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Fondazione Crui, sospesi tutti i programmi di stage negli enti pubblici in attesa delle nuove linee guida

Sono spariti tutti. Uno dopo l'altro sono stati sospesi i programmi di tirocinio organizzati dalla Fondazione Crui all'interno della pubblica amministrazione. Sotto accusa c'è la riforma del mercato del lavoro, che ha introdotto l'obbligo di rimborso spese per tutti gli stagisti: una norma che non è ancora operativa, visto che la sua applicazione è demandata a delle linee guida che dovrebbero essere approvate entro gennaio, ma che viene invocata per fermare esperienze consolidate.Il primo progetto ad essere fermato, come la Repubblica degli Stagisti ha raccontato quest'estate, è stato quello legato all'Agenzia del Demanio, sospeso a pochi giorni dall'avvio dei tirocini, quando i giovani selezionati erano pronti ad intraprendere questa esperienza. Un secondo tentativo si è avuto a luglio con i tirocini relativi al secondo bando 2012 del ministero degli Affari esteri, andato a vuoto grazie alle proteste dei 555 giovani selezionati che, oltre ad aver dato vita ad un agguerrito gruppo su Facebook, hanno portato la stampa ad occuparsi del caso e l'onorevole Marianna Madia (Pd) a presentare un'interrogazione parlamentare.Un movimento di opinione che non è però riuscito a fermare il blocco del terzo scaglione di stage, le cui selezioni si sarebbero dovute aprire a settembre. Di questo avviso si sono perse le tracce: «ho effettuato il log-in nel sito del ministero per iniziare le procedure della domanda, ma il bando è scomparso», scrive Guido sul forum RdS, «la home page dice che è stato sospeso ma non da altre spiegazioni e non riesco a reperire notizie da nessuna parte riguardo a questa chiusura».Possibile? «La pubblicazione del prossimo bando Mae–Crui è legata alla messa a punto, come previsto dalla legge 92 di quest’anno, dell’accordo tra governo e regioni sulle linee guida dei tirocini ed alle iniziative che da tale accordo deriveranno». Così si può leggere sul sito della Farnesina, che assicura di essere impegnata a seguire «la questione con la massima attenzione» e garantisce che fornirà «informazioni sugli sviluppi delle iniziative assunte dalle competenti amministrazioni per individuare possibili soluzioni».Anche la Fondazione Crui, sul proprio sito, chiama in causa la riforma del lavoro: «a seguito delle nuove disposizioni emanate dal governo con la legge 92 del 28 giugno 2012 che regolano l’istituto dei tirocini formativi e di orientamento ed in attesa di conoscere le “linee guida” che saranno definite dalla conferenza Stato-regioni, i bandi relativi ai programmi di tirocinio gestiti dalla Fondazione programmati per l’autunno 2012 hanno subito delle modifiche al calendario». Più che di modifiche, si tratta di vere e proprie sospensioni.Oltre a quelli del Mae sono stati infatti fermati gli stage al dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione sociale del ministero per lo Sviluppo economico, dieci percorsi formativi della durata di 4 mesi che si sarebbero dovuti svolgere tra il 26 novembre ed il 26 marzo. Discorso analogo per i tirocini semestrali alla Scuola superiore di economia e finanza, il cui inizio era previsto per il 7 gennaio. Il bando emesso dal dicastero dell'Economia e dalla Ragioneria generale dello Stato, esperienze della durata di quattro mesi prorogabili a sei, è invece stato rinviato a data da definirsi.Ma quali sono le ragioni che hanno portato a questa sospensione? E soprattutto, una volta che saranno state redatte le linee guida, che ne sarà di questi progetti? La Repubblica degli Stagisti ha chiesto chiarimenti alla Fondazione Crui, ma l'ufficio stampa non è stato in grado di fornire risposte.Resta quindi un punto interrogativo sul destino delle esperienze formative all'interno della pubblica amministrazione. Inascoltate le soluzioni proposte dalla RdS relativamente ai tirocini del Mae, ignorata la voce di chi afferma che l'obbligo di garantire una «congrua indennità» senza che questo genere «oneri aggiuntivi per la pubblica amministrazione» non è un controsenso logico, ma richiede una semplice modifica al bilancio interno dei ministeri. Come del resto ribadito dalla Camera dei Deputati con la recente approvazione di un ordine del giorno promosso da Madia. Per il momento si sa solo che la Fondazione Crui ha sospeso i tirocini, generando così anche un danno economico a sé stessa visto che, come documentato dalla Repubblica degli Stagisti, le università pagano una quota per le domande di iscrizione presentate dai propri studenti. Entrate che verrebbero meno se la sospensione degli stage per l'impossibilità da parte della pubblica amministrazione a garantire un rimborso spese diventasse definitiva. Possibile che i vari ministri coinvolti, che pure la riforma del lavoro l'hanno votata in CdM, lascino che i tirocini vengano fermati piuttosto che rivedere le proprie priorità di spesa così da consentire a tanti giovani di effettuare un'esperienza formativa di alto profilo?Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché- Mae-Crui sospesi: una pressione per essere esonerati dal (futuro) obbligo di compenso agli stagisti?- Tirocini Crui, anche l'Agenzia del Demanio li sospende per non dover pagare rimborsi agli stagisti- Mae-Crui, parte l'interrogazione parlamentare. E il costituzionalista: «Nessun ostacolo al rimborso»E anche:- Stagisti Mae-Crui, grazie alla Camera il rimborso spese è (un po') più vicino- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?- Ministero degli Esteri, ancora niente rimborso per i tirocini malgrado i buoni propositi della riforma- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfrutta- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici? Ministro Brunetta, dia i numeri

Precari, allarme stipendi: troppo bassi anche per i lavoratori subordinati a tempo determinato

Essere occupati a tempo determinato è sempre meno vantaggioso per i dipendenti e sempre più conveniente per i datori di lavoro. Questo il messaggio che arriva dall’ultimo rapporto Isfol. L’istituto di ricerca lancia l’allarme: un lavoratore a tempo determinato guadagna meno rispetto a un collega assunto a tempo indeterminato e ha meno possibilità di vedere aumentare il proprio stipendio nel corso degli anni.È sufficiente dare un’occhiata alle cifre: nel 2011 lo stipendio netto medio mensile di un dipendente a tempo determinato è stato pari a  945 euro, rispetto ai 1.313 di un lavoratore a tempo indeterminato.In rapporto allo scorso anno lo stipendio netto mensile di un lavoratore a tempo determinato è aumentato solo di un euro, mentre il divario rispetto a un chi è assunto a tempo indeterminato risulta in crescita del 27,2%. Ma chi sono i lavoratori a tempo determinato? Si tratta dei cosiddetti subordinati, cioè chi, secondo l’articolo 2094 del codice civile, «si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell’impresa prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore». I subordinati vanno distinti dai lavoratori parasubordinati - cioè coloro che lavorano con i cosiddetti contratti di lavoro atipici cioè essenzialmente cococo (contratto di collaborazione coordinata e continuativa) e cocopro (contratti a progetto) - che non hanno un riferimento come il contratto collettivo e spesso sono sottopagati.Tornando ai tempi determinati: nella sua ricerca l'Isfol non cita esplicitamente specifiche sottotipologie di lavoro a termine - come sostituzione maternità, sostituzione malattia e sostituzione ferie e lavoro ottenuto tramite contratto di somministrazione - ma si limita a parlare di lavoratori temporanei. Rilevando che, nonostante godano indubitabilmente di maggiori garanzie, come i salari minimi legati ai contratti collettivi nazionali,sono comunque penalizzati. Rientrano nella categoria soprattutto i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni: 713mila rispetto ai 520mila della fascia 35-44, 333mila di quella 45-54 e 110mila di quella 55-64. I settori in cui si ricorre maggiormente a questa tipologia contrattuale sono il secondario e il terziario, con particolare riferimento alla fascia 15-24 anni: sono 345mila gli occupati nel settore secondario a tempo determinato di età compresa tra i 15 e i 24 anni e 204mila quelli impiegati nel terziario, con la stessa tipologia contrattuale e di uguale fascia d'età. Al contrario, i lavoratori occupati a tempo indeterminato sono principalmente persone di età compresa tra i 35 e i 44 anni, quasi 5 milioni rispetto ai 3.238.000 della fascia 25-34. Questo soprattutto perché l’occupazione a tempo determinato rappresenta la principale modalità di inserimento nel mercato del lavoro.Un altro dato significativo riguarda la scarsa dinamica dei salari per i lavoratori a tempo determinato: al di là dell’età, lo stipendio netto medio mensile di un lavoratore a tempo determinato resta sotto i mille euro, mentre per uno a tempo indeterminato passa dai 900 euro della fascia 15-24 anni ai quasi 1.500 di quella 15-64.A spiegare le ragioni di questo differente andamento è Ilaria Lani, responsabile delle politiche giovanili della Cgil: «Innanzitutto un lavoratore a tempo determinato ha meno possibilità di usufruire di scatti di anzianità, in quanto la scadenza del contratto non ne permette l’applicazione, prevista dai contratti collettivi nazionali. Poi parte dei dipendenti a tempo determinato lavora part time e, inevitabilmente, gli stipendi risultano più bassi». Dalla ricerca emerge che un lavoratore a tempo determinato fa più spesso un part time: come mai? «Forse perché la richiesta di flessibilità estrema porta i datori di lavoro, specialmente in alcuni settori, a imporre contemporaneamente sia il part time che il tempo determinato, causando di frequente  la proliferazione di forme di lavoro nero nascoste dietro al part time, proprio perché il lavoratore a termine è più ricattabile». Non va dimenticato infine, come sottolinea anche l’Isfol, che i lavoratori a termine beneficiano meno dei colleghi assunti a tempo indeterminato di straordinari e altri emolumenti. Secondo la Lani «una spiegazione potrebbe essere che le aziende preferiscono proporre straordinari ai lavoratori fissi perché il tempo determinato può essere utilizzato solo per motivi eccezionali e quindi l'uso indiscriminato degli straordinari potrebbe  avvalorare davanti ad un giudice il profilo di illegittimità». In ogni caso, «il lavoro a tempo determinato continua a essere largamente utilizzato: la flessibilità è conveniente per le aziende in termini retributivi. Dovrebbe essere pagata di più e invece costa sempre meno» chiude Ia responsabile giovani della Cgil. Anche se per completezza bisogna aggiungere che a livello contributivo il contratto temporaneo costa esattamente quanto quello fisso, quindi almeno dal punto di vista degli oneri previdenziali non si può dire che sia un risparmio per i datori di lavoro.La riforma del lavoro, approvata in via definitiva alla Camera lo scorso 27 giugno, interviene, tra le altre cose, anche sui contratti a tempo determinato: una novità importante riguarda la conversione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato nel caso in cui esso prosegua per più di 30 giorni (se il contratto ha durata inferiore a sei mesi) o di 50 giorni (se la durata è maggiore di sei mesi) rispetto alla normale scadenza. Una misura che in parte potrebbe ridurre l’abuso di questa tipologia contrattuale. Peccato che per entrare in vigore necessiti di un decreto attuativo, annunciato ma non ancora realizzato.Chiara Del PrioreLa foto di Ilaria Lani è di Salvatore Contino   Per approfondire questo argomento, leggi anche:- Riforma del lavoro approvata. E adesso che succede?- Interinali, 226mila sono under 30: «Buona flessibilità e diritti» garantisce Assolavoro- In Italia si guadagna troppo poco: per rendere dignitose le retribuzioni dei giovani bisogna passare dal «minimo sindacale» al «salario minimo»

Stagisti Mae-Crui, grazie alla Camera il rimborso spese è (un po') più vicino

Il primo tentativo, a fine luglio, non era andato a buon fine. Al secondo è andata meglio: così la Camera dei deputati porta a casa una piccola vittoria sul fronte dei tirocini Mae-Crui - e, più in generale, sulla prospettiva che presto anche gli stagisti in forza presso gli enti pubblici possano godere di un minimo di rimborso spese. Il Mae-Crui è quel programma di stage, di cui la Repubblica degli Stagisti ha spesso parlato, che si svolgono alla Farnesina e nelle sedi del ministero degli Esteri dislocate in tutto il mondo - ambasciate, consolati, istituti di cultura - coinvolgendo ogni anno quasi 2mila giovani studenti universitari e neolaureati attraverso la mediazione della Fondazione Crui. I Mae-Crui sono assurti all'inizio dell'estate di quest'anno agli onori della cronaca perché uno dei bandi era stato inopinatamente sospeso, suscitando la preoccupazione e la rabbia dei ragazzi in procinto di partire, a causa di un malinteso tra ministero degli Esteri e ministero del Lavoro sull'immediata efficacia di quella parte della riforma Fornero che riguarda gli stage, e che dovrebbe introdurre l'obbligo di erogare una congrua indennità a favore dei tirocinanti. Ad oggi, invece, i maecruini non ricevono un euro: anzi devono sostenere di tasca propria tutte le spese legate allo stage, con l'eventuale trasferimento a Roma o all'estero.Il caso, attraverso la Repubblica degli Stagisti e altri media ma sopratutto attraverso un agguerritissimo gruppo su Facebook, era arrivato fino in Parlamento grazie all'iniziativa della deputata del Partito democratico Marianna Madia, che aveva raccolto intorno a sé altri 13 parlamentari (i compagni di partito Oriano Giovannelli, Marialuisa Gnecchi, Donella Mattesini, Giovanna Melandri, Amalia Schirru, Guglielmo Vaccaro, Lucia Codurelli, la pattuglia radicale composta da Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci ed Elisabetta Zamparutti, più l'esponente di Fli Aldo di Biagio) presentando a metà luglio una interrogazione parlamentare indirizzata al ministro del Lavoro e a quello degli Esteri, e la settimana successiva un ordine del giorno legato alla proposta di legge 9/05312/007. Interrogazione rimasta senza risposta, ordine del giorno subito dichiarato inammissibile. Diversa la sorte dello stesso ordine del giorno a settembre: la settimana scorsa il documento, classificato con il codice AC 5325 e collegato al disegno di legge sull'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012, è stato approvato. Nel testo viene riportato brevemente in premessa il fulcro del problema: «la recente approvazione della riforma del mercato del lavoro, […] in previsione della stesura e approvazione di linee guida concordate tra Ministero del lavoro e conferenza Stato-regioni relativamente ai tirocini formativi, preannuncia l'introduzione di un obbligo a riconoscere a ciascun tirocinante/stagista una congrua indennità [...] in relazione alla prestazione svolta; ma dall'altra, al comma 36, dispone che non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Come garantire, stanti queste premesse, la prosecuzione del programma di tirocini Mae-Crui? Per quantificare di quanti soldi ci sarebbe bisogno, l'ordine del giorno riprende un calcolo effettuato proprio dalla RdS: «la testata giornalistica online Repubblica degli Stagisti ha calcolato che per garantire 500 euro al mese a tutti gli stagisti Mae-Crui in forza presso la Farnesina e altre località europee, e 1000 euro al mese a tutti coloro che vengono assegnati a destinazioni extraeuropee, servirebbero tra i 3 milioni e 500 mila e i 4 milioni di euro».Pochi spiccioli di fronte all'enorme bilancio del ministero degli Esteri: ma in tempi di spending review anche pochi spiccioli sembrano difficili da reperire. L'ordine del giorno, rispetto alla prima versione, contiene però un paragrafo nuovo: un riferimento tecnico che potrebbe essere molto importante per incentivare gli enti pubblici a reperire i fondi per la «congrua indennità» da dare ai propri stagisti una volta che - indicativamente a partire dall'inizio del 2013 - essa sarà stata resa obbligatoria dalle linee-guida che Stato e Regioni dovranno concordare in questi mesi. Il paragrafo si rifà  alla «disciplina dell’istituto dell’assestamento del bilancio dello Stato […] recante la legge di contabilità e finanza pubblica» e in special modo alla «disposizione in materia di flessibilità di bilancio» che prevede «la possibilità di effettuare variazioni compensative, in corso d’anno, tra programmi della stessa missione, ivi comprese le spese predeterminate per legge, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica» e inoltre cita una circolare emanata a maggio di quest'anno dal ministero dell'Economia che ha esplicitamente previsto «che per il biennio 2012-2013 possano essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra programmi di missioni diverse».L'ordine del giorno impegna il governo, ovviamente «nel rispetto degli equilibri di finanza», ad «adottare ulteriori iniziative, anche normative, volte a prevedere nell'attivazione dei futuri stage Mae-Crui [...] delle somme anche forfettarie a titolo di rimborso spese e/o indennità, da attingere, a risorse invariate, dagli stanziamenti rimodulabili». «Si tratta di un piccolo passo per rendere lo stage un percorso dignitoso per i giovani, a cominciare dal settore pubblico» commenta Marianna Madia alla Repubblica degli Stagisti: «Un modo concreto di far vivere ciò che di buono c'è nella riforma del mercato del lavoro, che almeno in principio introduce dei miglioramenti nella materia stage. Ora occorre vigilare per l'attuazione della volontà del Parlamento».Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché- Mae-Crui, il ministero degli Esteri avrebbe già i fondi per l'indennità agli stagisti: ecco dove- Tirocini Mae-Crui, la Crui non vuole rischiare che siano cancellati: forse perchè ci guadagna?E anche:- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

I giovani sono i più colpiti dalla crisi, il Cnel: «Sempre più difficile trovare il lavoro per cui si è studiato»

Oltre un milione di lavoratori under 34 in meno rispetto al 2008: è solo uno dei risultati - forse il più esemplificativo - della crisi in atto, dell'ultimo Rapporto sul mercato del lavoro elaborato dal Cnel, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Un esercito di giovani e meno giovani messi ai margini e «solo parzialmente compensato» dice la relazione «dalla crescita dell'occupazione tra i 35 e i 74 anni» come conseguenza del processo di invecchiamento della popolazione. Le stime prevedono infatti che nel 2020 i 57- 66enni arriveranno a rappresentare il 47% della popolazione occupata totale, «a tutto svantaggio delle nuove generazioni». Con un ulteriore paradosso: il tasso di disoccupazione generale è cresciuto solo in forma contenuta nel 2011, ma questo per effetto della contrazione della domanda (ovvero delle imprese che assumono). Senza considerare che a detta del Cnel il mercato del lavoro non ha ancora risentito della nuova recessione. Ad aggravare il quadro generale è poi la composizione dello stock di disoccupati, costituito per quasi un terzo da persone tra i 25 e i 34 anni che – insieme al 22,9% di 15-24enni – formano la maggioranza degli individui in cerca di occupazione. Altra nota dolente: l'incremento della disoccupazione riguarda soprattutto i laureati, passati in un anno dal 5 al 6,8% (per i 25-34enni la percentuale sale dal 10,5 al 13,6%). «I giovani non hanno la possibilità di mettere a frutto le conoscenze acquisite nell’iter formativo» si legge nel rapporto: «Il mancato impiego delle competenze conseguite annulla il rendimento dell’investimento pubblico in istruzione, generando una perdita netta per il paese». A preoccupare è ancora un'altra rilevazione: stavolta sulla durata media della disoccupazione, salita per la prima volta dal 2007 oltre i 20 mesi. Per chi è alla prima esperienza, quindi per i giovani, il periodo di inattività può aumentare anche fino a 25 mesi. lnoltre il sottoinquadramento e il fenomeno dell'overeducation dilagano. Rispetto al 2008 i laureati italiani hanno infatti maggiore probabilità di ritrovarsi a svolgere una mansione non corrispondente alle competenze acquisite. Cresce anche il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, divario molto presente nel nostro paese, con tassi di disoccupazione decisamente superiori alla media per i laureati del gruppo geo-biologico, letterario, giuridico e psicologico (tutti intorno al 25% contro una media generale del 18%). «Ne emerge la necessità di migliorare la corrispondenza tra i titoli di studio richiesti dal mondo produttivo e quelli in possesso delle persone attive sul mercato del lavoro», è l'analisi del Cnel, che individua in questa caratteristica del mercato italiano una delle cause della fuga dei cervelli. La sottoutilizzazione del capitale umano si conferma poi anche per le donne, vittime in Italia di un grave ritardo nel processo di femminilizzazione del mercato del lavoro: l'aumento della forza lavoro al femminile – prevede il Cnel – si protrarrà ancora a lungo portando a processi di cambiamento nelle abitudini di consumo e nel welfare. E ancora, anche per loro è l'overeducation a far sì che tra il 2004 e il 2011 siano cresciute solo le occupate nei settori di medio o basso livello di competenze, «a scapito delle figure a elevata specializzazione». Eppure c'è un dato che fa riflettere: si registra per il 2011 una maggiore «partecipazione al mercato del lavoro» con parallelo consolidamento del fenomeno del 'lavoratore aggiunto', cioè di chi si vede costretto a cercare lavoro a causa del peggioramento delle condizioni di reddito familiari: si tratta quindi soprattutto di donne (11mila unità in più), che spesso per necessità entrano a far parte del mercaro del lavoro. Ma aumentano anche i 'lavoratori aggiunti' immigrati, residenti del Sud e laureati (il 17,6% di chi chiede lavoro). Italia maglia nera poi per il fenomeno Neet (Not in employment, education or training): oltre due milioni di giovani, di cui un quarto è tra i 25 e i 29 anni, contro una media europea - nella stessa fascia di età - del 15,6%.Prova ad aprire uno spiraglio il ministro del Lavoro Elsa Fornero, intervenuta alla conferenza di presentazione del rapporto. «La riforma del lavoro ha il duplice obiettivo di rendere più inclusivo e dinamico il mercato e di modellarlo nel senso di includere donne, giovani e anziani» ha rassicurato, definendo la precedente situazione «un mercato dalle fattezze inaccettabili». Spiegando le misure adottate Fornero ha espresso il «rifiuto della logica 'vai via tu e entra un altro', logica per troppo tempo incoraggiata». La flessibilità in entrata e in uscita per contenere la precarietà e rendere più conveniente il contratto a tempo indeterminato, obiettivi a cui punta la nuova normativa, serviranno a «rendere più dinamico il mercato, con tasso di disoccupazione più basso e transizione scuola lavoro meno lunga, e a ridurre i tempi tra disoccupazione e nuova occupazione». Interrompere il nuovo ciclo di recessione che ha colpito l'Italia «e di cui al momento non si vede il termine» diventa quindi la priorità assoluta. Cosa aspettarsi allora? Di fronte ai dati che mettono in guardia su un'ulteriore contrazione della domanda di lavoro sono diverse le soluzioni che gli studiosi del Cnel suggeriscono: tra queste il sostegno alla competitività delle imprese per la creazione di nuovi posti di lavoro, l'indennità per giovani disoccupati, il potenziamento dei servizi per l’impiego, una formazione pertinente ed in funzione del mercato del lavoro, informazioni attendibili e tempestive sul mercato del lavoro giovanile. Tutte idee che andrebbero messe su un tavolo da subito, perché il ritardo è già molto marcato.Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Cresce la disoccupazione giovanile europea. Scarpetta, dirigente Ocse: «necessari più sussidi per i precari»- Tre milioni di giovani esclusi o sottoinquadrati: Monti, questa è la vera sfida da vincere- Disoccupazione giovanile, la vera emergenza nazionale: l'SOS di Italia Futura e le interviste a Irene Tinagli e Marco Simoni- In Italia un giovane su tre è senza lavoro. Ma è davvero così?

Autunno, è tempo di start-up: finanziamenti e bandi da cogliere al volo

Un’idea che frulla per la testa e la volontà di provare a metterla in pratica? Ecco alcune occasioni da cogliere al volo per ottenere un finanziamento e/o un servizio di tutoraggio nelle prime fasi di start-up. Ogni mese sono diverse le opportunità offerte da regioni, Unione Europea, camere di commercio, fondazioni ed enti privati per fare il primo passo. La Repubblica degli Stagisti ne ha selezionate alcuni, ma attenzione alle date di scadenza per la presentazione delle domande!Il concorso OpenApp Lombardia è un’iniziativa dell’Agenda digitale lombarda, agenzia nata per indirizzare e sostenere la crescita dell’innovazione tecnologica sul territorio. Saranno premiate le prime dieci proposte di applicazioni web o per dispositivi mobili, basate sull’utilizzo di dati pubblici messi a disposizione dalla Regione Lombardia sul sito e da altri soggetti pubblici e privati. Il concorso è aperto ai giovani tra i 18 e i 35 anni. Le proposte (massimo tre per ciascun partecipante) possono essere inviate fino alle ore 12 di venerdì 28 settembre: l'invio deve essere effettuato compilando un form online, previa iscrizione gratuita. Alle dieci idee presenti in graduatoria che avranno ottenuto il punteggio migliore verranno assegnati premi in denaro da  14mila euro per il primo premio a mille euro per il decimo classificato. Chi desiderasse ulteriori informazioni  può scrivere a: adl [chiocciola] regione.lombardia.it.Sempre di premi alla creatività digitale si parla con l’iniziativa della Regione Piemonte che intende premiare i progetti ideati da giovani under 35 che abbiano già avviato un’attività nel settore. Beneficiari dell’intervento sono le micro imprese piemontesi o i liberi professionisti  che al momento della presentazione della domanda abbiano avviato la propria attività da almeno 6 mesi e siano costituite in modo maggioritario da giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Anche per questo bando la scadenza è fissata per venerdì 28 settembre e la dotazione finanziaria disponibile è pari a due milioni di euro. Per chi invece ha un progetto ma non ha ancora pensato a come realizzarlo concretamente, l’acceleratore di imprese di Telecom Italia - Working Capital, che investe nelle start-up italiane del settore digital, internet e green inclusi - mette a disposizione venti grant d’impresa da 25mila euro per progetti della durata di dodici mesi. Per partecipare  è necessario registrarsi al sito, scaricare il kit per proporre l’idea e poi caricare il progetto dettagliato entro domenica 30 settembre. Per qualsiasi dubbio o ulteriore chiarimento è possibile utilizzare l’account Twitter @workingcapital, oppure inviare una mail all'indirizzo info.workingcapital [chiocciola] telecomitalia.it. E manca meno di una settimana - scadenza martedì 25 settembre - alla chiusura di Start Cup Milano Lombardia che premia le nuove proposte in tre categorie: ICT/Tecnologie industriali e servizi, Clean technologies & agroalimentare, Scienze della vita (biotech, dispositivi biomedicali, farmaceutica). Sei vincitori, due per categoria, si spartiranno un primo premio di 10mila euro e un secondo di 2mila. I migliori progetti parteciperanno anche al Premio nazionale dell'innovazione che si terrà a Bari a fine novembre. Sono previsti inoltre premi speciali da 5mila e 4mila euro, offerti rispettivamente dalle Camere di commercio di Milano e di Lecco alla migliore idea imprenditoriale della città. Un autunno ricco di progetti per i più giovani che hanno voglia di scendere in pista, a giudicare anche dal pacchetto di misure che il governo ha promesso di tradurre in legge entro breve: nelle intenzioni del ministro Passera, insomma, le start-up dovrebbero diventare il canale principale per l’innovazione e la crescita.Lorenza MargheritaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- «L'Italia riparta dalle start-up»: ecco il piano del ministro Passera- Startupper, nuova rubrica della Repubblica degli Stagisti dedicata ai giovani che creano impresa- Imprenditoria giovanile, ecco chi la sostiene

Superstage calabresi, la storia infinita: ancora 1 milione e 800mila euro per trasformarli in cococo

Nuova pagina per il programma superstage della Calabria. Quando la Repubblica degli Stagisti ha sollevato, nel lontano gennaio del 2009, la questione dell'anomalo programma di tirocini istituito dalla Regione Calabria, poi sfociata in varie interrogazioni parlamentari del giuslavorista e senatore Pietro Ichino, sarebbe stato difficile immaginare che si sarebbe arrivati al settembre 2012 con i (non più!) giovani stagisti ancora alle prese con il programma della Regione. Ebbene sì: dopo tre anni e mezzo la vicenda non può ancora dirsi chiusa. Perchè è appena arrivato un nuovo stanziamento da parte della Regione per consentire il proseguimento del progetto per i 340 ragazzi ancora coinvolti. Non più con tirocini formativi, ma con contratti di collaborazione dalla remunerazione simile (intorno ai mille euro lordi al mese). Cambia la forma, resta il problema: i cococo non potranno comunque sfociare in un altro tipo di contratto. E nel frattempo 340 giovani con curriculum brillanti sono di fatto impiegati come dipendenti subordinati negli enti locali calabresi, in attesa dell'ennesima proroga.La nuova puntata della "telenovela" è emersa con la richiesta del Comune di Cosenza, che ha sollecitato la Regione a prolungare ulteriormente il programma ex-stage - la cui durata era già stata aumentata di 12 mesi alla prima scadenza, nell’agosto 2011. La sollecitazione è stata prontamente recepita dalla Regione che con i soldi risparmiati grazie alla spending review ha indirizzato nuovi finanziamenti agli enti locali (e non solo al Comune di Cosenza) interessati a concedere una proroga ai propri stagisti: un nuovo stanziamento di un milione e 800mila euro.Il consigliere comunale Marco Ambrogio, che ha sollevato la questione nella riunione consiliare del Comune di Cosenza, giura alla Repubblica degli Stagisti che non vi è ombra di assistenzialismo: «I ragazzi coinvolti nel programma della Regione sono usciti dall’università con 110 e lode e percepiscono uno stipendio di tutto rispetto, pari a 10mila euro lordi l’anno. Sono brillanti e non avrebbero difficoltà a vincere un concorso per essere assunti definitivamente. La proroga al programma, quindi, va letta in quest’ottica. Non è assolutamente una forma di assistenzialismo, tutto il contrario». Il consigliere suggerisce inoltre che «in futuro si potrebbe pensare di inserire, tra i criteri di valutazione di un eventuale concorso pubblico, anche il fatto di aver partecipato al programma della regione come criterio di merito».Dalla Regione specificano che gli ex-superstage sarebbero stati convertiti in contratti a tempo determinato già da un anno. «Lo stage si è svolto nel periodo dal 20 ottobre 2008 al 20 ottobre 2010, senza alcuna interruzione» assicura alla Repubblica degli Stagisti il portavoce del presidente del consiglio regionale calabrese: «Successivamente a far data dal settembre 2011 gli ex stagisti hanno sottoscritto con enti pubblici calabresi contratti di lavoro a tempo determinato o contratti di collaborazione a termine per la durata di almeno dodici mesi. A seguito dell’approvazione della legge regionale n. 36 del 10 agosto 2012 verranno sottoscritti, tra i predetti enti e gli ex stagisti, contratti a tempo determinato di durata di almeno sei mesi». Ma il portavoce sostiene di non essere in grado di fornire ulteriori dettagli circa la natura dei contratti e la remunerazione dei ragazzi coinvolti, perchè la Regione non ha più alcun legame con la gestione pratica del progetto. Il consiglio si sarebbe limitato a stanziare il finanziamento, per poi lasciare tutto nelle mani degli enti locali.Le affermazioni della Regione trovano conferma nelle notizie che giungono dai comuni: da Crotone assicurano che ci sono 9 giovani tuttora impiegati negli uffici con contratti di collaborazione continuativa e coordinata. A Catanzaro, nella "task force anti-evasione", lavorano 12 ex superstagisti con contratti di collaborazione retribuiti quasi interamente dalla Regione (fatta eccezione per un bonus variabile attribuito sulla base dei risultati) con uno stipendio annuo lordo di circa 12-13mila euro.Il presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, spiega così la decisione di prorogare i finanziamenti del progetto ex-superstage: «Vogliamo offrire un’opportunità a giovani brillanti che vogliono lavorare nella Regione Calabria e che, nonostante la difficile congiuntura economica, non si arrendono all’idea di allontanarsi dalla propria terra. Gli interventi adottati non costituiscono una soluzione definitiva; la Regione Calabria ha inteso erogare un contributo in favore di enti pubblici disponibili a sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato con gli ex stagisti e non già a proseguire con questi ultimi attività di formazione e di stage. Tale soluzione rappresenta un’occasione per restare ancora un anno in Calabria nella speranza che nel frattempo l’esperienza acquisita permetta agli ex stagisti un inserimento occupazionale definitivo senza dover lasciare il territorio calabrese impoverendolo di un importante capitale umano».All’epoca della loro istituzione, i tirocini furono ribattezzati “superstage” perchè sin dall’inizio presentavano una durata anomala: 24 mesi, ben al di sopra del limite di legge di 12 mesi consentito dalla legge per gli stagisti non portatori di handicap. Uno strappo alla regola già di per sè straordinario anche visto il target del programma costituito da laureati a pieni voti entro i 37 anni di età, residenti nella regione Calabria, da inviare a lavorare – pardon, a “formarsi” – presso gli enti pubblici e i soggetti istituzionali locali.Il controsenso di un tirocinio formativo lungo due anni e destinato anche ad attempati ultratrentenni era diventato evidente anche al consiglio regionale, che a un certo punto aveva ribattezzato l'iniziativa “programma voucher” dismettendo il nome “stage” per placare le polemiche sugli aspetti più controversi. Un cambiamento solo formale, ovviamente non in grado di modificare la sostanza del programma. Nel 2010, in concomitanza con le elezioni regionali, era stata ventilata l’ipotesi di mettere un punto fermo ai tirocini e istituire un canale preferenziale per l’assunzione dei ragazzi con contratti a tempo indeterminato: impossibile fare a meno di un concorso pubblico, ma si era ipotizzato di attribuire punti in più ai tirocinanti per favorirli nella competizione. In realtà nell’autunno del 2010, scaduti i 24 mesi di stage, e dopo un periodo di stallo, ogni ipotesi di assunzione diretta o indiretta era caduta e il consiglio aveva optato per una proroga di altri 12 mesi, per non lasciare ancora casa i tirocinanti. Nel frattempo il senatore Ichino, uno dei pochi a seguire da vicino la vicenda, sollevava interrogazioni parlamentari  a raffica per chiarire l'anomala (e illegale) questione degli stage infiniti. Senza purtroppo mai ricevere risposte dal ministero del Lavoro.Oggi il problema si ripresenta, anche se non si parla più di stage ma di cococo. Il consigliere comunale Ambrogio torna a prospettare concorsi pubblici con punteggi bonus per gli ex stagisti, mentre dalla Regione si smentisce ogni intenzione di assistenzialismo e anzi presenta il programma come un piece de resistance contro l’emigrazione di ritorno. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole rispetto al 2011, al 2010, al 2009.di Andrea CuriatPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Superstage calabresi, in arrivo un emendamento-traghetto verso l'assunzione- Superstagisti calabresi assunti? Una bella notizia solo in apparenzaE anche:- Consiglio regionale calabrese, la lettera aperta di una superstagista al presidente Bova: non siamo altro che manovalanza per enti assetati di personale- Superstage calabresi, ancora nessuna risposta all'interrogazione parlamentare. Pietro Ichino: il governo non sa che pesci pigliare- Superstage calabresi, l'interrogazione parlamentare di Ichino- Serena Carbone: una proposta al consiglio regionale per valorizzare davvero noi superstagisti- Francesco Luppino, l'ingegnere stagista- Francesco Bonsinetto, dalla cattedra allo stage- Michele Tiraboschi e Michel Martone sui superstage calabresi: «Per i giovani sono un boomerang»- In Calabria il consiglio regionale attiva i «superstage»

Uno stage all'estero nelle istituzioni UE? Ecco oltre 700 opportunità

Con il mese di settembre ritornano le opportunità di stage retribuiti presso gli organismi dell’Unione Europea. Sono numerosi i bandi attivi. A partire dal Parlamento europeo: c’è tempo fino al 15 ottobre per fare domande per i circa 400 tirocini Robert Schumann, un periodo della durata di cinque mesi, con inizio il primo marzo 2013, per approfondire il proprio percorso di studi e familiarizzare con l’istituzione Ue. Destinati unicamente a laureati almeno triennali, è possibile scegliere tra opzione generale e opzione giornalismo (la suddivisione dei posti tra le due opzioni viene stabilita successivamente sulla base delle richieste pervenute). Nel primo caso, i candidati, oltre al possesso della laurea, devono dare prova di aver elaborato, durante il percorso universitario, un lavoro scritto di un certo rilievo oppure un contenuto per una pubblicazione scientifica. Per l’opzione giornalismo, invece, è necessario avere una competenza professionale comprovata da pubblicazioni o dall’iscrizione all’ordine dei giornalisti di uno degli stati membri dell’Unione Europea. La sede del tirocinio varia a seconda dell’ufficio di destinazione e può essere Bruxelles, Strasburgo, Lussemburgo oppure gli uffici informazione di uno dei paesi Ue. Il rimborso spese viene aggiornato nel mese di gennaio di ogni anno: per il 2012 è stato di circa 1.200 euro netti al mese. Oltre a questo trattamento economico, i tirocinanti hanno diritto a un versamento per le spese di viaggio, nel caso in cui la distanza tra il luogo di residenza e quello di svolgimento del tirocinio sia superiore a 50 km. Il versamento è effettuato sulla base di 0,1200 euro al chilometro (da 0 a mille chilometri compresi) e 0,800 euro al chilometro, a partire da 1.001 chilometri. I tirocinanti, percepiscono, poi, un contributo per le spese di missione nei luoghi di lavoro del Parlamento europeo, pari a 380 euro (da Bruxelles a Strasburgo) e 320 euro (da Lussemburgo a Strasburgo o da Lussemburgo a Bruxelles). Nel caso di durate maggiori, hanno diritto a 130,94 euro per ogni giorno in più. Gli stagisti sono coperti da assicurazione e possono usufruire di due giorni di congedo per ogni mese di tirocinio effettuato. Per fare domanda, è indispensabile compilare, entro la mezzanotte del 15 ottobre, l’atto di candidatura online. È possibile fare una sola richiesta per una delle due opzioni di tirocinio.Ci si può, invece, candidare dal prossimo 15 settembre fino al 15 novembre, per i 275 tirocini destinati a traduttori, riservati a titolari di un diploma universitario di laurea o un diploma equipollente, che siano cittadini di uno degli stati dell’Ue o dei paesi candidati, abbiano più di 18 anni e abbiano completato, al momento della presentazione della domanda, studi universitari di una durata minima di tre anni. Fondamentale, poi, una conoscenza perfetta di una delle lingue ufficiali dell’Unione Europea o della lingua ufficiale di un paese candidato e un’approfondita conoscenza di altre due lingue ufficiali dell’Ue. La durata dello stage è di tre mesi, la sede è Lussemburgo è la data di inizio è fissata per il primo aprile. L’importo del rimborso spese, anche in questo caso, è di circa 1.200 euro lordi, cui si aggiungono i contributi per le spese di viaggio (con le stesse modalità dei tirocini Schumann), il pagamento delle spese di missione (170 euro da Lussemburgo a Strasburgo, 130 da Lussemburgo a Bruxelles) e l’assicurazione contro malattia e infortunio. Anche in questo caso bisogna compilare l’atto di candidatura online, nei termini indicati. Chi è interessato a svolgere un’esperienza formativa presso la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha tempo fino al 30 settembre per candidarsi per uno dei 20 tirocini della durata di cinque mesi, con inizio il primo marzo 2013. Necessari laurea in giurisprudenza o scienze politiche e conoscenza del francese letto. Lo stage si effettua a Lussemburgo, dove ha sede l’organismo, in una di queste quattro aree: direzione della ricerca e documentazione, servizio stampa e informazione, direzione generale della traduzione, direzione dell’interpretazione. In quest’ultimo caso, è indispensabile il possesso di un diploma di interprete di conferenza. Il rimborso spese ammonta a 1.200 euro netti. Per fare domanda, è necessario compilare e stampare il modulo scaricabile sul sito, da inviare successivamente via posta all’ufficio risorse umane della Corte (indirizzo specificato sul portale), allegando curriculum e copie di diplomi e attestati.Anche il Comitato economico e sociale Europeo (CESE), organo consultivo dell’Ue, organizza 15 tirocini retribuiti della durata di cinque mesi. Fino al primo ottobre sono aperte le candidature per il periodo primaverile di formazione, che si svolgerà dal 16 febbraio al 15 luglio 2013. La sede del tirocinio è Bruxelles e il rimborso spese mensile è di 800 euro netti. Per fare domanda, è indispensabile avere meno di trent’anni alla data di inizio del tirocinio, essere in possesso di una laurea e aver approfondito uno degli ambiti di competenza del CESE (tra cui unione economica e monetaria, trasporto, energia, comunicazione) attraverso tesi, lavori di ricerca o altri periodi di formazione. Fondamentale è anche la conoscenza approfondita di una lingua comunitaria e una, almeno sufficiente, di un’altra lingua Ue. Il form per la candidatura va compilato online.Scade il 19 settembre 2012 il termine per presentare domanda per un tirocinio di sei mesi (da ottobre 2012 a marzo 2013), con un rimborso mensile di 700 euro netti, presso il CPME (Comité permanent des médicins européens), organizzazione rappresentativa dei medici europei, con sede a Bruxelles. Lo stage è destinato a candidati con laurea magistrale in giurisprudenza, scienze politiche o sociali. Il tirocinante si occuperà del supporto all’organizzazione di meeting ed eventi, dell’assistenza alla redazione dei progetti e di compiti amministrativi e di comunicazione. Tra i requisiti richiesti, una buona conoscenza dell’inglese e, possibilmente, di un’altra lingua dell’Unione Europea, capacità di comunicazione scritta e orale, conoscenza della normativa comunitaria. Anche in questo caso, la candidatura va presentata online, attraverso il form, che si trova sul sito del Comitato.Non è indicata, infine, una data precisa per candidarsi ai tirocini presso la Corte dei Conti europea. Gli stage, della durata di sei mesi e con un rimborso spese pari 1.120 euro netti al mese, sono organizzati in diversi periodi dell’anno. È necessario, tra i vari requisiti, avere la nazionalità di uno degli stati membri dell’Unione Europea, essere in possesso di un diploma universitario riconosciuto o aver completato quattro semestri di studio universitario in un settore che rivesta interesse per la Corte, possedere una conoscenza approfondita  di una lingua ufficiale dell’Unione Europea e una soddisfacente di un’altra lingua ufficiale.Per candidarsi, va compilato (in inglese o francese) il modulo online, scaricabile dalla sezione dedicata, da salvare in formato pdf e allegare al form di richiesta di tirocinio, presente nella stessa pagina.Chiara Del PriorePer approfondire questo argomento, leggi anche:- Aspiranti eurostagisti, ecco le migliori opportunità di tirocinio da qui alla primavera - Tirocini Schuman, un lettore vince e ringrazia la Repubblica degli Stagisti: «Ho saputo del bando grazie alla vostra Newsletter»- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti -  

Premi di tesi e borse di studio, oltre 300mila euro divisi in nove bandi

Università, tempo di test di ammissione e nuove iscrizioni. Un periodo che chi si è laureato da poco magari ricorda con emozione, affetto o - chissà - rimpianto. In ogni caso le occasioni per vedersi riconosciuto l'impegno sui libri, anche a posteriori, non mancano: ecco le più interessanti. Per quanti amano il giornalismo è stato appena bandito il premio "Maria Grazia Cutuli 2012", in memoria dell'inviata del Corriere uccisa in Afghanistan nel 2001, che quest'anno dedica una sezione ad hoc alle tesi di laurea. Informazione relativa ai conflitti, fenomeni di marginalità e disagio, mutamenti geopolitici sono i temi al centro della valutazione, a cui possono sottoporsi elaborati triennali, specialistici (due premi da mille euro netti ciascuno) e di dottorato (2mila euro). Ai vincitori il Corriere della sera offre inoltre tre stage nelle proprie redazioni, «nel rispetto delle normative vigenti»: non è quindi obbligatorio il rimborso e la durata massima è di 12 mesi, secondo le recenti disposizioni della Regione Lombardia - dove ha sede la testata. Al bando sono ammessi i laureati dell'ultimo biennio, cioè dalla sessione straordinaria 2010 fino al 27 agosto scorso (il certificato di laurea, necessario alla candidatura, può eventualmente essere autocertificato), con un voto di almeno 100/110. La candidatura deve pervenire all'Ufficio cultura del Comune di Santa Venerina in provincia di Catania, paese di origine della Cutuli, entro il 30 settembre (fa fede il timbro postale) con cv, copia cartacea della tesi, certificato storico e di laurea e, consigliabile ma non indispensabile, lettera di presentazione a firma del relatore. La cerimonia di premiazione (per la quale è previsto il rimborso di viaggio, vitto e alloggio)  si terrà il 24 novembre presso il teatro Sangiorgi di Catania. Scade invece a breve, il 14 settembre, l'iniziativa dell'ACBGroup, società milanese di servizi alle imprese, che ha istituito due premi da 2mila euro l'uno per tesi sul tema "Servizi pubblici e infrastrutture". Possono partecipare tutti i laureati italiani, senza limiti di età, purché provenienti da una delle facoltà indicate - piuttosto eterogenee: Economia, Architettura, Giurisprudenza, Scienze della comunicazione, persino Scienze motorie. Domanda (un'autocertificazione con i propri dati) ed elaborato cartaceo devono pervenire alla sede della società entro il prossimo venerdì (fa fede il timbro postale) insieme ad eventuali altri lavori scientifici firmati. L'assegnazione del premio è prevista per il 19 ottobre. Come sempre non mancano poi le iniziative per la valorizzazione del territorio. La Società storica aretina fino al 20 settembre accoglie le candidature per il Premio "Aurelio Marcantoni", scomparso giornalista locale, destinato a tutti gli italiani con meno di 35 anni che hanno discusso tesi o pubblicato lavori sulla storia di Arezzo. Per provare a vincere le somme in palio, due mille euro e uno da 700, bisogna inviare alla società certificato di laurea e due copie cartacee del lavoro. La commissione esprimerà il suo giudizio poco prima delle vacanze natalizie e il 6 gennaio 2013, undicesimo anniversario della scomparsa di Marcantoni, ci sarà la premiazione ufficiale, naturalmente ad Arezzo. Rimanendo in zona: l'università di Siena - nonostante il rosso profondo dei propri bilanci - offre oltre 40 premi e borse di studio  di varia entità, divisi tra studenti e laureati. Scade ad esempio il prossimo 10 ottobre il bando "Erica Angelini", studentessa dell'ateneo e poetessa scomparsa a 29 anni, che assegna una somma da 2mila euro alla migliore tesi sui diritti delle persone con disabilità e sul tema dell'accessibilità. I dottori in ingegneria hanno tempo invece fino al 21 dicembre per provare a vincere i 2mila euro del  concorso "Alessandro Zamboni" (tra i fondatori dell'associazione Georgescu-Roegen, anch'egli scomparso giovanissimo). Diverse possibilità anche per gli studenti, quelli di Scienze geologiche, ad esempio (due contributi da 1500 euro l'uno) e di Giurisprudenza (uno da 3mila), entrambi con scadenza il 28 settembre. La facoltà di ingegneria fino al 31 ottobre offre invece mille euro ciascuno a dieci dei suoi migliori iscritti; e per chi quest'anno si iscriverà ad una magistrale sono a disposizione altre 24 borse: c'è tempo fino a fine gennaio dell'anno prossimo. Dalla Toscana all'Emilia Romagna. La provincia di Forlì-Cesena bandisce la 23esima edizione del concorso nazionale "Giuseppe Pedriali", scomparso ingegnere forlivese [a fianco, la premiazione di un ex vincitore]. A bando c'è una somma indivisibile da 8mila euro, destinata al migliore studio nazionale (non necessariamente una tesi) di fisica, ingegneria, chimica o elettrotecnica applicati all’ambito industriale italiano. La domanda, da affrancare con un bollo da 14,62 euro, va spedita per raccomandata A/R entro il 26 settembre (fa fede il timbro) al Servizio posta del Politecnico di Milano, allegando autocertificazione dei dati anagrafici e copia del lavoro, sia cartacea che digitale. La giuria, composta tra gli altri dai rettori del Politecnico di Milano e Torino e da un rappresentante dell’Accademia nazionale dei lincei, si esprimerà nel corso del nuovo anno, mentre la premiazione avverrà entro giugno 2013.Un’interessante opportunità riguarda poi gli studenti dell’università di Modena e Reggio Emilia. L’ateneo ha da poco istituito un fondo di 240mila euro per sostenere i propri iscritti e laureati con 300 borse di studio del valore di 520 euro netti l’una e 120 premi di laurea da 700 euro, distribuiti su tutte le facoltà. Necessaria, nel primo caso, una media di almeno 28/30; mentre ai laureati è richiesto, oltre che buone votazioni, anche la continuità e la puntualità nel percorso di studi completato. Il modulo di domanda va consegnato o spedito in segreteria entro il 31 ottobre, secondo le indicazioni contenute nella pagina dedicata. Inail e Articolo 99, l’associazione degli ex Consiglieri nazionali dell’economia e del lavoro, mettono invece in palio 2mila euro netti per la migliore tesi di dottorato che discuta di sicurezza sul lavoro e innovazioni tecnologiche a supporto. Per partecipare – il bando è aperto a tutti i dottori di ricerca italiani, mentre è escluso il personale di ruolo di università ed enti pubblici - è necessario far pervenire all’associazione romana il modulo autocertificato di domanda insieme a cv e copia dell’elaborato, più abstract, entrambi sia in digitale che in cartaceo (i documenti possono anche essere ritirati a procedimento concluso). C’è tempo fino al 30 settembre.La stessa scadenza vale anche per il Premio “Laura Conti” dell’Ecoistuto del Veneto, dedicato alla memoria dell'ambientalista friuliana. Quanti a partire dall’anno accademico 2005/2005 hanno discusso tesi (di qualsiasi tipo, master e dottorato compresi) su difesa e valorizzazione dell’ambiente, economia equosolidale, sicurezza dei consumatori e simili, possono provare a vincere una delle tre somme in palio da 250, 500 e mille euro. All'istituto, di base a Venezia, vanno inviate una copia cartacea fronte retro e una digitale su cd della tesi; un abstract va invece inoltrato all'indirizzo info [at] ecoistituto.veneto.it. È indispensabile infine effettuare un pagamento di dieci euro per spese di segreteria, allegando la ricevuta al plico di candidatura.  La premiazione avverrà entro fine anno, ma potrebbe anche esserci un dopo: alcune delle ex tesi vincitrici, rielaborate, sono diventate dei volumi, editi dalla Fondazione Icu - Istituto consumatori e utenti. Un altro premio "verde" arriva da Legambiente Brindisi - circolo "Di Giulio", che fino a fine mese offre mille euro lordi (l'ammontare netto dipende dalla situazione fiscale del vincitore) per la migliore tesi specialistica o di dottorato incentrata sul ruolo del porto di Brindisi nei fenomeni di migrazione dei popoli e per la cooperazione tra Paesi del Mediterraneo. Per partecipare è sufficiente far pervenire l'elaborato in forma cartacea e una sintesi del lavoro che, su autorizzazione dell'autore, arricchirà la biblioteca del circolo. Il premio verrà consegnato il 24 novembre durante l'iniziativa “Brindisi porto di accoglienza nel Mediterraneo".Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Meritocrazia, una notte per convincere i giovani a crederci (e le aziende a metterla in pratica)- Post laurea, le 10 regole per scegliere il master giusto- Università come agenzie per il lavoro a costo zero: una deriva da scongiurare

Master e corsi pagati dallo Stato, aperte le candidature per l'Alta formazione

Torna per il quarto anno il catalogo interregionale dell’Alta Formazione, grazie al quale si può provare a partecipare gratuitamente a uno fra gli oltre seicento tra corsi di specializzazione e master presenti in elenco. Quest’anno sono solo dieci le regioni che hanno aderito (due in meno del 2011): Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Molise, Lazio, Basilicata e Campania. Non si riducono solo regioni e numero di corsi, ma cala sensibilmente anche l’investimento complessivo, quasi sempre finanziato dal Fondo sociale europeo, passato dagli oltre 30 milioni di euro del 2011 ai 9 milioni e 638mila euro di quest’anno.L’importo massimo dei voucher resta 6mila euro e sarà erogato solo per una frequenza di almeno il 70% delle ore. Il catalogo è diretto ai giovani laureati disoccupati o inoccupati iscritti ai centri per l’impiego, con l’obiettivo di diminuire la disoccupazione giovanile, ma anche agli over 45 per favorire l’aggiornamento professionale. Meno degli anni scorsi le opzioni tra cui scegliere: i 230 master della passata edizione diventano 73, e i corsi di specializzazione e master non universitari crollano da oltre 2mila a meno di 600. Primo requisito per presentare la domanda è la residenza in una delle regioni che partecipano al catalogo. Gli altri criteri sono l’età, il voto di laurea, l’eventuale passata partecipazione al progetto, la coerenza con il tipo di formazione pregressa. Se nel 2011 ogni regione aveva stabilito un ammontare massimo di voucher diverso, quest’anno hanno tutte scelto il tetto limite di 6mila euro, ma ognuna ha previsto finanziamenti diversi per corsi effettuati fuori territorio. Per conoscere nel dettaglio requisiti e scadenze è necessario consultare i singoli avvisi: dalla home page del sito Altaformazione selezionare la regione e accedere alle sezioni Avvisi e documenti o News. Regione capofila è il Veneto che ha stanziato 2 milioni di euro su risorse del Fondo sociale europeo. È l’unica ad avere la stessa data, 21 settembre, come scadenza per la compilazione online della domanda e per la consegna dei documenti (via posta certificata o normale, ma non farà fede il timbro di spedizione). Possono partecipare i laureati disoccupati o inoccupati, i diplomati occupati o in Cigo (cassa integrazione guadagni ordinaria) e Cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria), e le imprese private per la partecipazione alle attività formative dei propri dipendenti. Saranno riconosciute le spese di vitto, alloggio e trasporto per corsi fuori regione ad almeno 150 km dal comune di residenza. I disoccupati privi di reddito over 40 potranno richiedere i voucher senza obbligo di cofinanziamento privato. Seguono Liguria e Basilicata entrambe con un finanziamento di 1 milione 500mila euro e con la scadenza al 21 settembre per la domanda online e al 24 per la consegna cartacea. Nella prima regione possono partecipare i laureati disoccupati o inoccupati e gli occupati o in Cigo e Cigs almeno diplomati. In questo caso è previsto un cofinanziamento minimo del 20% a carico dell’assegnatario del voucher. Sono previsti rimborsi per corsi fuori regione a più di 200 km dal comune di residenza. Nella seconda regione possono fare domanda i laureati occupati, disoccupati, inoccupati e in mobilità o i diplomati occupati anche in Cigo o Cigs. In base all’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) sarà concesso un contributo per le spese di soggiorno in località diverse dalla residenza. Il Lazio mette a disposizione 1 milione 100mila euro, di cui 100mila dedicati solo all’indennità di frequenza di corsi fuori regione fino a 1.500 euro a testa. Possono fare domanda online entro il 21 settembre - e spedire i documenti entro il 26 - i laureati disoccupati e inoccupati e gli occupati o in Cigo e Cigs almeno diplomati. Il voucher dipende anche dal reddito familiare Isee del 2011 (riferito al 2010): fino a 16mila euro sarà di 6mila, ma salendo di reddito diminuirà - fino a un minimo di 4.500 per chi ha un Isee superiore ai 32mila euro. In questo caso ci sarà, quindi, un cofinanziamento privato a carico dell’utente di 1.500 euro, seguendo i criteri della deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (C.i.p.e.) del 15 giugno 2007. Campania ed Emilia Romagna mettono entrambe a disposizione 1 milione di euro per laureati disoccupati o inoccupati e prevedono anche il rimborso delle spese per corsi fuori regione. In Campania  la scadenza è il 28 settembre, ma è l’unica regione che non prevede l’invio cartaceo dei documenti. La domanda compilata online va stampata, firmata e bisognerà allegarvi a pena di esclusione una marca da bollo. Subito dopo si dovrà fare l’upload della domanda e del documento di identità e fare l’invio telematico definitivo. In Emilia Romagna la scadenza online è il 21 settembre e c’è tempo fino al 22 per spedire i documenti. È l’unica regione ad avere dei limiti di partecipazione ristretti: non più di 35 anni e un voto di laurea non inferiore a 100/110. Il Friuli Venezia Giulia mette a disposizione 800mila euro su fondi Fse per laureati disoccupati o inoccupati e per occupati anche in Cigo e Cigs almeno diplomati. Le spese di vitto e alloggio saranno solo per corsi a più di 150 km dalla residenza: anche qui la scadenza online delle domande è il 21 settembre, cartacea il 22. In questa regione, come in Veneto, tra i criteri di assegnazione del punteggio c’è la residenza in aree svantaggiate, quindi in una provincia con una percentuale di disoccupazione superiore alla media regionale: Gorizia e Pordenone per il Friuli e Treviso, Verona e Vicenza per il Veneto. Nelle Marche i 300mila euro a disposizione non provengono da fondi Fse ma sono residui di stanziamento del 2008 trasportati con decreto al bilancio 2012. I voucher coprono l’80% del costo del master e il restante 20% è a carico dell’assegnatario. I destinatari sono i laureati disoccupati e inoccupati che non abbiano superato i 35 anni o in mobilità o in Cigs o Cig in deroga under 50. La domanda online scade il 21 settembre e va spedita via raccomandata entro il 22: qui farà fede il timbro postale di invio. Il Molise stanzia 288mila euro di cui 144mila su fondi Fse e altri 144mila su risorse della legge 53/2000. I destinatari sono i laureati indipendentemente dalla condizione occupazionale e i diplomati occupati, anche in Cigo e Cigs. La domanda online va compilata entro il 21 settembre e deve arrivare entro il 24, ma non farà fede il timbro postale. Stesse scadenze anche per la Valle d’Aosta che ha stanziato 150mila euro per i laureati disoccupati o inoccupati e gli occupati o in Cigo, Cigs o mobilità almeno diplomati. Per gli occupati il buono sarà inferiore ai 6mila euro ed è previsto un cofinanziamento privato almeno del 20%. A parte ci sono i rimborsi per vitto e alloggio per corsi in una regione a più di 150 km dalla residenza.Nel caso in cui il corso per cui è richiesto il voucher non venisse attivato, i destinatari devono fare una seconda scelta sul portale Altaformazione sui corsi ancora disponibili. Senza la sostituzione del corso il voucher sarà revocato. La graduatoria con l’elenco degli ammessi sarà pubblicata per tutte le regioni a partire dal 22 ottobre. Per compilare le domande è necessario registrarsi sul sito del catalogo per ricevere le credenziali di accesso. Non dovrà farlo chi si è già registrato nel 2011: in quel caso bisognerà utilizzare gli stessi dati. Cliccare poi su Utenti e su Richiedi voucher e compilare le varie sezioni. Durante la compilazione delle domande è possibile anche richiedere assistenza. Alla fine, dopo aver fatto l’ultimo invio, è necessario stampare la domanda compilata in formato pdf e, seguendo le regole della propria regione, spedirla via posta con gli allegati richiesti.Ma i corsi presenti in catalogo sono competitivi sul mercato? Già nel 2011 la Repubblica degli Stagisti aveva verificato che i prezzi erano gonfiati e i master con pochi sbocchi occupazionali. Quest’anno qualcosa è migliorato, sono spariti i corsi per Tourist assistant personal shopper o quelli sull’Italiano come seconda lingua con un costo fuori dalla media. C’è sempre però un corso di 4mila euro per diventare esperti in "progettazione di interventi educativi assistiti con la mediazione del cane", che rilascia un attestato per sole 250 ore di lezione, incluso stage. E soprattutto non mancano i corsi di inglese o giornalismo. Nel primo caso si varia dai 6mila ai 4100 euro per corsi di livello B2 o C1 tra le 176 e le 160 ore d’aula (mentre il British Council chiede solo 1450 euro per un corso annuale di 90 ore!). Nel campo del giornalismo poi ci sono diversi corsi, tutti sui 6mila euro, che vanno dalle 180 alle 240 ore d’aula. Costano quindi in media poco meno della metà dei master biennali in giornalismo - che però sono a numero chiuso e consentono il praticantato!Insomma, anche se il finanziamento del Fondo sociale europeo è diminuito e quindi bisognerebbe fare ancor più attenzione alla qualità, non tutto è migliorato nell’offerta formativa - e ancora una volta si rischia di finanziare corsi più utili a chi li organizza che ai giovani.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Soldi pubblici per pagarsi il master: a disposizione oltre 30 milioni di euro in 12 regioni. Ancora dieci giorni per partecipare al bando- Master finanziati dallo Stato: nel catalogo Alta formazione corsi di dubbia utilità e prezzi molto alti rispetto al mercato- Catalogo dei voucher per l'alta formazione: «Il mio master non è partito e ho dovuto rinunciare a 5mila euro»

Se il negozio ti obbliga a dichiarare che sei davvero un autonomo (anche se non lo sei)

A meno di un mese dall’entrata in vigore la riforma Fornero ha già iniziato a dispiegare i primi effetti su alcune categorie di atipici. Le notizie che arrivano dal fronte degli associati in partecipazione non sono però tutte positive: in Piemonte la catena Poltronesofà ha appena interrotto il rapporto di lavoro con tre associati colpevoli di essersi rifiutati di certificare, dinanzi ad un’apposita commissione, la loro posizione di lavoratori autonomi. La risoluzione dei tre contratti è avvenuta proprio in seguito all’applicazione di un comma – il n. 29 dell’articolo 1 – inserito in extremis nel corpo della 92/2012, che dallo scorso 18 luglio ha limitato ad un massimo di 3 il numero di persone inquadrabili da ciascuna impresa come associati (si fa eccezione per i coniugi,  i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado del titolare). In caso di violazione – prescrive ora il legislatore - il rapporto di lavoro sarà da considerarsi a tutti gli effetti di tipo subordinato a tempo indeterminato. Una norma che ha prevedibilmente messo in allarme migliaia di esercenti, ma soprattutto molti grandi marchi operanti in Italia attraverso punti vendita in franchising. Perché è proprio qui, secondo la campagna Dissociati! recentemente conclusa dalla Cgil, che è oggi impiegata una quota rilevantissima di associati in partecipazione. Lavoratori formalmente autonomi, assimilati da questo contratto ad una sorta di “soci” del datore di lavoro, per il quale svolgono in realtà mansioni di semplici dipendenti: ma con meno diritti, retribuzioni inferiori e tutti i rischi collegati alla partecipazione ad un'impresa commerciale. In questo quadro il comma 29 concede un'ulteriore deroga per i contratti di associazione già esistenti: fino al momento dell’entrata in vigore della legge, al datore di lavoro si dà infatti la possibilità di sottoscrivere congiuntamente con il lavoratore una "certificazione volontaria" presso una delle apposite commissioni territoriali introdotte nel 2003 (dal decreto legislativo 276 e precisamente dagli articoli 75 e seguenti), blindando di fatto le condizioni del contratto fino alla sua scadenza naturale. «La certificazione consiste nel confermare che è corretto il rapporto di lavoro come associato nel modo in cui si svolge» spiega alla Repubblica degli Stagisti il segretario generale della Nidil-Cgil di Torino Eric Poli, «dando così all'impresa la possibilità di non adeguarsi immediatamente alle nuove norme». Come molte altre aziende anche Poltronesofà ha deciso di approfittare dell'opportunità concessa e nelle scorse settimane si è rivolta alla commissione di certificazione istituita dalla fondazione Marco Biagi dell’università di Modena e Reggio Emilia. «Ci è stata consegnata un’istanza da firmare e un modulo allegato in cui si chiedeva di specificare una serie di dati relativi al rapporto di lavoro» racconta alla Repubblica degli Stagisti Laura (il nome è di fantasia), ex associata del punto vendita Poltronesofà di Beinasco, alle porte di Torino, gestito direttamente dal marchio grazie all'apporto lavorativo di sei associati, oggi guardacaso ridotti esattamente a tre. «Nel questionario si chiedeva se avevamo vincoli stringenti di orario, se ricevevamo ordini specifici e reiterati inerenti la nostra prestazione lavorativa, se dovevamo dare comunicazione in caso di assenza». In parole povere se il contratto in questione avesse o meno le caratteristiche della subordinazione. «Peccato che le risposte fossero già state precompilate in modo conveniente all’azienda» rivela Laura. «La nostra partecipazione agli utili aziendali [una delle caratteristiche qualificanti il "vero" associato, ndr] consisteva esclusivamente nelle provvigioni per le vendite. Sul luogo di lavoro dovevamo rispondere ad un capo negozio e ad un capoarea, comunicare l’eventuale assenza e in qualunque momento l’azienda poteva effettuare controlli sulle divise e sul nostro badge». Per un contratto part time che formalmente prevedeva 32 ore lavorative settimanali -  «niente pagamento di straordinari e domeniche obbligatoriamente lavorative da due anni» -  la busta paga poteva arrivare a 1.200 euro: non proprio il lauto stipendio degno di un socio di un famoso marchio del made in Italy. «Insieme ad un'altra collega ci siamo rifiutate di accettare il modulo precompilato. Un terzo collega ha invece accettato di firmare, ma ricompilandolo in maniera veritiera. Non è cambiato granché: l’azienda ha chiesto a tutti e tre di firmare le dimissioni volontarie e al nostro rifiuto ha cambiato immediatamente tutte le password di accesso e persino la serratura del negozio». Sarà ora il giudice del lavoro a stabilire se Potronesofà si sia comportata correttamente nei confronti dei tre associati di Beinasco, considerato anche che «lo stesso punto vendita aveva subito ben due verifiche dell’ispettorato del lavoro che avevano già messo in luce irregolarità contrattuali» sottolinea Eric Poli [nella foto a fianco]. Non solo: a quanto risulta al sindacato un trattamento analogo è stato riservato in tutta Italia a diversi altri lavoratori impiegati in punti vendita in franching dello stesso marchio. Quanto alla commissione di certificazione intitolata a Marco Biagi - e composta da illustri docenti universitari - si dovrà probabilmente stabilire se abbia svolto la propria funzione «in assoluta trasparenza e imparzialità», così come prescritto dall'apposita carta dei servizi. Raggiunto al telefono, uno dei componenti, il ricercatore Alberto Russo, ha assicurato che i moduli consegnati ai lavoratori non erano stati precompilati, precisando che per la stessa azienda la commissione ha eseguito circa 200 certificazioni analoghe. La vicenda di Beinasco solleva tuttavia il sospetto che il periodo ponte concesso dal governo per i contratti di associazione già in essere si sia risolto in molti casi in ulteriori pressioni e ricatti, ai danni di una categoria di atipici talmente debole sotto il profilo contrattuale da aver inizialmente indotto gli stessi autori della riforma ad ipotizzare la loro completa scomparsa. La soluzione di mediazione raggiunta alla fine sul tetto dei tre associati inizia tuttavia a produrre anche qualche timido effetto positivo. «A metà luglio siamo riusciti a chiudere un accordo con la catena Tracks Retail  attiva con un centinaio di punti vendita nel settore dell’abbigliamento» annuncia Poli, «che ha deciso di assumere a tempo indeterminato trenta associati». Un primo segnale nella giusta direzione, anche se la strada per sanare la posizione degli oltre 50mila associati italiani resta ancora molto lunga.Ilaria CostantiniPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Riforma del lavoro approvata: e adesso che succede?- Riforma del lavoro: ma l'associazione in partecipazione non doveva essere abolita?- La riforma del lavoro porterà più lavoro ai giovani? Secondo Pietro Ichino sì