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"Miss anti-crisi" e arriva lo stage per rifatte

Siamo la società dell'immagine, si dice. Non dovrebbe stupire più di tanto, allora, un'iniziativa come quella lanciata di recente da Laclinique, una delle più importanti cliniche di chirurgia estetica in Italia - da non confondere con la marca di creme quasi omonima - che dal 2008 è leader nel settore con un giro d'affari pari a 20 milioni di euro l'anno. Si chiama "Miss anti-crisi” ed è un concorso per sole donne che garantirà all'unica vincitrice finale uno stage “formativo” (come si legge nel comunicato diramato dall'azienda) presso la sede centrale o una delle filiali. Un processo di selezione che assomiglia a un casting, e dove l'essere avvenenti è una condizione sottintesa (anzi, avere già fatto un ritocchino può essere d'aiuto, come lascia intuire il comunicato quando dice che si è a caccia di «neolaureate o lavoratrici che si siano sottoposte a un ritocchino o siano interessate a un incontro con un chirurgo»). Con buona pace insomma di chi crede nel valore dello studio e della formazione, quella vera, per ottenere un lavoro. L'importante, qui, è un viso carino. Anche se quelli de Laclinique lo dicono solo velatamente: «la bellezza diventa fattore sociale oltre che estetico, di grande interesse, anche alla luce dei dati sulla disoccupazione femminile» si legge. Per partecipare le aspiranti lavoratrici del settore estetico – a cui è richiesta un'età dai 25 ai 45 anni e un diploma di scuola superiore o laurea - devono  iscriversi attraverso l'apposito form entro il 31 dicembre inserendo i propri dati, il curriculum, una foto e soprattutto rispondendo con un breve testo al perché ci si propone come miss anti-crisi. «La candidata prescelta sarà colei che, più di ogni altra, saprà incarnare i valori essenziali del concetto Miss anti crisi» scrivono nel comunicato. Che peraltro ha un claim davvero evocativo: 'Rifatti una carriera, non c’è recessione per la bellezza', proprio a voler far passare il concetto che il ritocchino estetico serva (anche) a spalancare le porte del mondo del lavoro. Ma poi non è solo la bella presenza il lasciapassare per questo concorso per miss, ci vuole anche la testa, quanto meno nello scrivere una motivazione che colpisca la giuria «qualificata» (così è definita nel regolamento ma quanto ai membri che la comporranno nulla è dato sapere) e il suo «insindacabile giudizio».Per la selezione quelli de Laclinique non si smentiscono e proseguono sulla linea della provocazione (perché di questo forse si tratta, di una strategia di marketing). Le giovani candidate appariranno sul sito della clinica e i loro profili muniti di foto saranno votati dagli utenti (un solo voto a persona al giorno). In base a un indice di popolarità verranno scelte tre candidate, alle quali sarà chiesto di partecipare a un evento finale (tutto a spese loro). Altre sette invece saranno indicate da una giuria 'locale' non meglio specificata. A quel punto le miss dovranno dare il meglio di sé per dimostrare di rappresentare più delle avversarie lo spirito della ragazza anti recessione. Qualcosa che ricorda non molto da lontano le serate di miss Italia in cui le giovani candidate spiegano ai telespettatori perché dovrebbero votarle. Solo che qui non c'è di mezzo un contratto a molti zeri per debuttare nel mondo dello spettacolo, ma uno stage, di cui nel regolamento non si specificano né durata né condizioni contrattuali, e la chimera di un lavoro associato attraverso criteri piuttosto oscuri alla chirurgia estetica. Ma insomma, cosa sta facendo Laclinique? Usa la crisi e il fatto che tante donne siano in cerca di lavoro per una spudorata operazione di marketing? L'amministratore delegato della società, Omar Fogliadini [nella foto in alto], assicura alla Repubblica degli Stagisti che non è così e ribatte: «Noi vogliamo rimpolpare un settore in sviluppo come quello della chirurgia estetica con risorse di qualità». E qui viene il punto: «ci interessa sfatare il mito della bella e sciocca; se è innegabile che da noi lavorano persone 'che si tengono' è anche vero che sono molto preparate». Tant'è che «puntiamo soprattutto a persone laureate», anche se poi i ruoli offerti sono quelli di advisor o officer manager (una sorta di tutor e pr). E non si capisce perché mai dovrebbe servire una laurea, e soprattutto uno stage, per mansioni di questo tipo. Quanto a condizioni contrattuali per lo stage l'imprenditore spiega poi che si sta vagliando la possibilità di una durata semestrale e di un rimborso 'standard' sui 600 euro mensili. E alla domanda su come sia possibile offrire uno stage a donne di 30, 40 o addirittura 45 anni, Fogliadini risponde che «si vuole cercare qualcuno che non abbia trovato uno sbocco adeguato altrove». Oltre alla bellezza quindi la solidarietà: «vogliamo offrire un'opportunità a chi lo merita facendo venir fuori motivazione e carattere, in un mondo del lavoro dove le persone sono trattate come stracci». L'intento, almeno quello, sembrerebbe nobile.Ilaria Lani dei Giovani Non Più (campagna della Cgil contro lo sfruttamento delle nuove generazioni nel lavoro) interpellata dalla Repubblica degli Stagisti, ha definito l'iniziativa «un messaggio degradante, ma purtroppo calzante per un paese che disprezza il talento dei giovani, e in particolare delle giovani donne che sono sempre più sfruttate con stage gratuiti o contratti di lavoro indecenti, oppure messe in mostra come oggetti da consumare». Non bastano precarietà e contratti di lavoro a condizioni intollerabili, adesso «bisogna essere disposte a tutto, anche a fare un ritocchino estetico». E lancia un appello: «Noi, come tante altre donne hanno fatto in passato, pretendiamo rispetto per il nostro lavoro, per le nostre capacità, per le nostre competenze. Forse un 'ritocchino' alle normative sul lavoro e sugli stage sarebbe decisamente più efficace».  Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Il Natale risveglia la voglia di stagisti in profumerie e saloni di bellezza. Tirocini «sospetti» anche in tabaccherie e fast food- La Cgil scende in campo per stanare gli sfruttatori di stagisti con la campagna «Non + Stage Truffa»- Stage per mansioni di basso profilo, eppure qualche volta sono utili: la parola ai centri per l'impiego- Bando per stage pagati e incentivi all'assunzione in Puglia: le ragioni del ritardo    

Servizio civile 2012 soppresso, arriva l'interrogazione parlamentare

La questione del servizio civile 2012  "soppresso" per mancanza di fondi arriva a Montecitorio: ancora una volta il lavoro della Repubblica degli Stagisti finisce in un'interrogazione parlamentare. I deputati del Partito democratico Alessia Mosca [nella foto] e Guglielmo Vaccaro, letta lunedì su questo sito la notizia del bando 2012 annullato per colpa dei tagli progressivamente inflitti al progetto dal governo Berlusconi e poi da quello Monti, non hanno perso tempo e hanno preparato un'interrogazione indirizzata al ministro della Cooperazione internazionale e l'integrazione, competente in questa materia (anche se privo di "portafoglio", cioè di autonomia di bilancio e quindi di spesa). Il documento, presentato ieri , si apre con una premessa che descrive l'importanza del servizio civile a livello sociale: «Si tratta di un' opportunità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico» e ricorda dove vadano a prestare servizio i volontari: «amministrazioni pubbliche, associazioni non governative (Ong) e associazioni no profit». Nella seconda parte della premessa si entra nel vivo dell'attualità, con le informazioni tratte dall'articolo della Repubblica degli Stagisti: «Nel 2010 e 2011 il bando era stato aperto a settembre-ottobre, mentre il bando del 2012 non è stato ancora emanato» e non per caso: «come confermano i dirigenti dell'ufficio del servizio civile, non si tratterebbe di un semplice ritardo nella pubblicazione ma di una conseguenza dei drastici tagli effettuati al Fondo nazionale per il servizio civile negli anni 2011 e 2012». Tagli che già negli anni precedenti avevano fortemente ridimensionato l'istituto: vedendosi dimezzati i fondi, di fatto l'ufficio aveva dovuto progressivamente diminuire i posti, arrivando a dimezzarli: «negli ultimi anni il servizio civile ha viste drasticamente ridotte le cifre a disposizione del Fondo nazionale, da 170 milioni di euro nel 2009 a soltanto 100 milioni nel 2010. Ciò ha comportato una diminuzione dei posti messi a disposizione, che sono passati da poco più di 50mila nel 2007 ad appena 20mila nel 2011, fino ad arrivare alla decisione di sopprimere un anno, il 2012». L'interrogazione di Mosca e Vaccaro riprende poi alla lettera le dichiarazioni rilasciate da Raffaele De Cicco, dirigente coordinatore dell'ufficio del servizio civile, alla Repubblica degli Stagisti: «Per il 2013, come viene riportato nella legge di stabilità, l’entità delle erogazioni previste per il servizio civile diminuirà da 71 a 61 milioni di euro. Di questi importi circa 40 milioni serviranno a pagare i volontari partiti nel 2012, dopo aver risposto al bando del 2011, che termineranno nel 2013. I restanti 21 milioni circa serviranno a pagare le spese di funzionamento dell’ufficio ed i volontari avviati con il bando 2013 a partire dal mese di settembre 2013 fino a dicembre»I due deputati chiamano infine direttamente in causa il ministro Riccardi, ricordandogli che è inaccettabile che proprio a un progetto importante come quello del servizio civile vengano tagliate risorse in una misura talmente abnorme da rendere impossibile l'emanazione del bando 2012. E al ministro chiedono di riferire al Parlamento «quali azioni […] intenda altresì promuovere per garantire al Servizio Civile nazionale una copertura delle spese per le sue attività di assistenza, utilità sociale e di promozione culturale, in linea con quanto operato nel corso degli anni e quali iniziative intenda seguire per tutelare questi strumenti di cittadinanza rivolti ai giovani».Non resta che attendere la risposta del ministro, che se solitamente è molto attento alle questioni riguardanti il volontariato e il terzo settore - essendo lui stesso il fondatore della Comunità di Sant'Egidio - d'altro canto fa parte di un governo che al momento è in piena crisi, e dunque con tutta probabilità ha ben poco margine di azione. La speranza è che, in attesa della risposta all'interrogazione di Alessia Mosca e Guglielmo Vaccaro, qualche membro del Senato più sensibile alla questione si muova per apportare una piccola modifica alla legge di stabilità, al fine di ripristinare qualche fondo per il servizio civile: potrà non essere sufficiente - e sufficientemente tempestivo - da permettere l'emanazione del bando 2012, ma un risultato del genere potrebbe contribuire almeno a garantire un maggior numero di posti per il bando 2013.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Servizio civile, salta il bando 2012: tutta colpa della spending reviewE anche:- Leonzio Borea, direttore dell'Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Servizio civile, tempo di selezioni: al sud si sgomita, al nord posti vuoti. E anche il volontariato diventa un ammortizzatore sociale

Servizio civile, salta il bando 2012: tutta colpa della spending review

Chi attendeva la pubblicazione del bando nazionale per il servizio civile si sarà accorto che quest’anno sulla Gazzetta ufficiale non è stato pubblicato. Nel 2010 e 2011 il bando era stato aperto a settembre-ottobre, quest'anno invece tutto tace. Che succede? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto a Raffaele De Cicco [nella foto sotto], dirigente coordinatore dell'ufficio del servizio civile. «Non siamo in ritardo con il bando di selezione dei ragazzi per l’anno 2012, più semplicemente non è stato emanato» è stata la sorprendente ammissione del dirigente «a seguito dei drastici tagli effettuati al Fondo nazionale per il servizio civile negli anni 2011 e 2012». Qualche posto verrà aperto per i bandi “straordinari”. Entro dicembre sarà possibile per 368 volontari candidarsi alle selezioni per progetti relativi all’accompagnamento dei  grandi invalidi e dei ciechi civili; «Poi tra dicembre 2012 e gennaio» anticipa De Cicco «è prevista l’emanazione di un bando straordinario per le aree terremotate delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto per circa 500 volontari».La pubblicazione del prossimo bando “vero”, quello ordinario con migliaia di posti, è invece prevista per la primavera del 2013, mentre l’avvio al servizio dei volontari inizierà dal 1° settembre. Il problema è che comunque i numeri non saranno grandissimi: negli ultimi anni la scure dei tagli si è abbattuta sul servizio civile al punto che le cifre a disposizione del Fondo nazionale si sono ridotte da 170 milioni di euro nel 2009 a soltanto 100 milioni nel 2010. La conseguenza diretta di questa difficoltà si è manifestata con la progressiva diminuzione dei posti messi a disposizione, che sono passati da poco più di 50 mila nel 2007 ad appena 20 mila nel 2011, come dimostrano i dati riportati nel grafico pubblicato sul sito ufficiale del Servizio Civile [qui sotto]. Fino ad arrivare alla decisione di sopprimere tout-court un anno, il 2012, evitando – senza troppo clamore – di far uscire il bando.E per il 2013 quali sono le prospettive? Come De Cicco spiega alla Repubblica degli Stagisti, «I tagli sono contenuti nella legge di stabilità 2013 [cioè quella che una volta si chiamava legge finanziaria, ndr], in fase di approvazione al Parlamento. In media ci sarà una riduzione di circa 5 milioni di euro per il 2013 e il 2014  rispetto a quanto era stato previsto dalla precedente legge di stabilità per il 2012 [poco più di 68 milioni come riportato nel grafico sotto], mentre per il 2015 lo stanziamento dovrebbe aumentare a 75 milioni di euro». Inoltre la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella logica di spending review, ha previsto una riduzione – già a partire dal prossimo anno - di 40 milioni di euro dei finanziamenti destinati alle politiche attive. «Tale obiettivo verrà rispettato attraverso un accantonamento obbligatorio del 14% delle somme stanziate per ogni progetto» chiarisce De Cicco: «In questo modo l’entità delle erogazioni previste per il servizio civile diminuirà, nel 2013, da 71 a 61 milioni di euro. Di questi importi circa 40 milioni serviranno a pagare i volontari partiti nel 2012, dopo aver risposto al bando del 2011, che termineranno nel 2013. I restanti 21 milioni circa serviranno a pagare le spese di funzionamento dell’ufficio ed i volontari avviati con il bando 2013 a partire dal mese di settembre 2013 fino a dicembre». Una carenza di fondi gravissima su cui già Andrea Riccardi, pur essendo titolare di un ministero – quello per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione – “senza portafoglio” dunque senza dotazioni finanziarie autonome, si è fortemente speso per mettere una pezza: «Senza l’intervento del ministro, che a giugno scorso ha annunciato di avere reperito ulteriori 50 milioni di euro, l’impatto dei tagli sarebbe stato devastante, e avrebbe ridotto il numero annuale dei volontari a poche migliaia di unità. Questi fondi reperiti dal Ministro consentiranno, per il prossimo anno, di garantire un numero di posti in linea con quelli dell’ultimo bando pubblicato». Dunque ventimila, un numero modesto se confrontato con quello dei bandi del 2005 e del 2006 in cui erano stati 45-50mila i percorsi avviati, e destinato sembra purtroppo a rimanere tale: «Nonostante questa boccata di ossigeno, la richiesta del ministro per altri 120 milioni da ripartire nel triennio 2013-2015 non è stata accolta».Insomma il servizio civile rischia davvero di chiudere lasciandosi alle spalle molti progetti che non avranno volontari da impiegare, ma allo stesso tempo tanti giovani. La politica starà a guardare? Lorenza Margherita Per saperne di più leggi anche: - Leonzio Borea, direttore dell'Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Servizio civile, tempo di selezioni: al sud si sgomita, al nord posti vuoti. E anche il volontariato diventa un ammortizzatore sociale- «Il Servizio civile non è un modo per ammazzare un anno di tempo o guadagnare qualche soldo», parla l'ex volontario Luca Crispi- Servizio civile, si parte: 19mila giovani tirano un sospiro di sollievo per il rientrato allarme scatenato dalla sentenza "antidiscriminazione"

Microcredito: in Campania arriva il sostegno alle microimprese

Già oltre 1500 richieste: un vero boom per il primo bando sul microcredito in Campania dopo soli tre giorni dall’avvio della presentazione delle domande. I dati sono incoraggianti perché mostrano che i giovani hanno tante idee imprenditoriali che spesso non riescono a realizzare solo perché non hanno la liquidità necessaria. Proprio per questo motivo la regione ha istituito il Fondo Microcredito Fse che destina 65 milioni di euro da finanziamenti del Fondo sociale europeo, incrementabili fino a 100, a sostegno dell’avvio e dell’investimento delle microimprese per quei soggetti con difficoltà di accesso al credito e in condizione di svantaggio.In pratica la Regione, attraverso la sua spa “in-house” Sviluppo Campania che si occuperà della gestione del denaro, erogherà prestiti dai 5mila ai 25mila euro che dovranno essere restituiti in sessanta mesi a tasso zero a partire dal settimo mese successivo alla sottoscrizione del finanziamento. Per fare domanda c’è tempo fino alle ore 12 del 19 dicembre: il microcredito sarà distribuito in base all’ordine cronologico delle domande, ma saranno considerate prioritarie le proposte che rientrano nei settori del turismo, tutela dell’ambiente, servizi sociali alle persone, servizi culturali, ICT, risparmio energetico ed energie rinnovabili, manifatturiero, artigianato e valorizzazione di prodotti tipici locali, attività professionali in genere e commercio di prossimità per cui saranno attribuiti venti punti in più nella valutazione del finanziamento.La scelta di puntare sulle microimprese non è casuale perché negli ultimi anni sono state proprio le piccole e medie imprese a creare più occupazione. Già i dati Istat sul 2010, pubblicati a giugno, mostrano che le imprese con meno di dieci addetti rappresentano il 95% del totale andando così a caratterizzare il sistema produttivo italiano. In particolare è il terziario a vedere la grande presenza di micro e piccole imprese: le più numerose sono nei settori del commercio, trasporto, alberghi e dei servizi.E anche a livello europeo sono proprio le piccole aziende a creare più occupazione: nel periodo 2002-2010 l'85% dei nuovi posti di lavoro è stato creato da loro. Infatti i dati Excelsior Unionicamere per il terzo trimestre 2012 sulle assunzioni programmate in Campania, calcolano una ripartizione per circa il 32% in imprese con almeno 50 dipendenti e per il restante 68% in aziende di dimensioni inferiori. Dati che restano incoraggianti anche per il quarto trimestre 2012.Per chi avesse quindi una buona idea ma non i requisiti per chiedere un prestito in banca, non resta che esaminare le quattro linee di intervento individuate dal Fondo Microcredito e presentare il prima possibile il proprio progetto. I soggetti ammessi a partecipare, che potranno accedere a un solo intervento finanziario, devono avere alcuni requisiti: per le persone fisiche essere cittadini europei o in possesso di carta o permesso di soggiorno, aver compiuto diciotto anni alla presentazione della proposta, non aver riportato condanne con sentenza definitiva per reati di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e impiego di denaro o beni di provenienza illecita e non trovarsi in alcuna delle cause di esclusione a contrarre con la pubblica amministrazione; per le imprese questi requisiti dovranno essere rispettati dal titolare della ditta individuale e dai soci della società e potranno fare domanda nello specifico le microimprese (con meno di dieci occupati e un fatturato annuo non superiore a 2milioni di euro) e le imprese del terzo settore, costituende o costituite, tutte con sede legale, operativa e amministrativa nella regione Campania.  Requisiti più semplici rispetto al normale accesso al credito: basti pensare anche solo al fondo Jeremie a cui la Regione ha destinato circa ottanta milioni di euro per supportare lo sviluppo delle piccole e medie imprese campane per finanziamenti dai 10mila a oltre 1milione di euro sotto forma di mutuo solo per il 45% a tasso zero. A cui possono partecipare solo le aziende già costituite e iscritte nel registro delle imprese e che devono rispettare una lunga serie di requisiti. O al bando dedicato alle micro imprese del settore turistico che è stato pubblicato precedentemente, ma aveva requisiti più restrittivi visto che era solo per i residenti in un comune nell'area del Gal Cilento.  Invece il bando per il microcredito è pensato per essere molto più inclusivo. Per la prima linea di intervento Asse I adattabilità sono stati stanziati 15milioni di euro per sostenere lo spin off di impresa nel settore della ricerca pubblica e privata. I destinatari sono i titolari di assegni di ricerca, di borse di studio universitarie, post-laurea e post-dottorato, gli allievi dei corsi di specializzazione e dottorato, i laureati specializzati, i dottori di ricerca e i soggetti impegnati in contesti di ricerca industriali. Per la seconda linea di intervento Asse II occupabilità sono stati assegnati 10milioni di euro per progetti di autoimprenditorialità, autoimpiego, emersione e nuova imprenditorialità e le domande potranno essere presentate da giovani under 35 e donne. Per la terza linea di intervento sempre Asse II occupabilità sono stati stanziati altri 10milioni di euro per il consolidamento del sistema d’incentivi rivolto ai segmenti deboli del mercato del lavoro. In questo caso potranno fare domanda i disoccupati, lavoratori in cig o mobilità. La quarta linea di intervento Asse III inclusione sociale ha a disposizione ben 30milioni di euro per interventi di inclusione sociale rivolti al terzo settore e ai lavoratori svantaggiati e i destinatari sono i lavoratori disabili, immigrati, svantaggiati e le imprese del terzo settore. La Regione, per aiutare i destinatari nella compilazione della domanda e formulazione del progetto, ha reso disponibile attraverso la società Sviluppo Campania un servizio gratuito di accompagnamento alla presentazione della proposta e di tutoraggio. Sul sito c’è una sezione con le domande più frequenti ed è disponibile un numero verde (800.188.688) per trovare risposta ai propri dubbi. Oppure si può andare nelle sedi Cgil dove agli sportelli orientamento al lavoro (Sol) sarà possibile ricevere supporto e informazioni per verificare l’esistenza dei requisiti e avere aiuto in fase di utilizzo del credito. Se si è in possesso di tutti i requisiti indicati, generali e specifici, si può passare alla compilazione della domanda che va fatta esclusivamente online, ricordandosi che in caso di inattività superiore ai 10 minuti sulla pagina la sessione non sarà più attiva. Solo in seguito si potrà spedire la documentazione cartacea completa entro cinque giorni dall’invio online, con raccomandata, posta celere o corriere sempre con avviso di ricevimento al Fondo microcredito Fse all’indirizzo indicato sul bando. Tutto sarà poi affidato al punteggio: quello minimo affinché il progetto sia valutato finanziabile è di 60/100 di cui 40 punti derivanti dalla validità tecnica, economica e finanziaria del progetto. Altri trenta punti possono arrivare dalla creazione di nuova occupazione e dalla coerenza del progetto rispetto ai settori prioritari d’intervento e altri trenta punti a seconda della modalità organizzativa (dieci punti per le micro attività, dieci per l’integrazione sociale e quindi la presenza di soggetti normalmente fuori dal mercato del lavoro, dieci per le cooperative). Una volta ottenuto il finanziamento, l’impresa beneficiaria dovrà poi essere disponibile a richieste di controlli, dati, informazioni, fino alla completa restituzione del finanziamento. La regione Campania, quindi, per rilanciare l’occupazione decide di affidarsi alle donne, ai giovani e ai disoccupati con idee brillanti che hanno voglia di scommettere su se stessi. E lo fa puntando su uno strumento in cui ha fortemente creduto il premio Nobel Mohammed Yunus, che già negli anni 70 iniziò a concedere prestiti principalmente alle donne, che non avevano garanzie e a cui le banche negavano ogni assistenza al credito, aiutando così l’emancipazione femminile. Ai possibili destinatari del microcredito non resta che studiare bene tutti i dettagli del bando e procedere il prima possibile alla consegna dei documenti per riuscire a rientrare tra i fortunati a cui verrà concesso il prestito prima dell’esaurimento dei fondi per singolo asse e obiettivo operativo.Marianna Lepore Per saperne di più su questo argomento leggi anche:- Bandi e progetti per finanziare le startup. In attesa che il crowdfunding diventi realtà - Impresa a 1 euro, dopo otto mesi la promessa del governo è finalmente realtà- La Regione Toscana presenta il progetto «Giovani Sì!» per sostenere studenti, stagisti e precari: 300 milioni di euro in tre anni- Chance ai giovani, Bangladesh - Italia uno a zero. A quando anche qui un microcredito "alla Yunus" per aiutare i ragazzi a diventare indipendenti?

Stage a 7 euro al giorno al ministero dell'Economia, dalla Sicilia mail bombing contro il governo

«Così choosy da non accettare l'elemosina». Suona così la campagna di mail bombing sostenuta dalla Cgil Sicilia contro la ministro del Welfare Elsa Fornero, finita nel mirino del sindacato per un programma di tirocini lanciato dal dicastero dell'Economia e delle Finanze. Un bando aperto lo scorso 26 novembre, al quale è possibile candidarsi entro venerdì 7 dicembre, che offre 34 tirocini nelle diverse sedi del Mef. Prevedendo un rimborso spese pari a 7 euro al giorno - che per giunta saranno erogati solo «compatibilmente con le disponibilità di bilancio».«Una cifra di questo genere è ridicola, insufficiente a coprire i costi di trasporto, di abitazione e di sopravvivenza anzitutto per chi non vive nel luogo dello stage» è la condanna di Andrea Gattuso [sotto nella foto di Salvatore Contino] membro della direzione Cgil Sicilia. Di qui l'idea di inondare le caselle di posta elettronica del ministero con una mail che ha come oggetto lo slogan di questa campagna: «Cara Fornero, siamo così choosy da non accettare l'elemosina», espressione che riprende il termine utilizzato dalla stessa ministro per definire i giovani italiani che non riescono a trovare lavoro. Perché, però, se il bando è stato emesso dal ministero dell'Economia tramite la Fondazione Crui il sindacato si scaglia contro la titolare del Welfare? Il manifesto diffuso a sostegno di questa campagna ricorda che la riforma del lavoro che porta il nome della ministro ha introdotto «il rimborso spese obbligatorio per gli stagisti». Affermazione di un principio che stride con i 140 euro mensili garantiti dai percorsi formativi proposti dal Mef. La realtà dei fatti, però, è un po' più complessa. Intanto va detto che il Tesoro propone questo programma da anni - almeno dal 2010 - e sempre, come denunciato dalla Repubblica degli Stagisti, alle medesime condizioni: 7 euro al giorno. Si può certamente discutere sul valore che, secondo uno dei più importanti ministeri italiani, viene conferito al tempo di tanti giovani (peraltro laureati con un punteggio di almeno 100 su 110).Ma la realtà è che i 140 euro mensili dei quali parla la Cgil Sicilia, calcolando 20 giorni di stage al mese, non hanno nulla a che vedere con la «congrua indennità» per i tirocinanti introdotta dall'articolo 12 della riforma del lavoro. Intanto perché, come ha raccontato a RdS Domenico Bova di Italia Lavoro, pare che questo rimborso minimo - se mai verrà fissato - nelle intenzioni del governo si aggirerà sui 500 euro. Ma soprattutto perché questa norma non è ancora esecutiva, visto che l'ammontare dell'indennità dovrebbe essere definita dalla Conferenza Stato-Regioni, che ha tempo fino a metà gennaio 2013 per definirla.E quindi l'interrogativo rivolto alla Fornero, «che fine hanno fatto le sue promesse sui tirocini?», dovrà attendere almeno altri 40 giorni per poter essere posto. Il che rende quantomeno pretestuosa la locandina a sostegno di questa campagna, che invece ritrae la titolare del Welfare. L'iniziativa dei giovani della Cgil Sicilia, che nei mesi scorsi hanno presentato una legge regionale di iniziativa popolare per introdurre il rimborso spese obbligatorio per i tirocini attivati sull'isola, ha avuto un certo eco sui media nazionali: ne ha scritto, ad esempio, Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera. Il bando scade venerdì 7 dicembre, ma i promotori hanno deciso di mobilitarsi con un mail bombing che continuerà ben oltre questo termine. L'obiettivo, spiega Gattuso, è «restituire dignità allo strumento dello stage». Il che «significa in primo luogo renderlo possibile a tutti prevedendo adeguate borse di studio, ricondurlo alla sua missione originaria persa per strada soprattutto nelle aziende, e garantire in ogni circostanza e in ogni contesto i diritti di chi vi si avvicina».Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- 140 tirocini per giovani laureati al ministero dell’Economia: il bando Mef-Crui è aperto fino al 17 maggio- Riforma del lavoro approvata: e adesso che succede?E anche:- Sicilia, 12mila firme per una legge sui tirocini di qualità- Stage in Sicilia, primo passo verso la legge di iniziativa popolare   

Quattro milioni di euro pubblici per stage da elettricisti e muratori. Ma non era meglio l'apprendistato?

«L'apprendistato dovrà rappresentare la tipica modalità di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro». Negli ultimi mesi lo ha dichiarato a più riprese il ministro del Welfare Elsa Fornero. Un concetto che l'esponente del governo farebbe bene a chiarire anche ai suoi dirigenti, visto che una società interamente controllata dal suo dicastero ha lanciato un progetto da 4,5 milioni di euro per avviare 3mila giovani alle professioni di 'bottega', scegliendo come modalità non quella dell'apprendistato, ma lo stage - meno tutelante per chi lo svolge e meno costoso per le aziende.Al ministero del Welfare, dunque, si predica bene ma si razzola male. La società in questione è ItaliaLavoro, che ha appena lanciato «Botteghe di mestiere», un progetto che prevede l'attivazione di oltre 3mila stage semestrali. Destinatari giovani under 29 disoccupati o inoccupati interessati ad avvicinarsi, come si legge sul sito di IL, ad «una serie di mestieri artigiani come i pellettieri, i valigiai, i borsettieri, i falegnami, gli impagliatori, i muratori, i carpentieri, i lattonieri, i carrozzieri, i meccanici auto, i saldatori, gli armaioli, i riparatori di orologi e di protesi dentarie, i tipografi, gli stampatori offset, i rilegatori, i riparatori di radio e Tv, gli elettricisti, gli elettromeccanici, gli addetti alla tessitura e alla maglieria, i sarti, i materassai, i tappezzieri, i dipintori, gli stuccatori, i ponteggiatori, i parchettisti e i posatori di pavimenti».Tutte professioni più che rispettabili, sia chiaro. Anzi professioni che probabilmente oggi come oggi – come dimostrano i dati sul “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro – possono offrire più posizioni aperte e garanzie occupazionali e di reddito rispetto ad altre più “blasonate” e di concetto. Ma in sostanza tutte professioni prevalentemente manuali, che mai prima d'ora avevano necessitato di un periodo di pre-formazione come lo stage. E allora perché IL, il cui azionista unico è proprio il ministero, punta sui tirocini e non sposa la linea dell'esecutivo che privilegia l'apprendistato? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto al responsabile del progetto Domenico Bova. «Nel caso delle Botteghe di mestiere il tirocinio è stato ritenuto, in condivisione con le regioni, lo strumento più adatto per consentire ai giovani di acquisire un'esperienza formativa presso realtà lavorative che affondano le radici nella tradizione produttiva italiana», la sua premessa. Il punto è che lo stesso risultato lo si sarebbe potuto ottenere con un contratto di lavoro da apprendistato. Insomma perché dopo l'approvazione di una contestatissima riforma che ne ha fatto, almeno nelle intenzioni, la principale porta d'ingresso al mondo del lavoro per i giovani, si continua a preferire lo stage?«La modalità ipotizzata dovrebbe favorire la riduzione di quel fenomeno di interruzione che avviene nell'arco dei primi mesi di lavoro con i contratti di apprendistato». Ma cosa differenzia uno stage da un contratto di apprendistato e perchè sarebbe così importante che Italia Lavoro destinasse i suoi fondi a sostenere la seconda tipologia e non la prima? Semplice: lo stage non è un contratto di lavoro mentre l'apprendistato sì, e assicura il versamento dei contributi, le ferie, la tredicesima e gli straordinari, la malattia, la maternità: in una parola i diritti dei lavoratori. E soprattutto, a voler essere banali, è la formula sulla quale il governo ha deciso di puntare. Almeno a parole. «È auspicabile che dopo il primo periodo di tirocinio», prosegue Bova, «l'esperienza formativa possa essere seguita dall'instaurazione di un rapporto di lavoro in apprendistato, attraverso il quale si potrà garantire da un lato la crescita del giovane lavoratore, dall'altro la soddisfazione di un bisogno da parte dell'impresa». Insomma secondo ItaliaLavoro questi stage saranno, auspicabilmente, l'anticamera di un contratto di apprendistato, a sua volta propedeutico al tempo indeterminato. Nessuna azione di indirizzo, nessuna politica attiva a favore dell'apprendistato, nessuna richiesta alle “botteghe” rispetto ad un'assunzione: solo auspici. Davvero questo tutto ciò che un ente controllato dal governo sa dire ai giovani in un Paese in cui, secondo l'Istat, la disoccupazione tra gli under 24 ha toccato a settembre il 35,1%.La questione però rischia di complicarsi ulteriormente e proprio per effetto della stessa legge Fornero. ItaliaLavoro garantisce infatti ai tirocinanti un rimborso mensile di 250 euro, che le aziende che ospiteranno gli 'stagisti di Bottega' dovranno integrare per un importo analogo. A gennaio, però, dovrebbe essere definita la cosiddetta «congrua indennità» per gli stage prevista dall'articolo 12 della riforma del lavoro. E cosa succederebbe se la conferenza Stato-Regioni, chiamata a deliberare in proposito, stabilisse che un rimborso di 500 euro mensili non è sufficiente? «Le informazioni ad oggi di nostra conoscenza vanno nella direzione di individuare la somma di 500 euro mensili quale importo congruo per una borsa di tirocinio», assicura Bova, «tuttavia è opportuno sottolineare che proprio il carattere di sperimentalità di iniziative come Amva (progetto nel quale rientrano le Botteghe di mestiere, ndr) ha anche l'obiettivo di verificare sul campo l'applicabilità di scelte e indirizzi anche di carattere normativo». Una verifica sul campo che comporta l'utilizzo di soldi pubblici per tirocini in professioni che non richiedono una lunga formazione on the job, per le quali davvero l'apprendistato dovrebbe «rappresentare la tipica modalità di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro». Perché di spendere quattro milioni e mezzo di euro per finanziare stage per elettricisti, carrozzieri e muratori non si sentiva francamente l'esigenza. Il suggerimento alla ministro Fornero potrebbe essere quello di fare lo sforzo di essere un po' più choosy quando si tratta di scegliere quali progetti finanziare con i soldi pubblici.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- Il regalo alle agenzie interinali nell'attivazione degli stage Les4 di Italia Lavoro- Italia Lavoro aiuta i cittadini a trovare un impiego, ma lascia a casa i suoi collaboratori- La Cgil: «Su oltre mille lavoratori Italia Lavoro non può averne solo 400 stabili»E anche:- Riforma del lavoro, rilanciare l'apprendistato non basta- Il contratto di apprendistato dopo l'esame del Senato- Apprendistato: coinvolge pochissimi laureati e spesso non garantisce vera formazione

«Bamboccioni» a teatro

Sabato 1 dicembre al teatro sociale di Segrate o ancora il 12 e 13 gennaio al teatro Traiano di Fiumicino andrà in scena «Bamboccioni - ovvero che noia il posto fisso» una commedia trascinante per ridere a crepapelle delle vicende e dei luoghi comuni che a torto o a ragion veduta investono i «giovani adulti» di oggi. Lo spettacolo, andato in scena dall'8 al 25 novembre a Milano, è stato inserito nella ricca stagione teatrale del Teatro Martinitt e vede protagonista Roberto D’Alessandro, attore, regista e autore romano, nonché fondatore dell’associazione culturale e compagnia teatrale I Picari. «Pronto? Ciao mammina, sì ho mangiato, sì ho messo la canottiera…va bene mammina». Tre quarantenni  ottengono uno degli appartamenti  che il sindaco della loro città ha messo a disposizione per i “giovani” che faticano a tagliare il cordone ombelicale. L’affitto non si paga a condizione che gli inquilini impieghino parte del loro tanto tempo libero ad offrire assistenza sociale ai più bisognosi. Ecco così che Antonino [Giuseppe Alagna], gloria del calcio mancata, professore di educazione fisica extra graduatoria, Gian Alberto [Roberto D’Alessandro, regista e sceneggiatore] fisico quantistico dalla mole importante ma ancora avvinghiato alla «copertina di Linus» e Anton Giulio [Enzo Casertano], maestro elementare ma solo sulla carta, si ritrovano sotto lo stesso tetto per la loro prima esperienza lontano da casa di mamma e papà. Le loro giornate trascorrono tra lavoretti improbabili e il volontariato che li porterà a conoscere da vicino chi davvero non ha più nulla, come la strampalata coppia di clochard Nevio [Franco Barbero] e Lucida [Maria Cristina Fioretti]. Sognatore incallito il primo, disillusa e sconsolata la seconda, dall’incontro con loro sortiranno effetti improbabili per tutti. Non si smette di ridere durante le due ore di messa in scena, ma allo stesso tempo non mancano gli spunti di riflessione seri sulla realtà che quotidianamente bamboccioni più o meno giovani si trovano ad affrontare, sia a titolo personale sia a livello collettivo. L’epiteto “bamboccioni” che dà il titolo alla pièce entrò in auge nell’ottobre 2007, quando l’allora ministro dell’economia Tommaso Padoa-Schioppa  disse pubblicamente «Mandiamo i bamboccioni fuori di casa: incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. E’un’idea importante». Dimostrando il coraggio, o forse la sfrontatezza, di sollevare il velo che ricopriva la generazione “Y” più silente del mondo, cresciuta a suon di televisione commerciale e nutrita da cinque cereali all’interno delle rassicuranti mura domestiche. I bamboccioni, nelle migliori intenzioni del professore bocconiano, erano quei ragazzi cui si indirizzavano i provvedimenti, contenuti nella finanziaria dell’epoca, per ottenere agevolazioni fiscali sull’affitto. Da allora le cose non sono però migliorate: colpa della crisi economica, della recessione e della disoccupazione che hanno contribuito all’evoluzione dei bamboccioni in “sfigati” e “choosy”. I giovani, se si sono sentiti offesi da queste definizioni, hanno avuto e avranno l’occasione di smentire. Del resto è forse anche grazie a queste discutibili etichette che stanno poco per volta ritornando nell’agenda politica di chi governa. Piccoli passi, ma almeno qualcosa inizia a muoversi. Chi si ferma è perduto diceva un proverbio, ma una pausa a teatro per farsi due risate, perché no?di Lorenza MargheritaPer saperne di più, leggi anche:- Altro che choosy: un'indagine su giovani e lavoro smentisce il ministro Fornero- #bechoosy.it- Liberiamoci dalla precarietà: Camusso all'incontro con i giovani tra  contestazioni e proposte- E se Steve Jobs fosse nato a Napoli? Essere «affamati e folli» a volte non basta

317 tirocini e 9mila studenti agli sportelli: Soul traccia un bilancio di Start-Up

L'attivazione di oltre trecento tirocini e l'iscrizione al portale jobsoul.it di poco meno di 3.800 aziende e quasi 40mila studenti. Sono questi i principali risultati di «Start-Up», progetto da 2,5 milioni di euro finanziato dalla Regione Lazio grazie al contributo del Fondo sociale europeo che ha coinvolto Soul, ovvero il Sistema orientamento università del Lazio, piattaforma per la gestione delle attività di placement che riunisce otto atenei su tutto il territorio regionale.Il primo dei progetti finanziati grazie al Fse ha riguardato appunto la creazione del portale jobsoul.it e il potenziamento degli sportelli di orientamento al lavoro alla Sapienza e all'università di Roma Tre, ai quali nei due anni si sono rivolti poco più di 9mila studenti. Sono invece 1800 i giovani che hanno preso parte ai 27 seminari organizzati nell'ambito dell'iniziativa per illustrare agli studenti strumenti e strategie per la ricerca di un'occupazione. I fondi messi a disposizione da «Start-Up» hanno inoltre permesso di attivare 317 borse lavoro per l'attivazione di altrettanti tirocini in aggiunta a quelli già promossi dal Soul. In 66 casi si è trattato di progetti di durata trimestrale, mentre gli altri 251 hanno impegnato i partecipanti, per un minimo di 30 ore la settimana e con un rimborso mensile di 450 euro lordi, messo a disposizione da Soul per un periodo di sei mesi. Il 60% di queste esperienze si è svolta all'interno di un ente pubblico, nel quale però è impossibile che lo stage evolva fino a diventare un contratto di lavoro.Non si tratta, però, dell'unica criticità. Diversi lettori della Repubblica degli Stagisti hanno utilizzato il forum per segnalare alcuni problemi riscontrati all'interno del servizio Soul. A cominciare dal fatto che promuova stage senza alcun rimborso spese fino ad arrivare alla segnalazione di offerte per laureati in economia da inserire come addetti alle vendite. «Il portale JobSoul è diviso in due sezioni», spiega il professor Carlo Magni, direttore scientifico del progetto, «una dedicata a Lavoro, stage e apprendistato, nella quale vengono pubblicate solo opportunità che prevedano una retribuzione». La seconda si chiama invece Tirocini in convenzione, con proposte formulate da aziende convenzionate con le università e rivolte a studenti e laureati da non più di 12 mesi. «È vero che in questa sezione ci sono offerte che non prevedono rimborsi, ma è anche vero che la maggior parte sono funzionali all'acquisizione di crediti formativi». E comunque, sottolinea Magni, questo tipo di proposte «verranno meno non appena la conferenza Stato-Regioni emanerà le linee guida per l'introduzione di una congrua indennità per i tirocinanti, così come previsto dalla riforma Fornero». Un documento che dovrebbe essere pronto per l'inizio del 2013, salvo ritardi e lungaggini burocratiche.Altro problema sollevato dai lettori di RdS riguarda il fatto che sul portale siano presente offerte di stage per attività che non richiedono un lungo periodo di formazione, come per esempio quella all'interno di un call center. «Noi stessi abbiamo riscontrato in questi anni, nostro malgrado, il peggioramento in termini qualitativi delle opportunità offerte dal sistema produttivo ai laureati», conferma amareggiato Magni. Per questo motivo «abbiamo scelto di attivare una serie di servizi di monitoraggio a tutela degli iscritti a Soul». In particolare, prima di inserire un'azienda nel portale si effettua un controllo «attraverso visure camerali, statuti, certificati di attribuzione, partita Iva». Si è inoltre deciso di limitare «le possibilità di accesso al database per le agenzie interinali, società che fanno selezione e in generale tutte quelle strutture che potrebbero fare business con i curricula dei ragazzi che gratuitamente e volontariamente si sono iscritti al portale». Infine, «abbiamo attivato un servizio di segnalazione per dare voce a chi denuncia comportamenti scorretti e incoerenti da parte delle imprese». Accertati i quali si arriva ad escludere l'azienda in questione da jobsoul.it. Ad oggi sono 50 i casi in cui gli studenti si sono lamentati per la gestione del progetto da parte delle aziende e sono 35 le società che, per questo motivo, sono estate escluse dalla partecipazione alle attività di Soul.Ora che è terminato il finanziamento biennale da parte della regione Lazio, quale sarà ora il futuro di questo progetto? «Trattandosi di un servizio pubblico e gratuito, il destino di Soul dipenderà dalle risorse che le istituzioni vorranno mettere a disposizione». Un messaggio rivolto anche alle forze politiche che prenderanno parte alle prossime elezioni regionali. «Nel frattempo continuiamo, con serietà e impegno, a lavorare per assicurare a laureati e imprese un servizio efficiente e innovativo».Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- Un anno di Soul, il servizio di placement pubblico delle università del Lazio- Dallo studio al lavoro: viaggio negli uffici placement, a sorpresa quasi nessuna università monitora l'esito occupazionale degli stageE anche:- I tirocini nel mezzo del cammin della riforma- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfrutta 

Primarie, confronto su Sky: troppo poco spazio a giovani e lavoro, bisogna rimediare

Ieri sera su Sky è andato in onda il confronto tra i cinque candidati alle primarie del centro sinistra: Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, Matteo Renzi, Laura Puppato e Bruno Tabacci. Uno spettacolo televisivo mutuato dagli Stati Uniti, piuttosto atipico per l'Italia: domande secche uguali per tutti, un cronometro per regolare il tempo degli interventi, un giornalista a incalzare le risposte.Solo due domande però sono state dedicate al tema dei giovani e dell'occupazione giovanile. Anzi, tecnicamente solo una: quella su cosa ogni candidato avrebbe detto a un giovane che ha appena finito di studiare e che è alla ricerca della prima occupazione. E poi, in maniera indiretta, quella sul giudizio sulla riforma Fornero.I candidati qualcosa l'hanno detto. Il governatore Vendola ha esordito denunciando che «Le giovani generazioni vivono in una scuola che è stata dequalificata» e incitandoli a «ribellarsi, prima di tutto alla precarietà che è il buco nero che ha risucchiato un'intera generazione». Suggerendo poi il modello della Regione che amministra da sei anni: «Vedere cosa abbiamo fatto in Puglia, come abbiamo usato fino in fondo i fondi europei, come ci siamo aperti all'industria creativa e abbiamo inventato lavoro»Il segretario Bersani ha incentrato invece la prima parte del suo intervento sulla necessità di rilanciare l'istruzione universitaria: «Se fa parte di quei 17-18mila in meno che non si iscrivono all'università, direi a quel giovane "aspetta un attimo, che un po' di soldi in piu sul diritto allo studio dobbiamo metterli: perché altrimenti torna il classismo». Ammettendo subito dopo: «È evidente che non si può promettere niente ai giovani se si perdono posti di lavoro» e dunque invocando «più innovazione, tecnologia, efficienza energetica nello sviluppo industriale». E la meritocrazia? Per Bersani è prioritaria, «purché sia coniugata al concetto di uguaglianza». Bruno Tabacci, parlamentare Udc e assessore al bilancio del comune di Milano all'interno della giunta Pisapia, ha preferito mantenersi sul generico premettendo che «le occasioni di lavoro non si generano per decreto» e dunque che se fosse premier si impegnerebbe per «creare le condizioni per allargare la base produttiva». Come? Agendo «sul costo del danaro e dell'energia» per recuperare produttività «anche abbattendo le barriere burocratiche».Laura Puppato, capogruppo del Pd al consiglio regionale del Veneto, ha rievocato la sua esperienza da primo cittadino di Montebelluna, in provincia di Treviso: «Da sindaco ho messo in campo le case per i giovani», perchè «con 600-800 euro al mese non si riesce ad arrivare all'autonomia». La soluzione è «investire in ricerca e innovazione, istruzione» e dal punto di vista lavorativo «concedere alle aziende un contratto di lavoro a tutele progressive che favorisca le aziende che assumono giovani e donne».Matteo Renzi è invece partito citando l'articolo 1 della Costituzione, «ma in realtà il nostro Paese è fondato sulla rendita». Allargando poi subito la platea di potenziali "insoddisfatti": «Un ragazzo under 25 ha difficoltà pazzesche, ma anche il 52/53enne espulso dal mercato del lavoro ne ha». La sua promessa dunque, al giovane ma anche all'adulto, è: «cambiamo il paese, semplifichiamo la burocrazia, velocizziamo la giustizia, incentiviamo il lavoro femminile». Auspicando di poter dire a un ragazzo «non tanto di non essere bamboccione, quanto "potrai trovare un lavoro perché conosci qualcosa, non perché conosci qualcuno"».E la riforma Fornero? Secondo Bersani «è da ritoccare perché sulla precarietà non ha risolto abbastanza, così come sugli ammortizzatori. E sulle politiche attive del lavoro non ha detto nulla». Concordando però con Tabacci sul fatto che che «con le regole si risolve poco se non si aumenta la produttività». E quindi bisogna «scrostare, rinnovare» e sopratutto «stare con chi bussa alla porta e non con chi la tiene chiusa». Secondo Tabacci, grande sostenitore del governo Monti, bisogna augurarsi di «poter andare oltre la riforma», ma lo si potrà fare solo se l'Italia ricomincerà a crescere e conditio sine qua non della crescita è «allargare la base produttiva e creare occasioni». Fornero bocciata senza appello invece da Laura Puppato: «si è creata una grave ingiustizia nel Paese». L'unica candidata donna in realtà vede la questione sopratutto dal punto di vista degli anziani: «Tante persone sono state lasciate senza lavoro e senza pensione, siamo il paese che ha il numero maggiore di anni di lavoro necessari per andare in pensione, bisogna rivederne le modalità». Per il lavoro dei giovani la Puppato in chiusura fa un riferimento alla green economy e a uno studio di Confindustria che riporta le proiezioni delle migliaia di nuovi posti di lavoro che questo settore aprirebbe. Di parere diametralmente opposto rispetto alla riforma pensioni si dichiara Matteo Renzi: «È stata giusta, vivendo di più bisogna lavorare un po' di più». Il sindaco di Firenze si dice però deluso da quella sul lavoro: «Noi proponiamo un codice del lavoro in 59 articoli, quello di Pietro Ichino, per un contratto unico a tutele progressive, traducibile in inglese». Ancor più netto ovviamente Vendola: «La riforma Fornero ha comportato uno sfregio. La riforma baratta il diritto al reintegro per una manciata di soldi».Ma è troppo poco. Per questo la Repubblica degli Stagisti vuole realizzare un approfondimento di questo confronto, tutto concentrato sui temi dell'occupazione giovanile, dello stage, della precarietà, delle retribuzioni, della meritocrazia e del ricambio generazionale. La redazione ha già contattato nei giorni scorsi gli staff di tutti i candidati, e ha già pronte le domande da sottoporre ai cinque. La speranza è quella di riuscire a realizzare nei prossimi giorni queste interviste: perché gli elettori, sopratutto quelli più giovani, hanno il diritto di conoscere quali politiche i candidati, se arrivassero a palazzo Chigi, attuerebbero sulla loro pelle.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Presidente Napolitano, la dignitosa retribuzione è un diritto costituzionale anche per i giovani- Come far contare di più i giovani in politica?- Riforma del lavoro, rilanciare l'apprendistato non bastaE anche:- Progetto Lombardia 2010, SPAZIO AGLI UNDER 35: videointerviste ai candidati più giovani delle prossime elezioni regionali- Tre milioni di giovani esclusi o sottoinquadrati: Monti, questa è la vera sfida da vincere- Per rifare l'Italia bisogna partire dal lavoro e dalle retribuzioni dei giovani

Torna «Confindustria per i giovani», 50 stage a mille euro al mese

C'è tempo fino a domenica 11 novembre per presentare le candidature per l'edizione 2012 di «Confindustria per i giovani», un bando che mette a disposizione 50 stage semestrali garantendo un rimborso spese di mille euro lordi mensili. L'iniziativa, lanciata lo scorso anno, nasce sull'onda lunga di «100 giovani per 100 anni», promosso nel 2010 in occasione del centesimo anniversario della nascita dell'associazione degli industriali.Questo progetto giunge quest'anno alla sua seconda edizione. Lo scorso anno, sempre a fronte di 50 posti disponibili, le candidature furono 4.400. Una volta terminati, il 50% dei tirocini furono convertiti in rapporti di lavoro. Una percentuale inferiore a quella lanciata nel 2010, che vide firmare un contratto a 84 dei 100 ragazzi e ragazze che erano stati selezionati tra i 6.800 che avevano partecipato al bando.I percorsi formativi si svolgeranno all'interno delle sedi di rappresentanza di Confindustria oppure in una delle diverse associazioni legate a viale dell'Astronomia. L'attività di tirocinio sarà integrata da 8 giornate di formazione in aula e da corsi svolti on-line con la formula dell'e-learning. Ogni stagista sarà seguito da un tutor e potrà accedere ad un servizio di counselling durante i sei mesi di attività. Sono 50 i posti disponibili, riservati a giovani neolaureati. In particolare, il titolo di studio deve essere stato conseguito dopo il 1 marzo del 2012, ma potranno presentare la propria candidatura anche coloro che discuteranno la tesi entro il prossimo 31 dicembre. Per partecipare è sufficiente aver conseguito la laurea triennale in qualunque facoltà. Anche se la precedenza sarà data a chi ha completato gli studi in materie tecnico-scientifiche e giuridico-economico.Le candidature devono essere presentate via Internet, tramite il sito dedicato al progetto oppure collegandosi alla pagina unimpiego.it. Accedendo alla pagina «Adesione on-line» si potranno inserire i propri dati anagrafici. Alla domanda occorrerà allegare alcuni documenti. Si tratta innanzitutto di un certificato che attesti il conseguimento della laurea, gli esami sostenuti con relative votazioni e i crediti conseguiti. Tutti titoli per i quali è ammessa l'autocertificazione. Occorre poi inserire il curriculum vitae ed eventuali ulteriori attestati legati a corsi di perfezionamento piuttosto che di lingua, piuttosto che ad attività svolte all'interno di istituti di ricerca. La trasmissione di questi documenti può avvenire solo tramite Internet: il materiale inviato per posta o per fax non verrà preso in considerazione.La selezione dei candidati è affidata ad una commissione formata da rappresentanti di Confindustria, Unimpiego, Luiss Business School, Università Carlo Cattaneo Liuc e Sfc-Sistemi formativi Confindustria. Il processo si svolgerà in tre fasi, la prima delle quali è una scrematura sulla base dei curricula. In particolare, i selezionatori terranno conto del voto di laurea e del conseguimento del titolo di studio nei tempi previsti, della partecipazione ai programmi Erasmus, Leonardo o ad attività di ricerca, della conoscenza documentata di una o più lingue straniere e delle eventuali esperienze lavorative pregresse. I candidati ammessi saranno convocati, via email, per lo svolgimento di una prova scritta, formata da domande di logica e cultura generale e da prove psico-attitudinali. Una parte delle questioni saranno formulate in inglese. Il superamento dello scritto porterà ad un colloquio motivazionale, dal quale emergeranno i 50 selezionati.Questa procedura si svolgerà tra novembre e gennaio, mentre i tirocini prenderanno il via con il mese di febbraio 2013. I vincitori si vedranno riconoscere una quota di partecipazione una tantum di 2mila euro, in aggiunta al rimborso spese mensile di mille euro lordi. Questa somma dovrà però essere restituita nel caso in cui si decida di rinunciare allo stage. I progetti avranno durata semestrale e prevederanno un rimborso spese pari a mille euro lordi mensili, il che significa che l'importo netto garantito a ogni tirocinante è di 890 euro al mese.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- 100 giovani per 100 anni, Confindustria apre un bando per cento stage da mille euro al mese nelle sue sedi- Confindustria a Varese finanzia 50 stage: «Puntiamo al 100% di assunzioni»E anche:- Leonardo reloaded, 400 stage all'estero a bando tra ottobre e novembre- 25 anni di Erasmus: una scelta vincente, anche per l'occupabilità