Dall'Ucraina all'Italia, tanti sacrifici per studiare: poi lo stage e il contratto a tempo indeterminato

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 21 Mar 2022 in Storie

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Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Volodymyr Tryndyak, 30 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Banca PSA.


Sono nato in Ucraina ma all’età di cinque anni mi sono trasferito in Italia, ad Avellino. Lì ho frequentato il liceo scientifico, perchè mi è sempre piaciuta la matematica: è una lingua internazionale, uno schema perfetto, dove il significato e il risultato di un’equazione è uguale in ogni posto del mondo. Sarà per questo che, essendo cresciuto in un paese straniero, ho amato fin da subito i numeri.
 
Presa la maturità nel 2011 non sapevo bene dove proseguire gli studi: rimanere nella mia provincia o guardare altrove. Non avevo chi potesse consigliarmi e, avendo una famiglia non benestante, sapevo già che trasferirsi in una città più grande comportava non pochi problemi economici. Nonostante tutto ho voluto mettermi in gioco e tentare, puntando su una delle università più di spicco in Italia per avere delle prospettive maggiori sul mercato del lavoro.  Ho scelto l’ateneo di Tor Vergata e la facoltà di Economia e management che aveva, però, un numero chiuso a 500 studenti: altro ostacolo da superare. Sono sincero: non ho studiato molto per i test di ammissione perché non ero ottimista sui risultati. Eppure
con grande stupore sono arrivato  15esimo!

La vita a Roma non era semplice: regalava tante emozioni, svaghi e bellezze architettoniche ma richiedeva anche un grande sforzo per essere alla pari con gli studi e finire il triennio. In più era molto cara; l’università però prevedeva dei sussidi e uno sconto sulla retta per chi avesse un Isee al di sotto di una certa soglia. Ho ricevuto la borsa di studio dal secondo anno: copriva l’intera retta annuale. Vivevo in un campus universitario a Tor Vergata dove pagavo 450 euro al mese, cifra per cui mi aiutavano i miei genitori, e nel weekend lavoravo come cameriere.

L’università non era tra le più semplici e il tempo di studio richiesto nel mio caso era forse troppo elevato: a volte mi trovavo a studiare di notte. Mi sono laureato nell’aprile del 2015 facendo una tesi in macroeconomia, sulle oscillazioni del prezzo del petrolio e i relativi effetti macroeconomici. Poi sono partito per gli Stati Uniti per andare a trovare mio padre, che non vedevo ormai da diversi anni. All’inizio pensavo di rimanere lì, così ho contattato diverse università per avere informazioni sulle possibilità di iscrizione.

Alla fine però ho deciso di tornare in Italia, sia perché è la mia casa sia perché mi avevano accettato all’università Cattolica di Milano: una grande opportunità di crescita e lo stimolo giusto per decidere di tornare. Mi sono iscritto al corso di laurea in Strategie e finanziamenti d’impresa. Anche in questo caso a partire dal secondo anno sono riuscito ad avere la borsa di studio che copriva l’intera retta annuale. Vivevo in un monolocale da solo e, anche se non ho mai avuto difficoltà a costruire nuove amicizie e integrarmi nei gruppi, in questo caso ho preferito focalizzarmi principalmente sugli studi per cominciare quanto prima a lavorare.

Durante l’ultimo anno ho cominciato a cercare qualche stage sul portale dedicato della Cattolica. Tra le tante offerte c’era quella in Banca PSA Italia: ho risposto, fatto un primo colloquio di selezione con Adecco e poi il secondo direttamente con la banca ad aprile 2018. Sono stato selezionato per uno stage di sei mesi con il compito di calcolare, monitorare e gestire gli indicatori di rischio su liquidità e tasso sotto la supervisione del mio tutor. Avevo un rimborso spese di 700 euro mensili.

Il primo giorno di stage ero agitato ed emozionato. Sono stato accolto dall’Head of finance e dopo la presentazione all’interno dell’ufficio sono stato affiancato dall’ALM Manager che mi ha illustrato cosa avrei fatto nei sei mesi successivi. Non dimenticherò mai la confusione che avevo quel giorno e la domanda che continuavo a farmi sul perché avessi scelto proprio l’ambito bancario!

Durante lo stage ho avuto la fortuna di avere dei tutor preparati e sempre disponibili ad aiutarmi nella mia crescita professionale: se sono arrivato così lontano è merito loro. Nel frattempo mi sono laureato e poi, arrivata la conclusione del tirocinio a ottobre 2018, mi è stato offerto un contratto a tempo determinato di un anno con una Ral di 26mila euro più bonus. Avevo avuto qualche preavviso visto che ricevevo costanti complimenti per il mio lavoro.

Firmato il contratto sono stato inserito in un progetto a cartolarizzazione finanziaria: è stato molto sfidante e, a seguito di movimenti interni, dopo un mese ci siamo trovati in due a dover gestire tutto il lavoro, con il supporto degli Arrangers, la controparte ingaggiata insieme ai legali per aiutarci nella stesura dei contratti preliminari e la strutturazione dell’operazione. Due mesi prima della chiusura è arrivato un collega senior per aiutarci a ultimare e a limare l’operazione, portando alla firma i contratti tra le controparti a metà luglio del 2019. È stata la prima operazione di cartolarizzazione in Italia con sottostante al 100% crediti Balloon etichettata come un’operazione STS. È stata un’esperienza indimenticabile, piena di sacrifici ma che ha contribuito alla mia crescita professionale.

Come premio per aver raggiunto questo traguardo per la banca, a luglio del 2019 mi è stato upgradato il contratto – dal determinato all’indeterminato. Non me lo aspettavo, visto anche che il determinato era ancora in corso. Nell’immediato c’è stato solo il passaggio contrattuale; poi qualche mese dopo è arrivato anche l’aumento retributivo.

Durante il periodo Covid, nel 2020, ho contribuito alla stesura di una seconda operazione di cartolarizzazione della Banca PSA Italia e mi sono trovato a dover gestire in contemporanea tutte le attività dell’Asset & Liability Management. Giorno dopo giorno studiavamo nuove strategie per migliorare il rendimento della banca utilizzando nuovi canali di finanziamento, dovevamo monitorare su base giornaliera gli indicatori di liquidità in ottica della crisi, pianificare e studiare gli eventuali effetti della pandemia sui risultati e sulla capitalizzazione della banca.

Il mio percorso è stato sempre un crescendo esponenziale di attività e responsabilità: attualmente gestisco in autonomia tutte le tematiche ALM condividendole con il mio senior manager e presentandole all'Asset & Liability Committee. Come premio per la mia costante crescita mi sono stati riconosciuti degli aumenti che equivalgono più o meno al sette per cento della mia Ral.

La tipologia di contratto indeterminato ti dà più garanzie, ti rende più stabile e ti permette di avere una migliore gestione della tua vita, sia professionale che privata, quindi la mia vita è certamente cambiata con questo contratto. Ma non ho ancora fatto nessun investimento di lungo periodo come per esempio l’acquisto di una casa.  

Durante il periodo Covid avevo già il contratto a tempo indeterminato e in quella fase abbiamo iniziato a lavorare in smart working. Credo che questa modalità abbia due facce della stessa medaglia: ti concede una flessibilità che non avresti in ufficio, ti rende più responsabile sui risultati, lavori per obiettivi e fa risparmiare tempo negli spostamenti tra ufficio e casa. Nel mio caso per esempio tra andata e ritorno risparmio quasi un’ora e mezza di viaggio che posso usare per leggere un libro, fare la spesa, uscire. Dall’altra parte però manca un contatto umano con le persone. Attualmente sto formando una risorsa e sono anche responsabile del suo lavoro, quindi questa condizione non agevola – anche perché molte cose le impari in ufficio lavorando spalla a spalla con il management. Bisognerebbe trovare un golden point, ovvero una combinazione ottimale tra smart e lavoro in ufficio.

Oggi in Banca PSA Italia mi occupo della pianificazione strategica finanziaria. L’obiettivo del mio lavoro è quello di individuare modalità e tecniche che consentano la gestione efficace delle attività e delle passività al fine di ottimizzare il profilo rischio/rendimento in un’ottica di redditività. La gestione dei rischi derivanti dai finanziamenti e investimenti rappresenta il core business di una banca e il mio obiettivo è quello di minimizzarli.

Le mie principali attività sono effettuare una pianificazione strategica su tutto il passivo, gestire il rischio del tasso d’interesse e quello di liquidità, e implementare le policy garantendone la veridicità e la trasparenza. Le mie giornate non sono mai ordinarie: spesso arriva del lavoro da eseguire con urgenza. Mi piacerebbe specializzarmi come ALM Manager, diventare il responsabile del mio ufficio e, perché no, un giorno diventare il CFO di un’azienda.

Il problema più grande del mondo dello stage è che all’ottanta per cento non sono finalizzati all’assunzione. Le imprese non vogliono vincolarsi a lungo con i dipendenti e spesso cercano solo persone “a tempo” per poi rimpiazzarle. Per me uno stage dovrebbe sempre essere finalizzato all’assunzione: se una persona è cresciuta e ha lavorato bene allora se la merita. Proprio come è capitato a me in Banca PSA!

E ai giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro voglio lasciare un messaggio che mi ha aiutato in questi anni. Sono arrivato in un paese straniero, ho superato tante difficoltà nel mio percorso di studio e alla fine sono entrato a lavorare in un settore per cui non ero preparato. Nonostante tutto ora sono qui, mi sono guadagnato il rispetto di chi lavora con me, ho fatto carriera e sono una persona di riferimento per alcuni. Non mollate mai: alla fine gli sforzi sono sempre ricompensati.

Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

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