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Servizio civile, dalla legge di stabilità nessun aiuto

Solo 16milioni di euro: a tanto ammonta la cifra individuata dalla legge di stabilità approvata alla Camera a fine dicembre con voto di fiducia, dopo le modifiche apportate al Senato, e destinata a sette interventi, dal fondo nazionale per il servizio civile a quelli per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e per il finanziamento delle missioni di pace, dal fondo affitti a quello per lo sviluppo e diffusione della pratica sportiva e alle norme per favorire l’attività lavorativa dei detenuti. Il fondo da 315milioni inizialmente previsto alla Camera è stato praticamente azzerato e quella cifra è stata in parte distribuita tra le università, i policlinici universitari e altri enti a discapito del servizio civile, come spiega alla Repubblica degli Stagisti Sergio Marelli (nella foto a sinistra), membro del coordinamento nazionale del forum permanente Terzo Settore e direttore generale Volontari nel mondo (Focsiv). «I 16milioni restano da quello che era il cosiddetto fondo Catricalà» continua Marelli «ma la distribuzione dei fondi al servizio civile non è ancora stata deliberata e si conoscerà solo con l'insediamento del nuovo governo».Quei 16milioni di euro sono, quindi, una cifra ancora troppo generica per farci affidamento perché per sapere quale percentuale arriverà a destinazione bisogna aspettare il decreto per il presidente del Consiglio e vista la fine anticipata della legislatura, il dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale non fa alcuna previsione sulla data in cui si conoscerà la cifra precisa dello stanziamento. Così a fine 2012 i calcoli di spesa sono fatti contando solo i 71milioni di euro già previsti nell’ultima legge finanziaria e i 50milioni di euro recuperati da Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione e l’integrazione. Cifra su cui si può fare affidamento solo in parte, visto che il ministro (che guida un dicastero senza portafoglio) aveva annunciato a giugno l’esistenza di quel finanziamento ma ad oggi non è stato ancora materialmente assegnato al fondo nazionale servizio civile. Tanto che le associazioni di categoria avevano fatto appello a Riccardi per un incontro urgente, che non c’è ancora stato, per capire che fine avessero fatto quei fondi. In un comunicato diffuso a metà dicembre, Enrico Maria Borrelli, presidente del forum nazionale per il servizio civile, e Primo di Blasio, presidente della Conferenza nazionale enti servizio civile (Cnesc) avevano ricordato che «il servizio civile nazionale rischia il default già a partire dal 2013». E non sono i soli a dichiararlo: Giuseppe Guerini, portavoce Alleanza delle cooperative sociali e presidente di Federsolidarietà - Confcooperative ha definito la legge di stabilità «un provvedimento tagliagambe per esperienze di welfare che avrebbero bisogno di una dotazione tripla rispetto a quella prevista». La questione della mancanza di fondi per il servizio civile è arrivata anche a Montecitorio dove i deputati del partito democratico Alessia Mosca e Guglielmo Vaccaro, letta la notizia sul sito della Repubblica degli Stagisti del bando 2012 soppresso, hanno preparato a metà dicembre un'interrogazione al ministro della cooperazione internazionale e l'integrazione in cui chiedevano di riferire al Parlamento quali azioni il ministro volesse promuovere «per garantire al Servizio Civile nazionale una copertura delle spese per le sue attività di assistenza, utilità sociale e di promozione culturale». Mario Morcone, capo di gabinetto del ministero di Riccardi, ha dato una parziale risposta durante l’intervento a metà dicembre a Firenze al convegno Avrei (ancora) un’obiezione dove ha dichiarato che quei 50milioni ci sono e che «l’attesa è solo per questioni burocratiche e non è vero che la scadenza per approvare il tutto è il 31 dicembre 2012». Con questo budget a disposizione, quindi contando anche i 50milioni di cui non si prevede la data di assegnazione, si riuscirà a garantire l’avvio di circa 18mila volontari in tutto il 2013 contro una richiesta che nel 2012 è stata di 60mila persone. Il bando, però, sarà pubblicato in estate inoltrata, come dal dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale è stato confermato alla Repubblica degli Stagisti. Le prospettive non sono quindi per niente positive per i giovani che grazie al servizio civile in questi anni sono riusciti ad avere ugualmente un reddito nella fase di passaggio tra un ciclo di formazione concluso, sia esso scuola o università, e l’entrata effettiva nel mondo del lavoro. Non solo perché i posti disponibili saranno sempre meno (passando dai 45-50mila dei bandi 2005 e 2006 a meno della metà), ma anche perché rischiano di passare almeno sei mesi prima dell’eventuale pubblicazione del prossimo bando. La spending review ha, quindi, colpito anche il volontariato che negli ultimi anni, grazie a un compenso mensile pari a 430euro e spesso superiore alle possibilità di rimborso offerte dagli stage, era stato scelto da moltissimi giovani come primo passo per la propria emancipazione. E non solo: attraverso il servizio civile le associazioni e realtà no profit erano riuscite negli ultimi anni a realizzare progetti che altrimenti, per mancanza di personale e di fondi con cui pagare, non sarebbero mai stati possibili. Licio Palazzini, vice presidente della Conferenza nazionale enti per il servizio civile (Cnesc), a Firenze a metà dicembre durante il convegno Avrei (ancora) un’obiezione! ha dichiarato che il vero punto di debolezza del servizio civile italiano è la debole consapevolezza e investimento delle istituzioni. E, infatti, ancora una volta le istituzioni hanno tagliato lì dove avrebbero dovuto cercare di investire, lasciando al prossimo governo l’onere di cercare nuovi fondi e affrontare una modifica del servizio civile richiesta a gran voce da più parti. Marianna Lepore   Per saperne di più su questo argomento leggi anche:- Servizio civile 2012 soppresso, arriva l'interrogazione parlamentare- Servizio civile, salta il bando 2012: tutta colpa della spending review- Leonzio Borea, direttore dell'Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Servizio civile, tempo di selezioni: al sud si sgomita, al nord posti vuoti. E anche il volontariato diventa un ammortizzatore sociale  

Indagine DataGiovani, 80mila under 30 occupati in meno rispetto al 2007

Altro che choosy: se ancora ce ne fosse bisogno, l’ultima indagine condotta dalla società di analisi DataGiovani su microdati Istat smentisce la teoria che vorrebbe i giovani di oggi troppo schizzinosi nella scelta del lavoro. Al contrario, i ragazzi under 30 al primo impiego sono più disponibili che mai. Lavorano il sabato, la domenica, la sera; accettano contratti precari senza possibilità di sbocco; ritornano alle professioni tradizionali nel campo dell’agricoltura; e sopravvivono con salari al limite del dignitoso, sicuramente inferiori rispetto alle qualifiche accademiche e al livello di studi conseguito. Il tutto per affrontare un mercato del lavoro sempre più difficile e spietato, in cui le aziende sfruttano la flessibilità non per mettere alla prova i giovani o formarli prima dell’assunzione, ma semplicemente per ridurre al minimo i costi fissi del personale.Nel primo semestre del 2012, circa 355mila giovani italiani hanno trovato il loro primo impiego. Sono 80mila in meno rispetto ai primi sei mesi del 2007, con un calo del 18,4% nell’arco di appena sei anni. Il trend negativo è diffuso in tutta Italia, ma le differenze tra Nord e Sud si fanno ancora sentire: nelle regioni settentrionali il numero di ragazzi al primo lavoro è diminuito di 21mila unità, mentre nel meridione e nelle isole ci sono 42mila giovani occupati in meno rispetto al periodo pre-crisi.Il titolo di studio ha la sua importanza. Il mercato del lavoro è ormai estremamente competitivo e le aziende selezionano i candidati con il curriculum migliore. Ci sono 55mila posti di lavoro in meno per i ragazzi con un livello di studi basso (-45,6% rispetto al 2007); altri 21mila tagli riguardano i giovani con un profilo accademico di medio livello (-9%); e “solo” 4mila occasioni di lavoro perdute per chi ha raggiunto il livello più alto nella ricerca universitaria (-4,9 per cento).Diminuisce il numero di occupati, aumenta il novero dei lavoratori precari. «È in atto un deterioramento del mercato del lavoro giovanile – commenta Michele Pasqualotto, responsabile DataGiovani – soprattutto per quanto riguarda le tipologie contrattuali offerte dalle aziende per i primi impieghi. È aumentato in maniera consistente il ricorso ai contratti a termine». Sui 355mila under 30 al primo impiego, ben 222mila sono dipendenti a tempo determinato, part-time, collaboratori e partite Iva. E non per scelta, ma per necessità, alle condizioni imposte dalle aziende. Rispetto al primo semestre del 2007, il 2012 ha visto 7mila giovani precari in più, con un aumento del 3,2 per cento. Più nello specifico, tra gennaio e giugno del 2012 ben 85mila giovani hanno iniziato il loro primo lavoro con contratti part-time. Altri 196mila hanno accettato un contratto a tempo determinato. I collaboratori sono 27mila e gli autonomi altri 40mila. Solo 92mila, il 26% circa del totale (e in calo del 37% rispetto al 2007), hanno ottenuto un primo contratto direttamente a tempo indeterminato.«Di per sé il ricorso crescente ai contratti precari non sarebbe un fattore negativo – afferma l’esperto – a patto però che la ragione sia formare o mettere alla prova i giovani prima di assumerli. Ma purtroppo sta crescendo il numero di aziende che usano i contratti precari come vera e propria strategia aziendale per contenere i costi. Si parla spesso di flexsecurity: i dati dimostrano che in Italia, ancora nel 2012, abbiamo adottato la flessibilità senza garantire la sicurezza per i giovani». E infatti in Italia un precario su tre è occupato in incarichi occasionali, discontinui, che non porteranno ad un’assunzione.Le caratteristiche dei contratti? La durata media è breve, brevissima: appena 10 mesi, che salgono a 16,5 se si considerano anche gli apprendisti (che per legge hanno contratti più lunghi). E il salario medio mensile netto è pari a circa 850 euro al mese. Togliendo un affitto per i fuori sede e il vitto, siamo al limite della sussistenza. Anche in questo caso la situazione è peggiorativa rispetto al 2007. Prima della crisi la durata media dei contratti (al netto degli apprendistati) era più alta di 4 mesi e il salario era lievemente più alto, anche considerando gli effetti dell’inflazione.Eppure la buona volontà non manca. I ragazzi sono disposti a prestare servizio anche in orari di disagio sociale: il 20% dei nuovi occupati lavora di sera, l’11% di notte, il 50% circa sacrifica il sabato libero e il 23% la domenica. Quasi il 50%, inoltre, è sovra-qualificato (a livello di studi) per l’incarico di riferimento. «Diverse fonti istituzionali, recentemente, hanno diffuso il luogo comune in base al quale sono i giovani stessi ad essere in gran parte responsabili delle proprie difficoltà sul mercato del lavoro. Ma i dati non confermano questa versione dei fatti, anzi, la smentiscono in pieno. I ragazzi sono sempre più disponibili ad adattarsi a lavori che provocano una difficoltà nei rapporti sociali», aggiunge ancora Pasqualotto.La fotografia scattata dall’indagine di DataGiovani non è certo rassicurante. Ma la riforma del lavoro attuata dal ministro Fornero che effetti avrà sullo scenario futuro per i giovani italiani? «È molto difficile giudicare l’impatto di una riforma in tempi di crisi – premette Pasqualotto – e stabilire in che misura siano le difficoltà del mercato o le novità normative a determinare l’aumento del precariato e la diminuzione dell’occupazione giovanile. Inoltre, bisogna vedere in che modo la riforma verrà gestita e modificata dal governo che verrà». Detto questo, secondo il responsabile di DataGiovani c’è sicuramente un aspetto negativo nel testo elaborato dal ministro Fornero: «mi riferisco all’aumento dei tempi di pausa obbligatoria prima del rinnovo dei contratti a termine. Questo provvedimento rischia di tenere troppo a lungo i giovani fuori dal mercato del lavoro. Ma ci sono anche aspetti positivi, come l’introduzione della retribuzione obbligatoria per gli stage e la volontà di spingere molto sul contratto di apprendistato, dimostrata dal governo anche in occasione degli incontri di settembre e ottobre tra il ministro del lavoro italiano e quello tedesco per importare le buone pratiche tedesche in Italia».Guardare all’Europa, conclude Pasqualotto, potrebbe aiutare l’Italia a invertire il preoccupante deterioramento delle condizioni di lavoro per i giovani: «A nostro avviso sarà fondamentale prendere spunto dai Paesi più avanzati come l’Austria e la Germania per avvicinare i giovani al mondo del lavoro già durante la scuola, cosicché la formazione si svolga per il 50% in aula e per il 50% in azienda, e poi ancora integrare meglio università e imprese con stage e tirocini seri. Ma bisognerebbe anche riformare il sistema di centri per l’impiego in modo che siano davvero utili: l’Italia è al penultimo posto in Europa, dopo la Turchia, per l’utilizzo di questi canali come modalità di accesso al mondo del lavoro».   di Andrea Curiat   Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:-Proud to be choosy-Altro che choosy: un'indagine su giovani e lavoro smentisce il ministro Fornero;   e anche:- I giovani sono i più colpiti dalla crisi, il Cnel: «Sempre più difficile trovare il lavoro per cui si è studiato»;- In Italia un giovane su tre è senza lavoro. Ma è davvero così?;- Simoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative»

Avvocati, ingegneri, architetti, economisti: Leonardo porta oltre 100 stagisti in Europa

Da Rimini a Sassari, passando per l'Emilia-Romagna. Si avvicinano le scadenze per oltre un centinaio di stage finanziati grazie al progetto Leonardo, che offriranno la possibilità di un'esperienza formativa all'estero. C'é tempo fino alla mezzanotte del 6 gennaio per uno dei 16 tirocini del bando Moving Generation, progetti di formazione semestrale che offrono una borsa da 3mila euro. Possono partecipare gli studenti di una delle sedi distaccate dell'Alma Mater di Bologna, ovvero Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, e coloro che, domiciliati in queste tre provincie, abbiano conseguito un titolo di studio universitario, non importa se triennale o magistrale. Unica condizione, quella di aver discusso la tesi dopo il 1 marzo del 2012. Oltre, ovviamente, quella di conoscere la lingua del Paese nel quale si potrebbe svolgere una parte del percorso formativo.Dopo i primi due mesi trascorsi in una delle imprese che ospiteranno gli stage, infatti, i tirocinanti saranno coinvolti in un'esperienza trimestrale all'estero, prima di tornare in Italia per completare il percorso. I singoli progetti prenderanno il via a febbraio e le partenze si concentreranno durante il mese di aprile del 2013. Ai selezionati sarà garantita una borsa di studio che prevede, oltre al rimborso spese, anche un'assicurazione RCT e una contro gli infortuni. I tirocini saranno ospitati all'interno di 11 aziende della provincia di Forlì-Cesena e di 5 imprese del riminese. I settori coinvolti sono i più diversi e richiedono vari titoli di studio: da giurisprudenza ad economia, da scienze politiche a lingue, fino ad ingegneria gestionale. Le candidature si ricevono on-line, compilando il modulo a disposizione sul portale dedicato al progetto. Il percorso di selezione prevede un colloquio individuale che si svolgerà a Forlì il prossimo 14 gennaio. Quindi un incontro con le aziende ospitanti. Nato tre anni fa nell'ambito del progetto Leonardo, oggi Moving Generation è sostenuto esclusivamente dalle risorse degli organizzatori: Banca di Forlì, Multifor, Camera di Commercio, Ordine degli Avvocati e Provincia di Rimini. Al termine del tirocinio non c'è alcun obbligo di assunzione, né ci sono incentivi in questo senso. Ma nelle passate edizioni, alla fine dell'esperienza semestrale, il 68 per cento degli stagisti si è visto offrire un contratto di lavoro.È stato invece prorogato al 15 gennaio il termine per iscriversi a Sassari 20 20 20, progetto lanciato dalla provincia che offre 45 borse di mobilità della durata di 13 settimane a neo-laureati in materie tecnico-scientifiche, giuridiche, economiche e della comunicazione residenti in uno dei 66 comuni del sassarese. I tirocini si svolgeranno in Belgio, Spagna, Malta e Cipro e prevedono l'erogazione di una borsa compresa tra i 2.300 ed i 2.800 euro a seconda della destinazione. I contributi, garantiti dal progetto Leonardo, verranno erogati attraverso l'Isfol in due trance: l'80% del dovuto entro 30 giorni dall'avvio dello stage, il restante entro 45 giorni dalla sua conclusione. I selezionati verranno coinvolti in un corso di preparazione pedagogico-culturale della durata di 20 ore che si svolgerà prima della partenza. Le domande dovranno essere presentata direttamente all'ufficio protocollo della provincia oppure spedite via posta. Anche se la modulistica è disponibile sul sito, non è prevista la candidatura on-line.Scadono invece il 7 gennaio i termini per partecipare alle selezioni per la seconda edizione del bando U.S.A. Urban Sustainable Architecture, progetto che offre 75 borse, per un valore che oscilla tra i 3.800 ed i 5.400 euro, per percorsi formativi della durata di 24 settimane che si svolgeranno tra giugno 2013 ed il febbraio 2014. Requisito fondamentale è la laurea in architettura: la metà dei posti saranno riservati a donne e a persone provenienti dalle regioni del Sud Italia. Promossi da Inarch Servizi srl, questi tirocini sono riservati a giovani che ancora non abbiano compiuto 35 anni e che, alla data di scadenza del bando, siano regolarmente iscritti all'Istituto nazionale di architettura per l'anno 2013. Anche in questo caso la documentazione deve essere inviata per posta e non è possibile una trasmissione on line della domanda. Una commissione nominata da Inarc individuerà i candidati idonei per un colloquio individuale. I selezionati saranno quindi sottoposti alla valutazione degli enti che ospiteranno i tirocini, che si svolgeranno in Spagna, Francia, Belgio, Lituania, Slovenia, Germania, Gran Bretagna e Portogallo.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- Ancora lontana in Emilia la legge regionale sugli stage, la Cgil: «Entro febbraio? Ma se non esiste nemmeno una prima bozza!»- «I tirocini di inserimento non esistono, una circolare non è fonte di diritto»: così la Regione Emilia Romagna blocca gli stage per laureati e diplomati da più di 12 mesi- La legge 4/2005 della Regione Emilia Romagna su occupazione e stageE anche:- Linee guida sugli stage, 400 euro al mese di rimborso «obbligatorio»: ma solo in teoria- Stage all'estero con rimborsi fino a 3mila euro: torna il Master dei Talenti- Doppio Master dei Talenti a Pechino e Hong Kong: «Un progetto basato sulla meritocrazia»

Lavoro, una scelta consapevole con gli sportelli d'orientamento

Scegliere cosa fare da grandi: è un problema che non riguarda solo i laureati alle prese con la ricerca di un lavoro, ma anche i diplomati dei licei e degli istituti tecnici che troppo spesso sono lasciati soli nel difficile passaggio verso l’età adulta. E che rischiano di scegliere a caso, senza avere una reale cognizione della formazione necessaria per cominciare a svolgere una determinata professione, degli sbocchi occupazionali e sopratutto delle prospettive di guadagno. Per questo motivo stanno nascendo centri dedicati ad accogliere e istruire i giovani e le loro famiglie sulle possibili scelte da fare per evitare la dispersione scolastica e l’abbandono. Uno degli ultimi sportelli di orientamento alla formazione è nato a Torino, presso il Centro Informagiovani di via delle Orfane 20: è Laborientarsi, un servizio gratuito per i ragazzi dai 16 ai 22 anni e per le loro famiglie, aperto tutti i martedì e i mercoledì dalle ore 15 alle 18. Qui lavorano (in coordinamento con gli altri sportelli) un referente di progetto che coordina il gruppo di lavoro, dieci orientatori per l'accoglienza e l'orientamento individuale e di gruppo (con esperienza quinquennale nel settore), dieci tutor coinvolti anche per la ricerca delle aziende e dieci formatori coinvolti nelle attività seminariali.  Già a maggio erano nati altri due sportelli nel capoluogo piemontese grazie alla collaborazione tra il Comune  e la Provincia di Torino con l’obiettivo di prevenire e contrastare la dispersione scolastica e di aiutare i giovani a fare scelte consapevoli negli studi e nel passaggio al mondo del lavoro. Da allora sono stati accolti quasi cinquecento giovani nella fascia d'età 16-22 e quasi duecento hanno potuto conoscere le aziende con visite e prove pratiche di mestiere. Puntare quindi su preparazione e formazione è la strategia adottata per arginare il crescente numero di giovani che non lavorano, non studiano e non investono nella formazione professionale. Sono circa 80mila i giovani disoccupati nella sola provincia di Torino e circa 20mila sono quelli che non cercano lavoro e non intendono seguire un corso di studi o formazione. Secondo i dati dei centri per l’impiego, il cinquanta per cento degli iscritti al collocamento non ha proseguito gli studi dopo la terza media o li ha abbandonati senza finire le superiori. Così in attuazione del Piano provinciale pluriennale 2010/2013, a maggio 2012 grazie alle risorse finanziarie del Fondo sociale europeo 2007/2013 sono stati aperti i primi due sportelli orientamento denominati Laborientarsi che vedono il coinvolgimento di istituzioni scolastiche e formative, della regione Piemonte, dei comuni, degli atenei e dei soggetti attuatori. Gli sportelli sono aperti dal lunedì al sabato e forniscono un aiuto nella scelta dei progetti professionali e formativi, attraverso consulenze individuali, seminari e incontri con professionisti e mondo delle imprese, esperienze concrete di conoscenza dei mestieri e delle professioni, specifiche attività laboratoriali di simulazione di mestieri. Un modo non solo per conoscere qualcosa in più sugli sbocchi professionali del lavoro che si è scelto, ma anche per verificare le competenze necessarie per svolgerlo.L’indecisione è, infatti, uno dei fattori predominanti che caratterizza questi giovanissimi. Secondo il rapporto sul Profilo dei diplomati 2012 presentato al ministero dell’istruzione il 30 novembre da AlmaDiploma e AlmaLaurea, su quasi 40mila diplomati delle scuole prese in esame ben il 42% cambierebbe l’indirizzo di studio e/o la scuola frequentata, il più delle volte scelta in seguito alle influenze dell’ambiente familiare. Di questi, uno su quattro sceglierebbe un altro percorso per compiere studi che preparino meglio al mondo del lavoro. Il dato più importante è quello sugli incerti, i ragazzi che non sanno bene che strada prendere dopo il diploma e per cui le iniziative di orientamento possono giocare un ruolo fondamentale: sono il 16% del totale, sono più diffusi nei percorsi tecnici (25%) rispetto ai licei (7%), provengono da contesti socioculturali più svantaggiati e nel lavoro che cercheranno sono meno interessati alla coerenza con gli studi intrapresi. Ed è proprio sugli indecisi che bisognerebbe puntare con dei corsi e incontri specifici, come fa Laborientarsi a Torino, per evitare di far perdere tempo prezioso ai giovani, anticipando l’orientamento prima della fine della scuola superiore. Non si tratta solo di situazioni episodiche come i saloni dell’orientamento presenti in più regioni. Ma di veri e propri centri dove poter raccogliere tutte le informazioni necessarie per capire prima quali sono le proprie capacità e dopo come sfruttarle in ambito lavorativo. Perché nonostante la crisi, secondo gli ultimi dati Excelsior Unioncamere nel 2012 ci sono 65mila posti di lavoro che restano scoperti, il 16,1% delle assunzioni non stagionali previste dalle imprese. Difficoltà che non riguardano solo il reperimento di laureati (quasi 12mila profili introvabili), ma anche di diplomati: ben 27mila.I centri di orientamento acquisiscono un ruolo quindi sempre più centrale. E, infatti, iniziano a nascere su tutto il territorio. A Cagliari c’è lo sportello Informa e Orienta, per aiutare i giovani a scegliere le scuole medie secondarie e le offerte di lavoro. È un servizio nato dall’iniziativa di un gruppo di giovani su finanziamenti concessi al Comune di Cagliari dalla Regione autonoma della Sardegna nell’ambito della legge regionale 13/2003. Una scelta per favorire l’associazionismo tra i giovani, che in questo modo oltre alle classiche informazioni possono ascoltare anche opinioni ed esperienze dei coetanei. In Toscana c’è un sistema diverso: la Regione con i finanziamenti del Fondo sociale europeo ha creato il progetto Tuo dedicato agli studenti del quarto e quinto anno delle superiori e comprende questionari per conoscere il percorso orientativo più coerente alle proprie inclinazioni personali, giornate di colloqui orientativi e anche una full immersion di cinque giorni negli atenei toscani per entrare direttamente in contatto con la vita universitaria. A Bologna c'è il servizio Informagiovani del Comune che offre consulenza ai giovani tra i 14 e i 35 anni, è aperto tutti i giorni e rientra nel progetto Informazione multitasking cofinanziato dalla regione Emilia Romagna e realizzato in collaborazione con l'associazione SocialLab. Oltre al normale tutoraggio e alle consulenze individuali organizza incontri a cadenza settimanale sulle tematiche legate all'accesso al lavoro, dalla creazione delle imprese all'associazionismo, e da novembre ha attivo anche uno sportello di ascolto psicologico per i giovani che hanno difficoltà nell'area lavorativa. A Salerno c’è lo sportello Passwork, nato nel 2002 e gestito dall'Arci anche se da due anni è integrato nel servizio Informagiovani, rivolto alla fascia di età tra i 16 e i 29 anni con l'obiettivo di aiutare i giovani a trovare un lavoro valorizzando le potenzialità individuali. Si offrono colloqui personali con operatori specializzati, assistenza per la compilazione del curriculum e per i colloqui di lavoro, informazioni sui finanziamenti disponibili, orientamento agli studi e alla formazione, ma anche disponibilità della sala internet e corsi di informatica gratuiti. Da nord a sud, quindi, si inizia a puntare anche sull’orientamento dei ragazzi nella fascia di età tra la fine delle superiori e i primi anni della maggiore età. Con la convinzione che per avere dei lavoratori produttivi in futuro sia necessario proprio partire dagli ultimi anni di istruzione superiore e focalizzare sulle capacità individuali di ogni giovane. Riuscendo, magari, a colmare quei 27mila posti di lavoro disponibili per diplomati che quest’anno non sono riusciti a trovare risposta, nonostante la crisi economica, perché nessuno era adeguato alle figure richieste. Ripartire quindi dall’istruzione potrebbe essere il punto di svolta per risolvere il problema occupazionale e riportare in pareggio il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.Marianna Lepore   Per saperne di più su questo argomento leggi anche:- Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, un problema sottovalutato- Censis: in Italia i laureati lavorano meno dei diplomati. E i giovani non credono più nel «pezzo di carta»- Istat, pubblicato il nuovo rapporto sull'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: situazione preoccupante sopratutto al Sud

Linee guida sugli stage, 400 euro al mese di rimborso «obbligatorio»: ma solo in teoria

Oltre alla sentenza della Corte costituzionale della settimana scorsa, che afferma che lo Stato non può legiferare sullo stage e che le decisioni su questa materia possono essere prese esclusivamente dalle Regioni, c'è un'altra importante notizia dell'ultim'ora che riguarda i tirocini formativi. E cioè che le linee guida promesse dal ministro Fornero stanno prendendo forma. Ma nessuno si faccia illusioni sulla forza (poca) e l'efficacia immediata (inesistente) di queste linee guida: anche a causa del recentissimo pronunciamento della Corte, esse non saranno che un accordo tra Stato e Regioni, non prenderanno la forma di un vero e proprio atto normativo, e non saranno subito operative. Non diventeranno cioè una legge vera e propria, ma avranno bisogno che tutte le regioni elaborino e approvino ciascuna la propria legge regionale, con tempi e modalità che al momento è impossibile prevedere.Dunque anche la disposizione più cara a tutti i giovani italiani - e alla Repubblica degli Stagisti - e cioè l'introduzione dell'obbligo di corrispondere un compenso minimo agli stagisti resterà sulla carta ancora per lungo tempo. E anche se la sottoscrizione delle linee guida da parte delle Regioni e del governo dovrebbe avvenire a gennaio, poi i principi espressi nelle linee guida resteranno teorici fintanto che ciascuna regione non li tradurrà in una propria legge regionale. E chissà quanto tempo ci vorrà. Dunque è assai prematuro dire «addio allo stage gratis in azienda» e parlare, al presente o al futuro prossimo, di «compenso minimo a 400 euro»: perché per ora si tratta praticamente solo di buoni propositi. Che per giunta non abbracciano tutti gli stage, bensì solo quelli extracurriculari. Restano dunque fuori dal "cappello di garanzie" delle linee guida tutti stage curriculari attivati ogni anno da scuole, università e corsi di formazione. Questa enorme fetta di tirocini, che si può calcolare rappresenti quasi la metà degli stage attivati ogni anno in Italia (quindi all'incirca 200mila sui 500mila totali), dunque non verrà toccata dagli effetti delle linee guida. Rendendo il provvedimento ancor più tenue e anodino: di fatto dunque, è bene ripetere chiaramente che la lunga gestazione e poi il parto della "regola" che sancirebbe l'obbligo di pagare 400 euro al mese agli stagisti non varrà per tutti coloro che faranno questo tipo di esperienze formative mentre frequentano università, master, scuole o corsi di formazione.In ogni caso, la Repubblica degli Stagisti è in grado di anticipare i contenuti delle linee guida, che Regioni e governo stanno concordando tra di loro, senza la collaborazione di associazioni sindacali, parti datoriali nè di rappresentanti dei giovani, e che la Commissione Lavoro della Conferenza delle regioni ha esaminato l'altroieri, mercoledì 19, dando un ok sostanziale al testo e prendendo l'impegno a discuterlo e approvarlo nella prima seduta di conferenza Stato regioni che ci sarà a gennaio.Un documento abbastanza lungo, con una prima parte fitta di riferimenti al quadro di riferimento legislativo attuale europeo, che entra poi nel merito riprendendo le tre definizioni "inaugurate" dalla circolare del ministero del Lavoro del settembre 2011 - poi riprese dalla legge regionale toscana e altrove: tirocini formativi e di orientamento, tirocini di inserimento e reinserimento, tirocini destinati categorie deboli. Si parla sempre e solo di stage extracurriculari: «Non rientrano come oggetto delle presenti linee guida i tirocini curriculari nè i periodi di pratica professionale nonché i tirocini previsti per l'accesso alle professioni ordinistiche». «Queste due competenze sono infatti proprie dello Stato» ribadisce Gianfranco Simoncini [nella foto], assessore al Lavoro della Regione Toscana e responsabile Lavoro all'interno della conferenza Stato-Regioni, alla Repubblica degli Stagisti.Per ciascuna delle tre categorie viene definita una durata massima, che ricalca la legge regionale Toscana: 6 mesi per quelli formativi, 12 mesi per quelli di inserimento lavorativo, 24 mesi per quelli dedicati a soggetti svantaggiati. Ma come, di nuovo stage di 12 mesi proprio per quella categoria di stagisti "attempati", che hanno da tempo terminato la propria formazione e che cercano lavoro? «Sì, perché spesso questi stage sono connessi all'acquisizione di competenze che la persona disoccupata non ha e di cui ha bisogno proprio per ricollocarsi. Un percorso di riqualificazione professionale può aver bisogno di tempi più lunghi» spiega Simoncini.Nulla di nuovo nelle linee guida rispetto ai soggetti promotori (che potranno essere individuati dalle Regioni e dalle Province), alla necessità di stipulare una convenzione scritta e un progetto formativo, esplicitando i diritti e i doveri delle parti coinvolte, tra cui l'obbligo del soggetto ospitante di mettere a disposizione dello stagista un tutor che lo affianchi.Tra i punti significativi, quello che prescrive che ciascun soggetto ospitante non possa realizzare più di un tirocinio con il medesimo stagista e quello che - pur molto blandamente - vieta gli stage per mansioni di basso profilo («I tirocinanti non possono essere utilizzati per attività non coerenti con gli obiettivi formativi del tirocinio»). E quanti stagisti potrà prendere al massimo un soggetto ospitante? Le linee guida demandano esplicitamente questa decisione alle leggi regionali, suggerendo che per le realtà «fino a 5 dipendenti» venga posto il limite massimo di un tirocinante alla volta, che per quelle con «tra 6 e 20 dipendenti» il limite sia due, e così via. Ancora una volta non viene affrontato il problema sulla univoca interpretazione di quel «fino a», stabilendo quindi se possano o non possano ospitare stagisti le aziende senza dipendenti. Le linee guida parlano di «dipendenti», quindi di lavoratori assunti con contratto di tipo subordinato: ma tanto se le Regioni decideranno di stabilire paletti diversi (come ha fatto pochi mesi fa la Lombardia, prevedendo che nella proporzione stagisti/dipendenti venissero conteggiati anche i cocopro e i cococo), nessuno potrà dire nulla perché «le linee guida danno indicazioni, non fanno legge», come ammette Simoncini.Poi la bozza arriva finalmente ad affrontare il tema del compenso obbligatorio in favore degli stagisti, che viene definito «indennità di partecipazione» e quantificato in non meno di 400 euro lordi, aggiungendo che «c'è facoltà da parte delle amministrazioni centrali e delle regioni di prevedere misure agevolative per sostenere i tirocini». Ma il rimborso sarà garantito solo per stage superiori a un certa durata, come in Francia dove il compenso è dovuto solo per quelli lunghi almeno due mesi? «La posizione delle Regioni è che non ci può essere gratuità» assicura Simoncini: «Anche per tirocini di un solo mese».C'è poi un riferimento al monitoraggio che finalmente il ministero del Lavoro avvierà sull'utilizzo dello strumento dello stage, rielaborando i dati delle comunicazioni obbligatorie di avvio degli stage: i due soggetti indicati per la realizzazione di questo report nazionale sull'attuazione dei tirocini sono l'Isfol e Italia Lavoro.Quello che le linee guida non contengono, invece, è una definizione chiara e univoca del termine «tirocinio» nè una differenziazione tra «curriculare» ed «extracurriculare» in grado di uniformare le interpretazioni - spesso discordanti - date a questi termini da università a università. Non contengono  un limite anagrafico per l'attivazione degli stage, che quindi potranno essere usati anche per cercare di ricollocare quaranta-cinquantenni in mobilità. Non contengono riferimenti alle sanzioni verranno applicate a chi trasgredirà: «Non le abbiamo inserite perchè ci sono già nella legge Fornero, con multe da mille a 6mila euro» spiega Simoncini, ma in realtà le sanzioni amministrative previste dalla riforma del mercato del lavoro riguardano solo i casi di «mancata corresponsione dell'indennità», e non tutte le altre - numerosissime, come da anni testimonia questo sito - fattispecie di abuso dello strumento dello stage. Ma in conclusione la domanda è una: come si farà a far rispettare questi principi, se verranno espressi attraverso delle semplici linee guida e non attraverso un atto normativo avente forza di legge? E cosa succederà se qualche regione ritarderà - di poco o magari anche di tanto - l'emanazione di una sua legge in materia? Gli stagisti di quella regione resteranno a bocca asciutta?di Eleonora VoltolinaPer saperne di più, leggi anche:- La Corte costituzionale annulla l'ultima legge sugli stage: «Solo le Regioni competenti in materia»- Stage negli enti pubblici, il ministro Patroni Griffi: «Per il momento niente rimborso»E anche:- Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti- Normativa sui tirocini, le novità da Liguria, Veneto e provincia di Trento- Mai più stage gratis: parte in Toscana il progetto per pagare gli stagisti almeno 400 euro al mese

La Corte costituzionale annulla l'ultima legge sugli stage: «Solo le Regioni competenti in materia» 

Una sentenza della Corte costituzionale boccia il famoso articolo 11 del decreto legge 138/2011 sugli stage. Quello che aveva escluso i diplomati e laureati da oltre 12 mesi dalla possibilità di fare stage, e che aveva ridotto a un massimo di 6 mesi la durata di tutti gli stage extracurriculari. Lo fa rispondendo a vari ricorsi presentati mesi fa dalle Regioni Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria e Sardegna, rigettando la difesa della presidenza del Consiglio dei ministri che  aveva affermato che la norma contestata aveva lo scopo di «fornire una disciplina uniforme dei tirocini formativi e di orientamento non curriculari, con l’obiettivo di contenere gli abusi nell’utilizzo di tale strumento e consentire la  formazione e l’orientamento dei giovani a stretto contatto con il mondo del lavoro» e che di conseguenza rientrava «nella materia di competenza esclusiva statale relativa alla "determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali"». L'intento dell'articolo 11, insomma, era semplicemente quello di garantire su tutto il territorio italiano «livelli essenziali di tutela nella promozione e nella realizzazione dei tirocini formativi e di orientamento».Niente da fare: la Corte ritiene che ci sia stata un'invasione di campo. Nella sua sentenza ricorda di essersi già pronunciata nel 2005, affermando che «la competenza esclusiva delle Regioni in materia di istruzione e formazione professionale "riguarda la istruzione e la formazione professionale pubbliche che possono essere impartite sia negli istituti scolastici a ciò destinati, sia mediante strutture proprie che le singole Regioni possano approntare in relazione alle peculiarità delle realtà locali, sia in organismi privati con i quali vengano stipulati accordi" e che «la giurisprudenza successiva ha avuto modo di precisare, peraltro, che i due titoli di competenza non sempre appaiono "allo stato puro"» (viene citata la sentenza 176/2010 sull’apprendistato) «ed ha chiarito che il nucleo «di tale competenza, che in linea di principio non può venire sottratto al legislatore regionale […] – al di fuori del sistema scolastico secondario superiore, universitario e post-universitario – cade sull’addestramento teorico e pratico offerto o prescritto obbligatoriamente […] al lavoratore o comunque a chi aspiri al lavoro». Insomma non si deve fare confusione tra competenza legislativa regionale di carattere residuale e competenza concorrente in materia di istruzione, e neanche con quella in materia di professioni, pur «nel quadro della esclusiva potestà statale di dettare le norme generali sull’istruzione».Dopo tutto questo ragionamento, la Corte costituzionale conclude che lo Stato - all'epoca era in carica il governo Berlusconi e il ministro del lavoro era Maurizio Sacconi - ha sbagliato a emanare una legge in materia di stage: «Alla luce del menzionato, costante orientamento di questa Corte, appare evidente che il censurato articolo 11 si pone in contrasto con l’articolo 117, quarto comma, Cost., poiché va ad invadere un territorio di competenza normativa residuale delle Regioni». Questo perché «interviene a stabilire i requisiti che devono essere posseduti dai soggetti che promuovono i tirocini formativi e di orientamento» e poi «dispone che [...] i tirocini formativi e di orientamento non curricolari non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese, e possono essere rivolti solo ad una determinata platea di beneficiari». E in questo modo «la legge statale – pur rinviando, nella citata prima parte del comma 1, ai requisiti "preventivamente determinati dalle normative regionali" – interviene comunque in via diretta» in una materia in cui non può avere voce in capitolo.La Corte rigetta l'interpretazione secondo cui lo Stato avrebbe facoltà di legiferare anche in materie di cosiddetta "competenza regionale", applicando l'articolo 117, secondo comma, lettera m della Costituzione. Spiega infatti che il diritto di stabilire «livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali» non può «essere invocato se non in relazione a specifiche prestazioni delle quali la normativa statale definisca il livello essenziale di erogazione […], mediante la determinazione dei relativi standard strutturali e qualitativi, da garantire agli aventi diritto su tutto il territorio nazionale in quanto concernenti il soddisfacimento di diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione stessa». Alla Corte appare «evidente», invece, «che nel caso in esame si è fuori da simile previsione, e ciò a prescindere da ogni valutazione in merito alle finalità perseguite con l’intervento normativo statale». Insomma la Corte costituzionale non ritiene che garantire standard minimi di qualità e tutela a tutti gli stagisti sul territorio italiano sia prioritario. E dunque dichiara l'articolo 11 del decreto legge 138/2011, poi convertito in legge 148/2011, «costituzionalmente illegittimo per violazione dell’art. 117, quarto comma, della Costituzione». La decisione di questa sentenza risale all'11 dicembre ed è stata depositata in Cancelleria il 19: l'ultimo passaggio che rimane è quello della pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Di fatto, in questo modo i giudici della Corte costituzionale aprono una porta molto pericolosa: quella che porta alla leopardizzazione delle condizioni e sopratutto dei diritti degli stagisti italiani. E le linee guida nazionali promesse dalla Fornero? Arriveranno a gennaio. Ma sembra proprio che non potranno avere la forza di vincolare le Regioni a un determinato comportamento: e questa sentenza limita ancor di più il loro raggio d'azione.   Eleonora Voltolina   Per saperne di più:- Tirocini, il costituzionalista: «Lo Stato potrebbe fare una legge quadro»- Manovra, la riforma della normativa sugli stage getta gli enti promotori nel caos: e scatta l'anarchia interpretativa- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti- Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi- Normativa sui tirocini, clamoroso retrofront del ministero del Lavoro: in una circolare tutti i dettagli che riducono il raggio d'azione dei nuovi paletti

"Miss anti-crisi" e arriva lo stage per rifatte

Siamo la società dell'immagine, si dice. Non dovrebbe stupire più di tanto, allora, un'iniziativa come quella lanciata di recente da Laclinique, una delle più importanti cliniche di chirurgia estetica in Italia - da non confondere con la marca di creme quasi omonima - che dal 2008 è leader nel settore con un giro d'affari pari a 20 milioni di euro l'anno. Si chiama "Miss anti-crisi” ed è un concorso per sole donne che garantirà all'unica vincitrice finale uno stage “formativo” (come si legge nel comunicato diramato dall'azienda) presso la sede centrale o una delle filiali. Un processo di selezione che assomiglia a un casting, e dove l'essere avvenenti è una condizione sottintesa (anzi, avere già fatto un ritocchino può essere d'aiuto, come lascia intuire il comunicato quando dice che si è a caccia di «neolaureate o lavoratrici che si siano sottoposte a un ritocchino o siano interessate a un incontro con un chirurgo»). Con buona pace insomma di chi crede nel valore dello studio e della formazione, quella vera, per ottenere un lavoro. L'importante, qui, è un viso carino. Anche se quelli de Laclinique lo dicono solo velatamente: «la bellezza diventa fattore sociale oltre che estetico, di grande interesse, anche alla luce dei dati sulla disoccupazione femminile» si legge. Per partecipare le aspiranti lavoratrici del settore estetico – a cui è richiesta un'età dai 25 ai 45 anni e un diploma di scuola superiore o laurea - devono  iscriversi attraverso l'apposito form entro il 31 dicembre inserendo i propri dati, il curriculum, una foto e soprattutto rispondendo con un breve testo al perché ci si propone come miss anti-crisi. «La candidata prescelta sarà colei che, più di ogni altra, saprà incarnare i valori essenziali del concetto Miss anti crisi» scrivono nel comunicato. Che peraltro ha un claim davvero evocativo: 'Rifatti una carriera, non c’è recessione per la bellezza', proprio a voler far passare il concetto che il ritocchino estetico serva (anche) a spalancare le porte del mondo del lavoro. Ma poi non è solo la bella presenza il lasciapassare per questo concorso per miss, ci vuole anche la testa, quanto meno nello scrivere una motivazione che colpisca la giuria «qualificata» (così è definita nel regolamento ma quanto ai membri che la comporranno nulla è dato sapere) e il suo «insindacabile giudizio».Per la selezione quelli de Laclinique non si smentiscono e proseguono sulla linea della provocazione (perché di questo forse si tratta, di una strategia di marketing). Le giovani candidate appariranno sul sito della clinica e i loro profili muniti di foto saranno votati dagli utenti (un solo voto a persona al giorno). In base a un indice di popolarità verranno scelte tre candidate, alle quali sarà chiesto di partecipare a un evento finale (tutto a spese loro). Altre sette invece saranno indicate da una giuria 'locale' non meglio specificata. A quel punto le miss dovranno dare il meglio di sé per dimostrare di rappresentare più delle avversarie lo spirito della ragazza anti recessione. Qualcosa che ricorda non molto da lontano le serate di miss Italia in cui le giovani candidate spiegano ai telespettatori perché dovrebbero votarle. Solo che qui non c'è di mezzo un contratto a molti zeri per debuttare nel mondo dello spettacolo, ma uno stage, di cui nel regolamento non si specificano né durata né condizioni contrattuali, e la chimera di un lavoro associato attraverso criteri piuttosto oscuri alla chirurgia estetica. Ma insomma, cosa sta facendo Laclinique? Usa la crisi e il fatto che tante donne siano in cerca di lavoro per una spudorata operazione di marketing? L'amministratore delegato della società, Omar Fogliadini [nella foto in alto], assicura alla Repubblica degli Stagisti che non è così e ribatte: «Noi vogliamo rimpolpare un settore in sviluppo come quello della chirurgia estetica con risorse di qualità». E qui viene il punto: «ci interessa sfatare il mito della bella e sciocca; se è innegabile che da noi lavorano persone 'che si tengono' è anche vero che sono molto preparate». Tant'è che «puntiamo soprattutto a persone laureate», anche se poi i ruoli offerti sono quelli di advisor o officer manager (una sorta di tutor e pr). E non si capisce perché mai dovrebbe servire una laurea, e soprattutto uno stage, per mansioni di questo tipo. Quanto a condizioni contrattuali per lo stage l'imprenditore spiega poi che si sta vagliando la possibilità di una durata semestrale e di un rimborso 'standard' sui 600 euro mensili. E alla domanda su come sia possibile offrire uno stage a donne di 30, 40 o addirittura 45 anni, Fogliadini risponde che «si vuole cercare qualcuno che non abbia trovato uno sbocco adeguato altrove». Oltre alla bellezza quindi la solidarietà: «vogliamo offrire un'opportunità a chi lo merita facendo venir fuori motivazione e carattere, in un mondo del lavoro dove le persone sono trattate come stracci». L'intento, almeno quello, sembrerebbe nobile.Ilaria Lani dei Giovani Non Più (campagna della Cgil contro lo sfruttamento delle nuove generazioni nel lavoro) interpellata dalla Repubblica degli Stagisti, ha definito l'iniziativa «un messaggio degradante, ma purtroppo calzante per un paese che disprezza il talento dei giovani, e in particolare delle giovani donne che sono sempre più sfruttate con stage gratuiti o contratti di lavoro indecenti, oppure messe in mostra come oggetti da consumare». Non bastano precarietà e contratti di lavoro a condizioni intollerabili, adesso «bisogna essere disposte a tutto, anche a fare un ritocchino estetico». E lancia un appello: «Noi, come tante altre donne hanno fatto in passato, pretendiamo rispetto per il nostro lavoro, per le nostre capacità, per le nostre competenze. Forse un 'ritocchino' alle normative sul lavoro e sugli stage sarebbe decisamente più efficace».  Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Il Natale risveglia la voglia di stagisti in profumerie e saloni di bellezza. Tirocini «sospetti» anche in tabaccherie e fast food- La Cgil scende in campo per stanare gli sfruttatori di stagisti con la campagna «Non + Stage Truffa»- Stage per mansioni di basso profilo, eppure qualche volta sono utili: la parola ai centri per l'impiego- Bando per stage pagati e incentivi all'assunzione in Puglia: le ragioni del ritardo    

Servizio civile 2012 soppresso, arriva l'interrogazione parlamentare

La questione del servizio civile 2012  "soppresso" per mancanza di fondi arriva a Montecitorio: ancora una volta il lavoro della Repubblica degli Stagisti finisce in un'interrogazione parlamentare. I deputati del Partito democratico Alessia Mosca [nella foto] e Guglielmo Vaccaro, letta lunedì su questo sito la notizia del bando 2012 annullato per colpa dei tagli progressivamente inflitti al progetto dal governo Berlusconi e poi da quello Monti, non hanno perso tempo e hanno preparato un'interrogazione indirizzata al ministro della Cooperazione internazionale e l'integrazione, competente in questa materia (anche se privo di "portafoglio", cioè di autonomia di bilancio e quindi di spesa). Il documento, presentato ieri , si apre con una premessa che descrive l'importanza del servizio civile a livello sociale: «Si tratta di un' opportunità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico» e ricorda dove vadano a prestare servizio i volontari: «amministrazioni pubbliche, associazioni non governative (Ong) e associazioni no profit». Nella seconda parte della premessa si entra nel vivo dell'attualità, con le informazioni tratte dall'articolo della Repubblica degli Stagisti: «Nel 2010 e 2011 il bando era stato aperto a settembre-ottobre, mentre il bando del 2012 non è stato ancora emanato» e non per caso: «come confermano i dirigenti dell'ufficio del servizio civile, non si tratterebbe di un semplice ritardo nella pubblicazione ma di una conseguenza dei drastici tagli effettuati al Fondo nazionale per il servizio civile negli anni 2011 e 2012». Tagli che già negli anni precedenti avevano fortemente ridimensionato l'istituto: vedendosi dimezzati i fondi, di fatto l'ufficio aveva dovuto progressivamente diminuire i posti, arrivando a dimezzarli: «negli ultimi anni il servizio civile ha viste drasticamente ridotte le cifre a disposizione del Fondo nazionale, da 170 milioni di euro nel 2009 a soltanto 100 milioni nel 2010. Ciò ha comportato una diminuzione dei posti messi a disposizione, che sono passati da poco più di 50mila nel 2007 ad appena 20mila nel 2011, fino ad arrivare alla decisione di sopprimere un anno, il 2012». L'interrogazione di Mosca e Vaccaro riprende poi alla lettera le dichiarazioni rilasciate da Raffaele De Cicco, dirigente coordinatore dell'ufficio del servizio civile, alla Repubblica degli Stagisti: «Per il 2013, come viene riportato nella legge di stabilità, l’entità delle erogazioni previste per il servizio civile diminuirà da 71 a 61 milioni di euro. Di questi importi circa 40 milioni serviranno a pagare i volontari partiti nel 2012, dopo aver risposto al bando del 2011, che termineranno nel 2013. I restanti 21 milioni circa serviranno a pagare le spese di funzionamento dell’ufficio ed i volontari avviati con il bando 2013 a partire dal mese di settembre 2013 fino a dicembre»I due deputati chiamano infine direttamente in causa il ministro Riccardi, ricordandogli che è inaccettabile che proprio a un progetto importante come quello del servizio civile vengano tagliate risorse in una misura talmente abnorme da rendere impossibile l'emanazione del bando 2012. E al ministro chiedono di riferire al Parlamento «quali azioni […] intenda altresì promuovere per garantire al Servizio Civile nazionale una copertura delle spese per le sue attività di assistenza, utilità sociale e di promozione culturale, in linea con quanto operato nel corso degli anni e quali iniziative intenda seguire per tutelare questi strumenti di cittadinanza rivolti ai giovani».Non resta che attendere la risposta del ministro, che se solitamente è molto attento alle questioni riguardanti il volontariato e il terzo settore - essendo lui stesso il fondatore della Comunità di Sant'Egidio - d'altro canto fa parte di un governo che al momento è in piena crisi, e dunque con tutta probabilità ha ben poco margine di azione. La speranza è che, in attesa della risposta all'interrogazione di Alessia Mosca e Guglielmo Vaccaro, qualche membro del Senato più sensibile alla questione si muova per apportare una piccola modifica alla legge di stabilità, al fine di ripristinare qualche fondo per il servizio civile: potrà non essere sufficiente - e sufficientemente tempestivo - da permettere l'emanazione del bando 2012, ma un risultato del genere potrebbe contribuire almeno a garantire un maggior numero di posti per il bando 2013.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Servizio civile, salta il bando 2012: tutta colpa della spending reviewE anche:- Leonzio Borea, direttore dell'Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Servizio civile, tempo di selezioni: al sud si sgomita, al nord posti vuoti. E anche il volontariato diventa un ammortizzatore sociale

Servizio civile, salta il bando 2012: tutta colpa della spending review

Chi attendeva la pubblicazione del bando nazionale per il servizio civile si sarà accorto che quest’anno sulla Gazzetta ufficiale non è stato pubblicato. Nel 2010 e 2011 il bando era stato aperto a settembre-ottobre, quest'anno invece tutto tace. Che succede? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto a Raffaele De Cicco [nella foto sotto], dirigente coordinatore dell'ufficio del servizio civile. «Non siamo in ritardo con il bando di selezione dei ragazzi per l’anno 2012, più semplicemente non è stato emanato» è stata la sorprendente ammissione del dirigente «a seguito dei drastici tagli effettuati al Fondo nazionale per il servizio civile negli anni 2011 e 2012». Qualche posto verrà aperto per i bandi “straordinari”. Entro dicembre sarà possibile per 368 volontari candidarsi alle selezioni per progetti relativi all’accompagnamento dei  grandi invalidi e dei ciechi civili; «Poi tra dicembre 2012 e gennaio» anticipa De Cicco «è prevista l’emanazione di un bando straordinario per le aree terremotate delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto per circa 500 volontari».La pubblicazione del prossimo bando “vero”, quello ordinario con migliaia di posti, è invece prevista per la primavera del 2013, mentre l’avvio al servizio dei volontari inizierà dal 1° settembre. Il problema è che comunque i numeri non saranno grandissimi: negli ultimi anni la scure dei tagli si è abbattuta sul servizio civile al punto che le cifre a disposizione del Fondo nazionale si sono ridotte da 170 milioni di euro nel 2009 a soltanto 100 milioni nel 2010. La conseguenza diretta di questa difficoltà si è manifestata con la progressiva diminuzione dei posti messi a disposizione, che sono passati da poco più di 50 mila nel 2007 ad appena 20 mila nel 2011, come dimostrano i dati riportati nel grafico pubblicato sul sito ufficiale del Servizio Civile [qui sotto]. Fino ad arrivare alla decisione di sopprimere tout-court un anno, il 2012, evitando – senza troppo clamore – di far uscire il bando.E per il 2013 quali sono le prospettive? Come De Cicco spiega alla Repubblica degli Stagisti, «I tagli sono contenuti nella legge di stabilità 2013 [cioè quella che una volta si chiamava legge finanziaria, ndr], in fase di approvazione al Parlamento. In media ci sarà una riduzione di circa 5 milioni di euro per il 2013 e il 2014  rispetto a quanto era stato previsto dalla precedente legge di stabilità per il 2012 [poco più di 68 milioni come riportato nel grafico sotto], mentre per il 2015 lo stanziamento dovrebbe aumentare a 75 milioni di euro». Inoltre la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella logica di spending review, ha previsto una riduzione – già a partire dal prossimo anno - di 40 milioni di euro dei finanziamenti destinati alle politiche attive. «Tale obiettivo verrà rispettato attraverso un accantonamento obbligatorio del 14% delle somme stanziate per ogni progetto» chiarisce De Cicco: «In questo modo l’entità delle erogazioni previste per il servizio civile diminuirà, nel 2013, da 71 a 61 milioni di euro. Di questi importi circa 40 milioni serviranno a pagare i volontari partiti nel 2012, dopo aver risposto al bando del 2011, che termineranno nel 2013. I restanti 21 milioni circa serviranno a pagare le spese di funzionamento dell’ufficio ed i volontari avviati con il bando 2013 a partire dal mese di settembre 2013 fino a dicembre». Una carenza di fondi gravissima su cui già Andrea Riccardi, pur essendo titolare di un ministero – quello per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione – “senza portafoglio” dunque senza dotazioni finanziarie autonome, si è fortemente speso per mettere una pezza: «Senza l’intervento del ministro, che a giugno scorso ha annunciato di avere reperito ulteriori 50 milioni di euro, l’impatto dei tagli sarebbe stato devastante, e avrebbe ridotto il numero annuale dei volontari a poche migliaia di unità. Questi fondi reperiti dal Ministro consentiranno, per il prossimo anno, di garantire un numero di posti in linea con quelli dell’ultimo bando pubblicato». Dunque ventimila, un numero modesto se confrontato con quello dei bandi del 2005 e del 2006 in cui erano stati 45-50mila i percorsi avviati, e destinato sembra purtroppo a rimanere tale: «Nonostante questa boccata di ossigeno, la richiesta del ministro per altri 120 milioni da ripartire nel triennio 2013-2015 non è stata accolta».Insomma il servizio civile rischia davvero di chiudere lasciandosi alle spalle molti progetti che non avranno volontari da impiegare, ma allo stesso tempo tanti giovani. La politica starà a guardare? Lorenza Margherita Per saperne di più leggi anche: - Leonzio Borea, direttore dell'Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Servizio civile, tempo di selezioni: al sud si sgomita, al nord posti vuoti. E anche il volontariato diventa un ammortizzatore sociale- «Il Servizio civile non è un modo per ammazzare un anno di tempo o guadagnare qualche soldo», parla l'ex volontario Luca Crispi- Servizio civile, si parte: 19mila giovani tirano un sospiro di sollievo per il rientrato allarme scatenato dalla sentenza "antidiscriminazione"

Microcredito: in Campania arriva il sostegno alle microimprese

Già oltre 1500 richieste: un vero boom per il primo bando sul microcredito in Campania dopo soli tre giorni dall’avvio della presentazione delle domande. I dati sono incoraggianti perché mostrano che i giovani hanno tante idee imprenditoriali che spesso non riescono a realizzare solo perché non hanno la liquidità necessaria. Proprio per questo motivo la regione ha istituito il Fondo Microcredito Fse che destina 65 milioni di euro da finanziamenti del Fondo sociale europeo, incrementabili fino a 100, a sostegno dell’avvio e dell’investimento delle microimprese per quei soggetti con difficoltà di accesso al credito e in condizione di svantaggio.In pratica la Regione, attraverso la sua spa “in-house” Sviluppo Campania che si occuperà della gestione del denaro, erogherà prestiti dai 5mila ai 25mila euro che dovranno essere restituiti in sessanta mesi a tasso zero a partire dal settimo mese successivo alla sottoscrizione del finanziamento. Per fare domanda c’è tempo fino alle ore 12 del 19 dicembre: il microcredito sarà distribuito in base all’ordine cronologico delle domande, ma saranno considerate prioritarie le proposte che rientrano nei settori del turismo, tutela dell’ambiente, servizi sociali alle persone, servizi culturali, ICT, risparmio energetico ed energie rinnovabili, manifatturiero, artigianato e valorizzazione di prodotti tipici locali, attività professionali in genere e commercio di prossimità per cui saranno attribuiti venti punti in più nella valutazione del finanziamento.La scelta di puntare sulle microimprese non è casuale perché negli ultimi anni sono state proprio le piccole e medie imprese a creare più occupazione. Già i dati Istat sul 2010, pubblicati a giugno, mostrano che le imprese con meno di dieci addetti rappresentano il 95% del totale andando così a caratterizzare il sistema produttivo italiano. In particolare è il terziario a vedere la grande presenza di micro e piccole imprese: le più numerose sono nei settori del commercio, trasporto, alberghi e dei servizi.E anche a livello europeo sono proprio le piccole aziende a creare più occupazione: nel periodo 2002-2010 l'85% dei nuovi posti di lavoro è stato creato da loro. Infatti i dati Excelsior Unionicamere per il terzo trimestre 2012 sulle assunzioni programmate in Campania, calcolano una ripartizione per circa il 32% in imprese con almeno 50 dipendenti e per il restante 68% in aziende di dimensioni inferiori. Dati che restano incoraggianti anche per il quarto trimestre 2012.Per chi avesse quindi una buona idea ma non i requisiti per chiedere un prestito in banca, non resta che esaminare le quattro linee di intervento individuate dal Fondo Microcredito e presentare il prima possibile il proprio progetto. I soggetti ammessi a partecipare, che potranno accedere a un solo intervento finanziario, devono avere alcuni requisiti: per le persone fisiche essere cittadini europei o in possesso di carta o permesso di soggiorno, aver compiuto diciotto anni alla presentazione della proposta, non aver riportato condanne con sentenza definitiva per reati di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e impiego di denaro o beni di provenienza illecita e non trovarsi in alcuna delle cause di esclusione a contrarre con la pubblica amministrazione; per le imprese questi requisiti dovranno essere rispettati dal titolare della ditta individuale e dai soci della società e potranno fare domanda nello specifico le microimprese (con meno di dieci occupati e un fatturato annuo non superiore a 2milioni di euro) e le imprese del terzo settore, costituende o costituite, tutte con sede legale, operativa e amministrativa nella regione Campania.  Requisiti più semplici rispetto al normale accesso al credito: basti pensare anche solo al fondo Jeremie a cui la Regione ha destinato circa ottanta milioni di euro per supportare lo sviluppo delle piccole e medie imprese campane per finanziamenti dai 10mila a oltre 1milione di euro sotto forma di mutuo solo per il 45% a tasso zero. A cui possono partecipare solo le aziende già costituite e iscritte nel registro delle imprese e che devono rispettare una lunga serie di requisiti. O al bando dedicato alle micro imprese del settore turistico che è stato pubblicato precedentemente, ma aveva requisiti più restrittivi visto che era solo per i residenti in un comune nell'area del Gal Cilento.  Invece il bando per il microcredito è pensato per essere molto più inclusivo. Per la prima linea di intervento Asse I adattabilità sono stati stanziati 15milioni di euro per sostenere lo spin off di impresa nel settore della ricerca pubblica e privata. I destinatari sono i titolari di assegni di ricerca, di borse di studio universitarie, post-laurea e post-dottorato, gli allievi dei corsi di specializzazione e dottorato, i laureati specializzati, i dottori di ricerca e i soggetti impegnati in contesti di ricerca industriali. Per la seconda linea di intervento Asse II occupabilità sono stati assegnati 10milioni di euro per progetti di autoimprenditorialità, autoimpiego, emersione e nuova imprenditorialità e le domande potranno essere presentate da giovani under 35 e donne. Per la terza linea di intervento sempre Asse II occupabilità sono stati stanziati altri 10milioni di euro per il consolidamento del sistema d’incentivi rivolto ai segmenti deboli del mercato del lavoro. In questo caso potranno fare domanda i disoccupati, lavoratori in cig o mobilità. La quarta linea di intervento Asse III inclusione sociale ha a disposizione ben 30milioni di euro per interventi di inclusione sociale rivolti al terzo settore e ai lavoratori svantaggiati e i destinatari sono i lavoratori disabili, immigrati, svantaggiati e le imprese del terzo settore. La Regione, per aiutare i destinatari nella compilazione della domanda e formulazione del progetto, ha reso disponibile attraverso la società Sviluppo Campania un servizio gratuito di accompagnamento alla presentazione della proposta e di tutoraggio. Sul sito c’è una sezione con le domande più frequenti ed è disponibile un numero verde (800.188.688) per trovare risposta ai propri dubbi. Oppure si può andare nelle sedi Cgil dove agli sportelli orientamento al lavoro (Sol) sarà possibile ricevere supporto e informazioni per verificare l’esistenza dei requisiti e avere aiuto in fase di utilizzo del credito. Se si è in possesso di tutti i requisiti indicati, generali e specifici, si può passare alla compilazione della domanda che va fatta esclusivamente online, ricordandosi che in caso di inattività superiore ai 10 minuti sulla pagina la sessione non sarà più attiva. Solo in seguito si potrà spedire la documentazione cartacea completa entro cinque giorni dall’invio online, con raccomandata, posta celere o corriere sempre con avviso di ricevimento al Fondo microcredito Fse all’indirizzo indicato sul bando. Tutto sarà poi affidato al punteggio: quello minimo affinché il progetto sia valutato finanziabile è di 60/100 di cui 40 punti derivanti dalla validità tecnica, economica e finanziaria del progetto. Altri trenta punti possono arrivare dalla creazione di nuova occupazione e dalla coerenza del progetto rispetto ai settori prioritari d’intervento e altri trenta punti a seconda della modalità organizzativa (dieci punti per le micro attività, dieci per l’integrazione sociale e quindi la presenza di soggetti normalmente fuori dal mercato del lavoro, dieci per le cooperative). Una volta ottenuto il finanziamento, l’impresa beneficiaria dovrà poi essere disponibile a richieste di controlli, dati, informazioni, fino alla completa restituzione del finanziamento. La regione Campania, quindi, per rilanciare l’occupazione decide di affidarsi alle donne, ai giovani e ai disoccupati con idee brillanti che hanno voglia di scommettere su se stessi. E lo fa puntando su uno strumento in cui ha fortemente creduto il premio Nobel Mohammed Yunus, che già negli anni 70 iniziò a concedere prestiti principalmente alle donne, che non avevano garanzie e a cui le banche negavano ogni assistenza al credito, aiutando così l’emancipazione femminile. Ai possibili destinatari del microcredito non resta che studiare bene tutti i dettagli del bando e procedere il prima possibile alla consegna dei documenti per riuscire a rientrare tra i fortunati a cui verrà concesso il prestito prima dell’esaurimento dei fondi per singolo asse e obiettivo operativo.Marianna Lepore Per saperne di più su questo argomento leggi anche:- Bandi e progetti per finanziare le startup. In attesa che il crowdfunding diventi realtà - Impresa a 1 euro, dopo otto mesi la promessa del governo è finalmente realtà- La Regione Toscana presenta il progetto «Giovani Sì!» per sostenere studenti, stagisti e precari: 300 milioni di euro in tre anni- Chance ai giovani, Bangladesh - Italia uno a zero. A quando anche qui un microcredito "alla Yunus" per aiutare i ragazzi a diventare indipendenti?