Mitsuru Suzuki: «Vi racconto come dopo lo stage al Parlamento UE sono rimasto a lavorare a Bruxelles»

Irene Dominioni

Irene Dominioni

Scritto il 13 Mag 2018 in Storie

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Chiudono il prossimo 15 maggio le selezioni per i tirocini Schuman al Parlamento europeo. Circa 1.200 euro il rimborso spese in palio e tre le opzioni disponibili: generale, giornalismo e Premio Sacharov. Qui di seguito la testimonianza di Mitsuru Suzuki, che ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza.

Sono nato a Brescia nel 1990 da padre giapponese e madre napoletana. Ho studiato al liceo scientifico e poi mi sono trasferito a Milano per studiare Giurisprudenza. Ho scelto questa facoltà per diversi motivi: la spendibilità del titolo in diversi ambiti, la passione per la giustizia e la politica e laMitsuru Suzukicuriosità verso i meccanismi dello Stato e del diritto. Già durante gli studi avevo compreso bene che mi interessava una carriera all’estero: sono stato due volte in Erasmus in Germania – a Francoforte sul Meno e a Osnabrück – e lì ho dato esami di stampo internazionale e concettuale, come diritto privato comparato, diritto ambientale internazionale e antropologia del diritto. 

Laureato in tempo e a pieni voti con una tesi di diritto amministrativo comparato sulle differenze tra Italia e Germania nella gestione dell’immigrazione, ho scelto poi di svolgere la pratica professionale, sia perché da giovani è molto più facile essere presi, sia perché il titolo di avvocato non fa mai male. L’esperienza, però, non mi è piaciuta: ero sì pagato più della media, ma lavoravo molto e, soprattutto, secondo la mia esperienza l’ambiente forense italiano è difficile perché molto gerarchico. Così ho iniziato ad aspirare a una carriera nelle istituzioni europee

Non avendo molta conoscenza di diritto europeo, ho deciso di seguire un master di un anno di diritto europeo e internazionale alla Libera Università di Amsterdam. L’esperienza mi ha cambiato la vita: la città è magnifica, la gente è molto aperta, ho potuto perfezionare l’inglese e imparare un po’ di olandese. Nel frattempo ho fatto due stage, entrambi con un compenso: il primo per sei mesi come assistente di ricerca di un professore, il secondo per altri sei mesi come ricercatore presso una ONG internazionale chiamata La Strada International. Il tutto lavorando come cameriere la sera

L’idea di fare domanda per uno stage alle istituzioni europee – ho fatto domanda sia per il Parlamento che per la Commissione – mi è venuta dopo una visita a Bruxelles organizzata dall’università: la città e il suo ambiente internazionale mi hanno ispirato molto. Sono stato selezionato durante l’estate 2017 per lo stage al Parlamento europeo, che ho svolto da ottobre 2017 a fine febbraio 2018 al Directorate-General for Parliamentary Research Services (DG EPRS), il centro di ricerca del Parlamento europeo. Ero inserito nell’unità “Comparative law library unit” che si occupa di fornire studi giuridici e di organizzare eventi sul diritto comparato. Lì mi sono occupato di diverse cose: correggere le traduzioni di testi giuridici, fare ricerca su richiesta del mio supervisore, partecipare ai convegni, scrivere report e in generale fare ricerca in materia giuridica e politica per il Parlamento. L’ambiente, per chi è appassionato di questi temi, è fantastico: si assiste a come il diritto si forma, fra riunioni, votazioni e “conversazioni” tra parlamentari, e particolarmente istruttivo per me è stato poter partecipare ad una “missione” a Strasburgo, dove ho assistito ad una sessione plenaria – quella in cui tutti i parlamentari europei si riuniscono per votare.

Per quanto riguarda gli aspetti più pratici, ricevevo una borsa di studio di circa 1300 al mese. Considerato che a Bruxelles gli affitti delle stanze costano dai 350 ai 500 al mese circa, non solo ho potuto vivere bene, ma ho anche potuto mettere da parte qualcosa. Io sono stato fortunato perché trovato casa tramite amici, ma in generale consiglio di mettersi a cercare tra i gruppi Facebook dedicati con un paio di mesi di anticipo, perché sotto data di inizio dello stage c’è molta più competizione. La città mi piace il giusto, ha il difetto di non essere molto pulita, poco a misura dei ciclisti e non molto verde, ma i lati positivi sono che è molto internazionale e aperta, molto viva in termini di iniziative culturali e anche a buon mercato. 

A Bruxelles sono poi rimasto anche dopo la fine dello stage, e ora lavoro per una consultancy politica: informiamo le aziende clienti sulle novità politiche europee che potrebbero influenzare i loro affari e sviluppiamo delle strategie per influenzare la legislazione a loro favore. Per quanto riguarda la ricerca di lavoro, le esperienze al Parlamento o alla Commissione UE sono valutate in modo estremamente positivo, e alcuni annunci a Bruxelles le indicano tra i requisiti di base, soprattutto tra le società di lobby e di consultancy, dove la conoscenza dell’ambito istituzionale è elemento essenziale. In particolare ricordo ai giuristi che, oltre alle lobby e consultancy, a Bruxelles si trovano anche le sedi di alcuni famosissimi studi legali.

Ma trovare lavoro a Bruxelles da italiani può essere complicato, visto che sono tanti i connazionali che lavorano in questi ambienti – si dice che il mercato del lavoro di Bruxelles sia il più competitivo d’Europa! Per riuscire a emergere è molto importante saper sfruttare i propri contatti e avere competenze distintive, come un’ottima conoscenza delle lingue, una formazione articolata e possibilmente delle solide esperienze professionali alle spalle. Essenziale è, in generale, essere aperti e curiosi e cercare di crescere sempre. Io ho impiegato circa tre mesi per trovare il mio impiego attuale, fortunatamente le esperienze di lavoro precedenti mi hanno aiutato, ma può volerci pazienza e personalmente io ho capito solo molto tardi l’importanza del network a Bruxelles. Se però ce l’hai fatta a Bruxelles, potrai farcela in tutta Europa (o forse in tutto il mondo) dopo!

In generale quella dello stage al Parlamento europeo è un’esperienza che consiglio assolutamente. Secondo la mia esperienza, i lati più positivi sono la possibilità di capire meglio come funziona l’Unione Europea, di essere a stretto contatto con le novità politiche europee, di trovarsi in un ambiente internazionale e di conoscere persone interessanti. Lo svantaggio più grande è semplicemente il fatto che poi le possibilità di restare a lavorare nel Parlamento sono molto scarse – la Commissione però dà qualche chance in più.

Se dovessi dare un consiglio, suggerirei di valutare bene il DG per cui fare domanda – frugare nei gruppi Facebook o su LinkedIn e chiedere informazioni a qualcuno che ha già lavorato in una certa unità può essere molto utile – di sfruttare bene il periodo di stage per fare molte conoscenze e di non aspettare troppo per iniziare a cercare lavoro: cinque mesi passano molto in fretta!

Testo raccolto da Irene Dominioni

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