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Mae-Crui, parte l'interrogazione parlamentare. E il costituzionalista: «Nessun ostacolo al rimborso»

Dalla (futura) istituzione del rimborso spese obbligatorio per gli stagisti «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Recita così il comma 36 dell'articolo 1 della riforma del lavoro varata dalla Camera il 27 giugno. Può bastare questo codicillo a fermare la pubblica amministrazione, che secondo una stima della Repubblica degli Stagisti accoglie ogni anno tra i 150 ed i 200mila tirocini, dal riconoscere quella «congrua indennità», preannunciata dalla stessa riforma Fornero, che dovrà essere formalizzata nei prossimi 6 mesi attraverso una serie di linee guida concordate tra ministero del Lavoro e conferenza delle Regioni?L'Avvocatura dello Stato ha opposto qualche mese fa questo argomento al decreto liberalizzazioni, relativamente all'obbligo di erogare un rimborso spese forfettariamente concordato ai cosiddetti "praticanti", coloro che svolgono il tirocinio professionale per accedere a una professione regolamentata. E ora il ministero degli Esteri, sulla base di ragionamenti analoghi, ha sospeso il bando Mae-Crui, 555 tirocini che avrebbero dovuto prendere il via il 3 settembre.  E facendo riferimento a questa apparente contraddizione la Fondazione Crui ha lanciato l'allarme sul proprio sito, quasi che la riforma Fornero rischi di bloccare tutti i tirocini nella pubblica amministrazione.Lo scorso 6 giugno la deputata del Partito democratico Marianna Madia [nella foto a destra], anche sulla scorta di un articolo della Repubblica degli Stagisti, aveva presentato un'interrogazione in merito alle posizioni assunte dall'Avvocatura. Ma né il ministero del Lavoro, né quello della Giustizia hanno fornito a tutt'oggi una risposta. Ora che la questione si ripropone, con altri protagonisti e sulla base di altri atti normativi, la giovane parlamentare torna alla carica. Letti gli articoli pubblicati, tra gli altri, anche dalla Repubblica degli Stagisti, l'esponente del Pd ha depositato un'interrogazione parlamentare per chiedere «se il governo [...] non ritenga che - fatta salva la disposizione per cui non debbano derivare nuovi e maggiori oneri per lo Stato – debbano essere caldeggiate le appropriate rimodulazioni di bilancio, conseguenti dalla razionalizzazione della spesa pubblica in corso, affinché tutte le pubbliche amministrazioni ottemperino al pagamento del “rimborso spese forfetariamente concordato” a favore dei laureati che svolgono il tirocinio professionale per l’accesso alle professioni regolamentate, così come prescritto dall’art. 9 comma 4 del c.d. “decreto liberalizzazioni”, e che prossimamente - una volta stabilite le linee guida sui tirocini - possano anche ottemperare al pagamento della “congrua indennità” a favore degli stagisti/tirocinanti».In attesa di conoscere la risposta del ministero all'interrogazione della Madia, che verrà pubblicata martedi, la Repubblica degli Stagisti ha chiesto un parere a Francesco Clementi [nella foto sotto], professore associato di Diritto pubblico comparato alla facoltà di Scienze politiche dell'università di Perugia e di diritto costituzionale italiano e comparato nel master dell'Istituto Alti Studi per la Difesa. Davvero la prescrizione che i rimborsi per i tirocinanti non debbano generare «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» può fermare il bando Mae-Crui? «Non c'è nessun ostacolo giuridico. O meglio: c'è se si vuol far finta di non vedere quello politico», risponde il docente.Perché «non derivare maggiori oneri significa non realizzare nuove spese». Però tra quelle già definite nel bilancio del ministero degli Esteri «è possibile riallocare alcune somme». Ovvero tagliare determinate spese e girare i fondi per gli stagisti Mae-Crui. Per questo l'atteggiamento della Farnesina sembra a Clementi «miope e in qualche modo poco attento alle reali intenzioni del governo». Insomma «è una questione di volontà del ministero quella di trovare o meno i soldi: se ritiene che questo bando sia fondamentale, allora deve riallocare i fondi. Se ritiene che i tirocini possano essere realizzati solo con fondi aggiuntivi, però vietati dalla legge, allora li dovrà sospendere».Rimane il fatto che il rimborso minimo ancora non esiste. Dovrebbe essere introdotto, salvo sorprese, con l'emanazione di una serie di linee guida (ancora non si sa in che forma giuridica) che vedranno la luce in un momento indefinito dei prossimi 180 giorni, una volta che il ministero e le Regioni avranno trovato un accordo soddisfacente. Le nuove disposizioni arriveranno quindi presumibilmente quando i tirocini in questione - quelli del II° bando Mae-Crui 2012, in partenza il 3 settembre - saranno iniziati e forse anche terminati. Perché quindi sospendere già ora? «Quello delle future linee guida è un problema che esiste, ma è subordinato al principale. La Farnesina deve decidere». Secondo Clementi, se il ministero è convinto della bontà dei tirocini Mae-Crui allora deve modificare già adesso il proprio bilancio, tagliando delle spese per reperire i fondi. Sia per quelli del II° bando, in via "cautelativa", qualora le linee guida arrivassero prima della loro conclusione. Ma soprattutto per quelli del III°, che si aprirà il 10 settembre prossimo: in questo caso i tirocini infatti prenderebbero il via il 14 gennaio 2013, ricadendo quindi in pieno nell'obbligo del rimborso spese, sempre se quest'ultimo sarà davvero stato introdotto nei tempi stabiliti dalla riforma Fornero. Ma dovrebbero essere pagati con fondi attinti dal bilancio 2012. Se poi le linee guida arrivassero a gennaio, o addirittura oltre, i fondi stanziati e non spesi potrebbero essere riutilizzati per altri scopi. Ma per il costituzionalista è chiaro che non intervenire sui bilanci ora per recuperare le risorse per i due bandi Mae-Crui  - l'attuale e quello prossimo venturo - significherebbe cancellarli. È probabilmente di queste modifiche contabili che si sta ragionando al ministero degli Esteri in questi giorni.Riccardo SaporitiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Mae-Crui sospesi: una pressione per essere esonerati dal (futuro) obbligo di compenso agli stagisti?- Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché- Ministero degli Esteri, ancora niente rimborso per i tirocini malgrado i buoni propositi della riforma- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfruttaE anche:- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici? Ministro Brunetta, dia i numeri- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?- Le università «virtuose» del Mae-Crui: tutti i dettagli sui rimborsi spese e le borse di studio per i tirocini in ambasciate, consolati e istituti di cultura

Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché

Il ministero degli Esteri ha sospeso l'attivazione dei tirocini legati al secondo bando Mae-Crui 2012. Gettando nel panico i 555 ragazzi e ragazze che solo tra il 25 e il 26 giugno avevano saputo di essere stati selezionati. E di doversi preparare a partire il prossimo 3 settembre per un tirocinio di tre mesi. In un caso su tre questi stage si svolgono all'estero, senza purtroppo che la Farnesina garantisca alcun tipo di rimborso spese.Molti di questi ragazzi si sono subito rivolti alla Repubblica degli Stagisti, condividendo il loro timore e raccontando il loro sdegno attraverso il forum. C'è ad esempio una ragazza selezionata per l'Istituto italiano di cultura di Dublino: «Fortunatamente non avevo ancora comprato il biglietto aereo, ma ho rinunciato ad uno stage di 3 mesi retribuito alla facoltà di Lingue e letterature straniere di Torino». E questa è solo una delle tante testimonianze presenti sul sito. Ma perché si è arrivati a questa decisione?«A seguito delle nuove disposizioni in materia di tirocini approvate dal Parlamento», vista la «necessità di acquisire chiarimenti interpretativi» e in «previsione della stipula da parte di governo e regioni di un accordo sulle linee guida sui tirocini», il ministero degli Esteri ha chiesto alla Crui di bloccare tutto. E di invitare i vincitori del bando ad «astenersi dal prendere iniziative organizzative in merito fino ad ulteriori indicazioni» che dovrebbero arrivare «nei prossimi giorni». Questo è il contenuto di una email che Vittorio Palladino dell'Istituto diplomatico ha inviato nel pomeriggio di giovedì 28 giugno alla Fondazione. Un contenuto sorprendente dato che, come la Repubblica degli Stagisti ha spiegato più volte, nella riforma Fornero non vi sono affatto «nuove disposizioni in materia di tirocini». Quindi non c'è nulla che giustifichi un atto tanto improvviso e forte come la sospensione di un programma già approvato e in partenza. Attenzione poi alle date. Il 27 la Camera dei deputati ha dato il via libera alla riforma del lavoro, il giorno dopo il Mae ha bloccato i tirocini. Ma lo ha comunicato solo nel tardo pomeriggio, per la precisione un po' dopo le 18. Considerando che il 29 è il giorno del santo patrono di Roma, città dove ha sede la conferenza dei rettori, e che tutti gli uffici sono chiusi, solo lunedì 2 luglio la Crui ha provveduto a girare l'informazione alle università coinvolte nel progetto, permettendo loro di avvisare i singoli vincitori del bando. Per questo il panico è scoppiato con quasi una settimana di ritardo. Ma perché secondo il Mae la riforma del lavoro bloccherebbe i tirocini? La questione riguarda l'articolo 12, quello che prevede tra le altre cose l'abolizione degli stage gratuiti. O meglio impone che il governo si accordi con le regioni su alcune linee guida per stabilire alcuni parametri tra i quali «il riconoscimento di una congrua indennità, anche in forma forfettaria» agli stagisti. Il tutto entro 180 giorni dall'entrata in vigore della riforma. Pubblicate in Gazzetta ufficiale mercoledì 3 luglio, le misure volute dal ministro Elsa Fornero [nella foto sotto] dispiegheranno i propri effetti solo a partire dal 18 luglio. Fatti due conti, il provvedimento che stabilirà i rimborsi minimi dovrebbe arrivare entro la prima metà del gennaio 2013. Ma allora che problema c'è? Per quella data i tirocini del II° bando Mae-Crui, previsti in partenza per il 3 settembre prima della sospensiva, sarebbero conclusi da un pezzo. Perché  fermare tutto adesso? Martedì 3 luglio la Repubblica degli Stagisti ha immediatamente contattato la Fondazione Crui: ma purtroppo Francesca Decorato, una delle responsabili del progetto, si è rifiutata di rispondere alle domande, trincerandosi dietro la necessità di passare attraverso l'ufficio stampa. Però non è stata in grado di fornire un numero di cellulare dell'addetto stampa, in quel momento - e per tutta la giornata! - «impegnato fuori sede per un evento».Stesso risultato contattando sempre martedì Vincenzo Palladino, l'autore materiale della mail che ha bloccato i tirocini. Dopo aver chiarito alla Repubblica degli Stagisti che la questione verrà discussa nel corso di una non meglio definita «riunione ministeriale» - che però purtroppo ancora non si sa quando sarà convocata nè quali saranno i partecipanti - Palladino ha invitato a far riferimento a Daniele Di Ceglie, funzionario del Mae che segue il bando.Detto, fatto: la Repubblica degli Stagisti ha provato a chiamare Di Ceglie. «Oggi è in ferie, richiami domani» hanno risposto però dal suo ufficio. Stessa musica il giorno successivo, cioè ieri: «È in ferie». Ma quando è partito? «Non so se posso darle questa informazione». E quando torna? «Non lo sappiamo». Una circostanza quasi incredibile: Di Ceglie, il responsabile dei tirocini del Mae, è in ferie proprio nei giorni in cui si decide la sospensione del progetto a lui affidato, senza che si sappia quando rientrerà in ufficio. Intanto i ragazzi aspettano. E tempestano di telefonate le università, la Fondazione Crui e la Farnesina. Ma le risposte non sono incoraggianti: «Alla mia facoltà mi hanno saputo dire solo che con tutta probabilità non si avranno notizie prima di settembre, forse ottobre», scrive un lettore, «e che se la situazione si sbloccherà verrà comunque indetto un nuovo concorso». Poi ci sono casi addirittura emblematici come quello di Marcella: «Io stavo per licenziarmi, entro questa settimana dovevo dare la comunicazione». Lei oltre al danno rischia anche la beffa: «Se decidessero di farci cominciare a gennaio anziché a dicembre io perderei il diritto a partire perché non avrei più uno dei requisiti indispensabili». Ovvero quello di essersi laureata nei 12 mesi precedenti l'avvio dello stage, visto che «ho discusso la tesi a novembre del 2011».A maggior ragione, dunque, la questione va chiarita in fretta: il 3 settembre 555 ragazzi che sarebbero dovuti partire al momento rischiano di veder sfumare questa opportunità. Non solo: il 10 settembre si aprono le selezioni per il terzo bando 2012, i cui stage prenderanno poi il via a gennaio del prossimo anno. Ora, visto che in questo Paese le leggi non sono retroattive, non sarebbe stato più opportuno concentrarsi sul reperimento dei fondi per offrire un rimborso a chi parteciperà a questo terzo bando invece di bloccare quelli del secondo? La Repubblica degli Stagisti, e più di 550 tra i migliori laureati d'Italia, restano in attesa di una risposta.Riccardo SaporitiSe hai trovato interessante questo argomento, leggi anche:- Ministero degli Esteri, ancora niente rimborso per i tirocini malgrado i buoni propositi della riforma- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfrutta- Regioni e riforma del lavoro, è guerra al governo sull'articolo sui tirocini- Simoncini risponde: «Ecco perché noi Regioni chiediamo di eliminare l'articolo sugli stage»E anche:- Riforma del lavoro approvata: e adesso che succede?- Riforma del lavoro, inutile senza quella degli stage- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?- Le università «virtuose» del Mae-Crui: tutti i dettagli sui rimborsi spese e le borse di studio per i tirocini in ambasciate, consolati e istituti di cultura[La foto di apertura è di Simone Ramella, tratta da Flickr in modalità Creative Commons]

Regione Lombardia, mezzo milione di euro per stage di un anno negli enti pubblici

«Io per prima mi rendo conto dei difetti di questo progetto, legati all'esiguità del rimborso spese e al limite di età troppo elevato. Però sono convinta che possa rappresentare un'occasione per alcuni». A parlare è Luciana Ruffinelli [nella foto sotto], 65enne assessore allo Sport e ai giovani della Lombardia, che nei giorni scorsi ha presentato il bando relativo alla Leva civica volontaria regionale. Un progetto da 500mila euro, fondi europei erogati dal dipartimento della Gioventù della Presidenza del consiglio, per attivare percorsi di tirocinio all'interno degli enti locali lombardi a favore di "giovani" fino a 35 anni di età. Si tratta della prima iniziativa dopo l'approvazione, nel maggio scorso, di un atto di indirizzo in materia, che tra le altre cose non prevede un rimborso minimo e consente di nuovo di fare stage della durata di 12 mesi (in contrasto con il decreto legge di agosto 2011 che per quelli extracurriculari aveva fissato il massimo a 6 mesi).Tornando alla leva civica: comuni, unioni dei comuni e comunità montane con sede in Lombardia hanno tempo fino al 20 di luglio per presentare la propria domanda, illustrando i contenuti del progetto che intendono attivare. La selezione degli aspiranti tirocinanti avverrà solo in un secondo momento, con una tempistica che ancora non è stata definita.Così come non è possibile quantificare il numero di tirocini che saranno attivati. Gli enti locali infatti riceveranno un contributo tra 5mila e 40mila euro a seconda del numero di abitanti, somma che dovranno integrare con una cifra pari ad almeno il 50% del contributo ricevuto dal Pirellone, e potranno ospitare anche più di uno stagista. Il numero totale dei tirocini attivati dunque dipenderà dai singoli progetti presentati. Con il denaro ricevuto dalla regione, oltre al rimborso spese, alle questioni amministrative come l'elaborazione del cud e a quelle burocratiche come l'apertura di una posizione Inail e i versamenti Irap, dovranno essere finanziati anche i percorsi formativi. Il bando prevede due tipologie di stage, entrambe qualificabili come "part-time" con un impegno quotidiano di 4-5 ore: uno semestrale pari a 539 ore, l'altro annuale con un impegno di 1049 ore totali. In entrambi i casi sono previsti dei momenti di formazione: 36 ore nel primo caso, 72 nel secondo. Si tratta di meno del 5% dell'intera durata del tirocinio.Ma oltre a queste ore di formazione cosa faranno gli under 35 coinvolti nel progetto? «Certamente non dovranno essere messi a fare delle fotocopie» assicura Ruffinelli. Ma non c'è il rischio che le amministrazioni comunali, che da anni convivono con il blocco delle assunzioni, trovino negli stagisti un modo per colmare i buchi di organico? Il discorso vale soprattutto per quei 25 comuni lombardi che nel 2011 hanno sforato il patto di stabilità e che per tutto il 2012 non potranno attivare nemmeno contratti di collaborazione a progetto. «Siamo di fronte ad una congiunzione di interessi» conferma a sorpresa l'assessore: «È chiaro che i comuni hanno bisogno di persone: diciamo che questa iniziativa rappresenta una forma di apprendistato per i meccanismi della pubblica amministrazione». Peccato che gli apprendisti, nel settore privato, abbiano un contratto di lavoro e una retribuzione. In questo caso c'è un rimborso spese di 300 euro e nemmeno la possibilità di ottenere un'assunzione - che nella pubblica amministrazione passa necessariamente attraverso un concorso pubblico.Non è tutto: pur essendo in procinto di aprire un bando che attiverà un numero imprecisato di tirocini, la Regione Lombardia non si è nemmeno preoccupata di definire quanti siano gli stage già attivi sia all'interno del Pirellone sia in quelli di tutti gli uffici pubblici lombardi, a cominciare dai comuni. «Non abbiamo una stima» ammette infatti Ruffinelli: «ce l'avrà sicuramente l'assessorato alla Formazione». Il quale però non è coinvolto in questo progetto: la Repubblica degli Stagisti ha provato allora a bussare a quella porta, ma niente da fare: «Non siamo in grado di fornire questo dato» è stata la risposta del funzionario Michele Torregiani.Ricapitolando: sta per partire un progetto per un numero imprecisato di tirocini, di durata  che a molti pare eccessiva, con un dispendio di mezzo milione di euro di soldi pubblici di cui solo le briciole finiranno a costituire un rimborso spese - peraltro abbastanza esiguo rispetto all'impegno orario richiesto - a favore degli stagisti. Persone fino addirittura a 35 anni di età che, come riconosciuto dalla stessa amministrazione regionale, alla fine saranno molto utili agli enti locali in carenza di personale. Per giunta, in tutto questo la Regione Lombardia nemmeno ha provveduto a fare una stima degli stage attivi al momento dell'apertura del nuovo bando. Non esattamente un modello di quell'eccellenza che il governatore Roberto Formigoni assume a pietra di paragone di ogni iniziativa di Regione Lombardia.Presidente, assessori, vi aiutiamo noi. Secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, ogni anno in Lombardia vengono attivati tra i 10mila e i 20mila stage all'interno di uffici pubblici. Forse sarebbe il caso di occuparsene in maniera più puntuale, anziché con bandi "spot".Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- Stage in Lombardia, i punti controversi della bozza del regolamento regionale: niente rimborso spese obbligatorio, di nuovo 12 mesi di durata e apertura alle aziende senza dipendenti- Tutto sulle nuove regole degli stage in Lombardia- La Repubblica degli Stagisti lancia quattro proposte alla Regione Lombardia per regolamentare i tirocini in maniera innovativaE anche:- Stage, nuove norme regionali: sì all'obbligo di rimborso in Toscana e Abruzzo, no in Lombardia- I sindacati rispondono alla Regione Lombardia: «Nella proporzione numerica tra stagisti e dipendenti non si devono contare anche i precari»

Equo compenso per i giornalisti, sfuma l'approvazione della legge ma i freelance non demordono

Ennesima battuta d’arresto per il disegno di legge sull’equo compenso per i giornalisti precari e freelance. Dopo aver ricevuto il via libera della Camera lo scorso 28 maggio, la norma che si propone di garantire  «un trattamento economico proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto» dagli atipici dell’informazione italiana sembrava finalmente giunta al traguardo finale. Nei giorni scorsi la commissione Lavoro di Palazzo Madama aveva infatti dato un’indicazione unanime a favore dell’approvazione del ddl, sia pure con alcuni correttivi rispetto al testo presentato ormai nel lontano 2010 dal senatore Silvano Moffa. Per procedere alla votazione sarebbe bastato a quel punto l’ok del governo, sempre necessario per approvare una legge in sede deliberante. Ma ecco la doccia fredda: su delega dell'esecutivo, il sottosegretario al Lavoro Maria Cecilia Guerra ha chiesto ai membri della commissione di rimandare il voto in attesa della conclusione dell’iter parlamentare della riforma del mercato del lavoro (approvata definitivamente mercoledì scorso) e di quello del decreto sui contributi all’editoria, per evitare eventuali sovrapposizioni. «Il collegamento tra equo compenso e ddl Fornero ci sfugge completamente» è il commento di Luciana Cimino, del coordinamento dei giornalisti precari della capitale Errori di Stampa [nella foto, alcuni di loro]. «La riforma del lavoro non ha cambiato assolutamente nulla per i giornalisti senza contratto, che vengono retribuiti a pezzo e con cifre irrisorie dalle testate. Aspettare che il decreto sui fondi per l’editoria sia convertito in legge offre invece un margine di vantaggio non indifferente agli editori, che nel frattempo avrebbero la possibilità di incassare il finanziamento pubblico». «Non c’è nessuna motivazione che possa giustificare il tormentato iter che sta subendo questo provvedimento di semplice civiltà» le fa eco lapidario il deputato Giuseppe Giulietti, uno dei principali sostenitori dell’equo compenso, a propria volta giornalista e portavoce dell'associazione Articolo21. Lo stop imposto in commissione rischia infatti di allungare non poco i tempi per l’entrata in vigore della legge: perché anche se a fine luglio (o più probabilmente a settembre) il governo concedesse il proprio via libera, al testo dovrebbero essere comunque apportati alcuni correttivi - quello relativo data di entrata in vigore ad esempio, attualmente stabilita al 1 gennaio 2012 - che renderanno inevitabile un nuovo passaggio alla Camera. A quel punto serviranno tre ulteriori mesi perché la commissione istituita presso il dipartimento Informazione ed editoria della presidenza del Consiglio dei ministri definisca i «requisiti minimi di equità retributiva», ovvero il tariffario a cui le testate dovranno necessariamente attenersi per retribuire i propri collaboratori. Pena: essere esclusi da qualsiasi forma di finanziamento pubblico. È infatti questo il cuore del provvedimento, la garanzia della sua concreta applicazione e naturalmente anche la parte più indigesta per gli editori, che proprio negli ultimi giorni sono stati impegnati in una serrata trattativa proprio per ridefinire le norme di accesso ai fondi pubblici per l'editoria. «Siamo davanti ad uno dei tipici casi in cui l’oppositore non si è manifestato nel dibattito parlamentare ma nelle retrovie dei passaggi tra i diversi ministeri» spiega ancora Giulietti alla Repubblica degli Stagisti, ricordando che a Montecitorio il ddl era stato approvato all’unanimità e senza accendere particolari dibattiti tra le forze politiche. Davanti ai numeri resi noti in audizione dai rappresentanti dell'istituto di previdenza dei giornalisti (Inpgi) c’è in effetti poco da dibattere: in totale i giornalisti non dipendenti da una testata hanno raggiunto quota 32mila - circa un terzo degli iscritti all'ordine - di cui 21mila liberi professionisti (i cosìddetti freelance) e 11mila collaboratori coordinati e continuativi. I primi possono contare su un compenso medio annuo di circa 12mila euro, mentre i secondi superano di poco la soglia degli 8mila. Un primo importante risultato la lunga discussione sull’equo compenso l’ha tuttavia già raggiunto, compattando in un fronte unitario e molto agguerrito i migliaia di esclusi dalla "casta" dei giornalisti. Che nelle ultime settimane hanno dato vita ad una mobilitazione senza precedenti, online (dove è tra l’altro possibile firmare una petizione - già sottoscritta anche dalla direzione della Repubblica degli Stagisti - che sollecita una rapida approvazione dell’equo compenso), ma soprattutto off line, sui territori. Questo fine settimana gran parte dei coordinamenti dei precari e dei freelance sono riuniti a Palermo per discutere e definire le prossime mosse: e a questo punto non si escludono iniziative nazionali, anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle pesanti ripercussioni che questa situazione sta producendo sulla qualità dell’informazione italiana. Un ulteriore pungolo per gli editori si va inoltre configurando a livello regionale. «In Veneto è stata raggiunta una prima intesa bipartisan per l’approvazione di una legge di contrasto al precariato dell’informazione» racconta Nicola Chiarini del coordinamento veneto Refusi [nella foto]. «Anche in questo caso l’obiettivo è premiare gli editori che lavorano in maniera corretta». Gli unici che di qui a poco potrebbero beneficiare non solo dei fondi messi a disposizione della regione Veneto, ma anche delle attività di comunicazione e delle inserzioni pubblicitarie regionali. Iniziative simili sono state intraprese anche da Toscana, Piemonte, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, che in materia di equo compenso  potrebbero a questo punto anche riuscire ad anticipare il legislatore nazionale.Ilaria CostantiniPer saperne di più leggi anche:- Enzo Carra: «Dal 2013 equo compenso per i giornalisti freelance»- Giornalisti precari, il problema non è il posto fisso ma le retribuzioni sotto la soglia della povertà - Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalistiE anche:- Giornalisti a tutti i costi, il business dei mille corsi

Toscana, con le regole sulla qualità degli stage gli assunti passano dal 10% al 40%

Un anno fa partiva il progetto «Giovani sì», iniziativa della regione Toscana finalizzata a favorire una maggiore autonomia dei giovani, aiutandoli a prendere casa in affitto, avviare un’attività imprenditoriale, inserirsi nel mondo del lavoro.I numeri finora sono significativi. Il budget totale del progetto, tra risorse regionali, nazionali ed europee fino al 2013, è di oltre 334 milioni di euro. Sono poco più di mille le domande accolte per ottenere il contributo all'affitto di casa, per una spesa, fino a questo momento, di oltre 8 milioni e 600mila euro. Quanto all'imprenditoria  le domande pervenute per i contributi destinati a giovani e donne sono 439, mentre per l'imprenditoria agricola si arriva a 634. Il budget disponibile, nel primo caso, è pari a 12 milioni di euro per tre anni, nel secondo a quasi 50 milioni. Nell'ambito delle iniziative destinate a incentivare l'occupazione, oltre 2.200 lavoratori sono stati assunti grazie ai fondi stanziati, mentre i voucher erogati per progetti di conciliazione tra vita familiare e lavorativa delle donne e contributi per l'assegnazione di buoni servizio per la frequenza di servizi per la prima infanzia sono stati nel 2011 1.203. Rilevanti anche i numeri per l'istruzione e la formazione: oltre 11mila borse di studio erogate per la mobilità internazionale (a.a.2011/2012); 100 borse di studio "Pegaso" (dottorati di ricerca internazionali); quasi 12mila allievi di corsi di formazione professionale; 409 studenti e 45 professori nell'ambito della mobilità all'estero per le scuole secondarie sul bando 2011; 17 giovani beneficiari nel 2011 dei voucher di mobilità transnazionale.Una parte significativa del progetto riguarda i tirocini. Secondo il rapporto Excelsior-Unioncamere in Toscana infatti vi sono ogni anno circa 22mila stagisti nelle imprese private, cui si aggiungono (la stima è della Repubblica degli Stagisti) 10mila negli enti pubblici e almeno 4mila reclutati dalle associazioni non-profit: in totale quindi il fenomeno stage in Toscana riguarda tra le 35 e le 40mila persone. Dunque la Regione ha disposto di mettere a disposizione 30 milioni di euro per il triennio 2011-2013 per finanziare stage «extracurriculari» - non effettuati cioè all’interno di un percorso di studi, attivati sul territorio toscano. Fino allo scorso marzo era previsto che i soggetti ospitanti (che non potevano essere enti pubblici e studi professionali) offrissero un rimborso spese obbligatorio di almeno 400 euro mensili, pagati per metà dalla Regione e per metà dall’ente presso cui si effettua il tirocinio. Il 31 marzo è entrata in vigore la legge regionale n.3 del 27 gennaio 2012, che ha stabilito un emolumento  minimo di 500 euro lordi al mese, di cui 300 al momento finanziati dalla  Regione, per i tirocinanti di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Se lo stagista rientra nelle cosiddette «categorie protette» (legge 381/91) il rimborso spese è totalmente a carico dell’ente locale. La norma approvata quasi tre mesi fa permette ora anche agli enti pubblici che attivano stage di richiedere il cofinanziamento alla Regione. Altro elemento di novità è il fatto che la Toscana promuove anche lo sviluppo dei tirocini curricolari inclusi nei piani di studio delle università e degli istituti scolastici o previsti all’interno di un percorso di istruzione. Essa può inoltre concedere contributi per il pagamento dell’indennità da parte dei professionisti ai praticanti per lo svolgimento dei tirocini finalizzati all’accesso alle professioni. In quest’ottica, di recente il presidente della Regione Enrico Rossi ha stipulato due protocolli, uno con le università toscane e uno con gli ordini professionali, nell’intento di dare attuazione pratica a tale linea. Il rimborso di 500 euro è però obbligatorio solo per i tirocini extra-curricolari, su cui la Regione ha competenza specifica. Resta anche la possibilità per l’ente ospitante di accedere a un incentivo di 8mila euro, che arriva a 10mila per categorie protette e disabili, in caso di assunzione a tempo indeterminato al termine dello stage. Questa disposizione non vale se il soggetto promotore è un ente pubblico.Com’è andata a distanza di un anno?  Da giugno 2011 allo scorso marzo (fino all’entrata in vigore della legge) sono stati attivati circa 2mila tirocini con il cofinanziamento della regione Toscana, con una durata media di 3 mesi e mezzo: di questi, più di 1.200 sono stati svolti da giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, quasi 600 da giovani tra i 26 e i 30 anni e 104 dagli over 30. Sul totale, 896 sono uomini e 1.025 donne. Più di 100 stage riguardano giovani con disabilità. Quanto alla provenienza degli stagisti, la quasi totalità arriva dalla Toscana: solo cinque di essi provengono, infatti da altre regioni (nello specifico Basilicata, Lombardia, Sicilia e Marche). Da giugno 2011 a marzo 2012 (momento di entrata in vigore della legge) il budget stanziato per i tirocini è stato pari a due milioni e 280mila euro. La maggior parte delle aziende ospitanti rientra nel settore dell'industria (37%), seguito da servizi e studi commerciali (28%), mestieri (16%), sociale (13%), negozi (6%).  Tutti i tirocinanti hanno ricevuto il rimborso spese mensile di 400 euro, condizione indispensabile per i soggetti ospitanti per poter accedere al contributo della Regione. Un dato significativo riguarda le assunzioni post tirocinio: circa il 40% dei 515 stage conclusi tra giugno 2011 e gennaio 2012 (i dati relativi ai mesi successivi sono in fase di elaborazione), ha portato a un contratto. Un successo piuttosto netto se confrontato con gli ultimi numeri del rapporto Excelsior-Unioncamere, che per la Toscana fissava la percentuale al 10% (due punti sotto la media nazionale). Nel dettaglio, i contratti a tempo indeterminato sono stati 22, quelli a tempo determinato 57, quelli di apprendistato professionalizzante 99, mentre cinque i contratti di apprendistato stipulati in base alla vecchia normativa (legge 196/1997). I contratti di inserimento lavorativo sono stati quattro, quelli a progetto o di collaborazione coordinata e continuativa 19, quelli di lavoro occasionale quattro. In 21 casi è stata stipulata una proroga del tirocinio. «L’azione sperimentale ha dato dei risultati buoni da un punto di vista numerico e soprattutto i dati relativi alle assunzioni post tirocinio indicano che la strada dello stage come forma di inserimento lavorativo va percorsa con vigore e decisione, per provare a uscire dalla crisi del mondo del lavoro, che sacrifica i giovani più di tutti», ha commentato Carlo Andorlini, responsabile dell’ufficio «Giovani sì».L’approvazione della legge regionale è sicuramente una tappa fondamentale, perché pone fine a questa fase di sperimentazione, disciplinando in maniera completa i tirocini extra-curricolari, su cui, come detto, la Regione ha competenza esclusiva. L’attività della Toscana sul fronte tirocini non si è, però, esaurita con l’emanazione della nuova legge. Per monitorare l’andamento delle singole esperienze di stage, al fine di fare una valutazione complessiva e individuare eventuali criticità, a partire dal prossimo settembre l’ufficio «Giovani sì» incontrerà alcuni tirocinanti in occasione di focus group mirati, che saranno un’importante opportunità di confronto e condivisione. Chiara Del PriorePer approfondire questo argomento, leggi anche:- Mai più stage gratis: parte in Toscana il progetto per pagare gli stagisti almeno 400 euro al mese - Il presidente della Regione Enrico Rossi promette: «In Toscana ricevere dei soldi per uno stage sta per diventare un diritto»- La Regione Toscana presenta il progetto «Giovani Sì!» per sostenere studenti, stagisti e precari: 300 milioni di euro in tre anni

Paese che vai, stage che trovi: maxi report della Commissione europea

Paese che vai, stage che trovi: definizioni diverse, normative diverse, diversi diritti. A dispetto dei principi di semplificazione, coordinamento e mobilità più volte sollecitati dall'Ue. Come però - dati alla mano - cambia lo stage in Europa? La Commissione europea risponde per la prima volta a questa domanda pubblicando i risultati di un'indagine scientifica su scala comunitaria: dalla Grecia alla Finlandia, dal Portogallo alla Romania.Lo studio, condotto dal centro di ricerca britannico Ies insieme al nostro Irs e al tedesco Bibb, è un quadro comparativo degli ordinamenti sullo stage nei 27 Paesi membri, a ciascuno dei quali viene dedicato un focus. Le conclusioni generali delle oltre 860 pagine di report sono chiare – e per altro in linea con quelle maturate in questi anni dalla Repubblica degli Stagisti, più volte citata nel documento. Innanzitutto, manca una definizione omogenea di tirocinio e delle linee guida condivise (un punto sul quale si registrano progressi con l'affermazione a livello istituzionale della Quality Charter promossa dallo Youth Forum). Non solo: persino all'interno di una stessa disciplina nazionale ci sono stage di serie A e stage di serie B. La ricognizione europea individua cinque categorie, a cui spesso vengono riservati trattamenti molto difformi: percorsi legati alla formazione; post-laurea; inseriti in programmi di Politiche attive per il lavoro (per persone con bassa scolarità ad esempio); quelli indispensabili a conseguire una qualifica; e infine internships offerti dai vari programmi internazionali – il Leonardo ad esempio. L'indagine però puntualizza: la presenza di un quadro normativo di per sè non garantisce la qualità del tirocinio: servono un'applicazione rigorosa (leggi sanzioni per chi fa il furbo) e un monitoraggio costante. Al rapporto non servono invece grandi monitoraggi per affermare che il numero di stage è cresciuto vistosamente e in diretto rapporto a disoccupazione e precarietà. Inizialmente per fornire una via di accesso alternativa  e meno rigida al mondo del lavoro; poi come escamotage per pagare meno - o non pagare affatto – il lavoro dei giovani. Che non solo non ricevono un compenso ma sono anche costretti spesso, in nome dell' "esperienza", a rimetterci di tasca propria o a trovare qualcuno che investa su di loro. Attingendo in genere ai fondi regionali, nazionali o ai fondi comunitari (dove comunque si calcola un avanzo complessivo di 82 miliardi di euro); ma anche ai propri risparmi o a quelli dei genitori. Se va bene poi, ci sono borse universitarie e rimborsi aziendali. Una situazione che comunque oggi non passa più sotto silenzio: «Associazioni di tutela degli stagisti e piattaforme come Génération Précaire in Francia, Generation Praktikum in Austria, Interns Anonymous negli Uk e La Repubblica degli Stagisti in Italia hanno espresso forti preoccupazioni per l'utilizzo di stagisti come impiegati poco o nulla pagati», si legge nell'introduzione, a pagina 24.I settori con più tirocinanti in generale sono industria creativa, giornalismo e media, ospitalità, terzo settore; persino il mondo delle Ong. I diritti degli eurostagisti variano molto da luogo a luogo, ma un dato trasversale sembra essere proprio la revisione delle diverse normative nazionali in vista di un miglioramento delle loro condizioni di tirocinio, sulla linea della Cherpion Law in Francia o il Common Best Practice Code for High Quality in Gran Bretagna, entrambi del 2011. O del disegno di legge Damiano in Italia. A proposito di Italia. A pagina 513 del maxi rapporto si trova il focus sul nostro Paese, firmato dalla sociologa e ricercatrice senior dell'Irs Flavia Pesce. In cui i lettori più affezionati di questo sito ritroveranno dati a loro molto famigliari. Del resto, in merito alla preoccupazione per un corretto utilizzo dello stage, si afferma a pagina 527: «Significativa in questo senso è l'esperienza del sito La Repubblica degli Stagisti, nato come blog nel 2007 per raccogliere informazioni e esperienze sul mondo dello stage». Il rapporto si apre rilevando subito alcune criticità – riferite però all'anno 2009 e quindi anche meno gravi di quelle attuali: tasso di disoccupazione giovanile più elevato (25.4% conto il 19.8% europeo); percentuale quasi doppia di Neet (il 21% dei giovani tra i 15 e i 29 anni); mismatch tra domanda e offerta di lavoro (con 76mila posti di lavoro vacanti nell'artigianato). E "dulcis in fundo" una brutta medaglia: quella di nazione con il più alto numero giovani con la sola licenza media. Da qui nasce l'urgenza di legare saldamente formazione e lavoro, un'operazione che però in mancanza di coordinamento e omogeneità ha originato un quadro legislativo a macchia di leopardo. Pesce ribadisce anche la mancanza di una fonte unitaria di dati, sia quantitativi che qualitativi: il principale strumento conoscitivo rimane il rapporto Excelsior di Unioncamere, che però «non include gli stagisti della Pubblica amministrazione. La Repubblica degli Stagisti stima, sulla base di dati Almalaurea, che il loro numero vari da 150 a 200mila all'anno», si legge a pagina 526. E, parlando ancora di dati, alla pagina precedente si cita l'Identikit promosso dalla RdS in collaborazione con l'Isfol nel 2010. Nessuna novità nemmeno sul fronte denaro: passando in rassegna i diversi strati normativi e le varie tipologie di stage il rapporto conclude comunque che, di regola, «poiché il tirocinio non costituisce rapporto di lavoro (a differenza di quando succede con l'apprendistato) il tirocinante non può aspirare ad alcuna retribuzione. Il compenso, in questo caso, consiste nella stessa formazione lavorativa». E tra i due soli esempi di Good practices (l'altro è il progetto toscano «Giovani sì»), mette la Carta dei diritti dello stagista e le iniative «Ok Stage» e «ChiaroStage», auspicando la diffusione dello stesso «modello di corporate social responsibility su base volontaria». Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Nuova risoluzione Ue, regolamento europeo sugli stage più vicino- Un sondaggio dello European Youth Forum svela il prototipo dello stagista europeo: giovane, fiducioso e squattrinato- Emilie Turunen, pasionaria dei diritti degli stagisti al Parlamento europeo: «L'Italia è fra i Paesi messi peggio»E anche: - Identikit degli stagisti italiani, ecco i risultati: troppo spesso i tirocini disattendono le aspettative- Regioni e riforma del lavoro, è guerra al governo sull'articolo sui tirocini- Tirocini, il costituzionalista: «Lo Stato potrebbe fare una legge quadro»

25 anni di Erasmus: una scelta vincente, anche per l'occupabilità

Era il lontano 1987 quando i primi 220 studenti varcarono i confini italiani per partecipare ad un progetto Erasmus. Venticinque anni dopo il loro numero è cento volte superiore e in tutta Europa sono quasi tre milioni i cittadini accumunati da un’esperienza di studio finanziata dall’Unione in uno dei 33 paesi oggi aderenti al programma. Spesso indicato come una delle iniziative più riuscite sulla strada dell’integrazione europea, l'Erasmus si rivela ora anche una marcia in più per l’occupabilità dei giovani italiani. Un dato che emerge con chiarezza da un’indagine svolta dal centro studi della società Bachelor presentatala settimana scorsa a Roma nel corso della celebrazione per i 25 anni di Erasmus nel nuovo spazio museale del Macro. Bachelor, che da oltre un decennio anni si occupa della selezione di neolaureati per aziende e multinazionali, ha chiesto ad un campione rappresentativo di 150 grandi imprese operanti sul territorio nazionale se e come viene valutata questa esperienza al momento dell’assunzione di una nuova “risorsa”. Ebbene, a parità di curricula, il 78% dei direttori del personale intervistati dichiara di preferire il candidato che può vantare al proprio attivo la partecipazione ad un progetto Erasmus. Tra gli stessi direttori under 40 si scopre anche che più della metà ha svolto in prima persona questa esperienza durante il percorso universitario. Risultati non dissimili emergono anche dall’indagine su un campione di ex studenti Erasmus,  la stragrande maggioranza dei quali ritiene che il programma li abbia sicuramente (43%) o probabilmente (44%) favoriti al momento dell’assunzione. Non solo per le competenze linguistiche acquisite durante il semestre (o l'intero anno) trascorso all'estero: a pesare sono anche la predisposizione all’autonomia, la mobilità territoriale e culturale e soprattutto la capacità di progettazione personale. «Durante la selezione, l’azienda valuterà proprio la capacità del candidato di costruire un progetto coerente per se stesso, che è poi la premessa per pensare e gestire ogni progetto di tipo lavorativo» spiega il presidente di Bachelor Salvatore Corradi [nella foto sotto].Nonostante una crescita pressoché costante del numero di studenti Erasmus in questo quarto di secolo, la mobilità per studio resta tutto sommato un’opportunità ancora poco praticata dagli universitari italiani, che oggi raggiungono poco più dell’1% del totale. Colpa anche della quantità e dell'entità delle borse messe a disposizione dalle università, che quasi mai consentono di coprire per intero le richieste e le spese sostenute dello studente fuorisede. Ancora meno esplorata risulta poi la mobilità per tirocinio (Erasmus placement) che dal 2007 offre la possibilità di svolgere uno stage di tre-sei mesi in un’azienda europea  pubblica o privata, potendo contare su un rimborso spese di circa 500 euro mensili. Tra il 2010 e il 2011 gli stagisti partecipanti al progetto hanno raggiunto quota 2.258, facendo registrare un incremento del 17,5% sull’anno precedente, ma restando pur sempre un esiguo 10% del totale degli Erasmus italiani. Eppure «aver effettuato uno stage all’estero è un elemento  percepito come decisivo da parte delle aziende», sottolinea ancora Corradi. «Il caso ideale è quello dello studente che durante la laurea specialistica fa il proprio Erasmus in una location prestigiosa, dove assume contenuti e competenze formative di valore,  riconosciute e coerenti con il percorso scelto. Terminata l’università il neolaureato torna nel posto dove ha svolto l’Erasmus per fare uno stage e poi, auspicabilmente, di nuovo in Italia». Sempre più frequenti sono tuttavia i casi in cui «Erasmus diventa una sorta di incentivo alla così detta fuga dei cervelli italiani» fa notare durante la conferenza Alessandro Rosina, «dal momento che questo tipo di esperienza aiuta a pensarti senza confini, dandoti la spinta a giocarti le tue carte altrove, se necessario». Il problema non è certo la mobilità dei talenti europei, spiega il demografo, che è anche presidente dell'associazione Italents, ma semmai «l’incapacità dell’Italia di valorizzare il proprio capitale umano di alta qualità, senza essere in grado di attrarlo dall’estero. Si configura così una perdita netta per il paese». Una buona notizia arriva invece direttamente da Strasburgo dove proprio in queste settimane il Parlamento europeo sta discutendo la nuova programmazione dei fondi  per il periodo 2014-2020. «L’unico comparto a beneficiare di un aumento di risorse è proprio  quello dell’education e in particolare quello relativo alla mobilità individuale» anticipa l'europarlamentare del Partito democratico Silvia Costa parlando di «Erasmus for all», il nuovo nome che il programma assumerà a partire dal 2014. Un aumento consistente di risorse - che potrebbe arrivare addirittura al 70% in più rispetto a quelle attualmente stanziate, portando a raddoppiare il numero di studenti Erasmus che nei prossimi anni avranno la possibilità di sperimentare in prima persona i vantaggi della mobilità europea. Ilaria CostantiniPer saperne di più leggi anche: Programma Leonardo, oltre 100 opportunità di stage all'estero aperte a giugnoErasmus Placement: per gli studenti universitari tirocini da 600 euro al mese in tutta Europa. Ecco come funzionano i bandiGrazie all'Erasmus Placement ho trovato lavoro a Bruxelles: la testimonianza di Nicola Corridore E anche:Giovani professionisti in fuga dall'Italia, come fermare l'emorragia?    

250 stage part-time al Comune di Roma con 350 euro al mese di rimborso

Sono 244 i nuovi tirocini offerti dal Comune di Roma nell’ambito della seconda edizione del progetto Pica (Percorsi attivi di cittadinanza attiva), a poco più di un anno dalla prima edizione - appena chiusa - lanciata dall'ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni. Trentotto i progetti aperti ai selezionati, che avranno tempo fino al 27 giugno per candidarsi, scegliendo uno dei settori proposti: ambiente, assistenza e solidarietà, informatica, patrimonio artistico e culturale, protezione civile, sicurezza e legalità, sviluppo e tutela del territorio, turismo. Ognuno dei quali regolato in base a uno specifico progetto suddiviso per fasi. Una buona occasione dunque per farsi le ossa nella pubblica amministrazione, e muovere i primi passi sul mercato del lavoro. Degno di nota è soprattutto l’aspetto economico del progetto: ogni stagista riceverà un rimborso di 350 euro mensili, per un impegno part time di 20 ore settimanali, una vera rarità vista la prassi particolarmente in voga presso le pubbliche amministrazioni di avvalersi di tirocinanti a costo zero. Malgrado però questo sforzo positivo (con un investimento di poco più di mezzo milione di euro solo per coprire i rimborsi spese), resta un neo: i ragazzi selezionati non avranno un punteggio aggiuntivo in caso di futuri concorsi presso l'amministrazione comunale. Un peccato che anche in questa occasione non siano state accolte le linee guida proposte da Anci e dalla Repubblica degli Stagisti, in base alle quali un ente pubblico potrebbe concedere ai suoi ex stagisti questa via privilegiata. Il progetto, come spesso accade per gli stage nella pubblica amministrazione, potrà dunque servire ai tirocinanti per acquisire competenze spendibili da qualche altra parte, oppure  come esperienza in più da aggiungere al curriculum. Ma nulla di più.I requisiti per partecipare, oltre alla cittadinanza europea (ma sono ammessi anche gli extracomunitari che conoscano l’italiano) e alla titolarità dei diritti politici, sono l’età compresa tra i diciotto e i trent’anni di età e lo stato di disoccupazione o inoccupazione con relativa iscrizione ai centri per l’impiego. E poi ‘l’idoneità’ allo svolgimento delle mansioni da ricoprire. Non occorre essere laureati. La candidatura si invia compilando la domanda e allegando il proprio curriculum sul sito, mentre la graduatoria viene stilata assegnando un punteggio a ogni titolo e al colloquio motivazionale, come indicato nel bando. Particolare rilevanza sarà data alle esperienze di volontariato: fino a dodici i punti concessi in questo caso, mentre per i titoli di studio si arriva solo fino a 6,5. Il motivo risiede probabilmente nelle circostanze che hanno portato a questa iniziativa nel 2011: sul sito è scritto infatti che «Pica è un progetto innovativo di formazione e impegno civico che nasce per volontà del ministro della Gioventù Giorgia Meloni e di Roma Capitale nell’anno europeo del volontariato» e «per rispondere al desiderio di tanti giovani di contribuire attivamente allo sviluppo sociale, culturale ed economico della propria città e vedere concretizzare il proprio impegno sul territorio». Si punta insomma non tanto sul percorso accademico, quanto sull’intraprendenza e voglia di mettersi in gioco dei giovani e sulle loro capacità pratiche. Per il momento non è prevista una fase preselettiva, ma la commissione si riserva la possibilità di procedere in tal senso qualora il numero di richieste sia molto elevato (l’anno scorso sono state circa 5mila). I vincitori, che conosceranno l’esito del concorso tramite la pubblicazione online della graduatoria, cominceranno il tirocinio a ottobre, per una durata massima di sei mesi e senza possibilità di proroga. Intanto dalle testimonianze postate sul sito i ragazzi  della prima edizione sembrano soddisfatti: «Si crea un bel rapporto tra i cittadini e noi tirocinanti, una vera fratellanza con gli abitanti del municipio che mi  ha lasciato molto di più rispetto agli anni di studi» racconta  Moana Giovagnoli, 26enne laureata in Scienze dei beni culturali, che si è occupata di scrivere notizie storiche sul sito del XV municipio nell'ambito del filone Sviluppo e tutela del territorio. Lucia, 24enne, studia Storia dell’arte e con Pica sperava in «qualcosa di utile per il futuro». Lei, impiegata nel progetto Alla scoperta dei Mercati di Traiano, ha ideato «percorsi per scuole elementari inventando delle lezione combinate con giochi sulle spiegazioni». Ma c’è anche chi si occupa di mansioni più tipicamente burocratiche. Giuseppina Nicata, laureata in Lingue orientali, ha lavorato a un progetto di mediazione culturale nell’ambito Assistenza e solidarietà: «Abbiamo aiutato l’utenza straniera a compilare moduli con carte d’identità, residenza etc. Sono nate molte amicizie, ma anche dal punto di vista professionale ho imparato molto… Non lo metto certo per ultimo questo aspetto». Del resto i tirocini servono proprio a questo: se non a entrare nel mercato del lavoro, almeno a imparare un mestiere.Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Tirocini nella pubblica amministrazione, Roma investe sulla qualità- La Toscana approva la nuova legge sugli stage: per la prima volta in Italia il rimborso spese diventa obbligatorio- La mappatura degli stage indecenti: un sito invita i lettori a segnalare gli annunci a zero euro E anche:- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano

Siti job placement delle università, troppa confusione e lavori gratuiti

Sono nati con l’obiettivo di promuovere e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro: per questo i siti degli uffici job placement delle università sono continuamente monitorati da laureandi e neolaureati. Spesso, però, anziché «jobs» offrono stage - molte volte senza nemmeno un rimborso spese. Un esempio? Sul sito web dell’università suor Orsola Benincasa di Napoli a marzo è spuntato un annuncio «riservato a studenti e laureati Unisob» per partecipare «da protagonisti» alla Coppa America. Dettaglio: nessuna retribuzione prevista.Un po' un controsenso visto che l’obiettivo di un «job placement», stando alla traduzione letterale della dicitura, dovrebbe essere quello di fornire al laureato un aiuto concreto per l’inserimento nel mercato del lavoro. Questo, però, non è l’unico annuncio “opinabile”: né per il suor Orsola né per gli altri atenei della Campania. Così la Repubblica degli Stagisti ha dato uno sguardo ai siti delle cinque università di questa regione per capire se veramente riescono a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Tornando al primo annuncio in questione, l’opportunità era descritta come interessante, in un clima internazionale. Era richiesta l’ottima conoscenza di alcuni software, della lingua inglese parlata e scritta e a volte di una seconda lingua, oltre alla disponibilità totale per circa tre settimane. In cambio i partecipanti, recitava l’avviso (ormai scaduto), avrebbero ricevuto «un attestato di partecipazione anche dalla società statunitense organizzatrice dell'evento». Chiarendo subito dopo: «Si specifica che la partecipazione all'evento è da intendersi a titolo gratuito». Finita l’America’s Cup è arrivato anche il ringraziamento del rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro, che in un comunicato ha scritto: «Credo che si sia trattato di una bella esperienza sicuramente formativa e che sia stata anche un’occasione per dimostrare le capacità operative e la crescente professionalità di quei giovani - napoletani e non - che hanno deciso di scegliere l’università Suor Orsola Benincasa quale luogo della loro formazione». Come «punto di orgoglio» dell’ateneo, il rettore ha anche diffuso la nota di Paolo Graziano, amministratore unico dell’Acn srl, che si complimenta per la riuscita di una sfida come questa per la città di Napoli e ringrazia per «uomini e strutture all’altezza». Nemmeno una parola però sulla “professionalità” non retribuita dei giovani, nonostante l’evento servisse proprio come rilancio della città di Napoli e avrebbe potuto aiutare i laureati/laureandi campani a credere nelle opportunità date dalla regione. Una falsa offerta di lavoro, quindi, ma non l’unica per il Suor Orsola: l’errore nel caso di questa università potrebbe essere nella scelta di fare un’unica categoria per offerte di stage e lavoro. Ci sono poi altri due annunci che val la pena analizzare, perchè riguardano stage attivati direttamente all'interno dell'ateneo. Il primo è l’avviso per studenti, laureandi e laureati da non più di 12 mesi per uno stage nell’ufficio di job placement: lo stagista dovrà cercare opportunità di stage e lavoro, aggiornare il sito, informatizzare i progetti formativi, reperire le convenzioni, il tutto per tre mesi senza alcun rimborso. Proprio l’ufficio che dovrebbe aiutare a trovare un lavoro ai neolaureati offre invece uno stage, per mansioni peraltro molto vicine a quelle che in teoria sarebbe opportuno svolgesse un dipendente dell'università. Forse c'è qualche vuoto di organico nella struttura? Molto simile anche l’offerta nell’ufficio stampa, dove per tre mesi i laureati avranno «la possibilità di misurare, attraverso la pratica in una concreta realtà lavorativa, le competenze acquisite durante il percorso di studi» e potranno farlo scrivendo comunicati stampa o organizzando eventi. La posizione si apre proprio a maggio: tutto regolare, o l'ufficio cerca una mano giusto per il periodo in cui i dipendenti andranno in ferie?E un altro annuncio attira l'attenzione della RdS: stavolta riguarda uno dei lavoretti che più di frequente le studentesse fanno per mantenersi durante l’università. Il sito di job placement offre, infatti, una partecipazione «in qualità di hostess» a un convegno, ma alla fine sarà rilasciato soltanto un attestato di partecipazione. Ma una hostess selezionata da un’agenzia viene pagata, invece una hostess selezionata dall’università non riceve nient'altro che un attestato da mettere in curriculum. In questo contesto quasi non meraviglia che anche l'annuncio per un praticantato presso uno studio legale specializzato in diritto di famiglia non abbia alcuna voce retribuzione.Il sito del job placement dell’università Parthenope divide, invece, tra offerte di tirocinio e di lavoro. Nel secondo caso si trovano anche annunci a tempo indeterminato, prevalentemente per laureati nel settore economico o ingegneristico, però anche qui non mancano gli avvisi ambigui o incompleti. È il caso della ricerca di «redattori web aspiranti giornalisti» da parte di una piccola testata: purtroppo senza altri dettagli, specialmente rispetto alla retribuzione prevista.È invece virtuosa l’università del Sannio che dedica un sito all’orientamento e nella sezione job opportunities oltre agli stage per laureati ha anche vere e proprie offerte di lavoro: qui la Repubblica degli Stagisti non ha rilevato annunci critici.Diversa la situazione alla Federico II di Napoli, dove la sezione offerte di lavoro del sito di job placement è vuota e per trovare gli annunci bisogna andare nella sezione news. Qui le offerte lavorative sono allettanti, con l’opportunità di candidarsi anche per contratti a tempo indeterminato, ma non sempre si capiscono i criteri di scelta e a volte c’è poca chiarezza sul tipo di contratto proposto. Un'azienda di servizi di ristorazione per chi viaggia ricercava a inizio anno venti allievi manager per una carriera «direttiva di punto vendita» per cui era richiesta la scuola alberghiera o la laurea in economia del turismo, proponendo un «contratto a termine con successiva possibilità di sviluppo a tempo indeterminato» - che poche righe più sotto diventava però contratto a progetto.Anche sulla bacheca dell’università di Salerno si trovano offerte di lavoro per cui la voce “retribuzione” non sembra essere molto importante: ad esempio per la ricerca (scaduta alcuni giorni fa) di operatori call center con diploma o laurea a cui si attiverà un contratto a progetto. Oltre alla mancanza di dettagli sulla retribuzione è grave che il progetto in questione consista semplicemente nel fare delle telefonate. Sempre nella sezione delle offerte di lavoro c’è l’annuncio di una società di consulenza direzionale e organizzativa, per neolaureati in discipline tecniche-economiche da inserire nella sede di Roma. Il candidato ideale cui si assegneranno «specifici task» dovrà, tra le altre cose, accettare la mobilità su tutto il territorio nazionale ed estero. Si promette crescita professionale, aggiornamento e formazione, ma i candidati giovanissimi (tra i 23 e 27 anni) scoprono solo alla fine che l’offerta è nella sezione sbagliata e doveva essere in quella «stage post laurea» perché alla voce «contratto» è indicato «stage con rimborso spese adeguato». Poca chiarezza e quindi dubbi sul contratto che sarà attivato anche per uno sviluppatore Java presso un'azienda di consulenza tecnologica: in questo caso nemmeno è molto chiaro se il titolo di studio minimo per candidarsi sia il diploma, l'iscrizione all'università o la laurea.Altro caso: un'azienda del settore comunicazione in cui si spaccia per contratto a progetto quello che in realtà è uno stage. Nelle offerte sia per programmatore java ambito web sia per application support ambito unix si offre infatti un cocopro che prevede solo un «rimborso spese più mensa aziendale gratuita». Ma i contratti di lavoro prevedono stipendi, non rimborsi spese: questa tipologia particolare di emolumento invece è tipica degli stage. E allora come stanno le cose? La spiegazione è tra le righe degli annunci: il più delle volte si descrive come candidato ideale un neolaureato. A cui, entro dodici mesi dalla laurea, un'azienda può facilmente proporre uno stage, anziché un vero contratto di lavoro. E dato che in Campania solo il 13% degli stage si trasforma poi in un lavoro, l’aiuto concreto nell’inserimento lavorativo che il job placement dovrebbe fornire resta purtroppo solo sulla carta.Marianna Lepore Per saperne di più su questo articolo leggi anche:- Dallo studio al lavoro: viaggio negli uffici placement, a sorpresa quasi nessuna università monitora l'esito occupazionale degli stage- Un anno di Soul, il servizio di placement pubblico delle università del Lazio  - Stagisti e figli della riforma universitaria, l'identikit di Almalaurea

Programma Leonardo, oltre 100 opportunità di stage all'estero aperte a giugno

Il programma Leonardo permette di svolgere tirocini all’estero pagati dall’Unione europea e si inserisce nell’ambito del Lifelong learning programme (programma di apprendimento permanente), che mette insieme tutte le iniziative di cooperazione europea nell’ambito dell’istruzione e della formazione, dal 2007 al 2013. Sono tre i bandi Leonardo in scadenza per il mese di giugno: ci sono ancora pochi giorni per concorrere all’assegnazione di sei borse di mobilità in ambito internazionale, nell’ambito del progetto Motis (Mobility training on internalisation of SME’s), con scadenza 15 giugno. Il progetto è finalizzato alla conoscenza delle dinamiche di impresa a livello europeo, attraverso un periodo formativo presso alcuni uffici locali delle Camere di commercio italiane. Le sedi indicate dal bando sono Lisbona, per 15 settimane (dal'inizio di settembre alla metà di dicembre 2012), Barcellona, per un periodo di permanenza di 25 settimane (da settembre a fine febbraio 2013), Budapest, Marsiglia, Praga e Sofia, per 17 settimane (dala fine di settembre alla metà di gennaio 2013). Gli importi delle borse sono di 3.239 euro nel caso del Portogallo, 5.060 per la Spagna, 3.489 per l’Ungheria, 4.366 nel caso della Francia, 3.706 per la Repubblica Ceca e 2.616 per la Bulgaria. Non è possibile, tuttavia, scegliere la destinazione: l’assegnazione sarà fatta dal comitato di selezione del progetto, sulla base delle caratteristiche del candidato e delle richieste delle singole Camere di commercio. Il contributo monetario copre viaggio di andata e ritorno per il paese di destinazione, assicurazione contro gli infortuni, assicurazione rc, spese di alloggio, contributo per il vitto e trasporti locali. L’importo è versato direttamente al vincitore della borsa di studio, che lo gestisce in autonomia, per l’80% entro 45 giorni dalla firma del contratto e per il restante 20% alla conclusione del tirocinio, dopo la presentazione di una ricevuta che attesti le spese sostenute durante la permanenza. Il 70% delle borse sarà riservato a candidati residenti in Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Chi può partecipare? I requisiti, indicati nel bando, sono: laurea di primo livello, buona conoscenza dell’inglese, cittadinanza in uno dei paesi dell’Unione Europea. Necessario poi non essere residente né cittadino del paese in cui si svolge il tirocinio; non essere destinatari, in quel periodo, di altri finanziamenti erogati dall’Ue; non aver già partecipato al programma Leonardo, non essere iscritto a università, corsi di specializzazione, dottorati ricerca, e non avere nessun tipo di rapporto di lavoro in atto. Nel processo di selezione, che si concluderà entro il 15 luglio 2012, si adotteranno come criteri la valutazione del cv e tipo di laurea, della conoscenza delle lingue dei paesi di destinazione, della motivazione e delle capacità relazionali. Solo i candidati che supereranno la prima fase di screening dei curricula saranno convocati per i successivi colloqui individuali. Per fare domanda è necessario inviare via e-mail all’indirizzo progettomotis [chiocciola] eurocreamerchant.it quattro moduli (formato pdf): candidatura, scaricabile dal sito del progetto, lettera motivazionale in italiano, cv formato europeo in italiano e in inglese.C’è tempo invece fino al 25 giugno per candidarsi per una delle otto borse di studio per tirocini di 16 settimane, destinazione Spagna, messe a bando nell’ambito del progetto Gea (Graduated within environmental activity), promosso dal Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e riguardante tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio ambientale. È fondamentale avere  la residenza in Campania e non avere più di 33 anni. Gli altri requisiti sono specificati nel bando. Si tratta solo della prima tranche di un’iniziativa che prevede l’apertura, nel corso dell’anno, di altre selezioni per nuove borse di studio in Spagna, Regno Unito e Irlanda. Ogni borsa ha il valore di 3.546,22 euro, divisi tra 600 euro erogati come pocket money per l’80% entro 30 giorni dall’inizio del tirocinio e il restante 20% entro 45 dal rientro dall’estero, e 2.946,22 euro per viaggio di andata e ritorno, copertura assicurativa, alloggio in appartamento condiviso e camera doppia. Gli stage riguardano i settori dell’agricoltura biologica, biotecnologie sostenibili, difesa del suolo e utilizzo delle acque, architettura a basso impatto ambientale, energie rinnovabili, patrimonio culturale e ambientale, turismo sostenibile.Per fare domanda bisogna collegarsi al sito e scaricare la relativa modulistica, che comprende scheda anagrafica, cv formato europeo, lettera motivazionale in italiano e nella lingua del paese di destinazione, professional focus. La documentazione va inviata via e-mail all’indirizzo programmaleonardo [chiocciola] esseniauetp.it. In una seconda fase, tutti e quattro i moduli vanno spediti per posta all’indirizzo specificato dal bando, debitamente compilati e firmati, insieme alla fotocopia di un valido documento di identità. La selezione consiste nell’attribuzione di una serie di punteggi parziali, legati a voto di laurea, colloquio in lingua italiana e nella lingua del paese di destinazione, da cui scaturiranno la valutazione finale e la successiva graduatoria, pubblicata entro 15 giorni dalla chiusura dei colloqui.Significativo per numero di posti messi a disposizione è, infine, il bando del British Institutes di Vasto, che offre 100 borse per tirocini di 13 settimane in Inghilterra, Spagna, Malta, Cipro e Turchia. Tuttavia né il bando né altre notizie pubblicate sul sito dell’istituto spiegano a quanto ammontino le borse di studio e quali benefit prevedano. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto più volte queste informazioni, senza purtroppo riuscire ad ottenerle. Una grande differenza rispetto agli altri enti promotori, che invece hanno fornito senza problemi tutte le delucidazioni richieste. Per avere i dettagli sulla copertura economica degli stage, agli interessati non resta che provare a inviare una mail all’indirizzo di posta del progetto riportato sul bando: i responsabili del BI di Vasto assicurano che alle email dei singoli candidati risponderanno fornendo tutti i dettagli. Gli stage rientrano nel progetto Ada (Adaptive development automation), finalizzato al consolidamento delle competenze tecnico professionali in ambiente Office Automation. Destinatari delle borse sono neo-diplomati provenienti da istituti tecnico-commerciali e  professionali con indirizzo aziendale, che siano in possesso di certificazione ECDL, candidati con qualifica di operatore EDP o di Office Automation e infine chi sia in grado di dimostrare, anche senza qualifiche specifiche, di avere avuto esperienze nel settore di riferimento. Fondamentale è un livello di conoscenza dell’inglese pari almeno ad A2 (quadro europeo di riferimento per le lingue). Non possono candidarsi, invece, tutti coloro che frequentano ancora corsi universitari, di formazione o di altra tipologia, occupati a tempo indeterminato o con altro contratto di lavoro oppure soggetti che hanno già beneficiato di un’altra borsa Leonardo. La candidatura consiste nella presentazione della domanda, scaricabile dal sito, del cv formato europeo e di due foto formato tessera. La documentazione va inviata per posta alla sede di Vasto del British Institutes (l’indirizzo è specificato sul bando), entro la data del 30 giugno. Le selezioni si terranno nella cittadina a luglio, mentre le partenze sono previste da settembre.Chiara Del Priore Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Tirocini Leonardo in giro per l'Europa, oltre 300 posti a bando per il mese di gennaio: tutte le scadenze - Leonardo reloaded, 400 stage all'estero a bando tra ottobre e novembre- Stage in Europa finanziati dall'Ue: ecco i bandi Leonardo in scadenza tra giugno e luglio - Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanente