Chiara, da Roma a Bruxelles sola andata: «Per arrivare qui ho mandato 200 curriculum. Bisogna sempre perseverare»

Giulio Monga

Giulio Monga

Scritto il 27 Ago 2018 in Storie

buone opportunità Commissione Europea stage all'estero Stage in istituzioni europee

La Commissione Europea offre ogni anno 1.300 posti per stagisti europei laureati in ogni disciplina, con un buon rimborso spese: più di 1000 euro mensili, pubblicando ogni anno due bandi. L'avvio degli stage per chi farà domanda entro il 31 agosto, e verrà selezionato, è previsto per maggio 2019. Chiara Bellani, 29 anni, ha partecipato al progetto nel 2017 e ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza.

Sono nata nel 1989 a Roma, dove ho fatto la triennale in Scienze Politiche e della comunicazione alla Luiss. Sempre alla Luiss, nel 2013, ho preso la laurea magistrale in International Relations and Affairs, con una tesi sull’Unione Europea e sulle organizzazioni internazionali. Ho scelto questo tipo di studi perché ho sempre desiderato una carriera di tipo internazionale.

Sia durante la triennale che durante la magistrale ho avuto la possibilità di fare due esperienze di studio all’estero: un Erasmus nell’Università di Oslo nel 2010 e un semestre, nel 2012, all’University of British Columbia di Vancouver, nell’ambito di un accordo di exchange con la Luiss. Per entrambe le esperienze sono riuscita, in gran parte, a coprire le spese con delle borse di studio finanziate per metà dall’UE (programma Erasmus) e dalla Luiss, oltre che con piccoli lavoretti part-time come la baby-sitter.

Dopo la laurea ho deciso di trasferirmi a Bruxelles, dove tuttora vivo.
Lì, nel 2014, ho fatto il mio primo stage nell’azienda European Chemical Region Network, che si occupa di lobbying nel campo delle politiche industriali. Ho trovato quello stage grazie al sito eurobrussells.com, un portale dove vengono  pubblicati annunci per lavorare nella capitale europea – sia nelle istituzioni che nelle aziende – e che consiglio a tutti coloro che sono interessati ad un’esperienza all’estero, soprattutto se interessati a lavorare in un’organizzazione internazionale. Ricevevo un rimborso spese di circa 500 euro, che mi ha consentito di poter avere una piccola indipendenza economica.


Dopo quest’esperienza, durata sei mesi, ho avuto l’opportunità di svolgere – sempre a Bruxelles – un periodo di tirocinio all’Unric (Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite), un’agenzia Onu che si occupa di promuovere le attività delle Nazioni Unite. In entrambi gli stage ho svolto mansioni di advocacy, comunicazione ed organizzazione di eventi, perfettamente in linea con la mia formazione accademica. All’Unric ho svolto anche attività di traduzione, in quanto mi occupavo del desk italiano. L’unico problema, comune a tutti i tirocini all’Onu, è che lo stage non era retribuito: in quel periodo, sebbene avessi già venticinque anni, ho potuto contare unicamente sulla mia famiglia e su altri lavoretti saltuari per sostenermi. Sarei dovuta rimanere all’Onu sei mesi ma, nel settembre 2014, ho interrotto lo stage dopo tre mesi per andare a lavorare nel neonato Liaison Office della Luiss a Bruxelles, dove ho avuto un contratto a Partita Iva con stipendio di circa 1000 euro. È stato il mio primo vero e proprio lavoro, un’esperienza di due anni e mezzo, formativa e molto utile dal punto di vista del curriculum.

A marzo 2017 ho lasciato l’ufficio della Luiss perché ero stata selezionata per un tirocinio alla Commissione Europea nell’ambito del Bluebook Program. Sin dai tempi dell’università, tutti noi studenti di relazioni internazionali eravamo incoraggiati a candidarci per stage e tirocini all’estero, e il Bluebook Program è sempre stata un’esperienza molto sponsorizzata alla Luiss: dopo la laurea mi sono candidata ad ogni bando [ne vengono pubblicati due all’anno, ndr] fino a quando non sono stata selezionata. Non è semplice, infatti, presentare application e essere scelti al primo colpo. Questo soprattutto per noi italiani, in quanto il nostro paese è quello da cui arrivano più candidati in assoluto – anche per via della buona indennità – spesso con background accademico eccellente ed esperienze professionali rilevanti alle spalle.  Motivo per cui gli stagisti italiani sono, tendenzialmente, più vecchi di quelli di altre nazionalità.

Il mio stage si è svolto nella Direzione Generale Istruzione, Cultura, Gioventù e Sport, dove sono stata assegnata all’Unità Istruzione. Una collocazione perfettamente in linea con il mio profilo e per cui la mia esperienza al Liaison Office della Luiss è stata molto utile, sia ai fini della selezione che dell’attività lavorativa. Il rimborso spese previsto dalla Commissione è di 1.175 euro al mese: una cifra consistente, che ti permette di vivere a Bruxelles, dove un affitto costa in media sui 600-650 euro se si è da soli o 500-550 con dei coinquilini.

È stata un’esperienza molto formativa, sia dal punto di vista professionale che umano, in quanto ho stretto diversi legami, sia di amicizia che di lavoro. In questi contesti internazionali avere un proprio network è fondamentale. La gente è molto disponibile e pronta a darti una mano in caso di necessità.

Sin dalla prima settimana di stage ho cominciato a guardarmi intorno cercando delle opportunità di lavoro in Commissione anche al termine del Bluebook Program. Sono stata fortunata perché dopo il tirocinio  sono stata selezionata per un colloquio per sostituire una ragazza che è andata in maternità. Al momento sono ancora qui e lavoro nello stesso Direttorato Generale, dove mi occupo di cultura. In particolare, seguo temi come il traffico illegale di beni culturali (ad esempio le opere d’arte che giungono dalla Siria e i cui proventi vanno a finanziare il terrorismo) o dossier come l’Anno del Patrimionio Culturale Europeo, che è proprio il 2018 e per il quale sono state organizzate diverse iniziative a livello comunitario.

Sono inquadrata come «Agente Contrattuale»
il che significa che ho un contratto annuale che può essere rinnovato per un massimo di sei volte. È vero che non ho ancora un contratto stabile, ma a quattro anni dalla laurea e con già diverse esperienze nel curriculum posso dirmi fortunata e contenta di quella che, per il momento, è la mia carriera. Per un posto da funzionario, invece, occorre passare attraverso dei concorsi molto selettivi, a cui partecipano circa 30mila candidati per qualche centinaia di posti. Ho già provato a farne uno e riproverò in futuro.
Il mio obiettivo, infatti, è quello di poter lavorare in pianta stabile in un’istituzione o in un’organizzazione internazionale. In alternativa, anche un’azienda come l’European Chemical Region Network sarebbe una soluzione ottima per quelli che sono i miei interessi e le mie ambizioni. Quel che è certo è che voglio continuare a muovermi in un contesto internazionale, che è il motivo per cui ho deciso di lasciare l’Italia.

Per quanto riguarda gli stage nel nostro paese, penso che il problema principale sia quello delle retribuzioni, in quanto spesso è difficile anche solo ottenere un minimo rimborso spese. È vero che anche all’estero non è tutto rose e fiori, ma almeno le spese sono garantite nella maggior parte dei casi. Certo, poi dipende tutto da quello che uno ha in testa e si sente di fare. Io ho sempre voluto lavorare nelle istituzioni internazionali e per farlo andare all’estero era una soluzione quasi obbligata. Per altri magari non è così.

A prescindere, da lettrice della Repubblica degli Stagisti – testata che consulto di tanto in tanto grazie alla vostra attività sui social media – trovo che il vostro lavoro sia molto utile ed interessante per i giovani che stanno entrando nel mondo del lavoro. In particolare per la qualità della vostra attività informativa sulle migliori opportunità di stage.

Un consiglio da dare ai giovani che vogliano intraprendere la mia stessa carriera? Non demordete. Documentatevi, non perdete l’entusiasmo e continuate a mandare candidature. Io ne ho mandate più di duecento prima di arrivare a Bruxelles. Non siate narrow-minded ma cercate di avere un approccio il più aperto possibile. Un’organizzazione internazionale può offrire davvero tante opportunità anche se, a prima vista, potrebbero sembrare non in linea con il vostro profilo. Io, per esempio, ho cominciato a lavorare nel campo delle politiche industriali, su cui avevo solo una conoscenza minima. E poi, ancora, rendete il vostro profilo il più internazionale possibile imparando le lingue e facendo esperienze all’estero.

Testimonianza raccolta da Giulio Monga

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