Ilaria Mariotti
Scritto il 02 Set 2021 in Storie
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Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti dà voce alle testimonianze di donne – occupate nelle aziende dell’RdS network – che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Laura Gatti, Demand and delivery manager per Sapio, società di produzione e fornitura di gas industriali e medicinali.
Sono nata a Milano 56 anni fa, da una famiglia meravigliosa che è stata la prima a darmi la carica. Quando sono nata mio padre ha detto: «Peccato, una femmina!». C'era un motivo: aveva un’officina Alfa Romeo e preparava auto da corsa, quindi sperava nascesse un maschio che lo affiancasse nel mestiere. È finita che mentre mia mamma mi vestiva con gli abiti ricamati a punto smock io crescevo tra motori roboanti, e invece di giocare con la bambole pulivo carburatori. La passione per i motori non si è però mai spenta, covavo anche il sogno di diventare pilota. Ma infine ho scelto una strada più concreta, quella di saper far conto e conoscere i processi aziendali. Mi sono diplomata in Ragioneria, e poi iscritta a Economia aziendale alla Cattolica di Milano. Ma non l'ho mai terminata perché ho subito iniziato a lavorare.
Erano gli anni Ottanta e le aziende ti rincorrevano. Così, a vent'anni, ho iniziato facendo la contabile in una piccola azienda vicino casa che mia aveva assunto per una sostituzione maternità. Poco dopo è arrivato il mio primo lavoro in consulenza, in una software house in cui facevo di tutto: dall’installazione dei sistemi al supporto contabile e gestionale. E ovviamente, ero la sola donna! Ma il mantra che mi ha accompagnato in tutte le mie tappe di vita, è 'Sei una donna ma non ti manca nulla e puoi competere con gli uomini'. Non ho mai pensato che in quanto donna non potessi fare qualcosa, ma al contrario che bastava volerlo. Ne ho fatto uno stimolo per cercare di eguagliare e superare quello che gli altri colleghi facevano. E non mi sono mai sentita messa da parte per il fatto di appartenere a un genere.
E non mi sono neanche persa la meravigliosa opportunità di avere un figlio. All'epoca il direttore generale mi chiese di pianificare insieme il tutto, visto che mi ero sposata: mi chiese di cercare di far coincidere la maternità con i momenti di minor intensità lavorativa. Così mi sono trovata a essere l'unica donna a rientrare in ufficio dopo la sola maternità obbligatoria! Ma non potevo perdere la corsa. Avevo voglia di fare e la fortuna di avere una figlia molto buona. Non è stato facile, a volte i sensi di colpa c'erano. Potevo contare su nonni e un marito che rientrava prima di me a casa, intorno alle cinque. Ma era dura, perché lasciavo la bimba al nido la mattina e la riprendevo la sera. Poi però con l'esperienza ho capito che l'importante è poter contare su un tempo di qualità e non sulla sola quantità.
Nonostante la bambina fosse ancora molto piccola, ho scelto di cambiare ancora azienda, pur avendo avuto nella mia una promozione. Sono così entrata in una multinazionale, e ho iniziato a gestire progetti importanti e a conoscere diversi business. L’asticella si era alzata: maggiori responsabilità, team da coordinare, per la maggior parte composti da uomini e ovviamente sfide quotidiane che mi hanno dato buona visibilità, grandi soddisfazioni e opportunità di carriera che mi hanno poi portato nella società in cui lavoro attualmente, Sapio. Qui sono entrata nel 2007 come braccio destro del direttore generale, da consulente.
Non è semplice definire il mio lavoro, sono un po' una prezzemolina, ho tante mansioni che vanno da quelle informatiche a quelle più organizzative, da manager. In Sapio inizialmente ho avuto il compito di occuparmi dell'implementazione di Oracle e di analisi dei costi. Non sono sempre stati tempi facili, all'inizio sono stata poco amata perché ho avuto tra gli altri l'onere di 'fare pulizia'. E lì, sì, mi è capitato di avvertire dell'astio, forse proprio per il fatto di essere donna. Ma è acqua passata. Ho costruito tanto nel frattempo, grazie alla fiducia dei soci e della direzione.
Ho creato il team IT, dato vita a procedure, riorganizzato processi. Ho seguito progetti di riorganizzazione aziendale con l’obiettivo di ottimizzare i nostri processi, avendo la fortuna di non annoiarmi mai. Ora mi occupo principalmente di progetti internazionali in ambito business intelligence e di implementazione nelle società del gruppo.
Ho raggiunto livelli importanti anche sul piano retributivo: rispetto ai primi anni di consulenza, oggi ho raddoppiato il mio reddito. Ammetto comunque che il mio settore, quello dell'IT, continua a essere un ambito maschile. Nel mio team c'è una sola donna, che ho scelto io, molti anni fa, perché aveva molta grinta e carattere. Mi ricordava me stessa, sono le caratteristiche che servono per emergere in mezzo a tanti uomini.
Il suggerimento che do alle giovani è di cercare di mantenere sempre un certo equilibrio e non mollare mai. Il segreto è la resilienza, non fermarsi davanti alle esperienze che inizialmente possono sembrare sconfitte. Se ci dormi sopra, ti rendi conto che nel tuo zaino sei riuscito comunque a raccogliere qualcosa di positivo, che ti servirà sicuramente la prossima volta.
Testimonianza raccolta da Ilaria Mariotti
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