dispositivi mobili». Quali solo i linguaggi di coding che bisogna assolutamente conoscere per lavorare nell’informatica oggi? «In questo momento un laureato in informatica deve saper utilizzare principalmente tre sistemi di programmazione: C++, Java e Python, richiesti nel 90% dei casi» risponde Fummi: «Ovviamente dipende dagli impieghi, ad esempio per le app Java la fa da padrone, mentre per i sistemi più complessi prevale C++. Ma quello che dico sempre agli allievi è che l’importante è capire i meccanismi, anche perché tra dieci anni sarà tutto diverso, è un mondo in continua evoluzione».Il confronto con l’estero in questo settore è particolarmente importante. «La nostra formazione è una delle migliori in Europa, ma a livello lavorativo la figura dell’informatico è spesso più valorizzata all’estero, ad esempio quello tedesco è un mercato estremamente vantaggioso» puntualizza Fummi: «I nostri studenti sono invogliati a svolgere tirocini curriculari in Germania, Francia, Russia, Inghilterra. E i dottorandi sono tenuti ad andare all’estero almeno per sei mesi durante il percorso e poi anche nel post dottorato». Tante anche le realtà stimolanti per un’esperienza post laurea: in Austria, a Graz, c’è una piccola “Silicon Valley”; a Monaco di Baviera c’è grande fermento nelle automobili e nella robotica; in Francia a Grenoble c’è un tecnopolo per i sistemi sicuri e affidabili; e in Svizzera ci sono due importanti aree industriali di ricerca, all’università di Losanna e all’ETH, l’Istituto di Tecnologia di Zurigo. Quanto all’Italia, gli investimenti di grandi colossi come Apple e Cisco hanno sicuramente dato un segnale importante, ma tanto resta ancora da fare. Secondo il direttore del dipartimento di Informatica di Verona «il prossimo passo dipenderà da come finirà la battaglia per la creazione dei competence centre: se essi verranno finanziati e approvati, allora le grandi aziende vedranno queste aggregazioni con un occhio di riguardo, in quanto potranno guardare a una rete di competenze da mettere insieme e non alle singole università». Uno dei consigli che il direttore Fummi ci tiene a dare agli studenti di Informatica è quello di non fermarsi dopo la laurea triennale: «Con la magistrale si possono trovare lavori più stimolanti e meglio retribuiti. La differenza è che il laureato triennale sa risolvere problemi informatici con le tecniche dello stato dell’arte, il laureato magistrale sa anche porsi il problema di qual è la migliore soluzione, quindi si spinge oltre lo stato dell’arte». Sì, perché «il lavoro dell’informatico è anche un lavoro creativo, emotivo e psicologico. E le migliori soluzioni non sono quelle ottimali dal punto di vista tecnico ma quelle che incontrano il bisogno delle persona e ne migliorano la vita».Rossella Nocca