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Salario minimo, in Gazzetta Ufficiale la proposta di legge popolare «per una battaglia dal basso»

Mentre continua il braccio di ferro sul salario minimo tra maggioranza e opposizione (il tutto ormai rimandato a settembre) arriva un possibile testo di legge a cui guardare. Il 15 luglio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale una proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta dal comitato promotore lanciato da InOltre Alternativa progressista. «Il nostro scopo è dare un contributo al testo di legge delle opposizioni in Parlamento» spiega alla Repubblica degli Stagisti – anch'essa tra i promotori – Giordano Bozzanca, presidente dell'associazione: «E fare pressioni sul governo con una battaglia che parta dal basso nel Paese». La questione, per Bozzanca è da inquadrare da un punto di vista più ampio, che comprenda anche la contrattazione collettiva, «lo strumento principe».Bisogna intervenire «per coprire tutti i lavoratori non riconosciuti dai contratti collettivi nazionali» gli fa eco in un post su Instagram Fabio Gibertoni, tesoriere di InOltre. «Può essere solo che un intervento migliorativo nei confronti dei lavoratori in nero, oppure di chi pur lavorando vive al limite, o addirittura al di sotto della soglia di povertà». L'importo del salario minimo? Secondo la proposta di legge dieci euro, dunque più dei nove che chiedono le opposizioni. E «che sia al lordo di contributi previdenziali e assistenziali, inclusi Tfr, tredicesima, nonché indennità accessorie e fisse» si legge nel testo. Il tema, secondo i rappresentanti di InOltre, «va trattato insieme alla riforma della rappresentanza sindacale perché non si può slegare una questione dall'altra». Non a caso, spiega Bozzanca, al testo si è arrivati «collaborando con i giuristi della Cgil, e partendo da quanto già ai tempi del ministro del Lavoro Orlando, lo scorso anno, era stato formulato: un salario minimo in base ai diversi comparti del lavoro», a loro volta regolamentati dalla contrattazione collettiva. L'assunto da cui si parte nella proposta di legge (all'articolo 18) è che «il salario minimo orario è valido e vincolante laddove un contratto collettivo nazionale di lavoro sia assente o preveda compensi orari minimi inferiori al salario minimo determinato ai sensi della presente legge». Del resto parte della polemica sul salario minimo è incentrata proprio sulla presenza di una contrattazione collettiva nazionale, che è già sufficiente – si dice – a regolamentare le retribuzioni. Secondo il comitato promotore però, non si dovrebbe in nessun caso scendere sotto la soglia dei dieci euro, e qualora sia previsto – come capita che accada – un compenso inferiore, «i contratti collettivi nazionali devono essere oggetto di nuova contrattazione entro il limite dei dodici mesi». Il rischio del boomerang, e di aprire cioè una porta a chi furbescamente cercasse di usare il salario minimo per scendere al di sotto di quanto già previsto dal ccnl abbassando retribuzioni superiori, è stato preso in considerazione: «Abbiamo inserito una clausola, quella del 'fatti salvi gli effetti del maggior favore'». Un altro aspetto su cui «abbiamo voluto calcare la mano» dice Bozzanca, «è l'ultrattività dei contratti, e cioè che restino in vigore quelli in scadenza fino al rinnovo». Almeno due gli altri punti focali del testo. Il primo, l'estensione del salario anche ai lavoratori non subordinati. Lo si ripete in più punti, per esempio all'articolo due della proposta di legge, sull'ambito di applicazione, in cui si avvisa che il salario minimo va applicato anche alle collaborazioni, incluse quelle che riguardino iscritti agli ordini professionali, e al lavoro autonomo. Con la postilla che «la remunerazione sia riferita al tempo o esistano parametri temporali». Insomma, i lavoratori autonomi dovrebbero quantificare il tempo della propria prestazione, e non essere pagati meno del salario minimo per ciascuna ora di lavoro.Ancora, nella proposta di legge sono inclusi i lavoratori domestici e i professionisti dei beni culturali. Per loro, specifica Bozzanca, «abbiamo previsto l'applicazione del contratto di Federculture, e non quello della Multiservizi». Questo perché, prosegue l'attivista, «nella proposta di legge si afferma che va applicato alle categorie di lavoratori il contratto leader del settore merceologico più prossimo».C'è poi il punto delle sanzioni, «su cui invece il testo delle opposizioni rimane evasivo». Sottolinea Bozzanca come sia stato inserito quanto previsto dal Gdpr «e cioè sanzioni rapportate al fatturato, fino al dieci per cento». All'articolo 22 si stabilisce infatti che il datore di lavoro dispone di tre mesi per adeguarsi al salario minimo, altrimenti «si applica la sanzione amministrativa fino ad euro 100.000, ovvero fino al 10 per cento del fatturato annuo globale del datore di lavoro se superiore». Le controversie del lavoro autonomo andranno poi risolte davanti al Tribunale del lavoro, «per riconoscere i freelance come lavoratori e non come imprese» sottlineano in un comunicato da Acta, l'associazione che rappresenta i lavoratori autonomi nel terziario avanzato, altro membro del comitato promotore. «Abbiamo contribuito ai lavori preparatori della proposta di legge con lo spirito di  rafforzare i diritti per i freelance», dichiara infatti il presidente di Acta Giulio Stumpo. Adesso bisogna però procedere con la raccolta delle firme. Ne servono per legge 50mila affinché la proposta approdi in Parlamento. «Abbiamo ritenuto opportuno partire da settembre 2023 per dispiegare al meglio la campagna senza di mezzo la pausa estiva» si legge nel comunicato diramato da InOltre. Nel frattempo, fa sapere Bozzanca, «ci siamo riuniti con esponenti delle opposizioni come Nunzia Catalfo del M5S con l'idea di arrivare a formulare nuovi disegni di legge a partire dal nostro testo». Quello delle opposizioni «è blindato, per decisione dei capigruppo». A settembre si giocherà la partita più importante: «I numeri in Parlamento rendono di minoranza una battaglia che invece noi sappiamo essere di maggioranza» sostengono da InOltre. Va creato un clima di «ebollizione culturale che il Governo non può più ignorare, palesando la posizione regressiva e conservatrice che non  vuole  confessare, mascherandosi da destra 'sociale'». Il Paese è invece fatto di «persone che vivono in condizioni di precariato e difficoltà economica». Le persone che questa proposta di legge si ripromette di proteggere dal rischio di sfruttamento e di sottoretribuzione. Ilaria Mariotti 

Dal matematichese all'italiano, con Fex Math la matematica non ha più segreti

“Derivate, equazioni, integrali, funzioni, matrici… Io non ci capisco niente!”. Perché così tante persone considerano la matematica come la materia scolastica più ostica? Se l’è chiesto anche Federico Sangalli, ventisei anni, una laurea magistrale in Industrial Management al Politecnico di Milano e due lavori: uno come ingegnere industriale in un’azienda di automotive e l’altro, da autonomo, come ideatore e fondatore di Fex Math, dove concentra la sua passione per la matematica e l’insegnamento. Fex Math nasce nel 2020 per rivoluzionare un preconcetto tante volte sentito tra i più e i meno giovani – “la matematica non fa per me” – da un’idea lungimirante di Federico Sangalli, tra i 25 giovani changemaker selezionati da Ashoka Italia e Agenzia Nazionale per i Giovani, ovvero i talenti che hanno avviato un cambiamento positivo per la società.Sangalli ha raccontato la sua avventura all’evento Best Stage della Repubblica degli Stagisti, a fine giugno a Milano. Tutto è cominciato poco prima dello scoppio del Covid. «Mi è sempre piaciuta l’idea di fare dei video e condividerli. Volevo aprire un canale Youtube e mi sono chiesto di cosa avrei potuto parlare per interessare il pubblico. Invece di guardare all’esterno, quindi a ciò che era più richiesto sul mercato tipo la cucina o il mondo dei telefoni, ho guardato dentro di me». Sangalli, all’epoca 22enne, si è chiesto quindi dove stesse, a livello di comunicatore, il suo valore aggiunto. «Dopo sette anni di ripetizioni private a tanti studenti ho realizzato che forse non avevo solo competenze matematiche ma anche la capacità di trasmetterle e ho iniziato a fare video di matematica», racconta alla Repubblica degli Stagisti.I video, nati quasi per gioco, iniziano a collezionare qualche decina di visualizzazioni: a Sangalli «già sembrava impensabile». In mezzo si infila la pandemia che rallenta il progetto, anche solo perché «in quel momento la scuola non era molto importante e la matematica era passata in secondo piano. Nessuno è stato bocciato», in effetti, nell’anno scolastico più interessato dal lockdown, «e se avevi un’insufficienza in matematica non era un problema. C’è stato, però, anche un aspetto positivo: la gente si è avvicinata molto al mondo dell’online. Prima della pandemia fare ripetizioni online era visto molto male. Dopo le cose sono cambiate completamente».Sangalli quindi ha cominciato, come tanti, pubblicando contenuti su Youtube con un investimento iniziale praticamente nullo, «forse 50 euro». All’inizio usava semplicemente «un telefono e un treppiedi dalla mia camera. Poi pian piano sempre all’interno della casa in cui vivevo mi sono spostato in un’altra stanza, creando uno studio più dedicato. Ho migliorato per qualità video, microfono, attrezzatura. Avrò speso qualche centinaia di euro, ma non credo che arriviamo a mille euro».Inaspettatamente, Sangalli raggiunge quasi 10mila iscritti e comincia ad essere contattato da tante persone che hanno bisogno di una mano per capire qualche concetto. «In quel periodo continuavo a fare ripetizioni ai ragazzi nel mio paesello per arrotondare e mi son detto: se facessi ripetizioni come FexMath? L’idea era: spiego le cose nei video, che sono e restano gratuiti, e poi do una mano aggiuntiva facendo ripetizioni». Decide quindi di aprire la partita Iva e durante tutto il 2021 inizia a fare ripetizioni online a studenti in tutta Italia. «Sono arrivato a un punto in cui non mi bastava più il tempo: dedicavo venti ore a settimana a fare ripetizioni! Così e ho deciso di assumere un primo collaboratore, pescando dalla mia cerchia di conoscenti».Il passaggio non è, però, stato semplice. «Gli studenti mi dicevano: ho capito più cose in dieci minuti di video con te che con la mia professoressa, quindi voglio fare ripetizioni solo con te. È stato difficile far passare il concetto che Fex Math è la realtà importante. Non sono io a fare la differenza, ma il metodo. Ho un modo di spiegare la matematica molto diretto: traduco il linguaggio matematico, che sembra sempre molto complesso, in qualcosa di comprensibile. Lo dico sempre: alcune definizioni sono scritte in matematichese e dobbiamo tradurle in italiano. Divido il lavoro in una prima parte solo teorica a cui seguono tanti esercizi per fissare i concetti. E la parte fondamentale: spingo sul dare fiducia al ragazzo che ho di fronte».Sangalli oggi conta una dozzina di collaboratori dai 20 ai 26 anni, tutti formati da lui e inquadrati come lavoratori autonomi con partita Iva. Nel frattempo va avanti con i progetti: per ora è ancora una partita iva individuale ma il prossimo anno dovrebbero cambiare molte cose. Ed è arrivato a 40mila follower sui vari canali social, di cui il principale è Youtube.Nel frattempo è nato anche il sito Fex Math, una nuova piattaforma che aggrega tutto. «Abbiamo i video su Youtube, le ripetizioni private, i videocorsi. Si accede al sito, si crea una un’area personale, ci sono i videocorsi e le ripetizione private. Il costo della singola lezione va dagli 8,99 ai 12,99 euro, c’è il modulo sulle derivate con 14 lezioni che costa 89 euro, ci sono le ripetizioni private che costano circa 30 euro all’ora. Si possono anche fare ripetizioni di gruppo dividendosi la quota».L’obiettivo è sempre quello di far capire la matematica e aiutare tutti quelli che per qualche motivo quando l’hanno incontrata non ci hanno fatto amicizia. «Quando mi sono guardato indietro ho capito che il mio essere stato bravo a scuola sempre con voti alti in matematica, aver preso due lauree al Politecnico, derivava da un solo fattore: ho sempre avuto fiducia massima in chi me l’insegnava».Insomma, la chiave sta proprio nel fidarsi e affidarsi all’insegnante, e anche nella propria capacità di apprendere: «Nel corso degli anni attraverso l’interazione con i miei clienti mi sono reso conto che chi non capiva i concetti matematici in realtà aveva dei problemi di fiducia. Perché dall’inizio non avevano ricevuto supporto». Capitando male, insomma, con insegnanti non all’altezza, o non abbastanza pazienti.«E poi c’è un altro problema» aggiunge Sangalli: «Una persona può sapere benissimo chi sono i Romani e conoscerne la storia senza sapere chi sono i Sumeri. La matematica non è così, perché è incrementale. Non puoi sapere una cosa del programma di terza se in prima avevi quattro. È una disciplina che ti dà delle conferme. Perciò ho voluto costruire FexMath: per dare delle conferme a chi ci chiede aiuto. La cosa più bella si realizza quando i clienti capiscono il concetto. Per noi l’obiettivo non è far prendere sei o sette all’esame. Quello è il focus base. L’obiettivo è dire: “non è vero che non sei portato per la matematica, puoi farcela benissimo, dipende solo da come ti è stata insegnata”».Visto l’obiettivo primario di Fex Math – far capire la matematica – si potrebbe pensare che i clienti siano solo giovani. E invece il sessanta – settanta per cento della platea va dai 17 ai 22 anni, ma c’è poi una gran bella fetta di adulti dai 28 ai 55 anni, persone che si rimettono in gioco con università online e sono una percentuale importante della clientela, «circa un quarto». A questi si aggiungono poi le eccezioni: «i ragazzini di 13-14 anni che ci fanno contattare dai genitori e gli adulti anche sopra i 70 anni».Nessuna difficoltà, però, a gestire anche clienti di età “matura”. «Il mio modo di approcciare la matematica è sempre lo stesso. Certo, devi valutare chi hai di fronte. Con qualcuno scherzi e parli di calcio, con altri sei più professionale. Lavoro spesso con persone più grandi di me per il mio lavoro primario, e ho imparato che è tutta una questione di come ci si atteggia e interfaccia. Ai miei collaboratori dico sempre che non siamo nel mondo e nel business della matematica ma nel mondo e business delle persone. Risolviamo i loro problemi, cerchiamo di dargli una mano per quelle situazioni che spesso da un punto di vista psicologico sono molto pesanti. La matematica è un contorno. Noi siamo lì per chi c’è dall’altra parte».Oggi Sangalli potrebbe tranquillamente vivere solo grazie al fatturato di Fex Math: l’anno scorso ha superato i 40mila euro e le proiezioni di quest’anno sono in crescita. «Ma ho la sfortuna, si fa per dire, di avere dall’altro lato un lavoro che ho sempre voluto fare, quello dell’ingegnere, per cui ho studiato tanti anni. Quindi per ora continuo con entrambi, mi piace e riesco a gestirli».La nomina tra i 25 giovani changemaker da Agenzia nazionale per i giovani e Ashoka Italia ha aggiunto qualcosa nel suo cammino: «Mi ha permesso di entrare in un network di persone interessanti. Dalla premiazione di fine novembre ho partecipato ad alcuni altri eventi organizzati da Ashoka e nei quali si parlava di education. Questa nomina mi ha consentito di accrescere il mio network e mi ha permesso di conoscere persone incredibili. Con alcune di queste è nato qualche progetto che presto lanceremo. E poi è stata una bellissima esperienza». Prossimi obiettivi di Fex Math: «diventare effettivamente una start up e completare la nostra offerta. Riuscire a dare tutte le armi per far affrontare al meglio la matematica. E poi, certo, far crescere la nostra community». Con un obiettivo: cancellare l’idea che la matematica è difficile. «Chi lo pensa semplicemente non ha avuto un buon insegnante».Marianna Lepore

Specializzandi sanitari non pagati, arriva un disegno di legge per l'indennità

Uno stipendio di 1650 euro al mese per i medici specializzandi, zero per tutti gli altri laureati che si specializzano in area sanitaria non medica. Studenti-lavoratori che spesso si devono anche pagare le tasse universitarie o la retta delle scuole private.  Per mettere fine alla disparità di trattamento che subiscono coloro che svolgono tirocini professionalizzanti di area sanitaria non medica, lo scorso marzo è stato depositato un disegno di legge, il numero 583, il cui primo firmatario è il senatore del Pd Andrea Crisanti, microbiologo e volto noto della tv ai tempi della pandemia. Lo scopo è quello di prevedere per tutti i laureati in ambito sanitario, anche i non medici, un compenso che ripaghi delle ore di attività in ospedale una volta che ci si è abilitati.Il provvedimento riguarda circa un migliaio di specializzandi di area sanitaria all'anno, anche se il numero esatto non è uguale da un anno all'altro. In base al decreto 716 del 2016, sono le singole università a indire di volta in volta i posti a bando per le scuole di specializzazione a seconda del fabbisogno riscontrato. Il budget da stanziare per attuare la legge è di 15 milioni di euro. A sostenere insieme a Crisanti la battaglia per un compenso a tutti i tirocinanti in specializzazione sanitaria c'è l'associazione di psicologi Libera associazione di psicologia Lapsi: gli psicologi sono infatti una delle categorie escluse dal beneficio di una retribuzione (con perfino il divieto di ricevere una indennità mensile!) durante il tirocinio di specializzazione. Con loro ci sono «biologi, chimici, specialisti in fisica medica, veterinari, farmacisti ospedalieri» elenca Elisa Vassallo [nella foto], consigliera dell'associazione all'incontro 'Specializzazioni e disuguaglianze, 20 anni di disparità' che si è tenuto qualche tempo fa a Roma. Fino a non molto tempo fa, nemmeno i medici specializzandi venivano pagati a dir la verità. Solo nel 2005 con la legge 266 l'Italia si è adeguata all'Europa introducendo un compenso per i tirocini professionalizzanti che consentono di entrare, grazie alla specializzazione, nel Servizio sanitario nazionale. Da allora «si è creata una disuguaglianza inaccettabile per cui può accedere alla scuola di specializzazione solo chi se lo può permettere» sottolinea Crisanti. «Quando ero all'università di Padova» [dove insegnava al dipartimento di Medicina Molecolare, ndr] «ho toccato con mano il problema vedendo i biologi che venivano a chiedermi borse di studio». È una «grandissima ingiustizia da sanare», dice Crisanti. Durante i tirocini di tipo sanitario «a livello pratico non c'è differenza in termini assistenziali e giuridici tra le varie categorie di laureati» prosegue: «All'epoca del Covid abbiamo visto poi come le specializzazioni non mediche siano un pezzo importante del Servizio sanitario nazionale: grazie a loro i pazienti ricevono i farmaci e utilizzano strumentazioni che funzionano». In ballo ci sono tre articoli della Costituzione: «Il numero tre, che garantisce l'uguaglianza di tutti i cittadini, il 34, che tutela i meritevoli e li incoraggia a raggiungere il più alto grado di istruzione, e infine il 36, per il lavoro adeguatamente retribuito». Per i biologi, come per gli altri laureati di area sanitaria, il percorso che precede l'esercizio della professione è composto da varie tappe. Dopo la laurea triennale e specialistica c'è il tirocinio che porta all'abilitazione, e poi la scuola di specializzazione, obbligatoria per accedere alla dirigenza nel Servizio sanitario nazionale. Fino a lì «può ancora considerarsi formazione» sottolinea Vassallo, e si può chiudere un occhio sulla mancanza di rimborso. Non dopo però, una volta ottenuta l'iscrizione all'albo.«Se tutto va bene si arriva a iniziare la scuola di specializzazione a venticinque anni» ricorda Federica Serratore, consigliera del II municipio di Roma in quota Pd: «A quella età c'è la spinta a volersi costruire un futuro, ma non tutti hanno una famiglia che sostiene economicamente fino a trent'anni!». Il trasferimento, nel caso in cui si scelga una scuola di specializzazione fuori città, è lo scoglio principale, come sottolinea anche Luigi Manco dell'associazione nazionale di fisica medica e sanitaria Aifm: «Nei quattro anni siamo assorbiti dall'attività ospedaliera, e in più la fondamentale attività di ricerca di solito si fa nel tempo libero». Senza altre possibilità di introiti, le spese dei fuori sede ricadono tutte sullo specializzando e la sua famiglia.I più colpiti, evidenzia Crisanti, «sono non solo i fuori sede, ma anche le donne, che rappresentano l'80 per cento degli specializzandi in professioni non mediche». Aggiungendo un ulteriore tassello al gender gap salariale per le donne che vorrebbero anche diventare madri: «Si è visto che le donne fanno figli se possono lavorare e usufruire di servizi» afferma Elisa D'Elia, senatrice Pd e cofirmataria della legge. «Questi ostacoli vanno rimossi perché incidono direttamente sulla vita delle persone». «Chiediamo soldi allo Stato non per fare le vacanze» ironizza Seydou Sanogo della Renasfo, rete nazionale specializzandi in Farmacia ospedaliera: «La scuola di specializzazione non è un capriccio bensì un obbligo, e solo chi ha le possibilità economiche può affrontare il percorso, a prescindere dalle capacità che abbia».Insomma le passioni professionali in campo sanitario non sono tutte uguali, e quella di aspiranti biologi, psicologi, veterinari, farmacisti, chimici «non vale quanto» quella degli aspiranti medici, è il rammarico di Luca Torlai, rappresentante del Consiglio Universitario Nazionale. Torlai sottolinea l'ingiustizia della differenza con il trattamento economico a favore degli specializzandi medici, quando invece garantire un'entrata a tutti i sanitari «darebbe il segno dell'importanza del lavoro svolto». Oltre al fatto che «condizioni adeguate di lavoro si tradurrebbero in un migliore servizio sanitario per tutti i cittadini» commenta Vassallo. Le speranze di arrivare al traguardo sono concrete benché al momento il disegno di legge non risulti calendarizzato per essere oggetto di esame. «Abbiamo però trovato interlocutori anche nella maggioranza» rassicura Crisanti, per un provvedimento che si profila dunque come bipartisan. Ilaria Mariotti 

Dare voce ai giovani, una prima analisi della ricerca sul mondo dei tirocini

Quanto è importante lo stage nel percorso formativo e lavorativo dei giovani, quali sono i criteri con cui scelgono un’azienda piuttosto che un’altra, quali i problemi che i tirocini curriculari ed extracurriculari presentano? Sono alcuni degli aspetti che una nuova ricerca svolta dagli studenti del Laboratorio di ricerca sociale qualitativa della facoltà di Sociologia dell’Università cattolica di Milano ha messo in luce e sono stati presentati nel corso dell’evento Best Stage 2023 della Repubblica degli Stagisti.Il campione preso in considerazione era molto esteso: oltre 100 giovani tra i 21 e i 28 anni – che stavano facendo uno stage o l’avevano appena terminato – sono stati intervistati individualmente e poi coinvolti in focus group. I risultati finali si avranno in autunno. Al momento, precisa la professoressa Cristina Pasqualini che ha guidato gli studenti, «manca ancora il lavoro di analisi della ricerca. Le interviste dei focus group erano ampie, e ci sono molti dati che vanno presi in considerazione». Ci sono centinaia e centinaia di trascrizioni di parole da fare, visto il numero di interviste. Tutto è partito dalla costruzione del campione: «Attraverso una call abbiamo chiesto ai giovani che avessero fatto uno stage di almeno otto mesi in tutta Italia di dare la loro disponibilità ad essere contattati. Il campione finale è stato messo insieme grazie alle reti dei nostri studenti, che frequentando l’università a Milano hanno più contatti in questa città, e grazie a chi ha risposto alla call. Abbiamo intervistato tutti: su 94 studenti abbiamo collezionato 103 interviste». Il campione non è bilanciato per aree territoriali: è prevalentemente del nord. Ma «nell’analisi dettagliata cercheremo di far esplodere le differenze. Quella tra tirocinio curriculare ed extracurriculare, ma anche la componente di genere, territoriale e di età. E valorizzeremo i pochi casi collezionati dal Sud e dal Centro per capire se da quelle esperienze si riescono a intuire delle differenze identificative». In futuro potrebbe certamente essere interessante cercare di avere un campione più rappresentativo territorialmente, «ma poi queste persone bisogna trovarle!», dice Pasqualini, e non è sempre facile. La ricerca è nata come attività universitaria di formazione per gli studenti che imparano a fare, appunto, ricerca sociale.«Da giornalista so che la ricerca qualitativa risulta un po’ meno “sexy” di quella quantitativa per il grande pubblico, perché riporta un quadro più complesso: non ci sono quasi mai facili percentuali, tutto il lavoro sta nell’approfondimento», osserva Eleonora Voltolina, direttrice e fondatrice della Repubblica degli Stagisti. «I ricercatori intervistano le persone in profondità, a volte per ore, e poi trascrivono meticolosamente tutto, anche le esitazioni. Ne emergono ritratti più contraddittori, ma estremamente significativi per capire le emozioni delle persone rispetto a una determinata situazione. Alcune delle risposte registrate sono più diplomatiche, timide, altre più sfrontate. Non si può generalizzare: bisogna accogliere questa ricchezza senza forzare e il filo di senso emerge forte». Tra i primi dati al momento disponibili colpisce la cifra minima di rimborso spese che secondo i giovani dovrebbe essere garantita per uno stage extracurriculare: 450 euro al mese, in controtendenza con le tante battaglie portate avanti negli anni dalla Repubblica degli Stagisti. «Avrei tanto voluto che dicessero che l’indennità minima-minima per uno stage dovrebbe essere più alta di questa, che è una somma minore persino  di quella prevista dalle normative di quasi tutte le Regioni», dice Eleonora Voltolina: «Ma sono consapevole che dietro quel numero c'è un mondo di senso: probabilmente i giovani sono ormai talmente abituati ad accettare condizioni al ribasso che fanno fatica a rivendicare condizioni migliori, anche in una situazione “protetta” come quella di una intervista anonima». Lettura simile data da Cristina Pasqualini: «C’è un sentimento di perdita di fiducia in questa generazione di giovani, anche nelle proprie capacità. Sono stati spesso messi da parte, ostacolati nei processi di crescita professionale e hanno sviluppato questa tendenza a pensare che “in fin dei conti ci sta che lo stage sia gratuito, che ci vogliano molti anni prima di avere una posizione lavorativa, che si facciano cose non coerenti con il titolo di studio”…», riflette Pasqualini: «Ci sta però fino a un certo punto: perché è una logica un po’ da profezia che si autoadempie. Quando tu pensi in qualche modo di valere poco alla fine realmente ti svaluti. I giovani devono riprendere un po’ di fiducia e capire che quello che stanno facendo è importante per loro ma anche per le aziende. Mi pare che lo spirito di Best Stage sia stato proprio valorizzare le aziende che investono su questi giovani perché sono energie positive. Gli stagisti imparano uno stile, come si sta sul lavoro, come ci si relaziona in un team, quali sono le capacità richieste, anche un certo grado di umiltà, tutti elementi importanti». Dovrebbero solo  «prendere più forza e consapevolezza di quello che sono».E anche maggiore conoscenza dei loro diritti su cui, invece, c’è poca attenzione. «Il fatto che, dopo 15 anni di esistenza e di battaglie della Repubblica degli Stagisti, ci sia ancora tanta confusione tra stage e contratti di lavoro, e che i giovani non siano ancora pienamente consapevoli dei loro diritti e del quadro normativo di riferimento, è molto preoccupante» osserva la direttrice Voltolina. «La situazione va affrontata attraverso l’informazione: tutti coloro che sono coinvolti nell’attivazione di un tirocinio, da lontano o da vicino, devono prendersi questa responsabilità. Informare i giovani, permettere loro di arrivare al primo giorno di stage preparati. La conoscenza dei propri diritti è la condizione base per non rischiare di essere sfruttati». «Credo che a loro interessi prima di tutto fare l’esperienza, a prescindere da quello che faranno, dai diritti e doveri» è la considerazione di Pasqualini:  «A loro lo stage interessa perché fa curriculum. E più che il contributo economico danno importanza al nome dell’azienda: vale più di tutto. Se faccio lo stage in un’azienda prestigiosa sarà un tassello importante del mio curriculum da spendere in futuro: indipendentemente dal fatto che io conosca il progetto formativo, o da quello che farò». I giovani cercano le aziende giuste per loro: «Al contrario delle passate generazioni, quella attuale ha dei valori precisi, come il rispetto per l’ambiente e l’attenzione ai più fragili. Quindi se un’azienda ha una reputazione e si impegna in progetti di un certo tipo per loro è un nome importante. C’è, quindi, un vero e proprio cambiamento culturale: non sono disposti a fare qualunque lavoro, ma quello che rispecchia i valori per loro importanti». L’indagine mostra anche come i giovani trovano le opportunità di stage: in autonomia, attraverso Linkedin, poi sul portale Almalaurea e tramite amici e parenti. «Sono bravi a cercare e trovare quello che a loro interessa. All’interno dell’ateneo in cui lavoro, noi docenti dedichiamo delle attività formative per spiegare ai nostri studenti l’importanza di inserire uno stage curriculare nel percorso, come farlo, diamo valore a un’esperienza come questa». Forse anche per questo i giovani utilizzano un portale dedicato al networking nel mondo del lavoro, perché così hanno modo di scoprire molte informazioni sull’azienda, su chi ci lavora. Chiusa la fase di realizzazione della ricerca, ora l’analisi si sposterà sulle 100 storie raccolte, tutte diverse tra loro. Questa è la parte difficile ma estremamente interessante del lavoro qualitativo: leggere e rielaborare le singole storie. A quel punto saranno tirati fuori dei profili e si ragionerà per trarne fuori il variegato mondo dei tirocinanti. E ne uscirà fuori un volume, a disposizione di tutti, per dare “voce ai giovani”. Marianna Lepore

AwaRdS 2023, ecco le best practice verso stagisti e neoassunti: alcune aziende sono gioielli nascosti da conoscere

«Sappiamo che il mondo reale non è tutto così!» scherza Eleonora Voltolina, giornalista e fondatrice della Repubblica degli Stagisti, davanti al parterre di rappresentanti delle aziende premiate con gli AwaRdS 2023. Il motivo del riconoscimento è aver brillato per le condizioni di stage e lavoro offerte ai giovani. «Questo che premiamo è il migliore dei mondi possibili» ha proseguito Voltolina. La premiazione, rivolta alle aziende appartenenti al network della testata, ha come «obiettivo alzare l'asticella» spiega Voltolina, «innescare un processo di emulazione». Di solito le aziende «centellinano le informazioni circa le condizioni di stage offerte, le prospettive di assunzione post stage, le tipologie contrattuali utilizzate, divulgandole con grande fatica e spesso con opacità». Le aziende dell'RdS network no: loro forniscono «ogni anno un set di dati disponibili a tutti sulle pagine del sito». La base da cui si parte per l'assegnazione degli AwaRdS. Per il miglior rimborso spese il premio è andato a Cefriel, specializzata in progetti di innovazione digitale, e Arval, che opera nel campo del noleggio a lungo termine, che offrono entrambe mille euro al mese agli stagisti. E pensare che «quando abbiamo cominciato ad assegnare i nostri AwaRdS, «bastava offrire 750 euro al mese o giù di lì» sottolinea Voltolina. Negli ultimi anni le condizioni proposte sono migliorate al punto che entrambe le aziende offrono ai proprio stagisti un rimborso che in alcuni casi supera le retribuzioni 'entry level' dei contratti  nazionali. E senza fare differenze tra stage curricolari (svolti durante gli studi), che per legge non prevedono obbligo di rimborso spese, e stage extracurricolari. Ulteriore nota di merito. «Il tirocinio è un momento di crescita reciproca, prevedere un compenso adeguato significa valorizzare il contributo di ciascuno e creare nei giovani una prima possibilità di autonomia economica» afferma Roberta Letorio, capo risorse umane di Cefriel. «Bisogna venire incontro alle esigenze dei nostri colleghi a fronte della situazione economica attuale» fa eco Stefania Ercole, responsabile della Talent Acquisition di Arval. Privati e no profit dovrebbero in tal senso «mettersi una mano sulla coscienza». Un compenso di mille euro «è un bel segnale di attenzione verso le esigenze dei giovani» aggiunge Voltolina. Difficile non pensare alle recenti proteste per il caro affitti dei fuori sede a Milano. C'è poi l'award per chi raggiunge (o supera!) il 90 per cento di tasso di assunzione post stage – circa il triplo della media nazionale – facendo contratti di almeno 12 mesi. Il premio è andato a Marsh, Mercer e Bip. Nel caso di Marsh, multinazionale dell’intermediazione assicurativa, su 85 stage del 2022 gli assunti sono stati oltre il 90 per cento, quasi tutti con contratto di apprendistato. «Gli stage di Marsh non sono mai  fini a se stessi, ma rientrano nel nostro Graduate Programme proprio per garantire che siano esperienze di valore» è il commento di Alice Losa, Talent acquisition coordinator di Marsh. Mercer, società di consulenza specializzata nelle soluzioni tecnologiche, ha assunto – quasi tutti a tempo indeterminato – il 90 per cento dei suoi 15 stagisti. Stessa percentuale per Bip, la più grande società di consulenza a matrice italiana, che nel 2022 ha attivato 333 stage. «Per noi i giovani sono al centro, come è giovane la nostra azienda» dichiara Martina La Rosa, senior recruiter in Bip. «Abbiamo oltre il 41 per cento della popolazione aziendale sotto i trent'anni». Bip si è anche aggiudicata un secondo AwaRdS, quello dedicato alla miglior performance di assunzioni dirette di under 30 senza passare dallo stage, insieme a Spindox, T4V e EY. Per Bip sono state 508, di cui 492 a tempo indeterminato; per Spindox 108; per T4V venti. EY nel corso del 2022 ha effettuato 1.008 assunzioni dirette di under 30, di cui 616 in apprendistato. «Questo è solo uno degli investimenti di EY: siamo una realtà dinamica che ti dà opportunità di imparare» dice Silvia Zanella, responsabile per l'Employer branding and employee experience di EY: «Vogliamo dare la possibilità di un ottimo primo ingresso nel mondo del lavoro». Per EY quest'anno 'doppietta' di AwaRdS. L'azienda ha ricevuto anche il premio 'speciale apprendistato' insieme a Bene Assicurazioni e Booster Box. Nel 2022 la big della consulenza ha attivato 1.183 apprendistati, mentre Bene Assicurazioni ha registrato un tasso dell’83% di assunzione sui 14 stage attivati nel corso dell’anno, facendo tutti contratti di apprendistato: «Per noi è un contratto a tempo indeterminato a tutti gli effetti, che permette di formarsi da un punto di vista tecnico e teorico», afferma Martina Casa. Anche Booster Box, agenzia di marketing digitale, ha scelto il contratto di apprendistato per tutte le sue assunzioni post stage del 2022. Per Bianca Bennewitz, specialista Risorse umane di Booster Box, «i giovani sono il motore propulsore della nostra attività di business e per questa ragione siamo impegnati nella ricerca continua di talenti da formare». Menzioni speciali anche per Marsh e Spindox, rispettivamente 76 e 74 contratti di apprendistato tra assunzioni post stage e assunzioni dirette. E un festeggiamento, con l'AwaRdS speciale 'Dieci anni and counting', per i dieci anni di presenza di Arval nel network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. Collaborazione che testimonia l'impegno dell'azienda sul fronte dell'occupazione giovanile di qualità e il sostegno alle battaglie per i diritti degli stagisti.Gli AwaRdS sono per Voltolina «segnali di speranza», perché «vogliono mostrare che le aziende non sono tutte uguali: che ci sono delle eccellenze, alcune magari molto note, altre che sono gioielli nascosti che vale la pena conoscere». I giovani devono poter scegliere e sapere «che non tutti i posti di lavoro sono uguali». Ed è anche giunto il momento, dice Paolo Costa, socio fondatore e direttore marketing di Spindox, «di dare loro voce: nelle nostre imprese il dialogo tra le generazioni è invece congelato». Scegliere è un potere che i ragazzi devono usare bene, «riponendo la fiducia nelle aziende che davvero se la meritano» conclude Voltolina, «e che lo provano coi fatti e non solo con le parole». Ilaria Mariotti

Ricerca degli studenti della Cattolica sugli stage, i commenti: fondamentale ascoltare le istanze dei giovani

Chi conosce una situazione meglio di qualcuno che la sta vivendo? Chi ha più elementi per poter dire, di una data condizione, quali sono i fattori critici e quelli positivi, più di qualcuno che ha una esperienza diretta e recente di quella condizione? Proprio per questo quando si parla di mercato del lavoro e occupazione giovanile bisognerebbe sempre ascoltare i giovani. E più precisamente, quando si parla di stage, è indispensabile raccogliere le istanze direttamente dagli stagisti.Da questa premessa parte l’iniziativa che ha visto coinvolta la facoltà di Sociologia della Università cattolica di Milano, e precisamente il suo Laboratorio di ricerca sociale qualitativa, e la Repubblica degli Stagisti. Gli studenti del Laboratorio, guidati dalla professoressa Cristina Pasqualini, hanno infatti realizzato una ricerca qualitativa su un campione molto esteso: oltre 100 giovani tra i 21 e i 28 anni che stavano facendo in quel momento uno stage o che l’avevano appena terminato sono stati intervistati individualmente e poi coinvolti in focus group.L’anteprima dei risultati della ricerca è stata al centro dell’evento annuale della Repubblica degli Stagisti di quest’anno, il Best Stage 2023, che infatti aveva come titolo “Voce ai giovani“: cinque studenti, in rappresentanza di tutto il gruppo di lavoro, sono saliti sul palco a raccontare alcune delle più significative tendenze emerse dalla primissima analisi dei dati. Il quadro che emerge è abbastanza roseo: lo stage viene visto come opportunità più che come sfruttamento, e in particolare i giovani intervistati hanno dato un voto medio di 7 e mezzo alla loro sensazione di essere valorizzati durante il percorso di tirocinio. Tra le criticità emerse, una scarsa conoscenza del proprio progetto formativo individuale che solo la metà dei giovani dichiara di conoscere, e sopratutto una totale ignoranza del quadro normativo di riferimento: praticamente tutti ammettono di non conoscere le leggi che regolamentano il tirocinio, e quindi di aver svolto questa esperienza alla cieca, senza conoscere i propri diritti e i doveri e non di rado confondendo l'inquadramento in stage con un vero e proprio contratto di lavoro.A commentare questi spunti durante Best Stage una tavola rotonda che ha visto la partecipazione dell’assessora al lavoro del Comune di Milano Alessia Cappello, della ricercatrice Delfina Licata, responsabile del Rim – il Rapporto Italiani nel Mondo – della Fondazione Migrantes, e della manager Stefania Ercole di Arval Italia.Delfina Licata ha sottolineato quanto la ricerca sociale svolga un ruolo chiave per permettere di capire la situazione dei giovani italiani, e quanto essa sia preziosa – indispensabile – anche per guidare le politiche e per costruire una narrazione pubblica più veritiera, meno semplificata e stereotipata. Sulla scorta della sua esperienza ormai quasi ventennale con il Rim, il Rapporto Italiani nel Mondo, Licata ha per esempio citato quanto si parli erroneamente di "cervelli in fuga" quando in realtà a espatriare ogni anno dall'Italia sono anche decine di migliaia di giovani senza alti titoli di studio; e quanto si tenda a idealizzare il percorso migratorio, dipingendolo sempre come soddisfacente e vincente, quando in realtà vi sono anche tanti casi di fallimento di questo percorso, o quantomeno di difficoltà nell'integrarsi in un Paese straniero.Alessia Cappello ha applaudito la scelta di ascoltare direttamente la voce dei giovani, anziché presumere di conoscere già le loro aspettative e bisogni, e ha auspicato che si intensifichi il dialogo tra mondo della ricerca e istituzioni, in modo da poter includere almeno alcune delle istanze delle nuove generazioni nelle policy pubbliche. Cappello ha anche raccomandato ai ragazzi di considerare lo stage non solo come un momento in cui loro offrono il loro tempo e la loro energia all’azienda a cui vengono destinati, ma anche come un momento in cui ricevono formazione dai loro tutor, che dedicano di converso il loro tempo e la loro energia per spiegare il lavoro e trasferire competenze e conoscenze. L'assessora ha poi ricordato due occasioni pensate dall'assessorato al Lavoro del Comune di Milano proprio per i giovani: il progetto “Mentorship Milano” per l’empowerment delle donne tra i 16 e i 30 anni partito a cavallo tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023 con il coinvolgimento di ben 800 donne (oltre 500 ragazze e quasi 300 mentor), e il nuovissimo “Osserva Lavoro Milano”, che prevede per i partecipanti – in questo caso senza un vincolo di genere – un impegno di cinque giorni nella modalità di "shadowing" mutuata dagli Stati Uniti, invitando ragazzi e manager a candidarsi, sul sito del Comune, rispettivamente come potenziali mentee e mentor.Stefania Ercole, sulla scorta delle migliaia di candidati che l'ufficio HR di Arval incontra e tra i quali seleziona i circa 150 giovani che ogni anno accoglie in stage, ha tracciato un identikit di chi oggi si affaccia al mondo del lavoro ed entra in contatto con le aziende. La manager ha sottolineato come la pandemia abbia costituto un momento di svolta anche rispetto ai comportamenti e alle aspettative dei giovani – che oggi sono più impazienti, più attenti a una coerenza molto specifica tra la loro formazione pregressa e le esperienze di lavoro; e che però, nel contempo, sono anche disponibili a scegliere aziende meno prestigiose, o posti con prospettive di crescita professionale più modeste, in cambio di una maggiore stabilità contrattuale. Arval, che proprio nel 2023 festeggia i dieci anni di presenza nel network delle aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti (un anniversario onorato anche attraverso l'AwaRdS "Dieci anni & counting"), durante l'evento ha anche ricevuto un AwaRdS per il miglior rimborso spese offerto agli stagisti: a partire dal 2022, infatti, l'azienda ha deciso di alzare da 720 a 1000 euro l'indennità mensile offerta agli stagisti (senza distinzione tra curricolari ed extracurricolari). Un elemento molto apprezzato ma non, secondo Ercole, il più importante per i ragazzi nel momento in cui si trovano a scegliere il proprio stage.Secondo i primi risultati dello studio del Laboratorio di ricerca sociale della Cattolica, in cima alla piramide dei fattori importanti per i giovani c'è il nome dell'azienda. «Una responsabilità importante» ha detto in chiusura Eleonora Voltolina, la fondatrice della Repubblica degli Stagisti, rivolgendosi ai manager presenti all'evento: «A questo punto sta a voi esserne all'altezza, e non deludere la fiducia dei giovani».

27 giugno, voce ai giovani: il mondo dello stage e del lavoro visto dalle nuove generazioni nell'evento della RdS

"Own your story", si dice in inglese. Mantieni il controllo della tua storia, raccontala tu, non lasciare che siano gli altri a parlare di te al posto tuo. Troppo spesso le esperienze di gruppi  minoritari, o per qualche ragione considerati deboli, vengono mediate da altri. Che siano migranti, persone disabili o vittime di violenza – oppure che siano, genericamente, “giovani” o “donne” – c’è l'idea che siano altri a dover spiegare le loro storie, focalizzare di cosa hanno o non hanno bisogno, cosa vogliono, cosa vivono. “Altri” più consapevoli, più preparati (e, a dirla tutta, nella maggior parte dei casi possibilmente anche più maschi, e più vecchi, e più bianchi, e più eterosessuali – ma questa è un’altra storia, e come si dice: verrà raccontata un’altra volta).Invece tutti hanno la propria voce, e dovrebbero essere interpellati sulle cose che li riguardano, ascoltati, e messi in condizione di agire.L'evento annuale della Repubblica degli Stagisti quest'anno parte proprio dal bisogno di dare voce ai giovani. In prima persona. Giovani che vivono l'esperienza dello stage e dei primi passi nel mondo del lavoro. Giovani che hanno vissuti, opinioni, sogni e bisogni differenti. Ma anche molto in comune.Nel corso di "Best Stage 2023: Voce ai giovani", martedì 27 giugno a Milano, verranno presentati in anteprima i risultati di un grande studio sugli stage realizzato dagli studenti del Laboratorio di ricerca sociale qualitativa dell'università Cattolica, con il supporto della Repubblica degli Stagisti, svolto su ben cento stagisti con l'obiettivo di capire l'esperienza del tirocinio attraverso i loro occhi.Gli studenti si sono trasformati in ricercatori e, sotto la guida della professoressa Cristina Pasqualini, hanno svolto interviste in profondità a persone più o meno loro coetanee, approfondendo vari aspetti dell'esperienza di stage. Per esempio, le motivazioni che spingono a intraprenderne uno, o il supporto che si riceve per trovare e attivare questo tipo di percorsi. Il grado di consapevolezza dei diritti e doveri degli stagisti. La questione, annosa e cruciale, della sostenibilità economica degli stage: quanto costa mantenersi da soli? Se lo stage non è ben pagato, chi ci mette la differenza?Lo studio – con il metodo tipico della ricerca sociale qualitativa che prevede, al posto delle percentuali secche e semplici, un meticoloso lavoro di approfondimento e analisi dei contenuti di lunghe interviste – ha voluto anche mettere a fuoco la sensazione dei giovani di sentirsi valorizzati, oppure al contrario sfruttati, durante lo stage. Sono stati usati due questionari leggermente diversi per indagare al meglio le due esperienze, simili ma non identiche, dei tirocini curricolari (svolti mentre si studia) e di quelli extracurricolari. In particolare, per esempio, a chi raccontava un percorso curricolare è stato chiesto se la condizione di studente “in formazione” fosse stata sempre rispettata, o se fosse capitato di essere biasimati per non essere abbastanza "performanti". Nel caso degli extracurricolari, invece, sono state indagate più in profondità le aspettative di assunzione post stage, chiedendo quanto contasse per ciascun partecipante la possibilità di uno sbocco lavorativo successivo.Cinque studenti, in rappresentanza dei cento che hanno svolto la ricerca, racconteranno martedì durante Best Stage alcuni primissimi risultati, che verranno poi resi pubblici in maniera più organica nei prossimi mesi. A seguire nel corso della tavola rotonda "Giovani, bene prezioso" – moderata da Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della Repubblica degli Stagisti – Alessia Cappello, assessora al Lavoro del Comune di Milano, rifletterà su come possono essere valorizzati i giovani dalla pubblica amministrazione (anche considerando che il Comune, coi suoi 20mila dipendenti, è il più grande datore di lavoro della città), raccontando anche l'esperienza di “Mentorship Milano” per l’empowerment delle giovani donne e il nuovissimo progetto “Osserva Lavoro Milano”. Delfina Licata, coordinatrice e autrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, farà il punto su come, dove, quando e soprattutto perchè i giovani lasciano l’Italia: i numeri dei nuovi espatri sono, da anni, in costante aumento, e le decine di migliaia di under 30 italiani partiti per l'estero spesso stentano a trovare il modo, o la motivazione, per tornare.La tavola rotonda vedrà anche la presenza di Stefania Ercole, Talent acquisition & People engagement manager di Arval, che proprio quest'anno festeggia i dieci anni all'interno del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. Eleonora Cadone, community manager di Ashoka Italia, racconterà le attività di Ashoka per valorizzare i giovani e in particolare il progetto Gen C, che ha l’obiettivo di rendere i giovani stessi protagonisti del cambiamento e promuovere l'innovazione sociale guidata dalle nuove generazioni. E per dare concretezza al racconto dell'iniziativa, all’evento parteciperanno due di questi giovani changemaker selezionati da Ashoka: Federico Sangalli, creatore di Fex Math, un progetto partito nel 2020 per aiutare le persone a superare le difficoltà con la matematica; e Matteo Spreafico, co-fondatore dell'associazione Assembleiamo che organizza assemblee-evento "memorabili" nelle scuole superiori in tutta Italia.Alla tavola rotonda contribuirà anche il sociologo Mauro Migliavacca  in rappresentanza dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo che da ormai oltre dieci anni realizza il Rapporto Giovani, ad oggi la più estesa ricerca italiana sulla condizione giovanile, intervistando periodicamente un campione di circa 9mila persone fra i 18 e i 33 anni e raccogliendone lo sguardo sulla loro vita e sulla società.Best Stage è anche l’occasione per assegnare i premi della Repubblica degli Stagisti – gli AwaRdS 2023 – a quelle aziende virtuose che fanno parte dell’RdS network e che hanno particolarmente brillato per qualche aspetto delle loro policy 2022 a favore dei giovani. In particolare questo’anno sarà assegnato l’AwaRdS per il miglior rimborso spese a chi offre ai propri stagisti l’indennità mensile più alta; l'AwaRdS per il miglior tasso di assunzione post stage a chi ha assunto l’anno scorso oltre il 90% degli stagisti, facendo loro un contratto di almeno 12 mesi; l’AwaRdS per la miglior performance di assunzioni dirette di giovani a quelle aziende che hanno assunto il maggior numero di under 30 – in proporzione al proprio organico – senza passare attraverso lo stage. E quest'anno ci saranno anche due AwaRdS speciali!L’appuntamento è per martedì 27 giugno alle ore 15 alla Casa dei diritti di Milano, in zona Colonne di San Lorenzo. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, con l’accredito a questo link. Vi aspettiamo!

Basta allo sfruttamento dei giovani e agli stage non pagati, verso una legge europea grazie al voto dell'Europarlamento

Non era un voto scontato, ma alla fine è passato: ieri, mercoledì 14 giugno, il Parlamento europeo ha adottato il testo della risoluzione per tirocini di qualità nell’Unione europea, respingendo i tentativi di snaturarlo. «È stata una giornata dall’importanza storica per la lotta in difesa dei giovani tirocinanti, della loro dignità e per il miglioramento delle loro opportunità e condizioni di lavoro», dice soddisfatto alla Repubblica degli Stagisti Brando Benifei, 37 anni, capogruppo del Partito democratico all’Europarlamento e da sempre attivo nelle battaglie per i diritti dei giovani: «L’adozione di questa risoluzione di iniziativa legislativa, quindi non una normale presa di posizione del parlamento, rappresenta un passaggio essenziale per la creazione di un vero e proprio dispositivo di legge europeo. Una direttiva per mettere al bando una volta per tutte, in tutta Europa, la pratica degli stage non retribuiti e di scarsa qualità. Siamo riusciti a respingere i tentativi della destra di affossare il testo con emendamenti presentati dal Partito popolare europeo e dal gruppo Identità e democrazia che volevano cancellare la richiesta del Parlamento di una direttiva europea sul tema».Il testo, che chiede che gli stagisti debbano essere ingaggiati secondo regole chiare, non possano essere usati per sostituire dipendenti, e debbano essere pagati, ha ricevuto alla fine 404 voti a favore, 78 contrari e 130 astensioni. «Sono esterrefatto dal voto di Lega e Fratelli d’Italia: un voto contro i giovani» commenta Benifei. «Adesso lo vadano a spiegare alle ragazze e ai ragazzi che iniziano il loro percorso professionale, che faticano a pagare gli affitti, che vengono sfruttati per il loro lavoro nel momento più difficile della loro esistenza, ovvero quando cercano di intraprendere il proprio percorso di vita autonomo».La risoluzione presentata da Monica Semedo – 39enne europarlamentare democratica del Lussemburgo – e arrivata in plenaria dalla Commissione occupazione sociale recepiva le richieste avanzate dall’Alleanza progressista di Socialisti e democratici nel corso di anni di battaglia politica. Su quel testo, però, erano arrivate all’ultimo delle richieste di modifica da parte di alcuni partiti di destra attraverso degli emendamenti che di fatto lo avrebbero reso nullo, o quasi.La risoluzione infatti, era di iniziativa legislativa: in pratica uno degli strumenti che dà impulso legislativo al Parlamento europeo (che di fatto non lo esercita, visto che è di esclusiva procedura della Commissione). Adottando il testo della risoluzione con tutti i suoi allegati, che contengono delle vere e proprie proposte di legge, di fatto il Parlamento vincola la Commissione a rispondere e, in pratica, a partire da quel testo per una legge. Cosa ben diversa è invece la raccomandazione, che non obbliga ma semplicemente invita gli Stati ad impegnarsi ad adottare quelle regole, senza vincoli. Per questo i partiti di destra hanno cercato fino all’ultimo di trasformare, attraverso gli emendamenti, il testo appunto in una blanda raccomandazione, che non avrebbe imposto a nessuno l’obbligo di rimborso spese e qualità nei tirocini.Durante il dibattito sul testo della risoluzione, avvenuto alla vigilia del voto, è intervenuto anche il commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, che ha espresso gratitudine personale per il «prezioso» lavoro prodotto, ricordando che «i giovani si sono fatti sentire su questo tema» e che secondo un recente sondaggio di Eurobarometro lo stage è utile per trovare lavoro, ma c’è un margine di miglioramento. Ha poi ricordato come spesso i tirocini siano senza un rimborso spese o vengano utilizzati per sostituire posti di lavoro, cosa che non deve succedere. Non da ultimo Schmit ha assicurato l’impegno di Ursula von der Leyen: «la Commissione risponderà con una proposta legislativa nel pieno rispetto dei limiti giuridici fissati dal trattato» – a prescindere dunque dalla decisione che sarebbe stata presa l’indomani con la votazione – partendo subito con le consultazioni con le parti sociali. Questo perché le diseguaglianze nell’accesso agli stage senza un rimborso spese sono inaccettabili e «investire nei giovani è fondamentale per garantire prosperità nell’Unione europea». Una consultazione attesa con trepidazione da Benifei e dagli altri europarlamentari dalla parte degli stagisti, che dovrà sperabilmente portare a una «nuova proposta di direttiva: una vera e propria legge europea sui tirocini di qualità», che a quel punto vincolerà tutti gli Stati membri.Punti salienti della direttiva approvata ieri sono i criteri di qualità presenti all’articolo 3: i tirocinanti devono avere diritto a un contratto di tirocinio scritto che stabilisce almeno la durata e le disposizioni per il rinnovo, l’indennità corrisposta, i diritti e gli obblighi del tirocinante e del soggetto promotore, gli obiettivi di apprendimento. Largo spazio nel testo alla tutela dell’accesso dei disabili alle opportunità di stage: si prevede, infatti, che gli Stati garantiscano sostegno ai soggetti che promuovono e offrono tirocini per persone con disabilità.Altro nodo centrale è l’articolo 4: «Gli Stati membri garantiscono che la durata del tirocinio sia limitata nel tempo», dice, oltre a ribadire che tutte le disposizioni relative a durata, rinnovo o prolungamento dei tirocini «non comportino la sostituzione di posti di lavoro […] posti vacanti per lavori a tempo pieno o contratti di lavoro a tempo indeterminato con il prolungamento dello stesso tirocinio nella stessa posizione per lo stesso soggetto promotore del tirocinio».Nel testo approvato si sottolinea che i tirocini sono principalmente un’esperienza di apprendimento e non dovrebbero, quindi, sostituire posizioni di ingresso. Ci deve essere maggiore accessibilità per le persone con disabilità e provenienti da contesti vulnerabili e incoraggiare i tirocini transfrontalieri. E sopratutto, deve essere garantito un rimborso spese adeguato che copra almeno vitto, alloggio e trasporto.«Il Parlamento europeo ha condannato più volte la pratica dei tirocini senza compenso come una forma di sfruttamento dei giovani lavoratori e una violazione dei loro diritti», osserva Benifei. «Oggi facciamo un passo avanti ulteriore, più formale, chiedendo ufficialmente alla Commissione un quadro giuridico comune, una direttiva, per garantire ai tirocinanti una remunerazione equa al fine di evitare pratiche di sfruttamento, insieme a standard minimi ai fini della definizione di quello che costituisce un tirocinio di qualità».Il cammino non è certamente breve. Una volta pronta la proposta di direttiva della Commissione, inizierà la procedura legislativa ordinaria: «Parlamento europeo e Consiglio avranno la possibilità di emendare la proposta della Commissione per poi lavorare a un accordo tra le due posizioni, che diventerà legge in tutta l’Unione europea. Le tempistiche sono difficili da prevedere, dipende dalla rapidità con cui la Commissione europea produrrà la sua proposta». Una cosa però è certa: con il voto di oggi «si passa dal terreno della battaglia politica a quello dell’iter legislativo tout-court» dice Benifei: «Siamo a un passo da una legge europea che porrà fine allo sfruttamento del lavoro giovanile sotto forma di stage e tirocini non pagati».Come la relatrice Marie Pierre Vedrenne ha ricordato a inizio dibattito il 13 giugno, «tra un anno ci sono le elezioni. Nel 2019 i giovani già ci hanno lanciato un messaggio: è giunta l’ora di ascoltarlo, di rispondere ed essere all’altezza delle loro aspettative». Bisognerà vedere cosa succederà adesso in Commissione, e quale sarà il prodotto finale. Intanto però vale la pena di festeggiare: perché finalmente il Parlamento europeo può dire di aver ascoltato. Di aver teso una mano ai giovani e di aver deciso, dopo gli anni bui della pandemia, di andar loro incontro, difendendo i loro diritti. Marianna Lepore

Come le piattaforme cambiano le nostre vite? Incontro con Ivana Pais della Cattolica e Corena Pezzella di UnoBravo

Grazie alle nove tecnologie, oggi la nostra vita si svolge in maniera ibrida: una parte è offline, in presenza, così come siamo ormai abituati a dire attuando un gergo aziendale. Parte della nostra vita invece la passiamo online: e quando siamo connessi ma non è solo per svago, come quando si compulsano video di gattini sui social network; né strettamente per studio o lavoro, come per esempio quando si segue una lezione o si sostiene un esame universitario da remoto.A volte online facciamo vere proprie “cose”: attività che prima dell’avvento del web si facevano uscendo di casa e andando in un negozio, in un ufficio. L'esempio più classico è quello delle vacanze: oggi per prenotarle quasi più nessuno va in un’agenzia di viaggi. Ci sono Booking, TripAdvisor, Airbnb e tutte le altre piattaforme che permettono di affittare una camera d’albergo, un intero appartamento, a volte in strutture turistiche ufficiali, a volte da privati. Questo vale per tutto tutti gli aspetti della nostra vita: ordinare il cibo al ristorante, prenotare una visita medica, giocare il torneo di burraco, perfino vendere quei vestiti che non ci stanno più. Come le piattaforme digitali hanno trasformato le nostre vite è il tema a cui è dedicato il nuovo appuntamento live del podcast della Repubblica degli Stagisti, per un episodio che registriamo nel pomeriggio di martedì 6 giugno nello studio multimediale Malinverni dell’università cattolica.Le ospiti di questo appuntamento sono Ivana Pais, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi economici e del lavoro alla facoltà di Economia proprio dell'università Cattolica e grande esperta del lavoro di piattaforma, e Corena Pezzella, HR manaher di UnoBravo, una start-up nata solo quattro anni fa che ha già ottenuto grandi risultati nel suo obiettivo: sdoganare il supporto alla salute mentale, rendendo possibile andare dallo psicologo online. Con la sua rete di oltre 3mila terapeuti iscritti all’ordine che ricevono online proprio attraverso la piattaforma, e a prezzi più accessibili della media, UnoBravo è un servizio che si rivolge soprattutto ai giovani, per smontare l’idea comune che per andare dallo psicologo – lo “strizzacervelli” – si debbano avere problemi psicologici enormi. La realtà è molto diversa, e un supporto psicologico può semplicemente servire a ritrovare il proprio benessere, a superare un momento di crisi, a lasciarsi alle spalle un pattern di comportamento che genera infelicità.Con Ivana Pais affronteremo anche il grande dilemma del lavoro sulla piattaforma: perché per quanto effettivamente le piattaforme abbiano regalato delle opportunità prima inesistenti, come per esempio a tutti i piccoli proprietari immobiliari la possibilità di fare affitti brevi con i propri appartamenti e quindi guadagnare da un’attività para-turistica senza però dover essere albergatori di professione, dall’altra proprio all'interno delle piattaforme è cresciuta la cosiddetta Gig economy. Molti dei lavoratori deelle piattaforma – l’esempio classico è quello dei rider che consegnano il cibo a domicilio – che soffrono condizioni di lavoro spesso povere, con pochissimi diritti, inquadramenti contrattuali fantasiosi, pagamenti pressoché a cottimo, e con salari molto bassi. Con Ivana Pais e Corinna Pezzella l'obiettivo sarà quello di guardare le luci e le ombre delle piattaforme, e anche capire come i servizi su piattaforma possano avere anche il un obiettivo sociale – come, nel caso di UnoBravo, quello di eliminare lo stigma in tema di salute mentale. L’appuntamento è per martedì 6 giugno alle 17 nella storica della Cattolica di Milano in sede di via Sant’Agnese.

Tirocini in ambasciata, indennità ancora solo a 300 euro. Quartapelle: «Lavoriamo per aumentarla»

La buona notizia è che i tirocini ex Mae Crui, oggi, Maeci-Mur-Crui, sono tornati in pianta stabile dopo la brusca interruzione del 2012 e il ripristino tre anni dopo, nel 2015. Le candidature per i 329 posti di questa edizione sono aperte dallo scorso 22 maggio e chiuderanno il 16 giugno. La notizia meno buona è che il rimborso spese – che adesso finalmente c'è – è di quelli che però non risolvono propriamente il problema del sostentamento di un giovane che si va a formare in una sede diplomatica estera: l'ammontare è infatti di soli 300 euro mensili. La cancellazione di uno dei programmi europei più ambiti dagli studenti era avvenuta senza preavviso, proprio all'indomani dell'introduzione della norma che aboliva gli stage extracurriculari a titolo gratuito (qui il racconto della vicenda). Salvo poi tornare, con l'importante novità dell'introduzione di un emolumento di importo pari a 300 euro.Una cifra troppo piccola – soprattutto oggi, con un generale aumento dei prezzi. E certo non all'altezza di un tirocinio prestigioso che si svolge in ambasciate, consolati e istituti di cultura di tutto il mondo. Va detto però che alcune sedi – una manciata del totale – offrono a chi viene selezionato alloggio gratuito all'interno delle proprie strutture. È il caso, per questo bando ad esempio, dell'ambasciata di Sofia, di Stoccolma, dell'Istituto italiano di Bucarest e poche altre. Pochissime insomma, rispetto alle oltre duecento che ospiteranno tirocinanti che invece dovranno provvedere in autonomia alla propria sistemazione. Di novità sul tema dell'indennità nel breve periodo non se ne prevedono. «Avevamo intenzione di intervenire sulla questione nella precedente legge di Bilancio, prima che cadesse il governo Draghi» spiega alla Repubblica degli Stagisti la deputata del Pd Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri e fautrice della “resurrezione” del programma di tirocini dopo la sua soppressione. «Adesso che siamo all'opposizione quello che possiamo fare è prenderci l'impegno di lavorare affinché il rimborso spese aumenti», prosegue. Obiettivo «quello di adeguarlo alla migliore legge che abbiamo in circolazione sui rimborsi spese da riconoscere ai tirocini, che è il Lazio», che prevede appunto 800 euro lordi. Più che un raddoppio insomma, che renderebbe maggiormente equa l'opportunità, preclusa a chi non può permettersi di sostenere le spese di un soggiorno all'estero della durata di tre mesi. Nel caso del bando attuale, nel periodo 18 settembre - 15 dicembre. I tempi non saranno brevi: «Intanto potremo procedere con una interrogazione parlamentare» spiega Quartapelle «per poi puntare a introdurre le novità nella prossima legge di Bilancio di fine anno». Non sarà facile però, «perché sulla questione non ci sono stati più interventi negli ultimi otto anni». Bisognerà dunque ricominciare da capo e, per il momento, senza interlocutori nella maggioranza. Vero è che esiste anche una seconda modalità di tirocinio, che è quella a distanza. Per questi casi non vi saranno spese di sostentamento extra e perciò non è neppure previsto un rimborso spese, come spiega il bando. Per questa tornata gli stage da remoto saranno ben venti, anche per città europee non distanti come Lisbona e il Portogallo. «Un tipo di organizzazione che è rimasta post Covid» dice la parlamentare «ma che fa perdere di senso all'esperienza, che è quella di sperimentare la vita di una sede diplomatica». Un secondo passo necessario sarebbe quello di reintrodurre i tirocini Maeci-Mur-Crui «anche per i neolaureati, entro un anno dalla laurea». Come del resto era un tempo, prima della decisione di sospenderli. Meno stringente invece, secondo la deputata, la necessità di aumentare i posti disponibili, che ai tempi del Mae-Crui – quando non c'era alcun rimborso – arrivavano a 1800 all'anno. «Se l'obiettivo che vogliamo ottenere in prima battuta è l'aumento dell'indennità, per il traguardo dei maggiori posti disponibili dovremo aspettare». Eppure, pur con indennità così esigua, questi tirocini risultano tra i più ambiti tra gli universitari. Nell'edizione precedente, quella di gennaio 2023 (le tornate sono tre all'anno), le posizioni offerte erano 308 e «le candidature totali sono state 1.574» fa sapere Mario Santamaria dell'ufficio stampa della Fondazione Crui: «I selezionati solo 262». Una domanda elevata di partecipazione, che si conferma con numeri simili anche nelle precedenti selezioni. La selezione è a sua volta serrata, perché i requisiti si basano soprattutto sul curriculum universitario. In particolare è richiesta, oltre alla frequenza di un determinato corso di laurea, l'aver acquisito almeno 60 crediti formativi per le lauree specialistiche e 230 per quelle a ciclo unico. La lista delle facoltà ammesse insieme a quella degli atenei partecipanti è nel bando. Serve poi la conoscenza dell'inglese (livello B2) e una media agli esami non inferiore a 27/30. L'età non deve superare i 29 anni. Come raccontano sul sito alcuni ex stagisti, superare la selezione è un passo che può fare da trampolino di lancio per gli studenti interessati a un percorso di carriera nella diplomazia internazionale. Che potrebbero diventare di più se si realizzerà la promessa di un rimborso più elevato, e di una estensione dei posti anche a chi si è già laureato. Ilaria Mariotti