Categoria: Notizie

Liberiamoci dalla precarietà: Camusso all'incontro con i giovani tra contestazioni e proposte

Roma, mercoledì 15 febbraio, sei del pomeriggio. La Repubblica degli Stagisti partecipa all'affollatissimo incontro «Liberiamoci dalla precarietà» organizzato dai Giovani non + disposti a tutto al Forte Fanfulla del Pigneto, uno dei quartieri più multietnici e 'alternativi' della capitale: fa un certo effetto vedere  pattuglie dei carabinieri schierate fuori da questo noto centro sociale, dove è in corso il dibattito tra i precari e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Il motivo di allarme è un gruppetto di ragazzi appartenenti a diversi collettivi universitari di Roma, uniti sotto la siglia 'Studenti e precari del Pigneto' [nella foto in basso], che vorrebbero entrare a confrontarsi con il leader del sindacato, reduce da un tavolo con il ministro Fornero per negoziare l'imminente riforma del lavoro, mentre è nel pieno del suo intervento. Il fatto che le forze dell'ordine li blocchino all'ingresso – in sala ci sono più di un centinaio di persone – è segno che di questi tempi non si prendono alla leggera certe iniziative, neppure quelle di un gruppetto di ventenni composto per lo più da ragazze. Il malcontento è tanto, forse si teme che possa degenerare.Dentro, la Camusso prende subito le distanze dalle esternazioni che alcuni membri del governo hanno fatto negli ultimi mesi, dalla monotonia del posto fisso agli 'sfigati' laureati quattro anni fuori corso, fino ai mammoni restii ad allontanarsi dalle sottane della mamma: «Affermazioni che sembrano attribuire la responsabilità ai giovani: operazioni di pura colpevolizzazione». La sindacalista parla anche del pressing di questi giorni sul governo e della linea adottata dal sindacato: «Non ci hanno mai convinto che la risposta sia togliere diritti ad altri», e ancora «stiamo realizzando una rivoluzione culturale dicendo che ci sono forme contrattuali da cancellare, perchè finora le leggi hanno sempre e solo avallato le regole che già esistevano», consentendo il persistere degli abusi. Il punto focale della rivendicazione della Cgil – spiega - sono gli ammortizzatori sociali, che devono «fare da contraltare alla flessibilità, e non solo al lavoro ordinario», e l'equità delle retribuzioni, per cui va ripristinato il «parametro della professionalità» come indicatore degli stipendi. E poi la questione del costo del lavoro precario: «Chi fa lavoro subordinato non può essere pagato più di chi è autonomo». A torto – dice Camusso – si pensa che la precarietà «non abbia effetti anche sul lavoro indeterminato», al contrario «induce alla sostituzione» con lavoratori più a basso prezzo». Ma si discute anche di false partite iva, dimissioni in bianco, tutele per la maternità, reddito minimo, tutti temi sollevati dai ragazzi presenti al dibattito e che a detta del segretario sono adesso sul tavolo della negoziazione con il governo, ponendo l'ulteriore problema delle «risorse, in un paese che punta invece a ridurre la spesa». Per questo bisognerebbe «ragionare più su come si finalizza la spesa pubblica». Una visione che convince a metà il collettivo dei precari che a un certo punto riesce a fare irruzione. I ragazzi prendono la parola presentandosi come giovani «che vivono quotidianamente i problemi che pone la precarietà, di cui tutti si riempono la bocca ma che evidentemente non tutti conoscono». Tra affitti alle stelle, stage e lavori in nero, «i ritmi di vita sono inimmaginabili». E per questo sono critici nei confronti della posizione della Cgil. «Perchè sedersi a un tavolo di trattativa dove l'unico punto chiaro è l'eliminazione dell'articolo 18 anzichè allargarlo per chi entra nel mondo del lavoro? E con quale legittimità i sindacati confederali, i cui iscritti sono principalmente pensionati e lavoratori delle grandi aziende, ritengono di poter siglare accordi in nome dei precari, degli autonomi e delle partite iva senza un confronto reale con il paese e con i movimenti? Come non porre al centro la questione del nuovo welfare e la rivendicazione del reddito garantito svincolato dalle condizioni di lavoro superando la retorica del conflitto tra generazioni?». La risposta della Camusso è un po' evasiva, anche perchè i contestatori sembrano ignorare che lo sforzo dei Non + – il gruppo di dirigenti "giovani" della Cgil, capitanato da persone come Ilaria Lani, Luca de Zolt, Claudia Pratelli, Salvatore Marra, tutti tra i venti e i trent'anni  – è ormai da un anno teso proprio alla tessitura di rapporti con movimenti, associazioni di freelance e precari, esponenti appunto del "paese reale". La sindacalista allora vira parlando di formazione scolastica, che andrebbe a suo dire più orientata sui lavori tecnici, finora considerati marginali. E quanto al confronto del governo, «il sindacato non può mai rinunciare a discutere per rappresentare gli interessi», afferma. «Deve valutare nel merito: se un sindacato non discute con le controparti è destinato a non cambiare la situazione». Oggi più che mai, con la riforma del lavoro in divenire. «Immaginiamo che si possa invertire la tendenza e che si vada verso l'allargamento non più della precarietà ma delle regole e delle certezze», è la conclusione di Camusso. E la speranza che tutti condividono.Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomeno, leggi anche:- Nelle pagine del Rapporto sullo stato sociale un allarme sulla questione giovanile: e tra 15 anni la previdenza sarà al collasso- La Cgil scende in campo per stanare gli sfruttatori di stagisti con la campagna «Non + Stage Truffa»- «Stagisti sfruttati, ribellatevi: anche il sindacato sarà al vostro fianco»: la promessa di Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil- Migliaia di precari scesi in piazza il 9 aprile: «Non vogliamo più essere sfruttati»- «Gratis non si lavora». Anche su Twitter monta la protesta contro il lavoro sottopagato E anche:- Bamboccioni? Nel libro «L'Italia fatta in casa» Alesina e Ichino spiegano di chi è la colpa- Un esercito immobile: l'editoriale di Alessandro Rosina su giovani disoccupati e precari

Giornalisti precari, il problema non è il posto fisso ma le retribuzioni sotto la soglia della dignità

Trenta euro: tanto vale in media un articolo scritto da un giornalista freelance per una delle grandi e blasonate testate della stampa italiana. La Gazzetta dello Sport, Libero, Il Messaggero, Il Tempo, l'Unità. Quando si tratta di precari, collaboratori o peggio ancora di freelance, è davvero difficile distinguere tra tipologie di testata, orientamenti e appartenenze politiche. Ma ad inchiodare gli editori alle loro responsabilità ci ha pensato stavolta un agguerrito gruppo di giornalisti precari di Roma riuniti nel coordinamento Errori di Stampa, che ha realizzato il primo auto-censimento sul settore. I numeri emersi delineano una situazione a dir poco allarmante: per mettere insieme mille euro al mese, i duemila giornalisti precari impiegati in giornali, - ma anche agenzie, radio, televisioni e uffici stampa - della capitale dovrebbero lavorare in media  quaranta giorni.Nato circa un anno fa, il coordinamento è composto per lo più da under 40, «cresciuti a pane e cronaca di Roma», stanchi di non avere voce all'interno di un settore che dipende ormai strettamente dal loro lavoro. «Per mettere insieme dati il più possibile attendibili, inizialmente abbiamo cercato l’aiuto dei comitati di redazione delle testate locali e nazionali attive su Roma: ci hanno risposto in pochi e spesso timidamente» raccontano. Così è nato un censimento informale, basato sulle testimonianze dirette di colleghi garantiti e non grantiti, i cui risultati sono stati presentati ieri nel corso di una conferenza organizzata a Palazzo Valentini. Impressionante è soprattutto il tariffario applicato dalle grandi testate ai collaboratori. Tanto per aver un'idea, un pezzo venduto al quotidiano più letto dagli italiani, La Gazzetta dello Sport, può portare in tasca al suo autore tra 5 e 40 euro lordi; se si collabora con Il Messaggero, la cifra può oscillare tra i 10 e i 36 euro; tra 10 e 50 euro se si scrive invece per l'Unità. Ma anche chi ha l'onore di comparire tra le firme della Repubblica deve accontentarsi di un compenso mensile che può oscillare dai 400 agli 800 euro lordi.  A seconda dell'anzianità del collaboratore, Il Tempo paga tra i 15 e 25 euro, ammesso che il pezzo raggiunga le 2mila battute. Perché sul mercato dell'informazione italiana si ragiona molto spesso in termini di quantità: Il Sole 24 Ore ha stabilito in 90 centesimi il prezzo di ciascuna riga destinata alla pubblicazione (il che significa, per un pezzo "standard" da 1.800 battute, 27 euro). E lo stesso vale per le agenzie di stampa, ovvero per le fonti da cui proviene gran parte delle notizie dei quotidiani: un lancio dell'Ansa vale così 7 euro, mentre uno dell'Agi può scendere  anche a 4. Inutile dire che in queste cifre sono incluse le spese sostenute dal collaboratore: telefono, trasporti, attrezzature. Per il compenso si può invece essere costretti ad aspettare settimane o addirittura mesi - talvolta si può persino attendere invano. Senza considerare che in caso di una crisi aziendale, realtà tutt'altro che infrequente di questi tempi, le collaborazioni esterne sono una delle prime voci di spesa ad essere tagliate e spesso senza particolari riguardi: i collaboratori del dorso romano del Sole 24 Ore sono stati informati del loro "licenziamento" la sera prima, via e mail.Ma attenzione a puntare il dito solo sugli editori privati: anche mamma Rai negli ultimi anni sembra essere diventata sempre più matrigna (in particolare verso le lavoratrici in gravidanza) negando di fatto un contratto giornalistico a centinaia di persone impiegate in programmi di informazione.«Un racconto che mi fa vergognare» è stata la reazione del senatore Vincenzo Vita (Pd), giornalista e membro della commissione di vigilanza Rai, che ha tra l'altro rivelato un imminente aumento di risorse destinate al fondo per l'editoria, prospettando la possibilità che l'accesso alle provvidenze pubbliche sia presto «moralizzato», vincolato cioè «non solo al rapporto tra tirature e vendite, ma anche al numero dei contratti giornalistici presenti in ciascuna testata». Un'iniziativa che potrebbe certo incoraggiare gli editori a sanare la posizione di tanti collaboratori, di cui tuttavia si era già parlato poco meno di due anni fa, quando l'Ordine nazionale aveva presentato un'altra ricerca chock sui compensi applicati dalle grandi testate. Accanto a Vita, erano presenti a Palazzo Valentini altri due interlocutori chiave: il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino e il segretario dell'associazione stampa romana Paolo Butturini. Proprio alla politica e agli organi rappresentativi della categoria Errori di Stampa ha infatti avanzato due precise richieste: «che entro la fine di questa legislatura sia approvata una legge sull'equo compenso del lavoro giornalistico. E che entro la fine dell'anno sia presentato un censimento ufficiale dei precari del giornalismo e dei tariffari in uso, azienda per azienda. Uno strumento da cui partire per pianificare un intervento urgente a tutela della dignità della professione e dei lavoratori». Perché in ballo, avvertono i precari del settore, non c'è solo la vita di migliaia di giovani, ma anche la sopravvivenza di un'informazione compiutamente libera. «Le critiche al sindacato fanno male, ma putroppo sono fondate» ha ammesso da parte sua Butturini, convinto che «il vero problema, cioè la disparità tra garantiti e non garantiti, non è diverso da quello che esiste nel resto del mondo del lavoro» e che da lì si debba partire per cambiare l'attuale stato di cose. Già, perché i giornalisti italiani non fanno tutti parte della "casta", e molto spesso trovano in essa un concreto ostacolo al riconoscimento di alcuni elementari diritti. Denunciare le situazioni di sfruttamento, è stata infatti l'esortazione del presidente dell'Ordine nazionale, che ha promesso sanzioni contro chi viola le regole. «Diventate infettivi, imponetevi, prendetevi gli organi rappresentativi» è stato il consiglio finale di Iacopino. Che sia davvero arrivato il momento?Ilaria CostantiniClicca qui per scaricare l'intero documento di Errori di StampaPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Lo scandalo dei giornalisti pagati cinquanta centesimi a pezzo. Il presidente degli editori a Firenze: «La Fieg non dà sanzioni. E poi, cos’è un pezzo?»- Che fine faranno i pubblicisti? Ordine dei giornalisti in subbuglio per la riforma delle professioni- Alle nuove norme sui praticanti manca l'equo compenso, lo dice anche la commissione giustizia del Senato

Sicilia, 12mila firme per una legge sui tirocini di qualità

Durata certa, rimborsi minimi, incentivi alle assunzioni. Questi i principali contenuti di una proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal Dipartimento per le politiche giovanili della Cgil Sicilia. Un documento che arriva sul tavolo dell'Ars forte del sostegno di oltre 12mila firme, raccolte principalmente tra gli under 35: lavoratori precari, stagisti e studenti.Diciotto articoli per riscrivere la storia di quei 17mila giovani siciliani che, ogni anno, si vedono attivare un contratto di stage, principalmente nel terziario: dal turismo, al commercio, ai servizi per le imprese. «E solo il 7,7 di questi rapporti si trasforma in un'assunzione, contro una media nazionale dell'11 per cento», sottolinea Andrea Gattuso [nella foto sotto], responsabile del Dipartimento politiche giovanili della Cgil, citando dati Unioncamere. «Io firmo gli stage» è lo slogan che ha accompagnato la raccolta firme, che si è conclusa lo scorso 6 febbraio con la consegna della documentazione a Palazzo dei Normanni. Il testo, come ammettono gli stessi presentatori, è stato scritto prendendo spunto dalle normative in vigore in altre regioni d'Italia, in particolare Toscana e Piemonte. Arriva appunto da Firenze l'idea di istituire una borsa di studio minima. «Abbiamo ricalcato quell'articolo che prevede un trattamento di base, fissato in 400 euro, con un contributo che per metà viene coperto dalla regione». L'altra parte rimane invece in carico all'azienda che ospita il progetto. La proposta del sindacato è articolata: stanziare all'interno del bilancio regionale 10 milioni l'anno, 4 dei quali dovranno costituire un «Fondo per i tirocini formativi» e coprire i rimborsi spese. Gli altri 6, invece, serviranno per gli «Incentivi alle aziende per l'occupazione giovanile», ovvero per trasformare il rapporto in un'assunzione. «Stimiamo che con questi fondi ogni anno si possa favorire la creazione di un migliaio di posti di lavoro». Alle imprese che assumeranno andranno infatti 8mila euro per ogni giovane tra i 18 e i 30 anni inserito in organico, cifra che sale a 10mila euro se il lavoratore appartiene ad una categoria protetta.Da Torino ecco invece mutuare l'attenzione al monitoraggio del tirocinio, «uno dei punti più importanti della nostra proposta, fondamentale per evitare che si generino pratiche sbagliate». A cominciare dall'abuso degli stage. In particolare, al termine del progetto, «chiediamo che venga certificata l'esperienza maturata dal tirocinante, che così potrà spenderla in futuro» attraverso quello che viene chiamato «certificato di qualifica». Il monitoraggio passa però anche dall'obbligo di comunicare alla Regione l'attivazione di un progetto, entro 5 giorni dall'avvio. «In questo modo sarà possibile censirli e monitorare il fenomeno», anche grazie ai rapporti semestrali sull'andamento dei tirocini che l'ente regionale dovrà pubblicare.La proposta di legge fissa in 6 mesi la durata massima di uno stage, specificando che devono essere attivati entro un anno dal conseguimento del diploma o della laurea. Succede poi talvolta che questi progetti vengano attivati per posizioni che non richiedono un periodo formativo. Per evitarlo la Cgil Sicilia chiede espressamente di vietare questa pratica. Nelle intenzioni dei firmatari, agli stagisti dovrà essere garantita un'assicurazione verso terzi e contro gli infortuni sul lavoro, e soprattutto bisognerà che venga loro riconosciuto il medesimo trattamento in termini di servizi di mensa, buoni pasto, trasporto e alloggio riservati ai dipendenti.Fin qui la proposta della Cgil, sottoscritta anche dalle formazioni giovanili dei partiti del centrosinistra e da diverse associazioni studentesche, come Udu, Rum, Arci ragazzi e la rete degli studenti medi. Depositate all'Ars, ora le firme sono all'esame della commissione regionale per gli affari elettorali e referendari che dovrà controllare che ce ne siano almeno 10mila valide, tante quante ne richiede la normativa siciliana perché si possa dar corso all'iter di discussione di una legge di iniziativa popolare. «Questo richiederà dai cinque ai sei mesi, dopodiché il testo passerà nelle mani del presidente dell'Assemblea Francesco Cascio, che lo affiderà alla commissione Lavoro». Quest'ultima dovrà esaminare il testo entro sei mesi. La normativa prevede un meccanismo di garanzia nei confronti dei firmatari. Se, infatti, l'organo consultivo non discuterà nei termini stabiliti la proposta di legge, quest'ultima verrà iscritta d'ufficio come primo punto all'ordine del giorno della prima seduta utile dell'Ars. E sarà messa in votazione.Riccardo SaporitiPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- La Toscana approva la nuova legge sugli stage: per la prima volta in Italia il rimborso spese diventa obbligatorio- La Carta dei diritti dello stagista ispira Regioni, associazioni politiche e siti web a tutelare gli stagisti. A cominciare dal rimborso speseE anche:- Provincia di Padova, la giunta detta le linee guida: stop agli stage gratuiti e niente stagisti nelle imprese non virtuose- Ancora lontana in Emilia la legge regionale sugli stage, la Cgil: «Entro febbraio? Ma se non esiste nemmeno una prima bozza!»- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducente

Comune di Napoli, l'assessore: «I soldi per gli stagisti dell'anno scorso non ci sono»

A nove mesi dalla fine - e tredici dall’inizio - del tirocinio presso gli uffici del Comune di Napoli, una cinquantina di brillanti laureati napoletani ha scoperto che riceverà i 2mila euro previsti come rimborso spese solo a fine giugno (forse). Cioè con un anno e mezzo di ritardo. È stato l’assessore al bilancio Riccardo Realfonzo a dare la notizia a due ex stagiste che da mesi aspettavano di avere almeno una risposta.La Repubblica degli Stagisti aveva già parlato di questa vicenda a dicembre appurando da Marco Vassallo, il funzionario incaricato del Servizio Lavoro e formazione professionale del Comune, che si stava cercando di far diventare questi rimborsi «come “pagamenti indispensabili”» e liquidarli entro «l’inizio del prossimo anno». Cioè del 2012. Ma ad oggi dei soldi nemmeno l’ombra. Così due ex tirocinanti, Bianca Angrisani e Assia Giordano, sono tornate al Comune per chiedere informazioni sia all’ufficio per il lavoro sia alla ragioneria, ma «sembravano tutti cadere dalle nuvole», come racconta Bianca alla Repubblica degli Stagisti. Dopo aver preso un appuntamento e aver fatto un’ora di anticamera, Bianca e Assia sono state ricevute dall’assessore al bilancio, Riccardo Realfonzo (nella foto in basso a sinistra). Lì è arrivata la doccia fredda perché l’assessore ha spiegato che «il Comune di Napoli «non ha la liquidità necessaria per questi rimborsi» e nonostante siano stati messi a bilancio nel 2010, «quei soldi non c’erano effettivamente ma era stata solo messa a capitolo la loro copertura». «Credendo di tranquillizzarci» continua Bianca «l’assessore ci ha detto che stanno considerando questa faccenda come prioritaria e che forse potremo ricevere questi soldi a giugno». Le due ex stagiste sono molto irritate non solo dal ritardo nel pagamento del rimborso spese ma anche dalla totale assenza di controlli «per verificare se e quanto questi tirocini si rivelino utili per l’ente e per i ragazzi», dice Bianca. Nonostante gli esiti per troppi versi negativi dello stage, il Comune ha tuttora in corso una nuova infornata di tirocinanti che lavoreranno per sei mesi e, che - se sfortunati come i precedenti - non vedranno i 2mila euro previsti prima di un anno. Il Comune però non sembra particolarmente preoccupato da questo ritardo. Anzi, Assia racconta che nell’ufficio dell’assessore qualcuno le ha detto che «si sta pensando di estendere prossimamente il progetto ad altri 75 giovani»; la stessa persona avrebbe esortato le due giovani «a informare il sindaco sull’assurda modalità di svolgimento del tirocinio stesso».Le esperienze di Bianca e Assia sono diametralmente opposte: la prima era stata assegnata al progetto nascente della web tv del Comune, svolgendo prevalentemente attività di redazione a contatto con giornalisti esterni; la seconda invece, assegnata all’ufficio comunicazione esterna e gestione dell’immagine dell’ente, ha passato la gran parte dei mesi di stage vagando per gli uffici alla ricerca di una sedia libera. Insieme condividono questa battaglia per riuscire ad avere dopo oltre un anno dall’inizio del loro tirocinio i soldi previsti dal bando del comune di Napoli.Nel frattempo da quasi un anno è cambiato anche il sindaco. Oggi è l’ex magistrato Luigi De Magistris, che appena eletto aveva dichiarato «Non voglio veder andar via i giovani per necessità» e ora, per mantenere quella promessa, dovrebbe quantomeno dare delle risposte concrete a questi ex stagisti. La Repubblica degli Stagisti ha già chiesto di poterlo sentire su questa vicenda e spera di poter ottenere al più presto risposte approfondite.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Stagisti al Comune di Napoli, due anni di attesa per ricevere il rimborso spese - Laureati e diplomati da più di 12 mesi, in Campania niente più tirocini. Il responsabile del centro per l'impiego di Napoli spiega perché- Cassa integrazione per i padri, stage gratuiti per i figli: la perversa disconnessione tra paga e lavoro

Alle nuove norme sui praticanti manca l'equo compenso, lo dice anche la commissione giustizia del Senato

Piccola battuta d'arresto per il decreto liberalizzazioni. Il provvedimento d'urgenza, voluto dal premier Monti e dal ministro Passera e presentato due settimane fa, arriva ora al vaglio del Parlamento. E finiscono in discussione, a sorpresa, le nuove disposizioni per i praticanti. Il decreto prevede al comma 5 dell'art.  9 che il periodo di "pratica" per le professioni regolamentate, ribattezzato "tirocinio per l'accesso alle professioni", non possa durare più di 18 mesi. Una notizia che aveva fatto esultare decine di migliaia di giovani aspiranti professionisti: specialmente i futuri avvocati, che vedevano ridursi di 6 mesi (da 24 a 18) il tempo di addestramento professionale, e soprattutto commercialisti, per i quali il periodo sarebbe stato addirittura dimezzato (un anno e mezzo anziché 3).Ma la Commissione Giustizia del Senato la settimana scorsa ha espresso parere contrario su alcuni articoli, tra cui proprio il 9, richiedendone la totale soppressione. Così viene spiegata, nel resoconto della sessione, la perplessità rispetto al comma relativo ai praticanti: «reca innovazioni in materia di disciplina dei tirocini professionali che appaiono difficilmente compatibili con la natura propria di tale istituto, che  è quella di formare la competenza pratica minima necessaria per l'accesso alle professioni regolamentate». L'incompatibilità, secondo la commissione presieduta dall'avvocato Filippo Berselli, 71enne senatore del PdL alla sua ottava legislatura (la prima elezione alla Camera risale al 1983, nelle fila del Msi)  riguarderebbe in particolare il tirocinio per l'accesso alla professione forense e consisterebbe nel mancato accoglimento «dell'obbligo - che è stato inserito nel testo di riforma della professione attualmente all'esame del Parlamento, e che rappresenta un'innovazione ritenuta indispensabile e condivisa da tutte le forze politiche e dagli operatori - di riconoscere un equo compenso all'attività lavorativa svolta dal tirocinante». «Quando mercoledì scorso abbiamo discusso il decreto liberalizzazioni in Commissione, la prima critica alla parte sui tirocini professionali è arrivata dal senatore Franco Mugnai del PdL, che si è detto contrario al comma 5 perché non prevedeva esplicitamente l'obbligo di retribuzione dei praticanti» racconta alla Repubblica degli Stagisti Alberto Maritati [nella foto], vicepresidente della Commissione: «Una posizione del tutto sorprendente dato che il suo partito nei mesi scorsi non ha mai sostenuto, nell'esame della riforma della professione forense, la necessità di introdurre un equo compenso per i praticanti avvocati. In ogni caso la soluzione era semplice, e noi del gruppo Pd in Commissione l'avevamo proposta: sarebbe bastato aggiungere la condizione della retribuzione al testo del comma. Invece poi su altri articoli si è inasprita la posizione del PdL e della Lega, e alla fine hanno avuto la maggioranza e sono riusciti a esprimere un parere negativo su tutto l'articolo 9, compreso il comma dei praticanti. Il Pd ha votato per un parte positivo, ma ovviamente è rimasto in minoranza». I praticanti sono finiti insomma in mezzo a un gioco più grande di loro: «La mia opinione è che nella commissione, come in aula, stiamo assistendo ad una pericolosa "ricostituzione" dell'asse PdL-Lega» conclude Maritati: «Anche in questo caso si sono ritrovati uniti: la Lega per dare comunque fastidio all'inviso governo, il PdL perché rappresentato in netta prevalenza da avvocati intenzionati a difendere monopoli di fatto e privilegi dei grandi studi». Fortunatamente il parere della Commissione Giustizia è obbligatorio ma non vincolante: Monti e Passera potrebbero quindi procedere senza curarsene. Il suggerimento  al governo a questo punto potrebbe venire dall'Aula: aggiungere al comma 5 il riferimento all'equo compenso, per la felicità di moltissimi giovani (a cominciare da Ilaria Lani della Cgil, la prima a denunciare il mancato riferimento all'aspetto retributivo) senza perdere l'altra importante innovazione apportata, l'accorciamento dei praticantati. Altrimenti il rischio è quello di "buttare per così dire il bambino con l'acqua sporca", con un grave danno per decine di migliaia di giovani aspiranti professionisti.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Aspiranti professionisti, con le liberalizzazioni si riduce la durata del praticantato. Ma scompare l'equo compenso- Praticanti Inps non pagati, il caso sollevato dalla Repubblica degli Stagisti diventa un'interrogazione parlamentare- La testimonianza di Francesca Esposito: «Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perchè non mi davano un euro»E anche:- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubblici: l'editoriale di Eleonora Voltolina- «Praticanti, ora la retribuzione è obbligatoria: ma è giusto non fissare un minimo» - Intervista al presidente dei giovani avvocati

Stage all'estero con rimborsi fino a 3mila euro: torna il Master dei Talenti

Negli scorsi anni ha riscosso un grande successo, tanto che nel 2011 sono arrivate addirittura più di mille domande per i poco più di 70 posti a disposizione. A fare presa sui giovani la possibilità di svolgere un tirocinio qualificante all'estero, ma certamente anche il rimborso spese, variabile da un minimo di 1.400 fino ad un massimo di ben 3mila euro lordi al mese.Torna anche per il 2012 il bando Master dei talenti neolaureati, finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Torino e organizzato in collaborazione con gli atenei piemontesi e valdostani. L'edizione 2012 porta con sé una novità importante: l'iniziativa sbarca infatti anche in Emilia-Romagna grazie ad una sinergia con la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, che finanzierà 8 dei 79 tirocini, per i quali potranno candidarsi gli studenti delle facoltà dell'Alma mater studiorum di Bologna che hanno sede nel 'Cittadone': economia, scienza politiche e ingegneria, oltre alla scuola superiore di lingue moderne per traduttori e interpreti. Crt gestirà invece gli altri 71 progetti, riservati agli iscritti all'università e al Politecnico di Torino, all'ateneo del Piemonte orientale «Amedeo Avogadro», all'università della Valle d'Aosta, a quella di Scienze gastronomiche e alle Accademie di belle arti delle due regioni, purché rilascino titoli equivalenti alla laurea.La partecipazione al bando è aperta solo a coloro che abbiano concluso il proprio percorso accademico dopo il 1 gennaio del 2011 o che lo faranno entro il 29 febbraio prossimo, data ultima per la presentazione delle candidature. Sono previsti anche un limite di età, fissato a 24 anni per la laurea triennale e a 27 per le magistrali, quelle a corso unico e quelle del vecchio ordinamento, ed un voto di laurea minimo, che varia a seconda dei singoli progetti.Stati Uniti, Svizzera, Romania, Russia, e ancora Belgio, Regno Unito, Germania: sono solo alcuni dei paesi nei quali verranno attivati i 79 tirocini inseriti nel bando, con una durata di 6 o 12 mesi a seconda dell'azienda coinvolta. In particolare, i progetti di durata semestrale sono quelli che prevedono che una parte del progetto sia svolto in Italia o che sono organizzati da un'azienda con sede legale nel Belpaese, nel rispetto dei limiti introdotti dalla manovra dell'agosto 2011. I tirocini che durano 12 mesi, oppure 6 mesi e poi prorogabili per altri 6, verranno invece svolti totalmente all'estero presso imprese che non hanno sede legale in Italia. In questo caso, la tempistica dipende esclusivamente da esigenze aziendali. I progetti riguardano i settori più diversi: dal commercio all'energia, dai servizi sociali alla cooperazione internazionale.Tra le aziende coinvolte, anche due che fanno parte del circuito Bollino OK Stage della Repubblica degli Stagisti. Si tratta di Ferrero, che offre un tirocinio di sei mesi rinnovabile per altri sei in Lussemburgo, con un rimborso di 1.800 euro lordi mensili, e Procter&Gamble, che offre due stage, sempre con la formula 6+6, da svolgersi in diversi Paesi, con borse che variano da 1.600 a 2.500 euro lordi mensili a seconda della sede.Chi volesse candidarsi per uno dei 79 tirocini che partiranno nel corso del 2012 ha tempo fino al 29 di febbraio per farlo. Quanti dovessero laurearsi nel corso del mese di febbraio sono invitati ad applicare solo dopo aver discusso la tesi. Chi andrà di fronte alla commissione proprio mercoledì 29 febbraio dovrà invece contattare direttamente gli organizzatori. Per partecipare è necessario presentare una doppia domanda: innanzitutto bisogna compilare online il modulo che si trova solo sul sito della Fondazione Crt, quindi occorre stamparlo ed inviarlo per posta. Le candidature che non arriveranno in questa duplice forma non saranno prese in considerazione. È possibile presentare domanda per un massimo di cinque stage.Le due Fondazioni, ciascuna per i tirocini dei quali si occupa, effettueranno una selezione di un massimo di dieci profili che verranno sottoposti alle aziende, che sceglieranno poi autonomamente la persona da inserire nelle proprie attività. In questa fase di preselezione si terrà conto della coerenza del percorso di studi con le attività da svolgere durante il tirocinio, di eventuali precedenti soggiorni all'estero o esperienze lavorative, delle lingue conosciute, delle conoscenze informatiche e del voto di laurea.I vincitori verranno avvisati esclusivamente tramite posta elettronica e avranno 48 ore di tempo dalla ricezione dell'email per confermare la propria partecipazione, pena l'esclusione dal progetto. Durante lo svolgimento del tirocinio, le due Fondazioni svolgeranno una continua attività di monitoraggio. «Sottoponiamo ai borsisti dei continui test per sapere se sono soddisfatti, se il tutor li segue, se l'attività svolta è conforme a quella descritta nel bando», conferma Luigi Somenzari [nella foto a sinistra], responsabile del progetto per Crt. Al termine dell'esperienza, ai partecipanti sarà chiesto di redigere una relazione finale. «Ci sembra utile una mappatura di come è andato il progetto. Se poi lo stage non rispecchia gli standard di qualità, non lo riproponiamo». Per eventuali ulteriori chiarimenti, la Fondazione Crt ha messo a disposizione sul proprio sito alcune Faq.Riccardo SaporitiSe ti ha interessato questo argomento, leggi anche:- Master dei Talenti della Fondazione CRT: quasi mille candidati per i 75 stage all'estero del bando 2010- Master dei Talenti CRT - Le voci degli stagisti più fortunati d'Italia- Occupati e ben pagati: ecco l'identikit di chi ha partecipato al Master dei Talenti della Fondazione CRTQui, invece, le testimonianze di alcuni borsisti:- Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest- Francesco Imberti, dalla Cina con amore (per il cibo italiano)- Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino- La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Michele Bertolini, l'artista della computer graphic sospeso tra Milano e Los Angeles- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo»- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa- Chiara Santi: grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorata

Studiare all'estero, 8mila posti Erasmus in cerca di candidati: ecco tutti i bandi aperti

La Repubblica degli Stagisti ha raccolto e catalogato i  principali bandi per il progetto Erasmus - attualmente attivi e con il maggior numero di posti disponibili - pubblicati dagli atenei italiani. Si tratta complessivamente di oltre 7.900 opportunità aperte. Nel 2010 560mila persone dei 27 paesi UE hanno ricevuto borse per studiare, formarsi o fare volontariato all’estero nell’ambito di questa iniziativa (dati Commissione Europea). Dal 2007 a oggi la media è stata di 400mila soggetti l’anno. I paesi con il numero di beneficiari più alto nell’ultimo anno sono stati Germania (78mila), Francia (63mila), Spagna (62.500) e Italia (49.500). Sono numerosi i bandi delle università ancora aperti per candidarsi al progetto Erasmus, il famoso periodo di studio all’estero in uno dei paesi dell’Unione Europea. Gli studenti beneficiano di una borsa di studio, di importo mensile fissato dall’Agenzia nazionale LLP (Lifelong Learning Programme) Italia, quest’anno pari a 230 euro netti, eventualmente integrabile da contributi stabiliti dai singoli atenei. Il finanziamento può essere effettuato all’inizio o alla fine del soggiorno, oppure frazionato, in base a quanto indicato dalle università. Per richiedere la borsa è indispensabile possedere i requisiti fissati da ciascun bando. Tra questi, un livello di conoscenza della lingua straniera del paese di destinazione, corrispondente al B1 del quadro comune europeo di riferimento per le lingue, accertato con una verifica; la regolarità nel pagamento delle tasse universitarie e il possesso di un determinato numero di C.F.U. (crediti formativi universitari), derivanti da esami (con una media stabilita ateneo per ateneo) e altre attività accademiche. Sono ben 1.102 i posti a disposizione degli iscritti all’università di Parma per il progetto Erasmus. Entro il 9 febbraio va fatta domanda online. Il modulo va successivamente stampato e consegnato in duplice copia firmata presso il servizio archivio e protocollo corrente di ateneo oppure spedito entro il giorno successivo. Come accade anche presso gli altri atenei, dopo la scadenza dei termini avviene un’analisi delle candidature, sulla base dei requisiti previsti da ciascun bando e, in seguito, gli aspiranti borsisti sono convocati per le selezioni, curate da ciascuna facoltà, che determineranno, poi, la graduatoria finale. Tra le università «gemellate» è forte la presenza della Spagna, con più di 200 posti provenienti solo da atenei iberici, tra cui quello di Cordova, di Valencia e le università Autonoma e Complutense di Madrid. In Lombardia invece ci sono 527 posti destinati agli studenti della Bicocca: le modalità di partecipazione alla selezione sono fissate dai bandi online, differenziati per facoltà, dove sono elencate anche le destinazioni. Il soggiorno all’estero può variare dai tre ai 12 mesi e deve essere effettuato tra il primo giugno 2012 e il 30 settembre 2013. L’application form va compilata online e presentata presso l’ufficio mobilità internazionale dell’ateneo entro il prossimo 24 febbraio. Restando sempre nel capoluogo lombardo, scade il 23 febbraio 2012 il bando della Iulm, per un totale di 150 posti disponibili, anche in questo caso suddivisi per facoltà. La prestigiosa Sorbonne Nouvelle, celebre soprattutto per le discipline letterarie e di arti e spettacolo, è tra le sedi che accolgono studenti Erasmus. Ciascun candidato può scegliere al massimo due destinazioni, solo tra quelle bandite per il proprio corso di laurea. Il modulo per presentare domanda di partecipazione sarà sul sito web dell’ateneo a partire dal prossimo 9 febbraio e deve essere compilato esclusivamente online. Anche in questo caso i soggiorni, di durata compresa tra i tre e i 12 mesi, si svolgeranno tra il 1 giugno 2012 e il 30 settembre  2013. Tra le università del centro Italia, quella di Siena assegna il più alto numero di opportunità: 1.218 totali, ripartite ovviamente tra le varie facoltà. La scadenza prevista dal bando è il prossimo 2 marzo, termine entro cui la domanda dovrà pervenire all’international relation desk dell’ateneo, con consegna a mano o mediante raccomandata con ricevuta di ritorno. Gli studenti dell’università di Urbino hanno invece due settimane in più di tempo, fino al prossimo 15 marzo, per presentare domanda per uno dei 295 posti messi a bando dall’ateneo. Le destinazioni variano come sempre a seconda delle facoltà e sono consultabili in un apposito elenco. Il modulo di domanda è scaricabile online o disponibile presso l’ufficio relazioni internazionali d’ateneo e può essere inviato per posta o consegnato direttamente al servizio ricerca e relazioni internazionali. 655 invece i posti Erasmus disponibili presso l’università dell’Aquila: gli studenti potranno candidarsi entro il prossimo 17 febbraio. L’application form, scaricabile da Internet, va consegnato a mano o per posta all’ufficio relazioni internazionali dell’ateneo. Il bando, online nella sezione dedicata al progetto, prevede anche contributi aggiuntivi alla borsa di 230 euro, erogati dall’azienda regionale per il diritto allo studio e dal ministero dell’Istruzione. Più stretti i tempi per gli iscritti alla Luiss: il bando per la partecipazione all’Erasmus scade martedì 7 febbraio. La domanda per uno dei 388 posti deve essere consegnata o spedita al settore scambi internazionali dell’università romana. Indispensabile, tra i vari requisiti, una media ponderata uguale o superiore al 26. Tra i paesi che offrono il maggior numero di destinazioni, 63 in totale, c’è la Francia. L’università di Roma Tor Vergata offre 952 opportunità: la scadenza per la presentazione della domanda  all’ufficio Erasmus di ciascuna facoltà, precedentemente compilata online, è il 29 febbraio. I requisiti e il resto della documentazione da allegare sono stabiliti dai bandi, differenziati per corso di laurea. La seconda università della Capitale offre la possibilità di effettuare all’estero un intero anno, mentre la maggior parte degli atenei stabilisce generalmente un periodo massimo di permanenza di nove mesi. Più a sud, la Seconda Università di Napoli mette a bando 1.163 Erasmus. Le candidature saranno chiuse il prossimo 15 febbraio; la domanda va compilata esclusivamente online mediante l’accesso all’area riservata del portale dell’ateneo e consegnata a mano al momento del colloquio, finalizzato alla verifica della preparazione generale e disciplinare del candidato, che insieme ai titoli e all'attestato di conoscenza linguistica è uno dei tre elementi che concorrono a formare il punteggio in graduatoria. Ancora aperti i termini anche per l’ateneo Suor Orsola Benincasa: 276 posti disponibili presso l’università napoletana, il 23 febbraio la data di scadenza per la presentazione delle domande. L’università di Salerno mette a disposizione, infine, 1.187 Erasmus. La domanda va compilata solo sul sito web dell’ateneo entro il prossimo 9 febbraio. Nel modulo devono essere selezionate tre destinazioni, tra quelle indicate per ciascuna facoltà e per il corso di laurea frequentato.Alcuni bandi sono in via di pubblicazione o saranno online nei prossimi mesi. Quello dell’università statale di Milano, ad esempio, sarà disponibile a giorni. Da tenere d’occhio anche i portali degli atenei romani La Sapienza, Roma Tre, Lumsa, Luspio, e Campus Bio-Medico, e quelli delle università di Verona, Perugia, Bari e Reggio Calabria. Chiara Del PriorePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Tirocini Leonardo in giro per l'Europa, oltre 300 posti a bando per il mese di gennaio: tutte le scadenze- Erasmus Placement: per gli studenti universitari tirocini da 600 euro al mese in tutta Europa. Ecco come funzionano i bandi- Grazie all'Erasmus Placement ho trovato lavoro a Bruxelles: la testimonianza di Nicola Corridore

Aspiranti professionisti, con le liberalizzazioni si riduce la durata del praticantato. Ma scompare l'equo compenso

Di nuovo i tirocini entrano nel raggio d'azione del governo. Stavolta però, a differenza dello scorso agosto, si tratta solo dei tirocini previsti per l'accesso alle professioni regolamentate: quelli che nel linguaggio comune quasi sempre  si definiscono "praticantati".Sono circa 150 le professioni regolamentate: l'elenco è lungo, dalla «A» di accompagnatore turistico alla «V» di veterinario passando non solo per i classici avvocati e commercialisti, giornalisti e notai, ingegneri e geometri, architetti e farmacisti, medici e infermieri, ma anche a sorpresa per controllori del traffico aereo, estetiste, maestri di sci e di snowboard, paesaggisti e restauratori, podologi e fisioterapisti - l'elenco completo è allegato alla direttiva 2005/36/CE recepita con il decreto legislativo 206/2007.Il decreto sulle liberalizzazioni voluto dal premier Monti e dal ministro Passera ha introdotto un tetto alla durata dei tirocini che talvolta sono richiesti per poter accedere all'esame di stato o alle altre procedure di iscrizione ad albi e registri: d'ora in poi potranno durare al massimo 18 mesi. Una bella notizia sopratutto per le migliaia di aspiranti avvocati, per i quali finora la pratica forense è durata 24 mesi, e ancor di più per gli aspiranti commercialisti, per i quali il percorso oggi è addirittura di 36 mesi. Inoltre nel decreto é previsto che la pratica possa essere cominciata già durante l'università, con un ulteriore risparmio di tempo. In questo modo i giovani potranno finire il percorso formativo più velocemente, accedere all'esame di Stato (o alle altre procedure di accesso alla professione), e dunque - si spera - entrare prima nel mondo del lavoro.Tutti contenti allora? Non proprio. Leggendo con attenzione il testo definitivo del decreto sulle liberalizzazioni, ai giovani della Cgil è saltato all'occhio un dettaglio. O meglio, una mancanza. «È misteriosamente scomparsa quella  norma, che era stata peraltro introdotta solo  recentissimamente, che prevedeva l'equo compenso per i praticanti» dice Ilaria Lani [nella foto], 33 anni, responsabile del dipartimento politiche giovanili della Cgil nazionale. Senza nascondere la delusione e la preoccupazione: «Per una cosa buona che il governo ha fatto, la riduzione delle durate dei tirocini professionali, eccone una pessima».In realtà il riferimento all'equo compenso, introdotto nell'ultima manovra anticrisi del governo Berlusconi - quella di Ferragosto - all'articolo 3, era poco più di un suggerimento: la somma da erogare infatti non era in alcun modo quantificata, e pertanto la frase «Al tirocinante dovrà essere corrisposto un equo compenso di natura indennitaria, commisurato al suo concreto apporto» rimaneva un'indicazione vaga e ben poco prescrittiva. Ma era comunque molto importante che un testo di legge, per la prima volta, ne avesse sancito l'obbligatorietà: «L'equo compenso torna ad essere un optional» denuncia la Lani: in effetti, benché previsto addirittura esplicitamente in alcuni codici deontologici - come quello degli avvocati e quello dei commercialisti - l'emolumento a favore dei praticanti troppo spesso è un dovere "dimenticato" dai professionisti, che si trincerano dietro l'ipocrisia del ma-guarda-quanto-ti-insegno. «Anche se in un percorso di formazione, i praticanti apportano un contributo in termini di lavoro che deve essere loro riconosciuto» chiude la sindacalista: «L'accesso dei giovani alle professioni non può trasformarsi in sfruttamento e assenza di diritti». Che la soppressione del riferimento all'equo compenso sia un contentino agli Ordini professionali,  dopo la mazzata (dal punto di vista dei professionisti senior) dell'accorciamento del periodo di formazione?  La Cgil promette che battaglierà per far reintrodurre la norma nel corso dell'iter parlamentare.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubblici- Il neopresidente del consiglio Mario Monti in Senato: «Risolvere il problema dei giovani è il fine di questo governo»- Praticanti Inps non pagati, il caso sollevato dalla Repubblica degli Stagisti diventa un'interrogazione parlamentare- Pasquale Carrozzo, animatore del blog dei praticanti commercialisti: «Per evitare lo sfruttamento servono più controlli»E anche:- Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi- «Stagisti sfruttati, ribellatevi: anche il sindacato sarà al vostro fianco»: la promessa di Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil

La Toscana approva la nuova legge sugli stage: per la prima volta in Italia il rimborso spese diventa obbligatorio

La Toscana ha mantenuto la promessa: il 24 gennaio è stata approvata la nuova legge dedicata agli stage. Il testo si intitola «Modifiche alla legge regionale 26 luglio 2002 n. 32 (Testo unico della normativa della Regione Toscana in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale  e lavoro) in materia di tirocini» e riprende esplicitamente la «positiva esperienza introdotta, in via sperimentale, con la “Carta dei tirocini e stage di qualità nella Regione Toscana”». La notizia più importante è che per la prima volta in Italia viene introdotto «l’obbligo a carico dei soggetti ospitanti di erogare un importo forfetario a titolo di rimborso spese» (anche se l'ammontare dell'emolumento - che salvo sorprese dovrebbe essere 400 euro al mese, sul modello francese - viene rimandato all'emanazione di un successivo regolamento).Nel preambolo si legge una precisa presa di posizione: la giunta Rossi vuole con questa nuova norma «garantire il più ampio e corretto utilizzo di questo strumento come occasione di formazione a stretto contatto con il mondo del lavoro, contrastandone l’uso distorto». E sceglie di perseguire questo obiettivo creando sei diverse classi di tirocini, a seconda del tipo di beneficiari, considerando «necessario introdurre distinte tipologie di tirocini in relazione alle finalità e ai destinatari dei medesimi allo scopo di agevolare sia le scelte professionali dei giovani che hanno terminato gli studi mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, sia l’inserimento e il reinserimento al lavoro rispettivamente di inoccupati e disoccupati».Nel dettaglio, la Toscana separa i tirocini curriculari (cioè quelli «inclusi nei piani di studio delle università e degli istituti scolastici o previsti all’interno di un percorso di istruzione per realizzare l’alternanza studio e lavoro», che la Regione si impegna a incentivare «anche attraverso accordi con le istituzioni scolastiche e le università») da quelli non curriculari, definiti come «esperienza formativa, orientativa o professionalizzante, non costituente rapporto di lavoro, realizzata  presso soggetti pubblici e privati nel territorio regionale».Dopo questa prima distinzione si entra ancora più nello specifico, suddividendo i tirocini non curriculari in cinque tipologie. La prima: quelli di «formazione e orientamento» che hanno l'obiettivo di «agevolare le scelte professionali e la occupabilità» e sono riservati a «neo-diplomati, neo-laureati e di coloro che hanno conseguito una qualifica professionale entro dodici mesi dal conseguimento del relativo titolo di studio o qualifica». La seconda: «di inserimento al lavoro» destinati alle persone inoccupate, che non hanno cioè mai avuto un contratto. La terza: «di reinserimento al lavoro», che riguardano i soggetti disoccupati, che hanno cioè avuto un lavoro (anche temporaneo) e poi però l'hanno perso, e i lavoratori in mobilità. Nella quarta categoria di stage non curriculari torna la dicitura «di formazione» (ma cade l'«orientamento»): in questa casella vengono messi i tirocini attivati in favore di «soggetti in cassa integrazione guadagni straordinaria e in deroga». Infine la quinta tipologia, riservata a «soggetti svantaggiati», riassume insieme «inserimento o reinserimento al lavoro».  Nella nuova legge toscana gli enti che promuovono stage vengono responsabilizzati, attraverso la frase «il soggetto promotore è  garante della regolarità e qualità dell’esperienza formativa»: nell'elenco spuntano a sorpresa, accanto ai classici  centri per l’impiego e alle università, anche le associazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori, le cooperative «iscritte all’albo regionale delle cooperative sociali e dei consorzi», e le associazioni (ma solo quelle «iscritte nel registro regionale delle organizzazioni di volontariato»). Più avanti, nel trattare l'argomento dei tutor, la legge regionale si spinge a esplicitare che quello nominato dal soggetto promotore «ha la funzione di raccordo tra il soggetto promotore e il soggetto ospitante per monitorare l’attuazione del progetto formativo» e che quello nominato dal soggetto ospitante (comunemente detto "tutor aziendale") è «responsabile del suo inserimento ed  affiancamento sul luogo di lavoro per tutta la durata del tirocinio». Due frasi tese a rendere centrale, con tutti gli oneri e gli onori del caso, il ruolo dei tutor - che non potranno più limitarsi a firmare un foglio, e lavarsi le mani della qualità del percorso formativo e/o d'inserimento, e saranno garanti del corretto svolgimento dello stage. Un dettaglio a proposito della convenzione Inail: è interessante il passaggio in cui viene esplicitato che «la copertura assicurativa comprende eventuali attività svolte dal tirocinante anche al di fuori dell’azienda, ma rientranti nel progetto formativo».Un aspetto innovativo è poi quello relativo alla durata dello stage: la Toscana sancisce che vada «diversificata a seconda delle competenze da acquisire e degli obiettivi di apprendimento» e pone oltre che un massimo anche un minimo: «non inferiore a due mesi e superiore a sei mesi, proroghe comprese, fatta salva la possibilità di una durata fino a dodici mesi» per i laureati inoccupati e disoccupati. Durata massima di un anno anche per i soggetti svantaggiati e addirittura di due per i disabili.Per l'aspetto economico, non solo la legge prescrive che allo stagista sia «corrisposto un rimborso spese forfetario da parte del soggetto ospitante nella misura minima stabilita dal regolamento», ma specifica anche che «se il tirocinio è svolto da un soggetto percettore dell’indennità di mobilità, anche in deroga, dell’indennità di disoccupazione, o in cassa integrazione guadagni straordinaria o in deroga il rimborso spese  non è  dovuto, fatti salvi i casi in cui l’importo della suddetta indennità risulti inferiore al rimborso spese forfetario, nel qual caso è corrisposta al tirocinante un’integrazione». Novità incisive anche sul fronte del monitoraggio della qualità formativa, dei controlli e delle sanzioni: il testo prevede che alla fine dello stage le competenze acquisite siano «registrate nel libretto formativo del cittadino» e chiama direttamente le Province, attraverso i centri per l’impiego, a garantire «il corretto utilizzo dei tirocini  mediante  attività di informazione e di controllo». E finalmente viene prevista una sanzione per chi si approfitta degli stagisti: «In caso di mancato rispetto della convenzione e dell’allegato progetto formativo, accertato dall’organo di controllo, il soggetto ospitante non può attivare tirocini per il periodo di un anno dall’accertamento ed è tenuto al rimborso delle quote eventualmente corrisposte dalla Regione». Insomma chi non seguirà le regole potrà essere punito, e la sanzione consisterà nel divieto di ospitare tirocinanti per un anno intero.Altra novità, non si potranno fare più stage nello stesso ambito lavorativo: non «più di un tirocinio per ciascun profilo professionale». Un divieto che si prefigura però di difficile applicazione: come verrà gestito l'accesso al mercato del lavoro per quei giovani che tentano di entrare nei settori più ostici, come il giornalismo per esempio, dove fare quattro o cinque stage è oggi la regola? Più semplice invece la regola che prescrive che la stessa persona non possa essere ospitata più di una volta «presso lo stesso soggetto», per evitare che il limite massimo di durata dello stage venga aggirato facendo figurare lo stagista prima in un ufficio e poi in un altro.Da parte sua, la Toscana si ripromette di aiutare le sue imprese nella nuova gestione virtuosa dello strumento dello stage: «La Regione può concedere contributi per la copertura totale o parziale dell’importo forfetario a titolo di rimborso spese corrisposto al tirocinante. Può altresì concedere  contributi per la corresponsione dell’indennità da parte dei professionisti ai praticanti per lo svolgimento dei tirocini finalizzati all’accesso alle professioni»; e di intervenire finanziariamente «al fine di incentivare l’inserimento lavorativo con contratto a tempo indeterminato presso il medesimo soggetto ospitante delle persone che hanno concluso il periodo di tirocinio».Il passo finale per l'entrata in vigore di questa nuova regolamentazione è l'approvazione del regolamento, tassativamente entro i prossimi sessanta giorni. A quel punto i tirocini in corso verranno completati secondo la vecchia regolamentazione, e tutti quelli attivati da quel momento in poi dovranno seguire le nuove regole.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- La Carta dei diritti dello stagista ispira Regioni, associazioni politiche e siti web a tutelare gli stagisti. A cominciare dal rimborso spese- Il presidente della Regione Enrico Rossi promette: «In Toscana ricevere dei soldi per uno stage sta per diventare un diritto»- Mai più stage gratis: parte in Toscana il progetto per pagare gli stagisti almeno 400 euro al meseE anche:- Lanciata a Parigi la European Quality Charter of Internships. Melandri, Ichino, Mosca, Vaccaro e Simoncini i primi politici italiani a sostenerla- L'assessore al lavoro della Regione Toscana: «La Corte costituzionale confermerà che i tirocini sono competenza nostra». E sulla circolare del ministero: «Non vale quanto la legge»- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti

Servizio civile, si parte: 19mila giovani tirano un sospiro di sollievo per il rientrato allarme scatenato dalla sentenza "antidiscriminazione"

Solo lo scorso anno ha dato la possibilità ad oltre 20mila giovani di vivere un'esperienza di lavoro nel terzo settore. Ma quest'anno il Servizio civile nazionale ha seriamente rischiato di non partire. Tutto a causa di una sentenza del Tribunale del lavoro di Milano.La vicenda inizia a settembre, quando viene emesso il bando relativo al 2012. Tra gli aspiranti volontari c'è anche Syed Shahzad Tamwir, giovane pakistano di 26 anni, fresco di laurea in Giurisprudenza. Il giovane ha presentato la propria domanda per un progetto della Caritas da svolgersi all'estero, ma è stato escluso perché non è cittadino italiano. Ha presentato ricorso, assistito dai legali di Avvocati per niente e dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, e il giudice Carla Bianchini gli ha dato ragione.Riconoscendo, si legge nell'ordinanza, «il carattere discriminatorio» dell'articolo che prevede tra i requisiti quello di essere cittadini italiani. Secondo il magistrato l'abolizione del servizio di leva ha reso il servizio civile «l'oggetto di una scelta volontaria che costituisce adempimento del dovere di solidarietà nonché di quello di concorrere al progresso materiale e spirituale della società» sanciti dalla Costituzione. Per farla breve, se il Scn è nato come forma alternativa alla leva per onorare il «sacro dovere di difesa della Patria», ora la Patria viene interpretata come «comunità di persone che vivono all'interno di determinati confini». E la cittadinanza? Secondo il magistrato del lavoro, rappresenta «l'adesione ad una collettività che opera ed interagisce su un dato territorio».Di qui la discriminazione nell'esclusione degli stranieri. Lo stesso fatto che alcuni progetti possano essere svolti all'estero, poi, conferma «l'assenza di motivi ragionevoli e obiettivi per limitare la partecipazione» ai soli «titolari della cittadinanza italiana». Ancora, la legge 64/01, che ha istituito il Scn, prevede l'ammissione «base di contenuti non discriminatori, non richiedendo il possesso della qualifica di cittadino». Fin qui la sentenza, che ordina la sospensione delle procedure di selezione e la modifica del regolamento. La decisione del giudice è stata depositata lo scorso 12 gennaio. Peccato che i primi volontari avrebbero dovuto prendere servizio il 1 febbraio. E così si è scatenato il panico: i tempi tecnici per un nuovo bando che consenta di rispettare i tempi previsti non ci sono: dunque 19mila ragazzi si sono trovati, da un giorno all'altro, virtualmente a spasso. Senza contare i bambini, gli anziani e i disabili dei quali i volontari si sarebbero dovuti prendere cura. L'ufficio del Scn ha subito sospeso la procedura e presentato appello contro la sentenza chiedendone una sospensione. Mentre dal mondo del terzo settore sono cominciate ad arrivare le richieste a Syed affinché ritirasse il ricorso. E non sono mancate nemmeno aspre critiche alla sua decisione di presentarlo.I legali del giovane hanno accolto l'appello delle associazioni, richiedendo infine di congelare gli effetti dell'ordinanza. «Con l'ufficio Scn abbiamo depositato un'istanza congiunta di sospensiva, per permettere la partenza dei vari progetti», spiega Alberto Guariso [nella foto a destra], uno degli avvocati di Asgi. «In questo modo», prosegue, «non ci saranno effetti sui bandi per il 2012». E proprio ieri mattina la Corte d'appello di Milano ha accolto la proposta: la discussione nel merito è già fissata per settembre, ma intanto i volontari potranno partire. Nel pomeriggio, infatti, l'ufficio del servizio civile ha annunciato che i progetti in partenza il 1 febbraio verranno avviati regolarmente.Chiarita la questione, che ha rischiato di lasciare a bocca asciutta 19mila ragazzi, resta una domanda: questa decisione del giudice del lavoro non rischia di inficiare tutti i bandi che prevedano come requisito la cittadinanza italiana? «Certamente questa ordinanza fa giurisprudenza, ma riguarda una situazione specifica e in Italia le sentenze valgono per il caso singolo», spiega Guariso. Apn si è occupata di diverse norme che ha ritenuto discriminatorie verso gli stranieri, dai regolamenti comunali sulle prestazioni assistenziali, ai bandi per il pubblico impiego fino alle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari. E, ovviamente, al Servizio civile. «Adesso», chiosa il legale, «chiediamo al ministero o di rinunciare all'appello o di farsi promotore di una modifica legislativa», che permetta agli stranieri di partire volontari nell'ambito del Scn.Riccardo SaporitiPer saperne di più su questo tema leggi anche:- Leonzio Borea, direttore dell'Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Al via il nuovo bando per il servizio civile: 20mila posti a disposizione in Italia e all'estero, 433 euro il rimborso spese mensile- 20mila posti per il servizio civile, aperto il nuovo bando. Ma Giovanardi chiede alle Regioni un cofinanziamento: «La coperta è sempre più corta»E anche:- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»- «Il Servizio civile non è un modo per ammazzare un anno di tempo o guadagnare qualche soldo», parla l'ex volontario Luca Crispi